Europa
al bivio
di Fabio Trazza
La costruzione europea, con la nascita dell’euro, ha sicuramente chiuso positivamente una fase. Ora, con l’elezione a giugno del nuovo parlamento, se ne apre una seconda, e l’Europa è a un bivio. O gli organismi elettivi ed esecutivi europei sceglieranno la burocratizzazione della loro vita politica, oppure nascerà un nuovo impulso, che potrebbe portare anche alla realizzazione del sogno indicato da Jean Monnet: la costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Oggi non esiste una politica estera europea, nè una politica comune della difesa. Tante istituzioni sono ancora appannaggio delle politiche nazionali dei singoli stati che costituiscono l’Unione. Molti problemi emergenti, neanche previsti nella fase d’avvio dell’unione europea, come l’immigrazione, e tanti altri, non sono ancora di competenza europea. Le prossime elezioni europee hanno quindi un significato tutto particolare. O genereranno un parlamento capace di risolvere queste carenze, o la burocratizzazione sarà inevitabile. Fino al 1979 il parlamento europeo non era eletto direttamente, era un parlamento delegato. Poi avvenne una svolta con un parlamento eletto a suffragio universale, che ha avuto con il Trattato di Maastricht poteri in più. Con l’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam il parlamento accresce ancora di più i suoi poteri, e quindi le sue responsabilità. Per questa ragione dalle prossime elezioni europee dovrà affermarsi una rappresentanza dei diversi stati, che non sia espressione degli interessi degli stessi singoli stati, ma sappia esprimere, dividendosi o unendosi, un interesse più alto, sovranazionale, continentale. Per questa prospettiva, purtroppo, ci sono tutte le premesse perchè la delegazione italiana risulti parcellizzata e si esprima in maniera cacofonica. Tuttavia dobbiamo insistere perchè l’Italia, con le sue città, e Milano in testa, così europeista, ma talvolta solo a parole, esprima una delegazione adeguata ai compiti. E le risposte adeguate ad alcune sfide degli anni 2000 non possono più essere date a livello nazionale. Semplicemente perchè la tradizionale struttura nazionale degli stati, dai governi, alle forze che determinano il consenso, è inadeguata e superata dagli eventi della storia contemporanea. Non si organizza facilmente un’iniziativa capace di dare corpo alla costruzione della nuova Europa, ma noi vogliamo provare a dare il nostro contributo, tenendo deste le coscienze e gli interessi di quanti all’Europa guardano e tanti tra i nostri lettori lo fanno. Ci auguriamo che tanti decidano di impegnarsi su queste prospettive.
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