06 Maggio 2000
 
 
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Danza per anime vaganti
Tra gesto e frase, "mutAzioni" di Lucia Citterio e Giovanna Turrini
GIOVANNI MARI - TORINO

Vite malate e vaganti. L'inconsapevolezza, il pesante confine tra corpo e mente. Presentato a Torino nella biennale dell'arte emergente Big, mutAzioni, installazione a sette stanze con danza e parola, propone un percorso tra sei esistenze logorate che si conclude in un sogno complessivo di trance felice e impersonale. Allestito nell'ex stabilimento del Fabrik di Moncalieri, lo spettacolo di Lucia Citterio e Giovanna Turrini scorre tra le pareti domestiche di una donna muta e sola che si fa bella per se stessa, di un uomo privo di controllo che si difende abbaiando, tra gli stracci da lavare di una casalinga vittima del proprio amore. Tra i giochi tristi di una bimba che vaga nelle rovine di un conflitto, tra le sofferenze di una straniera che si porta dietro la sua casa fatta di sacchetti, ra i lunghi divani di una prostituta.
Con la coreografia della Citterio, musiche lievi e le poesie di Dikinson e della stessa Turrini (proiettate sui muri), mutAzioni solca la solitudine e la disperazioneper raggiungere un 'balletto' di anime. Le parole sussurrate nelle stanze a tratti volano sulla scena, a tratti scolpiscono l'immagine nella sua crudezza.
La donna che si trucca, così, colpisce per la sua comunicazione solo facciale, l'uomo composto per i tic e gli errori. La bimba ferita dalla guerra confonde le bombe con le bambole mentre la terra cade dai suoi piedi, la casalinga fa l'amore col volto coperto e vive il nudo solo nel cambio dei ruoli. La straniera sbatte contro il muro ma si autoscatta foto felici da spedire a casa, la prostituta si lamenta di chi spia il suo corpo. Il 'balletto' finale (nella settima stanza) è interrotto da imbarazzi e paura.
La parola, aggressiva o leggera, 'parlata' in diretta dal settimo interprete, racconta quanto accade. Si staglia tra musiche, rumori ed effetti luce per raccontare la necessità di riarrotolare il filo delle culture e del tempo: la mutua accettazione di anagrafi solo in origine differenti, l'esigenza della speranza, il bisogno di oltrepassare, anche oltre le costruzioni di se stessi.

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