PIAZZA MERCATO NEL 1647 Prima di esaminare i dieci giorni che sconvolsero il Regno, dovremo dare un'occhiata a ciò che era Piazza Mercato nella prima meta' del 1600. Logicamente l'aspetto era un po’ diverso dall'attuale. Di sicuro sappiamo una cosa: non era uno spettacolo piacevole per gli occhi e per il naso. La parte che percorreva il perimetro della piazza, dove erano le botteghe, era ricoperta di pietre del Vesuvio (inselciato).Il resto erano pantani di terriccio e fango. I contemporanei scrissero che addirittura vi gironzolavano liberamente porci ed altri animali che di certo non contribuivano all'abbellimento della piazza. Tutta l'area era un brulicare di bancarelle con esposti ogni tipo di mercanzia. In molti casi "l'esercizio" faceva anche da casa. Quasi al centro della piazza vi era la sezione dedicata alle esecuzioni delle sentenze. Forca ed altri strumenti di tortura erano in bella mostra pronti ad essere usati a furor di popolo. La chiesa del Carmine faceva bella mostra di se' dominando la piazza, oggi è coperta da un edificio in cemento armato. Spesso venivano montati piccoli palchi di legno su cui si esibivano saltimbanchi e commedianti. Vicoletti di ogni larghezza si diramavano, e si diramano ancora oggi, in ogni direzione. Quello che più' risaltava erano gli affollamenti vicino alle baracche in cui venivano pagate le gabelle, riscosse con avara arroganza dai gabellieri al servizio del Vicere' per riempire le casse di Madrid e le tasche dei nobili, che con altrettanta arroganza, maltrattavano il popolo oppresso. Una situazione ben lontana da quelle che furono poi le conquiste della Rivoluzione Francese di uguaglianza, libertà e fraternità. E' in questo scenario che nasce Masaniello. CHI ERA? Il 29 Giugno 1620 in Vico Rotto al Mercato nasce Tommaso Aniello d'Amalfi (detto Masaniello) da Francesco d'Amalfi e Antonia Gargani. Va subito chiarito un fatto: d'Amalfi indica il cognome e non il luogo di provenienza. Poche, confuse ed a volte discordanti sono le descrizioni dell'aspetto fisico di Masaniello. Comunque molto probabilmente era basso di statura, bruno di carnagione, capelli castani con un piccolo codino dietro la testa e, appena visibili, un paio di baffetti che molti contemporanei dicono biondi. Vestiva sempre con abiti da umile pescivendolo: camicia e calzoni di tela con un cappello rosso alla marinara e camminava sempre scalzo. Solo durante il periodo del suo "regno" lo vediamo in abiti bianchi con un coltello o un piccolo bastone tra le mani. Nel 1641 sposo' la bellissima Bernardina Pisa. Essendo figlio di pescivendolo non poteva che seguire le orme paterne dedicandosi anche al piccolo contrabbando servendo nobili che lo malpagavano e spesso lo maltrattavano.
LA RIVOLUZIONE Tutto inizia nei primi di Luglio del 1647 quando Masaniello, grazie alle sue doti d’abilità al comando fu incaricato di istruire un gruppo di giovani lazzari a fare la parte dell'esercito degli infedeli (Alardi) nella festa della madonna del Carmine che si sarebbe fatta di lì a pochi giorni. Molto probabilmente Masaniello fu contattato in segreto anche da Don Giulio Genoino, vera mente della rivoluzione.Questi era un vecchio sacerdote ed insigne giurista che cadde in disgrazia una ventina d’anni prima perché tentò una prima sollevazione popolare con l'intento di equiparare i diritti dei nobili con quelli del popolo. Ma il fato volle che la mente di Masaniello non reggesse ad una simile responsabilità, e gli equilibri psichici si spezzarono. Molti dubbi, anche validi, sono stati espressi circa la presunta follia di Masaniello. Un potere che nessun umile pescivendolo si sarebbe mai sognato di avere. Poter legiferare a proprio piacimento dall'alto di un tavolato montato proprio sotto casa sua da commedianti che avrebbero dovuto esibirsi. Parlare ai nobili con pari dignità. Essere chiamato Signoria Illustrissima da Doria. Essere a capo del corteo del Viceré di Palermo su di un cavallo bianco con un vestito bianchissimo ed un cappello di piume. La stessa moglie Bernardina, definita la Regina del popolo riceveva riverenze da nobili e prelati. Era molto amato dal popolo, che vedeva in Masaniello il riscatto di secoli di oppressioni e di ingiustizie. Molti furono gli amici ed altrettanti furono i nemici. MasanielloI moti insurrezionali iniziarono Domenica 7 Luglio 1647 quando Masaniello e suo cugino Maso, nei pressi di S.Eligio inscenarono una ribellione contro le sempre più pressanti gabelle sulla frutta. Al grido di "Viva il Re, abbasso lo malgoverno" ed aiutato anche dal fratello Giovanni, distrussero molti "posti" dove si pagavano le ingiuste gabelle e, cosa che eccitò il popolo, fu distrutta la casa dell'infame gabelliere Girolamo Letizia nei pressi di Portanova. Nei giorni successivi il