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Un metodo per coinvolgere e
per formare |
L'originalità della nostra proposta formativa, che
comincia ad essere apprezzata da diverse strutture ed
istituzioni in diverse regioni italiane, si fonda su
un'attenzione specifica e approfondita al metodo della
formazione oltre che ai contenuti. "Il mezzo è il
messaggio", diceva Mac Luhan. Il modo con cui
parliamo ai bambini è altrettanto, se non più
importante, del contenuto delle nostre parole. I genitori
non trasmettono ai figli ciò che pensano o ciò che
dicono, ma ciò che fanno e ciò che sono. Per es. un
genitore che ha un'ideologia democratica e progressista
in materia di rapporti tra i sessi che poi, nei fatti,
svaluta il proprio partner e disprezza l'altro sesso, non
trasmette ai figli il proprio pensiero ideologico, ma il
proprio "metodo" di vita, il proprio modello di
comportamento svalutante e disprezzante. A scuola gli
insegnanti prima ancora dei contenuti culturali
trasmettono il loro modo di essere e di rapportarsi al
sapere. E' ben noto che l'interesse o il rifiuto degli
allievi per una materia scolastica può essere ampiamente
condizionato dall'interesse o dal rifiuto nei confronti
della persona dell'insegnante e del suo metodo. Un
metodo che passivizza gli interlocutori, che utilizza
esclusivamente la modalità della lezione, che si rivolge
esclusivamente alla "testa" dei partecipanti,
non ponendosi il problema di coinvolgere il loro "cuore",
è un metodo contraddittorio rispetto alla finalità di
aumentare la sensibilità e l'attivazione sia cognitiva,
che emotiva degli operatori sui temi del disagio, del
maltrattamento o dell'abuso.
Facciamo alcuni esempi. Un metodo formativo,
intellettualistico e cattedratico, veicola messaggi
deformanti e antagonisti ai contenuti che si vogliono
trasmettere in materia di relazione educativa o di
prevenzione della sofferenza dei minori. Al contrario un
metodo formativo che stimola per es. psicologi od
operatori sociali a sperimentare le difficoltà emotive e
relazionali che inevitabilmente s'incontrano, affrontando
casi di disagio minorile o di maltrattamento
all'infanzia, consente un utile orientamento, anche
teorico, sui problemi operativi ed emotivi che si devono
affrontare nella prassi quotidiana.
Un formatore che imposta un corso sull'ascolto senza
stimolare l'attivazione dei suoi allievi e senza
dimostrare una capacità di interazione e di ascolto,
finisce per dare un messaggio paradossale: "Vi
spiego come si ascolta e vi faccio vedere come non si
ascolta". Al contrario un corso di formazione,
capace di alternare momenti di gioco e momenti di
elaborazione emotiva e riflessiva - permette ai
partecipanti di sperimentare in modo vivo e concreto
problemi di comunicazione e di ascolto e consente al
formatore di trasmettere in modo più efficace schemi e
concetti teorici.
Un corso di educazione sessuale per bambini o ragazzi
impostato esclusivamente sulla lezione a contenuto
igienico-sanitario, trasmette un forte messaggio a
partire dal metodo stesso: al di là dei contenuti più o
meno adeguati, dice ai bambini o agli adolescenti che i
problemi legati alla sessualità sono costituiti
essenzialmente da una carenza di informazioni, dice che i
problemi affettivi ed emotivi connessi alla sessualità
non possono essere fatti oggetto di parola e di
riflessione, dice che sulla sessualità esistono i
competenti (per es. l'adulto che sta "insegnando")
e i non competenti (per es. gli allievi che stanno
ascoltando). Al contrario un corso di educazione sessuale
con le tecniche interattive elaborate dal Centro Studi
Hansel e Gretel, comunica, già a partire dal metodo
scelto, che ciò che fa problema nella sessualità sono
in primo luogo gli aspetti affettivi e relazionali, che
il sapere e l'ignoranza sono componenti dell'esperienza
di ciascuno, che la sessualità è normalmente costituita
da aspetti piacevoli e da aspetti problematici e
conflittuali, che è possibile e nel contempo liberante
imparare a condividere e comunicare - in un clima di
rispetto reciproco - ansie, dubbi, paure, difficoltà,
desideri concernenti la sessualità e l'affettività.
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Un metodo per comunicare e far crescere
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La metodologia formativa, elaborata, sottoposta a
verifica e sempre oggetto di riflessione interna da oltre
dieci anni, nella prassi del Centro Studi Hansel e
Gretel, rinvia ad alcune parole chiave: soggettività,
intelligenza emotiva, piccolo gruppo, comprensione,
responsabilità, gioco, esperienza. Soggettività
La più grande risorsa per prevenire la sofferenza dei
bambini e le varie forme di violenza ai danni
dell'infanzia sta nel far crescere la soggettività e la
responsabilità degli adulti che vivono accanto ai minori.
La soggettività è la capacità di un soggetto adulto,
impegnato in un ruolo familiare o sociale a contatto con
bambini o adolescenti, di ascoltare, definire ed
esprimere i propri bisogni, compreso il proprio bisogno
di essere sostenuto ed aiutato ad affrontare le proprie
impegnative responsabilità a contatto con figli, allievi
o minori in carico professionale. La soggettività
comprende gli aspetti professionali ed umani, cognitivi
ed affettivi dell'educatore, dell'operatore o del
professionista dell'infanzia o dell'adolescenza. Il
nostro metodo valorizza la soggettività del destinatario
della formazione, favorendo la sua partecipazione
cognitiva ed emotiva al percorso formativo.
