Baudolino
Cari lettori dopo un periodo di silenzio che mi ero imposto per non trascendere in valutazioni emotive, vorrei ritornare a scrivere su i misfatti di Genova.
In questi giorni è cominciato il balletto delle responsabilità, sulle violenze che governo, corpi speciali, e forze dell'ordine hanno perpetrato ai danni di cittadini italiani e stranieri che manifestavano il loro dissenso alla politica delle multinazionali in modo pacifico.
Tanto la cosa era lampante che è dovuto intervenire anche il Quirinale, e il Presidente Ciampi come massima espressione delle cariche istituzionali, per chiedere con forza che si dica la verità e si faccia luce su i fatti.
Ufficialmente il governo insiste ancora nel dire che l'intervento duro era giustificato dagli atti di violenza e di teppismo messo in atto da inqualificabili frange che facevano parte del movimento anti G8.
Niente di più falso, e i filmati hanno dimostrato che essi servivano da innesco.
La documentazione che sta uscendo fuori in questi giorni smaschera clamorosamente tutte le veline che il ministero degli interni ha provato a diffondere ai media per sceditare le 800 organizzazioni antiglobal e difendere le direttive delle forze politiche di destra che hanno architettato la repressione di stampo fascista.
La prova del nove di questa volontà è nella perquisizione alla sede centro stampa del SGF ospitato in una scuola. Qui funzionari delle forze dell'ordine hanno promosso e si lasciavano andare ad un irruzione da "regime dei colonnelli".
Una considerazione però a questo punto è d'obbligo. I militari che si sono prestati a quei massacri, che hanno violato la Costituzione, che illecitamente hanno formato delle "squadracce" agli ordini di qualche nostalgico camerata, cosa sono riusciti a dimostrare ai loro colleghi, che invece credevano di difendere l'ordine pubblico e che eseguivano gli ordini dei loro superiori con la fiducia di recare un servizio al paese?
Gli agenti che, come i Blak Bloc, si scagliavano su persone e cose (ci sono filmati e uno in particolare, mandato dal TG1, che mostra agenti in borghese che ribaltano una vettura dopo essersi infilati dei guanti…) abbandonandosi a violenze fisiche inqualificabili su persone inermi, chi hanno danneggiato?
Sembrerà un paradosso ma penso che tra le vittime di quello che è successo a Genova ci siano anche tanti giovani militari, polizia, guardia di finanza, ecc. che in buona fede eseguivano gli ordini dei vari superiori. Vorrei su questo punto esprimermi meglio per non essere frainteso.
In questi giorni leggendo molti articoli e sentendo le testimonianze dei ragazzi e ragazze presenti a Genova, un dato mi ha colpito e che è sempre presente, accomunando le loro cronache. Si evidenzia lo spezzarsi di qualcosa dentro di loro, badate bene non si tratta solo dei danni fisici, della fiducia, della giustizia, o delle cose che uno prova quando subisce violenza, ma di qualcosa di più profondo che arriva dentro l'anima.
Una società moderna per essere democratica e definirsi tale, si fonda su uno stato di diritto, sancito dalla Costituzione e dalle leggi che ne derivano, questo fa sì che ci sia un patto tra i cittadini e lo Stato che ha il dovere di tutelare i diritti, e le forze dell'ordine hanno il compito di far rispettare questi "trattati".
Possiamo affermare che questo patto è stato violato, e questo porterà delle gravi conseguenze in termini di immagine, sfiduciando chi aveva la responsabilità di farlo rispettare.
L'immagine delle forze dell'ordine ne esce fortemente squalificata, "non sarete più guardati allo stesso modo", i personaggi di alleanza nazionale, Fini in testa, che fanno la sceneggiata mostrandosi solidali con loro, in realtà con le "direttive politiche" hanno compiuto un capolavoro di azioni incostituzionali e antidemocratiche, esponendo così i tutori della legge alla gogna nazionale e internazionale. Si può dire che gli eredi di Almirante sdoganati a suo tempo dal "nonviolento" Pannella e portati al governo da Berlusconi una volta al potere mettono sul campo le sole regole che conoscono, lo squadrismo e la prevaricazione antidemocratica, sulla pelle dei cittadini e delle forze dell'ordine.
Abbiamo saputo di singoli militari che si sono rifiutati di eseguire ordini palesemente offensivi della dignità umana. In questi uomini è racchiuso ancora il senso di giustizia e dello Stato, vorrei esprimere loro tutta la solidarietà dei democratici di questo paese, pensiamo che la strategia della paura è anche contro di loro, per dividere il paese, per far sì che il loro lavoro diventi strumento di offesa a difesa dei privilegi dei più ricchi verso i debolii, utilizzandoli poi come "carne da cannone" ogni qualvolta si devono far tacere le piazze.
Le difficoltà del centrosinistra.
A Napoli in occasione di una manifestazione sempre relativa ai G8, la celere, chiudendo nella piazza migliaia di manifestanti, anche in quell'occasione si è distinta per la durezza e la sproporzione dell'intervento, picchiando manifestanti perlopiù giovani che alzavano le braccia in segno di non belligeranza.
Il governo di centrosinistra con il suo ministro Bianco difese il loro operato dalle dure contestazioni e prese di posizione di Rifondazione, mentre la destra plaudiva sorniona.
La domanda è inquietante, il governo di centrosinistra come avrebbe affrontato la questione a Genova?
Certo non si possono fare processi alle intenzioni ed è certo che la responsabilità dei fatti di Genova sono attribuibili unicamente al governo di centrodestra in carica, ma rimane comunque un interrogativo che la sinistra deve sciogliere partendo dalla sua base e dando una risposta alle richieste di giustizia che vengono da tutto il mondo democratico.
A tutti i ragazzi e le ragazze di Genova, vorrei che cerchiate di recuperare la forza della speranza in un mondo migliore, io non l'ho mai persa e voi ne siete la prova vivente. Vi abbraccio tutti come ho abbracciato i miei ragazzi quando sono tornati.
