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46. Kīcakānāṁ vadha
( L'uccisione dei kīcaka. IV, 13-23)
XIII 1 Vaiśaṁpāyana disse: mentre risiedevano nella città del matsya i pṛthādi, quei grandi guerrieri in incognito, passarono dieci mesi, 2 e la figlia di Yajñasena serviva Sudeṣṇā o signore di popoli, e viveva oppressa da grande dolore o Janamejaya, 3 quindi la pāñcāla che viveva nel palazzo di Sudeṣṇā, fu vista, lei dagli occhi di loto, dal generale di Virāṭa 4 e lei avendo vista simile a figlia divina muoversi come una dea, Kīcaka, cadeva in grande passione, colpito dalle frecce del dio Kāma, 5 egli preso dal fuoco della passione avvicinando Sudeṣṇā quasi ridendo il generale queste parole diceva: 6 “quella bella io non l'avevo mai vista nella dimora di Virāṭa, e colla sua bellezza mi fa altamente impazzire come il vino col suo profumo quella splendida, 7 chi è quella dea? mi ha rapito il cuore o bella, dimmi chi è e da dove viene quella splendida, scuotento il mio cuore mi ha preso in suo potere, come nessun filtro può fare, io credo, 8 questa tua bellissima serva sembra a me di suprema bellezza, non è adatta a lavorare per te, lascia che governi su me e su ogni cosa che è mia, 9 svariati cavalli, elefanti e carri, la grande ricchezza interamente, e i molti cibi e bevande, la mia grande casa splendida piena di gemme e oro lei faccia risplendere.” 10 quindi Kīcaka consultatosi con Sudẹṣṇa allora si avvicinava alla figlia del sovrano, e diceva a Kṛṣṇā cercando di compiacerla, come uno sciacallo nella selva ad una leonessa: 11 “ grazia e bellezza in te sono supreme, che queste non siano oggi solo vane o splendida, come te non splende una ghirlanda ancora fresca, o bellissima, tu sei bella e virtuosa, 12 io abbandono le mogli che avevo prima, siano tue schiave o occhi-di-loto, io sto qui davanti a te come uno schiavo, sempre sarò in tuo potere o occhi-belli.” 13 Draupadī disse: “ se tu pensi o figlio di sūta, che io non meriti questo quaggiù, io che sono una vile domestica senza casta, che acconcia i capelli, 14 moglie di altri io sono, fortuna te, non adatta e te, pensando che il dharma dei viventi è di amare la propria moglie, 15 non devi mai por mente ad una moglie di altri, allontanarsi dalle cose da non farsi è il voto dell'uomo virtuoso, 16 l'uomo ingiustamente bramoso, è un malvagio caduto nell'errore, infamia orrenda ottiene, e raggiunge il più grande danno, 17 non eccitarti o figlio di sūta, e non perderai oggi la vita, non facilmente l'offensore mi può prendere io sono protetta da valorosi, 18 i miei mariti gandharva non permetteranno che io sia presa da te, essi irati ti uccideranno sii virtuoso non voler morire, 19 tu vuoi percorrere la via di uomini invincibili, come un fanciullo senza cervello, cha stando su una riva l'altra riva vuole raggiungere, così tu scioccamente intendi agire, 20 anche se tu dentro la terra o alto nel cielo, o sull'altra riva dell'oceano fuggirai, pure così non puoi sfuggire a loro, i miei mariti sono invincibili figli di dèi, 21 tu hai quasi qualche desiderio di morte, perché oggi mi offendi orrendamente Kīcaka? perché stando in grembo alla madre a me pensi come per desiderio di afferrare la luna?” XIV 1 Vaiśaṁpāyana disse: respinto dalla principessa, Kīcaka diceva a Sudeṣṇā: “sono sommerso da un terribile desiderio senza limiti, 2 insegnami o kekaya come posso unirmi alla sairandhrī, fammela ottenere o Sudeṣṇā che io non perda la mia vita.” 3 da lui lamentevole molte volte udendo queste parole, allora la regina moglie di Virāṭa, benevola ne ebbe pietà, 4 e guardando al proprio scopo e pensando al proposito di lui, Sudeṣṇā diceva al sūta in ambasce per Kṛṣṇā: 5 “ tu in onore della festa fai preparare cibi e vini, là io la manderò per prendere del vino presso di te, 6 là giunta lei da sola a tuo agio concigliatela come desideri, e una volta concigliata godine.” 7 Kīcaka tornato a casa secondo il consiglio della sorella, faceva portare vino degno di un re, molto innebriante, 8 e capre e pecore in quantità e molta e varia cacciagione, faceva preparare dai servi, splendissimi cibi e bevande, 9 conpiuto ciò allora avvertita da Kīcaka, la regina, Sudeṣṇā mandava Sairandhrī alla casa di Kīcaka. 10 Sudeṣṇā disse: “alzati e va o Sairandhrī alla dimora di Kīcaka, a prendere delle bevande, o bella, la sete mi opprime.” 11 Draupadī disse: “ io non andrei o principessa alla sua dimora, tu o regina sai come egli è impudente, 12 e io o perfette-membra, nella tua dimora o splendida, io non sarò infedele ai miei mariti tradendoli, 13 tu o regina sai quale fu l'accordo fatto, da me quando entrai nella tua casa o splendida, 14 e il folle Kīcaka o belle-trecce, è ebbro di passione, egli mi ingiurierebbe vedendomi io non posso andare o bellissima, 15 tu hai molti servitori o principessa, che ti obbediscono, un altra manda, fortuna sia a te, egli mi ingiurierà.” 16 Sudeṣṇā disse: “mandata da me egli non ti farà mai del male.” 17 Vaiśaṁpāyana disse: cosi le diede un vaso fatto d'oro e fornito di coperchio, ed ella in ansia e lamentandosi, cercando rifugio nel destino, partiva per prendere il vino nella dimora di Kīcaka. 18 Draupadī disse: “ poiché io nessun altro che i pāṇḍava ho conosciuto, questa verità fornita, Kīcaka non mi abbia in suo potere.” 19 Vaiśaṁpāyana disse: ella debole allora per un istante pregava Sūrya, e Sūrya allora tutto quanto ponderando nel suo corpo, 20 nascosto un rākṣasa per proteggerla faceva entrare, che non facesse del male a quella visrtuosa in nessuna circostanza, 21 e vedendo Kṛṣṇā giungere come una gazzella spaventata, lo sciocco sūta si alzava come uno che volendo attraversare raggiunga una nave. XV 1 Kīcaka disse: “benvenuta o bei-capelli, bene spesa è la mia notte, tu sei la mia padrona or giunta, compi il mio bene, 2 bellissime ghirlande e braccialetti e orecchini di oro puro, siano da te indossati e vesti di seta e pellicce, 3 il mio sontuoso letto è preparato per te, vieni là con me bevi questa soave bevanda.” 