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A Nārāyaṇa onore reso, e a Nara invero degli uomini il migliore, e alla divina Sarasvatī, allora "Vittoria" sia annunciata.
1. Anukramaṇikā
( La Tavola dei contenuti. I,1)
I 1 durante un sattra di dodici anni, di cui Śanaka era a capo, nella foresta di naiṣika, Ugraśravas il sūta, figlio di Lomaharṣaṇa, versato nei purāṇa, 2 raggiungeva i brahmani ṛṣi, dai ferrei voti lì riuniti, dopo aver fatto un profondo inchino, il figlio del sūta, quando 3 ebbe raggiunto l'āśrama, gli abitanti della selva naiṣika, per udire le sue molte storie, lo circondarono quegli asceti, 4 avendo salutati a mani giunte tutti quei muni, egli chiedeva loro come andava il tapas, e dai santi era salutato, 5 allora essendosi seduti tutti quegli asceti, il figlio di Lomaharṣaṇa condivise con rispetto il seggio indicatogli, 6 avendolo visto confortevolmente seduto e riposato, un ṛṣi allora là, gli domandava, chiedendo un racconto: 7 “da dove giungi o sūta? e dove hai passato questo tempo? o tu dagli occhi di loto blu, racconta quanto io ti ho chiesto.” 8 il sūta disse: al sacrificio dei serpenti del re Janamejaya grand'anima, in presenza di quel re dei sovrani, e figlio legale di Parikṣit, 9 varie storie sante, dette da Vyāsa Kṛṣṇa il dvaipāyana, rettamente furono raccontate da Vaiśaṃpāyana, 10 avendone ascoltate molte, piene di sorprese, estratte dal mahābhārata, io, andando a visitare molti tīrtha e santuari, 11 mi recai a quel santo luogo chiamato samantapañcaka, ora abitato dagli uccelli dove un tempo sorse quella battaglia, tra i pāṇḍava e i kaurava e fra tutti quei signori della terra. 12 desiderando vedervi, venni perciò qui presso di voi, ché io ritengo siate tutti come fusi nel brahman, e dalla lunga vita, 13 in quel sacrificio i venerabili, splendenti come fuoco o sole, fattisi puri, con le abluzioni, recitarono preghiere, e versarono oblazioni nel fuoco, dunque, ora che sedete comodamente, ditemi o ri-nati cosa vi debba raccontare, 14 se le storie sante inerenti ai purāṇa o inerenti al dharma, o le imprese di quei re degli uomini, e di quei ṛṣi grandi-anime? 15 i ṛṣi, dissero: “l'antica storia che ha raccontato il dvaipāyana supremo ṛṣi, venerata dagli dèi e dai ṛṣi brahmani che l'hanno udita, 16 quella suprema storia in vari versi e libri raccontata, piena di logica e sottigliezze, adornata dal senso dei veda, 17 questo racconto dei bhārata, che consiste nel senso delle sacre scritture, dotata di perfezione, fondata sui veda e accompagnata da vari śāstra, 18 e che al re Janamejaya ha recitato Vaiśaṁpāyana, quel ṛṣi, durante il rito correttamente, con soddisfazione e col permesso del dvaipāyana, 19 questa storia delle meravigliose imprese di Vyāsa, unita ai quattro veda, storia pia, che allontana la paura del male, vogliamo conoscere.” 20 il sūta disse: per primo onorato il signore puruṣa, da molti invocato, da molti celebrato, il sacro, il solo immortale brahman, l'eterno manifesto e immanifesto, 21 che è bene e male, e che è il supremo tutto, di quanto esiste e non esiste, il creatore del vicino e del lontano, l'antico, il supremo, l'eterno, 22 l'auspicabile, il felice Viṣṇu, il desiderabile, il puro, il senza macchia, Hari, il guru dei mobili e degli immobili, il signore-dei-sensi avendo venerato, 23 di quel grande ṛṣi, venerato in tutti mondi, di quel grand'anima, di Vyāsa dall'infinito splendore, io l'intera storia racconterò, 24 alcuni cantori la raccontarono, altri ora la raccontano, e altri ancora racconteranno questa vicenda sulla terra, 25 questa, grande diffusione ha acquisito nei tre mondi, e in dettaglio e in sunto è riportata dai ri-nati, 26 arricchita da bellissime e appropriate musiche, divine e umane, e formata con vari metri è cara ai sapienti, 27 in quello scuro mondo, privo di luce, ovunque