ARCHEOSHADOW: MISTERI E OMBRE DELLA STORIA DAL PIU' LONTANO PASSATO AL PRESENTE

   BIBLIOTECA INFORMATICA

GLI DEI DI FUOCO: ARRIVO' DAL CIELO LA FINE DELL'ETA' DEL BRONZO ANTICO?
Proveniente dalle profondità dello spazio siderale, una meteora sbucò fulminea dal cielo stellato superando l'altopiano con un rombo sommesso. La sua coda infuocata rischiarò per qualche istante le colline ad oriente dell'accampamento, poi scomparve inghiottita nuovamente dalle tenebre.Gli uomini accanto ai fuochi lanciarono grida di meraviglia cui fece seguito dai recinti, il brontolio dei cammelli innervositi dall'eccitazione improvvisa piombata sul campo. Pochi attimi, ed il silenzio del deserto riavvolse ogni cosa. Soltanto all'alba l'avvenimento tornò ad occupare nuovamente l'interesse di questa gente, che cercò e piantò una pietra alta e stretta nel luogo dov'era stato il fuoco dell'accampamento. Quella stele avrebbe dovuto ricordare per sempre il passaggio della meteora: nessuno l'avrebbe toccata, poiché essa diventava una"bayt Allah", la dimora di Dio.
I nomadi delle regioni desertiche, dal Sinai al Nefud, fin nel cuore del Sahara africano, innalzarono ovunque steli come queste chiamate "bethel" o "masseboth". Simboleggiavano un dio senza volto, un essere dall'aspetto indefinito, come poteva esserlo una roccia, una divinità di fuoco proveniente dallo spazio, la cui voce era il rombo delle fiamme che accompagnavano la sua apparizione. Il culto ebbe notevole seguito in alcune città semite del III millennio a.C., dalla cananea Megiddo, alla libanese Byblos, dalla carovaniera Gezer alla strategica Hazor. Le divinità che abitavano le steli occupavano lo spazio intermedio tra il Cosmo e la Terra, personificavano la forza esecutiva di un potere molto in alto, una forza spirituale che gli arabi chiamavano Sakina e gli ebrei Shekina. Questi "dei di fuoco" avevano lasciato sulla Terra cicatrici profonde al loro passaggio, come i tre crateri meteoritici della depressione di Mitzpe Ramon, a sudest di Beersheba, erano la manifestazione più evidente del terribile potere della divinità, ricordata anche nei graffiti sulle rocce color ruggine del Negev, che raffiguravano stelle cadenti stilizzate e figure antropomorfe in atteggiamento di preghiera. La Bibbia definiva le meteoriti "frammenti delle stelle", "esseri creati dall'Onnipotente per farli regnare sulla notte che illuminavano". Erano guerrieri dell'esercito dei cieli che intervenivano ad aiutare i suoi eletti. Gli Dei del Fuoco erano dunque qualcosa di più di semplici divinità uraniche ispirate dalla caduta o dal passaggio di bolidi siderali. Si credeva che i proiettili provenienti dallo spazio possedessero un'intrinseca "intelligenza", fossero "abitati", in altre parole, da una volontà annientatrice anche se è difficile capire come poterono gli uomini immaginarne la forza distruttrice se non l'avevano mai conosciuta.
