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86. Rājadharmānukīrtana

( L'esposizione del dharma dei re. XII, 45-128)


                              XLV

   1 	Janamejaya disse:
     	“ ottenuto il regno, il dharmarāja Yudhiṣṭhira dal grande splendore,
     	che altro fece o savio?, questo mi devi dire,

   2 	e il Beato Signore-dei-sensi, il supremo guru del trimondio,
     	che fece quel valoroso o ṛṣi? questo mi devi dire.”

   3 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	ascolta o re dei re, da me che ti parlo in verità o senza-macchia,
     	quanto fecero i pāṇḍava avendo messo in testa Vāsudeva,

   4 	ottenuto il regno, il dharmarāja Yudhiṣṭhira dal grande splendore,
     	fissava i quattro varṇa secondo le differenze ciascuno nel proprio dharma,

   5 	per migliaia di brahmani grandi anime dagli studi completati,
     	il pāṇḍava stabiliva per ciascuno mille pezzi d'oro,

   6 	quindi soddisfaceva nei loro desideri, dipendenti,
     	servitori, protetti, ospiti e anche miseri e mendicanti,

   7 	e miriadi di vacche donava al purohita Dhaumya,
     	e ricchezze, d'oro e d'argento, e vari tipi di vesti,

   8 	e a Kṛpa o grande re, concedeva lo stato di guru, 
     	e a Vidura quell'anima pia dai saldi voti concedeva onori,

   9 	con cibi e bevande, e vari tipi di vesti e con seggi e letti,
     	rendeva soddisfatti tutti i rifugiati quel migliore dei donatori,

  10 	e avendo ottenuta la sicurezza, il re o migliore dei re,
     	quel gloriosissimo, rendeva onore al figlio di Dhṛtarāṣṭra Yuyutsu,

  11 	e poneva il regno ai comandi di Dhṛtarāṣṭra, di Gāndhārī,
     	e di Vidura e il re Yudhiṣṭhira se ne stava a proprio agio o re,

  12 	e ingraziatasi l'intera citta o Janamejaya,
     	a mani giunte si recava da Vāsudeva grand'anima,

  13 	quindi su un grande sofà adornato d'oro e di gemme,
     	vedeva seduto Kṛṣṇa, come una nuvola scura sul monte meru,

  14 	splendidissimo nel corpo e adornato da divini ornamenti,
     	avvolto in una veste gialla, come una gemma incastonata d'oro,

  15 	con sul petto il gioiello kaustubha, splendente di gemme,
     	simile alla montagna dell'est coronata dal sole nascente,
     	nulla di paragonabile a lui si trova nei tre mondi,

  16 	raggiunto quindi il grand'anima Viṣṇu in sembianze d'uomo,
     	sorridendo prima con dolci parole gli diceva allora:

  17 	“ spero tu abbia passato felicemente la notte o migliore dei saggi,
     	e che tu abbia tutte le tue facoltà ben disposte o incrollabile,

  18 	in te si rifugia la dea Buddhi in persona o migliore degli intelligenti,
     	noi abbiamo recuperato il regno, e la terra è nelle nostre mani,

  19 	col tuo favore o Beato, o potente meta del trimundio,
     	ottenuta la vittoria e grande gloria, noi non ci allontaniamo dal dharma.”

  20 	al dharmarāja Yudhiṣṭhira che così dunque parlava,
     	non diceva nulla il Beato, e dunque cadeva in meditazione.
     


                              XLVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ che suprema meraviglia o dall'incomparabile potenza, che tu stia pensando,
     	non vi è forse fortuna nel trimundio o rifugio del mondo?

   2 	essendo tu immerso nel quarto modo di coscienza o migliore degli uomini,
     	sei lontano da qui o dio, e di questo è meravigliata la mia mente,

   3 	il fiati dei cinque tipi che scorrono nel corpo sono trattenuti, 
     	e tutti i tuoi sensi sono raffermati nella mente,

   4 	e i sensi e la mente stanno fermi nel tuo intelletto,
     	tutto è raffermato da te o Gaṇadeva, o sapiente del campo

   5 	non si muovono i tuoi capelli e ferme sono la mente e l'intelletto,
     	divenuto saldo al modo di un muro non ti muovi o mādhava,

   6 	come una lampada al riparo dal vento, splendi immoto o incrollabile,
     	e tu sei o Beato dio, immobile con salda decisione,

   7 	se io sono degno di sapere, se qui non vi è un segreto,
     	recidi il mio dubbio o dio, essendone richiesto da uno supplice,

   8 	tu sei il creatore, tu il trasformatore, tu distruzione e salvezza,
     	tu sei ora senza fine né inizio, o supremo Puruṣa,

   9 	a questo tuo devoto e supplice che si inchina a te colla testa,
     	di questa tua meditazione parla in verità o migliore dei sostenitori del dharma.”

  10 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi di sua volontà lasciati liberi sensi, mente, e intelletto,
     	con un sorriso, il Beato fratello minore del Vāsava questo diceva:

  11 	“Bhīṣma giace sul letto di frecce come un fuoco che va spegnendosi,
     	sta pensando a me quella tigre fra gli uomini, quindi è nella mia mente,

  12 	su di lui, il suono del cui arco, risuonando come una folgore,
     	non reggerebbe neppure il re degli dèi, è concentrata la mia mente,

  13 	su di lui che attaccando con violenza quella schiera di re riunita,
     	ha rapito un tempo le tre fanciulle, è concentrata la mia mente,

  14 	su di lui che per ventitre giorni combatteva contro il bhṛguide,
     	e non fu superato da Rāma, è concentrata la mia mente,

  15 	quel principe che la Gaṅgā portava rettamente in grembo,
     	e che fu discepolo di Vasiṣṭha o caro, su di lui è la mia mente o sovrano,

  16 	lo splendidissimo che con intelligenza reggeva armi divine,
     	e conosce i quattro veda coi vedāṅga, su di lui è la mia mente,

  17 	sull'amato discepolo di Rāma figlio di Jamadagni o pāṇḍava,
     	su quel ricettacolo di ogni conoscenza è posta la mia mente,

  18 	soggiogando con la sua saggezza insieme mente e sensi, 
     	mi ha richiesto aiuto, quindi su di lui è la mia mente,

  19 	lui che passato, presente e futuro o toro fra gli uomini,
     	conosce quel migliore dei sostenitori del dharma, su di lui è la mia mente

  20 	quando quella tigre fra gli uomini andrà in cielo per le sue azioni,
     	la terra diverrà o Pṛthāde, come la notte senza la luna,

  21 	quindi o Yudhiṣṭhira dopo aver raggiunto Bhīṣma il figlio di Gaṅgā,
     	dal terribile ardimento, abbracciandolo chiedi a lui quanto hai in mente,

  22 	sui quattro veda, e quattro hotra, sui quattro modi di vita,
     	e sul dharma dei quattro varṇa chiedi a lui o signore della terra,

  23 	quando sarà morto Bhīṣma, lui che regge il peso dei kaurava,
     	le conoscenze diverranno minori, perciò io ti incito a ciò.”

  24 	udite quelle supreme e veritiere parole di Vāsudeva,
     	con la gola piena di lacrime, il dharmarāja diceva a Janārdana:

  25 	“ su quanto tu hai detto riguardo alla potenza di Bhīṣma o mādhava,
     	io qui non trovo dubbio alcuno in me o onorevole,

  26 	della grande gloria e della potenza di Bhīṣma grand'anima,
     	io già l'ho udito raccontato da brahmani grandi anime,

  27 	tu sei il creatore dei mondi, che questo affermi o uccisore di nemici,
     	e così io non posso dubitare delle tue parole o rampollo degli yādava,

  28 	giacché il tuo animo mostra favore verso di me o mādhava,
     	noi andremo a vedere Bhīṣma procedendo dietro a te,

  29 	al mutare del corso del sole Beato, egli raggiungerà i suoi mondi,
     	perciò o grandi braccia, il kaurava deve vederti,

  30 	che lui possa avere la tua presenza, di te che sei il primo dio,
     	che distrugge e risparmia, di te che sei il ricettacolo del brahman.”

  31 	udite le parole del dharmarāja, l'uccisore di Madhu,
     	a Sātyaki che gli stava a fianco diceva: “ fai aggiogare il mio carro.”

  32 	Sātyaki allora lasciava la presenza del Lunghi-capelli,
     	e ordinava a Dāruka di aggiogare il carro di Kṛṣṇa,

  33 	ed egli rapidamente obbediendo alle parole di Sātyaki, il supremo carro adornato d'oro,
     	abbellito da scanalature fatte di cristalli e smeraldi, con le ruote intarsiate d'oro,

  34 	spendente come i raggi del sole, velocissimo, adornato da varie e belle perle e gemme,
     	lucente come il sole appena sorto, imbandierato col bel emblema di Garuḍa,

  35 	aggiogato ai migliori cavalli con Sugrīva e Sainya in testa, coi fianchi adornati d'oro,
     	Dāruka a mani giunte lo consegnava ben attrezzato all'incrollabile o leone dei re.
     


