di LAURA DAGO
Torri del Benaco (Verona)
ottobrePigro, sornione, vanitoso, ironico, falso, ipocrita, egoista, fedifrago. E' lui, il gatto, vezzeggiato o vituperato, abitatore di tetti e grondaie, palazzi e vicoli. Cocteau diceva: «L'uomo è civile nella misura in cui sa comprendere il gatto», quasi a sottolineare che il gatto non è animale da tutti, che il suo comportamento non è mai gratuito, e che la convivenza presuppone un grande amore.
Particolari, questi, che Evelyne Nicod, disegnatrice e pittrice di gatti, conosce a meraviglia dall'età di due anni, quando nonna Charlotte le mise tra le braccia, per la prima volta, la "Grise", altrimenti detta Grigia o Grigina, e tra lei e quel caldo batuffolo dagli occhi verdi si stabilirono all'istante un amore e un'amicizia imperituri. La Grigina dorme, ormai da decenni, il sonno eterno sotto un vecchio tiglio della casa di Macon, in Francia, dove Evelyne è nata. Ma la sua padrona, oggi una bionda signora quarantottenne, capelli biondi e occhi da gatta, è convinta che si sia reincarnata in tutta la serie di gatte che da allora in poi hanno allietato la sua vita, fino a materializzarsi nella Ciccia, la soriana grigia e bianca di oggi, che si rende imprendibile quando dovrebbe offrirsi docile alla sua padrona per un clic fotografico e che, nonostante l'età avanzata, mostra velleità di seduttrice. «L'ho trovata dentro un garage», dice «tutta tremante e terrorizzata in seguito a chissà quale avventura, l'ho portata a casa, è diventata una presenza importantissima della mia vita». Diversa è la sorte di Ciccio, l'altro gatto di casa, pelo rasato bianco e nero, tombeur de femmes impenitente, nove anni fa destinato a morte sicura, per crudele abbandono sul ciglio della strada, se Evelyne non fosse passata di lì proprio in quel momento. Ciccio e Ciccia, dice la padrona, posseggono doti paranormali. Alle proverbiali sette vite, spiega, aggiungono infatti poteri illimitati di sdoppiamento, moltiplicazione e travestimento per concedersi all'occhio altrui dalle pareti della "Gatteria" di Torri del Benaco, lago di Garda, come protagonisti di delicate incisioni eseguite da Evelyne Nicod.La Gatteria, che è una piccola galleria d'arte nata tre anni fa, ha messo a dura prova la fantasia dei benacesi, che, di fronte a quel nome e a una insegna di gatto paludato, hanno cominciato a fare strane congetture.
Commento a una illustrazione Torri del Benaco (Verona). Sopra, Evelyne Nicod tra i gatti da lei creati. Alle sue spalle alcune incisioni all'acquaforte eseguite al torchio. «Amo dipingere», dice «ma ho scoperto che l'incisione è più adatta a riprodurre i gatti».
Altro commento Sopra e a ds., due quadri di Evelyne dal titolo "Le roi" e "La vie de chateau". A sin., la pittrice in un angolo del suo studio. La Nicod sta preparando una mostra per la primavera del '91.
«Una nuova pizzeria?». «Tornano di moda i gatti arrostiti?».Evelyne ride raccontando questi aneddoti e dice che i suoi gatti, quelli creati da lei, sono diventati i beniamini del luogo. «E' da una vita che disegno e dipingo gatti», racconta. «Da bambina erano soltanto scarabocchi, ma sempre finalizzati a rappresentarli magari in un contesto campagnolo, visto che mi piaceva e mi piace moltissimo anche la campagna. Un giorno ho scoperto che era bello inciderli su lastre di zinco e riprodurli al torchio e non mi sono più fermata. Ho capito che l'incisione e i gatti avevano in comune un quid di mistero, che l'accoppiata, insomma, calzava a meraviglia».
L'incisione su zinco, infatti, per la sua tecnica d'esecuzione non offre la possibilità di conoscere il risultato finale in anticipo. Il frutto di questa operazione esoterica è un festoso mondo di gatti paffuti e giocosi, tutti di stirpe doc per l'eleganza del disegno, miagolanti solo quando gli pesti la coda. Gatti pascià e poltroni, curiosi e contemplativi, parvenu e arrampicatori sociali, intellettuali e professionisti, che simboleggiano anche i ventidue arcani dei tarocchi. Hanno una predilezione per il sole e la pancia all'aria, i colori verde acido e arancione, si stracciano le vesti solo per amori sciagurati e torbidi. Papesse della gatteria, due micie dai nomi celebri: Marilyn e Olvmpia. La prima è una versione gattesca della famosa attrice di Hollywwod, la seconda una parodia "gattosa" del celebre quadro impressionista di Edouard Manet. Velluti, cortine di pizzo, fiori, portaprofumi e unguentari fanno da corredo alle loro alcove lunari. Gatte meno celebri, ma sempre signore gatte, prestano le loro sembianze a numerosi ex libris (le etichette illustrate e spesso accompagnate da un motto che vengono applicate sulla prima pagina del risguardo di copertina col nome del proprietario del libro) per bibliofili gattofili che ne hanno riscoperto l'amena giocondità e bellezza. E di un universo tutto baffi e fusa non potevano mancare i progenitori, protagonisti di un'acquaforte intitolata "La tentazione", versione felina del Paradiso Terrestre, con i due mici dall'aria sorniona che stanno per addentare la mela. Alla coppia più trasgressiva del mondo fa da antitesi la più ovvia e stereotipata di "Casa dolce casa", con lei placidamente seduta alla finestra con gli occhi semichiusi e lui che audacemente fa da guardia all'ingresso di casa.
«Ho inciso quasi 200 lastre e ne ho tirate un migliaio», dice Evelyne «ma il mio mondo interiore di gatti non si è ancora esaurito». Sta preparando la sua terza importante mostra per la primavera del '91, con novità che preferisce nascondere. Gattara di origini nordiche, sostiene di dovere tutto ai gatti, anche il marito italiano che ha sposato più di vent'anni fa, conosciuto parlando di gatti. «Mi hanno insegnato il piacere, il divertimento, la fedeltà, l'amore per il bello, la comodità, e la serenità», dice tutto d'un fiato. Mai visto un gatto che si raggomitoli sul primo cuscino che capita, che faccia movimenti scomposti, che rinunci a giocare con una palla, che non torni dal suo padrone, che non si goda la vita prendendola come viene. Ha fatto suo il carpe diem oraziano più di qualsiasi altro mortale.
Pubblicato su Gioia, anno LII, n. 42, pag. 86, 87, 88, il 22 ottobre 1990
Copyright testo Laura Dago © 1990
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