coperto dalle tenebre, un solo grande uovo c'era, eterno seme delle creature, 28 questo è considerato la grande divina causa dell'inizio dello yuga, in cui si dice vi sia la vera luce, il brahman eterno, 29 meraviglioso, impensabile, presente ovunque uguale, invisibile, sottile elemento che è l'anima dell'essere e del non-essere, 30 dal quale nacque il Grande-Avo da solo, il potente Prajāpati, Brahmā, Suraguru, Sthāṇu, Manu, Ka, e Parameṣṭhin, 31 e i prācetasa, Dakṣa, e i sette figli di Dakṣa, quindi nacquero i ventuno signori delle creature, 32 e quindi il puruṣa dall'infinita anima che interamente è cononosciuto dai ṛṣi, e poi i viśvedeva, gli āditya, i vasu, e pure i due aśvin, 33 gli yakṣa, i sādhya, i piśāca, i guhyaka e gli avi, in seguito i prasūta, e i sapienti brahmarṣi senza macchia, 34 e i molti ṛṣi sovrani, dotati di tutte le qualità, le acque, il cielo, la terra, il vento, lo spazio, e le direzioni 35 gli anni e le stagioni, i mesi, le quindicine, i giorni e le notti, nell'ordine, tutto quanto vi è di nato al mondo visibile cogli occhi, 36 e quanto appare esistere di immobile e mobile, di nuovo si annichila tutto l'universo alla distruzione dello yuga, 37 e come tutti i segni di varia forma delle stagioni, al mutare di esse appaiono, tutti questi di nuovo così saranno al nuovo inizio dello yuga, 38 così incessatamente, è la creazione e la distruzione dell'esistente, e incessatamente la ruota gira sul mondo, 39 la creazione degli dèi descritta in breve sarà di trentatremilatrecentotrentatre: 40 figlio del cielo è Bṛhadbhānu, e Cakṣu e Ātman, e Vibhāvasu, Savitṛ, e Ṛcika, e Arka, e Bhānu, Āśavaha e Ravi, 41 tutti figli di Vivasvat, di questi il maggiore è Mahya, Devabrāj è suo figlio, e da costui Subhraj, così è ricordato, 42 di Subhrāj si ricordano tre figli di grande prole, Daśajyoti, Śatajyoti, e il prudente Sahasrajyoti, 43 diecimila sono i figli di Daśajyoti grand'anima, e dieci volte tanti gli altri figli di Śatajyoti, 44 e di nuovo dieci volte tanti i figli di Sahasrajyoti, da questi la discendenza dei kuru degli yadu e di Bharata, 45 e le discendenza di Yayāti, e di Ikṣvaku, e di tutti i ṛṣi regali, e sono nate le molte discendenze di tutte quante le creature, 46 e tutte hanno un luogo dove stare, il mistero che è triplice veda, yoga e vijñāna, e dharma, artha e kāma, 47 vari sono gli scritti su dharma, artha e kāma, e vari quelli sorti sulla disposizione degli affari terreni, che il ṛṣi ha visto, 48 e varie storie di stupore o disperazione, pure si sono udite, e interamente è qui detto in ordine ogni indice delle sezioni, 49 e diffusamente, questo suo grande sapere, il ṛṣi in sintesi lo disse, desiderio dei sapienti al mondo è sia la sintesi che l'intierezza, 50 qualche uomo dall'inizio studia il bhārata, altri a cominciare dall'Āstīkaparvan, altri ancora muovendosi qua e là, ma i savi lo studiano interamente, 51 i sapienti illuminano la conoscenza dei vari versi, alcuni sono abili nelle spiegazioni, altri nel ricordare le sezioni, 52 attraverso il tapas e la vita casta, avendo riordinato i veda eterni, il figlio di Satyavatī compose questa sacra storia, 53 il saggio figlio di Parāśara, il ṛṣi brahmano, dai fermi voti, l'anima pia, per comando della madre e del saggio figlio di Gaṅgā, 54 nel campo di Vicitravīrya un tempo, Kṛṣṇa il dvaipāyana, quel valoroso, generava tre kaurava, come tre fuochi, 55 facendo nascere Dhṛtarāṣṭra, Pāṇḍu e Vidura, e poi di nuovo quel saggio tornava al tapas nel suo āśrama 56 cresciuti questi figli e avendo raggiunto la suprema meta, quel grande ṛṣi componeva il bhārata in questo mondo umano, 57 ed essendone richiesto da Janamejaya e da migliaia di brahmani, lo comandava al suo discepolo Vaiśaṁpāyana seduto vicino, 58 egli seduto assieme ai celebranti, recitava il bhārata, negli intervalli del