4 Draupadī disse: “ la regina mi ordinò di venir da te a prendere il vino, 'portami rapidamente da bere che sono assetata' così mi disse.” 5 Kīcaka disse: “ altri o bella porteranno il vino alla principessa.” 6 Vaiśaṁpāyana disse: il figlio del sūta afferrava la sua mano destra, ella afferrata molto agitata gettando a terra Kīcaka, cercava rifugio nella sala dove era il re Yudhiṣṭhira, 7 ma Kīcaka la afferrava per i capelli mentre fuggiva, e gettala a terra davanti al re col piede la colpiva, 8 allora il rākṣasa che il sole aveva unito a lei, spingeva via Kīcaka con la forza del vento o bhārata, 9 egli dunque colpito con forza dal rakṣas cadeva a terra, rotolando privo di sensi come un albero tagliato alla radice, 10 la videro entrambi seduti, i due Bhīmasena e Yudhiṣṭhira, e non sopportavano il calcio dato da Kīcaka a Kṛṣṇā, 11 Bhīma per il desiderio di uccidere il malvagio Kīcaka, serrava i denti coi denti per la rabbia quell'orgoglioso, 12 allora toccando con il pollice il suo pollice il dharmarāja, per il timore di esser scoperti o re, tratteneva Bhīma, 13 ella raggiunta la porta della sala piangendo diceva al re dei matsya, la bellissima scorgendo i mariti agitati nella mente, 14 dai loro visi, per mantenere la promessa secondo il dharma cogli occhi violentemente accesi la figlia di Drupada: 15 Draupadī disse: “ di quelli il cui nemico non può dormire toccando la terra coi piedi, me, la moglie di questi quel figlio di sūta ha colpito con un calcio, 16 di quelli che ai brahmani danno senza chiedere con parole sincere me, la moglie di questi, quel figlio di sūta ha colpito con un calcio, 17 di quelli il cui tamburo di guerra e il suono dell'arco si sente incessantemente, me, la moglie di questi, quel figlio di sūta ha colpito con un calcio, 18 di quei potenti e controllati che sono orgogliosi della propria forza me, la moglie di questi, quel figlio di sūta ha colpito con un calcio, 19 di quelli che pure legati al dharma possono distruggere l'intero mondo, me, la moglie di questi, quel figlio di sūta ha colpito con un calcio, 20 quelli che sono rifugio di chi li avvicina in cerca di scampo, quei grandi guerrieri dove sono ora, vivono nascosti al mondo? 21 come essi la virtuosa amata maltrattata da quel figlio di sūta, possono tollerare, come degli eunuchi, quei forti dal grande valore? 22 dove dunque si trova la furia, il valore l'energia di costoro, che stanno immobili mentre la moglie è maltrattata da un malvagio? 23 cosa dunque io posso fare mentre il dharma è violato davanti a Virāṭa, che vedendomi maltrattata innocente lo sopporta? 24 in nessun modo o re, tu agisci da re nei confronti di Kīcaka, il tuo dharma è quello dei plebei, e non brilla in questo consesso, 25 né Kīcaka è fermo nel dharma, né il re dei matsya in alcun modo, pure uno semplice spettatore ignorante del dharma, che sia qui presente, 26 non ti comprende o sovrano Virāṭa in questo consesso di gente, io da costui non merito di essere colpita o matsya davanti a te, i presenti siano testimoni del fallo di Kīcaka.” 27 Virāṭa disse: “ io non conosco la contesa sorta tra voi due, quindi non conoscendola cosa dunque io posso fare?” 28 Vaiśaṁpāyana disse: quindi i presenti approvando Kṛṣṇā ancora la onoravano: “brava! brava! ” gridarono e rimproveravano Kīcaka. 29 i presenti dissero: “la moglie di uno che sia bella in tutte le membra e dai grandi occhi, un altro volendola, sua non sia, né soffra in alcun modo.” 30 Vaiśaṁpāyana disse: vedendo che così dunque i presenti onoravano Kṛṣṇā, per l'ira sulla fronte di Yudhiṣṭhira colava il sudore, 31 quindi diceva il kaurava alla principessa sua amata moglie: “ vai Sairandhrī alla dimora di Sudeṣṇā non restare qua, 32 le mogli dei valorosi affezionate si dolgono per il marito, e dolendosi al loro servizio conquistano il mondo dei mariti, 33 io penso che i tuoi mariti non vedano ciò un'occasione d'ira, per cui non sono venuti in tuo aiuto i gandharva splendenti come il sole, 34 tu ignori il giusto tempo o Sairandhrī e corri come un'attrice, e porti scompiglio ai giocatori nella corte reale dei matsya, vai o Sairandhrī, i gandharva compiranno il tuo bene.” 35 Draupadī disse: “ io sono la moglie virtuosa di questi altamente gentili, il maggiore dei quali essendo preso dai dadi essi qui sono colpiti da tutti.” 36 Vaiśaṁpāyana disse: così avendo parlato Kṛṣṇā correva alla casa di Sudeṣṇā, e sciolti i capelli la belle-natiche, cogli occhi rossi, per l'agitazione, 37 e il suo viso muto, di lei che piangeva splendeva, come la faccia della luna nel cielo uscendo dal bordo delle nuvole. 38 Sudeṣṇā disse: “ che ti tormenta o bel-culetto, perché piangi o bella? per chi oggi sei infelice o bella? chi ti ha fatto del male?” 39 Draupadī disse: “Kīcaka mi colpì là mandata da te a prendere il vino, nella sala davanti al re come se fosse deserta.” 40 Sudeṣṇā disse: “ farò uccidere Kīcaka se credi o bei-capelli egli che è folle d'amore per te intendeva insidiare te incapace di averti.” 41 Draupadī disse: “ altri a cui egli fece offesa lo uccideranno, io vedo chiaramente che lui andrà oggi stesso all'altro mondo.” XVI 1 Vaiśaṁpāyana disse: la principessa colpita da quel figlio di sūta, bruciava d'ira, la bellissima Kṛṣṇā bramando la morte del generale, tornava a casa allora la figlia di Drupada, 2 e compiuta la purificazione come voleva, Kṛṣṇā dal vitino sottile, le membra e le vesti lavando ella con l'acqua, 3 pensava piangendo a come liberarsi dal dolore: “ che farò? dove andrò? qual'è per me la migliore azione?” 