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Pioraco (sito non ufficiale) L'industria della carta a Pioraco |
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PIETRO MILIANI E LE CARTIERE ![]() Nella seconda meta' del secolo XVIII, scomparsi nel frattempo dalla scena altri piccoli fabbricanti di carta, le car-tiere di Fabriano, intese come opifici e non piu' come piccole, semplici e modeste botteghe artigianali, erano sette, legate ai nomi di Braccini, Serafini, Fornari, Campioni, Mariotti, Valle-mani ed infine quello di Pietro Miliani. Con il sopraggiungere del secolo XIX, pieno di avvenimenti, come l'invasione francese, il regno napoleonico, la restaurazione, l'unita d'Italia e l'inizio dell'era industriale della macchina, le cose incominciarono a cambiare celermente. 1 tempi nuovi che andavano maturando esigevano anche cambiamenti di mentalita' e di sistemi, ai quali non tutti i fabbricanti di carta dell'epoca, seppero o vollero adeguarsi; per cui vennero mano a mano a cessare la propria attivita' i Mariotti, i Campioni e i Vallemani, cosi' che nel 1854 le cartiere esistenti erano nelle mani dei Braccini, Fornari e Miliani. Alla fine dello stesso secolo i Fornari e i Miliani divennero gli unici proprietari delle cartiere; ed infine nel 1903 le cartiere Fornari furono assorbite dalle cartiere Mi-liani, ultime ed uniche credi dell'antica industria cartaria fabrianese. Ma tornando a Pietro Miliani, dobbiamo dire che la sua attivita' indipendente incomincio' nel febbraio 1782 con la collaborazione, ed infine con l'assorbimento nel 1805 delle cartiere Vallemani. Nel 1791 il Miliani prese in affitto la cartiera della famiglia Mariotti, riscattando le quote di altri comproprietari e unificando questa fabbrica di carta a quella vicina di Vallemani, costituendo cosi' un unico opificio. Nel 1793 Pietro Miliani associo', per diversi anni, il figlio maggiore Nicolo' alla cartiera Serafini, ridando cosi vi-gore alla stessa fabbrica. Non fu certo sempre facile la vita e l'attivita' del Miliani come fabbricante di carta. Molti furono i problemi di natura economica (crisi monetarie) ed anche politica (guerre, sommosse, capovolgimenti politici) che Pietro Miliani do-vette affrontare e superare, per fare sopravvivere le cartiere e per dare alle stesse, con gli anni, una prospettiva di svi-luppo e di progresso, un segno concreto di crescita. Vi furono pure periodi, in cui la siccita' e quindi la mancanza d'acqua, limitarono fortemente la produzione della carta. Anche la carenza degli stracci causo' serie difficolta' nella fabbricazione e nell'approvvigionamento di carta da parte di privati e dello Stato pontificio. Fu proprio papa Pio VI nel 1791 che, accogliendo le suppliche dei fabbricanti di carta di Fabriano e Foligno, promulgo' con un suo chirografo, un provvedimento con lo scopo di regolamentare non solo la raccolta, ma anche l'as-segnazione degli stracci agli stessi fabbricanti di carta e per reprimere abusi commerciali, incettazioni e maggiorazioni di costi. Pietro Miliani era indubbiamente dotato di una ferrea volonta'. Di carattere forte e con spiccato spirito d'iniziativa non solo riusci, nell'arco della sua vita di fabbricante di carta di primo piano, a superare difficolta', crisi e sconvolgimenti politici ed economici, ma a tessere una fitta rete di conoscenze di personalita' dei mondo politico ed artistico. Il Miliani amava le belle incisioni e si compiaceva particolarmente di avere quelle degli artisti, suoi clienti, che gli commissionavano specificatamente tipi e qualita' di carta diversa. Fittissima e ricca fu la corrispondenza, oltre ai contatti personali, che Pietro Miliani intratteneva con i propri clienti, dei quali sapeva apprezzare anche pareri e suggerimenti. Fra questi, tanto per citarne alcuni, l'incisore Fran-cesco Rosaspina (1763-1841) e Antonio Canova (1757-1822) il grande scultore. Il Miliani tenne affabili rapporti con maestri del bu-lino, come Giuseppe Longhi, autore di un famoso ritratto di Napoleone e Giuseppe Fossati, illustratore del tempio malatestiano di Rimini. Anche l'aristocrazia del suo tempo dello Stato pontificio, quella parte