L'insulto e la minaccia

di Fabio Trazza

All’indomani del voto alla Camera, che ha respinto la proposta della cosiddetta procreazione assistita per le coppie sterili, si sono accese polemiche, anche violente, che ancora durano e dureranno per molto e molto tempo. Ma nessuna polemica ha toccato il punto raggiunto da Eugenio Scalfari: l’insulto. In un suo lungo articolo a tutta pagina, in prima, apparso domenica 7 febbraio, e che continua in ottava, Scalfari apre subito, già nel primo periodo, dicendo che il voto è “frutto di marchiana ignoranza”. E subito nel secondo periodo afferma: “La stessa ignoranza purtroppo e il fatto è ancora più grave si coglie negli entusiastici commenti dei vescovi guidati da quel cardinal Ruini che capeggia sempre più chiaramente l’ala conservatrice e retrograda della Chiesa e si propone (o viene proposto) come uno dei più autorevoli aspiranti alla Cattedra di San Pietro”. La prosa di Scalfari è indubbiamente eloquente. Avrete notato quanto sia espressivo l’aggettivo quel, davanti al cardinale, e quanto sia efficace il verbo capeggia, per indicare l’autorità e l’imperio dell’ignoranza di chi, pur essendo retrogrado, aspira a governare la chiesa e intanto si esercita a governare, con i suoi entusiastici commenti, il dibattito politico della repubblica. Per il giornalista Scalfari non ci sono dubbi: quel cardinale merita un insulto. E’ ignorante. Anzi, è peggio che marchianamente ignorante. Per noi, che ci occupiamo di Milano, in quanto città europea, la cosa potrebbe apparire non rilevante. Però, considerando l’influenza esercitata da Eugenio Scalfari sulla città e su tante personalità politiche di Milano, abbiamo ritenuto doveroso riflettere su questo attacco, sulla sua natura e sulle sue finalità.

L’attacco parte da un presupposto, offerto nel l’articolo quasi fosse il risultato di un’analisi. In Italia ci sarebbero ormai cinque formazioni politiche, i tre spezzoni ex democristiani, Alleanza nazionale, Forza Italia e l’ultima costituita da Prodi, che ambiscono ad una legittimazione da parte della Chiesa e quindi “votano in conformità alle richieste vescovili”. A mio parere questo presupposto, pur volendolo considerare ammissibile, nasconde una difficoltà logica insuperabile. Se la causa che ha trascinato 250 parlamentari della repubblica a votare compatti fosse stata una presunta richiesta vescovile, non si capisce perchè poi tale stessa causa si rivela inefficace a far aprire un semplice dialogo tra i partiti in cui sono schierati questi 250. A Scalfari, almeno questa volta, non interessa la logica. E oltre a quel cardinale, un insulto va rivolto anche direttamente a quei 250: “Ma veniamo all’ignoranza, alla rozzezza culturale di cui il voto dell’altro ieri è l’eclatante conferma. Quei 250 deputati che l’hanno espresso hanno commesso una sorta di delitto legislativo”. E così son serviti anche loro: delinquenti! Non c’è dubbio, l’attacco di Scalfari è compiuto.

Ed ora veniamo alla natura dell’attacco. Il movente non è sicuramente di natura personale. L’attacco parte alla notizia dell’approvazione di un emendamento che non consente la procreazione assistita per le coppie sterili. Niente di personale, dunque. Di Scalfari infatti si può dire tutto, tranne che sia sterile. Lui quindi non è in gioco personalmente. Ma in lui scatta il senso dell’indignazione per quanti son stati privati di una prospettiva, umanamente discutibile, ma tecnologicamente possibile. Si tratta quindi di una brutale repressione compiuta su richiesta vescovile di quel vescovo che capeggia l’ala retrogada della Chiesa. A questo punto la natura dell’attacco è chiara: vuol essere una testimonianza rigorosa dello spirito laico, che da secoli subisce l’intolleranza religiosa. E’ la lotta della ragione contro l’ignoranza. Ma anche se la natura dell’attacco è chiara, poco limpido mi sembra il suo fondamento. Conosciamo tutti i momenti più duri attraversati dal razionalismo moderno.