4 così ella pensando poneva mente a Bhīma, “ nessun altro eccetto Bhīma puo compiere lo scopo che ho in mente.” 5 quindi di notte alzatasi, abbandonando il proprio giaciglio, la virtuosa Kṛṣṇā correva cercando rifugio essendone priva, afflitta da grande dolore nell'animo era la virtuosa, 6 quel dolce-sorriso raggiunto nella cucina Bhīmasena, come una vacca tutta bianca di tre anni, nata nella foresta avvicina un grande elefante, così l'afflitta pāñcāla, 7 ella come una liana ad un grande albero cresciuto sulle rive della Gomatī, con le braccia abbracciandolo lo svegliava quella irreprensibile, come una leonessa un leone addormentato nell'aspra foresta, 8 con il dolce suono come di flauto che bene emetta la nota gāndhāra, la irreprensibile pāñcāla parlava a Bhīmasena: 9 “alzati, alzati, perché dormi o Bhīmasena come un morto, quando il peggiore dei mortali vive avendo toccato tua moglie? 10 vivendo ancora quel pessimo generale mio nemico, che questa azione ha compiuto, oggi come puoi dormire tranquillo?” 11 egli svegliato dalla principessa, abbandonato il letto, si alzava come una nuvola avvolto nella paryaṅka, 12 quindi diceva il kaurava alla principessa sua amata moglie: “ pe quale motivo sei giunta in fretta qui da me, 13 non hai il tuo naturale colore, debole e pallida appari, dimmi dunque tutto completamente che io lo possa sapere, 14 se felice o dolente, se in odio o o se in amore, così come è tutto dimmi, e uditolo io saprò quanto occorre, 15 io sono il tuo confidente o Kṛṣṇā in tutte le vicende, io nelle sventure ti ho pure liberato ripetutamente, 16 rapidamente avendomi detto quanto desideri, e quanto tu intendi fare, torna al tuo giaciglio prima che un altro si svegli.” XVII 1 Draupadī disse: “ non dovrei soffrirei dunque io che ho per marito Yudhiṣṭhira, origine di tutti i mali? perché me lo chiedi? 2 un servo trattandomi come una schiava mi ha trascinato nella corte, in mezzo all'assemblea, questo mi brucia o bhārata, 3 una come me che è figlia di re come dunque può vivere? sperimentando un violento dolore o potente, quale altra salvo Draupadī 4 che mentre abitava nella foresta dal malvagio sindhu dovette sopportare per la seconda volta un ingiuria? 5 davanti al re dei matsya e sotto lo sguardo di quel giocatore, fui colpita dal piede di Kīcaka, come può vivere una come me? 6 così colpita da molte e varie afflizioni o bhārata, non mi vedi dunque? o kuntīde che senso ha la vita per me? 7 quello che col nome di Kīcaka o bhārata del re Virāṭa è il generale o tigre fra gli uomini, e cognato di suprema malvagità, 8 costui a me che sotto le spoglie di Sairandhrī, abito nel palazzo reale, perennemente quel malanima mi dice: ' divieni mia moglie!' 9 da costui che merita la morte perennemente importunata o uccisore di nemici, il mio cuore languisce come un frutto maturato fuori stagione, 10 rimprovera il tuo fratello maggiore intento ai maledetti dadi, per la cui azione io sono caduta in questa sofferenza senza fine, 11 chi perduto interamente il regno assieme a sé stesso, e cacciato in esilio può ancora giocare eccetto quel maledetto giocatore? 12 se gioielli a migliaia e quanto altro di ricchezza in solido, giorno e notte egli avesse giocato e pure per molti anni, 13 e brillante oro e vesti e carri e animali da tiro e capre e pecore, e moltitudini di cavalli e muli, mai li avrebbe esauriti, 14 egli ora privato della ricchezza dai dadi, gioca cose insignificanti, e siede in silenzio come uno sciocco, pensando alle proprie azioni, 15 egli che da diecimila elefanti inghirlandati d'oro, era seguito mentre viaggiava, ora si mantiene coi dadi, 16 allora centomila uomini di grande energia, servivano il grande re Yudhiṣṭhira ad indraprastha, 17 lui che aveva centomila schiave sempre nelle sue cucine, coi vasi in mano giorno e notte nutrivano gli ospiti, 18 lui il migliore dei generosi, donando gioielli a migliaia, sommerso è ora da una grande sventura sorta dai dadi, 19 molti sūta e bardi dalle voci melodiose, con fulgenti orecchini e gioielli notte e giorno lo servivano, 20 migliaia di ṛṣi erano sempre presenti alla sua corte, dotati di tapas e conoscenza, e lo servivano in tutti i suoi desideri, 21 i ciechi, i vecchi, e tutti quelli che erano miseri e indifesi nel regno, venivano da Yudhiṣṭhira mantenuti sempre con attenzione e benevolenza, 22 egli ora caduto nell'inferno è un servitore del matsya, giocatore nella corte del re, è ora chiamato Kaṅka, Yudhiṣṭhira, 23 ad indraprastha venendo, venivano a patti con lui i principi, tutti erano suoi tributari, ora egli ottiene il sostentamento da altri, 24 i principi, i protettori della terra, a lui erano sottomessi, ora quel re, privo di casa vive in casa d'altri, 25 avendo ottenuta l'intera terra con suo splendore come il sole, Yudhiṣṭhira ora è un cortigiano del re Virāṭa, 26 lui che era servito nella sua corte dai re assieme ai ṛṣi, guardalo ora o pāṇḍava, quel pāṇḍava servire un altro, 27 e vedendolo senza meritarlo ricorrere alla sua saggezza per poter vivere, chi non sarebbe addolorato per Yudhiṣṭhira anima giusta, 28 chi era servito nella sua corte dall'intera terra, o eroe, guarda quel bhārata ora servire un altro, o bhārata, 29 così sofferente per molti e vari dolori, come una vedova, perché o Bhīma non vedi che sono cadura in mezzo da un mare di sofferenza?” XVIII 1 Draupadī disse: “ ma questo è il grande dolore che ti dirò ora o bhārata, non ti devi indignare, questo io lo dico per afflizione 2 quando tu combatti nell'arena con le tigri, coi bufali, sotto lo sguardo della kekaya allora in me sorge una costernazione, 3 e la kekaya intenta ad assistere, dice alle donne vedendomi afflitta dalla costernazione ella dalle membra perfette, 4 ' per amore nato da una relazione col cuoco io penso che questa bel-sorriso, si dolga nel vederlo combattere con grandi valorosi, 5 Sairandhrī ha nobile aspetto e Ballava è pure molto bello, e il pensiero delle donne difficile da conoscere, e i due si meritano, io penso, 6 Sairandhrī mostra sempre apprensione per amore sessuale, in questa palazzo reale, i due vivono contemporaneamente.' 