                              XLVII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ il patriarca dei bhārata che giaceva sul letto di frecce,
     	in che modo abbandonava il corpo e in quale yoga era concentrato?”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	ascolta attentamente o re, concentrato e fattoti puro,
     	come fu l'abbandono del corpo o tigre dei kuru, da parte di Bhīṣma grand'anima,

   3 	quando mutando percorso il sole fu sulla via settentrionale,
     	concentrato immergeva sé stesso in sé,

   4 	Bhīṣma coperto da centinaia di frecce come un sole coperto di raggi,
     	giaceva con suprema bellezza circondando dai migliori brahmani,

   5 	da Vyāsa sapiente dei veda, da Nārada ṛṣi divino,
     	da Devasthāna, da Vātsya, e da Aśmaka e da Sumantu,

   6 	da questi e da altre schiere di muni, gloriosi e grandi anime,
     	e dotati di fede e disciplina, era circondato come la luna dagli astri,

   7 	e Bhīṣma dunque quella tigre fra gli uomini con parola, mente e azione,
     	mentre era sul letto di frecce pensava, stando a mani giunte a Kṛṣṇa,

   8 	con voce dal perfetto suono si ingraziava l'uccisore di Madhu,
     	il Signore dello yoga, Viṣṇu, Jiṣṇu, il Signore del mondo dal loto nell'ombelico,

   9 	fattosi puro, a mani giunte il migliore degli oratori,
     	Bhīṣma dall'anima supremamente pia, celebrava il potente Vāsudeva:

  10 	“ desideroso di venerare Kṛṣṇa, le parole che io desidero dire
     	in breve e diffusamente siano care al supremo Puruṣa,

  11 	puro e devoto a te anima suprema, nel lago della virtù, a te essere supremo, 
     	concentrandomi io mi inchino al Signore delle creature anima universale,

  12 	in cui tutti gli esseri risiedono assorbiti,
     	e dipendenti dal signore degli esseri, come file di perle nel filo,

  13 	nel cui perenne filo teso, come una ghirlanda resta nel saldo suo filo,
     	l'universo è fissato buono e cattivo, a lui dal corpo e dall'agire universale,

  14 	dicono che Hari ha mille teste e mille occhi e piedi,
     	che lui è il dio Nārāyaṇa, il rifugio dell'universo,

  15 	che è il più minuto dei minuti, il più grande dei grandi,
     	il più pesante dei pesanti, e pure il migliore dei migliori,

  16 	e lui che nelle parole sacre, nelle recitazioni nei riti e nelle dottrine,
     	invocano, lui che è vero agire, la verità nei veri inni,

  17 	lui è di quadruplice anima, che sta nel sattva, è il signore dei sātvata,
     	il dio che venerano coi quattro segreti, divini e supremi nomi,

  18 	lui è il dio che la regina Devakī ha generato da Vasudeva,
     	come il fuoco è acceso dai bastoncini, a protezione del brahman della terra,

  19 	senza altro desiderio che lui, anima priva di ogni macchia,
     	venerando l'eterno, vedendo Govinda dentro di sé,

  20 	lui è detto il Puruṣa nei purāṇa, è detto Brahmā all'inizio degli yuga,
     	e nella distruzione è chiamato Saṃkarṣaṇa, a lui noi diamo venerazione,

  21 	a lui che ha maggiori imprese di Vāyu e di Indra e maggior splendore di Sūrya,
     	che ha più intelligenza dei sensi in sé, al signore delle creature mi prostro,

  22 	lui che è il creatore dell'universo, il signore degli immobili del mondo,
     	è chiamato il custore dell'universo, l'imperitura suprema meta,

  23 	al figlio color dell'oro distruttore dei daitya che Aditi 
     	generò unico diviso in dodici, omaggio sia a lui in forma di Sūrya,

  24 	lui che coll'amṛta soddisfa gli dèi nella quindicina chiara e gli avi in quella scura,
     	a lui che è il re de ri-nati, omaggio sia a lui in forma di Soma,

  25 	lui che è il puruṣa splendente di luce, alla soglia della grande tenebra, 
     	e chi lo conosce trascende la morte, omaggio a lui nella forma della sapienza,

  26 	a lui che sorge nel grande uktha, che è nel fuoco nei grandi sacrifici,
     	che è celebrato dalle schiere dei savi, ommaggio a lui in forma dei veda,

  27 	lui che è la residenza di ṛg, yajus, e sāman, e le cinque forme dell'oblazione,
     	che si manifesta nei sette modi, omaggio a lui in forma del sacrificio,

  28 	lui che è la sezione suparṇa chiamata yajus, che ha il triplice stoma per testa,
     	il rathaṃtara e la bṛhatī per occhi, omaggio a lui in forma di inno,

  29 	il ṛṣi che nacque nel sattra di mille anni, dei creatori dell'universo, 
     	l'uccello del colore dell'oro, omaggio a lui in forma di oca selvatica,

  30 	ha la radice per corpo, il saṃdhi per giunzione, vocali e consonanti per segno,  
     	lui è detto sempre akṣara, omaggio a lui in forma di parola,

  31 	lui che costruisce la diga dei virtuosi con la verità nata dall'amṛta,
     	col desiderio di ben condursi in dharma e artha, omaggio a lui in forma di verità,

  32 	lui che ha ciascuna azione nel dharma, che desidera il frutto di ogni dharma,
     	che è adornato da ciascun dharma, omaggio a lui in forma di dharma,

  33 	lui che i grandi ṛṣi ritengono impercettibile, quando è visibile,
     	che siede nel campo da sapiente del campo, omaggio a lui in forma di campo,

  34 	lui che lo dicono occhio dell'anima, Ātmastha, coperto dalle sedici qualità,
     	e la diciasettesima lo dicono i sāṃkhya, omaggio a lui anima del sāṃkhya,

  35 	lui, che i risvegliati, potenti nella respirazione, pieni di energia, coi sensi vinti,
     	gli yogin vedono come una luce, a lui anima dello yoga sia omaggio, 

  36 	a lui verso cui i virtuosi distrutta ogni azione pura e impura,
     	i rinuncianti senza paura di rinascere vanno, omaggio sia a lui anima della mokṣa,

  37 	colui che alla fine di migliaia di yuga come un sole di accesa luce,
     	divora gli esseri, a lui anima terribile sia omaggio,

  38 	all'unico che avendo divorato tutti gli esseri e reso il mondo un unico mare,
     	fanciullo si addormenta, a lui anima della māyā sia omaggio,

  39 	al puruṣa dall'incomparabile anima che ha migliaia di corpi,
     	all'anima che dorme nello yoga durante la distruzione dei quattro mari sia omaggio, 

  40 	nell'ombelico del non nato, di Occhi-di-loto, un solo loto 
     	vi è, in cui tutto l'universo è fondato, a lui anima del loto sia omaggio,

  41 	lui che ha le nuvole nei suoi capelli, e i fiumi nelle giunzioni delle membra,
     	e i quattro oceani nell'addome, a lui anima delle acque sia omaggio,

  42 	lui che si aggira negli yuga cogli instanti, i giorni, le stagioni e gli anni,
     	che è l'autore di creazione e dissoluzione, a lui anima del tempo sia omaggio,

  43 	i brahmani sono la sua bocca, le braccia gli kṣatriya, i vaiśya coscie e ventre,
     	e gli śūdra sono nei suoi piedi, a lui anima dei varṇa sia omaggio,

  44 	ha Agni per bocca, il cielo per testa, lo spazio per ombelico e la terra per piedi,
     	Sūrya per vista, e le direzioni per orecchi, a lui anima del mondo sia omaggio,

  45 	lui che per chi si trova in difficoltà colle sue speciali qualità,
     	è chiamato il salvatore dalle disgrazie, a lui anima dei protettori sia omaggio,

  46 	nella forma di fuoco, cibo e bevande, lui che vivifica le vite di sapori,
     	lui che supporta i viventi, a lui anima delle vite sia omaggio,

  47 	lui che è superiore al tempo, superiore al sacrificio, superiore a bene e male,
     	l'origine  dell'universo senza inizio, a lui anima dell'universo sia omaggio,

  48 	lui che confonde gli esseri coi legami dell'affetto e della passione,
     	per proteggere la creazione, a lui anima dello stupore sia omaggio,

  49 	lui, che conosciuta la sapienza, la conoscenza dell'anima fondata sui cinque,
     	i sapienti cercano, a lui anima della conoscenza sia omaggio,

  50 	all'incommensurabile corpo, all'infinito occhio universale,
     	al misurabile senza limiti, a lui anima del pensiero sia omaggio,

  51 	all'asceta sempre con bastone e crocchie, dal largo addome,
     	che è unito alla ciotola, a lui anima del brahman sia omaggio,

  52 	al signore dei trenta dèi, col tridente, coi tre occhi, alla grande anima,
     	dal liṅga eretto coperto di cenere, a lui anima dei rudra sia omaggio,

  53 	all'anima dei cinque elementi, origine e distruzione degli esseri,
     	al privo d'ire di falsità ed errore, a lui anima della pace sia omaggio,

  54 	lui in cui tutto è contenuto, che è tutto, che è l'eterno tutto,
     	che è sempre composto da tutto, a lui anima del tutto sia omaggio,

  55 	omaggio sia a te creatore universale, anima universale, origine universale,
     	beatitudine sei degli esseri, stando al di sopra dei cinque elementi,

  56 	omaggio sia a te nei tre mondi, omaggio a te sopra i tre mondi,
     	omaggio a te in tutti i luoghi, tu sei rifugio universale,

  57 	omaggio a te, o Beato Viṣṇu, origine e distruzione dei mondi,
     	tu sei il creatore, il Signore-dei-sensi, il distruttore invincibile,

  58 	per te io vedo le divine nature nei tre percorsi,
     	questo io vedo in verità che tu hai forma eterna,

  59 	colla testa tu pervadi il cielo, coi piedi la dea terra,
     	col tuo valore i tre mondi, tu sei il Puruṣa eterno,

  60 	quelli che si inchinano a Govinda, all'incrollabile vestito di giallo,
     	simile al fiore del lino, non hanno alcun timore,

  61 	come la verità e fatta di Viṣṇu, come l'oblazione è fatta di Viṣṇu,
     	come tutto è fatto di Viṣṇu, così i miei mali siano distrutti, 

  62 	al devoto che si inchina a te, che vuole vincere la meta bramata,
     	quanto è il meglio per lui o Occhi-di-loto stabilisci o supremo dio,

  63 	così inneggiato Viṣṇu il non nato, l'origine di tapas e sapienza,
     	il dio venerato colle parole nel sacrificio, che Janārdana mi sia benevolo."

  64 	queste parole avendo pronunciato Bhīṣma con l'anima rivolta a lui,
     	compiva omaggio e si inchinava allora a Kṛṣṇa,

  65 	conosciuta attraverso lo yoga la devozione di Bhīṣma, il Mādhava,
     	Hari, andava a dargli la divina conoscenza per vedere tutti i tre tempi,

  66 	cessate queste parole, allora i sapienti del brahman,
     	con le lacrime in gola, colle parole venerarono Bhīṣma dal grande intelletto,

  67 	questi grandi savi, inneggiarono al Keśava, al supremo puruṣa,
     	e tutti uno dopo l'altro elogiarono ripetutamente Bhīṣma,

  68 	ma il supremo puruṣa conosciuta la devozione di Bhīṣma,
     	subito alzatosi, lietissimo, saliva sul suo carro,

  69 	il Keśava, e Sātyaki procedevano su un unico carro,
     	e su un altro le due grandi anime Yudhiṣṭhira e il Conquista-ricchezze,

  70 	Bhīmasena e i due gemelli, erano su un unico carro,
     	Kṛpa, Yuyutsu e il sūta Saṃjaya su un altro carro,

  71 	e quei tori fra gli uomini partiti su dei carri simili a città,
     	facevano tremare la terra col grande frastuono delle ruote,

  72 	quindi quel supremo uomo udiva i grandi discorsi detti dai ri-nati per te lungo la via,
     	e l'uccisore di Keśi con lieta mente salutava la gente inchinata a mani giunte.
     