sacrificio essendone ripetutamente invitato, 59 la diffusione della discendenza di Kuru, la virtù di Gāndhārī, la saggezza dello kṣattṛ, la fermezza di Kuntī, rettamente il dvaipāyana raccontò, 60 e la grandezza di Vāsudeva e la sincerità dei pāṇḍava, e la mala condotta dei figli di Dhṛtarāṣṭra, raccontava il venerabile ṛṣi, 61 egli compose il bhārata in ventiquattromila versi, escluse le storie secondarie, e questo i sapienti chiamano il bhārata, 62 quindi di nuovo il ṛṣi compose un riassunto di centocinquanta versi, un paragrafo indice dei capitoli e dei libri, 63 questo il dvaipāyana insegnava un tempo al figlio Śuka, e poi ad altri discepoli simili a questo, lo affidava il potente, 64 Nārada lo recitava agli dèi, Asita Devala ai padri, e Śuka lo recitava ai gandharva, agli yakṣa e ai rakṣas, 65 Duryodhana fatto di furia è il grande albero, Karṇa il tronco e Śakuni i rami, Duḥśāsana i fiori e frutti cresciuti, e lo sciocco re Dhṛtarāṣṭra è la radice, 66 Yudhiṣṭhira fatto di dharma è il grande albero, Arjuna ne è il tronco, Bhīmasena i rami, i due figli di Mādrī i fiori e frutti cresciuti, la radice è Kṛṣṇa, il brahman e i brahmani, 67 Pāṇḍu vinti in battaglia con valore molte regioni, riesiedeva sempre nella foresta col suo seguito, dedito alla caccia, 68 uccidendo una coppia di animali in copula, egli cadde in una dolorosa sventura, fin dalla loro nascita questo fu esempio di comportamento per i pṛthādi, 69 la madre avvicinava Dharma per ingravidare, e dopo Dharma, Vāyu, e Śakra, e quindi due dèi, gli Aśvin, 70 crebbero con gli asceti, protetti dalle due madri, in mezzo ai santi āśrama dei grandi nella foresta, 71 e dai ṛṣi furono poi condotti a casa loro, presso i figli di Dhṛtarāṣṭra, come fanciulli da istruire e asceti dediti alla castità: 72 “questi sono i figli di tuo fratello, fanciulli e amici vostri, essi sono i pāṇḍava.” così avendo parlato i muni sparirono, 73 vedendo presentati i pāṇḍava, allora i kaurava, e le rimanenti caste dei cittadini, con gioia grandemente gridarono, 74 alcuni dissero che non erano suoi figli, altri che lo erano, e altri ancora: “come, essendo Pāṇḍu morto da molto, possono essere suoi?” 75 la maggior parte ovunque, con benvenuto: “ fortuna che vediamo la prole di Pāṇḍu, sia dato loro il benvenuto.” così si udivano ovunque voci. 76 cessato questo rumore, tutte le direzioni risuonarono, delle voci di invisibili esseri, e ne sorse un tumulto, 77 una pioggia di fiori di sublime profumo, e il suono di tamburi e conchiglie, vi fu all'ingresso dei pāṇḍava, ed era come un grande portento, 78 e a questo, l'amore e la gioia di tutti i cittadini nasceva, e un grande rumore là vi era, che toccava il cielo e accresceva la loro fama, 79 i pāṇḍava studiando tutti i veda, e le varie altre scritture, vivevano colà, onorati e senza apprensioni, 80 i maggiorenti erano felici per la purezza di Yudhiṣṭhira, e per la fermezza di Bhīmasena, e per il valore di Arjuna, 81 e per l'obbedienza ai guru di Kuntī, e per la disciplina dei gemelli. il mondo in tutte le sue parti era soddisfatto per le loro doti di valore, 82 in un'assemblea di re, nel suo svayaṁvara matrimoniale la vergine Kṛṣṇā, Arjuna otteneva, compiendo un'impresa difficilissima, 83 da quel momento in poi, al mondo fu il più celebrato di tutti gli arcieri, e come il sole è pericoloso a guardarlo, fu pure lui nelle battaglie, 84 Arjuna, vinti tutti i principi e tutte le grandi genti, al re tutto recava per compiere il grande rito del rājasūya, 85 abbondante di cibi e di dakṣiṇa, fornito di tutte le qualità, il grande rito del rājasūya fu compiuto da Yudhiṣṭhira, 86 per consiglio di Vāsudeva, e con la forza di Bhīma e di Arjuna, avendo ucciso Jarāsaṁdha, orgoglioso della propria forza, 87 Duryodhana giungeva, e dappertutto preziosi, perle, ori e gemme, vacche, elefanti