(2 agosto 2001)
A Genova un dramma si è consumato sotto gli occhi di tutti, e una vita umana ha pagato il suo tributo di sangue; i giornali e i media svolgeranno le loro cronache, ognuno vorrà usare questa tragedia a suo uso e consumo in buona o cattiva fede.
Penso però che pochissimi cercheranno davvero le responsabilità di questo omicidio in diretta, un crimine studiato a tavolino da coloro che avrebbero invece dovuto tutelare l'incolumità dei manifestanti pacifici.
Come si fa a dire questo?
Qualcuno potrebbe obiettare e contraddire questa affermazione mostrando i filmati dei manifestanti che si lasciano andare a violenze contro le forze dell'ordine. Facciamo un salto indietro nel tempo e andiamo con la memoria ad un'altra manifestazione. Quella del 12-5-1977 (già, proprio quella maledetta giornata), quando una giovane ragazza che si chiamava Giorgiana venne assassinata da un proiettile di Stato. Il ministro degli interni era il gladiatore Kossiga e le dinamiche dei disordini furono ricostruite attraverso le foto che i compagni del Manifesto e altri fotoreporter riuscirono a scattare. Agenti travestiti da manifestanti, che si erano infiltrati nei cortei e che venivano poi ritratti pistola in pugno, dettero il via ai disordini per creare le condizioni dell'intervento della polizia.
Quale è la similitudine, si potrebbe chiedere.
Uno dei problemi per un Governo che vuole far passare dei provvedimenti impopolari è quello delle manifestazioni di piazza, dove migliaia di cittadini esprimono il loro dissenso. Se la manifestazione è pacifica si ricorderà per i suoi contenuti e anzi aggregherà altre persone, se invece degenera in atti di vandalismo, violenze e assassinii, essa verrà riportata dalla cronaca solo per il suo aspetto tragico, ricordata non per i contenuti ma per le violenze. Il ragionamento è di una logica semplice e tragica, l'aspetto più tragico è che lo schema ogni tanto si ripete.
Questa società profondamente ingiusta e per certi versi ipocrita crea, suo malgrado, delle sacche di emarginazione sociale dove vengono espresse in vari modi forme di ribellione. Le violenze per essere attuate hanno bisogno di un motivo di aggregazione: un esempio classico è quello delle bande di quartiere delle aree metropolitane o quello delle tifoserie calcistiche violente che negli ultimi anni ha assunto proporzioni preoccupanti e drammatiche, anche lì con i loro morti. E' insomma la possibilità, secondo loro, di rispedire al mittente (società) la violenza subita.
I gruppi che si organizzano in maniera violenta nelle manifestazioni in effetti non hanno una vera collocazione politica, esprimono un disagio, e in questa società dove tutto può diventare funzionale allo scopo, un giorno qualcuno si è domamdato: "perché non utilizzarlo?"
Le menti "raffinate" della strategia della paura lo hanno capito (dopotutto è il loro lavoro) si sono seduti intorno a un tavolo. hanno studiato la cosa e hanno deciso che era l'unico modo di impedire che grandi manifestazioni di dissenso potessero andare a buon fine.
Cosa è successo a Genova?
Una grande manifestazione internazionale contro lo strapotere delle multinazionali che genera guerre, fame, miserie e malattie, in un giorno gioioso aveva espresso in maniera colorata e pacifica il proprio dissenso. Il giorno dopo, prima e durante laseconda manifestazione detta di "disobbedienza civile" che cercava di raggiungere la zona off limit (rossa) dove si erano asserragliati i potenti del pianeta, alcuni gruppi denominati Blak Bloc "blocchi neri" estranei alla manifestazione ufficiale, lai lasciavano andare a violenze e danneggiamenti. Era quello che qualcuno aspettava, le cariche delle forze dell'ordine puntuali scattavano in modo indiscriminato.
Si badi bene, i "blocchi neri" intanto si erano dissolti e le violente cariche determinavano da parte di chi le subiva un minimo di autodifesa e questo scatenava altre cariche. Qualcuno lo ha chiamato effetto domino e il termine mi sembra azzeccato. Intanto la situazione era sempre più fuori controllo, le immagini sui circuiti nazionali e internazionali si susseguivano drammatiche e il sangue colorava i monitor delle televisioni di mezzo mondo, uno spettacolo francamente ignobile regalatoci dal governo e dal " benefattore" Berlusconi, che nonostante le previsioni aveva voluto con forza mantenere in piedi la sceneggiata del G8. Niente male per un uomo di spettacolo: ha ottenuto l'oscar per la regia del documentario più truculento dell'anno, girato però sulla pelle delle persone reali.
La morte in diretta TV arriva gelida e spezza la vita di un giovane, Carlo, di 23 anni, e gela il cuore a tutti sia per le modalità e sia per il carattere truce delle immagini, difficili da dimenticare almeno per chi ha dei sentimenti umani. Vorrei dire ai cattolici di riflettere sulla leggerezza che usano questi signori giocando con la vita altrui, ma la loro ipocrisia è troppo grande perché possano affrontare le tematiche della vita in modo imparziale e sereno.
In verità il governo, che ha lavorato alacremente per il fallimento del Global Social Forum e della manifestazione, non è stato all'altezza della situazione o non ha voluto esserlo mostrando invece il livore del potere. Altro che democrazia, quelli erano cittadini che manifestavano per il diritto al dissenso e alla disobbedienza civile in modo pacifico, voi lo avete trasformato in dramma usando la "tecnica" della provocazione.
La morte che ne è scaturita rimarrà sulla vostra coscienza, ammesso che ne abbiate una.
Ai giornalisti prezzolati da Berlusconi che getteranno cortine fumogene sull'accaduto, voglio solo dire che, anche voi, più che responsabili siete degli irresponsabili e mi auguro che tutti i quattrini che guadagnate al prezzo della vostra disonestà intellettuale possano crearvi solamente infelicità.
Lo so, è una caduta di stile ma sono veramente incazzato.