                              XLVIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi il Signore-dei-sensi e il re Yudhiṣṭhira,
     	e i quattro pāṇḍava e tutti gli altri con Kṛpa in testa,

   2 	su dei carri simili a città, adornati da bandiere e insegne,
     	e con cavalli velocissimi, si recavano rapidi a kurukṣetra,

   3 	essi discesi a kurukṣetra coperto di capelli e di midollo d'ossa,
     	laddove era stato rilasciato dai corpi di quegli kṣatriya grandi anime,

   4 	coperto come da montagne dalle ossa e dai mucchi di corpi di elefanti e cavalli,  
     	e coperto dagli elmi degli uomini, simili a conchiglie,

   5 	coperto da migliaia di mucchi pieni di armi e corazze,
     	era allora come il giardino conviviale del fato abbandonato dopo il pasto,

   6 	attraversato da schiere di bhūta e frequentato da branchi di rakṣas,
     	scorgendo il kurukṣetra rapidamente procedevano quei grandi guerrieri,

   7 	e procedendo il grandi-braccia, la gioia di tutti gli yādava,
     	raccontava a Yudhiṣṭhira della possanza del figlio di Jamadagni,

   8 	“ quei cinque che appaiono distanti o pṛthāde sono i laghi di Rāma,
     	nei quali rendeva soddisfatti gli antenati col sangue degli kṣatriya,

   9 	per ventun volte quel potente ha reso la terra priva di kṣatriya,
     	e qui subito dopo Rāma smetteva il suo agire.”

  10 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ per ventun volte ha resa la terra priva di kṣatriya
     	Rāma, come tu hai detto, ma qui io ho un grande dubbio,

  11 	quando il seme degli kṣatriya fu distrutto da Rāma o toro degli yadu,
     	come si sono originati di nuovo gli kṣatriya o dall'incomparabile coraggio,

  12 	e dal venerabile grand'anima Rāma o toro fra gli yadu,
     	in che modo fu distrutta la stirpe kṣatriya e come fu di nuovo cresciuta? 

  13 	nella grande guerra dei bhārata, sono stati uccisi milioni di kṣatriya,
     	e la terra era ancora piena di kṣatriya o migliore dei parlanti,

  14 	recidi questo mio dubbio o vṛṣṇi, che hai Garuḍa per insegna,
     	non vi è o Kṛṣṇa conoscenza superiore a te o fratello minore del Vāsava.”

  15 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	allora procedendo il potente fratello maggiore di Gada, a lui raccontava tutto in verità, 
     	a Yudhiṣṭhira dall'incomparabile energia, come avvenne a riempirsi la terra di kṣatriya.
     


                              XLIX


   1 	Vāsudeva disse:
     	“ ascolta o kuntīde, quanto io ho udito di Rāma, 
     	raccontato dai grandi ṛṣi, e dell'origine della sua nascita,

   2 	e come milioni di kṣatriya furono uccisi dal figlio di Jamadagni,
     	e come risorsero le stirpi dei re, che furono nella terra dei bhārata di nuovo uccise,

   3 	il figlio di Jahnu era Ajahnu, e il figlio di costui era Ballava,
     	e il sovrano sapiente del dharma di nome Kuśika era suo figlio,

   4 	pari al Mille-occhi sulla terra, egli si impegnava in un fiero tapas,
     	per ottenere un figlio che invincibile fosse, il signore del trimundio,

   5 	vedendolo in questo fiero tapas, il Mille-occhi, distruttore di fortezze,
     	avendo il potere di nascere come suo figlio in persona vi entrava o bhārata,

   6 	e il Signore dei signori del mondo diventava dunque suo figlio o re,
     	e il punitore di Pāka divenne il figlio di Kuśika di nome Gādhi,

   7 	e costui aveva o re una figlia di nome Satyavatī o potente,
     	e Gādhi quel potente la dava a Ṛcīka figlio di Kavi,

   8 	quindi felice o kuntīde, era il bhṛguide o rampollo dei kuru,
     	per ottenere un figlio egli cuoceva una focaccia di riso, e anche per Gādhi,

   9 	e chiamata la moglie il bhṛguide Ṛcīka le diceva allora:
     	'questa focaccia di riso devi usarla per te e questa per tua madre,

  10 	in lei nascerà un figlio splendido toro tra gli kṣatriya,
     	invincibile al mondo da altri kṣatriya, sarà un uccisore di forti kṣatriya,

  11 	e pure a te o nobildonna un figlio dotato di fermezza e di tapas,
     	e di pace dell'anima, il migliore dei ri-nati questa focaccia ti fornirà.'

  12 	così avendo parlato alla moglie Ṛcīka, discendente di Bhṛgu,
     	quel saggio si recava nella foresta a praticare il tapas,

  13 	in quel tempo il sovrano, intento nel pellegrinaggio ai tīrtha,
     	Gādhi con la moglie giungeva presso l'āśrama di Ṛcīka,

  14 	e allora Satyavatī o re, prendendo quelle due focacce  di riso,
     	le parole del marito senza paura, e contenta alla madre rivelava, 

  15 	sua madre però o kuntīde, dava alla figlia la sua focaccia,
     	e di nascosto teneva per sé la focaccia di lei,

  16 	quindi Satyavatī la gravidanza di un figlio kṣatriya,
     	dal fiero aspetto e dal corpo splendente portava avanti,

  17 	e Ṛcīka avendola vista colla sua concentrazioni yogica,
     	diceva allora alla propria bellissima moglie o tigre fra i re:

  18 	' dalla madre sei stata ingannata o bella, scambiando le focacce,
     	a te nascerà un figlio fortissimo e di feroci imprese,

  19 	e tuo fratello nascerà un brahmano ricco in tapas,
     	l'universale brahman col mio tapas là avevo messo.'

  20 	così apostrofata dal marito la virtuosissima Satyavatī allora
     	cadeva davanti a lui colla testa, e piangendo questo diceva:

  21 	non devi o venerabile, oggi dirmi simile parole,
     	così tu otterrai un figlio che sarà un cattivo brahmano o grande muni.'

  22 	Ṛcīka disse:
     	' non era questo il desiderio che era in me o bella, o che era in te,
     	di terribili imprese sarà il figlio a causa della focaccia di tua madre.'

  23 	Satyavatī disse:
     	' volendo tu puoi creare nuovi mondi, come dunque io non potrei
     	ottenere un retto figlio dedito alla pace o migliore degli oranti?'

  24 	Ṛcīka disse:
     	' mai prima o bella, io ho pronunciato parole non vere neppure nelle piccolezze,
     	come dunque badando al fuoco con dei mantra usando il vaso sacro?'

  25 	Satyavatī disse:
     	' allora il mio desiderio allora è che così sia tuo nipote,
     	e che io ottenga un figlio retto e dedito alla pace o migliore degli oranti.'

  26 	Ṛcīka disse:
     	' non vi è differenza per me tra figlio e nipote o bellissima,
     	come le parole che tu hai detto così sarà o bella.'”

  27 	Vāsudeva disse:
     	“ allora Satyavatī generava un figlio al bhṛguide,
     	Jamadagni, gentile e intento al tapas, e dedito alla pace interiore,

  28 	e Gādhi il figlio di Kuśika ottenne per erede Viśvāmitra,
     	un completo ṛṣi brahmano intento nel brahman universale,

  29 	e il figlio di Ṛcīka Jamadagni ne generava uno terribilissimo,
     	il migliore in ogni sapienza, e maestro nell'arte dell'arco,
     	era Rāma uccisore di kṣatriya e fiammenggiante come il fuoco,

  30 	in quel tempo però, il forte figlio di Kṛtavīrya,
     	di nome Arjuna, splendido kṣatriya della stirpe haihaya,

  31 	bruciava l'intera terra delle sette dvīpa con tutte le città,
     	con la forza delle armi delle sue braccia in battaglia, e con supremo dharma, 

  32 	sollecitato dallo splendido dio del fuoco assetato,
     	quel valoroso dalle mille braccia offriva allora ad Agni la bhikṣā,

  33 	villaggi, città, tumultuosi paesi, quel valoroso,
     	colle sue frecce il dio del fuoco per desiderio di ardere, incendiava, 

  34 	colla potenza di quel sovrano di uomini, del figlio di Kṛtavīrya,
     	quel grande asceta bruciava monti e foreste,

  35 	la foresta coll'āśrama del figlio di Varuṇa bruciava
     	lo splendido fuoco, spinto dal vento, assieme allo haihaya,

  36 	allora per la collera malediceva Arjuna o incrollabile, l'Āpava,
     	quel valoroso, essendogli stato bruciato dal figlio di Kṛtavīrya l'āśrama o grande re: 

  37 	'giacché da te preso dall'errore, non fu risparmiata questa mia foresta,
     	bruciata dunque, allora in battaglia Rāma taglierà le tue braccia o Arjuna.'

  38 	Arjuna però o grande re, sempre dedito alla pace interiore quel forte,
     	rifugio del brahman e prode e sempre pronto a dare o bhārata,

  39 	i suoi fortissimi figli per la maledizione furono causa della morte 
     	del padre, essi erano sempre arroganti e crudeli,

  40 	ed essi portarono via il vitello della vacca di Jamadagni o toro dei bhārata,
     	all'insaputa del saggio re degli haihaya, figlio di Kṛtavīrya,

  41 	allora il figlio di Jamadagni pieno di prestanza, tagliate le braccia 
     	di Arjuna, quel vitello che gridava al proprio āśrama 
     	riportava quel potente o re dei re, dal loro palazzo,

  42 	i figli di Arjuna però agendo da sciocchi allora,
     	raggiunto l'āśrama all'insaputa del grand'anima Jamadagni,

  43 	con delle frecce bhalla gli staccarono la testa dal corpo o sovrano,
     	mentre Rāma, grand'anima era uscito in cerca di fuoco e di erba kuśa,

  44 	quindi Rāma supremamente infuriato, non sopportando l'uccisione del padre,
     	prendeva le armi promettendo di rendere la terra priva di kṣatriya,

  45 	quindi quella valorosa tigre dei bhṛguidi, attaccando, 
     	interamente uccideva i figli e i nipoti del figlio di Kṛtavīrya,

  46 	supremamente infuriato dopo aver uccisi migliaia di haihaya,
     	il bhṛguide rendeva la terra o re infangata di sangue,

  47 	quindi quello splendidissimo resa la terra priva di kṣatriya,
     	penetrato da compassione, se ne andava nella foresta,

  48 	quindi passati alcuni migliaia di anni,
     	ricadeva in una fiera passione quel potente, collerico per natura,

  49 	il nipote di Viśvāmitra e figlio di Rebha, dal grande tapas,
     	Parāvasu di nome o grande re, parlando in assemblea lo insultava:

  50 	'quei virtuosi che erano riuniti nel sacrificio alla caduta di Yayāti,
     	a cominciare da Pratardana o Rāma non erano forse Kṣatriya?

