Julia
Allora eccomi qui. Ho la mia scheda in mano. Il documento e' nella borsa. Ho ripassato tutti i colori: giallo, verde, rosa...Il sole e' quello da maggio romano, quello che di solito ti piglia per il culo tipo: "credevi fosse estate e ti sei messa la canottiera nuova eh? no ciccia, siamo ancora a maggio e se mi girano posso anche gettarti in testa un temporale di quelli...". Maledetto sole. Le mani mi sudano, comunque, vorrei essere andata con gli altri al lago. Saranno li', ora, a sguazzare nell'acquetta freddina, ma sempre acquetta o a farsi qualche giro in barca. E invece io no. Io sono qui a votare. Porca miseria.
Allora vado. Vado? Ma dove cazzo vado? Si insomma, voglio dire...ma davvero devo votare un ragazzino che fa finta di essere adulto e nasconde i brufoli dietro una parvenza di capelli grigi come Rutelli? A proposito prima dell'inizio della campagna elettorale aveva i capelli meno grigi, non e' che l'avete notato anche voi? Oddio...Rutelli. Aspetta un po'.
Mi siedo sulle scalette di questa simpatica scuola di periferia e un pensiero mi raggela il sangue:
...ma perche' diavolo vado a votare?
Ho votato un paio di volte nella mia vita, perche': sempre meglio di. Avevo 18, 19 anni pero', beh il primo voto non si scorda mai. Mi sa tanto che era un gioco piu' che altro, ma continuavo convinta: sempre meglio di. Crescendo e facendo le mie esperienze ad un certo punto il "sempre meglio di" si e' trasformato con naturalezza in un piu' giovane e attuale "sempre meglio ma de che?". E ho smesso. Di votare, naturalmente.
Insomma, avevo 21 anni, ero piena di ideali e entusiasmo, avevo anche occupato l'universita: come facevo a votare ancora? Mi sembrava cosi' triste avere 20 anni e credere in qualcosa che si chiamava PDS (veramente lo trovo ancora triste, ma lasciamo perdere...). Avevo degli ideali, no? D'accordo lo ammetto ero un po' confusa, magari non sapevo benissimo cio' che volevo, ma sapevo perfettamente cio che NON volevo. E non volevo un governo che mandasse polizia e lacrimogeni a scacciare quattro gatti che occupavano Lettere (scusate, ma eravamo davvero quattro gatti). Non volevo un governo che rinnegasse il suo essere di sinistra alleandosi con personaggi cui prima non avrebbe neanche rivolto la parola. Cavolo, uno schifo.
Ma sto divagando. Insomma sono qui seduta su queste scalette, sotto il sole che mi prende in giro, con le mai che sudano e il sangue che si ghiaccia a tirare fuori rimpianti manco fossi un reduce del 68. Allora perche' diavolo sto andando a votare?
Perche' ho visto. E ho sentito.
Ho visto una destra spogliarsi del costume del perbenismo ed indossare divise da ventennio e nessuno che dicesse : ma! Ho visto l'intolleranza danzare allegramente negli occhi di chi si permetteva di giudicare la "diversita'". Ho visto l'ignoranza e la grettezza accettate, anzi osannate da una televisione che non si sa bene perche' guardo ancora.
Ho sentito persone di 23 anni affermare che l'integrazione razziale e la societa' multietnica sono un pericolo. Ho sentito una ragazza di 16 anni che di vita, perdonate l'affermazione da vecchia rincoglionita, ne deve ancora vedere parecchio, appellarsi ai valori della Sacra Famiglia e della Madre Patria. Ho sentito le urla di ragazzi che nel loro braccio destro teso a mano aperta vedono la soluzione a tutto (e neanche sanno davvero chi stanno imitando...). Ho sentito un idiota dire che Mussolini non era "cattivo" come Hitler perche' ha ammazzato meno gente (un deficiente, lo so, pero' la gente lo stava ad ascoltare).
E mi sono spaventata.
Allora mi alzo lentamente. Le mani non mi sudano piu' molto, il sole mi ha rotto le palle e il sangue pare essersi fatto una ragione.
