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Terremoto del 1828 Terremoto in valle Staffora

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Terremoto in Valle Staffora del 1828

Conseguenze del terremoto nel contesto sociale

 

L'area colpita apparteneva al regno sabaudo. L'amministazione centrale del Regno era a Torino; l'area interessata dagli effetti sismici afferiva alle amministrazioni di Genova, di Alessandria, di Voghera e di Torino.

Ad Alessandria la maggior parte della popolazione passò tre notti all'aperto, trovando riparo in baracche e vetture (1). La popolazione di Voghera abbandonò le case, furono allestiti tende e ripari nei prati adiacenti l'ex chiesa del Rosario (2). A Genova la popolazione spaventata si raccolse negli spazi aperti dell'Acquasole, della spianata di Bisagno e negli orti adiacenti; molte persone allestirono ripari di fortuna e passarono anche la notte successiva fuori dalle abitazioni (3). Molti abitanti di Torino per timore di una seconda scossa uscirono in strada (4). A Broni molte famiglie passarono la notte all'aperto (5). I parroci di alcuni paesi appenninici delle valli Spinti e Borbera richiesero l'aiuto finanziario della Curia per far fronte al ripristino degli edifici (6).

La Commissione Apostolica assegnò alle parrocchie dell'area colpita la somma di franchi 15.000 per riparare i danni alle chiese (7).


(1)
Berta G.
Cenni di cronistoria alessandrina dall'anno 1168 al 1900.
Bologna 1977

(2)
Mercalli G.
I terremoti della Liguria e del Piemonte.
Nap oli 1897

(3)
Gazzetta di Genova, 1828.10.11, n.82.
Genova 1828

(4)
Gazzetta di Milano, 1828.10.14, n.288.
Milano 1828

(5)
Baratta M.
Il terremoto vogherese del 17 ottobre 1894 e sulla attività sismica nell'appennino pavese, in
"Rendiconti del Regio Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti", s.II, vol.28, pp.178-193.
Milano 1895

(6)
Rinaldi A.
Il terremoto a Novi nel 1828, in "Novi Nostra", n.4, dicembre 1983, pp.247-251.
Alessandria 1983

(7)
Rinaldi A.
Il terremoto a Novi nel 1828, in "Novi Nostra", n.4, dicembre 1983, pp.247-251.
Alessandria 198