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© Mattia Cobianchi per http://www.music-on-tnt.com


 
 

La viola da gamba


Strumento ibrido, con tastature e sei corde suonato con un archetto. Il suo progenitore è la vihuela de arco, una specie di chitarra in uso nella Spagna del quindicesimo secolo che si suonava con un archetto. La vihuela si teneva obliquamente su una gamba, come una chitarra, e la mano destra maneggiava l’archetto, solitamente dall’alto verso il basso. Lo strumento si diffonderà in tutta Europa con il nome di viola, con un numero di corde stabilitosi a sei, e la specifica da gamba verrà più tardi grazie agli esecutori italiani che prendendo spunto dal basso adotteranno una posizione più comoda, con lo strumento in piedi tra le ginocchia dell’esecutore. Nel tempo il profilo del corpo passa da quello “cicciotto” della chitarra a quello più sottile del violino, dal quale acquisisce anche altri particolari, costruttivi, come la bombatura della tavola e l’introduzione dell’anima, ed estetici, come il ricciolo del cavigliere e la scomparsa della rosa ornamentale sulla tavola armonica.

Presto l’Italia divenne la patria della viola da gamba, compongono per “lei” Tiburtino, Lupacchino e Conforto, Ganassi scrive un trattato di tecnica, e troviamo viole di varie dimensioni: soprano, controtenore, tenore, basso, grande basso, violone.

In tutta Europa lo strumento aveva una posizione al vertice per l’esecuzione di musica contrappuntistica “seria” (al violino erano ancora riservati repertori “leggeri” da intrattenimento).

In Inghilterra dopo l’interesse dimostrato per lo strumento da parte di Enrico VIII vennero sviluppati i repertori della viola da parte di Purcell, Gibbons, Lupo, Coperario, Jenkins, Lawes, e si tentarono sperimentazioni costruttive aggiungendo corde di “simpatia” (cioè corde non suonate direttamente dal musicista ma messe in vibrazione dalle corde principali), che portarono alla viola d’amore e al baryton. Dopo il 1680 solo il basso di viola era ancora in uso, le altre “taglie” si erano estinte od erano state trasformate in violini o viole.

In Francia e in Germania lo sviluppo dello strumento e del suo repertorio segue le linee inglesi, e molti degli interpreti anglofoni dello strumento, tra i migliori a livello europeo, si trasferirono all’estero per lavorare, influenzando le produzioni locali.

Verso la fine del diciassettesimo secolo il basso di viola francese acquisì una settima corda: per questo strumento Bach scrisse le sue sonate per viola da gamba e Rameau le sue “Pièces en concert”. All’inizio del diciottesimo secolo però, anche a causa dell’enorme influenza della cultura musicale italiana sulle produzioni europee, il violino tenore e la viola da gamba uscirono di scena per far posto alla famiglia dei violini, dal suono più forte e brillante, che costituirono la moderna orchestra d’archi a quattro parti.

La viola resistette invece come strumento solista, e nel corso del diciottesimo secolo fecero breve comparsa altri ibridi di viola e violino come il quinton, il baryton e l’arpeggione, e la già citata viola d’amore, anche se nessuno di questi sopravvisse a lungo e sviluppò un proprio repertorio.

In tempi più recenti Berlioz ed Hindemith hanno scritto qualcosa per la viola d’amore.