7 questi discorsi dicendo ella sempre mi rimprovera, e scorgendomi irritata mi sospetta verso di te, 8 e mentre lei dice questo un grande dolore mi coglie, e sprofondata nella sofferenza per Yudhiṣṭhira io non posso più vivere, 9 colui che da solo sul carro vinse dèi e uomini e serpenti, questo re è il giovane maestro di danze delle figlie di Virāṭa, 10 quell'anima immensa, che a khāṇḍava ha soddisfatto Agni, padrone di tutto, il pṛthāde è nascosto nel gineceo come Agni lo fu in un buco, 11 quel toro fra gli uomini da cui sempre sorgeva paura ai nemici, il conquista-ricchezze, è intento in un lavoro deriso dal mondo, 12 chi col frastuono del suo arco faceva tremare i nemici, è ora circondato da donne deliziate dal suo canto, 13 colui sulla cui testa brillava una corona splendente come il sole, il conquista-ricchezze, ora ha i capelli acconciati da donna, 14 il grand'anima che possiede armi divine, il vaso di tutti i saperi, ora indossa orecchini, 15 lui che migliaia di re incomparabili per energia non riuscivano a superare in battaglia, come il mare i sui confini, 16 costui è il maestro di danze delle donne del re Virāṭa, ed è al servizio delle donne travestito da servitore, 17 lui il cui rombo del carro faceva tremare la terra intera, con i suoi monti e selve, coi mobili e immobili o Bhīma, 18 per questo glorioso figlio di Kuntī la sofferenza mi coglie, mi fa soffrire oggi o Bhīmasena tuo fratello minore, 19 vedendolo ornato di orpelli e di orecchini d'oro, procedere con braccialetti ai polsi, sprofonda la mia mente, 20 vedendo Arjuna il terribile arciere coi capelli acconciati da donna, circondato da fanciulle, sprofonda la mia mente o Bhīma, 21 quando vedo lui di divina bellezza, circondato da ragazze, come un capobranco furioso, attorniato da elefantesse, 22 quando vedo il pṛthāde servire il sovrano dei matsya Virāṭa, stando in mezzo ai musicisti, i miei orizzonti vengono meno allora, 23 forse la nobildonna non sa che il conquista-ricchezze è caduto in disgrazia, non sa che il kaurava, il senza-nemici, è sprofondato nell'odioso gioco dei dadi, 24 vedendo inoltre il più giovane Sahadeva, signore di armate, andare mandriano tra le vacche, io impallidisco o bhārata, 25 e pensando ai comportamenti di Sahadeva ripetutamente, io non trovo alcuna cattiva azione di Sahadeva o grandi-braccia, per cui lui dal sincero coraggio, debba cadere in un simile dolore, 26 io brucio o migliore dei bhārata, vedendo il tuo caro fratello, simile ad un toro, tra le vacche, assunto dal matsya, 27 adornato colle vesti rosse del capo dei mandriani, deliziare Virāṭa, allora a me sorge una febbre, 28 la nobildonna sempre il valoroso Sahadeva elogiava: 'egli è di nobile animo, di buona e virtuosa condotta, 29 egli è lontano dalla vergogna, ha dolci parole e a me è caro secondo il dharma, egli nelle selve deve essere da te atteso tutte le notti o figlia di Yajñasena.' 30 Sahadeva ora vedendo intento alle vacche dormire di notte su pelli di vitello, lui il migliore dei combattenti, come posso vivere o pāṇḍava? 31 chi è sempre dotato dei tre attributi, di bellezza, armi e intelligenza, lui è ora un palafreniere di Virāṭa, guarda che mutamento di destino, 32 moltitudini si nascondevano alla vista di Dāmagranthi, che ora addestra alla velocità i cavalli sotto lo sguardo del grande re, 33 lo vidi io quel glorioso supremamente splendido servire il matsya Virāṭa che osservava i destrieri, 34 perche dunque o pṛthāde non mi credi sofferente o tormenta-nemici, così io sono oppressa da cento dolori a causa di Yudhiṣṭhira, 35 ma di questi altri peggiori dolori o bhārata che in me vivono, o kuntīde, ti dirò, ascoltali 36 finchè voi vivete, svariati dolori, colpiscono il mio corpo, quale dolore dunque è a questo superiore?” XIX 1 Draupadī disse: “ io sotto le spoglie di Sairandhrī vivendo nel palazzo reale, serva sono di Sudeṣṇā per colpa dei maledetti dadi, 2 guarda che orrendo cambiamento per me figlia di re o tormenta-nemici, io me ne sto seduta in attesa che passi questo tempo pieno di ogni dolore 3 successo, vittoria e sconfitta sono transitori nei mortali, così pensando io attendo di nuovo il successo dei miei mariti, 4 quel mezzo che per l'uomo è motivo di vittoria, può essere mezzo di sconfitta, così io attendo, 5 avendo dato, richiedono degli uomini, altri avendo ucciso sono uccisi, e avendo abbattuto, da altri sono abbattuti, così ho udito, 6 nulla di insopportabile vi è nel destino o di imperdonabile nel destino, così io pure attendo di nuovo l'arrivo del destino, 7 dove l'acqua prima stava, di nuovo vi giunge, così desiderando il cambiamento attendo un nuova ascesa, 8 anche il saggio che cada preda del destino, deve fare uno sforzo quel saggio per il ritorno della fortuna, 9 ma lo scopo di queste parole da me dette, chiedilo a me piena di dolore, ma anche se non le lo chiedi io te lo dico, 10 io sono la moglie dei figli di Pāṇḍu, e la figlia di Drupada, caduta in questa condizione, chi altri che me vivrebbe? 