La Ferrovia Voghera Varzi, realizzata negli anni '30, affonda le sue radici in precedenti storici di sviluppo economico dell'area in cui si trova. La Valle Staffora costituiva, nei secoli passati, utile sbocco verso la Pianura Padana, per le comunicazioni che da Genova risalivano l'Appennino fino a Bobbio e da
lì, per il Passo del Penice, scendevano a Varzi e quindi a Voghera. Un primo passo di
modernizzazione, datato 1852, fu l'apertura della strada carrozzabile da Varzi a Bobbio, attraverso appunto il Passo del Penice. Verso la fine del XIX venne pure avanzato un primo progetto di ferrovia che, in alternativa a quella dei Giovi, collegasse Voghera a Genova passando appunto per Varzi e Bobbio. Purtroppo però il progetto era destinato ad insabbiarsi, e si dovette attendere fino oltre la Prima Guerra Mondiale perché il Ministero dei Lavori Pubblici se ne interessi. Si era nel 1923, ormai in epoca Fascista, ma nonostante quella fu un'epoca d'oro per i trasporti ferroviari, potenziati in lungo ed in largo, per la nostra Ferrovia non erano ancora maturi i tempi. Solamente il 30 dicembre 1925, la Società Anonima per la Ferrovia Voghera Varzi, costituitasi il 19 maggio 1924, ottenne la concessione per la costruzione della ferrovia, limitatamente però al solo tratto iniziale di quella che nei progetti dei nostri bisnonni doveva essere un'altra linea transappenninica. I finanziamenti incapparono però in altre lungaggini, e si parla qui di rallentamenti voluti, di conflitti campanilistici con le province attigue, di questioni locali; sta di
fatto che solo il 10 novembre 1928, quindi quasi 3 anni dopo la concessione, iniziarono i lavori della nostra ferrovia, che verrà poi solennemente inaugurata il giorno di Natale del 1931, ed aperta al servizio 2 giorni più tardi.
Nel frattempo a Voghera si discute sulla gestione del capolinea urbano della ferrovia: un primo progetto di sistemare la stazione viaggiatori in via Milano, viene abbandonato, per evitare di portare i binari in via Montebello; fanno seguito ulteriori proposte, finché nell'autunno del 1927 si decide di costruire una piccola stazione viaggiatori all'esterno del viale circolare della Stazione FF.SS., allora terreno incolto, e di raccordare la ferrovia alla rete FF.SS. tramite lo scalo merci, un po' più arretrato rispetto a quello delle ferrovie statali. Come conseguenza alla realizzazione della ferrovia Voghera Varzi, si prevede anche la creazione di una zona industriale vogherese, ricca di raccordi e infrastrutture per lo sviluppo di un intenso traffico merci, grazie anche al raccordo della nostra con le FF.SS. nonché l'essere la stazione di Voghera il massimo nodo ferroviario dell'Alta Italia a quell'epoca.
Alcune note riguardo ai
trasporti prima dell'avvento della ferrovia Voghera Varzi.
Il 3 maggio 1891 la Società Ferrovie del Ticino apre al servizio viaggiatori e merci una linea tramviaria a vapore tra Voghera e Rivanazzano, su cui corrono giornalmente 12 treni per ciascun senso, trainate da locomotive tedesche
cabinate, tipiche di tante tramvie interurbane, note ai Milanesi come "gamba de
Legn", che impiegano circa mezz'ora a compiere l'intero tragitto di 8 km.
Nel 1900 la Società Italiana degli Automobili inaugura un servizio con autocorriere a vapore tra Voghera e Varzi.
Nel 1909 la S.F.T. provvede al prolungamento fino a Salice Terme della tramvia a Vapore. Nello stesso anno vengono sospese le corse delle autocorriere a vapore ed il servizio viene ora svolto con un "autobus" a benzina dell'epoca, un FIAT 18 BL di proprietà della
Società Trasporti Automobilistici Carlo Rosti & C. che prolunga la linea fino a
Bobbio.
Con l'apertura della ferrovia a Natale del 1931, il 27 dicembre viene soppressa la tranvia a vapore per Salice Terme, mentre dal 1 gennaio 1932 l'autolinea Voghera-Bobbio viene limitata al solo tratto
Varzi-Bobbio.
Riguardo la società esercente la ferrovia, cioè la Società Anonima Ferrovia Voghera Varzi, con sede a Milano, viene incorporata mediante fusione nelle Ferrovie Adriatico Appennino, sempre con sede a Milano, che gestiscono anche la Ferrovia
Sangritana.
Flavio Capra.
|