  51 	un falso giuramento hai pronunciato o Rāma, davanti alla gente,
     	per paura dei valorosi kṣatriya ti sei rifugiato sulla montagna,

  52 	e di nuovo la terra si è riempita di kṣatriya a centinaia.'
     	udite le parole di Parāvasu, il bhṛguide riprendeva le armi,

  53 	quindi gli kṣatriya o re, che a centinaia erano stati da lui risparmiati,
     	erano cresciuti con grande valore, ed erano i signori della terra,

  54 	egli di nuovo rapidamente sterminava pure quei forti o signore di uomini,
     	la terra però era ancora piena di bimbi ancora in grembo,

  55 	ma appena ciascun bimbo nasceva lui ancora lo uccideva,
     	le donne kṣtriya però nascondevano alcuni dei figli,

  56 	per ventun volte resa la terra priva di kṣatriya, quel potente,
     	come dakṣiṇa nell'aśvamedha la donava quindi a Kaśyapa,

  57 	per risparmiare il resto degli kṣatriya, Kaśyapa indicando con la mano 
     	che teneva il cucchiaio sacro o re, quello splendido diceva queste parole:

  58 	' vai all'estrema sponda meridionale del mare o grande muni,
     	non devi stare in alcun modo o Rāma sotto la mia vista.'

  59 	allora l'oceano creava per lui la regione chiamata śūrpāraka,
     	all'estremo confine della terra, per timore del figlio di Jamadagni, 

  60 	Kaśyapa però o grande re accettata la terra,
     	avendola fatta andare ai brahmani, lui entrava nella grande foresta,

  61 	quindi śūdra e vaiśya agendo come desideravano,
     	vivevano colle mogli dei migliori brahmani o toro dei bhārata,

  62 	essendo senza re il mondo dei viventi, i deboli dai più forti
     	erano tormentati, e nessuno aveva padronanza delle proprie ricchezze,

  63 	quindi con tempo la terra sprofondava nel sottosuolo,
     	non essendo rettamente protetta dagli kṣatriya custodi del dharma,

  64 	sulle sue cosce Kaśyapa reggeva allora la terra, 
     	che stava sprofondando allora o re, e da ciò è chiamata Urvī,

  65 	chiedendo dei custodi, allora la terra lo supplicava,
     	per aver degli ksatriya colle forti braccia, si ingraziava Kaśyapa, la divina terra: 

  66 	' vi sono tra gli uomini o brahmano, i tori kṣatriya da me nascosti,
     	sono nati nella stirpe degli haihaya, che mi proteggano costoro o muni,

  67 	vi è un erede dei paurava, il figlio di Viḍūratha o potente,
     	allevato dagli orsi o savio, sulla montagna ursina,

  68 	e da Parāśara che pietoso stava sacrificando,
     	da quell'incomparabile forte, l'erede del figlio di Sudāsa fu protetto,

  69 	e compiendo per quel ṛṣi ogni servizio come uno śūdra,
     	egli fu chiamato Sarvakarman, che quel sovrano mi protegga,

  70 	il figlio di Śibi dal grande splendore, chiamato di nome Gopati,
     	nella foresta è custodito dalle vacche, che lui pure mi protegga o muni,

  71 	e il figlio di Pratardana, di nome Vatsa, dalla grande gloria,
     	fu allevato dai vitelli nella stalla, che questo principe mi protegga,

  72 	invece il figlio di Diviratha, e nipote di Dadhivāhana,
     	di nome Aṅga, pure da Gautama fu protetto sulle rive della Gaṅgā,

  73 	il grandi-braccia Bṛhadratha, possessore di ricchezze sulla terra,
     	dalle scimmie nere, quel gloriosissimo fu protetto sul monte gṛdhrakūṭa,

  74 	i tre kṣatriya di Turvasu della discendenaza di Marutta,
     	pari al signore dei marut per valore, dall'oceano protetti,

  75 	degli eredi degli kṣatriya qua e là sono risaputi,
     	che insieme mi proteggano e allora io starò senza muovermi,

  76 	i padri di costoro e anche i nonni,
     	per causa mia furono uccisi in battaglia da Rāma dalle instancabili imprese,

  77 	e a costoro io senza dubbio debbo rendere onore,
     	io non voglio esser protetta sempre da uno debole.'

  78 	allora Kaśyapa evendo convenuto a quanto stabiliva la terra,
     	consacrava protettori della terra gli kṣatriya dotati di valore,

  79 	e di costoro i figli e i nipoti, e i discendenti che fossero a loro succeduti,
     	così questo un tempo accadde, quanto tu mi hai chiesto o pāṇḍava.”

  80 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così parlando l'eroe degli yadu, a Yudhiṣṭhira il migliore dei sostenitori del dharma,
     	procedeva sul suo carro il Beato penetrando il trimundio col suo splendore come il sole.
     


                              L


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi udite le imprese di Rāma, il re Yudhiṣṭhira,
     	caduto in suprema meraviglia rispondeva a Janārdana:

   2 	“ dunque o vṛṣṇi, la potenza di Rāma era come quella di Śakra
     	grand'anima, che per l'ira rese la terra priva di kṣatriya,

   3 	da vacche, dall'oceano, e da orsi, golāṅgūla e da altre scimmie,
     	furono protetti i continuatori delle stirpi kṣatriya agitati per paura di Rāma,

   4 	dunque felice è questo mondo e fortunati gli uomini sulla terra,
     	giacché una tale giusta impresa fu compiuta dal brahmano o incrollabile.”

   5 	e così procedendo allora quei due o caro, l'Incrollabile e Yudhiṣṭhira,
     	arrivarono là dove il potente figlio di Gaṅgā era sul suo giaciglio di frecce,

   6 	quindi videro Bhīṣma giacere sul letto di frecce,
     	illuminato come il sole al tramonto avvolto nella ghirlanda dei suoi raggi, 

   7 	attorniato dai muni come il Cento-riti dagli dèi,
     	in quel luogo supremamente sacro lungo la fiumana Oghavatī,

   8 	e da lontano scorgendolo, Kṛṣṇa e il re dharmarāja,
     	e i quattro pāṇḍava e gli altri a cominciare dal figlio di Śaradvat,

   9 	scendendo dai veicoli, e calmando gli animi agitati,
     	e controllando l'insieme dei sensi, si avvicinarono ai grandi muni,

  10 	e Govinda, Sātyaki e i kaurava salutando onorevolmente
     	i ṛṣi a cominciare da Vyāsa, poi si avvicinavano al figlio di Gaṅgā,

  11 	e gli yadu e i kaurava avendo chiesto al figlio di Gaṅgā del suo tapas,
     	tutti quei tori fra gli uomini si sedevano attorno a lui,

  12 	quindi vedendo il figlio di Gaṅgā simile ad un fuoco che si spegne,
     	con animo triste il Lunghi-capelli diceva qualcosa a Bhīṣma:

  13 	“ spero che la tua coscienza o re, sia chiara come prima, 
     	spero che il tuo intelletto non sia confuso o migliore dei parlanti,

  14 	e spero che per il dolore delle frecce infisse nel tuo corpo tu non soffra,
     	e pure dal dolore dell'animo, anche il corpo più forte ne soffre,

  15 	tu o potente, puoi scegliere la morte a piacere, per la grazia data da tuo padre,
     	non vi è altra causa della condotta nel dharma di Śaṃtanu,

  16 	anche la più piccola spina nel corpo è causa di dolore,
     	come dunque non il fatto che sei sopra un mucchio di frecce o bhārata?

  17 	non vi è nessun desiderio delle creature sconosciuto a te, né l'origine o la fine,
     	tu potresti pure insegnare il meglio agli dèi o bhārata,

  18 	qual'è il passato, il presente e il futuro o toro degli uomini,
     	tutto questo appartiene a te anziano sapiente, come ti fosse posto in mano,

  19 	il ciclo delle rinascite degli esseri, e il frutto che si ha dal dharma, 
     	è conosciuto da te o grande saggio, tu sei il ricettacolo del brahman,

  20 	saldo in un prospero regno, perfetto di corpo e in salute,
     	io ti vedo circondato da migliaia di donne pur essendo tu casto,

  21 	nei tre mondi o principe, nessuno v'è eccetto Bhīṣma figlio di Śaṃtanu, 
     	saldo nel vero, di grande valore, prode e interamente devoto al dharma,

  22 	che possa allontanare la morte col suo potere giacendo su un letto di frecce,
     	di nessuno che abbia questo naturale potere o caro abbiamo udito,

  23 	per sincerità, tapas, donazioni, e per riguardo dei sacrifici, 
     	per sapienza nell'arco e nei veda, e per ogni considerazione,

  24 	di nessun grande guerriero, devoto al bene di tutti, puro,
     	controllato, privo di crudeltà, come sei tu abbiamo udito, 

  25 	tu sei in grado di vincere i divini gandharva, dèi, asura,
     	e rākṣasa da solo su un carro, non vi è qui dubbio,

  26 	tu o Bhīṣma grandi-braccia, sei pari al Vāsava,
     	e sempre dai savi sei chiamato il nono vasu, ma non nono per qualità,

  27 	io riconosco che tu o migliore degli uomini,
     	fra i trenta dèi sei chiamato per la tua potenza il più forte,

  28 	e tra gli uomini o signore di uomini, io non ho mai visto o udito
     	di qualche uomo sulla terra che sia pari a te per qualità,

  29 	tu in tutte le qualità o re, sorpassi pure gli dèi,
     	e col tuo tapas sei in grado di creare i mondi con mobili e immobili,

  30 	il maggiore dei figli di Pāṇḍu, che è tormentato,
     	per la strage dei famigliari, libera dalla sofferenza o Bhīṣma,

  31 	i dharma che sono stabiliti per i quattro varṇa o bhārata,
     	e quelli associati ai quattro modi di vita, tutti tu li conosci,

  32 	e quelli nominati nei quattro veda, e nei quattro hotra o bhārata,
     	e nel sāmkhya e nello yoga, tutti quelli che sono i dharma eterni,

  33 	e il singolo dharma che non è opposto ai quattro varṇa,
     	che si deve seguire, questa sapienza o figlio di Gaṅgā è conosciuta da te,

  34 	le antiche storie, interamente sono conosciute da te,
     	e il dharmaśāstra in tutte le parti è saldo nella tua mente,

  35 	e gli scopi che al mondo sono forieri di dubbi,
     	di questi non vi è al mondo altri che te che li possa recidere o toro degli uomini,

  36 	allontana colla tua intelligenza la sofferenza o re dei re, che è sorta nel pāṇḍava,
     	la tua sapienza che sorge dal supremo intelletto, è per calmare le gente confusa.”
     