cavalli e ricchezze, 88 e avendo visto opulenta la ricchezza dei pāṇḍava, una grandissima gelosia e una furia in lui sorse, 89 e un palazzo simile ad un carro divino, ben costruito da Maya, e offerto ai pāṇḍava avendo visto, egli se ne doleva, 90 e fu deriso mentre vagava quasi cadendo, come un ignorante, da Bhīma, davanti agli occhi di Vāsudeva, 91 e mentre godeva dei vari beni, e delle molteplici gemme, disse a Dhṛtarāṣṭra che era divenuto pallido, emaciato, e giallognolo, 92 Dhṛtarāṣṭra autorizzava allora per amore del figlio, la partita a dadi, e questo avendo saputo, grande ira sorse a Vāsudeva, 93 e non essendo contento non raggiungeva i contendenti, e pure scorgeva che da quella partita sarebbero sorte terribili cose, 94 allontanati Vidura, Droṇa, Bhīṣma, e Kṛpa figlio di Śaradvat, in quella tumultuosa discordia, gli kṣatriya si uccisero vicendevolmente, 95 e udito che vincitori furono i figli di Pāṇḍu, la grande malvagità conoscendo della mente di Duryodhana, e di Karṇa e di Śakuni, Dhṛtarāṣṭra, a lungo pensando disse queste parole a Saṁjaya: 96 “ascoltami o Saṁjaya tu non devi dispiacerti di me, istruito sei, colto, intelligente e pieno di saggezza, 97 non ho inclinazione alle dispute né ho piacere nella distruzione dei kuru, non vi è differenza per me tra i miei figli e quelli di Pāṇḍu, 98 i figli afflitti dalla furia mi rimproverano di esser vecchio, io sono cieco, e per mia debolezza, l'amore del figli prevale in me, e sono dispiaciuto dell'errore dello sciocco Duryodhana, 99 durante il rājasūya, vedendo la prosperità del gloriosissimo pāṇḍava, e avendo ricevuta derisione per la sua meraviglia per le scale del palazzo, 100 e non sopportandolo, e incapace di vincere in battaglia i pāṇḍava, e incapace come un non-kṣatriya, di ottenere quella ricchezza, concepiva assieme al re dei gāndhāra, di usare la frode, 101 come ciascuna cosa fu da me risaputa o Saṁjaya ascolta, e una volta udite le mie parole veritiere piene di saggezza, allora saprai o sūta, che io fui preveggente. 102 quando io seppi che il grande arco fu allacciato e colpito e caduto a terra il bersaglio, che fu presa Kṛṣṇā di fronte a tutti i re, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 103 quando seppi che a Dvārakā la mādhava Subhadrā fu acquistata in moglie da Arjuna, che ad Indraprastha i due eroi vṛṣṇi erano giunti, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 104 quando seppi, che Arjuna con divine frecce impedì la pioggia del re degli dèi, per soddisfare Agni alla selva Khāṇḍava, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 105 quando seppi, che fu privato del regno Yudhiṣṭhira, sconfitto ai dadi dal figlio di Subala, e che i fortissimi fratelli lo seguirono, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 106 quando seppi che Draupadī, una sola veste, addolorata e piangente, fu condotta nel padiglione, impolverata come una vedova, da sposata, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 107 quando seppi che con vari sforzi risiedevano quelle anime pie dei pāṇḍava nella foresta, per amore del fratello maggiore, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 108 quando seppi che il dharmarāja fu seguito nelle foresta da migliaia di puri brahmani, grandi anime mantenuti nella bhikṣa, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 109 quando seppi che Arjuna soddisfacendo il dio degli dèi dai tre occhi in forma di montanaro, ottenne la grande arma detta pāśupata, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 110 quando seppi che, il conquista-ricchezze, in cielo da Śakra in persona nelle armi divine rettamente, a suo piacere quel sincero fu istruito, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 111 quando seppi che assieme a Kubera, era giunto Bhīma cogli altri pṛthādi, in quel luogo proibito agli