11 colpendo i kuru e pure tutti i pāñcāla o bhārata, questa sventura ha raggiunto i pāṇḍava, o uccisore di nemici, 12 da fratelli, e sorelle e dai molti figli o uccisore di eroi nemici, così circondata, quale altra donna sarebbe addolorata? 13 nella fanciullezza io devo aver fatto un male al creatore, e per suo ordine io sono caduta in disgrazia o toro dei bhārata, 14 guarda questo mio pallore, o pāṇḍava, che tale là nel supremo dolore allora mai ebbi, 15 tu conosci o Bhīma che io un tempo fui felice, ora caduta in schiavità, senza casa, non trovo pace, 16 il segno del destino io vedo quando il pṛthāde, il conquista-ricchezze, il terribile arciere, il grandi-braccia siede come un fuoco spento, 17 gli uomini non possono conoscere o pṛthāde, il destino dei viventi, questa sventura io credo che per noi fosse inimmaginabile, 18 io quella che tutti voi simili a Indra sempre avete guardato in viso, ora guardo il viso di altre, essendo virtuosa e migliore di loro, 19 guarda dunque o pāṇḍava la mia condizione, che io non merito, essendo voi ancora vivi, guarda la sventura del destino, 20 quella a cui tutta la terra circondata dal mare obbediva, io, ora timorosa di Sudeṣṇā a lei obbedisco, 21 quella che aveva attendenti a chiedere e ad obbedire, io, ora da Sudeṣṇā sono mandata avanti e indietro, questo mio dolore insopportabile riconosci o kuntīde, 22 io che da me mai ho unto di unguenti le mie proprie membra, eccetto che Kuntī, fortuna sia a te, ora ungo di sandalo, guarda o kuntīde le mie mani, così certo non erano prima.” 23 Vaiśaṁpāyana disse: a lui mostrava entrambe le mani piene di calli. 24 Draupadī disse: “ io che non ho mai avuto timore di Kuntī o di voi tutti, ora serva davanti a Virāṭa me ne sto intimorita, 25 ' che mi dirà il re di gentile o di cattivo?' nessun'altra soddisfa il matsya nel pestare il sandalo.” 26 Vaiśaṁpāyana disse: quella nobildonna raccontando i suoi dolori a Bhīmasena, piangeva silenziosamente Kṛṣṇā, guardando Bhīmasena, 27 ella con la voce rotta dalle lacrime, sospirando ripetutamente, sconvolgendo il cuore di Bhīmasena questo disse: 28 “mai prima io feci qualcosa di male agli dèi o Bhīma, misera io vivo quando dovrei morire o pāṇḍava”. 29 quindi Ventre-di-lupo le morbide mani ora piene di calli, di lei che piangeva portando al viso, quell'uccisore di eroi nemici pianse, 30 e quelle due afferrate il kuntīde, lacrime pingendo il valoroso, quindi afflitto da supremo dolore queste parole diceva. XX 1 Bhīmasena disse: “ o vergogna alla mia grande forza e all'arco gāṇḍīva di Phalguna, che le tue mani un tempo rosate ora sono fatte di calli, 2 nella corte di Virāṭa io avrei fatto una grande strage, ma là il dharmarāja, con un'occhiata mi ha trattenuto, e in questo a lui obbedendo, io mi sono attenuto o splendida, 3 e per ciò che ci ha esiliato dal regno, e per ciò che è la rovina dei kuru, e perché io non ho preso la testa di Suyodhana, di Karṇa e di 4 Śakuni il figlio di Subala, e del malvagio Duḥśāsana, questo mi brucia nel cuore o nobildonna, come fosse colpito da una lancia, non ferire il dharma o belle-natiche, colpisci l'ira o virtuosa, 5 questo rimprovero che tu hai fatto al re Yudhiṣṭhira, se lui l'udisse, o nobildonna, rinuncerebbe interamente alla vita, 6 il conquista-ricchezze, o belle-natiche, o i gemelli o bel-vitino, andati all'altro mondo, rapidamente io non potrei più vivere, 7 la figlia di Śaryāti di nome Sukanyā nella foresta al bhṛguide Cyavana, immobile divenuto un formicaio, attendeva quella splendida, 8 e se tu hai udito della bellezza di Indrasenā figlia di Nārāyaṇa , ella seguiva il marito un tempo vecchio di mille anni, 9 e se tu hai udito pure della figlia di Janaka, la principessa videha, Sītā seguiva il marito che andava esule nella grande foresta, 10 e l'amata moglie di Rāma caduta nelle mani di un rakṣas pur soffrente quel bel-culetto attendeva a Rāma, 11 e pure o timida, Lopāmudrā dotata di bellezza e giovinezza, seguiva Agastya rinunciando a tutti i desideri divini, 12 come queste donne bellissime furon fedeli al marito così pure tu o nobildonna, sei dotata di tutte le qualità, 13 non molto a lungo tu devi stare paziente, un mese e mezzo manca a che sia compiuto il tredicesimo anno, e tu ritornerai la regina del re.” 14 Draupadī disse: “ perché io sono infelice o Bhīma io spargo lacrime, perché incapace di sopportare i dolori, io non rimprovero il re, 15 il passato è passato, o Bhīmasena, o fortissimo, ma tu sii pronto all'azione del tempo presente, 16 la kekaya o Bhīma, per timore e per spregio alla mia bellezza, sempre è agitata che il re non venga da me, 17 conoscendo questo suo timore, e per sua mala percezione, Kīcaka quel malvagio sempre sta dietro a me, 18 io fui irritata da lui o Bhīma e ancora trattenendo l'ira, gli dicevo: 'guardati da cadere nella passione o Kīcaka, 19 io sono la la moglie di cinque gandharva, la loro cara consorte, essi invincibili guerrieri, ti ucciderebbero senza pensarci.' 20 così apostrofato il malvagio Kīcaka rispondeva: ' io non temo o Sairandhrī questi gandharva o bel-sorriso, 21 anche ce ne fossero centomila in battaglia di gandharva, io tutti insieme li ucciderò, tu o timida dammi l'occasione.' 22 così apostrofata io di nuovo dicevo al sūta in preda all'amore: ' tu non sei una sufficente forza per questi gloriosi gandharva, 23 io sono ferma nel dharma, sempre attenta alla giusta condotta famigliare, io non desidero che qualcuno muoia, per cui vivi o Kīcaka.' 