(23 luglio 2001)
Nell'affrontare tematiche e interrogativi che arrovellano la mente di ognuno di noi, in questi giorni sto facendo alcune riflessioni che voglio condividere anche con i lettori.
Io sono sensibile a tutto quello che si muove in ambito sociale e spesso (non so per quale dono) riesco a leggere gli avvenimenti prima che essi accadano. Forse sarà per l'esperienza maturata nel periodo delle lotte sindacali degli anni 70. Già, gli anni 70: sembra un secolo invece sono 30 anni, solo una generazione.
In quegli anni ci furono dei passaggi importanti che cambiarono la nostra società, il mondo del lavoro, i comportamenti e la cultura della gente di sinistra.
A volte pensavamo che la rivoluzione che cambiasse le cose stesse lì dietro l'angolo, lo giravamo e invece c'era un'altra strada, e un altro angolo, proprio come quelle scatole cinesi che sono una dentro l'altra e quella che viene dopo è sempre più piccola.
La verità è che la rivoluzione, quella che cambiava le cose e che passava nella testa delle persone, la stava facendo il capitalismo. Noi con le nostre manifestazioni per il terzo mondo contro lo sfruttamento, la guerra, le armi, le multinazionali, piantavamo piccoli semi nel deserto.
Il processo di frammentazione è passato, il fattore di limitazione delle capacità organizzative dei lavoratori non è stato rimosso, mi spiego meglio: il capitalismo pur nelle sue contraddizioni e senza un mandato internazionale, procede nella sua corsa sfrenata e a quanto sembra inarrestabile, anche le masse più diseredate del pianeta lo abbracciano, come una religione che faccia uscire dalla miseria, fame, guerra e malattie.
interi continenti, e, come si può ben vedere, si rischia anche la vita per emigrare nei paesi dei G8 dove li aspetta umiliazione e sfruttamento.
Le multinazionali non hanno confini, la prossima mossa sarà quella di investire proprio in quei paesi, potenziali mercati sconfinati dove la gente ha bisogno di tutto, e faranno passare questa loro esigenza di globalizzare come una colossale opera di solidarietà, di beneficenza. E gli ipocriti saranno felici, cattolici in testa.
Apriranno industrie in quei paesi dove la manodopera costa un quarto e il costo del lavoro zero perché non esistono diritti sindacali, e noi continueremo il nostro consumismo a prezzi forse più bassi, felici e contenti.
Che fare?
Negli anni che verranno avremo di fronte una sfida, o, meglio, "una scommessa". Riusciranno il sindacato, le organizzazioni e quindi le persone che vivono nei paesi più "ricchi" a globalizzare se stessi ?
Attraverso le nuove tecnologie le multinazionali vanno verso un unico sistema mondiale
del controllo e della gestione delle risorse del pianeta. L'unificazione degli Stati è solo un aspetto formale e non necessario.
Se vogliamo che l'unità internazionale dei lavoratori abbia successo pur nelle varie forme e trasformazioni, dovremo avere la capacità di intervenire sulle scelte dei singoli stati, non in ordine sparso, ma coordinandoci, usando al massimo le tecnologie di comunicazione e tutte le forme di aggregazione che superino le frontiere. Per fare questo c'è bisogno di una nuova alfabetizzazione come nei primi anni del 900 quando si sentì l'esigenza di darsi gli strumenti culturali per combattere il padrone sul suo terreno. E' evidente che non parlo di leggere e scrivere ma di imparare al meglio le tecnologie avanzate e i linguaggi della comunicazione, solo così potremo imporre che un salario abbia lo stesso valore a Londra come Bucarest, a Brescia come a Tirana e che l'accesso allo studio, alla sanità. ai diritti civili siano valori universali, per non dire una parola troppo abusata negli ultimi tempi "globali".
Il sindacalismo italiano, grazie al compromesso sancito proprio negli anni 70 in cambio della cosidetta "pace sociale" e che avrebbe dovuto vedere l'ingresso della sinistra al governo, (cosa che non avvenne anche per l'affare Moro), ormai ha raggiunto una china pericolosa. La rottura della CIGL con gli alleati CSL e UIL sul contratto dei metalmeccanici è un segnale politico che segue il fallimento della sinistra di affermarsi in campo governativo con relativa perdita di consenso per le innumerevoli contraddizioni che tutti conosciamo.
Quindi la scelta obbligata è: o riprendere la lotta o scomparire.
Sono convinto che l'autunno sarà caldo perché si sta affermando un involuzione sociale, come insegnarono i provvedimenti di tactheriana memoria.
La sanità, la scuola, trasporti e servizi saranno forniti a caro prezzo e solo a chi ne avrà le possibilità.
I margini di trattativa contrattuale dei salari (badate bene, solo per il recupero dell'erosione che si aggira intorno al 3%) sono già da rinegoziare, in barba agli accordi sottoscritti e firmati dalle controparti.
Il governo sta elaborando strategie per far sì che ogni dissenso venga vanificato, come si è visto con l'addomesticamento della CISL e UIL, nonostante il loro calo pauroso di rappresentanza, che serve da grimaldello ai padroni (imprenditori) e al governo (che sono la stessa cosa).
Nel prossimo futuro dovremo mettere in campo tutta l'intelligenza che sarà possibile, se vorremo vincere questa scommessa, che prevedo lunga e abbastanza dura.
Insomma grosse nuvole all'orizzonte che inevitabilmente porteranno la pioggia, bisogna vedere se servirà a quei famosi "semetti dormienti" piantati nel deserto, se avranno forza e capacità di far germogliare piante nuove, sane e robuste.
(11 luglio 2001)
"Mio caro padrone domani non ti sparo, non farò di te sapon di somaro, ma devo dirti che…"
Grazie ai compromessi con i sindacati (con il patto sociale) hai visto aumentare i tuoi privilegi
e i tuoi guadagni, in cambio hai dato poco e niente, e quel poco adesso lo rivuoi indietro con gli interessi.
