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45. Vairāṭa

( Il libro di Virāṭa. IV, 1-12)

                             I

	 Janamejaya disse:
   1 	“ in che modo i miei avi nella città di Virāṭa,
     	abitarono in incognito mossi dal timore di Duryodhana?”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora il migliore dei sostenitori del dharma, ottenuti i doni da Dharma,
     	tornato all'āśrama tutto quanto riferiva ai brahmani,

   3 	e dopo aver raccontato tutto ai brahmani Yudhiṣṭhira,
     	consegnava i legni per il fuoco a quel brahmano,

   4 	quindi il re Yudhiṣṭhira, figlio di Dharma, dal grande intelletto,
     	lasciando tutto il suo seguito diceva o bhārata:

   5 	“per dodici anni noi siamo stati banditi dal regno,
     	giunto è questo periglioso tredicesimo anno supremamente arduo da passare,

   6 	quindi tu o kuntīde bene scegli una residenza o Arjuna,
     	un'abitazione dove noi tutti possiamo abitare all'insaputa dai nemici.”

   7 	Arjuna disse:
     	“ con la garanzia del dono di Dharma o sovrano di uomini,
     	noi agiremo all'insaputa degli uomini o toro dei bhārata,

   8 	comunque io ti dirò alcuni regni adatti a risiedervi,
     	sia gradevoli, che protetti, tu scegli uno di questi,

   9 	vi sono tutt'attorno ai kuru molti buoni popoli ricchi di cibo,
     	come i pāñcāla i cedi, i matsya, i śūrasena, i paṭaccara,
     	i daśārṇa, i navarāṣṭra, e i malla, i śālva, e gli yugaṁdhara,

  10 	in quale di questi o re, tu scegli di vivere,
     	laddove noi possiamo trascorre o re dei re, questo intero anno?”

  11 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ così questo dunque sia come il beato signore 
     	di tutti gli esseri ha detto, questo sia e non altrimenti,

  12 	certamente per abitarvi, una gradevole, felice e benevola
     	residenza da vivervi senza paura, consultandoci tutti noi troveremo,

  13 	il re matsya il potente Virāṭa, può proteggere noi pāṇḍava,
     	egli agisce nel dharma, è generoso, anziano, e molto ricco,

  14 	nella città di Virāṭa dunque cari noi questo intero anno
     	possiamo trascorrere agendo al suo servizio o bhārata,

  15 	in quali mansioni ciascuno di noi è capace di agire,
     	ciascuno dica quale intende fare o rampolli dei kuru.”

  16 	Arjuna disse:
     	" o dio fra gli uomini, quale mansione tu farai nel regno
     	del sovrano Virāṭa? o virtuoso con quale mansione tu vi risiederai?

  17 	tu sei dolce, munificente, modesto, fermo nel dharma e strenuamente sincero,
     	o re, tu per errore offeso cosa fai o pāṇḍava?

  18 	il dolore non è usuale per un re, come gli altri lo conoscono,
     	dunque avuta questa terribile sventura, come l'attraverserai?”

  19 	yudhiṣṭhira disse:
     	“ ascoltate quale mansione io farò o rampolli dei kuru,
     	avendo raggiunto il re Virāṭa toro fra gli uomini,

  20 	un cortigiano diverrò di quel re grand'anima,
     	Kaṅka di nome, travestito da brahmano, esperto di dadi e appassionato giocatore,

  21 	e io lancerò dadi bruni e gialli bellissimi, d'oro, d'avorio,
     	di pietre preziose con facce gemmate,

  22 	io ero un tempo l'amico più caro di Yudhiṣṭhira,
     	così dirò al re se me lo chiederà,

  23 	così dunque ti dico come io trascorrerò questo tempo,
     	e tu o Ventre-di-lupo, quale mansione adotterai?”
     


                              II


   1 	Bhīma disse:
     	“ dicendo di essere un cuoco di nome Ballava,
     	mi presenterò al re Virāṭa, questa la mia intenzione,

   2 	le sue salse io preparerò, abile io sono in cucina,
     	e i cibi preparati prima dai suoi esperti, 
     	io sorpasserò procurandogli piacere,

   3 	e io trasporterò pure grandi quantità di legna,
     	e vedendo questa mia grande azione il re ne sarà soddisfatto,

   4 	robusti elefanti, o bufali di grande forza,
     	afferrandoli io li abbatterò,

   5 	e alcuni dei lottatori che combatteranno negli incontri,
     	io questi sconfiggerò, sollevando il suo piacere,

   6 	ma io non ucciderò nessuno dei lottatori,
     	io li abbatterò in modo che non vadano alla morte,

   7 	e dirò che ero cuoco macellaio, preparatore di salse, 
     	 e capocuoco di Yudhiṣṭhira se me lo chiederanno,

   8 	così proteggendomi da me io agirò o signore di popoli,
     	in questo modo io prometto che trascorrerò quel tempo.”

   9 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ Agni che trasformato in brahmano, avvicinava il migliore degli uomini,
     	che era assieme al dāśārha, desiderando bruciare la selva khāṇḍava, 

  10 	il fortissimo, il grandi-braccia, l'invincibile rampollo dei kuru,
     	dunque quale mansione farà il kuntīde conquista-ricchezze?

  11 	egli che raggiunto quell'incendio soddisfaceva il dio purificatore,
     	sconfiggeva da solo sul carro Indra, uccidendo serpenti e rākṣasa,
     	quel migliore dei combattenti che ha nome Arjuna cosa farà?

