DAL FASCISMO AD OGGI

Alla fine della prima guerra mondiale in Italia si ebbe un periodo di crisi dovuto alla delusione di non aver raggiunto gli obiettivi che ci si era prefissati all'entrata in guerra. Per questo si senti' la necessita' di un governo forte, di una guida che sapesse guidare il paese, di un uomo che portasse stabilità.I governi di quel periodo non sembrarono in grado di assicurare questo, cosi' si impose sempre di più la figura di Benito Mussolini che già dal 1919 fondo' i fasci di combattimento e che con le sue azioni decise sembrava avere le caratteristiche di un uomo forte.Mussolini voleva il potere e cosi' organizzo' una marcia su Roma che si effettuo' tra il 27 e il 28 ottobre 1922.Senza trovare nessuna resistenza da parte delle milizie, Mussolini entro' quindi in Roma e si fece nominare capo del governo.Per quanto riguarda la politica le caratteristiche sostanziali che contraddistinsero il regime fascista furono: liquidazione dello stato liberale e delle sue istituzioni; negazione del pluralismo democratico dei partiti e conseguente repressione violenta delle opposizioni; progressiva organizzazione corporativa dei rapporti economici e sociali; irreggimentazione dei cittadini per categorie sociali, di sesso e di età; dirigismo statale nell'economia; organizzazione gerarchica dell'amministrazione pubblica; nazionalismo (connotato, dopo l'avvicinamento alla Germania hitleriana, in senso razzistico) e pretesa di svolgere una politica estera di potenza.

La prima fase del fascismo al potere fu un periodo di trapasso, in cui non furono ancora soppresse le istituzioni ereditate dallo stato liberale, a cominciare dallo Statuto albertino; vennero tuttavia piegate da Mussolini (a capo di un governo di coalizione che comprendeva fascisti, liberali di varie correnti, nazionalisti e popolari) a interventi finalizzati alla creazione di un regime autoritario e totalitario. Fra questi interventi occorre ricordare l'istituzione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, che di fatto inquadrava le forze paramilitari fasciste (vedi Camicie Nere); la nuova legge elettorale del 1923 (detta “legge Acerbo”), che attribuiva alla lista di maggioranza relativa i due terzi dei seggi alla Camera, e inoltre la repressione delle forze d'opposizione e del movimento sindacale. Proprio la fine di ogni forma palese di conflittualità sociale, grazie all'intimidazione degli oppositori, garantì al governo la simpatia di gran parte della pubblica opinione, stanca o spaventata per le continue turbolenze sociali del triennio seguito alla fine della prima guerra mondiale e convinta che la sostanza autoritaria e poliziesca della politica fascista fosse soltanto transitoria. A favorire il consenso contribuirono l'istituzione di organi per l'assistenza dei lavoratori, delle donne e dell'infanzia, e anche alcuni successi nella politica estera, quali l'azione di forza dell'Italia contro la Grecia nel 1923 (occupazione di Corfù) e l'accordo italo-iugoslavo del 1924, che sancì il passaggio della città di Fiume sotto la sovranità italiana.

L'esito delle elezioni politiche del 1924, svoltesi in un clima di intimidazione nei confronti delle opposizioni, fu duramente contestato dal deputato socialista-riformista Giacomo Matteotti, che in un discorso al Parlamento denunciò le violenze e i brogli commessi dai fascisti: pochi giorni dopo fu trovato ucciso. Ne seguì una grave crisi, ma nonostante il disorientamento iniziale di ampi settori della popolazione che avevano sostenuto il fascismo, Mussolini riuscì alla fine a rafforzare le sue posizioni, anche per l'appoggio ricevuto dal sovrano. Le opposizioni (formate dai liberali di Giovanni Amendola, dai popolari di Alcide de Gasperi, dai socialisti, dai comunisti, dai repubblicani) avevano abbandonato i lavori parlamentari, dando luogo alla cosiddetta Secessione dell'Aventino: ma la loro protesta non ebbe conseguenze, sia perché restava affidata alla speranza di un ripensamento da parte del re, sia perché continuavano a svolgere un ruolo determinante le divisioni soprattutto tra comunisti, socialisti e popolari. Con il discorso del 3 gennaio 1925 il duce si assunse la piena responsabilità delle illegalità fasciste ed esautorò il Parlamento.

Con le leggi eccezionali del 1925-26 (dette “leggi fascistissime”) fu realizzato lo stato totalitario: furono sciolti tutti i partiti, a eccezione naturalmente di quello fascista, e furono dichiarati decaduti dal mandato parlamentare i deputati dell'opposizione; furono soppresse tutte le pubblicazioni periodiche contrarie al fascismo; venne vietato lo sciopero e furono messi al bando i sindacati non fascisti; fu approvata una nuova legge elettorale che prevedeva una lista unica, governativa; venne introdotta la pena di morte e istituito il Tribunale speciale per la difesa dello stato, incaricato di reprimere ogni forma di dissenso. Molti esponenti dell'antifascismo emigrarono all'estero, in particolare a Parigi. Migliaia di oppositori, in maggioranza socialisti e comunisti, subirono pesanti condanne al carcere e al confino per reati di opinione o per attività antigovernative.