Intelligenza emotiva
Si tratta di favorire non solo l'attivazione, ma anche la
consapevolezza e l'ascolto di sé dei destinatari della
formazione (siano essi grandi o piccini) al fine di
sviluppare la loro "intelligenza emotiva". Per
intelligenza emotiva intendiamo fra l'altro la capacità
di riconoscere e mettere in parola il mondo dei
sentimenti e delle emozioni associato alle esperienze e
alle relazioni, la capacità di controllare gli impulsi
emotivi senza reprimerli e senza neppure farsene
travolgere; la capacità di sviluppare l'efficienza
mentale e la comprensione della realtà e di motivarsi in
modo globale (con la razionalità e con l'emotività) al
raggiungimento di obiettivi e finalità di crescita, di
educazione, di tutela; la capacità di percepire e
comprendere le emozioni altrui, riuscendo ad essere
sensibili ed empatici.
Piccolo gruppo
Il piccolo gruppo, dotato di stabilità e continuità, è
il contesto ottimale dove svolgere l'intervento
formativo, perché favorisce fra i partecipanti
condizioni di conoscibilità reciproca e di
rassicurazione, indispensabili per uscire dall'ansia,
dalla diffidenza, dall'inautenticità, dalla
presentazione difensiva di falsi Sé e per far emergere
problemi reali. Nel gruppo non si parte dalla teoria,
anche se ad essa si può e si deve pervenire: il
formatore non impone un sapere predefinito, non fa
prediche, non sale in cattedra, ma innanzitutto tende a
facilitare la costruzione di un buon clima utile alla
comunicazione, alla riflessione e all'apprendimento a
partire dall'esperienza.
Comprensione e responsabilità
Si tratta di costruire nel gruppo di formazione un clima
dove prevalga l'atteggiamento di comprensione empatica,
di rispetto reciproco e di solidarietà e dove vengano
meno, per quanto possibile, gli atteggiamenti di giudizio
critico, che inibiscono la comunicazione e l'elaborazione
delle difficoltà reali. Si cerca in ogni modo di
contrastare gli atteggiamenti di colpevolizzazione nei
confronti della vita emotiva o nei confronti del proprio
o dell'altrui operato. Si tratta di favorire al massimo
l'espressione autentica e differenziata dei problemi, dei
punti di vista, dei sentimenti. Si tratta di evitare la
colpevolizzazione per favorire contestualmente la
consapevolezza e l'impegno sulle responsabilità
psicologiche, relazionali, giuridiche, professionali,
legate agli specifici ruoli istituzionali di educazione,
assistenza, cura, tutela dei minori.
Gioco
L'esperienza del gioco attiva la soggettività nelle sue
componenti razionali ed emotive. Il formatore propone
giochi finalizzati a far vivere situazioni capaci in
qualche modo di presentificare l'esperienza professionale
e relazionale a contatto con minori, un'esperienza che può
essere successivamente elaborata sul piano emotivo e
riflessivo. Le proposte di gioco comprendono tecniche di
psicodramma, sociodramma, role playing, Gestalt, giochi
di simulazione, di cooperazione, di elaborazione dei
conflitti, di percezione del Sé e dell'altro, di fiducia.
Tali proposte sono state opportunamente adattate alle
diverse specifiche tematiche formative, e sono modulabili
in relazione alle specifiche esigenze del gruppo di
formazione.
Esperienza
Il gioco rinvia all'esperienza problematica che si vuole
elaborare, la rappresenta, la rievoca e nel contempo
propone un'esperienza nuova, altra rispetto a quella che
si è già verificata, al fine di rivedere e rielaborare
i problemi e le difficoltà dell'esperienza quotidiana. I
processi di apprendimento e di formazione risultano più
efficaci se i contenuti teorici non vengono trasmessi in
modo astratto, bensì vengono ad appoggiarsi
all'elaborazione dell'esperienza, sia quella che si
produce nel "qui e ora" del gruppo attraverso
il gioco, sia quella che riguarda l'impegno e l'attività
quotidiana. E' senz'altro vero che non c'è nulla di più
concreto di una buona teoria, ma a condizione che questa
teoria sappia dimostrare di prendere avvio e di trovare
verifica nell'esperienza, sapendola illuminare ed
orientare.
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I riferimenti culturali |
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Il Centro Studi Hansel e Gretel è sorto da un lavoro
di riflessione sui testi di
Alice Miller, che ha
dimostrato come i comportamenti di violenza e di
strumentalità degli adulti a danno di tutti i soggetti
deboli ed indifesi, fra cui i bambini, siano in qualche
misura causati dalla rimozione della sofferenza infantile.
Sul piano teorico è stato approfondito quel filone della
psicoanalisi, che ha elaborato un modello
relazionale della mente (in contrapposizione al
modello pulsionale) e che ha evidenziato il
ruolo dellambiente nella determinazione della
sofferenza infantile (da Sàndor Ferenczi alla
psicologia del Sé di Kohut, da Winnicott a
Mitchell). Sul piano della tecnica sono stati
approfonditi ed utilizzati apporti dello psicodramma
classico e della terapia della Gestalt. Sono
stati assunti e metabolizzati schemi e concetti di autori
contemporanei sensibili alle tematiche dellascolto
e del rispetto della vita emotiva (Goleman, Gordon
ed altri). E stata studiata ed acquisita la
letteratura del movimento contro il Child abuse
and neglect e dei centri specialistici che si
occupano da decenni di maltrattamento allinfanzia. |
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