  12 	Sūrya è il migliore degli illuminanti, il brahmano il migliore dei bipedi,
     	e il cobra dei serpenti e Agni è il migliore dei dotati di splendore,

  13 	la folgore la migliore delle armi, il torello il migliore dei bovidi,
     	l'oceano il migliore degli invasi, il monsone la migliore delle piogge,

  14 	Dhṛtarāṣṭra il migliore dei nāga e Airāvata il migliore degli elefanti,
     	il figlio superiore ad ogni bene, la moglie il miglior amico,

  15 	come di tutti questi migliori, o ventre-di-lupo,
     	così il giovane Guḍākeśa è il migliore di tutti gli arcieri,

  16 	egli che non è inferiore a Indra e a Vāsudeva o bhārata,
     	il Bībhatsu che è armato dell'arco gāṇḍīva che ha bianchi cavalli che farà?

  17 	abitando per cinque anni nella residenza del dio dai mille occhi,
     	e ottenendo della armi divine da quella splendida forma divina,

  18 	che io ritendo un dodicesimo rudra o un tredicesimo āditya,
     	le cui braccia di uguale lunchezza hanno la pelle col segno della corda dell'arco,
     	e sia nella destra e nella sinistra segni simili alla schiene dei buoi,

  19 	come l'himavat è delle montagne, come l'oceano delle acque,
     	come Śakra è dei trenta dèi, come il fuoco dei vasu,

  20 	come la tigre è degli animali, come Garuḍa degli uccelli,
     	Arjuna è il migliore degli armati, che farà dunque?”

  21 	Arjuna disse:
     	“ io mi impegno a fare un eunuco o protettore delle terra,
     	le mie grandi cicatrici sulle braccia sono difficili da coprire o sovrano,

  22 	indossati alle orecchie fiammanti orecchini, io, 
     	messi dei nastri sulla testa o re e col nome di Bṛhannaḍa,

  23 	e recitando storie in veste di donna ripetutamente,
     	io rallegrerò il sovrano e le altre persone nel gineceo,

  24 	e insegnerò il canto, le varie danze e i vari strumenti,
     	io o re, alle donne nella dimora di Virāṭa,

  25 	e raccontando le molte imprese e la condotta delle genti,
     	da me mi nasconderò o figlio di Kuntī,

  26 	e che fui serva a Draupadī nella casa di Yudhiṣṭhira,
     	abitando, così io dirò se rischiesto dal re o bhārata,

  27 	e in questo modo celandomi con simulazione come Nala, 
     	io vivrò felice o re dei re, nella dimora di Virāṭa.”
     


                              III


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ tu Nakula, quale mezzo userai là o carissimo?
     	tu sei delicato e forte, bello a vedersi abituato agli agi.”

   2 	Nakula disse:
     	"un addetto ai cavalli io sarò del sovrano Virāṭa,
     	Granthika di nome nominandomi, questa mansione mi aggrada molto,

   3 	esperto io sono nella conoscenza dei cavalli, e pure nella veterinaria,
     	cari sempre furono a me i cavalli quanto a te o re dei kuru,

   4 	e a quelle persone nella città di Virāta che me lo chiedessero
     	a loro questo io dirò e così io là vivrò.”

   5 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ tu Sahadeva, come vivrai vicino a lui?
     	o in che modo agendo tu carissimo, nascosto vivrai?”

   6 	Sahadeva disse:
     	“ un mandriano io diverrò del sovrano Virāṭa,
     	costodendole e mungendole, io sono esperto nel custodire le vacche,

   7 	Tantipāla di nome chiamato, sia a te noto,
     	con intelligenza io agirò non aver preoccupazione in mente,

   8 	un tempo sono stato spesso usato tra le tue mandrie,
     	io ho una particolare esperienza di questa mansione o signore di popoli,

   9 	e pure dei segni distintivi della vacche e del loro benessere,
     	tutto questo io bene conosco e anche altro o sovrano,

  10 	pure io riconosco o re, i tori dai loro segni favorevoli,
     	odorando la loro urina, pure la giovenca partorisce,

  11 	così io agirò, caro mi fu sempre ciò,
     	nessun nemico mi scoprirà, tu sarai soddisfatto o principe.”

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ la nostra moglie anche più della vita, ella che
     	merita di essere curata come una madre e venerata come una sorella maggiore,

  13 	con quale mansione Kṛṣṇā Draupadī trascorrerà quel tempo,
     	poiché ella non conosce alcuna delle azioni delle donne?

  14 	è tenera, e giovane, la splendida figlia del re,
     	devota ai mariti, illustre, come dunque vivrà?

  15 	ghirlande profumate e ornate e variegate vesti,
     	solo queste, fin dalla nascita la bellissima ha conosciuto.” 

  16 	Draupadī disse:
     	“ vi sono al mondo delle donne indipendenti che sono a servizio,
     	non in questo modo vivono altre donne, questa l'opinione del mondo,

  17 	io dicendo di essere una cameriera esperta nell'acconciare i capelli,
     	e proteggendo me stessa io agirò come tu mi chiedi, 

  18 	io attenderò a Sudeṣṇā alla splendida moglie del re,
     	ella mi proteggerà giunta a lei, non aver tale preoccupazione.”

  19 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ bene tu parli o Kṛṣṇā, come può parlare una nata di nobile stirpe,
     	ma tu non conosci il male, ben ferma nel voto della virtù.”
      