                              LI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	udite le parole di Vāsudeva grand'anima, Bhīṣma,
     	alzando un poco la faccia, a mani giunte queste parole diceva:

   2 	“ omaggio a te o Beato Viṣṇu, origine e fine di mondi,
     	tu sei il creatore o Signore-dei-sensi, e il distruttore invincibile,

   3 	o creatore universale, omaggio sia a te, anima e causa universale,
     	tu sei la beatitudine finale che sta sopra i cinque tipi di esseri, 

   4 	omaggio a te nei tre mondi, omaggio a te che sei oltre questi tre,
     	omaggio sia a te o Signore dello yoga, tu sei il rifugio universale,

   5 	le parole che tu hai detto sono dentro di me o supremo Puruṣa,
     	da queste io vedo le tue divine nature, nei tre percorsi,

   6 	e io scorgo in verità quella che è il tuo eterno aspetto
     	le sette vie di Vāyu dall'incomparabile potenza sono le tue,

   7 	il cielo è raggiunto dalla tua testa, e coi piedi tocchi la divina terra,
     	hai le direzioni per braccia, e il sole per occhio, Śakra si affida al tuo valore, 

   8 	simile al fiore di lino, vestito di giallo, incrollabile,
     	il tuo corpo e simile a quello di una nuvola piena di lampi,

   9 	per il tuo devoto che si rifugia in te, cercando la meta desiderata,
     	quanto per lui è meglio o Occhi-di-loto, stabilisci o supremo dio.”

  10 	Vāsudeva disse:
     	“ giacché è suprema la tua devozione in me o toro degli uomini,
     	allora io ti mostro o re, il mio divino corpo,

  11 	a chi non è devoto o re dei re, e a chi ha falsa devozione,
     	a chi non ha controllo io non mostro me stesso o bhārata,

  12 	tu sei sempre un mio devoto, saldo nella rettitudine,
     	puro e intento al donare, alla sincerità, al tapas e all'autocontrollo,

  13 	degno tu sei o Bhīṣma, per il tuo tapas, di vedermi o principe,
     	per te sono stabiliti i mondi dai quali non ti allontanerai di nuovo,

  14 	cinquantasei o eroe dei kuru, sono i giorni rimasti alla tua vita,
     	poi otterrai i frutti prodotti dalle tue buone azioni, o Bhīṣma lasciando il corpo,

  15 	gli dèi vasu, simili a fuochi accesi, tutti stando sui loro carri divini, 
     	di nascosto ti proteggono, finché il sole non andrà nel suo percorso settentrionale,

  16 	si sta per girare andando verso la direzione nord il Beato Sūrya, preso dal suo tempo,
     	tu raggiungerai i mondi senza ritorno o eroe fra gli uomini, che ottiene il sapiente,

  17 	partendo tu da questo mondo o Bhīṣma, le tue conoscenze andranno perdute o valoroso,
     	dunque tutte le cose che vi sono in te riunite per distinguere il dharma,

  18 	a Yudhiṣṭhira dalle parole sincere, che è preso dal dolore per i parenti uccisi,
     	insegna con parole opportune pregnanti insieme di dharma e artha, e allontana il suo dolore.”
     


                              LII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi queste parole di Kṛṣṇa, benefiche e piene di dharma e artha,
     	avendo udite, Bhīṣma il figlio di Śaṃtanu, rispondeva a mani giunte,

   2 	“ o protettore del mondo, grandi-braccia, benevolo Nārāyaṇa, Incrollabile,
     	udendo le tue parole io mi riempio di gioia,

   3 	che posso dire io, quando il signore della parola ti è vicino?
     	quando ogni significato è racchiusio nel tuo parlare?

   4 	qualunque cosa sia fatta al mondo, che debba farsi e che sia da fare,
     	da te diparte o dio, i mondi sono fatti dalla tua intelligenza,

   5 	chi è al fianco del re degli dèi può parlare del mondo divino,
     	e costui parli davanti a te dei trattati di dharma, artha e Kāma,

   6 	per le ferite delle frecce è agitata la mia mente o uccisore di Madhu,
     	e si indeboliscono le mie membra e il mio intelletto vacilla,

   7 	non appare più nulla di cui possa parlare,
     	essendo colpito o Govinda, da queste frecce simili a fuochi,

   8 	forze e capacità mentali decadono, i flussi vitali hanno fretta,
     	le mie mambra sono violentemente dolenti e pure il mio cervello,

   9 	per la debolezza mi mancano le parole, come posso dunque parlare?
     	mostrami il tuo giusto favore o rampollo della stirpe dāśārha,

  10 	perdonami o grandi-braccia, io non posso dire alcunchè o Incrollabile,
     	anche il signore della parola parlando davanti a te potrebbe affligersi,  

  11 	io non distinguo più le direzioni, né cielo né terra,
     	interamente al tuo valore io rimango o uccisore di Madhu,

  12 	tu in persona o potente, perciò quanto è utile al dharmarāja,
     	rivela in fretta, tu sei la dottrina di tutte le dottrine,

  13 	essendo in te fisso il mondo e anche l'eterno creatore del mondo,
     	in che modo, uno come me, un discepolo davanti al guru può parlare?”

  14 	Vāsudeva disse:
     	“ a te sono adeguate queste parole, al capo dei kaurava,
     	dal grande valore, dalla grande vitalità, al saldo che conosce ogni scopo,

  15 	quanto tu mi hai detto o figlio di Gaṅgā, riguardo il dolore prodotto dalle frecce,
     	qui accetta una grazia o Bhīṣma concessa dal mio favore o illustre,

  16 	né debolezza, né confusione mentale, né febbre, né dolore,
     	vi saranno in te o figlio di Gaṅgā, e neppure fame e sete,

  17 	le tue conoscenze diverranno complete o senza-macchia, 
     	né in te in nessun luogo apparirà una carenza di intelligenza,

  18 	la tua mente o Bhīṣma sarà sempre salda nella vitalità,
     	e sempre priva di rajas e tamas, come la luna libera dalle nuvole,

  19 	qualsiasi cosa rivolta al dharma o anche rivolta all'artha,
     	che tu penserai, in questo la tua ragione sarà al massimo,

  20 	ed ogni elemento aggregato dei quattro tipi o tigre fra i re,
     	usando un divino occhio tu potrai vedere o incomparabile per potenza,

  21 	dotato dell'occhio della sapienza le quattro specie di creature,
     	vedrai in verità o Bhīṣma, come un pesce nell'acqua limpida.”

  22 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi tutti i grandi ṛṣi assieme a Vyāsa,
     	con inni derivati da ṛg, yajus e sāman, veneravano Kṛṣṇa,

  23 	allora una divina pioggia di fiori di ogni stagione dalla volta del cielo
     	cadeva là dove c'era il vṛṣṇi assieme al figlio di Gaṅgā e ai pāṇḍava,

  24 	e le schiere delle apsaras cantavano musiche divine,
     	né alcuna cosa di inutile o di svantaggiosa là appariva,

  25 	soffiava un felice e benefico vento, puro che portava ogni profumo,
     	e in quel luogo tranquillo rumoreggiavano in pace animali e uccelli,

  26 	quindi dopo un po' il Beato astro del giorno dai mille raggi,
     	quasi bruciando quella solitaria foresta si mostrava al tramonto,

  27 	allora tutti quei grandi ṛṣi alzandosi, porgevano il loro 
     	saluto a Janārdana, a Bhīṣma e al re Yudhiṣṭhira,

  28 	e quindi il Lunghi-capelli e il pāṇḍava e Sātyaki,
     	e Saṃjaya, e anche Kṛpa il figlio di Śaradvat si inchinarono,

  29 	e di seguito quei devoti al dharma singolarmante da essi onorati,
     	“ incontriamoci domani.” così avendo detto rapidi se ne andarono dove volevano,

  30 	e salutando il figlio di Gaṅgā, il Lunghi-capelli e i pāṇḍava,
     	avendo compiuta la pradakṣiṇa salirono sugli splendidi carri,

  31 	allora coi carri coi timoni d'oro e di avorio, cogli elefanti possenti adornati di gemme,
     	con cavalli veloci come uccelli divini, e con fanti abili a scagliare frecce,

  32 	quell'esercito partiva davanti ai carri, e anche dietro andando in grande numero,
     	come procedono i due corsi del grande fiume narmadā attorno al monte ṛkṣavat,

  33 	quindi sorgendo davanti il beato astro notturno rallegrava quell'esercito,
     	e di nuovo le piante seccate dal sole ritrovarono le proprie qualità,

  34 	quindi il toro degli yadu e i pāṇḍava entrando nella città splendida come una città divina,
     	rientranono nelle proprie ottime residenze, stanchi come capibranchi dentro grotte.
     


                              LIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi entrato nel palazzo e addormentatosi l'uccisore di Madhu,
     	rimanendo ancora un periodo di guardia alla notte, si svegliava, 

   2 	il mādhava fissando tutte le facoltà in meditazione,
     	e medidava sull'eterno brahman dopo avervi posto mente,

   3 	quindi delle dolci voci, bene istruite e sapienti di veda e purāṇa,
     	celebravano il creatore universale Vāsudeva come Signore delle creature,

   4 	e cantori cantavano e lo invocavano tenendosi per mano,
     	e conchiglie, tamburelli e tamburi suonavano a migliaia,

   5 	e musiche al cuore meravigliose di vīṇā, cembali e flauti,
     	si udivano e la sua dimora sembrava come piena di risa,

   6 	quindi delle dolci voci piene di auspicio, 
     	unite a canti e musiche si udivano pure nel palazzo del re Yudhiṣṭhira,

   7 	quindi alzatosi il dāśārha, e lavatosi, a mani giunte l'incrollabile,
     	pregando in privato il grandi-braccia restava intento ai fuochi sacri,

   8 	quindi il mādava prometteva a migliaia di savi,
     	sapienti dei quattro veda mille vacche ciascuno,

   9 	compiuto ogni rito di auspicio e guardando a sé stesso,
     	si vedeva nello specchio, Kṛṣṇa e quindi diceva a Sātyaki:

  10 	“ vai o nipote di Śini, e raggiunta la dimora del re, accertati
     	se pure Yudhiṣṭhira dal grande splendore è pronto a vedere Bhīṣma:”

  11 	allora per ordine di Kṛṣṇa, Sātyaki rapidamente partiva,
     	e raggiunto il re Yudhiṣṭhira gli diceva:

  12 	“l'ottimo carro del saggio Vāudeva è approntato o re,
     	e Janārdana sta per recarsi nei pressi del figlio della fiumana,

  13 	e Kṛṣṇa ti sta aspettando o splendidissimo dharmarāja,
     	quanto qui hai ancora da fare, ti conviene compiere o signore.”