24 così apostrofato, quel malvagio ridendo forte allora, non restava sulla via dei giusti, né seguiva il dharma, 25 quell'anima malvagia, di mala natura, caduto in preda di furiosa passione, quel malvagio male allevato, pur ripetutamenre rifiutato, al vedermi mi oltraggerebbe, e così io rinuncerò alla vita, 26 e pur essendo voi intenti nel dharma, il grande dharma perirà, se voi tutti insieme non proteggerete vostra moglie, 27 proteggendo la moglie anche i figli sono protetti, e proteggendo i figli si salvaguarda anche sé stessi, 28 io ho udito dire dai brahmani sul dharma dei varṇa, sempre che non vi è altro dharma per gli kṣatriya che la distruzione del nemico, 29 davanti al dharmarāja, Kīcaka mi ha colpito con un calcio, e anche davanti a te o fortissimo Bhīmasena, 30 tu mi proteggesti allora da quel crudele Jaṭāsura, e tu anche sconfiggesti Jayadratha assieme ai tuoi fratelli, 31 uccidi pure tu quel malvagio che mi ha offeso, Kīcaka col favore del re mi arreca dolore o bhārata, 32 quindi tu frantuma quel lussurioso come una giara sulla pietra, lui che è causa di molte sofferenze per me o bhārata, 33 se su di lui vivo sorgerà il sole, allora mescolato del veleno lo berrò, non finirò in preda di Kīcaka, la morte è meglio per me o Bhīmasena qui davanti a te.” 34 Vaiśaṁpāyana disse: così avendo parlato Kṛṣṇā piangeva rifugiandosi nel petto di Bhīma, e Bhīma abbracciandola, e molto sforzandosi di consolarla, e con la mente andava a Kīcaka, leccandosi i baffi. XXI 1 Bhīmasena disse: “ io agirò o bella come tu dici o timida, ora io ucciderò Kīcaka con tutti i suoi parenti, 2 all'imbrunire questa sera fissa con lui un appuntamento, scacciando dolore e sofferenza o figlia di Yajñasena dal bel sorriso, 3 c'è una sala che il re dei matsya ha fatto fare per le danze, qui di giorno le fanciulle danzano, ma di notte se ne vanno ai loro appartamenti, 4 lì sia fissato l'appuntamento o timida, fermamente, là io a lui presenterò i suoi antenati defunti, 5 e in modo che nessuno ti veda fissare l'appuntamento agisci tu o nobildonna, appena egli sia vicino.” 6 Vaiśaṁpāyana disse: così i due avendo parlato spargendo lacrime afflitti, trascorsero il resto della notte col cuore agitato, 7 e trascorsa quella notte, e al mattino alzatosi Kīcaka, e raggiunto il palazzo reale questo diceva a Draupadī: 8 “ nella corte davanti al re ti ho colpito con un calcio, e tu non hai ottenuto soccorso pur implorando con forza, 9 come si dice, solo di nome egli è il re dei matsya, io essendo il comandante dell'esercito sono il re dei matsya, 10 accettami felicemente, io sono tuo schiavo o timida, immediatamente io ti darò o belle-natiche cento gioielli, 11 e di darò inoltre cento schiave e cento schiavi, e un carro trainato da mule, uniamoci dunque noi due o timida.” 12 Draupadī disse: “ da solo oggi tu incontrami o Kīcaka, e che né amico né fratello sappia del tuo incontro con me, 13 io ho paura che lo sappiano i miei illustri gandharva, se tu così prometti, allora io sarò tua.” 14 Kīcaka disse: “ io agirò o belle-natiche, come tu mi hai detto, da solo o bella, io verrò ai tuoi solitari appartamenti, 15 per unirmi con te o belle cosce, pieno di passione, in modo che non ti scoprano i gandharva splendenti come il sole.” 16 Draupadī disse: “ quella sala delle danze fatta fare dal re dei matsya, dove di giorno danzano le fanciulle e di notte tornano ai loro appartamenti, 17 là durante le tenebre recati che i gandharva non lo sappiano, così sarà evitata senza dubbio ogni cattiva conseguenza.” 18 Vaiśaṁpāyana disse: avendo Kṛṣṇā stabilito quel mezzo con Kīcaka, a lei sembrava quella mezza giornata lunga come un mese o sovrano, 19 Kīcaka quindi giunto a casa, fortemente compiaciuto, confuso dalla bellezza di Sairandhrī non sospettava la propria morte, 20 egli indossati specialmente gioielli e ghirlande profumate, si agghindava in fretta confuso dalla passione, 21 e a lui che compiva quegli atti, il tempo sembrava lunghissimo, mentre pensava a quella bella dai grandi occhi, 22 lui aveva grande ricchezza e profondeva quella ricchezza, come una lampada giunta alla fine brucia lo stoppino, 23 intento in quell'azione là, Kīcaka confuso dalla passione amorosa, non si accorgena che il giorno era passato mentre lui pensava al connubio, 24 quindi Draupadī raggiunto che ebbe allora Bhīma nelle cucine, se ne stava la nobildonna vicino al marito kaurava, 25 e lei dai bei capelli gli diceva: “ con Kīcaka io ho fissato l'incontro nella sale delle danze come tu dicesti o tormenta-nemici, 26 Kīcaka verrà nella sala delle danze deserta, da solo di notte o grandi-braccia, uccidi dunque Kīcaka, 27 quel figlio di sūta o kuntīde, Kīcaka pieno di lussuria, raggiunto nella sale delle danze fallo morire o pāṇḍava, 28 per arroganza quel figlio di sūta dispregia i gandharva, sradicalo tu dunque o migliore dei combattenti, come l'elefante fa con una canna, 29 le lacrime di me affranta dal dolore asciuga o bhārata, e, fortuna sia a te, salva l'onore della tua famiglia.” 30 Bhīmasena disse: “benvenuta o bel-culetto, che a me tu annunci un bene, io non ho desidero nessun aiuto per lui o bellissima, 31 una piacere per me è udire da te dell'incontro con Kīcaka, un tale piacere io avevo quanto uccisi Hiḍinba o bellissima, 32 sulla verità sui fratelli e sul dharma io ti dico che ucciderò Kīcaka come il signore degli dèi fece con Vṛtra, 33 di nascosto o palesemente io massacrerò Kīcaka, e se qualcuno lo scopre io ucciderò certamente anche i matsya, 34 quindi dopo aver ucciso Duryodhana io attaccherò la terra intera, che il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira omaggi il matsya a suo piacere.” 35 Draupadī disse: “ come tu non trascuri la verità a mio favore o potente, così dunque tu di nascosto abbatti o valoroso, Kīcaka.” 