                              IV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ le mansioni che voi avete annunciato dunque farete,
     	in accordo con la mia ragione mi sembrano adatti,

   2 	il nostro purohita, badi agli agnihotra,
     	nella dimora di Drupada assieme ai cuochi e sovrintendenti,

   3 	e gli auriga a cominciare da Indrasena prendendo solo i carri,
     	si rechino veloci a dvāravatī, questa la mia decisione,

   4 	e tutte le donne che sono al servizio di Draupadī,
     	si rechino presso i pāñcāla assieme a cuochi e intendenti,

   5 	e tutti devono dire: ' non sappiamo dove i pāṇḍava
     	sono andati dopo che ci hanno lasciato tutti al lago dvaitavana.' ”

   6 	Dhaumya disse:
     	“ sentito quanto debba essere detto dagli amici per affetto,
     	io pure dirò qualcosa di utile, ascoltatemi,

   7 	io dunque vi dico o principi, in quella residenza del re,
     	come avete raggiunto la famiglia del re agendo al servizio, non sbagliate,

   8 	difficile sappiate o kaurava è vivere nella residenza del re,
     	per voi onorevoli, all'insaputa dagli altri per un intero anno,

   9 	col permesso di entrare si ottiene l'ingresso, né si puo confidare nei re,
     	si deve prendere seggio dove un altro non lo occupi,

  10 	né su un suo veicolo o portantina, né su seggio, né su elefante o carro,
     	può salire pensando 'ne ho il permesso', chi vive nella residenza del re,

  11 	nel seggio che i malvolenti calcolano sia suo,
     	mai deve sedersi chi voglia vivere nel palazzo del re,

  12 	non consigli mai il re senza esserne richiesto,
     	onorandolo a tempo debito deve star seduto in silenzio,

  13 	i re non amano le persone che parlano a vanvera,
     	e perciò disprezzano il consigliere che parli invano,

  14 	il saggio non contragga amicizia con le sue mogli,
     	o con quelli che vivono nel gineceo, né con quelli che odia e ha mandato via,

  15 	ordinatone, compia i suoi incarichi con grande celerità
     	così comportandosi non avrà danno alcuno dal re,

  16 	con impegno si deve servirlo come fosse un dio o Agni stesso,	
     	chi lo serve falsamente lo offenderebbe senza dubbio,

  17 	quanto sia ordinato dal signore questo egli esegua,
     	e rinunci all'ira, all'orgoglio e al non rispetto,

  18 	in tutte le deliberazioni, quanto è utile e piacevole
     	raccomandi, ma dica l'utile anche contro il piacevole,

  19 	favorevole sia a lui in tutti i suoi interessi, e conversazioni,
     	e quanto sia a lui spiacevole o non utile non raccomandi,

  20 	il sapiente pensando 'io non sono caro a lui,' lo serva,
     	con cura e impegno, e faccia il suo utile e il suo bene,

  21 	non persegua il suo danno, non viva assieme ai suoi nemici,
     	non muti il proprio posto chi voglia vivere nella casa del re,

  22 	il saggio o al fianco destro o al sinistro sieda,
     	davanti a lui è il luogo stabilito delle guardie armate,
     	e sempre è proibito sedersi dietro di lui,

  23 	nessuno alla vista di qualche anziano si metta a parlare,
     	pure questo sarebbe una suprema offesa e villania,

  24 	non riveli agli uomini mai una menzogna detta dal re,
     	e con parli con l'uomo che i re dispregiano, 

  25 	non abbia l'orgoglio di dire: ' io sono forte o io sono intelligente',
     	ma agendo nel bene del re, egli diviene a lui caro e prosperoso,

  26 	e avendo ottenuto potere difficile a ottenersi, e del bene dal re,
     	con cura deve perseguire le cose utili e gradite al re,

  27 	di quello la cui l'ira produce grandi danni, e il favore grandi frutti,
     	quale uomo sensato può anche solo con la mente volere il male?

  28 	mai storga la bocca, mai derida una sentenza,
     	sempre starnuti, e flattulenze, e sputi emetta piano,

  29 	nelle situazioni ridicole, che dovessero a lui accadere,
     	non si rallegri troppo forte, e neppure rida come un pazzo,

  30 	non agisca con troppa compostezza, ma abbandoni la gravità,
     	ma sorridendo dolcemente mostri interesse,

  31 	chi non si rallegra nel guadagno, chi non si agiti nello spregio,
     	e non sia mai confuso, costui può abitare nella casa del re,

  32 	chi sempre soddisfi il re o il figlio del re,
     	sapiente consigliere divenuto, costui a lungo sta nella prosperità,

  33 	e il ministro favorito che sia ripreso per qualche ragione,
     	non pressi il re per ottenererne di nuovo il favore,

  34 	e palesemente o sottilmente il sagace mostri i suoi meriti,
     	sia sottomesso al re, chi vuole vivere nel suo regno,

  35 	il ministro che con la forza voglia usare il re,
     	non a lungo durerebbe al suo posto, e andrebbe alla distruzione,

  36 	guardando al proprio interesse non abbia parole col nemico del re,
     	non si mostri superiore al re nelle questioni terrene mai,

  37 	chi si mantiene pulito, forte, strenuo e sempre seguendolo come un'ombra,
     	con sincera parole, dolce e paziente costui può vivere nella casa del re,

  38 	in qualche compito mandato, chi parta prima dicendo:
     	'io cosa devo fare?' costui può vivere nella casa del re,

  39 	se al caldo o al freddo, di notte o di giorno, 
     	assegnatogli un compito non sia indeciso, costui può vivere nella casa del re,

  40 	chi soggiornando fuori casa, non abbia in mente i propri cari,
     	e nel dolore non insegui la gioia, costui può vivere nella casa del re,

  41 	la stessa veste non indossi, non troppo forte da vicino rida,
     	non dia consigli di troppi generi, in questo modo sarà caro al re,

  42 	intento in qualche compito, non tocchi alcuna ricchezza,
     	chi porta via ricchezze cade in catene o nella morte,

  43 	veicoli, vesti e ornamenti, e quanto altro sia stato donato,
     	sempre deve essere portato così si diviene a lui caro,

  44 	questo intero anno o caro, così comportandovi, dovete vivere,
     	quindi riacquistato il vostro regno, allora vivete come vi aggrada.” 