Io penso che bisogna rinfrescarti la memoria, forse hai scordato che quando tiri troppo la corda
i lavoratori non ci stanno, e te ne accorgerai.
Voglio dirti che non puoi intaccare la Costituzione
a tuo piacimento, perché essa è patrimonio di una Repubblica conquistata dopo anni di dittatura
fascista e strapotere monarchico.
Tanti poveri illusi credono che farai "grandi opere, aumenterai
i salari, le pensioni, ridurrai le tasse, arginerai la criminalità", ma si sbagliano, come si vedrà in seguito.
Fai bene a ringraziare queste "allodole" perché nell' euforia della vittoria non hanno fatto caso
che insieme a loro esultano la Confindustria, il Vaticano, e i settori più reazionari della nostra
società, che sono in realtà sponsor dei loro interessi.
"Adesso mettiamo mano alle riforme del lavoro" dicono esultanti, che tradotto in parole semplici significa "ti assumo quando mi servi e ti licenzio quando voglio, senza nulla a pretendere da parte tua".
Azzeriamo quel poco che rimane dello Statuto dei Lavoratori, detassiamo le imprese, trasferiamo
i nostri guadagni (come ha fatto Berlusconi) nelle società di comodo nei paradisi fiscali, adesso possiamo.
La parità scolastica (si apprestano a dire i cardinali) dovrà essere garantita; vuol dire che lo Stato
dovrà finanziare cioé noi cittadini dovremo finanziare delle scuole che oltre a far pagare una retta
prendono altri fondi soltanto perché cattoliche.
E l'attacco alla legge per l'interruzione della gravidanza, una rivincita covata per anni dai cattolici
e dalle destre, è a portata di mano. Grazie al risultato elettorale potranno imporre una svolta, senza
però aver rimosso le cause che portano tante donne a dover affrontare questo dramma. Sarà come negli anni 50.
Larghi settori della destra vorranno mettere mano alla Costituzione, riscrivere la storia nella speranza di aggiungere menzogne che li scagionino dalle nefandezze del fascismo.
Chi punta alla divisione dello
Stato come la Lega vorrà riscuotere la cambiale firmata da Berlusconi a Bossi.
Penso che sarà questo il risultato vero del voto, maturato dopo anni di lavaggio del cervello che hai finanziato in modo scientifico, e pianificato con tuoi media.
A questo punto si spera che questi fantasmi trovino una risposta adeguata, che la sinistra e il sindacato ritrovino le proprie ragioni, il proprio patrimonio di esperienze, e la smettano di inseguire la chimera popolarcentrista,
rivelatasi fatua, ritrovando la propria identità, e le ragioni della propria esistenza.
Occorre lasciare gli opportunismi di convenienza formale (evidenziata nel riavvicinare Rifondazione solo dopo la disfatta), avviare un processo di "restauro" che possa permettere la difesa di chi rappresenta, e tornare ad essere come nel passato portatrice di progresso e democrazia.
Ora più che mai la sinistra dovrà cimentarsi su grandi sfide e grandi temi per un confronto che si prospetta duro e di lunga durata.
(17 maggio 2001)
Quando viene da te qualcuno e vuole convincerti a comprare qualcosa, cosa fa ? tira fuori tutte le garanzie possibili e immaginabili, tutte carte e cartuccelle che una volta che le hai sottoscritte vogliono dire "ti ho fregato".
A Roma questi "affari" vengono chiamati "sola" oppure "bufala", che sono termini forse triviali ma comunque efficaci per far capire che stai per essere truffato.
Pulcinella è un personaggio napoletano simpaticissimo, e chi di noi non lo conosce? Sinceramente a Pulcinella si può perdonare tutto. Anche se a volte fa qualcosa contro la moralità e la legge, è giustificato dal fatto che le condizioni da povero e "ignorante popolano" lo portano ad escogitare tutti gli espedienti possibili e immaginabili per poter sopravvivere. E Pulcinella non propone contratti.
Un personaggio che invece che non è così simpatico, anzi è decisamente odioso, è Mefistofele che l'insoddisfatto Faust invoca per vendergli l'anima, in cambio del successo.
Goethe racconta come questo diabolico personaggio convinca Faust a sottoscrivere un contratto siglato con il sangue.
L'altra sera in tv ho visto per caso Berlusconi che candidamente mostrava il contratto che intende stipulare con i cittadini, e sono balzato sulla sedia. Ho esclamato ad alta voce: -E' lui !!-
-Lui chi?- mi hanno chiesto preoccupati quelli intorno a me.
-E' lui, è Mefistofele, non capite?-
Da tempo questo personaggio, questo Berlusconi, non riuscivo a inquadrarlo bene, perché cambiava continuamente, si trasformava in imprenditore, unto del signore, cameriere, cantante, attore, operaio ecc… poi quell'immagine -capelli impomatati, doppiopetto, traccagnotto- mi ha chiarito tutto: chi meglio di lui rappresenta Mefistofele? Se Goethe fosse ancora vivo non crederebbe ai suoi occhi.
La domanda però più seria che mi faccio in queste ore è se gli italiani faranno la fine di Faust.
Presto sapremo se la nostra società è cotta al punto giusto e è pronta a sottoscrivere il contratto che regalerà a questo personaggio cinque anni per cambiare in peggio la vita civile e sociale del nostro paese.
Aspettatevi cementazioni, deturpamento del patrimonio paesaggistico, abusivismo, licenziamenti selvaggi in nome della flessibilità, deregulation della pubblica amministrazione e della giustizia a vantaggio dei furbi e dei grandi evasori fiscali, tagli alle pensioni in fase di maturazione a vantaggio delle assicurazioni private, il poliziotto di quartiere che magari arresta il piccolo spacciatore mentre la grande criminalità, cioè mafia, camorra, ndrangheta ecc…, avranno il campo sgombro dalle indagini che richiedono oltre alla qualità anche la quantità del personale investigativo, e per ultimo e più importante, lo stravolgimento della Costituzione, cosa che fino a qualche anno fa era solo un sogno per piduisti, fascisti, e monarchici.
