il riordino dei cicli è legge …
Documento della Segreteria nazionale M.C.E.
Dal 2 febbraio 2000 il complesso iter parlamentare del riordino dei cicli, che prese le mosse dall’iniziativa governativa, ha trovato compimento nell’approvazione definitiva del Senato. Si tratta di un vero e proprio "evento" in materia di politica scolastica che, intervenendo sulla struttura del percorso formativo nel suo complesso, ridisegna con forte intento di cornice le coordinate del sistema.
Il Movimento di Cooperazione Educativa, che ha seguito con attenzione le fasi dell’iniziativa – tanto più significativa in quanto integrata in un processo di riforma dai tratti fortemente dinamici – esprime anzitutto soddisfazione per il compimento di un percorso da non dare per scontato, in quanto sottoposto alle condizioni di una difficile ricerca di mediazioni; esprime l’auspicio che il riordino possa essere il motore di un dibattito di ampio respiro, aperto e approfondito, che coinvolga il mondo della scuola e al tempo stesso sappia travalicarne i confini per sollecitare tutti gli attori sociali alla costruzione di un progetto culturale condiviso.
Alcuni dei principi sottesi alla legge recepiscono e traducono in termini normativi istanze pedagogiche e socio-culturali con cui si può convenire e che trovano sintonie significative nel patrimonio di ricerca e di pratiche educative del M.C.E.: in particolare, la valorizzazione della Scuola dell’Infanzia all’interno del sistema formativo; l’individuazione della Scuola di base che, nella sua unitarietà articolata, persegua intenzionalmente finalità di promozione sociale e lavori concretamente alla rimozione dei meccanismi di selezione; le caratteristiche di flessibilità attribuite ai percorsi della Scuola secondaria, a garanzia del diritto all’apprendimento per tutti/e come elemento fondamentale dell’esercizio dei diritti di cittadinanza.
Aspetti di criticità , a nostro avviso, permangono nell’articolato ; tra i più rilevanti: l’esclusione dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia dalla fascia dell’obbligo; la scansione interna della Scuola di base che lascia sospesa la definizione di un asse pedagogico rispettoso delle specifiche età evolutive, attento alla continuità ma anche al governo delle discontinuità in chiave educativa; le forme di integrazione tra istruzione ed esperienze di formazione professionale ancora in fascia di obbligo previste nell’articolato della Scuola secondaria, che possono prefigurare fuoriuscite precoci dal sistema dell’istruzione. Per intenderne la portata e correggere possibili derive che vanno al di là delle intenzioni del legislatore, riteniamo sia indispensabile correlare l’intervento di struttura ai contenuti che soli ne potranno completare il senso e la valenza innovativa: ci riferiamo anzitutto alla definizione dei curricoli, in termini di saperi e competenze, di trasversalità disciplinari e metacognitive. Su queste crucialità crediamo sia essenziale promuovere e sostenere il confronto: a partire dai soggetti che saranno chiamati a dare corpo e significato ad un intervento di struttura così decisivo e in qualche misura epocale.
Solo se la riforma diventerà motivo di valorizzazione delle professionalità, riconoscimento delle buone pratiche che non solo da oggi caratterizzano la scuola, volano di un dibattito nel Paese che ridisegni il mandato sociale in termini innovativi e al tempo stesso ancorati al dettato costituzionale, potremo dirci pienamente soddisfatti.
La legge chiede ora uno sforzo paziente per diventare cultura diffusa e praticata: sappiamo che i tempi della vita e i tempi della istituzione, per definizione, non coincidono; è essenziale perciò che siano dialoganti e intrecciati.
Per questo intento il Movimento è, come sempre, impegnato con il suo contributo di esperienza, di ricerca e di pensiero.