36 Bhīmasena disse: “ così io agirò come tu dici o timida, senza esser veduto oggi nelle tenebre o virtuosa, la sua 37 testa io maciullerò come un elefante abbatte un albero, inottenibile tu sei per quel malvagio Kīcaka che ti vuole.” 38 Vaiśaṁpāyana disse: Bhīma, giunta la notte, quindi per primo in segreto entrava, e come un leone nascosto la preda, egli attendeva Kīcaka, 39 e pure Kīcaka adornatosi a suo piacere accorreva, quella sera nella sale delle danze per incontrarsi con la pāñcāla, 40 e pensando all'appuntamento entrava in quella sala, ed entrato in quella sala avvolta in una grande tenebra, 41 Bhīma dall'incomparabile energia, là giunto prima, da solo che lo attendeva, quello sciocco raggiunse, 42 steso sul letto là il sūta incontrava la morte, che bruciava per l'ira sorta dall'ingiuria a Kṛṣṇā, 43 e dunque Kīcaka in preda alla passione gli andò vicino, con l'anima e il cuore agitato dalla gioia, sorridendo diceva: 44 “ io ti porto infinite ricchezze di vario tipo, in riguardo di tutto ciò, io rapido sono giunto a te, 45 non senza un perché le donne nella mia casa sempre mi elogiano: 'per abiti e bellezza, nessun altro uomo è pari a te'.” 46 Bhīmasena disse: “congratulazioni, tu sei bello, e ti stimi fortunato, un tale cosa che tu tocchi non l'hai mai prima toccata.” 47 Vaiśaṁpāyana disse: così avendo parlato Bhīma dal terribile coraggio, alzatosi il kuntīde Bhīma, ridendo quel vile uomo afferrava per i capelli inghirlandati e profumati, 48 quel migliore dei forti afferrato con forza per i capelli, liberava i capelli e afferrava con energia le braccia del pāṇḍava, 49 un lotta di braccia sorse tra i due furiosi combattenti, come tra due forti elefanti in primavera per una femmina in calore, 50 e Kīcaka furiosamnete attaccava con ira Bhīma schierato a piè fermo, quel potente con le ginocchie lo metteva a terra, 51 gettato a terra Bhīma dal fortissimo Kīcaka, si rialzava con la violenza di un serpente colpito da un bastone, 52 con grande rivalità quei due pieni di forza, il sūta e il pāṇḍava, nella notte si tiravano entrambi quei forti, in quella notte solitaria, 53 allora quell'ottima sala tremava ad ogni momento, e con forza pure quei due furiosi l'un l'altro si urlavano, 54 e con le mani era colpito al petto da Bhīma il forte Kīcaka che preso da furia non si muoveva di un piede, 55 per un po' egli resistendo a terra a quella violenza insopportabili, dalla forza fu abbandonato il sūta pressato dalla potenza di Bhīma, 56 capendo che stava cedendo, allora il fortissimo Bhīmasena, presolo al petto con violenza lo scuoteva ormai privo di sensi, 57 Ventre-di-lupo pieno di rabbia, soffiando, di nuovo lo afferrava per i capelli con violenza, quel migliore dei vincenti, 58 il fortissimo Bhīma dunque, afferrato Kīcaka urlava, come una tigre bramosa di carne, avendo afferrato un grande preda, 59 i suoi piedi e le mani, la testa il collo interamente faceva entrare nel corpo, come fosse il dio col tridente in quello di una bestia, 60 schiacciando tutte le sue membra, facendone un unico ammasso, a Kṛṣṇā lo mostrava il fortissimo Bhīmasena, 61 e diceva il glorioso rampollo di Pāṇḍu a Draupadī, “ guarda o pāñcāla, come è ridotto questo tuo innamorato.” 62 quindi ucciso Kīcaka e ritornato calmo dopo la furia, e consigliatosi con Kṛṣṇā Draupadī, rapidamente guadagnava le cucine, 63 e Draupadī fatto uccidere Kīcaka, la migliore delle donne, contenta, abbandonato il dolore diceva alle guardie del palazzo: 64 “ Kīcaka giace morto ucciso dai grandharva miei mariti, furioso di passione per la donna altrui, venite a vederlo.” 65 udito il discorso di lei, le guardie della sale delle danze, rapidamente vi si recarono portando torce a migliaia, 66 quindi raggiunto l'edificio, Kīcaka abbattuto senza vita, videro a terra pieno di sangue, 67 “ dov'è il suo collo dove le sue mani, dove i piedi e dove la testa?” così lo videro dunque ucciso dal gandharva. XXII 1 Vaiśaṁpāyana disse: a quel punto giunsero là tutti i suoi parenti, e piansero vedendo Kīcaka circondandolo da ogni parte, 2 tutti tremanti coi capelli ritti, vedendo Kīcaka, con tutte le membra così compresse, come una tartaruga cogli arti ritirati, 3 lui ucciso da Bhīmasena come un dānava da Indra, volendo purificare, si impegnavano a portarlo fuori, 4 e allora quei figli di sūta li giunti videro Kṛṣṇā, dalle membra perfette, li vicino ferma appoggiata ad una colonna, 5 essendo ruiniti tutti i sūta a loro diceva un seguace di Kīcaka: “che questa malafemmina sia rapidamente uccisa per lei fu ucciso Kīcaka, 6 o se qui non debba essere uccisa, sia bruciata col suo pretendente, il bene del figlio del sūta morto si deve fare completamente.” 7 quindi essi dicevano a Virāṭa: “ per lei Kīcaka fu ucciso, che ella ora sia bruciata con lui tu devi ordinare.” 8 al potere dei sūta pensando, il re allora acconsentiva, di bruciare Sairandhrī assieme al figlio del sūta, 9 avvicinatisi alla spaventata Kṛṣṇā dagli occhi di loto, grandemente confusa, i seguaci di Kīcaka violentemente la afferravano, 10 quindi alzatola e legata quella donna dal bel vitino, prendendola, tutti si recarono là vicino al luogo di cremazione, 11 trascinata o re, quella irreprensibile dai figli di sūta, gridava chiamando un protettore, Kṛṣṇā, quella virtuosa donna sposata. 12 Draupadī disse: “ che Jaya, Jayanta, Vijaya, Jayatsena, e Jayadbala, ascoltino le mie parole, i figli di sūta mi trascinano, 13 voi la cui corda dell'arco che risuona come un tuono, ascoltata in mezzo alle battaglie, è un terribile suono anche per i prodi, 14 e potente è il frastuono del carro, dei gloriosi gandharva, queste mie parole ascoltino, i figli dei sūta mi trascinano.” 15 Vaiśaṁpāyana disse: queste compassionevoli e lamentevoli parole di Kṛṣṇā udendo, si alzava dal letto Bhīma senza muoversi. 