uomini, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 112 quando seppi che, ai pascoli delle vacche, catturati dai gandharva e liberati da Arjuna, furono i miei figli, dietro il consiglio di Karṇa, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 113 quando seppi che, Dharma in forma di uno yakṣa ha incontrato il dharmarāja o sūta, che egli rispose rettamente alle sue domande, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 114 quando seppi che i migliori dei miei furono battuti dal conquista-ricchezze con un solo carro, quando stava il grand'anima nel regno di Virāṭa, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 115 quando seppi che, la virtuosa figlia Uttarā il re dei matsya diede ad Arjuna, e che Arjuna l'accettò per il proprio figlio, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 116 quando seppi che perduta la ricchezza, privo del suo popolo, quasi un mendicante, Yudhiṣṭhira, aveva sette armate, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 117 quando seppi che Nārada aveva affermato che Kṛṣṇa e Arjuna, erano Nārāyaṇa e Nara, che lui sempre vide nel mondo di Brahmā, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 118 quando seppi che, era dalla parte dei pāṇḍava, il mādhava Vāsudeva, anima universale, che dicono, ebbe la terra con un solo passo, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 119 quando seppi che Karṇa e Duryodhana avevano posto mente a imprigionare il Lunghi-capelli, e che lui si era mostrato nel suo aspetto multiforme, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 120 quando seppi che, partendo Vāsudeva, ferma da sola vicino al suo carro, l'afflitta Pṛthā fu dal Lunghi-capelli consolata, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 121 quando seppi che Vāsudeva era loro consigliere, e pure Bhīṣma figlio di Śaṁtanu e che il figlio di Bharadvāja li benediceva, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 122 quando seppi che, Karṇa disse a Bhīṣma: 'io non combatterò, finchè tu combatti.' e gettata la lancia si ritirava, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 123 quando seppi che, Vāsudeva e Arjuna, e pure l'incommensurabile arco gāṇḍiva erano riuniti insieme questi tre formidabili, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 124 quando seppi che, mentre fermo sul carro Arjuna era preso da sconforto, Kṛṣṇa gli mostrava nel suo corpo i mondi, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 125 quando seppi che Bhīṣma, tormenta-nemici, uccisore in battaglia di miriadi di guerrieri, nessuno di loro però colpiva visibilmente, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 126 quando seppi che Bhīṣma infinito guerriero, invincibile nelle battaglie fu ucciso dal pṛthāde, che aveva mandato avanti Śikhaṇḍin, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 127 quando seppi che nel letto di frecce l'anziano eroe, giaceva varie volte trafitto, lui Bhīṣma che pochi somaka aveva risparmiato, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 128 quando seppi che, nel letto giacendo il śaṁtanide, perchè bevesse, il rapido Arjuna la terra colpiva, saziando la sete di Bhīṣma, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 129 quando seppi che il fuoco e il sole insieme erano favorevoli alla vittoria dei kuntīdi, e a noi sempre ululavano le bestie feroci, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 130 quando Droṇa, mostrando vari tipi di armi, e in battaglia vari modi di combattere, non uccideva nessuno di quei valenti pāṇḍava, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 131 quando seppi che i nostri guerrieri, schierati per la morte di Arjuna, avendo giurato, furono uccisi da Arjuna, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 132 quando seppi che, lo schieramento da altri impenetrabile, protetto