Sotto il tradizionale kaftano marocchino proprio delle famiglie più illustri, il più accanito fautore della lealtà innocentista marocchina (cioè lo stesso che il giorno prima aveva fatto una scenata napoletana e ci aveva confidato che il poliziotto ubriacone faceva così ogni anno) si spazza 4 paia di occhiali da sole ad un autogrill; per poi improvvisare in pullman una pseudo-bancarella: che paradosso, un marocchino su un pullman di marocchini.
Varcata la frontiera a Ventimiglia, ormai provati dal viaggio, dalla musica araba e da 'sti barbari marocchini inizia a insinuarsi tra noi l'idea di scendere a Savona per prendere un treno italiano (dove ci saranno sicuramente altri barbari italiani ma che almeno non ascoltano musica tradizionale marocchina a manetta per tutto il viaggio - a questo punto saremmo disposti forse anche ad ascoltarci l'italiano di Toto Cotugno -) che ci consenta di evitare la notte in stazione a Torino in Porta Susa.
Detto, fatto! Scarichiamo i bagagli dal pullman e corriamo al binario 3.
Baci e abbracci ai compagni di viaggio incontrati, a cui ci eravamo già affezionati, e un saluto…