Entro nel seggio, prendo le mie schede e mentre scrivo a un certo punto mi viene da piangere. E mi sento un'idiota. Ma guarda per chi sto votando. Ma guarda che sto facendo. Vattene via. Annulla tutto. Eppure compilo le schede con un magone assurdo che mi blocca la gola e gli occhi che si sforzano di rimanere asciutti, tanto che lo scrutatore mi guarda pensando "e' una drogata" o qualcosa del genere.
E mentre infilo queste maledette schede nella maledetta scatola di questo maledetto seggio capisco perche'.
Perche' voglio sapere di poter votare ancora se vorro'. Perche' se mi toccano la 194 mi incazzo davvero. Perche' la gente comunque non si sveglia se Berlusconi, con licenza parlando, glielo mette al culo. Perche' se ce la fa a vincere, dopo tutto i casini che ha combinato, si spera che questa specie di sinistra faccia qualcosa per davvero. Perche' almeno i miei ideali, questo governo non me li potra' cancellare. L'altro...chissa'.
(9 maggio 2001)
Il 19 febbraio la Repubblica ha pubblicato un articolo del signor Mario Pirani in cui il famoso giornalista attaccava la "classe" degli studenti (sgrammaticati, ignoranti, maleducati) in difesa di quella degli insegnanti (vittime, delusi nella loro missione, malpagati e sfruttati).
Attaccava, tra le altre cose, la bacheca del sito Studenti.it intitolata "Fuori i nomi" in cui gli studenti mettono a confronto le loro esperienze scolastiche e "si permettono" (non c'e' piu' religione) di criticare i loro professori.
Mi sembra che il suddetto signor P, ormai ovviamente dimentico dei suoi trascorsi nella Resistenza, si sia permesso di giudicare una situazione delicatissima, quale e' lo stato della scuola pubblica italiana, dando ascolto, come spesso vien comodo fare a chi ha paura di mettersi in discussione, solo alle voci di insegnanti indignati (e ovviamente alquanto irritati dal veder esposte le loro mancanze).
Perche', caro signor P, non scrivere un bell'articolo secondo i sacri principi del giornalismo etico e cioe', come lei ben sapra', dando ascolto e voce ad entrambe le parti? Davvero, vien da chiederci, non le interessa sapere cosa pensano questi famosi "giovani"? Davvero, ci interroghiamo, vede un mondo fatto di ragazzi e ragazze brufolosi che vanno avanti a suon di coca cola, discoteche e videogiochi?
Se e' cosi' ci dispiace per lei. La sua vita dev'essere ben amara.
Non le pare allora sia il caso di uscire dalla sua redazione, di spogliarsi della sua veste (o vestaglia?) da giornalista e aprire gli occhi su un mondo colorato da molte piu' sfumature di quel che lei immagina?
Insieme a tanti altri le ho risposto sull'infamata bacheca ma ho pensato fosse utile riportare la lettera anche qui:
"Caro sig. Pirani,
come era la scuola al suo tempo? Diversa, credo, da quella di oggi.
Probabilmente anche lei, alla nostra eta', aveva in testa altro che i Promessi Sposi.
Probabilmente anche lei avra' avuto le sue difficolta' e avra' incontrato professori degni di questo nome e altri un po' meno degni.
Come e' stata la mia scuola? Non diversa da quella di tanti. Ho conosciuto dei professori meravigliosi che mi hanno fatto amare un certo tipo di cultura...ne ho conosciuti altri con cui mi sono duramente scontrata, ma che, nonostante tutto, mi hanno insegnato qualcosa...perche' questi professori sebbene non condividessero le mie opinioni mi hanno insegnato che importantissimi sono il confronto, il coraggio di esprimere le proprie idee, la capacita' di critica e giudizio.
Nei miei ricordi, pero', trovo anche altri tipi di professori. Erano quelli che sfogavano i loro problemi personali, le loro paure, le loro frustrazioni su ragazzi e ragazze di 16 anni, incapaci per posizione, eta', cultura di reagire.
Erano persone, esseri umani con problemi come tutti noi.
Quel professore di storia e filosofia che perseguitava me e i miei amici...che ci metteva un quattro senza interrogarci solo perche' gli andava...che non ci faceva consegnare i compiti in classe per poterci mettere una nota...io me lo ricordo e ora lo capisco molto di piu'. Non giustifico il suo comportamento ma lo capisco.