  14 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ sia preparato il mio ottimo carro o Phalguna dall'incomparabile splendore,
     	non devono muoversi i soldati, noi andremo da soli,

  15 	non deve essere da me oppresso Bhīṣma il migliore dei sostenitori del dharma,
     	e da lì pure le guardie si allontanino o Conquista-ricchezze,

  16 	da ora in poi il figlio di Gaṅgā ci rivelerà i supremi segreti,
     	quindi io non desidero o kuntīde aver la compagnia di bassa gente.”

  17 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quelle parole così udendo il figlio di Kuntī il Conquista-ricchezze,
     	annunciava a lui che il supremo carro era pronto o toro fra gli uomini,

  18 	allora il re Yudhiṣṭhira, i gemelli, e pure Bhīma e Arjuna,
     	uniti come i cinque elementi si recarono alla dimora di Kṛṣṇa,

  19 	e giunti i pāṇḍava grandi anime, pure Kṛṣṇa,
     	assieme al nipote di Śini, quel saggio si avviava al carro,

  20 	saliti sui carri, compiuti i saluti e chiesto se la notte fosse stata felice,
     	sui supremi carri dal frastuono di nubi quel grandi guerrieri partirono,

  21 	Meghapuṣpa, Balāha, Sainya e Sugrīva, 
     	questi cavalli di Vāsudeva, Dāruka incitava,

  22 	e i destrieri di Vāsudeva, incitati da Dāruka,
     	scalfendo la terra colle punte degli zoccoli o re, partirono allora,

  23 	fortissimi e pieni di energia divorando quasi l'aria,
     	attraversarono il kurukṣetra, il campo dell'intero dharma,

  24 	e quindi arrivarono laddove il potente Bhīṣma sul letto di frecce,
     	stava assieme ai ṛṣi brahmani, come Brahmā colle schiere divine,

  25 	allora scendendo dal carro Govinda, Yudhiṣṭhira,
     	Bhīma, i gemelli, Sātyaki e l'armato del gāṇḍīva,
     	porgevano gli onori ai ṛṣi, alzando le loro mani destre,

  26 	e il re da loro attorniato come la luna dalle costellazioni,
     	si avvicinava al figlio di Gaṅgā, come il Vāsava a Brahmā,

  27 	e lo scorgeva giacere sul letto di frecce come un sole
     	caduto, quel grandi-braccia avvicinandosi tremante per il timore.
     


                              LIV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ quell'anima giusta, vinto sé stesso, saldo nella verità, e dal grande splendore,
     	il gloriosissimo Devavrata, l'incrollabile sul suo letto di frecce,

   2 	Bhīṣma, il rampollo di Śaṃtanu mentre giaceva su quel letto di eroi,
     	il figlio di Gaṅgā, tigre fra gli uomini, circondato dai pāṇḍava,

   3 	quali conversazioni si svolsero in quell'incontro di valorosi,
     	dopo che furono uccisi tutti quei soldati? questo raccontami o grande muni.”

   4 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	mentre Bhīṣma, il patriarca dei kuru giaceva sul letto di frecce,
     	arrivarono i perfetti ṛṣi, capeggiati da Nārada o sovrano,

   5 	e i re sopravissuti con in testa Yudhiṣṭhira,
     	e Dhṛtarāṣṭra, Kṛṣṇa, Bhīma, Arjuna e i due gemelli,

   6 	avvicinatisi queste grandi anime, al patriarca dei bhārata,
     	si dolevano per il figlio di Gaṅgā, simile ad un sole caduto,

   7 	e per qualche tempo avendo pensato, Nārada dall'aspetto divino,
     	diceva a tutti i pāṇḍava, e ai sovrani sopravissuti:

   8 	“ vi annuncio che è giunto il tempo che voi permettiate a Bhīṣma 
     	al figlio di Gaṅgā di andare al tramonto come fa il sole o bhārata,

   9 	egli desidera lasciare la vita, tutti voi avvicinandovi chiedeteglielo,
     	lui conosce interamente i vari dharma dei quattro varṇa,

  10 	lui è anziano prima che raggiunga i mondi lasciando il corpo,
     	velocemente interrogatelo su quanti dubbi avete in mente.”

  11 	così apostrofati da Nārada, quei sovrani si avvicinarono a Bhīṣma, 
     	e incapaci di chiedere si scambiavano occhiate l'un l'altro,

  12 	allora il figlio di Pāṇḍu Yudhiṣṭhira diceva al Signore-dei-sensi:
     	“ nessun altro che te o figlio di Devakī, può interrogare il nonno,

  13 	tu o invincibile parla per primo o uccisore di Madhu,
     	tu di tutti noi o caro, sei il supremo conoscitore del dharma.”

  14 	così apostrofato dal pāṇḍava, il Beato Lunghi-capelli,
     	avvicinandosi l'incrollabile a quell'invincibile gli parlava.

  15 	Vāsudeva disse:
     	“ forse che non hai trascorso una felice notte o migliore dei re? 
     	forse che non appare ben limpido il tuo intelletto al presente?

  16 	forse che non splendono tutte le tue facoltà o senza-macchia?
     	non è troppo esausto il tuo cuore e non è confusa la tua mente?”

  17 	Bhīṣma disse:
     	“ bruciore, confusione stanchezza, languore, depressione e dolore,
     	per tua grazia o Govinda, immediatamente sono svaniti o senza-macchia,

  18 	quanto è passato, futuro e presente o splendidissimo,
     	tutto ciò io posso vedere come un frutto tenuto in mano,

  19 	e i dharma rivelati dai veda e quelli stabiliti dal vedānta,
     	tutti questi io ho presenti, per la grazia che tu mi hai fatto o Incrollabile,

  20 	e anche il dharma rivelato dai sapienti, vive nel mio cuore,
     	e sono pure sapiente del dharma delle stirpi nate in ogni luogo o Janārdana,

  21 	e qual'è la natura del dharma dei quattro modi di vita è fissa nel mio cuore, 
     	e il dharma dei re, in tutte le sue parti io conosco o Lunghi-capelli,

  22 	e quanto qua e là si debba dire, io dirò o Janārdana,
     	per tua grazia una splendida intelligenza ha penetrato la mia mente,

  23 	come un giovane io mi sento pieno, nutrito dalla meditazione su di te,
     	io sono competente a parlare del meglio, per tua grazia o Janārdana,

  24 	ma per quale motivo tu in persona non riveli il meglio al pāṇḍava?
     	quale scopo hai per questo? in fretta rivelamelo o mādhava.”

  25 	Vāsudeva disse:
     	“ sappi o kaurava che io sono la radice della gloria e del bene,
     	da me viene sempre ogni natura virtuosa e non virtuosa,

  26 	chi si meraviglia al mondo se la luna è detta dai freddi raggi?
     	e similmente chi si meraviglierà se io sono pieno di gloria?

  27 	di nuovo da me è stata posta in te la gloria o splendidissimo,
     	quindi la mia ampia intelligenza è stata posta in te o Bhīṣma,

  28 	finché o protettore del terra, salda starà la terra,
     	fino allora la tua fama imperitura percorrerà i mondi,

  29 	quanto tu dirai al pāṇḍava o Bhīṣma richiesto da lui,
     	restera sulla faccia della terra come le parole dei veda,

  30 	e chi da sé unirà sé stesso a questa autorità,
     	costui otterrà nell'aldilà il frutto di ogni merito,

  31 	per questo motivo o Bhīṣma, una mente divina ti ho dato,
     	in modo che ancora la tua gloria si possa spargere,

  32 	fintanto che si espande nel mondo la gloria di un uomo sulla terra,
     	fino allora sarà certa e imperitura la sua esistenza,

  33 	i re sopravvissuti siedono davanti a te o re,
     	volendo acquisire il dharma, parla a loro o bhārata,  

  34 	tu sei anziano di età, e dotato di sapienza e condotta,
     	esperto sei del dharma dei re, sia passato che a venire,

  35 	fin dalla nascita nessuno ha visto in te nessuna falsità,
     	tutti i principi sanno che tu sei il più sapiente riguardo al dharma,

  36 	a costoro come un padre ai figli o re, illustra la suprema condotta,
     	i ṛṣi e gli dèi da te sono stati sempre venerati,

  37 	perciò io vedo che tu debba illustrare interamente,
     	i dharma a costoro pronti ad ascoltare, che stanno per interrogarti,

  38 	se il dharma deve essere illustrato dal sapiente, come dicono i saggi,
     	se tu non lo riveli, divieni colpevole di una colpa,

  39 	perciò da figli e nipoti richiesto, i dharma eterni
     	rivela o sapiente, a loro che desiderano conoscerli o toro dei bhārata.”
     


                              LV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	e così queste parole diceva il discendente dei kaurava da grande splendore:
     	“ dunque parlerò dei dharma, salda è la mia parola e mente, 
     	per tua grazia o Govinda, tu sei l'eterna anima degli esseri,

   2 	che il re Yudhiṣṭhira mi interroghi sul dharma,
     	così felice sarò di illustrare i dharma o senza-macchia,

   3 	quando nacque quel toro fra i re, anima pia e grande anima,
     	tutti i ṛṣi si rallegrarono, che il pāṇḍava mi chieda dunque,

   4 	lui che tra tutti i kuru di accesa gloria che praticano il dharma,
     	non ha nessuno pari a lui, che il pāṇḍava mi chieda dunque,

   5 	lui che sempre possiede fermezza, controllo, pace interiore, 
     	dharma, vigore e splendore, che il pāṇḍava mi chieda dunque,

   6 	lui in cui vi sono tutte queste cose, sincerità, dono, tapas, purezza,
     	calma, capacità e nessun errore, che il pāṇḍava mi chieda dunque, 

   7 	lui che né per brame né per furie, né per timore, né per aver ricchezze, 
     	può quest'anima giusta compiere l'adharma, che il pāṇḍava mi chieda dunque, 

   8 	lui che parenti, ospiti e servi che cercano rifugio,
     	accoglie con onore, che il pāṇḍava mi chieda dunque,

   9 	lui che è sempre sincero e tranquillo, sempre saggio e caro agli ospiti,
     	che sempre dona ai virtuosi, che il pāṇḍava mi chieda dunque,

  10 	lui che sempre è intento in riti e studi, e sempre devoto al dharma,
     	e pronto ad ascoltar segreti, che il pāṇḍava mi chieda dunque.”

