LA PREPARAZIONE DEL SERVIZIO
(Progresso Fotografico N°3/99 del Aprile 1999)

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Foto Tony Ray-Jones

Abbiamo visto che il fotogiornalismo è essenzialmente una forma di comunicazione.
Di conseguenza abbiamo detto che, come avviene per ogni altra forma comunicativa, occorre che esso abbia un messaggio da inviare, un codice con il quale inviare questo messaggio ed un canale attraverso il quale diffondere il messaggio stesso (pensate, ad esempio, al telegrafista che deve sapere qual è il testo da trasmettere, conoscere il codice morse e saper usare il telegrafo).
Il linguaggio fotografico (del quale abbiamo parlato nel numero scorso) è il codice da conoscere per poter inviare e per far capire un messaggio tramite le immagini.
Il mondo dell’editoria è il canale da utilizzare per trasmettere un messaggio fatto di immagini.
Soffermiamoci un momento allora proprio sul messaggio da inviare con la fotografia.
Così come parlare, scrivere, telefonare senza sapere cosa dire o senza avere niente da dire vi farebbe fare la figura degli stupidi, altrettanto avverrebbe con la fotografia se non chiarite le idee a proposito di quanto volete o dovete comunicare.
Sembrerebbe ovvio dire che la ricerca e il chiarimento del messaggio devono precedere la sua comunicazione: senza un messaggio infatti non ci sarebbe niente da comunicare.
Ma in fotografia la cosa sembra non essere così scontata: migliaia di fotoamatori durante il fine settimana scattano a più non posso per poi ritrovarsi tra le mani un enorme numero di immagini che non riescono a dire niente, che sono scollegate e risultano incapaci di formare un discorso, proprio perchè prive di una riflessione iniziale sul messaggio che si vuole e si deve inviare per avere una benchè minima forma di comunicazione.
E’ inutile fare prima di riflettere. Anteporre l’azione all’intenzione vuol dire saltare dei passaggi. Significa, metaforicamente parlando, telefonare a casa senza sapere ancora cosa dire. Vuol dire non soffermarsi sui tre elementi della comunicazione (messaggio, codice, canale) e quindi non utilizzarli consequenzialmente e consapevolmente.
Il primo e indispensabile passo da compiere dunque è quello di pensare bene al messaggio da inviare tramite le immagini: tenendo presente che la fotografia può definirsi una forma di comunicazione proprio perchè esiste un messaggio da inviare tramite essa. E - lo abbiamo già detto - una comunicazione si può avere solo con un discorso completo e comprensibile, cioè con quello che, per convenzione, abbiamo chiamato un servizio fotografico compiuto.
Nel fotogiornalismo i messaggi possibili da inviare (ed i relativi servizi possibili da realizzare) possono essere tanti e diversi, ma prima di tutto bisogna cercarli e saperli cercare.
E’ questa la fase dell’invenzione cioè dell’informazione, della lettura, dell’approfondimento, dello studio e dell’analisi di avvenimenti, personaggi, situazioni, atmosfere, opinioni potenzialmente affrontabili fotograficamente.
E’ l’indispensabile presupposto per la costruzione del vostro discorso per immagini.
E’ la fase giornalistica del reportage, in cui prima dovete trovare il tema del lavoro, poi approfondire l’argomento da un punto di vista informativo, successivamente capire perchè e cosa volete dire a proposito di quel soggetto ed infine scegliere come raccontarlo.
E’ la fase in cui il messaggio deve integrarsi con il codice tenendo sempre presente il canale.
Solo dopo questo lavoro sarete in grado di fare uno sforzo per far sì che questo codice e questo messaggio diventino il vostro codice ed il vostro messaggio, affinchè la vostra comunicazione diventi chiara, riconoscibile e piacevole.
Solo dopo queste operazioni potete pensare ad agire, ad affrontare visivamente l’idea, a scattare le fotografie.
E’ la fase della preparazione di un servizio fotografico, è il momento della progettualità.