da Droṇa armi in pugno, rottolo, lo penetrava da solo, il figlio di Subhadrā, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 133 quando seppi che, circondato il ragazzo, tutti lo uccisero, e molti ne gioirono, di quei guerrieri incapaci di uccidere il pṛthāde, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 134 quando seppi che ucciso Abhimanyu, gioiosi gridarono gli sciocchi miei figli, l'ira di Arjuna scatenando verso il re sindhu, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 135 quando seppi che, una promessa contro il sindhu fu giurata da Arjuna per la sua morte, e che fu da lui compiuta in mezzo ai nemici, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 136 quando seppi che, stanchi i cavalli del conquista-ricchezze, e liberatili per farli bere, di nuovo furono aggiogati da Vāsudeva, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 137 quando seppi che mentre si ristoravano i cavalli, fermo sul piano del carro col gāṇḍiva tutti i guerrieri allontanava Arjuna, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 138 quando seppi che Yuyudhāna attaccate le truppe di Droṇa imbattibili da schiere di elefanti, tornava quel vṛṣni da Kṛṣṇa e da Arjuna, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 139 quando seppi che Karṇa libero per la morte di Bhīṣma, raggiuntolo con parole offendendolo, colpiva con la punta dell'arco quell'eroe, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 140 quando Droṇa e Kṛtavarman, e Kṛpa, e Karṇa e il droṇide e il potente re dei madra, tollerarono che il sindhu fosse ucciso, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 141 quando seppi che la divina lancia data dal re degli dèi, per l'inganno del mādhava fu destinata al rakṣas orrendo Ghaṭotkaca, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 142 quando seppi che, nella lotta tra Karṇa e Ghaṭotkaca, il figlio del sūta scagliò la lancia, con cui uccidere sul campo l'ambidestro, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 143 qundo seppi che Droṇa il solo maestro fu da Dhṛṣṭadyumna, contro il dharma, decapitato mentre attendeva la morte sul carro, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 144 quando seppi che Nakula, figlio di Mādrī in campo aperto col droṇide in un duello di carri, pari a lui era il pāṇḍava nel combattere, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 145 quando ucciso Droṇa il figlio di Droṇa scagliando la divina arma di Nārāyaṇa, non otteneva la fine dei pāṇḍava, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 146 quando seppi che Karṇa grande guerriero, invincibile in battaglia fu ucciso dal pṛthāde, in quel duello di fratelli, divino segreto, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 147 quando seppi che il figlio di Droṇa, Kṛpa, Duḥśāsana, e il terribile Kṛtavarman, non attaccavano il re senza regno Yudhiṣṭhira, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 148 quanso seppi che il re dei madra sul campo fu ucciso dal dharmarāja, o sūta, che sempre in battaglia Kṛṣṇa emulava, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 149 quando seppi che il saubala, dalla magica forza, causa di lite e della partita, dal pāṇḍava Sahadeva, quel malo fu ucciso in battaglia, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 150 quando seppi che stanco, solo, giacendo in una pozza, fermo nell'acqua, Duryodhana privo di carro, fu umiliato, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 151 quando seppi che i pāṇḍava stando sulle rive della Gaṅgā assieme a Vāsudeva, il mio insofferente figlio attaccavano, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 152 quando seppi che egli in molti modi muovendosi in cerchio nel duello di mazze, slealmente fu ucciso davanti a Vāsudeva, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 153 quando