 Dopo la caduta di Mussolini, il Re dà l'incarico a Badoglio, che forma un governo tecnico:  I governo Badoglio

10 dicembre 1945 - 2 giugno 1946

La decisione sulla forma di Stato, che inizialmente doveva spettare all'assemblea costituente, venne affidata ad un referendum.

Nel referendum istituzionale vince la Repubblica col 54% dei voti, mentre le elezioni per l'assemblea costituente permettono di riconoscere chi è importante: la Dc ottiene il 35,2% dei voti validi, seguita da Psiup (20,7%) e Pci (18,9%). Il Partito d'azione è nettamente sconfitto (1,5%) e sparirà di lì a breve, mentre liberali, repubblicani e monarchici ottengono un consenso tale da non poter dare vita ad un terzo polo radical-liberale.

Regime politico repubblicano (1948)

A seguito del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 l'Italia è divenuta una Repubblica. In quell'occasione era stata eletta, con sistema proporzionale, anche un'assemblea costituente col compito di redigere una nuova Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Nel regime repubblicano, tuttavia, si può riscontrare un taglio nel 1992, a seguito dell'esplodere di Tangentopoli e del dissolvimento del sistema politico preesistente, per cui si può, per comodità, fare una distinzione fra Prima Repubblica (1948-1992) e Seconda Repubblica (1992-). Alcuni sostengono che questa bipartizione sia inesistente, mentre altri sono del parere che si sia in una fase di transizione tale per cui la Prima Repubblica non si possa ancora dichiarare conclusa. Tuttavia, è ragionevole utilizzare questi termini perché, se è vero che molti elementi sono comuni, è anche vero che notevoli sono le differenze tra la politica fino al 1992 e quella successiva, per cui il '92 ha segnato realmente un taglio. Discorso a parte merita il fatto che la Seconda Repubblica non abbia ancora raggiunto una sua stabilità per diversi aspetti (bipolarismo, sistema elettorale, stabilità dei governi ecc.). Prima Repubblica (1948-1992)

Fasi 1948-1960: centrismo

1960-1976: centro sinistra

1976-1979: solidarietà nazionale

1979-1992: pentapartito

 Caratteri della Prima Repubblica

    1.sistema multipartitico: i partiti determinanti per la politica nazionale sono diversi.

    2.polarizzazione: c'è una notevole distanza ideologica tra la sinistra (Pci) e la destra (Msi). Questi sono considerati anche partiti antisistema, ossia che non aspirano ad andare al governo, bensì a cambiare le regole del gioco (cioè l'ordinamento democratico).

    3.sistema tripolare: è difficile fare alleanze con partiti antisistema, perciò si ha una sinistra, una destra ed un centro che, seppure con diverse formule, è sempre al governo.

    4.immobilità: i governi sono sempre di centro e possono essere solo tali; solo all'interno di questa formula si possono avere modeste variazioni, come, ad esempio, l'uscita o l'entrata dei liberali.

    5.impossibilità di alternanza al governo: se questa si fosse verificata, avremmo avuto il centro all'opposizione e la sinistra o la destra al governo con probabile sovvertimento del sistema democratico; è, comunque, un ipotesi di difficile realizzazione.

 

Seconda Repubblica (1992-)

1992-94Le elezioni politiche del '92 vedono un crollo della Dc e dell'area post-comunista (Pds+Rc),  mentre si afferma come quarta forza politica la Lega lombarda, partito con un programma razzista e volto a rompere l'unità nazionale, che ottiene l'8,6% dei consensi alla Camera e l'8,2% al Senato.

Gli equilibri politici vengono sconvolti dall'esplodere di Tangentopoli, inchiesta che pone in evidenza un diffuso meccanismo di corruzione.

Numerosi esponenti politici vengono raggiunti da avvisi di garanzia e tra questi vi sono diversi socialisti vicini a Bettino Craxi, il leader del Psi "candidato" alla presidenza del Consiglio. Nel frattempo il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga rassegna le dimissioni (25 aprile 1992), rendendo ancora più profonda la crisi istituzionale. Solo dopo l'uccisione a Capaci del giudice Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta il Parlamento dà un segnale con l'elezione del democristiano Oscar Luigi Scalfaro, dopo 13 giorni di votazioni. Per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio dei Ministri, caduta la "candidatura" di Craxi a seguito di Tangentopoli, il neo-presidente affida l'incarico di formare il nuovo governo al socialista Giuliano Amato, col cui governo avrà inizio una complessa opera di risanamento dei conti pubblici.