  45 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ da te fummo istruiti, fortuna sia a te, nessuno può così parlarci
     	eccetto la madre Kuntī e il grande saggio Vidura,

  46 	tu ora devi fare immediatamente quanto deve essere fatto,
     	per la nostra sicurezza in questa difficoltà, e per la nostra partenza e vittoria.”

  47 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato dal re Dhaumya allora il migliore dei ri-nati,
     	compiva secondo le regole tutto quanto serviva alla partenza,

  48 	per loro accendendo i fuochi, egli con dei mantra sacrificava,
     	per il loro successo e per la conquista della terra,

  49 	e compiuta la pradakṣiṇa attorno al fuoco, e ai brahmani e agli asceti
     	e la figlia di Yajñasena posta davanti, allora partirono. 
     


                              V


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quegli eroi, allacciate le spade, e con altre armi e faretre o caro,
     	allacciati i parabraccia e i paradita, partirono verso il fiume kālindī,

   2 	quindi ne seguivano la riva destra a piedi,
     	abitando impervi monti e impervie selve quei guerrieri,

   3 	cacciando animali, quei fortissimi grandi arcieri,
     	a nord dei daśārṇa e a sud dei pāñcāla,

   4 	e attraversando gli yakr̥lloma, e i śūrasena, i pāṇḍava
     	spacciandosi per cacciatori, dalla foresta entrarono nel regno dei matsya,

   5 	quindi vedendo tracce di genti, Kṛṣṇā disse al re,
     	“ guarda alle strade, e i vari campi che appaiono,

   6 	appare dunque ancora lontana la capitale di Virāta,
     	fermiamoci per la notte o fortissimo, io sono stanca.”

   7 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“o conquista-ricchezze, sollevata la pāñcāla, trasportala o bhārata,
     	andremo a risiedere nella capitale usciti dalla foresta.”

   8 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Arjuna rapido prendendo Draupadī, come un re degli elefanti,
     	raggiunta la prossimità della città, Arjuna la metteva giù,

   9 	il figlio di Kuntī raggiunta la capitale del regno diceva ad Arjuna:
     	"dove lasceremo le armi per entrare nella città?

  10 	se noi entriamo armati in città o caro,
     	senza dubbio solleveremo l'agitazione della gente,

  11 	quindi dovremo passate altri dodici anni nella foresta,
     	se anche uno solo ci scoprisse allora.”

  12 	Arjuna disse:
     	“ su quella sommità vi è o signore di uomini, un grande e denso albero śamī,
     	dai terribili rami arduo da salirvi, vicino al cimitero,

  13 	non si vede neppure un uomo qui o principe, 
     	o donna in questa selva fuori mano, piena di animali da preda,

  14 	lasciando le armi in quello, andiamo verso la città,
     	quindi qui quando vorremo le riprenderemo o bhārata.”

  15 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato al re Yudhiṣṭhira anima pia,
     	procedeva a nascondere tutte le armi o toro dei bhārata,

  16 	e l'arco con cui da solo sul carro aveva vinto dèi, uomini e serpenti,
     	e pure numerosi altri popoli aveva vinto il rampollo dei kuru,

  17 	di quel grande arco dal grande rumore, uccisore di schiere nemiche,
     	staccava la corda il pṛthāde, del gāṇḍīva, che da sicurezza,

  18 	col quale l'eroe l'uccisore di nemici, aveva protetto il kurukṣetra,
     	e staccava l'inditruttibile corda dall'arco Yudhiṣṭhira,

  19 	e l'arco col quale in battaglia Bhīmasena il forte aveva vinto i pāñcāla,
     	con cui da solo molti nemici aveva respinto in ogni direzione,

  20 	e la cui corda sentendo in battaglia i nemici fuggivano,
     	come il cozzare del fulmine frantuma le montagne,

  21 	e col quale il re dei sindhu aveva sconfitto o senza macchia,
     	di quell'arco la corda Bhīmasena scioglieva,

  22 	e dall'arco con cui il pāṇḍava aveva conquistato la regione occidentale,
     	quel guerriero simile ad Indra in battaglia, staccava la corda,

  23 	e il potente Sahadeva l'arco con cui aveva conquistato gli abitanti del meridione,
     	privo di corda quell'arma fece quel valoroso, 

  24 	le loro lunghe spade d'oro, le faretre preziose,
     	le frecce, e affilate come rasoi, assieme agli archi deposero,

  25 	Nakula salito sull'albero deponeva i loro archi,
     	e nei luoghi che riteneva di aspetto più nascosti e fermi

  26 	e dove vedeva che le piogge non potevano passare,  
     	colà con fermi legacci, li fissava completamente,

  27 	e un corpo di morto legarono insieme i pāṇḍava,
     	perché evitassero fin da lontano gli uomini quell'albero,
     	sentendo il putrido odore di quel corpo legato,

  28 	e dicevano “ questa è nostra madre di cento otto anni,
     	secondo il dharma famigliare questo da noi fu fatto,
     	di attaccarlo a questo albero.” così essi dicevano,

  29 	quei distruttori nemici richiesti da pastori e custodi,
     	si recarono i pṛthādi, distruttori di nemici, alla capitale 

  30 	Jaya, Jayanta, Vijaya, Jayatsena, Jayadbala,
     	questo i nomi segreti che a loro diede Yudhiṣṭhira,

  31 	quindi secondo gli accordi, entrarono nella grande città,
     	per vivere senza essere scoperti in quel regno per il tredicesimo anno.
     