Un fotogiornalista infatti ha due modi per guadagnarsi da vivere:
1) avere degli incarichi da parte di clienti: non soltanto giornali e riviste, ma anche agenzie fotografiche, aziende, privati, enti pubblici e chissà chi altro possono commissionare dei servizi fotografici ad un professionista da loro apprezzato o conosciuto. E’ ovvio però che la scarsa esperienza di chi inizia un’attività e la conseguente scarsa fiducia del committente rendono la situazione quasi impossibile per chi vuole iniziare la professione di fotografo senza essere un parente stretto del potenziale cliente.
2) realizzare un reportage da proporre: questo è l’unico modo che ha un fotografo agli esordi per farsi conoscere professionalmente e per cercare di guadagnare qualche soldo. Ed è inoltre l’unico modo che ha per continuare a lavorare quando, a professione avviata, dovrà dimostrare di essere ancora al passo con i tempi. Insomma un fotogiornalista sarà obbligato sempre e costantemente (osiamo dire quotidianamente), nella sua vita professionale, a pensare, progettare e realizzare un buon servizio fotografico.
Poichè tutto ciò equivale ad un investimento di soldi, materiali ed energie (fisiche e mentali), bisogna essere in grado di prepararlo e realizzarlo bene per evitare di fallire economicamente e psicologicamente.

Cercare le idee
Per realizzare un buon servizio fotografico occorre dunque trovare un’idea valida.
Questo lavoro di ricerca, strettamente connesso con il mestiere di fotogiornalista, è quasi più importante della realizzazione del reportage stesso.
Infatti è bene ricordare che un buon soggetto illustrato con brutte foto si vende, un pessimo soggetto illustrato con bellissime foto non si vende.
Occorrono dunque una buona dose di curiosità, passione, cultura generale, entusiasmo, desiderio di essere e tenersi informati.
E queste elencate per ultime sono, in verità, le prime e fondamentali cose da fare: l’attenzione e l’interesse per i mass media e per la stampa in particolare sono essenziali.
E’ importantissimo guardare e ascoltare televisione e radio: tg nazionali e locali, trasmissioni di approfondimento, radiogiornali nazionali o locali, trasmissioni specializzate, microfoni aperti, etc.etc.
E’ indispensabile consultare regolarmente la stampa: non solo quotidiani, settimanali e mensili nazionali, ma anche e soprattutto giornali di strada, bollettini istituzionali, riviste specializzate o di settore, stampa locale, giornali e riviste straniere, etc. etc.
Tutto è buono da guardare, ascoltare e leggere per essere e tenersi informati, qualsiasi informazione contenuta sui mass media può costituire il punto di partenza per un soggetto fotografico: una notiziola di tre righe come un servizio più approfondito, un’immagine isolata come un’intera trasmissione radiofonica o televisiva.

Ma la consultazione della stampa deve servire anche e soprattutto per conoscere le riviste che in futuro potrebbero essere le destinatarie del vostro lavoro.
L’analisi della stampa è fondamentale: dovete capire in primo luogo che tipo di riviste avete davanti (femminili, sportive, di viaggio, di informazione, scientifiche, musicali, di moda, etc. etc.), secondariamente quale e quanto spazio esse danno alle fotografie (servizi ampi, foto singole, brevi reportage con poche immagini, etc. etc.), in terzo luogo che tipo di foto pubblicano (ritratto, foto di cronaca, reportage geografico, moda, still life, etc. etc.), poi se collaborano solo con agenzie fotografiche oppure hanno dei fotografi interni o sono aperte alla collaborazione con i free lance (lo potete sapere facendo attenzione ai cosiddetti "crediti", cioè ai nomi degli autori delle fotografie e/o delle loro agenzie stampati in piccolo accanto alle foto stesse) ed infine quali sono i nomi delle persone alle quali dovete rivolgervi all’interno delle singole redazioni (attraverso la consultazione del "colofon", cioè quel riquadro della rivista in cui vengono elencati i nomi di collaboratori interni e/o esterni al giornale, potete individuare chi è il direttore, il photo editor, l’art director, la segretaria, etc. etc).
Tra parentesi, tenete presente che non occorre comprare sempre tutti i giornali che ritenete utili alla vostra professione, molto spesso per risparmiare basta recarsi in biblioteca oppure accordarsi con colleghi per dividere le spese o approfittare di offerte per stipulare abbonamenti.
Ricordatevi che la conoscenza e l’analisi della stampa serve per trovare un messaggio, ma anche per imparare a tenere sempre d’occhio il canale attraverso il quale inviarlo.

