di Carlo Cantoni
Il salame è fatto con carne e grasso
finemente tritati, sale, spezie e pochi altri additivi; il tutto viene insaccato e, alla
temperatura e umidità appropriate, subisce un processo di fermentazione e asciugatura. Il
prodotto finito viene immagazzinato senza essere refrigerato ed è consumato senza essere
cotto.
In Europa questo tipo di salame fu
creato, quasi sicuramente, in Italia circa 500 anni fa e successivamente il suo consumo si
diffuse nei paesi di lingua tedesca: in seguito a un viaggio in Italia, un macellaio di
nome Butleb diede inizio alla produzione di salame 150 anni più tardi. Pare inoltre che
circa 155 anni fa due italiani avessero già cominciato a produrre il famoso salame
ungherese a Budapest (Leistner 1986).
In Francia James de Croquet crede
ch'esso sia stato introdotto dall'Italia con le ricette e le vettovaglie portate con sé
da Caterina dei Medici, sposata il 28 ottobre 1533 a Enrico II d'Orleans. Questo autore
cita come dimostrazione uno scrittore fiorentino del XVI secolo, il signor Grappa, che ha
scritto un prezioso e introvabile trattato sugli insaccati, nel quale sono descritti
numerosi tipi. Egli però ha dimenticato il periodo galloromanico in cui le donne celte di
Lug dunum, di Arles, della Lotaringia (Lorena), della Corsica avevano appreso
l'arte di
salare in seguito al contatto con la popolazione di origine romana.
Il salame stagionato è un prodotto
carneo essiccato, consumato allo stato crudo, dopo maturazione e sufficientemente
essiccato. È quindi un alimento genuino, sicuro, salubre.
"All'inizio ci fu
l'appetito"
ha scritto Joseph Delteil e immediatamente dopo seguì l'arte della conservazione dei
cibi. L'invenzione del salame secco ha permesso una nutrizione sufficiente offerta da un
prodotto ben trasportabile perché non deteriorabile, che permetteva di superare i periodi
di penuria di cibo e di percorrere lunghe distanze.
Il salame riesce di buona qualità
soprattutto nelle zone collinari ventilate e secche.
Oggi vi è un aumento
dell'interesse
mondiale nei confronti del salame di tipo europeo anche in paesi come l'Australia e il
Brasile, dove i prodotti a base di carne fermentata sono poco considerati.
Il salame Varzi
Varzi è un paese della provincia di
Pavia, centro principale della Valle Staffora, nel triangolo di Lombardia, che si incunea
tra l'Appennino ligure e quello emiliano.
Il nome di Varzi deriva probabilmente, secondo l'Olivieri, da "varco" (passo).
Si ha notizia che il salame di Varzi fosse già consumato sulle tavole dei marchesi di
Malaspina, allora feudatari della Valle Staffora. Ma la produzione di questo tipo di
insaccato è dovuta alle ragioni climatiche (Varzi si trova a 412 m di altitudine sul
mare).
Esistevano due consorzi del salame di Varzi, poi con decreto presidenziale del 22-06-1984
nasce il Consorzio attuale del salame di Varzi.
Il 30 maggio 1989 la Camera dei Deputati ha approvato la legge che tutela tale prodotto il
quale diventa Doc. La denominazione "salame di Varzi" è riservata al salame le
cui fasi di produzione, dalla scelta delle carni alla stagionatura completa, hanno luogo
nella zona tipica di produzione dell'Oltrepò Pavese comprendente Varzi e i comuni
limitrofi in Valstaffora sull'Appennino pavese.
Il salame di Varzi è un prodotto realizzato con carni suine fresche e mature (150-160 kg
di p.v.) provenienti dalla provincia di Pavia, oppure dalle province limitrofe di
Alessandria e Piacenza, e una parte di grasso solido sempre suino. Il rapporto
carne/grasso presente nell'impasto deve essere di 70:30 max 33. La grana della carne e
del grasso deve essere grossa, cioè fatta passare in uno stampo con fori di 12
millimetri. Il budello da impiegarsi per l'insacco deve essere di maiale e il prodotto
ottenuto deve essere legato con spago a maglia fitta.
La miscela di salagione deve essere costituita da: sale marino, pepe in grani, aromi
naturali come noce moscata e infuso di aglio in vino rosso filtrato con panno di lino.
L'asciugatura e la stagionatura devono avvenire in locali convenientemente aerati.
L'asciugatura avviene in locali
con:
1º giorno: umidità 70%
temperatura 17°C
2º giorno: umidità 75%
temperatura 16°C
3º giorno: umidità 80%
temperatura 15°C.
Questi parametri si mantengono fino
all'ottavo giorno.
Per la stagionatura:
umidità 90-95%; temperatura 10-13°C.
Il periodo minimo di stagionatura varia
in funzione della pezzatura del prodotto che si può così distinguere:
filzetta: peso
0,5-0,7 kg
minimo 45 giorni
filzettone: peso
0,7-1 kg
minimo 60 giorni
sotto croppone:
peso 1-2 kg
minimo 120 giorni crespone doppio
budello:
peso 1-2 kg e più
minimo 180 giorni
Il salame di Varzi deve avere un colore
rosso vivo al taglio e il grasso perfettamente bianco con l'impasto ben compatto. Il
sapore deve essere dolce e delicato con un aroma caratteristico condizionato dal lungo
periodo di stagionatura.
Le caratteristiche organolettiche
migliori, che lo differenziano da altri prodotti, sono la dolcezza, l'aroma e la
cosiddetta "goccia" che si presenta nei periodi estivi e conferisce una certa
pastosità e dolcezza al salame (grasso più duro che si scioglie).
In passato la carne suina magra e il
grasso, ridotti in pezzi, passano insieme nel tritacarne con coltello a 4 lame e 4 tagli e
con stampo a fori grossi di 12 mm. La miscela viene condita con sale 2,6-2,8%, salnitro
250 g/qle, pepe intero 100 g/qle, aglio 5-8 g, vino bianco 250 ml/qle. Seguono
l'impastamento e l'insaccamento in dritto di suino (cresponetto) o come sopra indicato.
La legatura viene effettuata con spago 2/2 per le 4 briglie e 2/6 per i 4 passi.
Prof. Carlo Cantoni
Istituto di Ispezione degli Alimenti di Origine Animale
Università degli Studi di Milano
Fonte: Eurocarni
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