                              VI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi il re Yudhiṣṭhira si avvicinava per primo a Virāṭa seduto nell'assemblea,
     	avendo fissato nei recessi della sua veste dei dadi d'oro screziati di gemme,

   2 	quel sovrano dal grande splendore, continuatore delle stirpe dei kaurava, al re si avvicinava,
     	lui dalla nobile natura, onore dei re umani, difficile da assalire, velenoso come un uraga,

   3 	per forza e bellezza toro fra gli uomini, grande, per luminosità come gli immortali,
     	come il sole coperto da grandi nuvole, come il fuoco sotto la cenere era il valoroso,

   4 	e il re Virāṭa vedendo arrivare il pāṇḍava come la luna coperta da nuvole,
     	i ministri, i ri-nati, i soggetti a cominciare dall'auriga che erano presenti all'assemblea,
     	interrogava: ” chi è che per la prima entrando si mostra nell'assemblea?

   5 	quell'ottimo uomo non sarà un brahmano, un signore della terra mi sembra,
     	ma lui non ha schiavi, né carro, né orecchini, di persona egli splende come Indra,

   6 	dai segni del corpo è manifesto la sua consacrazione, così io penso,
     	e si avvicina a me senza paura, come un elefante eccitato ad uno stagno di loti.”

   7 	allora Yudhiṣṭhira, toro fra gli uomini, avvicinatosi al pensieroso Virāṭa gli diceva:*
     	“ o grande re, sappimi un brahmano che tutto ha perso qui giunto per mantenersi,

   8 	qui io vorrei vivere presso di te o senza-macchia, come tuo sottoposto o illustre.”
     	“benvenuto” a lui disse di seguito il re, e contento lo accoglieva,

   9 	“ e per favore o caro, io ti chiedo, da quale regno sei giunto?
     	e la stirpe e il nome dimmi, in verità, e pure se in te si trova qualche sapere.”

  10 	Yudhiṣṭhira disse;
     	“io un tempo era amico di Yudhiṣṭhira, io sono un brahmano del stirpe di Vyāghrapad,
     	io sono abile giocatore nel lanciare i dadi, e sappi o Virāṭa che il mio nome è Kaṅka.”

  11 	Virāṭa disse:
     	“io di darò la grazia che vuoi, governa pure i matsya io sono tuo suddito,
     	cari sempre a me sono gli abili giocatori, e tu simile ad un dio meriti il regno.”

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“vincente che io non abbia nessuna disputa o re dei matsya dai perdenti
     	che non mi portino via la posta da me vinta, questo dono concedimi tu.”

  13 	Virāṭa disse;
     	“ ucciderei l'invulnerabile se a te fosse caro, e caccerei dal regno i ri-nati,
     	ascoltino i cittadini qui riuniti, Kaṅka sia nel regno potente quanto me,

  14 	intimo mio amico sarai, con molte vesti e abbondanti cibi e bevande,
     	e tu guarderai dentro e fuori ai miei affari, e io aprirò a te ogni porta,

  15 	riportami sempre le parole dei bisognosi che dovessero parlarti 
     	e io tutto a loro concederò senza dubbio, non aver timore finchè sarai con me.”

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora acquisito il dono dell'amicizia, dal re Virāṭa, quel toro fra gli uomini,
     	quel valoroso supremamente onorato felice viveva senza che nessuno lo scoprisse.
     


                              VII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi un altro fortissimo, splendendo di bellezza si avvicinava come un coraggioso leone
     	portando in mano un mestolo e un cucchiaio, e una spada sfoderata pulita e perfetta, 

   2 	cuoco di aspetto, egli splendeva di suprema luce come il sole che illumina il mondo,
     	vestito di nero, solido come il re dei monti, eretto si avvicinò al re dei matsya,

   3 	il re vedendolo giungere e piacendogli, diceva ai cittadini convenuti:
     	"quel giovane toro fra gli uomini, appare supremamente bello di larghe spalle leonine chi è?

   4 	mai lo vidi prima quest'uomo splendente come il sole, non ho fatto conoscenza con lui,
     	e riflettendo pure non so in verità il motivo della venuta di quel toro tra gli uomini.”

   5 	quindi il pāṇḍava coll'aspetto di un cuoco avvicinatosi a Virāṭa quel saggio, le parole
     	diceva:”sono cuoco, o sovrano, Ballava di nome assumimi che io preparo supreme pietanze.”

   6 	Virāṭa disse:
     	“ io non credo o che tu meriti la cucina, sembri pari al mille-occhi,
     	per energia e aspetto, e ardimento, tu riplendi non inferiore a questi uomini.”

   7 	Bhīma disse:
     	"o sovrano cuoco al tuo servizio sono, io interamente conosco tutte salse,
     	tra quelli che prima le hanno assaggiate o re di uomini, vi era pure il sovrano Yudhiṣṭhira,

   8 	per forza nessuno pari a me si trova, tra i lottatori o principe,
     	e scontrandomi con leoni ed elefanti, sempre io farò il tuo gradimento.”

   9 	Virāta disse:
     	“ io dunque ti concedo la grazia in cucina, tu affermi di esserne esperto,
     	ma io non penso questo sia a te adatto perché tu meriti l'intera terra circondata dal mare,

  10 	ma come tu desideri sia fatto, nelle mie cucine sarai sovrintendente e a capo
     	degli uomini che là da me furono messi, divieni dunque il loro capo per mio ordine.”

  11 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Bhīma assunto nelle cucine, strenuamente divenne caro al re Virāṭa,
     	e abitava o re, presso di lui come un suddito, e nessuno lo scopriva.”
     


                              VIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi raccolti i capelli, perfetti e vellutati,
     	 nascondeva le morbide crine sulla spalla destra, la neri-occhi	

   2 	e con una sola grande veste scura li ricopriva,
     	e messasi una veste da domestica, Kṛṣṇā si aggirava afflitta,

   3 	a lei che così si muoveva uomini e donne si avvicinarono,
     	e le chiesero vedendola: " chi sei tu e cosa vuoi fare?"

   4 	ed ella diceva loro o re dei re: “ io sono un domestica qua giunta,
     	e desidero svolgere un lavoro per chi mi voglia rispettare.”

