TELEPATIA (dal gr. τῆλε "lontano" e πάϑος "sensibilità"). - Termine proposto nel 1882 da F.W.H. Myers per indicare "una trasmissione di pensiero indipendente dalle ordinarie vie sensoriali". Questa definizione del Myers solleva già di per sé gravi difficoltà e si presta alla discussione. Implicazioni interpretative assai minori contiene invece la definizione di E. Osty, per il quale la telepatia designa "i casi nei quali un individuo percepisce a qualunque distanza ciò che un altro individuo pensa, o quel che gli accade, senza il normale soccorso dei sensi e dell'intelligenza".
L'accertamento dei fenomeni telepatici è stato compiuto in guisa si può dire risolutiva, e su una scala di gran lunga più vasta in confronto a quello di qualsiasi altro fenomeno metapsichico (v. Psichica, ricerca). A partire dalle prime inchieste condotte dalla Society for Psychical Research di Londra, e dalle classiche pubblicazioni di E. Gurney, F.W. H. Myers e F. Podmore, continuate e arricchite da quelle di molti altri studiosi, una quantità notevolissima di casi di telepatia spontanea, particolarmente di "sogni telepatici" e di "allucinazioni telepatiche" (poiché l'allucinazione, per lo più visiva o auditiva, nella veglia o nel sonno, è la forma consueta in cui l'evento viene psicologicamente avvertito da chi vive l'esperienza telepatica), è stata trascritta e analizzata. Un numero ancora maggiore di documenti si è potuto raccogliere in merito ai casi "provocati" di telepatia ("telepatia sperimentale"), nel quale campo, a cominciare dalle esperienze compiute intorno alla metà del see. XIX su soggetti in ipnosi per giungere alle più recenti, si sono via via affinati i metodi di ricerca e d'indagine sull'ampio materiale raccolto (v. bibliografia).
La telepatia si suole distinguere abitualmente dalla chiaroveggenza (v.), poiché nel caso di questa si tratterebbe, anziché di un rapporto extrasensoriale fra due psichismi, di una conoscenza paranormale esercitantesi nei confronti di un qualsiasi evento estrinseco al percipiente. La distinzione, peraltro, ha carattere del tutto empirico, in quanto teoricamente nulla vieta di considerare quello della telepatia come un caso particolare del secondo più comprensivo fenomeno. Parecchi tra i moderni indagatori (Ch. Richet, H. Driesch, E. Osty, C. Vesme, ecc.) opinano appunto nel senso indicato, e non dànno quindi un valore fondamentale alla discriminazione accennata.
Più importante sembra invece la distinzione fra telepatia spontanea e telepatia sperimentale. Gli sforzi compiuti per perfezionare le condizioni di quest'ultima hanno posto maggiormente in rilievo alcune caratteristiche della prima: caratteristiche assai diverse, per non dire opposte, e pressoché impossibili a riprodursi sperimentalmente. Si è constatato, fra l'altro, che le circostanze tipiche in cui sogliono prodursi gli eventi telepatici sono: a) il coefficiente affettivo (è noto che la massima parte dei casi di telepatia riguardano fatti a tono altamente emozionale, quali morte o pericolo di vita di persone care, ecc.); b) il carattere fondamentalmente inconscio della comunicazione (che in moltissimi casi avviene infatti durante il sonno o in stati ipnoidi). Tali circostanze, come accennato, stanno in netto contrasto con quelle della telepatia sperimentale, nella quale per lo più i soggetti rivolgono un'attenzione assai vigile e attiva alle esperienze, e in cui gli oggetti o le idee prescelte sono del tutto indifferenti e privi di contenuto emotivo.
Giova osservare, peraltro, che ogni sforzo è stato fatto e si sta facendo per rendere meno sensibile l'accennata discrepanza: uso di speciali dispositivi strumentali atti a valorizzare i contenuti psichici inconsci (R. Warcollier), esperienze con soggetti predisposti (E. Osty, U. Sinclair) o in condizioni psichiche speciali (Ch. Richet e altri), valutazione intenzionale dei "complessi" psichici del soggetto per la scelta delle immagini o delle idee inerenti all'esperienza (E. Servadio): queste e altre vie d'indagine vengono battute a tale scopo, con risultati già sin d'ora assai incoraggianti.