Oltre alla lettura della stampa e all’ascolto di radio e tv, c’è un altro elemento da tenere sempre in considerazione: fin quando è possibile bisogna saper anticipare.
Anticipare appuntamenti fissi o fissati da tempo per prepararsi e progettare il servizio adeguatamente (ad esempio tutti sanno che a febbraio si svolge il festival di Sanremo oppure che il tal giorno ci sarà una certa manifestazione politica con tanto di corteo e comizio del leader di turno, etc. etc.). Ma soprattutto anticipare per individuare argomenti in divenire che sicuramente troveranno o potrebbero trovare spazio sulla stampa (e qui tutto dipende dalla vostra esperienza, dal vostro intuito, dalla vostra fortuna, dalla vostra conoscenza dei media e dei loro interessi, dal pubblico al quale ci si vuole rivolgere, dalla vostra esigenza di dire qualcosa su un certo argomento, etc. etc.).
Come fotogiornalisti dovete imparare a trasformare la materia scritta od orale in materia visiva.

Tenete dunque presente che un buon soggetto per un servizio fotografico deve presentare delle qualità essenziali:
1) deve piacere ed interessare chi lo realizza:
-un tema a cui tenete vi dà entusiasmo ed energia, e di conseguenza voglia di condurre un’inchiesta, facilità a stabilire dei contatti, coraggio nelle riprese
2) deve immediatamente evocare delle immagini:
-l’immaginazione preventiva delle foto, cioè la loro progettazione, è il presupposto di una buona inchiesta giornalistica, che, come vedremo, è indispensabile alla realizzazione del servizio
-dovete poter raccontare una storia, con un suo sviluppo e una sua completezza: un buon soggetto fotografico passa per un’idea chiaramente definita, che permette di determinare un inizio, una fine e le diverse tappe tra l’una e l’altra.
3) deve essere realizzabile e vendibile:
-dovete essere in grado di renderlo allettante per la stampa
-dovete riuscire a realizzarlo dal punto di vista economico, fisico e psicologico (evitate cioè le situazioni che potrebbero pregiudicare una realizzazione professionale del servizio a causa di paura, emozione, euforia, impossibilità finanziarie, impedimenti fisici )
-dovete essere in grado di stabilire quanto vi costerà il servizio e quanto vi potrà rendere (cioè a quanto potete venderlo), per vedere se il gioco vale la candela
-dovete inizialmente scartare avvenimenti e personaggi per fotografare i quali occorrono permessi, tessere o autorizzazioni alle quali non siete in grado di accedere (lo scontro con difficoltà di ordine logistico e/o burocratico è una costante della professione del fotogiornalista).

Al tempo stesso vi sono dei soggetti che specialmente chi inizia quest’attività, o comunque chi è inesperto, farebbe bene ad evitare, ed esattamente:
1) i soggetti troppo generali. Ad esempio "il calcio", oppure "il mondo del cinema": sono argomenti talmente vasti e generici da risultare fotograficamente inesauribili ed intrattabili da parte di un solo fotografo.
2) i soggetti troppo forti. Ad esempio "la droga" o "la prostituzione": sono temi che, oltre ad essere troppo generali, sono già stati trattati ampiamente nel corso del tempo ed inoltre possono risultare visivamente scioccanti; un fotografo inesperto rischierebbe facilmente di non trovare il coraggio di scattare o al contrario di cadere nel voyeurismo e realizzare delle foto impubblicabili.
Temi generali e soggetti forti possono essere affrontati fotograficamente solo se riescono a fornire informazioni relative a fatti o persone circoscritti e particolari.
3) i soggetti impossibili a tradurre in immagini. Ad esempio "l’analfabetismo" oppure "l’inquinamento acustico": attenzione perchè questi sono gli argomenti preferiti dai giornali, i quali non esitano a commissionare servizi fotografici su certi temi proprio perchè impossibili e dunque mai trattati. In certi casi sappiate anche rinunciare, ne va della vostra professionalità: "bucare" un servizio commissionato spesso equivale a bruciarsi altri incarichi in futuro. Un buon fotografo è colui che sa perfettamente quando scattare, ma anche quando è inutile farlo.
Ma soprattutto ricordate che questi sono consigli (non regole!) che vogliono aiutarvi a trovare il vostro soggetto, non quello imposto da esigenze di mercato o di sopravvivenza.
4) i soggetti troppo personali. Ad esempio "la nascita di mio figlio", "il battesimo di mia nipote", etc. etc. Sono temi che solo un fotografo esperto potrebbe trattare in modo da renderli apprezzabili al grande pubblico.