Non potevo fare altrettanto a 16 anni.
Ne esistono di professori cosi', signor P. E' triste ammetterlo, ma e' la realta'. Non tutti gli insegnanti sono adatti ad essere insegnanti.
In Italia si e' sempre avuta la tendenza di proteggere la "classe" degli insegnanti, di trattarla come sacra. E' ora di finirla.
Gli insegnanti possono e, a parer mio, devono essere giudicati..anche duramente. Perche'? Perche' svolgono un lavoro che e' tra i piu' importanti...e delicati.
Un ragazzo tra i 14 e i 18 anni e' nella sua fase piu' critica. E' il momento in cui acquisisce (o meno) valori, in cui si forma (o meno) delle idee. Se ha la fortuna di incontrare persone che lo guidano nel suo cammino (e qui parlo anche della famiglia, degli amici) probabilmente (e sottolineo probabilmente) diventera' una persona migliore. Se ha la sfortuna di incontrare persone che sfogano i loro fallimenti su di lui e se non avra' la forza (o la cultura, il carattere, dei genitori adatti) di reagire...probabilmente diventera' NON un'idiota che pensa solo a farsi le canne e a giocare con la playstation, ma una persona infelice, piena di problemi e che magari ripetera' gli stessi errori che altri hanno commesso con lui.
Non sono qui a sostenere che i professori abbiano tutte le colpe, non e' cosi'.
Ci sono tanti fattori che influenzano una persona, ci sono tante, tantissime sfumature che non permettono a chiunque abbia un minimo di sensibilita' di generalizzare.
Detto cio'...qual e' davvero il problema della bacheca "Fuori i nomi"? Forse il dover ammettere agli altri, ma soprattutto a se' stessi che le cose fanno davvero cosi' schifo.
Non che questa bacheca o studenti.it possano risolvere il problema, chiaramente...ma che almeno possano essere un piccolo granello di sabbia in mezzo a tanti altri granelli che lottano perche' un giorno, per dirne una, una bacheca del genere non abbia piu' ragione di esistere."
Risorse utili
L'articolo del signor Mario Pirani
La bacheca incriminata
Questa lettera e' stata pubblicata sulla bacheca "Fuori i nomi" e inviata alla redazione de "la Repubblica" (ndA)
(23 febbraio 2001)
Cara Julia, ho letto con molto interesse la tua lettera indirizzata a Pirani e, essendo un'insegnante, mi pare opportuno intervenire su tre punti.
Punto primo: sono perfettamente d'accordo quando affermi che gli insegnanti sono esseri umani e quindi con i pregi e i difetti di tutti. Quello che ad alcuni manca, secondo me, è la professionalità e quindi la capacità di separare la vita privata dal lavoro.
Punto secondo: non sono più d'accordo con te quando scrivi che la classe degli insegnanti è sacra. Al contrario mi pare che l'opinione pubblica abbia un pessimo concetto degli insegnanti. E' noto il ritornello "lavorano diciotto ore settimanali…hanno tre mesi di vacanza…" e affermazioni similari. Inoltre proprio l'immagine del docente è screditata (quanti giovani aspirano a fare gli insegnanti?) Sarebbe interessante approfondire le ragioni per cui il docente ha un'immagine così poco accattivante. Mi viene da pensare per esempio a me che, carica come un somaro, vado ogni giorno a scuola, non avendo una libreria sufficientemente spaziosa dove collocare i miei strumenti di lavoro; nelle ore di non insegnamento, poi, non posso disporre di una scrivania decente su cui lavorare.
Punto terzo : apprezzo e condivido la tua affermazione circa l'importanza e la delicatezza del compito dell'insegnante. Tale opinione però non mi pare condivisa da molti, a cominciare dai nostri ministri, i quali pur proponendo ed elaborando riforme sacrosante, non stanziano una lira in più per far sì che questi progetti non restino sulla carta. Ti faccio un piccolo esempio: porsi come obiettivo il successo formativo dello studente è ottimo ma per realizzarlo occorre progettare curricoli individualizzati per ogni studente. Come si attua tutto ciò nella pratica quotidiana con un solo docente in classe? Ce ne vorrebbero perlomeno due ma…costa!
Spero di continuare e ampliare il confronto con te e con quanti altri vorranno partecipare.