Italiani siete pronti? Allora rimboccatevi le maniche, intingete il pennino nella vena e… firmate.
(12 maggio 2001)
In questi giorni sto riflettendo sulle paranoia che affligge qualcuno al pensiero che le elezioni vengano vinte dal polo di centrodestra, e sinceramente ho un senso di fastidio nei riguardi delle tante persone che si sentono disorientate, deluse o, peggio, sorprese dal probabile insuccesso elettorale.
La storia di ognuno di noi è costellata di momenti esaltanti e altri meno fortunati e deludenti; in tutti questi anni abbiamo vissuto con la certezza degli ideali della sinistra, ideali che conosciamo bene, che hanno forgiato le nostre coscienze. Ci siamo opposti alle ingiustizie, abbiamo lottato per la conquista e la difesa dei diritti delle persone, della democrazia.
Abbiamo creduto che l'obbiettivo fosse raggiunto. Per la prima volta un partito della sinistra andava al potere, entrava a pieno titolo in una coalizione di partiti che anche se non tutti da considerare forze di cambiamento, erano comunque democratici.
In questi cinque anni questa coalizione ha lavorato per il risanamento dello stato, per le riforme, per il funzionamento degli apparati pubblici. E' stato avviata la revisione del sistema fiscale ed economico, le industrie sono state incentivate, e certi risultati sono stati raggiunti grazie al patto sociale che le parti sociali hanno sottoscritto concertando i "sacrifici" e gli oneri che questi comportavano. In poche parole è stato fatto tutto il lavoro che i governi precedenti, in cinquanta anni, non sono riusciti a fare, pur indebitando pesantemente il paese.
Però una cosa è stata tralasciata: le ragioni della sinistra.
Mi spiego meglio. I cittadini in quanto soggetti perlopiù disattenti alle questioni politiche che riguardano le tendenze di sviluppo socio economico certo non sanno che nei prossimi anni le concentrazioni economiche delle multinazionali raggiungeranno livelli astronomici; di conseguenza la disponibilità tecnologica legata alla ricerca e finanziata dalle stesse multinazionali salirà in modo esponenziale.
Questo però non vuole dire che le condizioni di vita miglioreranno per tutti, anzi ci sarà un divario sempre più profondo tra paesi ricchi e poveri, ma questa non è una novità. La novità sta nel fatto che anche i paesi che potevano avere la speranza che cambiasse questa tendenza, ormai sono annichiliti dalle politiche di globalizzazione.
Possiamo dire che anche all'interno dei Paesi sviluppati e "democratici" si ricorre allo sfruttamento insensato delle risorse e delle persone, e la differenza tra ricchezza e povertà aumenta tanto più aumenta la tecnologia.
Sembra un paradosso, ma non è così: lo dimostra il fatto che l'involuzione sociale e la qualità della vita segnano dei picchi negativi che vanno a svantaggio delle classi lavoratrici aumentando il divario sociale, con effetti pericolosi che hanno un loro negativo effetto nella società, creando spinte reazionarie e di destra.
Il punto è proprio questo. Quali scelte un governo o una politica di sinistra deve fare per invertire queste tendenze? Se la "sinistra" cavalca i processi di ristrutturazione capitalistica in senso liberale, e riesce a cambiare la rotta di questa nave, entra in collisione con i bisogni della gente, e inevitabilmente affonderà portando con sé la responsabilità di non aver saputo trovare una alternativa valida ai modelli di sviluppo perseguiti dai Berlusconi sparsi per il mondo che creano danni irreparabili, spinti dalla loro schizofrenica corsa al potere.
Lo stampo è sempre lo stesso. Agnelli, Pirelli, ecc, ora Berlusconi, fanno le loro fortune sulla pelle dei lavoratori, e poi vogliono anche decidere sui destini di tutti.
Ma sinceramente non mi sento impaurito nell'eventualità sfortunata che questi loschi personaggi vincano le elezioni, perché nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
Le nostre lotte e i nostri sacrifici che hanno segnato dei passaggi importanti per la nostra società, continueranno a vivere e a dare frutti; ci saranno altre lotte di chi verrà dopo, perché se non ricordo male la lotta è efficace solo se è continua.
Sarà anche l'ccasione per la sinistra di avviare un rinnovamento al suo interno, per ritrovare lo scopo, il significato della sua identità, per proporre in modo originale le sue regole.
Costringeremo gli sfruttatori e i guerrafondai a subire un'altra globalizzazione: quella della giustizia tra i popoli e dello sviluppo economico compatibile con i principi e i valori della sinistra.
(10 maggio 2001)
Stiamo assistendo in questi giorni alla Pasqua di tutti i cattolici, cioè alla celebrazione
di un evento avvenuto 2000 anni fa e che rappresenta assieme al Natale una delle maggiori ricorrenze per una fede che ha cambiato il modo di pensare e di agire di milioni di persone nel corso dei secoli.
L'evento di per sé è stato rappresentato in tutte le forme possibili e immaginabili e ogni autore ne ha esaltato la cruda drammaticità; pittori, scrittori, registi si sono cimentati nel raccontarlo. Ma in tutte le loro opere troviamo qualcosa che li accomuna: l'esaltazione del dolore.
Il dolore vissuto come elemento di purificazione, il massimo sacrificio come testimonianza della propria fede, è questo che i cattolici e anche altre fedi pretendono dai loro fedeli.
Mi piacerebbe capire come l'antropologia consideri questo sentimento, come esso si sia sviluppato e abbia poi finito per diventare l'elemento cardine di molte religioni, ma non me la sento di addentrarmi in un'analisi così complessa. Vorrei però trovare una religione dove al posto della sofferenza si esaltasse la gioia; bene, non ci crederete ma "religioni" di questo tipo le trovo soltanto nelle società primitive e arcaiche dove solo piccole comunità danno alla loro religiosità un significato che appartiene a una logica legata al rispetto naturale delle cose.