   5 	ma per la sua veste e aspetto e le educate parole,
     	non la credevano un serva là giunta in cerca di sussitenza,

   6 	la moglie di Virāṭa figlia del re kekaya, supremamente intelligente,
     	guardando dalla terrazza scorgeva la figlia di Drupada,

   7 	e vedendola bella, senza protezione, con una sola veste,
     	chiamandola le diceva: “ bella chi sei e cosa vuoi fare?”

   8 	ella le rispondeva o re dei re: “io sono una sairandhrī qui giunta,
     	io desidero compiere le mansioni per chi mi voglia rispettare.”

   9 	Sudeṣṇā disse:
     	“ non hai o splendida l'aspetto di quanto dici,
     	ma di comandare a servi e a serve di vario genere,

  10 	nascondi le anche e le cosce unite, profonde le tre virtù, prominenti le curve,
     	rosse le cinque parti del corpo che lo devono essere e la voce come di cigno,

  11 	con bei capelli, bel busto, scura, tonde natiche, e seni,
     	e dotata di ciascuna dote come una puledra kāśmīra,

  12 	con le ciglia ben incurvate, labbra come il frutto di 'bimba', vita sottile,
     	collo perfetto, le vene non visibili, la faccia di luna piena,

  13 	chi sei tu? dimmi  o bella, in quanto tu non sei per nulla una serva,
     	se sei una yakṣa o una dea, o una gandharva o un'apsaras,

  14 	Alambuṣā o Miśrakeśī o Puṇḍarīkā o Mālinī,
     	o la sposa di Indra o di Varuṇa, sei tu la creazione del creatore Prajāpati?
     	o una dea nota tra gli dèi, di queste tu sei una o bella?”

  15 	Draupadī disse:
     	" io non sono dea né gandharva né asura né rākṣasa,
     	 Sairandhrī io sono, il vero di dico,

  16 	io so acconciare i capelli, macinare ottimi unguenti,
     	io intreccerò variegate ghirlande supremamente belle,

  17 	io ho soddisfatto Satyabhāmā la cara moglie di Kṛṣṇa,
     	e pure Kṛṣṇā la moglie dei pāṇḍava, la bellissima dei kuru,

  18 	qua e là io sono vissuta cosi servendo quella bella,
     	e dove abiti io guadagno là dunque io mi accontento,

  19 	la regina in persona mi chiamava col nome di Mālinī 
     	e dunque qui sono giunta io o regina Sudeṣṇā, alla tua casa.”

  20 	Sudeṣṇā disse:
     	“ sulla mia testa ti farei risiedere, io non ho dubbio alcuno,
     	se il re qui non ti avvicinasse con tutta la sua mente,

  21 	guarda le donne della famiglia reale e quelle che ci sono nella casa,
     	attratte esse ti ammirano, quale uomo non confonderesti? 

  22 	guarda gli alberi che vi sono nella mia residenza,
     	essi pure si inchinano a te, quale uomo non confonderesti?

  23 	il re Virāṭa o belle-natiche, vedendo il tuo corpo non umano,
     	me trascurando ti avvicinerebbe con tutto il cuore, o bel culetto,

  24 	tu dal corpo perfetto, dai grandi occhi, l'uomo che tu
     	guardassi perennemente cadrebbe in amore per te,

  25 	l'uomo che ti scorgesse, sempre o dolce-sorriso,
     	immediatamente o corpo interamente perfetto, cadrebbe in preda al dio dell'amore,

  26 	come la femmina del granchio concepisce un figlio per la propria morte,
     	in questo modo io penso la tua residenza qui per me o bel-sorriso.”

  27 	Draupadī disse:
     	“ io non sono ottenibile da Virāṭa né da nessun altro,
     	io ho cinque mariti dei giovani gandharva o splendida,

  28 	figli di un re dei gandharva, molto potente,
     	essi mi proteggono sempre se io fossi in ambascie,

  29 	la casa che non mi dia cibo impuro e non mi faccia lavare i piedi,
     	da questa sono rallegrati il miei mariti gandharva,

  30 	l'uomo che mi prenda come le altre donne della terra,
     	in quella stessa notte entrerebbe in un altro corpo,

  31 	nessuno mi può disturbare o belle-membra,
     	con cattive intenzioni, i gandharva sono fortissimi.”

  32 	Sudeṣṇā disse:
     	“ allora ti farò risiedere felicemente come tu desideri,
     	né piedi né cibo impuro toccherai tu in nessun modo.”

  33 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così Kṛṣṇā, era dalla moglie di Virāṭa confortata,
     	e nessuno poteva là conoscere la verità o Janamejaya.
     


                              IX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Sahadeva dunque fattosi un aspetto ottimo da mandriano,
     	e usando il loro linguaggio, si avvicinava a Virāṭa allora,

   2 	e vedendo avviicinarsi quel toro fra gli uomini, splendente,
     	a lui inchinadosi, il re chiedeva al rampollo dei kuru:

   3 	“ di chi sei figlio tu? e da dove vieni? e cosa vuoi fare?
     	io non ti ho mai visto prima, dimmi dunque la verità o toro fra gli uomini.”

   4 	quell'uccisore di nemici, raggiunto il re, diceva silenzioso come tuono fra nuvole:
     	“ un vaiśya sono di nome Ariṣṭanemi, guardavo le vacche degli eroi kuru,

   5 	vivere vorrei nel tuo regno o eccellente, io non so dove siano quei leoni fra i re dei pṛthādi,
     	e non sono capace di vivere con altri lavori, ne mi aggrada altro re che te.”

   6 	Virāta disse:
     	“ se tu sei un brahmano o uno kṣatriya, tu sembri un sovrano sulla terra,
     	dimmi il vero o tormentatore di nemici, io non vedo in te agire da vaiśya,

   7 	dal regno di quale sovrano giungi? e quale abilità in te si trova compiuta?
     	e perché tu tra noi vuoi vivere? dimmi pure il tuo salario.”

