Testimonianze
tra rose e musica
di Daniele Rubboli
del Rotary Club Milano Sud Ovest
Service Above Self - He Profits Most Who Serves Best
Tra le banalità sposate dal Corsera nel clima Natalizio la polemica rose sì, rose no come utile messaggio d’amore, in margine all’esuberante quanto infruttuoso clamoroso gesto dell’innamorato respinto che ha sommerso di rose il proprio refrattario oggetto del desiderio. Tra le intervistate anche alcune intellettuali di penna che si sono preoccupate di scandalizzarsi: la rosa, come messaggio, da una a mille è il gesto di un alieno; a cosa serve mai una rosa?, in che mondo vivono quelli che offrono una rosa!? Non le compiango, le compatisco per la loro sciocca aridità e le cancello per l’arrogante ignoranza. L’ignoranza di chi non sa che alla stazione di Milano c’è chi vive con un baracchino che vende rose perché ricevere chi si ama con un fiore è stato bello ieri, è giusto oggi, sarà utile domani. Non è un’opinione, è cronaca. Ho vissuto di giornalismo da quando avevo 16 anni. Oggi a 54 alleno i futuri artisti del Teatro Musicale (opera, operetta, musical) nel più grande Laboratorio Lirico d’Europa: quello del Rosetum, a Milano. Ma sono rimasto fondamentalmente un cronista e come tale continuo a vivere la mia realtà di uomo e di professionista. Per questo non sopporto Andrea Bocelli. All’inizio del secolo anche la Germania ci invidiava Giuseppe Borgatti, il più grande tenore wagneriano del mondo in quel momento. Borgatti, ex muratore analfabeta di Cento (Fe), primo Andrea Chenier della storia, divenne cieco in piena maturità artistica e lasciò le scene. Oggi, solo perché uno è cieco, intraprende una carriera artistica ed i suoi mallevadori impongono a tutti di essere sordi: forse credono che tra handicappati ci si intenda meglio. Bocelli infatti canta male (espressivamente) ed è stonato, la voce piccola e ingolata fa di lui un prodotto discografico che in pubblico funziona si fa per dire solo a transistor. Da inorridire ascoltarlo negli spezzoni Tv che l’esaltavano nel recente concertissimo negli Usa quando balbettava un ex grande successo di Sinatra; da diventare piromani leggere che sarà il brillante, scattante, dinamico, esuberante Conte Danilo nella Vedova Allegra in programma la prossima estate all’Arena di Verona. Scritturare Bocelli, finto tenore ad uso degli analfabeti musicali, è rubare lavoro a professionisti seri e preparati, a gente che ha studiato una vita per conoscere la musica, sapere il solfeggio e riuscire a seguire il gesto del direttore d’orchestra. Quando canta Bocelli è invece il direttore d’orchestra che deve seguire l’improvvisazione musicale di Andrea, vittima felice di una società dove l’apparire prevarica l’essere e il Dio Denaro è in auge come nei tempi più bui della storia stessa dell’uomo. Carramba che schifezza!
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