Chiarire le idee
Ammettiamo che, tenendo presenti i consigli esposti in precedenza, siate riusciti ad individuare quello che potrebbe essere il vostro soggetto.
C’è una cosa che dovete stabilire: è possibile realizzare un lavoro fotografico che riesca ad esprimere anche le vostre sensazioni ed emozioni sul tema scelto oppure dovete limitarvi ad un servizio che sia solo informativo, descrittivo o documentativo del soggetto?
Sembra una domanda retorica, ma invece contiene delle implicazioni interessanti e non scontate.
Utilizzare la fotografia solo some documento significa limitare le potenzialità espressive di questo mezzo di comunicazione. Dal punto di vista operativo vuol dire essere al posto giusto nel momento giusto e lì realizzare un’immagine tecnicamente buona (nel senso più ampio del termine).
La maggioranza di voi è assillata dalla corretta resa tecnica delle immagini. Ma le fotografie non possono soltanto essere corrette tecnicamente, devono anche dire qualcosa. Le immagini tecnicamente perfette sono necessarie, servono ad essere meglio comprese. Ma non si può pretendere di comunicare utilizzando solo la tecnica. Così come è molto difficile comunicare usando soltanto una singola foto.
Le fotografie, per comunicare, non possono prescindere dal messaggio ed esso si può inviare con un discorso fatto di immagini.
Per iniziare l’attività di fotogiornalista non basta scattare delle buone foto singole di qualche evento, certo questo vi può far guadagnare qualche lira, ma per fare un passo in più, per farsi notare e ricordare, per crescere professionalmente bisogna saper dar prova sia di affidabilità tecnica che di originalità, cultura, fantasia, informazione ed intuito: e questo lo potete fare solo realizzando un buon servizio su un buon soggetto.
Occorre dunque individuare quei soggetti e quegli elementi del linguaggio fotografico utili a far sì che le immagini vadano oltre la pura descrizione e riescano ad esprimere sensazioni emozionando il pubblico.
Facile a dirsi, difficilissimo a farsi, impossibile da insegnare.
Ma una cosa la possiamo suggerire. Per migliorare le vostre capacità operative dovete imparare a leggere una fotografia, ad esaminarla, ad analizzarla.
Solo mediante lo studio delle metodologie tecnico/operative che un fotografo ha voluto utilizzare per raccontare le sue sensazioni su un soggetto adeguatamente scelto, è possibile capire come quell’autore ha reso possibile una comunicazione emozionante e coinvolgente. E vogliamo ricordare quanto abbiamo detto nell’articolo precedente: analisi degli elementi tecnici ed operativi non significa solo conoscenza di strumenti e materiali, ma anche e soprattutto conoscenza di tutti quegli elementi che costituiscono un’immagine fotografica.
Solo leggendo le immagini con la stessa attenzione con la quale leggete le parole sulle pagine di un libro, e facendo continuamente questo sforzo, sarete in grado di capire "come si fa" e di applicare quanto imparato alle vostre foto, perché sarà inevitabile che quanto appreso vi tornerà in mente al momento opportuno.
Scoprirete poi un’altra cosa: non sono soltanto la padronanza tecnica, le scelte operative conseguenti ed un soggetto valido a generare un’immagine capace di emozionare chi la guarda. Per far emozionare occorre prima di tutto saper coinvolgere il pubblico, e ciò dipende anche dalla vostra personale capacità di calarvi nel periodo storico e culturale in cui state vivendo: il presupposto necessario per avere una comunicazione espressiva ed emozionante è il patrimonio culturale che avete alle spalle.
Per chiarire il concetto facciamo questo esempio. Per strada vedete la ragazza dei vostri sogni, quella che corteggiate da tempo. Potreste avvicinarla fischiandole e facendo pesanti apprezzamenti sul suo corpo, ma vorrebbe dire che siete dei volgari cafoni. Oppure potreste seguirla con la vostra chitarra cantandole una serenata, ma significherebbe che siete fuori dal tempo e ridicoli. O invece potreste salutarla gentilmente ed iniziare una cortese e discreta conversazione per poi, chissà, invitarla al cinema a vedere quel film di cui avete letto cose molto positive; e questo potrebbe essere un comportamento che suscita il suo interesse nei vostri confronti, perché siete stati gentili, educati ed avete dimostrato di essere informati e curiosi.
Così come succede in questo banalissimo esempio altrettanto avviene in fotografia. Riuscirete ad esprimervi con le immagini nella maniera che più corrisponde al vostro modo di essere, alla vostra cultura, alla vostra educazione: se siete volgari le vostre foto saranno volgari, se siete retorici le vostre immagini saranno retoriche, se siete superficiali le vostre fotografie saranno superficiali, e così via.
E’ fondamentale quindi migliorare e aggiornare la propria cultura generale ed è indispensabile capire quello che vuole e quello che offre il periodo storico in cui siamo per non vivere fuori dal tempo.
Per essere informato e per prendere spunti un fotografo deve guardare, vedere, leggere, ascoltare, parlare, discutere. E soprattutto deve avere voglia di farlo. Cinema, televisione, teatro, letteratura, pittura, scultura, fotografia, grafica, design, fumetto, musica, informatica e quant’altro devono essere il suo pane quotidiano.