  11 	Vāsudeva disse:
     	“ devoto alla suprema modestia è Yudhiṣṭhira dall'anima giusta,
     	e timoroso per paura di una maledizione non si avvicina a te,

  12 	avendo fatto strage del mondo, da protettore del mondo o signore di popoli,
     	timoroso per paura di una maledizione non si avvicina a te,

  13 	avendo ucciso con le frecce i venerabili e onorabili e devoti guru, 
     	merirevoli di onori ospitali con parenti e famigliari, non si avvicina a te.”

  14 	Bhīṣma disse:
     	“ come ai brahmani appartengono dharma, dono, studio e tapas,
     	così agli kṣatriya o Kṛṣṇa appartiente perdere il corpo in battaglia,

  15 	chi padri, nonni, figli, guru, parenti e famigliari,
     	uccida in battaglia senza agire nell'inganno, costui è nel dharma,

  16 	lo kṣatriya che uccida in battaglia i malvagi che 
     	avidi hanno rotto i patti, seppur dei guru, costui è un sapiente del dharma,

  17 	sfidato a battaglia sempre deve combattere uno della stirpe kṣatriya,
     	Manu afferma che è giusta questa guerra, che è nel dharma e via per il paradiso.”

  18 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato da Bhīṣma, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	con modestia avvicinandosi si fermava davanti alla sua presenza,

  19 	e quindi toccava i suoi piedi, e Bhīṣma lo salutava onorevolmente, 
     	baciatolo in fronte gli diceva allora: “siedi!”

  20 	quindi il figlio della Gaṅgā, toro fra tutti gli arcieri gli diceva:
     	“chiedimi o figlio, con fiducia, non aver timori o migliore dei kuru.”
     


                              LVI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	inchinatosi al Signore-dei-sensi e salutato onorevolmente il nonno,
     	riverendo tutti i guru, Yudhiṣṭhira cominciava ad interrogare:

   2 	“ i sapienti del dharma dicono che il dharma regale è il supremo,
     	ma io penso che sia un grande peso, di questo parlami o principe,

   3 	illustrami interamente i dharma dei re o nonno,
     	dell'intero mondo dei viventi il dharma dei re è il rifugio,

   4 	i tre scopi della vita sono legati ai dharma regali o kaurava,
     	ed è evidente che il dharma della liberazione ne è interamente soggetto,

   5 	come le redini dei cavalli, come l'uncino per l'elefante,
     	il dharma dei sovrani è risaputo essere la guida del mondo,

   6 	ma se vi è qui una perplessità riguardo il dharma seguito dai ṛṣi regali,
     	non vi sarebbe stabilità al mondo e tutto sarebbe confuso,

   7 	come sorgendo Sūrya distrugge le cattive tenebre,
     	così il dharma regale, impedisce un cattivo cammino del mondo,

   8 	per prima cosa o nonno, dei veri aspetti dei dharma regali,
     	parla o migliore dei bhārata, tu sei il migliore degli intelligenti,

   9 	la suprema dottrina da te tutti noi ci aspettiamo o tormenta-nemici,
     	Vāsudeva ti ritiene il supremo per intelligenza.”

  10 	Bhīṣma disse:
     	“ inchinandomi al grande Dharma, inchinandomi al santo Kṛṣṇa,
     	e riverendo i brahmani, io parlerò dei dharma eterni,

  11 	ascolta interamente da me, i dharma dei re o Yudhiṣṭhira,
     	illustrati, e con attenzione quanto altro desideri,

  12 	per prima cosa o migliore dei kuru, il re deve agire,
     	per ottenere la conciliazione di dèi e ri-nati secondo le regole,

  13 	e dopo aver venerato divinità e brahmani o continuatore dei kuru,
     	egli paga il debito col dharma ed è onorato dal mondo,

  14 	sempre o figlio, impegnati nei tuoi affari o Yudhiṣṭhira,
     	in carenza dei propri affari, il fato non perfeziona gli scopi dei re,

  15 	queste due cose, l'impegno e il destino hanno uguale importanza,
     	io ritengo superiore la valentìa, il destino si dice da accertare,

  16 	ma fallendo l'impegno, non devi fartene un tormento,
     	la buona condotta si deve esercitare, questa è la suprema guida dei re,

  17 	senza la sincerità non vi è nessun successo per i re,
     	il re che è devoto alla sincerità si rallegra qui e nell'aldilà, 

  18 	e anche per i ṛṣi o re dei re, la sincerità è la suprema ricchezza,
     	e così per il re non vi è altra condizione di fiducia superiore alla sincerità,

  19 	di buona condotta, pieno di qualità, disciplinato, gentile, coi sensi vinti, giusto, 
     	facile a vedersi, munificente, non perde mai la prosperità,

  20 	resta saldo all'onestà in tutti i tuoi atti o rampollo dei kuru,
     	e ancora con ponderata condotta, e accertando i tre segreti,

  21 	il re sempre gentile viene universalmente trasgredito,
     	e dalla sua rudezza il mondo si agita, perciò agisci nei due modi, 

  22 	che i savi non siano mai meritevoli di pena o migliore dei donatori,
     	le supreme creature sono al mondo di certo i brahmani o bhārata,

  23 	e pure da Manu grand'anima, furono cantate queste due strofe,
     	quindi devi porre in cuore queste due o kaurava nei tuoi comportamenti,

  24 	' dall'acqua è sorto il fuoco, lo kṣatriya dal brahman, e il metallo dalla pietra,
     	l'energia omnipervadente di costoro nelle proprie nature si calma,

  25 	quando il metallo colpisce la pietra e il fuoco si avvicina all'acqua, 
     	e lo kṣatriya odia il brahman, allora questi tre periscono.' 

  26 	questo sapendo o grande re, onora dunque i ri-nati,
     	i migliori ri-nati devoti alla pace supportano i veda, brahman sulla terra,

  27 	così dunque o tigre fra gli uomini, quelli che infrangono il corso del mondo, 
     	sempre devono essere trattenuti per le braccia, quelli che sono tali,

  28 	il grande ṛṣi Uśanas un tempo cantava queste due strofe o figlio,
     	ascoltale entrambe o grande saggio, con mente attenta o sovrano:

  29 	' uno che attacca alzando le armi in battaglia, sia pur un sapiente dei veda,
     	dal sovrano di uomini che guarda al dharma, nel proprio diritto può essere ucciso, 

  30 	il sapiente del dharma che salva il dharma che sta per perire,
     	non sarà un infanticida, pure se con furia attacca un uomo.'

  31 	così o migliore degli uomini proteggi i ri-nati,
     	anche se essi sono criminali, ne potrebbe sorgere la fine del regno,

  32 	anche verso un infame di essi mostra pietà o signore di popoli,
     	pure se brahmanacida, uccisore di feti e violatore del letto del guru,

  33 	o se il savio offenda il re, che abbandoni i confini del regno,
     	non si deve mai produrre per loro un pericolo corporale,

  34 	sempre essi siano uomini amati o migliore degli uomini,
     	non vi è altro tesoro più grande per i re, dell'accumulo di uomini,

  35 	fra le sei difficolà o grande re, che sono stabilite dagli śāstra,
     	fra tutte quelle pensabili, la carenza di uomini, è la più ardua,

  36 	perciò sempre la pietà verso i quattro varṇa deve essere stabilita,
     	il re dall'anima giusta, di sincera parola, deve rallegrare i sudditi,

  37 	né sempre il perdono tu devi compiere o migliore degli uomini,
     	il re troppo morbido è contro il dharma, come un elefante pacifico,

  38 	nello śāstra di Bṛhaspati, un tempo vi furono poste queste strofe
     	su questo aspetto o grande re, ascoltale da me che te le recito:

  39 	'la bassa gente disprezza il re sempre pacifico,
     	e vuole salirgli sulla testa come il guidatore su quella dell'elefante,

  40 	perciò il sovrano non sia sempre gentile né aspro,
     	come il sole splendente in primavera, non è né freddo né bruciante.'

  41 	attraverso diretta visione e riflessione, comparazione e prescrizioni,
     	devono essere sempre esaminati o grande re, amici e nemici,

  42 	evita tutte le cattive passioni o re dalle molteplici dakṣiṇa,
     	non indulgere attaccandoti in esse, ma devi evitarle,

  43 	il vizioso sempre al mondo diviene disprezzato,
     	e fa pure tremare il mondo il sovrano troppo odioso, 

  44 	il re deve sempre agire col comportamento di una donna gravida,
     	ascolta o grande re, il motivo per cui questo si desidera,

  45 	come una donna gravida trascura il proprio bene che abbia in mente,
     	e si applica al bene del figlio, così pure il re agisca senza dubbio,

  46 	sempre chi segue il dharma deve vivere o migliore dei kuru,
     	trascurando il proprio piacere, in modo che vi sia il bene del mondo,

  47 	ma non trascurare mai la tua intelligenza o pāṇḍava,
     	nessun ordine dell'uomo intelligente, dal giusto bastone viene trascurato,

  48 	negli scherzi coi servi non devi mai indulgere o migliore dei parlanti,
     	ascolta da me o tigre dei re, quale male qui ci sia,

  49 	i dipendenti a causa del riso non hanno considerazione per il padrone,
     	non stanno al loro posto, trasgrediscono i suoi ordini,

  50 	se comandati esitano, e pure ne divulgano i segreti,
     	chiedono cose da non chiedere, e mangiano senza averne il permesso,

  51 	si arrabbiano, si infiammano e si siedono al suo posto, 
     	con insubordinazioni e frodi deragliano dai loro doveri, 

  52 	a pezzi riducono il regno colle loro falsità,
     	mettono gli occhi sulle donne, e si vestono allo stesso suo modo,

  53 	fanno vento e sputano alla sua presenza,
     	senza vergogna o tigre tra gli uomini, parlano al suo posto,

  54 	su cavalli, o elefanti e pure su carri amati dal sovrano,
     	salgono senza rispetto del sovrano gentile e amabile,

  55 	' questo è difficile per te o re, questa è un'ardua condotta per te.'
     	così di certo gli amici diranno nelle assemblee,

  56 	se lui è adirato rideranno, e non si rallegreranno se onorati,
     	sempre si comporteranno con gelosia, per reciprochi motivi, 

  57 	riveleranno i segreti consigli, e copriranno le malefatte,
     	con mera apparenza agiranno, disprezzando i suoi ordini,
     	riguardo a cibo e ornamenti e pure al bagno e agli unguenti,

  58 	danno orecchio o tigre fra gli uomini, agli irritati e indipendenti da lui,
     	biasimano e trascurano i loro sovrintententi o bhārata,

  59 	non sono mai contenti del vitto, e rubano i tributi del re,
     	vogliono giocare con lui come fosse un uccello legato ad una corda,
     	e vanno a dire al mondo che il re è docile ai loro voleri,

  60 	queste e altre colpe si manifestano,
     	quando un sovrano è amabile e dedito alla mollezza o Yudhiṣṭhira.”
     