Geofisici, astronomi ed archeologi cercano oggi di dimostrare che qualcosa di strano è accaduto nei "dark age, le spesse tenebre che avvolgono alcuni secoli tra il XXIV ed il XV millennio prima di Cristo. Si ritiene che la fine dell'Antico Regno dinastico in Egitto, i grandi spostamenti di popoli durante l'età del Bronzo in Europa, in Israele e nella Grecia premicenea, la distruzione d'innumerevoli città preistoriche in Anatolia, in Mesopotamia e persino in Afganistan e in Cina, come nel bacino dell'Indo, fu provocata da terremoti, maremoti, cambiamenti climatici. Che cosa produsse tutto quello sconquasso? Gli antichi "dei di fuoco e di pietra" oggi sono stati individuati dagli astronomi e chiamati con nomi adatti alla loro antichità: Eros, Amor, Apollo, Aten, Toutatis. Sono alcuni tra gli asteroidi più pericolosi per la Terra. Stazionano tra Marte e Giove in orbite fisse ed urtati da una cometa o attratti dalla gravità di un pianeta, potrebbero precipitare sulla Terra. Proprio come accadde nel luglio del 1994 alla cometa Shoemaker-Levy caduta a pezzi su Giove.Ad uno di questi impatti si deve la fine dei dinosauri 65 milioni di anni fa, come scoprì, insieme ad altri tre scienziati, il geologo Walter Alvarez. Fu un "killer" dello spazio come questi a provocare un'immane catastrofe verso la fine dell'Età del Bronzo Antico?
La Terra ha, in questo periodo, conosciuto una serie di repentini mutamenti climatici: un lungo freddo con piogge e alluvioni con un innalzamento di temperatura cui seguì la siccità. Molte comunità furono costrette a spostarsi dai loro luoghi originari scontrandosi con altri popoli. Fu come una reazione a catena che rivoluzionò la geografia umana del tempo. Questo scenario pone in discussione quanto riteniamo di sapere sul mondo dell'Età del Bronzo, nella cui storia c'è un vuoto di almeno mille anni, che andrebbero rivisitati per inquadrare cronologicamente avvenimenti come l'esodo biblico o l'omerica invasione degli Achei.Quale fenomeno provocò questi spostamenti di massa? Quale cambiamento climatico, economico o bellico provocò il movimento di popoli più misterioso del genere umano? E dove sono le prove materiali di questo avvenimento? Dove trovare gli indizi, se non le prove, che un killer proveniente dallo spazio colpì la Terra più o meno all'epoca in cui gli egizi costruivano le piramidi di Giza? C'è chi sostiene che è possibile ancora scoprirle con l'aiuto di scienze quali la climatologia, l'astronomia, la paleobotanica, la geofisica, i cui ricercatori, invadendo il campo dell'archeologia, hanno infine prospettato un quadro inquietante che chiuderebbe però quel "buco nero".Questo libro è dunque un rapporto dettagliato sul mito degli "Dei di Fuoco", una panoramica esauriente sulle ipotesi fatte dagli scienziati di varie discipline per risolvere questo antico mistero.
Per far ciò occorre frugare nella storia di un'epoca antica quando l'uomo e l'universo si affrontarono come Davide e Golia, anche se fu il primo a dover schivare le pietre lanciate dal gigante. Documenti interessanti sono emersi dalla polvere di città morte o in quella più spessa dei libri conservati nelle biblioteche. Ne è uscita questa storia affascinante, il racconto di un pericolo che continua a incombere sull'umanità. Il cielo ha spesso influito sulla storia del genere umano collaborando alla vita di tutti i giorni con le sue dinamiche, o suscitando un timore reverenziale, una dipendenza psicologica che dura tuttora con la ricerca maniacale di oracoli astrologici o l'attesa di una nuova apocalisse. Se soltanto una piccola parte di quanto é stato raccolto in questo libro é una fugace immagine della realtà accaduta nel passato, allora dovremmo pensare seriamente al nostro futuro poiché il cielo non è mai stato soltanto a guardarci né ha certo l'intenzione di continuare a farlo.