16 Bhīmasena disse: “ io ho udito le parole pronunciate da te o Sairandhrī, quindi di quei figli di sūta non aver paura o timida.” 17 Vaiśaṁpāyana disse: così avendo parlato quel grandi-braccia, si gonfiava per il desiderio di uccidere, e quindi mutato totalmente aspetto e trasformatosi, saltando dalla finesta usciva fuori allora, 18 Bhīmasena e saltato il muro con l'aiuto di un albero, procedeva verso il luogo di cremazione, dove erano andati gli amici di Kīcaka, 19 e quel forte un albero lungo venti braccia si metteva sulle spalle, e impugnandolo assaliva i sūta come fosse Yama armato del suo bastone, 20 con la violenza delle sue gambe, anche altri tre grandi alberi a terra abbattendo, là ne faceva un fascio, 21 vedendo quel gandharva arrivare come un leone infuriato, si spaventarono interamente i sūta tremando per il morso della paura,, 22 e vedendo il gandharva giungere quasi dal cielo, essi allora volendo bruciare il fratello maggiore quei parenti di Kīcaka, l'un l'altro si dicevano tremanti per il morso della paura: 23 “ quel fortissimo gandharva arriva furioso maneggiando un albero, liberiamo rapidamente Sairandhrī, che non ci assalga il grande pericolo.” 24 essi vedendo quell'albero agitato da Bhīmasena, liberata là Draupadī fuggirono verso la città, 25 egli vedendoli fuggire, come il tonante i dānava, Bhīma cento e cinque ne spediva alla dimora di Yama, 26 quindi consolata Kṛṣṇā e liberatala o signore di popoli, diceva quel grandi-braccia alla principessa pāñcāla Draupadī, depressa e col viso pieno di lacrime, l'invincibile ventre-di-lupo: 27 “così o timida muoiono quelli che ti tormentano senza colpa, vai dunque alla città o Kṛṣṇā, non aver paura, da altra via io andrò nelle cucine di Virāṭa.” 28 là dunque giacevano cento e cinque uccisi o bhārata, colpiti come tronchi abbattuti nella grande foresta, 29 e così o re i cento e cinque abbattuti dei parenti di Kīcaka, e il generale per primo, cento e sei erano i sūta morti, 30 vedendo questo grande portento, gli uomini e le donne sopraggiunti, caduti in grande stupore non dissero nulla o bhārata. XXIII 1 Vaiśaṁpāyana disse: questi veduti i sūta uccisi, raggiunto il re lo informarono, “dai gandharva o re furono uccisi più di cento figli di sūta, 2 come il picco di una montagna fatto a pezzi dal fulmine, così dispersi al suolo appaiono i sūta, 3 e Sairandhrī liberata di nuovo è tornata al tuo palazzo, piena di dubbi è divenuta l'intera tua città o re, 4 bella è Sairandhrī e fortissimi i gandharva, e il desiderio degli uomini è senza dubbio rivolto al coito, 5 affinchè per l'aspetto dunque di Sairandhrī o re, questa città non vada rapidamente distrutta siano presi provvedimenti.” 6 le loro parole avendo udito Virāṭa comandante delle truppe, diceva: “siano compiute le cerimonie funebri solenni di questi sūta, 7 immediatamente tutti loro in un fuoco bene acceso, siano cremati rapidamente i seguaci di Kīcaka, ovunque con gemme e profumi, 8 e il re intimorito diceva alla regina Sudeṣṇā dirai a Sairandhrī appena giunta queste mie parole, 9 ' vai o Sairandhrī, dove ti aggrada fortuna a te, il re teme o belle-natiche, la distruzione da parte dei gandharva.' 10 io non posso dire da me queste cose a lei protetta dai gandharva, le donne non fanno offesa a dirlo a lei, perciò a te io lo dico.” 11 quindi priva di paura Kṛṣṇā e dispersi quei figli di sūta, liberata da Bhīmasena, procedeva verso la città, 12 come un'antilope cucciola spaventata da una tigre, quella virtuosa, purificate le membra e le vesti con dell'acqua, 13 vedendola, gli uomini o re fuggivano in tutte le direzioni, tremando per la paura dei gandharva, e alcuni chiudevano gli occhi, 14 quindi fermo sulla porta delle cucine la pāñcāla Bhīmasena scorgeva o re, simile ad un elefante furioso, 15 perplessa lei con gentili gesti a lui questo diceva: “io mi inchino al re dei gandharva che mi ha liberato.” 16 Bhīmasena disse: “ gli uomini che quaggiù agiscono al tuo seguito, udite le tue parole, saldano solo un debito.” 17 Vaiśaṁpāyana disse: quindi ella nella sala da ballo, scorgeva il conquista-ricchezze, che insegnava quel grandi-braccia a danzare alle fanciulle del re Virāṭa, 18 quindi uscendo dalla sala da ballo assieme ad Arjuna, le fanciulle, videro venire l'innocente e afflitta Kṛṣṇā. 19 le fanciulle dissero: “ fortuna a te o Sairandhrī, libera sei e per fortuna ritornata, per fortuna sono morti i sūta che ti tormentavano senza colpa.” 20 Bṛhannaḍa disse: “ in che modo fosti liberata? e in che modo quei malvagi sono stati uccisi? io desidero sentire tutto questo come è accaduto.” 21 Sairandhrī disse: “ che ne cale a te o Bṛhannaḍa, oggi delle vicende di Sairandhrī, che tu abiti o nobildonna, sempre felice nel gineceo delle fanciulle, 22 non sei caduta negli stessi dolori che ha avuto Sairandhrī, e a me da questi oppressa, domandi quasi ridendo.” 23 Bṛhannaḍa disse: “ pure Bṛhannaḍa o nobildonna, ha avuto i suoi grandi dolori, divenuta un animaletto, o bambina, tu questo non lo intendi.” 24 Vaiśaṁpāyana disse: quindi assieme alle fanciulle Draupadī nel palazzo del re entrava, senza affrettarsi alla presenza di Sudeṣṇā, 25 a lei questo diceva la regina per ordine di Virāṭa: “ Sairandhrī vattene rapidamente al luogo che ti aggrada, 26 il re teme, fortuna sia te, la distruzione da parte dei gandharva, tu o belle-ciglia sei giovane e di incomparabile bellezza sulla terra.” 27 Sairandhrī disse: “ che il re pazienti ancora per tredici giorni o illustrissima, soddisfatti ne saranno i gandharva senza dubbio, 28 quindi essi mi condurranno via e agiranno per il bene, e certamente il re il meglio ne avrà assieme ai suoi cari.”