Abuso sessuale sui bambini: a che punto siamo

Materiali per il Convegno di Torino, 27 febbraio 2004

Sie Editore, Torino

 

€ 9,00 (Iva inclusa)

 

 

 

QUANTO È GRANDE L’ABUSO?

Introduzione di Barbara Martino

 

L’abuso è sicuramente un fenomeno diffuso, sommerso ed è stato per troppo tempo inascoltato. L’abuso sessuale sui minori costituisce per la sua diffusione un reale ed allarmante problema sociale a causa delle conseguenze psicologiche devastanti sullo sviluppo di un bambino e si considera sempre un "abuso psicologico", un maltrattamento delle emozioni dei bambini coinvolti, "un cattivo tratta-mento dei loro vissuti emotivi".1

La violenza sui minori è sempre un abuso di potere che un adulto esercita su un bambino indipendentemente dal consenso che l’abusante può ottenere dalla sua vittima: in queste situazioni, infatti, comunque non è rispettata la vita emotiva e la specificità del bambino, che vive un grande deficit di consapevolezza e capacità di controllo della propria vita sessuale e capacità decisionale.

Nell’abuso sessuale è sempre presente un esercizio di superiorità dell’abusante sulla piccola vitti-ma, si verifica sempre una disparità di esperienza e di potere fra l’adulto e il bambino. La manipola-zione dell’abusante rafforza il legame di dipendenza fra la vittima e l’abusante. Questa "complicità" fatta d’inganni e d’imbrogli, spesso ostacola la rivelazione delle violenze subite dai bambini che spes-so si sentono bloccati dai loro sensi di colpa, dalle loro confusioni e restano in silenzio custodendo per anni il segreto.

Si tratta di un fenomeno "grande", paragonabile ad un’epidemia sociale, un fenomeno da sempre presente, attualmente sollecitato a nuovi sviluppi attraverso il progresso consumistico e telematico.

Vorrei associare il fenomeno dell’abuso sessuale ad un’immagine mentale, ad una metafora: un magma silenzioso e sotterraneo di un vulcano che, anche se nascosto, è in costante movimento e an-che se fa fatica ad emergere, chiede insistentemente di uscire allo scoperto dalla bocca del vulcano. E’ come se questo magma sommerso fosse bloccato all’interno del cratere, come se fosse imprigionato dentro la bocca del vulcano.

Nella mia esperienza professionale di conduttore di gruppi di formazione basati sulle metodologia del Centro Studi Hansel e Gretel mi è capitato spesso di osservare che questo magma incandescente incominciasse ad uscire per la prima volta dalla bocca del vulcano… all’inizio solo attraverso dei fumi silenti e poi lentamente in modo esplosivo.

Ricordo tempo fa, di aver incontrato durante un corso di formazione sulla prevenzione dell’abuso e del maltrattamento all’infanzia un’assistente sociale di nome Cinzia . Questa giovane donna di trent’anni inizia a descrivere per la prima volta con difficoltà, ma anche con molta forza emotiva la propria storia di sofferenza infantile, caratterizzata da ripetuti abusi sessuali subiti dall’età di sei anni dal padre e purtroppo non creduti per anni dalla madre… Quest’ultima aveva mostrato indifferenza e incredulità nell’ascoltare i racconti sconcertanti della figlia e per lungo tempo aveva messo il silenzia-tore ai suoi vissuti emotivi.

I sentimenti che Cinzia provava nei confronti della madre diventano un miscuglio confuso di ran-core, amore, rabbia, delusione, risentimento e desiderio di protezione nei suoi riguardi. Questo intenso "groviglio" di vissuti emotivi viene comunicato per la prima volta da Cinzia all’interno di un gruppo: lentamente il groviglio inizia a sciogliersi e ad acquisire un senso, quando Cinzia inizia a raccontare: "Sapete da piccola ero convinta che, se l’avessi detto a mia madre, le avrei dato un dolore troppo for-te e temevo si sarebbe sentita in colpa. Mi sentivo molto protettiva nei suoi riguardi. Come potevo darle questo dolore dicendole quello che mi era successo?", ma poi aggiunge: "…probabilmente non ho raccontato nulla a mia madre perché temevo che non mi avrebbe creduta ed aiutata…"

Cinzia in passato non ha raccontato alla madre le esperienze d’abuso sessuale subite perché teme-va soprattutto le conseguenze : di non essere creduta e protetta, di non essere capita, di essere la causa dell’angoscia e del dolore della madre. Così Cinzia ha preferito per molto tempo sopportare da sola il proprio dolore muto. Cinzia si è ritrovata dunque a proteggere la madre anziché esserne protetta.

Ha pensato per molti anni di dover combattere il ricordo delle violenze subite dal padre, pensava che la cura a quest’antico dolore potesse coincidere con il perdono del padre, inteso come la cancella-zione dalla propria memoria di tali ricordi e dei propri sentimenti dolorosi.

La storia di abusi sessuali subiti da Cinzia è stata esplicitata per la prima volta proprio all’interno di un gruppo dove circolava un clima di intelligenza emotiva e di comprensione empatica. In quel con-testo i suoi ricordi traumatici hanno avuto uno spazio d’accoglienza autentica e così è riuscita a supe-rare il meccanismo massiccio di rimozione per aprirsi al confronto con gli altri sulla propria storia.

Da quel momento inizia per Cinzia un percorso molto significativo di riflessione e di cambiamento: più risperimenterà esperienze emozionali correttive d’ascolto empatico delle proprie sofferenze, più le sue ferite psicologiche potranno essere curate.