Non fraintendetemi, dico solo che c'è qualche caso del genere, come tra gli aborigeni australiani, o tra gli indios delle foreste fluviali in Amazonia, in qualche tribù dei nativi Americani (da noi chiamati Indiani), mentre in altre realtà vi sono religioni terribili dove di solito i sacrifici maggiori ricadono sempre sui soggetti più deboli, come bambini e donne.
In Italia i cattolici impongono una religione di stato, subordinandole spesso anche la vita politica, determinando scelte di carattere etico-morale. La cosa strana è che queste scelte avvengono all'interno di uno stato che sta dentro un altro e che i condizionamenti sono rivolti più alla conservazione dei privilegi che ai dettami meramente religiosi, invadendo la sfera politica che dovrebbe essere laica. Il più delle volte vengono usati strumentalmente argomenti etici di parte che si vorrebbero imporre a tutta l'umanità. Il divieto degli anticoncezionali, per esempio sta causando nei paesi poveri delle vere e proprie stragi di esseri umani decimati da malattie legate al sesso come l'AIDS, specialmente in Africa dove le missioni in alcune realtà rappresentano l'unica via di fuga da guerre e carestie causate a loro volta molto spesso dall'intervento dei paesi "democratici" occidentali.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un contenzioso tra stato vaticano e governo italiana riguardo le emittenti radio vaticana. I cittadini da tempo denunciano la trasgressione dei limiti previsti dal decreto Ronchi sulle antenne ad alta emissione di onde elettromagnetiche, dimostrando anche che diverse persone, e in primo luogo bambini, hanno contratto malattie gravi attribuibili all'inquinamento delle antenne di radio vaticana. Sarebbe stato logico pensare che, se questi sono i "paladini della vita", avrebbero fermato immediatamente le trasmissioni e avrebbero preso i necessari provvedimenti. Niente affatto! Costoro si sono appellati alla loro condizione extraterritoriale per arrogarsi il diritto di scegliere tempo e modo di eliminare questo grave danno ambientale. Capite il pragmatismo di questi santi uomini?
Allora ci si può chiedere: ma tutte quelle prediche sulla vita, l'aborto, l'eutanasia, la contraccezione? Dichiarazioni religiose che però non si conciliano con quelle politiche e pratiche, che in questo caso hanno sfiorato una crisi diplomatica e una divisione all'interno della coalizione del governo italiano con prese di posizione del ministro degli esteri Dini contrapposto a quello dell'ambiente Bordon, il quale avrebbe voluto prendere misure immediate per far rispettare la legge, ma è stato abbandonato nella coalizione anche dalla sinistra che evidentemente pensa così di accattivarsi la benevolenza dei cattolici in vista delle prossime elezioni politiche. Uno spettacolo sinceramente disgustoso.
Io, cari lettori, come avrete capito mi sento un senza dio, nel gergo cattolico si direbbe "ateo", forse perché per me dio è morto.
E' morto sulla nave dei piccoli schiavi neri, che non trova approdo.
E' morto con il bombardamento sui territori della Palestina.
E' morto con i bombardamenti della NATO.
E' morto con le multinazionali farmaceutiche.
E' morto con gli esperimenti sugli animali.
E' morto con la globalizzazione dell'economia.
E' morto con gli OGM.
E' morto nei campi di sterminio.
E' morto ancora di più ora, quando ci sarebbero i mezzi per alleviare la sofferenza umana, e non vogliono, non vogliono perdere il potere di comandare, di accumulare ricchezze spropositate, di decidere il destino di milioni di nostri simili e continuano ad uccidere dio.
Nonostante ciò ho rispetto per chi professa una religione e rispetto i loro simboli e le loro funzioni. Ma, per favore, lasciatemi pensare ad un'umanità che abbia in se stessa la capacità di valutare il bene e il male; non pretendete che lo Stato, la comunità, siano vincolati da leggi "religiose" che non rappresentano certo tutta la collettività e che il più delle volte costituiscono un freno inibitorio alla crescita della coscienza individuale e un'intrusione nella sfera delle leggi di uno Stato che si dichiara laico.
(17 aprile 2001)
Vengono dagli anni 50 le generazioni del "dopoguerra", in un'Italia con ancora addosso il fetore della guerra e del fascismo, delle persecuzioni razziali e discriminazioni politiche; una povera nazione, distrutta dalle bombe e da tanti lutti.
Poi, dopo la sconfitta, fu come se si svegliassero da un brutto sogno, e si promisero di non ripetere quegli orrori, erano diventati quasi tutti antifascisti, più buoni, più bravi, "italiani brava gente".
Poi la ricostruzione, le trasmigrazioni dal sud al nord del paese, l'industria chiamava e il processo di trasformazione aveva inizio.
Le lotte degli anni 60-70, le prime conquiste dei lavoratori per l'orario, lo studio, lo statuto dei lavoratori, i licenziamenti e altro, migliorarono le condizioni economiche degli italiani che cominciavano a modernizzarsi a suon di cambiali. Il consumismo, vera spina dorsale del miracolo economico, entrò nelle case e le riempì di merci di tutti i tipi: era il "boom" economico.
Quell'Italia operaia, solidale, metteva quasi paura a quelle classi piccolo-borghesi che nel frattempo si ricomponevano per gestire politica e finanze dello stato.
I partiti si sforzavano di affermare la democrazia in un paese uscito da vent'anni di dittatura.
La guerra fredda, frutto della spartizione dei vincitori del conflitto, aveva creato "zone di influenza militare" e in realtà grandi divisioni ideologiche si affermarono nei diversi schieramenti politici, che si riassunsero in tre tendenze: la sinistra, con il Partito Comunista Italiano (PCI), il Partito Socialista Italiano (PSI), il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI); il centro, con la Democrazia Cristiana (DC) e il Partito Repubblicano Italiano (PRI); la destra, con il Movimento Sociale Italiano (MSI), a cui facevano riferimento anche i Monarchici, e il Partito Liberale Italiano (PLI).
