Roby Nud



(in archivio dall'8 marzo 2001)
Non c'e' posta per noi

Sento il bisogno oltre che il dovere morale di levare una voce in favore di una categoria di lavoratori dipendenti penalizzati oltre ogni misura all'interno di un'Azienda di Stato come le Poste Italiane. Mi riferisco a quella categoria di dipendenti che comprende una folta schiera di laureati (di cui alcuni anche specializzati e con elevate competenze professionali) che dopo una gavetta anche ventennale sono stati sacrificati sull'altare del rinnovamento e emarginati inesorabilmente.
In nome del risanamento e cavalcando l'onda della privatizzazione è stato consentito a un gruppo di potere di azzerare tutti i meccanismi e i criteri utilizzabili per la gestione del personale e la progressione delle carriere, e gli è stata data carta bianca per mettere in atto le proprie strategie.
Queste si sono tradotte in pratica in una conduzione dell'Azienda di tipo "familiare", attraverso la quale attuare in forma incontrollata un bieco clientelismo. Questa non sarebbe una gran novità nel panorama nostrano se non fosse per il fatto che il meccanismo clientelare si è arricchito di nuovi elementi, affinandosi e perfezionandosi.
Tutti gli elementi oggettivi, quali i titoli e le competenze professionali non contano più nulla; la facoltà di decidere sulla collocazione e sulla eventuale promozione dei dipendenti è riservata esclusivamente ai "Capi": tecnicamente la chiamano "discrezionalità", in moneta corrente sarebbe più corretto chiamarla "puro arbitrio". Non parliamo poi dell'anzianità che anziché costituire un parametro quanto meno oggettivo in merito all'esperienza lavorativa acquisita, è diventata un grave handicap di cui vergognarsi.
D'altra parte anche questo è un atteggiamento "politicamente corretto": cosa se ne fa un'Azienda come le Poste Italiane di qualche quarantenne che ha passato il suo tempo a farsi una formazione professionale a sue spese? Meglio puntare su un giovanotto che ha ancora tutto da imparare e poco da sindacare. E' giusto investire sui giovani e dare loro un'opportunità; ma allora… noi che facciamo i giovani da vent'anni…?
Non alimentiamo i conflitti generazionali e diciamo la verità su certe scelte: se potesse contare su elementi con competenze professionali già acquisite, come farebbe l'Azienda a giustificare tutto il fermento e le relative spese messe in preventivo per commissionare una serie di attività di formazione, di controllo, di monitoraggio e quant'altro a società esterne?
Ma si sa, anche questo fa parte del gioco: è un grande gioco del Monopoli in cui chi ha acquisito una posizione di vantaggio rispetto agli altri può imporre i dazi e dettare le regole, circondandosi di una sua "corte dei miracoli".
E per chi non fa parte del clan c'è pronta un'arma micidiale: il mobbing, per rendere il gioco più appassionante e poter giocare con la pelle delle persone come pedine colorate da muovere e manipolare. Poco importa se qualcuna di queste ha anche qualche difficoltà di ordine fisico: ormai i certificati d'invalidità si comprano al mercato, quindi anche quelli autentici non hanno più alcun valore!
E in tutto questo si nasconde una forte anomalia: c'è qualche giocatore che anziché utilizzare la propria posta, gioca col denaro pubblico; è come se uno andasse a puntare al Casinò e giocasse coi soldi del banco.
Non rimane altro da fare che sperare che qualcuno di questi si stanchi di fare questo gioco e torni a giocare coi trenini elettrici o con le figurine, perché è evidente che i giochi più complessi, che implicano il rispetto di regole valide per tutti, non si adattano a loro.
Per adesso fermiamoci qui, chiudiamo questo messaggio nella classica bottiglia e affidiamolo al grande oceano del Web, lasciandolo scivolare giù dal ponte di questo Titanic prima che affondi definitivamente.

Roby Nud


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