GLI X-FILES DELL'ARCHEOLOGIA BIBLICA
Dal momento della pubblicazione della prima edizione del libro "La Bibbia aveva ragione" di Werner Keller, sono passati più di quaranta anni. Da allora molti scavi archeologici sono stati effettuati in Israele, molti resti importanti sono stati portati alla luce suscitando nuovi interrogativi. Restano ancora tante cose da chiarire. Che strada percorse l'esodo del popolo di Mosè? In quale epoca avvenne questo spostamento che alcuni studiosi collocano all'epoca del faraone Ramsete II? Perché la scomparsa dell'Arca dell'Alleanza suscita ancora un acceso interesse? Un testo ebraico inciso su di un rotolo di rame, sostiene che il tesoro del Tempio di Gerusalemme fu sepolto in qualche luogo della regione del Mar Morto. Dove? Qui vissero strani eremiti, santi uomini e visionari, un po' maghi un po' folli: gli Esseni. Nel deserto di Giuda nascosero documenti e tesori che fanno ancora discutere. Chi era il misterioso Aper-El il dignitario ebreo vissuto alla corte del faraone eretico Amenophi? Ecco alcuni degli argomenti che da qualche anno a questa parte dividono gli studiosi. Tesori che la storia ha sepolto profondamente nel tempo. Segreti che potrebbero farci conoscere verità perdute, avvenimenti accaduti millenni fa e che affondano le radici in quel libro ispirato che genera da sempre un'incredibile caccia al tesoro la cui posta non è solo l'oro ma anche la fede.


ULTRASECRET: ARCHEOLOGIA SPIONAGGIO E GEOPOLITICA ALLE SOGLIE DEL TERZO MILLENNIO
Tel Halif, una città israeliana a meridione del deserto di Giuda, a metà strada fra la costa del Mediterraneo e l'estremità sud del Mar Morto, è un posto affascinante immerso in un'arida regione caratterizzata da rocce giallastre e da sabbia.Il luogo è menzionato per la prima volta nella Bibbia quando Agar, la serva egiziana dalla quale Abramo aveva avuto il figlio Ismaele, fu allontanata nel deserto per la gelosia della moglie del patriarca. Narrano le Scritture, che Agar fu salvata da Dio quando ormai stava per soccombere alla sete, facendole trovare una sorgente d'acqua in un luogo tuttora chiamato Beersheba, "pozzo del giuramento" sulla strada di Sur.In questo posto dove si posò più volte l'occhio del Creatore, ancora una volta il cielo ha avuto una parte importante quando un satellite militare stazionato nella stratosfera, ha contribuito ad individuare una cisterna d'acqua interrata che gli archeologi fanno risalire proprio all'epoca di Abramo. Gli scavi condotti più tardi nell'area, hanno portato alla luce anche i resti di una fortificazione dell'età del Bronzo costruita cinquemila anni fa dalle popolazioni locali.
Una scoperta come quella di Tel Halif non è stata utile però alla sola archeologia. Trovare pozzi, antichi o moderni, in una regione arida, può indicare a un esercito qualsiasi durante una guerra in Medio Oriente, possibili rifornimenti idrici. Anche il gigantesco lavoro di topografia svolto durante l'esplorazione geografica, impegnò uomini e risorse per accumulare dati le cui finalità non furono soltanto la ricerca scientifica. Gli italiani nel Mar Egeo, gli Inglesi come i Tedeschi e i Francesi in Medio Oriente in Africa e in Cina, impiegarono in questa corsa geopolitica all’accaparramento di terra, archeologi famosi, geografi ed umanisti. Lawrence d’Arabia, per fare un esempio, era un archeologo ed un topografo, prima di diventare una spia. Le sue ricerche in Palestina acquisirono informazioni accademiche importanti utilizzate in parte per aiutare la rivolta nel deserto.
Ci sono dunque circostanze, nello studio del mondo antico, nelle quali la ricerca archeologica è o è ancora una copertura per acquisire informazioni che possono essere utili alla geopolitica. Molte agenzie governative di intelligence hanno sezioni in cui lavorano uomini che raccolgono ancora informazioni del mondo antico che possono servire al presente per la politica internazionale. A questo proposito, un mito cui accenna a volte la stampa è l'esistenza nella CIA, (sigla della famosa Central Intelligence Agency americana), di una misteriosa sezione incaricata di accumulare informazioni della storia più antica. Sembra che esista addirittura un ufficio specializzato in accaparramento di testi antichi per creare e studi sull'economia e l'agricoltura di un qualsiasi paese. In effetti, le possibilità di avvantaggiarsi di un paese, parte sempre dalla ricerca della sua potenzialità economiche dal passato al presente. In Israele, ad esempio, fu scoperto a Gezer un coccio del 925 a.C. sul quale era stata annotata la quantità di lino raccolto. L'informazione convinse Israele a far coltivare nuovamente lino in questa regione nella quale da un millennio non si coltivava più.
