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Anno I n.13 Internet 06/06/2000
Freenet: la vera libertà virtuale
Può
un ragazzo di 23 anni, con la sua tesi di laurea in Intelligenza Artificiale
e Informatica alla Edinburgh University (Scozia), scuotere le fondamenta e il
modo di pensare Internet che conoscevamo?
Se si pensa al progetto Freenet la risposta è
si.
Sull'argomento si sono già espresse diverse
idee, sottolineando soprattutto la tendenza, da parte degli utenti della rete,
a riprendersi la libertà, che sembra minacciata soprattutto sotto il profilo
della privacy e del trattamento dei dati personali.
La parola d'ordine è oggi decentralizzare.
In breve, dopo Napster, che passerà alla storia
come la miccia che ha attivato il detonatore, sono nati numerosi programmi che
da un lato riproducono lo stesso meccanismo di condivisione e scambio file come
iMesh (http://www.imesh.com/), CuteMx, ScourExchange e sono destinati soprattutto allo scambio di files
multimediali. Dall'altro troviamo progetti che tendono ad estendere lo stesso
concetto di condivisione a tutti i tipi di files. Tra questi Wrapster, Gnutella e, appunto, Freenet.
In pratica, con questi programmi, i nostri hard drive o, meglio, le parti di
questi che decidiamo, vengono condivisi con altri utenti dello stesso programma.
Storicamente, ciò avveniva attraverso un server centrale, dove gli utenti dovevano
registrarsi. Ora si tende alla decentralizzazione evitando questo, come con
Gnutella, che però non permette ancora un completo anonimato, dato che è tutto
basato sull'indirizzo IP, l'equivalente online di urlare "Ehi, sono qui, sono
io!!!".
Freenet fa un passo avanti, davvero rivoluzionario, arrivando al totale e completo
anonimato, tramite un processo di crittografia e appunto decentralizzazione
delle informazioni. Non solo il sistema di scambio file non passa attraverso
alcun server centrale, ma non è neanche possibile arrivare a sapere dove le
informazioni sono immagazzinate. Questo per il fatto che i file, o parti di
questi, continuano a spostarsi da un disco rigido all'altro degli utenti, i
quali non sono neanche a conoscenza del contenuto degli stessi, dato che i file
sono tutti crittografati.
Ecco la novità del progetto
di Ian Clarke il ventitreenne di cui vi parlavo secondo il quale: "Freenet
è totalmente decentralizzato, non esiste persona, computer o organizzazione
essenziale al funzionamento e preposta al controllo e guida del sistema", come,
ad esempio, nel caso di Napster. Egli prosegue sostenendo che: "Non riesco ad
immaginare un modo per chiudere Freenet, senza dover chiudere Internet".
Il progetto è nato dall'esigenza di proteggere gli utenti e garantire loro l'anonimato
assoluto. Se quindi da un lato ciò può portare alla possibilità per il popolo
di una nazione oppressa da una dittatura o in guerra di far sentire la propria
voce e aver accesso alle notizie reali e non filtrate, dall'altro sono già state
sollevate preoccupazioni per il problema dello scambio di materiale pornografico
illecito e simili. Questo oltre al sempiterno problema del copyright, che, è
ormai palese, va rivisto come concetto, oltre che come norme, nell'era della
digitalizzazione globale.
Le grandi case discografiche e cinematografiche tremano, si agitano, citano
in giudizio a destra e a manca, ma il problema è storico e molto più ampio.
Nessuno soffrirà se la superstar di Hollywood o il megacantante potrà comprarsi
una villa e una Porsche in meno a causa della possibilità che Freenet porti
lo scambio di materiale copyrightato su dimensioni mai pensate prima. In questo
caso il problema è loro: si tratta solo di adeguarsi alla realtà e trovare nuove
strade che portino al profitto, senza ostinarsi a far finta che ciò che sta
accadendo sia arginabile.
Il problema è più ampio e dobbiamo porcelo tutti.
Ora che l'ecommerce ha mostrato i primi segni di
incertezza a livello mondiale. Ora che tutti gli utenti della Rete sono
preoccupati in primo luogo della loro privacy e ora che progetti tipo Freenet
si susseguono a ritmi impressionanti, proprio a dimostrazione di un'esigenza
globale di anonimato e rispetto delle informazioni personali. E' il momento
di interrogarsi sul futuro della Rete e sulla possibilità che non sia solo l'immenso
mercato che sembrava.
Questa settimana non farò commenti sull'argomento, ma voglio fermarmi e limitarmi
all'esposizione del fenomeno in atto.
A voi la palla. Fatemi sapere cosa ne pensate. Se riceverò sufficiente feedback
tornerò sull'argomento in uno dei miei prossimi interventi del martedì.
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