Il passo determinante non è soltanto quello di scegliere un soggetto ma anche quello di saper riflettere sull’argomento scelto, di confrontarsi con esso, di analizzarlo, di approfondire conoscenze ed opinioni, di ascoltare sensazioni ed emozioni al proposito. Solo dopo questo "studio" del soggetto sarete in grado di individuare l’idea guida del vostro lavoro e di pensare a quelle decisioni operative che vi serviranno per esprimerla. Ed allora l’individuazione e l’analisi di tutti gli strumenti a disposizione del mezzo fotografico vi saranno utili per intervenire e dare un significato emotivo alle vostre immagini, per far sì cioè che le vostre fotografie abbiano sia una funzione descrittiva che una funzione espressiva.

Prime scelte operative
Adesso siete in grado di prendere alcune decisioni a proposito del servizio fotografico da realizzare, e precisamente:
a) scegliere il genere fotografico da utilizzare (still life, ritratto, reportage, paesaggio, etc.).
b) individuare il tipo di luce da impiegare (luce ambiente, luce artificiale: flash da studio, flash sulla macchina, lampade a luce continua, etc.).
c) scegliere tra l’uso del colore o del b&n.
d) stabilire la tonalità che dovrà avere l’immagine finale (dura o morbida).
e) individuare strumenti tecnici e materiali sensibili con relative modalità di utilizzo (macchine fotografiche di piccolo, medio, o grande formato, accessori, flash, pellicole da usare nominalmente oppure da sovraesporre per poi sottosviluppare o viceversa, etc.)
Farete cioè delle scelte che vi permettono di rendere visivamente uniformi i vari contenuti da esprimere.

Dovete infine preparare un testo scritto di presentazione del lavoro che intendete fare, un testo che serve essenzialmente a due cose:
1) spesso prima di avere delle autorizzazioni per procedere alla realizzazione di fotografie viene richiesto un fax, con la presentazione del progetto, da sottoporre all’attenzione del responsabile incaricato di rilasciare il nulla osta alle riprese
2) a voi serve come promemoria per progetti non realizzabili immediatamente, ma fattibili in futuro.
Ovviamente tale testo non potrà corrispondere alla realtà che come fotografi troverete al momento delle riprese, ma deve riflettere l’idea che vi siete fatti del soggetto prima di trattarlo. Deve cioè essere capace di tradurre in possibili immagini il lavoro di ricerca e di informazione che avete fatto. Attenzione: nel raro caso in cui dobbiate lasciare un testo scritto ad un potenziale cliente, occhio a non rivelare notizie fondamentali (come contatti, luoghi, date, nomi, etc.), c’è infatti sempre il rischio di essere derubati dell’idea da parte di persone che, prendendo spunto dalle intuizioni di alcuni, hanno il potere di far realizzare le foto da altri che godono della loro fiducia o dei loro favori

Conclusione
Prendere la macchina ed andare in giro fotografando quello che capita sotto tiro chiedendosi soltanto "che pellicola devo usare?" vuol dire partire dal fondo invece che dall’inizio.
Dovete prima chiedervi cosa volete dire, poi pensare a come dirlo: solo dopo questa serie di riflessioni potrete operare delle scelte chiedendovi quali strumenti e materiali utilizzare. Molto probabilmente le risposte le troverete subito, senza sforzo e da soli perché non dovrete più scegliere tra i molti materiali a disposizione sul mercato, ma potrete scegliere i pochi fra questi che sono funzionali alle vostre esigenze e che vi servono veramente.
Preparare un reportage non vuol dire solamente comprare i rullini, ma significa mettersi a lavorare (perché di lavoro si tratta) per trovare delle idee valide; vuol dire lavorare (perché di lavoro si tratta) per imparare ed aggiornarsi al fine di chiarire le idee trovate e porsi nella condizione ideale per poi prendere alcune fondamentali decisioni operative.

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