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Flora

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L'OLMO

Nome scientifico:
Ulmus campestris

L'olmo  difficilmente è presente nelle nostre zone in esemplari adulti, a causa di un'insidiosa malattia fungina,  invade i tessuti del fusto compromettendo il trasporto della linfa dalle radici verso tutte le porzioni dell'albero. Una volta contratto il pericoloso fungo, le piante giungono alla morte nel giro di pochi anni. I sintomi della malattia si manifestano con una cospicua diminuzione delle normali dimensioni fogliari, o con improvvisi ingiallimenti di una parte o di tutta la chioma. A questa fase segue il disseccamento delle foglie che, anzichè cadere al suolo come di norma, rimangono attaccate all'albero.
Molto spesso la pianta reagisce producendo nuovi rami dalla base, assumendo in tal modo un caratteristico aspetto arbustivo. La pianta sana normalmente raggiunge dimensioni notevoli, fino a 25-35 metri di altezza, dal momento che si tratta di un albero longevo (si conoscono esemplari vecchi di  secoli). Il fusto è leggermente sinuoso e la chioma di colore verde scuro è rotonda, folta, con ramificazioni sottili. La corteccia, liscia da giovane, diventa scura e si fessura col passare degli anni. Le foglie, alterne, hanno forma ovale-ellettica, con margine dentato, pagina superiore
ruvida e base caratteristicamente asimmetrica. I fiori rosei, di vari elementi e compaiono alla fine dell'inverno, prima delle foglie. All'inizio della primavera essi danno origine ad un gran numero di frutti costituiti da un unico seme centrale, circondati da un'ala membranosa incisa all'apice. Ricche di carboidrati e proteine, i contadini di questa valle le usavano come foraggio.
Il legno dell'olmo è pesante, duro, elastico, molto durevole. Fino a qualche decennio fa era particolarmente ricercato per la costruzione di carri, travature e, grazie alla sua scarsa putrescibilità, di infrastrutture che dovevano rimanere a lungo a contatto con l'acqua.

I caratteri della malattia

La moria dell'olmo è presente in Europa, compresa l'URSS, ed in Nord America. In Italia è interessata tutta la Penisola e le isole. Le perdite si avvicinano al 100% degli olmi adulti. Tuttavia, poiché le piantine di olmo fino a 2-3 m di altezza e 3-4 anni di età sono indenni dalla malattia, vuoi per la struttura anatomica (vasi di piccole dimensioni), vuoi per l'inefficienza degli Scolitidi vettori della malattia che si insediano su piccoli olmi, le nostre specie di olmo in natura non sono minacciate di estinzione. L'avvento della grafiosi ha condannato l'olmo, già annoverato tra le latifoglie nobili, a passare da grande albero a piccolo cespuglio. La grafiosi è una tracheomicosi ossia una malattia che interessa il tessuto vascolare della pianta ed è causata da un fungo microscopico, Ophiostoma (= Ceratocystis) ulmi con forma imperfetta di Graphium, donde il nome comune di
"grafiosi" che la malattia ha in Italia. Tutte le specie europee di olmo: campestre, montano e ciliato, sono altamente suscettibili alla malattia. I sintomi compaiono più frequentemente da fine maggio a tutto giugno e consistono in un improvviso avvizzimento di una branca, seguito da disseccamento e caduta delle foglie, e morte dei rami la cui punta spesse volte si ripiega ad uncino. I sintomi si propagano rapidamente alle altre parti della chioma fino a che la pianta muore nello spazio di uno, due anni. La presenza del fungo nella pianta può essere verificata macroscopicamente con un taglio trasversale-longitudinale osservando l'imbrunimento del legno primaverile causato dalla deposizione di gomme e composti fenolici e dalla formazione di tille con cui la pianta cerca di bloccare l'avanzamento del fungo.
La diffusione della malattia avviene ad opera degli scolitidi che nel loro ciclo biologico si spostano sistematicamente da piante deperite a piante sane. Scolytus multistriatus e Scolytus sulcifrons, rispettivamente piccolo e grande scolitide dell'olmo, sono ritenuti i principali vettori della malattia in Italia. Sono insetti xilofagi che colonizzano rapidamente i rami ed i tronchi degli olmi indeboliti o morti di recente. Qui essi si riproducono formando caratteristiche gallerie di ovodeposizione e larvali tra scorza e ultimo legno. La giovane generazione che nasce si porta su olmi sani dove effettua mangiature all'ascella dei rametti di 1-2 anni (gallerie nutrizionali) nella fase che precede gli accoppiamenti. Se il deperimento e la morte degli olmi invasi dagli scolitidi nella fase di riproduzione sono dovuti a grafiosi, gli insetti della nuova generazione che escono da tali piante sono imbrattati di spore e micelio del fungo che possono trasmettere alle piante sane. Questi scolitidi presentano normalmente due generazioni annuali delle quali la più pericolosa è quella che sfarfalla a primavera in concomitanza con la maggior suscettibilità dell'olmo al fungo.
L'altra possibilità di diffusione della malattia si ha quando le piante di olmo sono vicine tra loro come nei viali, siepi o gruppi. In tali casi gli apparati radicali si innestano naturalmente tra di loro e se una pianta viene attaccata dal Graphium questi procede dalla chioma verso il basso fino ad invadere l'apparato radicale da dove passa alle piante ad esso collegate. In queste piante la velocità di invasione del fungo che procede questa volta dal basso verso l'alto, cioè dalle radici alla chioma, seguendo la direzione della linfa, è molto più alta e la morte è quasi fulminante.