Viceré si vide costretto a dare sempre maggiori concessioni al popolo per opera di Masaniello guidato da Genoino che lo istruiva sul da farsi durante i loro incontri segreti al Carmeniello. Grandi momenti di gloria ebbero coloro che erano vicini a Masaniello. Bernardina, la moglie, venne più volte invitata al palazzo da cui scendeva carica di doni preziosi. In uno di questi incontri, a tu per tu con la Viceregina le disse :"Vostra eccellenza è la Viceregina delle signore, io sono la Viceregina del popolo". Il potere di Masaniello diventa tale che il Cardinal Filomarino ed il Viceré Rodrigo ponz De Leòn duca D'Arcos sono costretti ad accettare le sue condizioni: abolizione delle gabelle ingiuste e ripristino dei privilegi concessi da Carlo V (confidenzialmente chiamato Colaquinto). La rivoluzione ha vinto! Il potere di Masaniello non ha più ragione di esistere: ma lui non ne vuole sapere, inizia a diventare pericoloso anche per coloro che inizialmente erano suoi amici come Genoino. Per fermarlo bisogna solo ucciderlo. Molti tentativi furono fatti. Fu anche incaricato dal duca di Maddaloni, il famoso bandito Perrone che finirà' con la testa conficcata in una lancia e portata in trionfo. Il duca non si trova, viene trovato il fratello Peppe che viene preso da Michele de Sanctis, macellaio, che, con un sol colpo gli recide la testa e la porta a Masaniello. Questi capisce che la sua vita e' davvero in pericolo. Cadrà nella trappola. Grandi tavolate vengono organizzate in suo onore dal Vicerè e dai nobili. Tavolate in cui il vino scorre a fiumi, e Masaniello ne beve molto, troppo. C'è bisogno che il popolo arrivi ad odiare Masaniello, ma come? Facendolo impazzire. La Roserpina (un potente allucinogeno molto usato dagli spagnoli) fa al caso (è una delle cause ipotizzate anche se la più accreditata è la pazzia improvvisa). Viene messo in quel vino tanto bevuto in quelle tavolate. Iniziano a comparire i primi segni di follia. Una delle ultime "magnate" avviene a casa di Onofrio Cafiero. La tavola è piena di traditori, ed il vino avvelenato scorre. Il giorno dopo (il 15 Luglio) avviene la stessa cosa. L'epilogo si ha il 16 Luglio, Martedì nel giorno della Festa del Carmine. IL MITO L'ultimo giorno del suo regno (e' il 16 Luglio, giorno della festa del Carmine), Masaniello affacciandosi alla finestra di casa sua, pronuncio' uno dei suoi ultimi discorsi. "Popolo mio....", così iniziava sempre, "ti ricordi, popolo mio, come eri ridotto..."Descriverà' tutti i vantaggi ottenuti con il suo governo. I privilegi, le gabelle tolte. Ma sa benissimo che presto verrà ucciso, ed è proprio questo il rimprovero. Vigilare sulle libertà ottenute. In questo discorso si vede un Masaniello ridotto pelle ed ossa, gli occhi spiritati. Qualcosa e' cambiato nel suo fisico, qualcosa di grave. E questo qualcosa riprenderà possesso della sua coscienza e lo porterà a concludere il discorso in maniera farneticante, compie gesti insulsi, si denuda, tanto che il popolo venuto ad ascoltarlo, lo fischierà e lo deriderà. Corre verso la chiesa del Carmine. Si porta sul pulpito, ma la sua mente è sempre più annebbiata. Verrà portato in una delle stanze del convento. Ma il suo nemico Ardizzone con dei suoi compari lo trovano e lo uccidono con cinque archibugiate. Uno di loro, Salvatore Catania, gli staccherà' la testa con un coltello e la porterà al Viceré' come prova. Il corpo fu gettato nelle fogne. Ma il popolo si rese conto presto di aver perso un capo, un riferimento, la guida che aveva sacrificato la vita per loro: si sentirono soli. I resti mortali di Masaniello verranno ricomposti e degnamente sepolti nella chiesa del Carmine. Ma verranno, dopo circa un secolo, tolti e dispersi da Ferdinando IV per timore che il mito di Masaniello potesse rinascere. I nemici o coloro che lo vollero morto moriranno tutti. Da Genoino a Maddaloni. La rivolta verrà sedata con l'arrivo di Giovanni D'Austria. La moglie Bernardina, rimasta sola, per mangiare si diede al mestiere più vecchio del mondo: prostituta in un vicolo del Borgo S.Antonio Abate. Qui verrà più volte picchiata e derubata dai soldati spagnoli suoi clienti. Morirà di peste nel 1656. Ciò che resta di Masaniello è una lapide nella chiesa del Carmine, una statua nel chiostro ed una piazzetta a suo nome formata da un palazzone in cemento armato. Interessante l'ipotesi di Ambrogio da Licata secondo cui i resti di Masaniello siano poco distanti dalla chiesa: nel porto a circa 10 metri di profondità' proprio sotto un silos. Il mito di Masaniello attraverserà tutta l'Europa, dall'Inghilterra alla Polonia e sarà sempre sinonimo di libertà ed eguaglianza. Quella libertà e quella eguaglianza conquistata con la Rivoluzione Francese.
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