Questo libro vuol dunque raccontare la storia dello spionaggio legato al mondo dell’archeologia, alle sue tecniche (antiche e moderne), ripercorrendo vicende e tracciando la biografia di personaggi la cui attività è stata importante nel "grande gioco" che ha spesso cambiato i destini del mondo, o almeno li ha influenzati significativamente.

ATLANTE DELLE MAPPE E DEI TESORI DI TERRA E DI MARE
Ogni epoca ha i suoi tesori ed ogni tesoro una storia. Non c'è praticamente nessun luogo della terra dove non si conosca una leggenda, o sopravvive il ricordo di un misterioso gruzzolo nascosto ancora da scoprire, lasciato in eredità da fatti di sangue legati allo scorrere del tempo. La stessa parola racchiude tutto un mondo da scoprire. Tesoro: "quantità accumulata di monete, oggetti preziosi, di metallo pregiato custodito con cura". E' la definizione che i dizionari di solito danno del sostantivo che più suscita e ha suscitato cupidigia, avidità, sogni. Le tracce che portano a un tesoro sono sempre le stesse: "una mappa tracciata col sangue e corrosa dal tempo, grotte e gallerie sotterranee, usurpazioni, magie, battaglie e ritrovamenti".
Un tesoro non sarebbe tale se nessuno non ne ricordasse qualcosa. La Storia, ha prodotto una gran quantità di documenti che parlano di naufragi, di casate più o meno rapaci, di edifici a volte ancora segnati sulle carte topografiche. E' dalla lettura di queste carte che si scopre una traccia, una indicazione di quanto è stato nascosto. Un manoscritto arabo del XIV secolo, ad esempio, elenca accuratamente tutti i luoghi dell'Egitto nei quali si diceva fossero nascosti dei tesori. Purtroppo nessuno di queste indicazioni serve più a qualcosa poiché, pur dando riferimenti precisi, non è facile trovare luoghi i cui nomi sono mutati. Tutte le informazioni legate ai tesori poi, non sono tramandate in "chiaro" , spiegate cioè con informazioni semplici. La necessità di lasciare un documento scritto per ricordarsi dove è sepolto il gruzzolo è sempre stato il punto debole di ogni nascondiglio. Per questo chi compilò quei promemoria, s'ingegnò per non far cadere in mano a chi non possedeva la "chiave di lettura", le informazioni che andavano protette. Specialmente nel '600, l'epoca delle grandi navigazioni commerciali e dei pirati della Filibusta, c'era da una parte chi scriveva gli elenchi dei carichi delle navi dirette in Europa, e chi elencava i bottini accumulati dalle operazioni di pirateria dando indicazioni sul modo di ritrovarli dopo che erano stati sepolti. Le storie di Capitan Barbanera e delle vittime sacrificate sui forzieri sepolti per legare le loro anime alla custodia dei tesori, fanno ancora rabbrividire generazioni di ragazzi come i "Goonies". Le mappe del tesoro entrarono in questo modo nel già complicato mondo della criptoanalisi, la scienza che si interessa di decifrazioni, con una produzione di scritti fantastici, a volte demenziali, che sfidando ogni legge della logica e del ragionamento. I crittanalisti sono stati messi a dura prova da questi documenti. Codici, cifre, linguaggi segreti, indovinelli, chiavi, sostituzioni, trasposizioni, nomenclatori, lettere polialfabetiche, segni stenografici e tante altre diavolerie formano una galleria di misteri oltre il mistero.