cioe' che di essa coltivava gli studi piu' attivamente, si valse della pregiata produzione del Miliani, come il duca di Sermoneta, il marchese Giovanni Torlonia, il conte Monaldo Leopardi di Recanati padre del poeta. Pietro Miliani per fare fronte agli impegni e ai solleciti dei suoi clienti, ricorse anche, come nel 1802, anno in cui si ebbe una siccita' eccezionale che costrinse inoperosi per diversi mesi parte dei cartai, all'aiuto di altre due cartiere: quella di Nocera Umbra e quella di Esanatoglia. Ma le carte ivi prodotte non furono di piena soddisfazione per il Miliani, che in materia era molto esigente. La carenza d'acqua dovrebbe avere contribuito molto nella decisioni di Pietro Miliani, presa successivamente, consistente nel partecipare alla gestione di una cartiera sita in Pioraco, centro notoriamente ricco d'acqua in ogni periodo stagionale. Nel luglio 1802 il Miliani inizio' e concluse rapide trattative con Francesco Sante Mattioli di Albacina, per asso-ciarsi con lui nell'affitto per 25 anni della cartiera Bezzi. Questa, di proprieta' di Giovanni Bezzi, patrizio di Tolentino e del vicario don Felice Bezzi, sorgeva a Pioraco ed era gia' stata data in affitto in precedenza, prima a Bernardino Oradei e poi al Mattioli. Con la produzione di questa cartiera, il Miliani riusci' a servire tutta la sua crescente clientela. Questo periodo, comunque, non fu certamente del tutto facile per il Miliani stesso, il quale nel 1810 mando' alla cartiera Bezzi di Pioraco, da Fabriano, il figlio di suo fratello Luigi, di nome Giovanni, che in poco tempo acquisto' la car-tiera, fondando la ditta Giovanni Miliani & Figlio. Succeduto al padre, Anacleto Miliani apporto' alla fab-brica di carta, che prese il suo nome, modifiche e ampliamenti, dando alla cartiera un aspetto moderno e un assetto nuovo. Giovanni fu quindi il capostipite del ramo dei Miliani stabilitisi in Pioraco, i quali si succedettero da allora, in modo efficace ed ininterrotto, quali attivi proprietari di cartiere fino all'anno 1913. Nel frattempo la fabbricazione della carta a mano veniva lentamente a cessare, e nel 1900 l'industria locale cartaria era esercitata dalle ditte Giuseppe Antonio Mataloni (tre macchine), Nicola Franceschini (una macchina) e Giovanni Miliani & Figlio (tre macchine). Erano le prime macchine in "tondo" dell'epoca, con l'asciugamento della carta fatto in parte nelle seccherie e nei vecchi spanditoi a corda o a pinza, dove i fogli venivano stesi in locali ampi e bene arieggiati da numerose finestre. La Societa' cartiere "Centrali" (capitale 3 milioni), con sede centrale a Perugia, e stabilimenti a Jesi e a Corneto Tarquinia, rilevo' nel 1906 la cartiera di Pietro Mataloni, e successivamente, nel 1908, quella di Giuseppe Antonio Mataloni, fondata nel 1813, cedute poi, nel 1911, alle cartiere Miliani di Fabriano, le quali assorbirono nel 1912 anche quella di Giovanni Miliani, alla cui morte era succeduto il figlio Anacleto, come gia' accennato. Le cartiere di Pioraco prima del 1912, si distinguevano piu' dettagliatamente come segue. Ditta GIOVANNI MILIANI & FIGLIO: cartiera del "Palazzo", con una macchina in "tondo" da metri 1,20 e una produzione di 5 quintali in 12 ore di lavoro giornaliero, con 30 uomini e 35 donne. Cartiera "sotto piazza" e "cartieretta", con una macchina in "tondo" da metri 1,60 e l'altra da 1 metro, che producevano 12 quintali di carta sempre in 12 ore; mentre un altro quintale veniva fatto a mano ai due "tini" ancora attivi, impiegando in tutto 50 uomini e 70 donne. Ditta GIUSEPPE ANTONIO MATALONI: 2 macchine in "tondo" da metri 1,60 e una da 1 metro, con una produzione giornaliera di 15 quintali, con 90 uomini e 110 donne. Ditta NICOLA FRANCESCHINI: con una macchina in "tondo" da metri 1,10 che produceva 4 quintali di carta al giorno della specie "sottofina", con 15 uomini e 20 donne. Ditta CARTIERE CENTRALI: cartiera di "Borgo", con una macchina in "tondo" da metri 1,60 e una produzione di 7 quintali giornalieri, con 25 uomini e 32 donne. Gli organici di queste cartiere comprendevano anche ragazzi sotto i 15 anni. Il salario giornaliero oscillava. da £ 1 a 2 per