Intorno al meccanismo prof0ndo della telepatia sono state avanzate varie ipotesi, senza che alcuna di esse abbia potuto sinora assurgere a dignità di teoria scientifica. Il vocabolo "trasmissione", adoperato originariamente dal Myers, e l'analogia che si è creduta poter ravvisare tra i "messaggi" telepatici e le radiocomunicazioni, hanno portato alla formulazione della teoria secondo la quale le comunicazioni telepatiche si svolgerebbero fra una mentalità trasmittente e una ricevente, per mezzo d'ipotetiche "radiazioni" o "onde" cerebrali. Tale ipotesi non è stata convalidata in alcun modo, e contrasta invece con varie caratteristiche della telepatia, tra cui: la sua indipendenza dal fattore distanza, le differenze formali talora sensibili tra i pensieri o eventi effettivi e la loro percezione paranormale, la mancanza (o quanto meno la mancata identificazione) di organi o sistemi somatici cui si possano attribuire le funzioni di apparecchi trasmittenti o riceventi, ecc. Difficoltà di altro ordine presenta l'ipotesi secondo cui la telepatia sarebbe resa possibile da un "inconscio" dinamicamente concepito (v'è chi parla di un "inconscio collettivo"), istanza arcaica sostanzialmente indipendente dalle categorie spaziali e temporali, la quale riprenderebbe il sopravvento, di fronte ai mezzi di comunicazione filogeneticamente più evoluti (linguaggio razionale), in occasioni favorevoli, tali cioè da facilitare grandemente la percezione immediata dei processi psichici dell'inconscio. A una formulazione non molto dissimile, sulla base dei suoi presupposti irrazionalistici, è giunto il filosofo Henri Bergson; e lo stesso S. Freud non è alieno dall'accedere a una simile concezione: la quale sembrerebbe suffragata, tra l'altro, da quanto si è creduto osservare sulla maggior frequenza dei fenomeni telepatici presso i primitivi, e dall'ipotesi, apparentemente non infondata, del verificarsi di fenomeni telepatici anche presso certi animali. Taluni spiritisti persistono ancor oggi a ritenere che anche nella telepatia sia da ravvisarsi l'intervento di "entità disincarnate" (v. spiritismo). E. Bozzano afferma doversi distinguere la telepatia vera e propria (di cui il prototipo sarebbe il sogno telepatico) dalla "trasmissione del pensiero" di tipo sperimentale: si tratterebbe di due processi sostanzialmente diversi: il primo drammatico, inconsapevole, involontario, indipendente dalla categoria spazio; il secondo privo di pathos, cosciente, deliberato, con sfera d'azione inversamente proporzionale al quadrato delle distanze. Tale distinzione è forse troppo netta, ma aiuta a meglio discernere le caratteristiche delle due forme - spontanea e sperimentale - della telepatia: anche se si possa pensare che dall'uno all'altro tipo di fenomeno si passi per gradi, o anche - così taluni studiosi già nominati - che lo stesso fenomeno telepatico sia un caso particolare di una generica "conoscenza paranormale".
Alcuni problemi specifici della telepatia sono stati poi approfonditi negli ultimi anni da singoli studiosi: così, p. es., quelli della "forma" e del "contenuto" delle comunicazioni (R. Warcollier), del frequente "rovesciamento" delle immagini (W. Pagenstecher), del "sogno telepatico" (S. Freud), delle "allucinazioni telepatiche" (E. Servadio), ecc. k presumibile che l'introduzione dei criterî psicoanalitici (v. psicoanalisi) nello studio del fenomeno telepatico (applicazione di cui hanno fornito esempî, sulla traccia del Freud, principalmente H. Deutsch, I. Hollós, P. Schilder, E. Servadio) possa portare a un'ulteriore precisazione dei processi psichici fondamentali che lo determinano e lo condizionano.
Bibl.: E. Gurney, F. W. H. Myers e F. Podmore, Phantasms of the living, voll. 2, Londra 1886; F. Podmore, Apparitions and thought-transference, ivi 1894; G. B. Ermacora, La telepatia, Padova 1898; R. Tischner, Über Telepathie und Hellsehen, Monaco 1920; R. Warcollier, La télépathie, Parigi 1921; id., in Revue métapsychique, passim; E. Osty, La connaissance supranormale, Parigi 1923; id., Télépathie spontanée et transmission de pensée expérimentale, in Revue métapsychique; luglio 1932-febbraio 1933 (trad. it., La telepatia, Milano 1934); U. Sinclair, Mental radio, Londra 1930; W. F. Prince, The Sinclair experiments demonstrating telepathy (Bulletin XVI, Boston Society for Psychic Research), Boston, aprile 1932; S. Freud, Neue Folge der Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse, cap. II, Vienna 1933; E. Bozzano, Considérations et hypothèses au sujet des phénomènes télépathiques, in Revue métapsychique, 1933, n. 3; E. Servadio, Psychoanalyse und Telepathie (relaz. al XIII Congresso internazionale di psicoanalisi, Lucerna 1934), in Imago, 1935, n. 4; J. B. Rhine, Extrasensory perception, Boston 1934; F. von Neureiter, Wissen um fremdes Wissen, Gotha 1935.