seppi che il figlio di Droṇa con altri, uccise nel sonno i figli di Draupadī e i pāñcāla, con azione odiosa e disonorevole, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 154 quando seppi che inseguito da Bhīmasena Aśvatthāman scagliava la suprema arma, crudelmente con uno stelo uccise il feto, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 155 quando seppi che Arjuna scagliata la brahmaśira, con quella annullava l'arma, che Aśvatthāman consegnava il suo gioiello, allora non speravo più nella vittoria o Saṁjaya, 156 quando seppi che colpito con la grande arma il ventre della figlia di Viraṭa, dal droṇide, il dvaipāyana, e il Lunghi-capelli, ciascuno dei due, con anatemi maledivano il figlio di Droṇa, 157 dolente fu Gāndhārī privata di figli e nipoti, e anche le donne di padri e mariti, i pāṇḍava una difficile impresa compirono, riottenendo un regno senza rivali, 158 ahime! della guerra in dieci son rimasti ho udito, tre dei nostri e sette dei pāṇḍava, diciotto armate furono distrutte nella guerra odiosa degli kṣatriya. 159 soverchiato dalle tenebre, il deliquio mi prese, e non riacquisto coscienza, agitata o sūta, è la mia mente.” 160 così avendo parlato Dhṛtarāṣṭra, quindi piangendo pieno di dolore, ma ripresosi, di nuovo rincuorato, le parole diceva a Saṁjaya: 161 “Saṁjaya, in queste ciscostanze io la vita voglio in fretta lasciare, io non vedo che scarsi frutti nel proseguire a vivere.” 162 allora a quel sovrano triste, che in silenzio piangeva, il saggio figlio di Gavalgaṇa diceva queste significative parole: 163 “tu hai ascoltato di quei re, fortissimi sovrani, dal dvaipāyana e dal saggio Nārada raccontati, 164 che in grandi famiglie reali fornite di tutte le qualita, nati, ed esperti di divine armi, splendidi al pari di Śakra, 165 nel dharma avendo conquistata la terra, con riti e giuste offerte sacrificando, la gloria in questo mondo hanno avuto, e poi morirono a tempo debito, 166 Vainya, il valoroso grande sul carro, Sr̥ñjaya il migliore dei conquistatori, Suhotra, e Rantideva, e pure Kakṣīvat Auśija, 167 Bāhlīka, Damana, il śibi, Śaryāti Ajitaṁ e Jita, Viśvāmitra, uccisore di nemici, Ambarīṣa, fortissimo, 168 Marutta, Manu, Ikṣvāku, Gaya, e Bharata, Rāma il figlio di Daśaratha, Śaśabindu, Bhagīratha, 169 Yayāti dalle meravigliose imprese che sacrificò di persona agli dèi, la terra consacrata da libagioni è piena dei suoi altari e monumenti, 170 questi sono i ventiquattro re, da Nārada divino ṛṣi, elencati al re dei śibi un tempo soverchiato dal dolore per i figli, 171 oltre a questi, altri re fortissimi un tempo morirono, grandi guerrieri, e grandi anime, dotati di tutte le qualità, 172 Pūru, Kuru, Yadu, Śūra e Viṣvagaśva dalla grande fermezza, Anenas, e Yuvanāśva, Kakutstha, Vikramin e Raghu, 173 Vijitin, Vītihotra, e Bhava, Śveta, Bṛhadguru, Uśinara, Śataratha, Kaṅka, Duliduha, Druma, 174 Dambhodbhava, Para, Vena, Sagara, Saṃkriti, Nimi, Ajeya, Paraśu, Puṇḍra, Śambhu, e il senza-macchia Devāvr̥dha, 175 Devāhavaya, Supratima, Supratīka, e Bṛhadratha, Mahotsāha, Vinītāman, Sukratu, e Nala re dei niṣadha, 176 Satyavrata, Śāntabhaya, Sumitra, e il potente Subala, Jānujaṅgha, Anaraṇya, Arka, Priyabhr̥tya, Śubhavrata, 177 Balabandhu, Nirāmarda, Ketuśr̥ṅga, Bṛhadbala, Dhṛṣṭaketu, Bṛhatketu, Dīptaketu, Nirāmaya, 178 Avikṣit, Prabala, Dhūrta, Kṛtabandhu, Dṛḍheṣudhi, Mahāpurāṇa, Saṁbhāvya, Pratyaṅga, Parahas, Śruti, 179 questi e molti altri a centinaia e a migliaia, sono ricordati, altri ancora si contano a miriadi e centinaia di miliardi, 180 abbandonando i loro vasti beni, questi saggi e fortissimi re, sono giunti alla morte, migliori dei tuoi figli, 181 costoro avevano divine imprese, coraggio, liberalità, grandezza, e fede negli dèi, sincerità, purezza, onestà, 182 al mondo, di loro sono cantate le storie dai migliori