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In questa pagina intediamo segnalare brani tratti dalla letteratura italiana, dalla saggistica e dalle diverse pubblicazioni, relazionati al viaggio in bicicletta.
Saremo grati a quanti vorranno aggiungere altre segnalazioni.

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Riferimenti bibliografici

Alfredo PANZINI La lanterna di Diogene (1907) Per il particolare affetto che ci lega al brano di Alfredo Panzini - di non facile reperibilità - ne riportiamo un breve accenno Racconto
Edoardo Colombo

VALICHI

VIAGGI CICLO-ALPINISTICI

Editore G. CHIOZZOTTO - Milano

Giugno 1932

Presentazione di G.BOGNETTI - Presidente del Touring Club Italiano
Albano MARCARINI
La Strada Priula
ClupGuide di CittàStudiEdizioni - Milano 1995
Da Bergamo a Morbegno a piedi e in bicicletta: con 54 carte e 78 acquerelli
  Giancarlo PAULETTO Amati giri Ciclici Ediciclo Editore - Porto Gruaro 1990 Poesia e prassi della bicicletta
  Jerome K. JEROME Tre uomini a zonzo Demetra - Bussolengo 1996 Quando gli adulti scappan di casa ...
  Sabina MORANDI La Filosofia morale della bicicletta Zelig Editore - Milano 1997 Ovvero come sopravvivere (e diventare saggi) pedalando in città
  Cesare LOMBROSO Il ciclismo nel delitto Franco Sciardelli Editore - Milano 1988 Saggio 
  Fermo GALBIATI /

/ Nino CIRAVEGNA

La bicicletta BE-MA Editrice - Milano 1989 Itinerari d'immagini
Gino CARRARA T'amo, o pia bici! Le opere e i giorni

BANCA POPOLARE DI BERGAMO

Saggio

  Alessandra VOGLIOTTI Ciclobolario Ediciclo Editore - Portogruaro 1993 Dizionario dei termini tecnici della bicicletta
  Rosetta LOY La bicicletta Einaudi - Torino 1974 Romanzo
  Enrico BRIZZI Jack Frusciante e' uscito dal gruppo Baldini&Castoldi - Milano 1994 Romanzo
  S. GEROSA et altri

(a cura di)

 

Meglio la bicicletta In Smog e dintorni, 1985, 3

Mestre

 
  Jean ROBERT Il tempo che ci rubano Ref. "Bici e dintorni" -

TORINO

Saggio
   Paolo RUMIZ  La manutenzione dello spirito  diario della settimana

Anno III Numero 40

Articolo-racconto 


tratto da LA LANTERNA DI DIOGENE - Alfredo Panzini. [1907]

LA CURA DEL MOTO E DEL SOLE

L'undici di luglio, alle ore due del pomeriggio, io varcavo finalmente, dall'alto della mia vecchia bicicletta, il vecchio dazio milanese di Porta Romana.

La meta del mio viaggio era lontana: una borgata di pescatori su l'Adriatico, dove io ero atteso in una casetta sul mare: questa borgata supponiamo che non sia lungi dall'antico pineto di Cervia e che, per l'aere puro, abbia il nome di Bellaria.

Ora, quel giorno della partenza, il cielo era senza nubi, e per far piacere alla città che mi ospita da tanti anni, dirò che era azzurro: certo ne pioveva un'afa così ardente e greve, che in ogni altra città d'Italia gli uomini si sarebbero addormentati; e anche le motrici e le macchine si sarebbero fermate.

( ... )

Da mesi e mesi la vecchia bicicletta nel chiuso studiolo mi diceva:

"Ricordi dieci anni fa la gioia dell'alba che raggiò da Collefiorito? l'ascesa a Recanati come ad un santuario? La sosta a San Vitale presso Classe con quei gran gigli simmetrici per l'abside azzurra, e quei mansueti cervi simbolici, assetati di verità, tanto che ti palpitò il cuore, o incredulo, di fede e di amore per il Cristo, giovanetto severo che lì giganteggia seduto, e ti fissa con l'indice levato?"

Questi precedenti spiegano la ragione della mia contentezza quando quel giorno undici luglio, ornate le gambe di un paio di novissime calze, montai in sella.

Incontrai per la città qualche conoscente, molto meravigliato nel vedermi in cotale assetto. Ma io salutai da lungi e dissi nel cuore biblicamente: "Nescio vos!".

Molto più fortunata di me, la bicicletta aveva trovato un meccanico che fermò qualche vite, rinnovò i pneumatici, e lubrificò i congegni. Per noi, creature di Dio, non esistono pezzi di ricambio. I pneumatici una volta invecchiati, tali rimangono, né il mercante vende olio per lubrificare le ossa indurite. Noi, sventuratamente, abbiamo l'età dei nostri pneumatici, cioè delle nostre arterie, e non c'è laboratorio che le rinnovi.

Ciò è molto sconfortante: vale tuttavia a spiegare un'altra causa della mia contentezza quando mi accorsi che il pedale ripondeva bene all'impulso, che le case andavano indietro e la verdura della campagna veniva avanti. Addio, Madonnina del Duomo!

(... )


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