Le elezioni videro l'affermazione della DC alla guida del paese, e le alchimie politiche per governare furono le più disparate, ma rimaneva comunque una conflittualità sociale non risolta, e il maggiore partito di governo usò tutti i mezzi per rimanere al potere, compreso l'uso e la complicità di poteri occulti, e neofascisti, apparati "deviati" della polizia e dei carabinieri dell'epoca.
Questo breve excursus lo dedico ai più giovani che oggi si affacciano alla politica e che hanno davanti problemi forse più grandi perché quello che manca loro è un'identità sociale. Essi vivono in una specie di "torre di babele" dove ognuno parla una lingua individuale, non riescono a comunicare con gli adulti i quali, a loro volta, s'irrigidiscono in stupide chiusure.
Abbiamo davanti una società cambiata, anche i protagonisti politici sono cambiati e i loro nomi non richiamano minimamente lo spirito con cui si erano formati: il PCI diventa PDS, poi DS; la DC il PPI; il PSI socialisti di Boselli; il MSI AN; e gli altri?
Forza Italia è una coalizione che si forma all'inizio degli anni novanta. Nasce dopo un burrascoso periodo che vede i maggiori partiti di governo, la DC e il PSI, coinvolti negli scandali delle tangenti, le quali oltre ad arricchire i vari segretari, sotto-segretari, portaborse e faccendieri vari, finanziando illecitamente i partiti, dovendo perpetuare il potere a ogni costo.
Gli scandali coinvolgono anche grandi finanzieri e capitani di industria al punto tale che alcuni di loro decidono di scendere direttamente in politica. Tra questi emerge un certo Silvio Berlusconi, conosciuto come presidente di una squadra di calcio e proprietario di imprese televisive, che grazie ai suoi legami affaristici con il PSI di Bettino Craxi era senza rivali, ma visto che il terreno stava franando sotto i suoi piedi decide di fondare un partito, Forza Italia, sponsorizzandolo a suon di miliardi.
Il personaggio, come la maggioranza dei padroni, non ha tendenze ideologiche: il suo unico partito è il profitto. Con un operazione calcolata si accoppia con Alleanza Nazionale e la Lega Nord; si può dire che nelle sue file, che raccoglieranno partiti d'ispirazione neofascista e separatisti con tendenze xenofobe e razziste, entrano spezzoni della DC, del PSI, del PRI, PLI, ecc… insomma di quella politica che, frantumata da "mani pulite", si ricompone intorno ai propri interessi e a quelli del proprio padrone.
1994. Questa coalizione riesce a vincere le elezioni e formare un governo, che però non dura; una manifestazione sulle pensioni porta in piazza a Roma più di un milione di persone contrarie al governo Berlusconi. Gli alleati cominciano a litigare tra loro, fino ad auto-sfiduciarsi e cadere.
E' il momento de "l'Ulivo", una sorta di governo di unità nazionale che va dai DS ai Popolari (una frangia della DC), ai Verdi, appoggiati con un patto di desistenza da Rifondazione Comunista (partito nato da una scissione del PCI). Il governo regge fino al momento in cui Rifondazione Comunista prova a far passare alcune riforme e scelte di politica economica che non vengono accolte. Questo provoca la caduta del governo Prodi, (che nel frattempo aveva avviato alcuni risanamenti strutturali, e permesso al paese di entrare nella comunità europea) e la composizione di una nuova coalizione di maggioranza guidata dai DS con D'Alema. E' una maggioranza risicata, che dopo l'uscita di RC in maniera definitiva, cerca di allargarsi
Cercano di copiare il modello americano e inglese che proietta i mercati verso la globalizzazione, monopolio delle multinazionali.
Comunque pur nelle contraddizioni più stridenti D'Alema va avanti, ma sul suo cammino c'è una prova che questa volta lacera la sinistra, non tanto quella dei DS, ma quella più variegata, trasversale agli stessi partiti:l'appoggio incondizionato all'attacco della NATO, subordinata agli USA, alla Serbia, con i bombardamenti su Belgrado, la distruzione di ponti, case, fabbriche in quello che rimane della Iugoslavia già vittima delle guerre interne per opera del separatismo etnico appoggiato in modo più o meno palese dalle "democrazie" occidentali.
"Un bombardamento umanitario, per salvare le popolazioni del Kossovo dal genocidio", questo si dirà per giustificare la guerra tecnologica con bombe "intelligenti" ed proiettili all'uranio impoverito.
In realtà, come si vedrà in seguito, l'intervento aprirà nuove frontiere ai mercati in quei territori che erano sotto l'influenza dell'URSS ormai allo sbando e subordinata alle leggi del capitalismo "vincitore".
Nelle elezioni regionali la coalizione perde consenso, D'Alema si dimette, il governo si "ricompone" ed elegge come primo ministro Amato, vecchia conoscenza del periodo craxiano. "Governo di fine legislatura", così verrà chiamato.
Siamo ai nostri giorni. Il centrosinistra si ripresenta agli elettori con il candidato premier Francesco Rutelli, frutto di elaborati accordi tra le vari componenti politiche. L'ex sindaco di Roma (del giubileo), di origine radicale e di estrazione liberale, viene scelto perché è capace, telegenico e piace a quell'italietta benpensante e un po' di sinistra ma non troppo (ogni riferimento al nostro sito è puramente casuale), e è ritenuto in grado di tenere assieme cattolici e riformisti, padroni e operai, lavoratori interinali e new economy e quant'altro.
Dunque siamo alle elezioni, un passaggio fondamentale, oserei dire storico. Se vince il partito del padrone non è un mistero che la costituzione verrà ritoccata, ritorneranno i Savoia responsabili al pari dei fascisti della parte più drammatica delle guerre del 900 e del loro tragico epilogo.