   8 	Sahadeva disse:
     	“il primogenito dei cinque figli di Pāṇḍu, il re Yudhiṣṭhira,
     	aveva una mandria di ottocentomila vacche, a cento a cento,

   9 	e altre diecimila e altre due volte tanto,
     	di queste io ero mandriano e mi conoscevano come custode di vitelli,

  10 	il passato, presente e futuro e la conta di ogni vacca
     	ovunque in dieci yojana a me non è nascosta,

  11 	le qualità di te o grand'anim da me sono ben conosciute,
     	e il re dei kuru Yudhiṣṭhira era soddisfatto di me,

  12 	rapidamente le vacche divengono numerose, ne in loro c'è malattia alcuna,
     	tutti i mezzi io conosco, e possiedo tutte le arti,

  13 	e i tori pure conosco o re coi loro migliori segni,
     	di questi assaggiando lo sterco e annusando l'orina.”

  14 	Virāṭa disse:
     	“cento mila sono riunite dotate di varie qualità e colore
     	questi animali coi loro custodi a te io affido, le mie bestie qui siano affidate a te.”

  15 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi all'insaputa del re o signore di popoli là viveva felice quel sovrano,
     	né altri lo scoprirono in alcun modo, e a lui fu dato il mantenimento che desiderava.
     


                              X


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi apparve un altro grande uomo dotato di bellezza adornato come le donne,
     	al cancello della scalinata indossante larghi orecchini, e bei braccialetti d'oro,

   2 	e molti e lunghi capelli sciolti, dalle grandi braccia con l'ardore di elefante furioso,
     	col passo facendo tremare la terra, allora raggiunse Virāṭa nella sala,

   3 	scorgendo quell'abbattittore di nemici travestito, avvicinarsi al re nella sala,
     	quel figlio di Indra valoroso come il re degli elefanti, splendente di suprema luce, 

   4 	a tutti quelli vicini il re chiedava: “ donde viene costui non vidi mai prima?”
     	“non lo sappiamo.” gli uomini gli risposero, quindi il sovrano disse con parole di sorpresa:

   5 	“sei uomo affascinante e dotato di tutte le qualità, scuro, giovane, simile ad un capobranco,
     	porti bei braccialetti d'oro, e i capelli sciolti, e indossi orecchini,

   6 	crocchie e bei capelli portando e nondimeno, armati d'arco e frecce e di corazza, 
     	sali sul carro dei guerrieri, e tu sarai simile ai miei figli o simile a me,

   7 	anziano io sono, coi desideri esauriti, dunque governa tu presto tutti i matsya,
     	non così sono gli eunuchi, questo io credo nella mente.”

   8 	Arjuna disse:
     	“ io canto e danzo, faccio musica, bravo io sono nella danza ed esperto nel canto,
     	affidami la principessa Uttarā io sarò il suo maestro di danza o re degli uomini,

   9 	a raccontare questo mio aspetto in cui ora sono mi solleva grande sofferenza,
     	Bṛhannaḍa sappi è il mio nome o sovrano, figlio o figlia senza padre né madre.”

  10 	Virāṭa disse:
     	“ ti farò dunque questa grazia o Brhannaḍa, inegna la danza a mia figlia che tale ti dici
     	adatto a questa azione, a me non sembri, tu meriti il regno della terra circondata dal mare.”

  11 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il re dei matsya vedendo Bṛhannaḍa, nelle arti, nella danza e nella musica,
     	e pure osservando costantemente come femmina, allora lo mandava nel gineceo,

  12 	e il potente conquista-ricchezze insegnava canto e musica, alla figlia di Virāṭa,
     	e amica di lei e domestica e caro alle donne divenne il pāṇḍava,

  13 	quindi travestito viveva il conquista-ricchezze, facendo sembianza di cari giochi con loro,
     	e là venuto la gente non lo scopriva, e neppure le spie che si aggiravano dentro o fuori. 
     


                              XI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi un altro potente pāṇḍava apparve, per guardare i destrieri del re Virāta,
     	lo vide apparire il popolo come il disco del sole che esce dalle nuvole,

   2 	egli osservava i cavalli qua e là, e il re dei matsya lo vide mentre li ispezionava,
     	diceva quell'uccisore di nemici al suo seguito: “donde giunge quest'uomo pari agl'immortali?

   3 	lui osserva con cura i miei cavalli, certo sarà un esperto conoscitore di cavalli,
     	che venga rapido a me vicino, quel valente splende come un immortale,

   4 	avvicinatosi al re l'uccisore di nemici diceva: “ vittoria sia a te o principe, fortuna sia a te,
     	sempre la mia mente  è vicina ai cavalli, io sono il tuo maestro di cavalli.”

   5 	Virāṭa disse:
     	“ io ti concedo carri, denaro e alloggio, tu meriti di essere il mio maestro di cavalli,
     	da dove vieni? a chi appartieni, come qui sei giunto? dimmi le abilità che in te si trovano.”

   6 	Nakula disse:
     	" il re Yudhiṣṭhira, è il promogenito dei cinque figli di Pāṇḍu,
     	un tempo da lui io fui assegnato ai suoi cavalli o tormentatore di nemici,

   7 	la natura dei cavalli io conosco e il loro addestramento interamente,
     	e la conoscenza dei loro difetti, e interamente la loro cura,

   8 	mai ne ebbi uno timido al traino, per me non c'è cavalla viziosa, come dunque uno stallone?
     	la gente e pure il pāṇḍava Yudhiṣṭhira mi chiamava col nome di Granthika,”

   9 	Virāṭa disse:
     	“ i miei cavalli e carriaggi, tutti questi siano da ora sotto la tua supervisione,
     	e pure quelli che sono addetti ai cariaggi, e gli auriga che siano sotto di te,

  10 	se ciò è di tuo gradimento o simile ad un dio, dimmi quale salario tu intendi avere,
     	tu non hai l'aspetto di uno che lavora coi cavalli, tu mi sembri splendere come un re,

  11 	la tua apparenza qui mi è cara come quella stessa di Yudhiṣṭhira,
     	come può privato dei suoi dipendenti vivere e rallegrarsi quel virtuoso pāṇḍava?”