Probabilmente i danni prodotti dall’abuso come fatto in sé sono molto inferiori a quelli prodotti dall’impossibilità di comunicarlo o di attribuirgli un significato. Si tratta dunque di aiutare le piccole vittime di violenza a rendere leggibile e condivisibile un evento traumatico che spesso, invece, è stato negato, sminuito o addirittura è stato attribuito alla responsabilità di chi lo ha subito.

Spesso la violenza sessuale, come è accaduto per Cinzia, va incontro a risposte d’incredulità che ostacolano la consapevolezza sociale e producono reazioni di rimozione, di minimizzazione o addirit-tura di negazione. Non credo che a Cinzia in passato mancassero le parole per raccontarlo o che non avesse voglia di parlarne con qualcuno, penso piuttosto che soprattutto le mancassero delle orecchie sensibili e una mente adulta disponibili ad ascoltare emotivamente la sua storia drammatica. L’abuso infatti parla solo a chi ha orecchie e un cuore per ascoltarlo veramente.

Non è vero che i bambini non vogliono parlare. Siamo noi adulti che abbiamo difficoltà ad ascolta-re, non sapendo riconoscere le esigenze e le risorse di comunicazione dei soggetti in età evolutiva. Spesso siamo indaffarati, imbarazzati, incompetenti dal punto di vista emotivo e relazionale nell’affrontare queste tematiche altamente conflittuali. Così ci capita di svalutare e squalificare le ca-pacità percettive e comunicative e dei bambini, abbiamo troppa fretta, poco tempo per riflettere e poca disponibilità emotiva per ascoltarli.

Attualmente è molto frequente la tendenza generale da parte del mondo degli adulti a rimuovere il tema dell’abuso sessuale: come ha fatto la madre di Cinzia che ha espresso il bisogno di fare silenzio, l’esigenza di non vedere, di non sapere e di non pensare. Ma tali atteggiamenti servono solo ad au-mentare la solitudine e il vissuto d’impotenza dei bambini vittima di abusi sessuali.

Adulti che rimuovono insegnano ai figli a rimuovere. Se i bambini imparano a negare davanti a se stessi pensieri e sentimenti è ovviamente perché apprendono quest’atteggiamento mentale dai genitori, che non li incoraggiano a confrontarsi con la vera realtà. Infatti, adulti che ricorrono massicciamente al diniego e all’accantonamento di fronte ai fatti e ai problemi creano tra loro e i bambini una barriera alla comunicazione, che impedisce a questi ultimi di mettere in parola i loro dubbi, le loro ansie, le lo-ro curiosità, di accedere al dialogo con i genitori sui temi fondamentali dell’esistenza quali la sessuali-tà, la morte, la malattia, la violenza e l’abuso. La rimozione da parte degli adulti, l’accantonamento delle problematiche emotive e conflittuali nel dialogo con i bambini, afferma Foti, non fa rima con la prevenzione del disagio e del maltrattamento, né tanto meno con la protezione delle piccole vittime.2

Come mai il fenomeno dell’abuso resta AMPIAMENTE DIFFUSO, AMPIAMENTE SOMMERSO dal punto di vista delle rivelazioni sociali e AMPIAMENTE INASCOLTATO? E’ un interrogativo da tenere aperto, se vogliamo lavorare per una comunità società che dia ascolto alla "vo-ce" dei bambini, in cui l’infanzia si senta davvero tutelata e al sicuro.

C’è qualcosa non ha funzionato in passato e non funziona ancora oggi nell’ascolto sociale dell’abuso sessuale sui bambini.

"Il bambino abusato è oppresso – scrive Lambruschi - è confuso, sfiduciato incapace di ricono-scersi e di capire che cosa gli sta succedendo proprio come Pinocchio quando si trasforma nella fiaba in somaro che terrorizzato tace. Per fortuna parla il suo corpo, ma è importante che ci siano adulti sensibili disposti ad ascoltarlo anche quando Pinocchio dice cose orrende proprio su chi gli è più vicino".3

Non dimentichiamoci che il bisogno dei bambini di parlare e comunicare esperienze di vittimizzazione e di sofferenza può essere soddisfatto in misura direttamente proporzionale al nostro desiderio sincero e al nostra disponibilità autentica di adulti di ascoltarli.

 

1 C. Foti, Emozioni del maltrattamento e maltrattamento delle emozioni, in Abuso all’infanzia, Dispensa del Centro Studi Hansel e Gretel, Sie Editore, Torino, 2004.

2 C. Foti "L’ascolto dell’abuso e l’abuso nell’ascolto", Franco Angeli, Milano 2003.

3 Furio Lambruschi, Manuale di psicoterapia evolutiva, Bollati Boringhieri, Torino, 2004.

 

 

QUANTO È GRANDE L’ABUSO?

Introduzione di Barbara Martino

 

QUANTO È ASCOLTABILE?

Si fa presto a dire ascolto. Vero e falso ascolto

di Giorgio Blandino, Patrizia Cavaglià

 

QUANTO È CURABILE?

Dall’impotenza alla consapevolezza. Uscire dal trauma dell’abuso è possibile!

di Claudio Foti

 

La parola scritta in terapia: parole per cura

di Ester De Rienzo

 

QUANTA GIUSTIZIA È POSSIBILE?

Il punto di vista di una bambina

di Patrizia Oddenino

 

Quanta giustizia è possibile

di Cesare Castellani

 

La Giustizia: per una riforma nell’interesse del bambino

di Andrea Coffari Cammarata