Vi ricordate i referendum sui licenziamenti? Ebbene, visto che ne erano i fautori insieme a Pannella, li approveranno a colpi di maggioranza con buona pace del sindacato che se vorrà sopravvivere dovrà riprendere le lotte e rompere il cosiddetto "patto sociale". Le masse di extracomunitari potranno lavorare ma solo in nero e poi scomparire nei loro rifugi proprio come avviene in Austria; si sparerà su qualche gommone per contrastare gli esodi dei disperati; monopolizzeranno l'informazione quanto più possibile; appoggeranno qualche guerra che scoppierà nel vicino medio oriente (come del resto ha fatto D'Alema); affonderanno le mani nelle casse dello Stato.
Forse con la ripresa delle conflittualità sociali saremo cacciati dalla Comunità Europea e, se l'opposizione farà bene il suo lavoro, a sua volta la destra cadrà e forse si riandrà a votare e il popolo di sinistra eleggerà qualcuno che assomiglia a Rutelli, ricominciando tutto da capo proprio come fanno nei paesi di cui si propone il modello: U.S.A, Inghilterra, Francia o Germania, ecc.
Insomma, ognuno farà la sua parte, c'è chi costruisce e chi demolisce, in un girotondo di alternanze con la conseguenza che chi ha avrà sempre di più, chi non ha avrà sempre di meno.
La verità è che sono proprio i modelli sociali ed economici che non si vogliono ridiscutere per trovare un'alternativa al modo di produrre che esaspera i mercati e il mondo del lavoro, portando nei paesi "sottosviluppati" pezzi di produzione per pagare di meno una manodopera sempre più sfruttata come abbiamo visto in un recente esempio scoperto in Turchia.
Non vorrei dilungarmi troppo, ma la distruzione dell'ambiente da parte dei paesi più industrializzati dove la natura viene costantemente violentata, la scelta degli ORG (organismi geneticamente modificati), la ripresa degli armamenti per distruzioni di massa chiedono da parte nostra una presa di coscienza straordinaria, se non vogliamo vedere il prossimo futuro compromesso da tragedie come quelle del secolo passato, se non peggiori.
Sul voto, io penso che esso sia comunque una conquista di democrazia (basti pensare a quando esso era negato) e quindi come al solito andrò a votare e voterò la sinistra, non certo il centrosinistra del passato governo.
Una scelta netta, forse perché in fondo credo che, nonostante tutto, questo mondo si possa migliorare.
(5 aprile 2001)
Personalmente ho avuto sempre dei grossi dubbi su quelle organizzazioni paramilitari che sparano nel mucchio.
Vi ricordate gli attentati fascisti che insanguinarono l'Italia negli anni 70-80 ?
Lo so è un'altra situazione, ma quando le vittime è gente comune passanti, operai ecc…. la cosa mi crea quantomeno delle grosse perplessità.
Io penso che la composizione dei gruppi separatisti o di liberazione abbiano al loro interno delle formazioni, come in uno stato in miniatura, cioè tendenze politiche di sinistra e di destra; la domanda è: quale prevale in questo momento nell' ETA ?
La lotta contro l'oppressione in Spagna ha conosciuto momenti anche cruenti, ma chi preparava queste azioni si poneva quantomeno il problema di non coinvolgere ignari passanti.
E poi spiegatemi come sia compatibile "tifare" per qualche attentato, e nello stesso tempo essere contrari alla guerra.
Mi sento sollecitato anche a dire di più per quanto riguarda l'ETA
e nella nota precedente non so se sono stato chiaro.
La storia della sinistra
Italiana ha percorso, in diversi momenti storici, diverse fasi che si
adattavano alla situazione. Quando l'internazionalismo
vedeva da una parte i carnefici e dall'altra le vittime, si facevano
manifestazioni di solidarietà, e iniziative varie a favore di queste ultime;
la sinistra era sempre dalla parte dei deboli.
Negli ultimi anni, da quando i DS governano con il centrosinistra, questa tensione
è venuta meno. Nel periodo in cui Rifondazione appoggiava Prodi, quando
Bertinotti prese l'iniziativa di portare la propria solidarietà al subcomandante
Marcos nel Chiapas del Messico, questo suscitò addirittura l'ira dei DS di Veltroni,
che ritenevano "inopportuna" quella iniziativa, perchè spostava a
sinistra gli equilibri ottenuti con tanta fatica con il centro dello
schieramento di governo. Rinnegando così una parte della propria storia di
internazionalismo, dall'Africa al Vietnam, dalla Palestina al Centro
America. (Si veda l'episodio dei curdi, la consegna di Ocalan ai Turchi
con la partecipazione dei servizi israeliani, presidente del consiglio
D'Alema)
Attenzione però a non confondere la lotta di liberazione di interi popoli
per il riconoscimento della propria identità e del proprio territorio,
con l'azione di gruppi separatisti all'interno di Stati che storicamente
hanno unificato il territorio sotto un unica bandiera, consolidando
di fatto un unità che all'inizio metteva d'accordo tutti.
E' come se Bossi facesse degli attentati per la liberazione della "Padania".
Queste istanze non sono di sinistra, perchè rivendicano non diritti ma interessi
egoistici di una parte della nazione che prima si arricchisce con la forza
lavoro di tutta la nazione stessa e con i contributi dello stato alle imprese (per
esempio, come alla Fiat del periodo Valletta), con le infrastrutture ecc.... poi
si vuole staccare dal resto del Paese proprio nel momento in qui sono
possibili riforme sul federalismo regionale. Mi sembra un gioco abbastanza
scoperto, no?
Comunque negli Stati le istanze vanno presentate rispettando le regole
democratiche, chiaramente quando lo stato è democratico.
Se non lo fosse, non sarebbe uno stato di diritto ma una dittatura e solo in quel caso sarebbe legittimo usare tutti gli strumenti, compreso quello della lotta armata. Ma, per
quanto essa possa essere disumana, vanno comunque rispettati i principi
etici, senza i quali ogni rivendicazione anche se per una causa giusta,
naufragherebbe miseramente in una sconfitta, come la storia insegna.
(8 marzo 2001)