Il confine tra la caccia al tesoro e l'archeologia sta nelle diverse finalità di queste due attività. La prima cerca tutto ciò che c'è di prezioso per ottenerne un guadagno. La seconda, studia la vita che c'è stata dietro alle cose ritrovate, indipendentemente da loro valore. In entrambi i casi è la parte che precede la scoperta che più si assomiglia: la ricerca. "Cercare i tesori è un'arte". Il vero cacciatore dev'essere un po' archeologo, capace d'interpretare storia e i documenti, un po' rabdomante poiché occorre un sesto senso per scoprire la fortuna che ci aspetta da tempo come un ago in un pagliaio. E occorre essere un po' maghi, poiché i tesori sono spesso custoditi da mostri che gli fanno da custodi. Anche l'ultima guerra ha lasciato dietro di se alcuni tesori nascosti dai nazisti in fuga guardati pare, da custodi in carne ed ossa. Alcuni sommozzatori trovati morti dopo essersi immersi nei laghi del Tirolo alla ricerca di misteriose casse, fanno pensare che su molti di questi segreti vigilino ancora gli uomini del teschio con le tibie incrociate: le SS. La storia del più grande furto del secolo, quello cioè della sottrazione delle riserve auree della Reichsbank di Berlino, è ancora tutta da scrivere. Chi rubò quell'oro? Dove fu nascosto? Gli indizi fanno pensare a nascondigli segreti nelle Alpi bavaresi dove la sua ricerca si è dimostrata la più pericolosa tra quelle a tesori più datati sia pure circondati da trabocchetti.
Parleremo di tutto questo insomma. Delle guerre, dei disastri naturali e navali, delle rivoluzioni, dei delitti, di quanto in tremila anni di storia, ha contribuito a lasciare tesori un po' ovunque nel mondo. Andremo nei luoghi che custodiscono questi segreti, ascolteremo i racconti della gente, vivremo con loro qualche tempo per entrare in confidenza e sapere cose che di solito non si dicono agli estranei. Entreremo negli archivi, come nelle biblioteche pubbliche o private, nelle quali ci si può imbattere in documenti antichi che ci possono indicare una pista, una traccia. Il moderno Indiana Jones ha solo l'imbarazzo della scelta. Lo stesso imbarazzo che abbiamo noi nel presentare un campionario di luoghi scelti tra i centinaia e centinaia di altri esistenti e dai quali chiunque potrebbe iniziare una ricerca. Tratteremo il problema dei tesori appartenuti alle dinastie Franche, Merovingie e Capetingie. Parleremo dei tesori di templi e città morte dell'antichità italiana, un patrimonio purtroppo depauperato da un cercatore di tesori particolare: il tombarolo. Non potremo elencare tutte le belle storie di città antiche o di navi e galeoni inghiottiti dal mare, ne potremo parlare di tutti i segreti nascondigli che Templari, Ospitalieri, monaci e signorotti locali hanno lasciato dietro la loro avventurosa esistenza. Dall'epoca degli Argonauti, un pugno di eroi greci partiti alla ricerca del "Vello d'Oro", ai tempi dell'oro di Dongo, il favoloso tesoro di Mussolini, il numero delle fortune ancora nascoste in giro nel mondo non può essere stimato. Al contrario si potrebbe valutare quanti sono gli agguerriti "cacciatore di tesori che in Inghilterra e in America hanno veri e propri club. Per questo sono nati uffici i cui impiegati lavorano a tempo pieno in archivi e biblioteche cercando luoghi, catalogando leggende, mappe, alberi genealogici di famiglie legate alle fortune nascoste, creando banche dati computerizzate vendute ai soci.
Quanto vi proponiamo in questo libro è sufficiente dunque per individuare buona parte di questi luoghi. Un modo diverso di fare turismo, o di vedere la terra dalla parte...delle radici. E se siamo proprio sedentari, sarà un modo per vagheggiare soltanto su affascinanti storie di tesori; incalcolabili fortune che stanno ad aspettare che qualcuno le scopra. Buon viaggio dunque.