gli uomini, da 60 centesimi a £ 1 per le donne, da 40 a 75 centesimi per i ragazzi. Mediamente il numero annuo dei giorni di esercizio era di 250. L'avvocato Raffaele Foglietti, in una pubblicazione del 1921, scrisse di Pioraco, della sua popolazione accentrata, che e' - precisava - di circa mille persone; ben due terzi sono impiegati nelle cartiere, di guisa che quasi tutti i piorachesi, oltre ad avere un'altra occupazione, fanno i cartai e cosi anche il barbiere. Se volete quindi farvi radere - cosi continuava il Foglietti - bisogna che attendiate dopo le quattro pome-ridiane, perche' le cartiere si aprono alle 4 della mattina (tanto d'inverno che di estate) e si chiudono alle 4 del pomeriggio. Dal 4 al 19 marzo - aggiungeva il Foglietti - vi e' il risvegliatore, che alle tre e mezzo va in giro per il paese dando, con grida convenute, la sveglia ai proprietari, impie-gati, cartai. Il "risvegliatore" era un certo Mariano Pasini, che al-cuni vecchi cartai piorachesi ancora ricordano. A riconoscimento dei suoi indiscussi meriti, nel giugno del 1888 Anacleto Miliani, il cui busto marmoreo e' conservato nella sede municipale di Pioraco (mostra della filigrana),fu insignito dal re Umberto 1, cavaliere dell'ordine della Corona d'Italia; mentre la qualita' della carta prodotta nel suo opificio, venne premiata con medaglia d'oro all'esposizione regionale marchigiana svoltasi a Macerata nel 1905. Nel 1893 anche Giuseppe Antonio Mataloni ebbe per il suo operato il conferimento della Croce di cavaliere della Corona d'Italia, e prima, nel 1879, fu premiato con medaglia d'argento all'esposizione di Macerata. Ritornando a Pietro Miliani, fu indubbiamente lui a dare alla tradizionale lavorazione domestica della carta un carattere di vera industria. 1 figli e i nipoti, poi, diedero da parte loro un'impulso sempre maggiore di sviluppo, con il sussidio dei piu' moderni mezzi di produzione e grazie alle provette maestranze riuscirono a portare l'industria ad un grado sempre piu' elevato di perfezione, costituendo la Societa' anonima cartiere Pietro Miliani, con capitale iniziale di 5 milioni, elevato nel 1920 a 9 milioni ed infine nel 1925, a 18 milioni. Tra i maggiori successori della famiglia va ricordato Giuseppe Miliani il quale si dedico' particolarmente alla mec-canizzazione delle cartiere, portando la filigrana da cio' che inizialmente era un semplice segno artigianale, ad una altis-sima espressione di vera raffinata arte. Segui Giovanni Battista Miliani, da molti chiamato Giambattista e dai parenti piu' semplicemente "Titta", il quale adotto' una serie di iniziative a favore dei lavoratori cartai, come la Cassa mutua, la Casa della maternita', le scuole prima-rie per combattere l'analfabetismo e quelle professionali-industriali. Uomo di grande cultura umanistica e scientifica, Giovanni Battista Miliani fu piu' volte sindaco della sua citta'. De-putato al Parlamento dal 1906 al 1927, successivamente Senatore a vita, fu anche ministro dell'agricoltura nel 1917. La sua figura e' ancora oggi ricordata in una lapide marmorea, collocata all'interno del palazzo degli uffici delle cartiere di Fabriano, inaugurata il 14 aprile 1947, nel decimo anniversario della morte. A Pioraco, in suo onore, si svolse il 7 giugno 1931 una grande manifestazione di stima e riconoscenza per il suo operato, accolto calorosamente dalle autorita', dai cartai e dalla popolazione. Venne inaugurato il teatro aziendale dopolavoro "G.B. Miliani", dove trovasi oggi il "Cinema 70", ed una sezione educativa per i figli dei lavoratori. Le maestranze fecero dono di una medaglia d'oro ricordo, ed una stella al merito del lavoro fu consegnata all'operaio Giovanni Bottoni. La festa, anche se in un momento non troppo facile per le cartiere, si svolse al Pincetto e si concluse con la rappresentazione teatrale del dramma "La volata" di Dario Nic-codemi. Tra alterne vicende, le cartiere Miliani si trasformarono quindi in societa' per azioni, conservando un nome che ancora oggi e' simbolo e nello stesso tempo storia delle secolari fabbriche di carta di Fabriano e Pioraco. |
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