I referendum acquistano, in questi anni, un rilievo sempre crescente e frequentemente vengono usati come stimolo a legiferare nei confronti di un parlamento incapace di affrontare costruttivamente le riforme istituzionali di cui il Paese ha bisogno. In quest'ottica va letto anche il referendum del 18 aprile 1993, con il quale, mediante una complessa alchimia politica, si rende maggioritaria la legge elettorale per il Senato. L'obiettivo è quello di giungere ad una riforma elettorale complessiva (Camera e Senato), che si avrà con le leggi 276 e 277 dell'1 e 2 agosto 1993. Il nuovo sistema elettorale è misto, ossia unisce al maggioritario (richiesto da gran parte del paese) una consistente quota proporzionale. Nel frattempo, all'indomani del risultato referendario, al governo Amato era succeduto un "governo tecnico" presieduto da Carlo Azeglio Ciampi, già governatore della Banca d'Italia: il suo obiettivo è quello di portare a compimento alcune riforme, tra cui quella elettorale, e condurre il paese verso le elezioni anticipate.

1994-96

Nella campagna per le elezioni politiche del 1994 i partiti devono recepire una tattica che consenta loro di massimizzare il risultato che uscirà dalle urne col nuovo sistema. Bipolarismo e schieramenti ampi sono obiettivi ancora lontani: le forze di sinistra si presentano sotto il simbolo dei "Progressisti", mentre il centro-destra realizza alleanze differenti al nord e al sud. Al nord Forza Italia ed il Ccd si alleano con la Lega Nord (Polo delle libertà) e An si presenta con una sua lista, mentre al sud si realizza l'alleanza di FI e del Ccd con An (Polo del buon governo). A tutto ciò si aggiungono forze minori.

Polo delle libertà e Polo del buon governo vincono le elezioni: è dunque necessario, per andare al governo, portare a termine quell'alleanza non riuscita (e non voluta) in sede pre-elettorale, unendo in uno stesso schieramento, assieme a FI e al Ccd, Alleanza Nazionale (forza di destra, paladina dell'unità nazionale) e la Lega Nord (che insegue l'idea della Padania e della distruzione dell'unità italiana per non avere niente a che spartire con i meridionali, definiti sprezzantemente "terroni" da Umberto Bossi e dai suoi seguaci). Il leader del Polo, Silvio Berlusconi, diventa Presidente del Consiglio, ma la presenza della Lega rende difficile la vita del governo Berlusconi, che finirà, dopo appena sette mesi, proprio a causa della Lega Nord, che si stacca dalla maggioranza e non appoggia più il governo. Dopo le consultazioni di rito, all'inizio del 1995 il Presidente Scalfaro affiderà l'incarico a Lamberto Dini, che darà vita ad un governo tecnico.  1996Le elezioni anticipate avverranno un anno dopo, nell'aprile 1996, con un panorama politico modificato e pronto, in buona parte, ad affrontare la sfida parzialmente maggioritaria. Il centrosinistra si compatta sotto il simbolo dell'Ulivo e la guida di Romano Prodi, professore universitario ed ex presidente dell'IRI, mentre il centrodestra si presenta come Polo al seguito di Silvio Berlusconi. Oltre a questi due schieramenti partecipano alla competizione elettorale la Lega Nord, la Lista Pannella e formazioni minori, mentre all'estremità del continuum sinistra-destra si ha Rifondazione Comunista (Prc) a sinistra, che si accorda con l'Ulivo secondo il principio della "desistenza", ed il Movimento Sociale Fiamma Tricolore (Msft) a destra, che non trova un accordo col Polo e si presenta in contrapposizione a quest'ultimo. L'Ulivo riesce a sfruttare meglio le caratteristiche del nuovo sistema elettorale e vince le elezioni.

Già prima del voto era chiaro che la coalizione vincente avrebbe espresso, come candidato premier, il proprio leader, quindi, secondo questo principio non scritto, ma accettato da tutti, dopo la vittoria dell'Ulivo il Presidente Scalfaro darà l'incarico di formare il nuovo governo al prof. Romano Prodi. Il traguardo principale del governo Prodi, che verrà raggiunto nel maggio 1998, è l'entrata in Europa, ossia la possibilità per l'Italia di partecipare fin dal primo momento alla moneta unica.

Nella primavera del 1999, infine, sale al Quirinale, come nuovo Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, eletto al primo scrutinio.

Il resto non è storia, ma cronaca di oggi: nella primavera del 2000 il centrosinistra è sconfitto alle elezioni amministrative regionali e Massimo D’Alema rassegna le dimissioni; viene formato un nuovo esecutivo di centrosinistra guidato dal socialista Giuliano Amato, già Ministro del Tesoro nel governo uscente.

Nel 2001 il centrodestra vince le elezioni e Silvio Berlusconi diventa Presidente del Consiglio.

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