Massi



(in archivio 5 giugno 2001)
Chi ascolterà le nuove generazioni?

"Ciao a tutti. Mi chiamo Valerio, ho sedici (16!) anni, sono il responsabile dell'UdS di Palermo e sono omosessuale". Silenzio nella sala della sede nazionale della CGIL, gelo, quasi. Valerio parla per dieci minuti esatti, manco avesse un timer. Il suo intervento è preciso, chiaro, senza sbavature. Va dritto al sodo e tiene tutti lì incollati alle poltrone.
Saluta e parte l'applauso. Lungo, lunghissimo. Solo Imma (Battaglia) si è beccata una tale ovazione e, detto per inciso, ora è in piedi che si spella le mani.
Tanto per dare un po' di informazioni, si presentavano i risultati del questionario dell'UdS rivolto agli studenti. Il sessanta per cento, tra le altre cose, pensava -pensa- che l'omosessualità sia una 'variabile naturale'.
"Qua le cose stanno cambiando", mi dice Imma in corridoio, mentre chiacchieriamo ancora un po' sconvolti. Io annuisco e la mente mi gioca un brutto tiro.
Mi arriva da lontano lontano il ricordo di una serata a piazza Campo De' Fiori. Quella sera ho conosciuto Miguel, un ragazzo venezuelano, che mi ha raccontato storie bellissime e un po' epiche dei membri del partito Comunista del suo paese durante il tentativo di rivoluzione.
Poi il discorso ha sbandato e siamo finiti a parlare della figura degli omosessuali delineata dall'Internazionale Comunista. "Ma perchè non li volevano?" gli ho chiesto ingenuamente, pensando alle sorti e alla tessera stracciata di PierPaolo (Pasolini). Miguel mi ha dato una risposta che mi ha lasciato prima sgomento, poi inorridito.
Il partito -questa almeno era la versione ufficiale- non voleva gli omosessuali perchè, non potendo/volendo procreare, non potevano avere un'idea di 'cambiamento per il futuro', l'idea che è alla base di ogni rivoluzione. Come a dire che se non puoi avere figli (all'epoca adozione e fecondazione artificiale erano ovviamente concetti vaghi) non puoi sperare.
Il ricordo se ne è andato ed è arrivato Valerio. Gli ho fatto i complimenti che si meritava, abbiamo scherzato un po' sui suoi nuovi impegni (dopo l'intervento è stato letteralmente subissato da richieste di interviste) e, quando se ne è andato, Imma mi ha chiesto retoricamente se chi andrà al governo lo sa che dovrà fare in qualche modo i conti con ragazzi e ragazze come Valerio.
Se, chi avrà l'occasione di governare in questi tempi strani e stimolanti sa che ci sono richieste che vanno oltre la promessa di ridurre le tasse per l'insegna del negozio, oltre la promessa di un parcheggio sotto casa o il condono di qualche palazzina abusiva. Richieste che riguardano invece quella 'qualità della vita' che il modello del welfare continua a proporre, visibilmente impossibilitato a gestirlo per colpa di persone troppo miopi per poterlo e saperlo organizzare.
Per chiudere voglio fare una cosa in onore di Valerio e di tutti quelli come lui che hanno coraggio e coscienza. Voglio iniziare una frase come faceva PierPaolo (Pasolini), in una maniera che nel giornalismo non ti passano mai.
Io-penso-che, se per un attimo il candidato della sinistra smettesse di circondarsi di giovani piddiessini della Roma-bene e si facesse un giro per l'Italia con un'utilitaria, incontrerebbe tutti i 'Valerio' che esistono.
Forse non vincerebbe le elezioni, ma di poco. Gli resterebbe addosso, comunque -e resterebbe a tutti noi- l'aria di uno che sa chi farà lo sforzo (perché, in questa situazione altro non è) di uscire di casa e andare a votare.
Uno che magari perde, ma con dignità (ci fosse ancora il buon Enrico Berlinguer a insegnargli come si fa). Gli resterebbe addosso soprattutto l'aria di uno che non si confonde in modi e atteggiamenti con quelli di chi dice di avversare.
Gli resterebbe addosso l'aria di uno di sinistra.
(5 maggio 2001)

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