poeti, questi erano dotati di ogni grande qualità e pure sono morti, 183 i tuoi figli erano malvagi e tormentati dalla follia, avidi, e commisero moltissime male azioni, tu non devi piangerli, 184 hai imparato che i saggi, gli intelligenti dotati di saggezza, il cui pensiero segue le scritture, mai sono offuscati o bhārata, 185 premi e punizioni anche tu li conosci o sovrano di uomini, si sa che non in perpetuo si deve condursi a proteggere i figli, 186 e dovendo fare questo, allora non devi affliggerti, chi per mezzo della saggezza è in grado di sovvertire il fato? 187 nessuno si sottrae alla via tracciata dal destino, tutta la radice del tempo è nell'essere e nel non-essere, nel bene e nel male, 188 il tempo produce i viventi e il tempo sostiene le creature, le creature consumato il tempo, il tempo di nuovo le distrugge, 189 il tempo trasforma tutti gli esseri al mondo, belli e brutti, il tempo sopprime tutte le creature e di nuovo le crea, il tempo agisce in tutti gli esseri con la stessa indifferenza, 190 quelli che sono passati o futuri, o che vivono al presente, dal fato sono determinati, ciò sapendo, non devi lasciare questa sapienza.” 191 il sūta disse: qui questa santa upaniṣad raccontava Kṛṣṇa il dvaipāyana, dal puro studio del bhārata, chi studi anche solo un pāda, con fede, si purifica interamente di tutti i mali, 192 qui i santi ṛṣi divini e quelli regali e i brahmarṣi, sono celebrati e le belle imprese e gli yakṣa e i grandi uraga, 193 il beato Vāsudeva è celebrato qui, l'eterno, egli è verità, religione, e il santo purificatore, 194 il perpetuo brahman, suprema certezza, luce eterna, le cui divine azioni gli uomini celebrano, 195 il dio da cui essere e non-essere, ed essere e non essere, si svolge, e la successione e l'origine, e la nascita e la morte e la rinascita, 196 l'adhyātman è detto quanto è formato dalle qualità dei cinque elementi, e a cominciare dall'immanifesto supremo, qui è quanto si canta, 197 ciò che gli asceti concentrati, dotati della forza della meditazione yogica, vedono radicati in sé stessi come il sole nello specchio, 198 il pieno di fede, il sempre concentrato, il seguace del vero dharma, quest'uomo attendendo a questo studio si libera dal male, 199 percorrendo lo studio del bhārata dall'inizio, il credente sempre ascoltando, non cade nelle sventure, 200 all'alba e al tramonto recitandone una parte ogni giorno, ci si libera dalla colpa, quanto grande sia la recitazione, di giorno o di notte, 201 ll corpo del bhārata è la verità ed è l'amṛta, come il puro burro è migliore del caglio, come il brahmano dell'uomo, 202 come l'oceno è il migliore delle acque, come la vacca il migliore dei quadrupedi, come queste cose sono le migliori così dicono sia il bhārata, 203 chi qualche verso faccia recitare dai brahmani nel rito funebre, eterna offerta di cibo e acqua agli avi costui avrà, 204 le storie e i purāṇa completano i veda, i veda temono di esserne superati anche con un piccolo ascolto, 205 il sapiente ascoltando questo veda di Vyāsa, ne ottiene un bene, e pure chi ha ucciso un infante, senza dubbio si libererà dal peccato, 206 il puro che quest'opera legga con un solo libro, lo studio dell'intero bhārata egli avrebbe io credo, 207 e il pieno di fede che legga sempre questo poema, quest'uomo vita lunga avrà e fama, e otterrà il cielo, 208 su un piatto i quattro veda e sull'altro il solo bhārata, un tempo furono posti sulla bilancia dai ṛṣi divini, e per grandezza e pesantezza risultò allora superiore, 209 e per la sua grandezza e importanza fu chiamato mahābhārata, chi conosca la sua interpretazione, si libera da ogni male, 210 il tapas non è male, lo studio non è male, la legge dei veda nella sua natura non è male, sforzarsi di ottenere ricchezze non è male, ma se fatti con violenza ai viventi sono allora dei mali.