Famosa una lettera di Paolo Sarpi, che di Chiesa se ne intendeva: fu processato dalla Santa Inquisizione, subì vari attentati, scrisse la storia del Concilio di Trento, era di Venezia, ma conosceva Roma e Milano per lunghi soggiorni, ed era in contatto con tutti gli ambienti diplomatici europei. Scrisse in una lettera del 12 maggio 1609, tratta da un carteggio con Jacques Gillot, gallicano, un cattolico cioè che sosteneva che spetta allo Stato esercitare la sua autorità politica anche sulla Chiesa: “Se in Italia conserviamo o godiamo di un pò di libertà, per intero lo dobbiamo alla Francia. Voi ci avete insegnato a resistere al dispotismo [della Chiesa] e ne avete rivelato i segreti. ... Una maschera sono costretto a portare, per quanto nessuno possa farne a meno, se vive in Italia.” E pure in una lettera, lettera privata e così schietta, mai un insulto. Per non parlare della vicenda esemplare di Galilei, che pensò tutto dei suoi giudici, meno che agissero per ignoranza. E che dire di Campanella, che scontò 27 anni di carcere, essendo stato così abile da fingersi pazzo, per evitare di essere condannato a morte. O dell’eroico furore di Giordano Bruno, arso vivo. Neanche allora si era in presenza di una lotta tra ragione e ignoranza.

Come ha dimostrato il filosofo Thomas S. Kuhn, docente ad Harvard e a Princeton, grande studioso della struttura delle rivoluzioni scientifiche, si è dinanzi alla rottura di un “paradigma” e i disorientamenti relativi e conseguenti solo un ignorante pensa che siano dovuti ad ignoranza. Il “paradigma” comprende anche un’idea di ciò che è scienza, e in base a questa lo stesso studioso sceglie gli oggetti che giudica degni di interesse (e ne scarta altri), vede alcuni problemi (e altri no). Il “paradigma” fornisce categorie concettuali e terminologia, entro le quali i fatti sono interpretati e valutati. Lo stesso premio Nobel Dulbecco, che giudica necessarie le ricerche sull’embrione, dice no alla fecondazione eterologa e non mi sembra un precettato da qualche vescovo (vedi Corriere dell Sera, 9.2.99, pag.8). E il disorientamento che vivono le coscienze, comprese quelle dei 250 parlamentari, è riscontrabile nella società. Sullo stesso Corriere, Mannheimer ha pubblicato i dati di un’indagine che conferma l’esistenza di un forte disorientamento, persino sui diritti delle coppie di fatto.
Certo c’è anche chi tenta di truccare le carte, come è successo tra il conduttore Vespa e l’esperto in sondaggi Piepoli, smascherati in diretta da un politico esperto come Taradash. Ma siamo nel campo dei tentativi maldestri di forzare le conseguenze psicologiche che la rottura di un “paradigma” provoca in ognuno di noi. E le ricerche sulle biotecnologie sono certamente la rottura di tutti i nostri tradizionali paradigmi. Ognuno di noi riflette per riorientarsi, ma dovremo aspettare che si affermi, tormentosamente, un nuovo paradigma della vita e della scienza.

Nel frattempo, però, Eugenio Scalfari persegue altre finalità. Lui i paradigmi li ha ben chiari. E per questo dall’insulto passa alla minaccia e il suo lungo articolo chiude così: “Se stanno veramente rinascendo come da molti segnali si vede una mentalità e un movimento clericale, sappia la gerarchia che è facilissimo, anche se incongruo e antistorico, resuscitare un movimento e una mentalità anticlericale. Ci pensi bene, Cardinal Ruini e tutti i suoi colleghi di analogo sentire: non è esercitando pressioni sul Parlamento italiano che vi guadagnerete la vita eterna.” Giudichino i miei lettori quanto sforzo ed attenzione abbia io dedicato all’insulto di Scalfari. Mi perdonino se dinanzi alla minaccia io taccio. Anche perchè per placare l’ira di Scalfari non vale certo la mia poca o nulla filosofia. Per lui ci vorrebbe, ma ne avanza sicuramente, il buon Benedetto Croce, che, in epoca di apparente rifioritura liberale, non si capisce proprio perchè nessuno lo legga più. Eugenio Scalfari merita proprio una citazione di Croce: “Quanto piccola fu la parte dell’Italia negli avvenimenti europei durante il seicento, tanto grande fu allora quella dei suoi individui, dei suoi capitani, dei suoi ingegneri (ingegneri italiani diressero lavori così nell’assedio d’Anversa come in quello della Rochelle), dei suoi politici, dei suoi tecnici d’ogni sorta, e anche dei suoi uomini di pensiero e di fede, che recarono un contributo non solo al moto della Riforma, ma precipuamente (e questa è gloria del carattere e dell’ingegno italiano) alla formazione del razionalismo moderno e della tolleranza religiosa”.

 


IndietroCopyright (C) 1999 il Narratario. Direttore responsabile F. M. Trazza.