  12 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così quel giovane simile al miglior gandharva, onorato con gioia dal re Virāṭa,
     	e nessun altro lo riconobbe mai mentre felice e contento la dentro viveva,

  13 	così presso il matsya risiedettero i pāṇḍava la cui vista non è mai vana per chi li vede,
     	insieme in incognito vivevano, quei sovrani della terra così provati dai dolori.
     


                              XII


   1 	Janamejaya disse:
     	“così risiedendo là nella città del matsya i pāṇḍava,
     	dopo che fecero quei grandi eroi o brahmano?”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così la in incognito vivendo i rampolli dei kuru,
     	conciliandosi il re, quanto essi fecero dunque ascolta,

   3 	Yudhiṣṭhira un giocatore nel palazzo divenne, amato
     	da Virāṭa e da suo figlio o signore di popoli,

   4 	il pāṇḍava sapiente nel gioco dei dadi li faceva giocare,
     	nelle partite a dadi a suo piacere come uccelli legati ad una corda,

   5 	e il dharmarāja, all'insapurta di Virāta le ricchezze vinte,
     	quel tigre fra gli uomini ai fratelli secondo il rango distribuiva,

   6 	Bhīmasena pure molte carni e altri cibi,
     	eccellenti del matsya forniva a Yudhiṣṭhira,

   7 	e Arjuna vesti dismesse avute nel gineceo,
     	vendendole a tutti i pāṇḍava distribuiva,

   8 	e pure Sahadeva il pāṇḍava nascosto sotto le vesti dei mandriani,
     	latte, burro e cagliata  forniva ai pāṇḍava,

   9 	e pure Nakula, acquisito danaro, nel lavorare coi cavalli,
     	compiacendo il sovrano, lo distribuiva ai pāṇḍava,

  10 	e anche l'ascetica Kṛṣṇā guardando a quei fratelli,
     	senza esserne scorta in questo modo agiva la splendida,

  11 	così aiutandosi l'un l'altro quei grandi guerrieri,
     	e proteggendo Kṛṣṇā vivevano nascosti o sovrano di uomini,

  12 	quindi nel quarto mese un grande festival di Brahmā,
     	si tenne tra i matsya, molto stimato dagli uomini,

  13 	là lottatori convennero da ogni luogo o re, a migliaia,
     	dai corpi giganteschi, dal grande valore, come gli asura detti kālakhañjā,

  14 	orgogliosi del loro valore, dalla fiera forza erano stimati dal re,
     	con spalle di leoni e colli taurini, splendidi e astuti,
     	ripetutamente premiati, nelle arene e nelle corti reali,

  15 	di questi uno v'era grande che sfidava tutti i lottatori,
     	nessuno resisteva a lui che lo assaliva nell'arena,

  16 	e quando tutti erano perplessi i lottatori, e perduto il coraggio,
     	allora il re dei matsya lo faceva scontrare con suo cuoco,

  17 	e incitato allora Bhīma di malavoglia poneva mente a ciò,
     	egli non poteva infatti senza danno disobbedire al sovrano, 

  18 	quindi, quella tigre fra gli uomini, camminando morbido come una tigre,
     	entrava nella grande arena, accontentando Virāṭa,

  19 	si allacciava la cintura il kuntīde eccitando così la gente,
     	quindi Bhīma sfidava quel lottatore simile a Vṛtra,

  20 	entrambi di grandissima forza entrambi di acuto coraggio,
     	giganteschi come elefanti furiosi di sessantanni,

  21 	Bhīma afferrava le braccia e l'uccisore di nemici sollevando il lottatore,
     	emmettendo un ruggito come una tigre contro un elefante,

  22 	il grandi-braccia alzatolo, quel valoroso lo faceva girare in aria,
     	allora i lottatori e i i matsya caddero in supremo stupore,

  23 	e fattolo girare un centinaia di volte, incosciente e privo di sensi,
     	ventre-di-lupo, grandi-braccia, gettava il lottatore a terra,

  24 	abbattuto quindi quel lottatore noto al mondo come Jīmūta,
     	Virāta cadeva in grande gioia, assieme ai suoi parenti,

  25 	e per la contentezza il re magnanimo dava molta ricchezza
     	a Ballava in quella grande arena cosi come avrebbe fatto Kubera,

  26 	e abbattendo molti lottatori, e fortissimi uomini
     	portava suprema gioia al re dei matsya,

  27 	e quando non si trovò nessuno là pari a lui,
     	allora con tigri e leoni ed elefanti egli combatteva,

  28 	e di nuovo recatosi nel gineceo, in mezzo alle donne ventre-di-lupo,
     	fu fatto combattere da Virāṭa con fortissimi e furiosi leoni,

  29 	e pure il pāṇḍava Bībhatsu con canti e danze,
     	soddisfaceva Virāṭa con tutte le donne del gineceo,

  30 	e con cavalli bene addestrati rapidamente qua e là giunti,
     	Nakula soddisfaceva il re o migliore dei sovrani,

  31 	e il re felice a lui in dono dava molte ricchezze,
     	avendo visti i tori addestrati di Sahadeva o supremo,

  32 	così là risiedevano in incognito quei tori fra gli uomini,
     	impegnati nella occupazioni per il sovrano Virāṭa.