                              LVII


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ sempre attivo deve essere il re o Yudhiṣṭhira,
     	e va in rovina il re che trascura gli impegni come una donna,

   2 	su ciò il venerabile Uśanas ha detto una strofa o signore di popoli,
     	e questa recitata da me o re, ascolta attentamente,

   3 	' due cose divora la terra, come il serpente gli animali nelle tane,
     	il re che non combatte e il brahmano che non vive fuori casa.'

   4 	e questo o tigre fra gli uomini tu devi tenere in cuore,
     	tu fai pace con chi vuole la pace, e combatti con chi combatte,

   5 	chi fa opposizione ad una delle sette parti del regno,
     	che sia un guru o un amico, deve essere attaccato, 

   6 	un'antica strofa fu cantata dal re Marutta,
     	sul preservare il regno o re dei re, stimata prima da Bṛhaspati:

   7 	'sia pur esso un guru, l'arrogante che non sa cosa deve o non deve fare,
     	che si precipita sulla cattiva strada, deve essere abbandonato.'

   8 	il saggio re Sagara, figlio di Bāhu quaggiù,
     	ha esiliato il figlio maggiore Asamañjas per il bene dei cittadini,

   9 	Asamañjas nel fiume saravyū i bambini dei cittadini o sovrano,
     	annegava, prima che minacciato dal padre fosse esiliato,

  10 	dal ṛṣi Uddālaka pure Śvetaketu dal grande tapas,
     	e suo amato figlio, fu abbandonato perché agiva falsamente coi savi,

  11 	il dharma eterno dei re è dunque soddisfare il mondo,
     	e la protezione della verità e l'onestà nella condotta,

  12 	non deve colpire le ricchezze altrui, e far donare a tempo quanto è da donare,
     	il sovrano coraggioso, paziente e di sincera parola, non si muove dalla retta via,

  13 	vinta la collera, è saldo nelle regole degli śāstra, custodendo il consiglio
     	riguardo a dharma, artha e kāma, e sempre devoto alla liberazione,

  14 	di questi tre difetti il re deve sempre proteggere,
     	non vi è debolezza suprema dei re, del non mantenere i segreti,

  15 	il signore della terra deve salvaguardare i dharma dei quattro varṇa,
     	la protezione dalla confusione dei dharma è il dharma eterno dei re,

  16 	non abbia troppa fiducia il sovrano né troppa sfiducia,
     	sempre con intelligenza indaghi meriti e difetti delle sei politiche,

  17 	sempre è elogiato il sovrano che guarda alle debolezze del nemico,
     	e che supporti abili spie, per conoscere la ricchezza delle tre caste,

  18 	intendo ad accrescere il tesoro, simile a Yama e a Kubera,
     	che conosca guadagni e perdite e situazione delle sue dieci cose, 

  19 	dei non salariati sia sostenitore e ispettore dei salariati,
     	il sovrano sia sempre di buon viso e sorrida prima di parlare,

  20 	renda onore agli anziani, privo di brame e vinta ogni debolezza,
     	saldo stando nella condotta dei virtuosi, guardando sempre alla buona condotta,

  21 	non deve mai prendere le ricchezze dalle mani dei virtuosi,
     	ma le prenda dai non virtuosi, e ai virtuosi ne doni,

  22 	di persona combatta e doni, controllando sé stesso, e il suo governo,
     	a tempo debito doni e goda, con retto comportamento,

  23 	dei prodi, fedeli, invincibili, nati bene, sani,
     	istruiti, con relazioni istruite, onorati e privi di ignomigne, 

  24 	sapienti dei veda e delle cose del mondo, che guardano all'altro mondo,
     	devoti ai dharma, buoni e inamovibili come monti,

  25 	questi, sempre deve fare suoi compagni il re che guardi alla prosperità, 
     	uguale sia a loro nei beni, e superiore solo per il parasole e il comandare,

  26 	la sua condotta visibile e nascosta sia sempre la stessa,
     	così agendo il sovrano di uomini non avrà afflizioni quaggiù,

  27 	il sovrano che sia di tutti troppo sospettoso e bramoso di tutto,
     	questo avido e perverso, rapidamente viene scalzato dalla sua gente,

  28 	invece il signore della terra puro, intento a vedere i bisogni del mondo,
     	non cade preda dei nemici, e pur caduto si rialza,

  29 	privo di passioni, e di vizi, di lievi punizioni, coi sensi vinti,
     	un re ottiene la fiducia dei viventi come fosse l'himavat,

  30 	saggio, dotato di giuste qualità, attento alle debolezze dei nemici,
     	facilmente visibile, sapiente delle qualità e vizi di tutti i varṇa,

  31 	dal rapido agire, vinta l'ira, di grande calma e intelligenza,
     	sano di natura, controllato, che sacrifica e non si vanta,

  32 	un re le cui iniziative e imprese non appaiono
     	mai essere giunte alla fine, questo re è il migliore dei re,

  33 	se come figli nella casa del padre gli uomini nel suo regno,
     	senza timori vivono, questo re è il migliore dei re,

  34 	se i cittadini che vivono nel suo regno non devono nascondere le ricchezze,
     	questo re espertissimo di vizi e qualità è il migliore dei re,

  35 	se le genti che vivono nel suo regno sono devoti al proprio agire,
     	disciplinate, non intente ai conflitti, e protette secondo le regole,

  36 	se obbedienti, guardati, educati, e si conducono senza rivalità,
     	e intenti al donare sono gli uomini nel suo regno, costui è un sovrano, 

  37 	se non vi è frode e inganno, né duplicità, o gelosia, 
     	nel regno del sovrano, costui possiede il dharma eterno,

  38 	il governante che onora le conoscenze, intento al bene dei cittadini,
     	che segue il dharma dei virtuosi, e che sia generoso, questo re merita il regno,

  39 	se ha sempre condotta e consiglio nel fare e nel non fare,
     	e all'insaputa dei suoi nemici, questo re merita il regno,

  40 	questa strofa fu un tempo cantata dal bhṛguide grand'anima,
     	nella storia chiamata rāmacarita, riguardo al sovrano o bhārata:

  41 	' per prima cosa si trovi un re, quindi moglie e ricchezza,
     	senza un re al mondo che vale la moglie e la ricchezza?'

  42 	questo o re, e nessun altro è il dharma eterno dei leoni tra i re,
     	se non una palese protezione, la protezione è il sostegno del mondo,

  43 	da Manu discendente di Pracetas queste due strofe furono citate,
     	riguardo al dharma dei re o re dei re, ascoltale attentamente:

  44 	' queste sei cose l'uomo eviti come una nave rotta sull'oceano,
     	un cattivo maestro, un celebrante ignorante,

  45 	un re che non protegge, una moglie di male parole,
     	un mandriano che brami il villaggio, e un barbiere che brami la foresta.'”
     


                              LVIII


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ questo è il fresco burro dei dharma regali o Yudhiṣṭhira,
     	il Beato Bṛhaspati, nessun altro dharma elogia,

   2 	il beato Viśālākṣa, e il figlio di Kavi dal grande tapas,
     	il grande Indra dai mille occhi, e Manu discendente di Pracetas,

   3 	il venerabile Bharadvāja, il muni Gauraśiras,
     	questi religiosi sapienti del brahman hanno prodotto dei trattati per i re,

   4 	essi stimano come dharma la protezione o migliore dei sostenitori del dharma,
     	quale debba essere il comportamento dei re ascolta o occhi di loto rossi,

   5 	avere spie ed emmissari, e dare loro a tempo debito senza egoismi,
     	prendere con intelligenza, e non prendere ingiustamente o Yudhiṣṭhira,

   6 	propiziarsi i virtuosi, valore, industria, sincerità sono cose favorevoli,
     	rompere il partito dei nemici con mezzi onesti e disonesti,

   7 	non abbandonare i buoni, e sostenere i consanguinei,
     	raccogliere quanto si deve raccogliere, e onorare gli intelligenti,

   8 	compiacere sempre le truppe, e controllare i sudditi,
     	non stancarsi dei doveri, e accrescere il tesoro,

   9 	non confidare nella guardia alla città, evitare i conflitti tra cittadini,
     	cura dei bisogni degli anziani, e dei miseri,

  10 	usare le punizioni i due modi secondo il momento,
     	prendersi cura quanto occorre di amici, nemici e neutrali,

  11 	fomentare i servi per spiare i propri nemici,
     	non sentirsi mai sicuro, ma rassicurare i nemici,

  12 	seguire sempre il dharma della politica, e la cura dello stato,
     	sempre disprezzare i nemici e abbandonare gli ignobili,

  13 	della cura del regno dei sovrani, Bṛhaspati ne parla,
     	qual'è la radice del dharma dei re, ascolta da me queste strofe:

  14 	'con la buona politica ottenne l'amṛta, con la buona politica uccise gli asura,
     	con la buona politica il grande Indra ha ottenuto la supremazia in cielo,

  15 	l'uomo intelligente di politica è superiore agli esperti di parole,
     	gli esperti di parole rallegrano e servono il politico intelligente,

  16 	un re privo di buona politica, sia pur sempre intelligente,
     	è attaccabile dai nemici come un serpente senza veleno.' 

  17 	nessun nemico per quanto debole deve essere trascurato dal più forte,
     	anche un piccolo fuoco bruci, anche poco veleno uccide,

  18 	pure un nemico dotato di un solo cavallo, rifugiato in uno luogo munito, 
     	può tormentare la regione anche di un re di grande fortune,

  19 	le parole segrete del re, il propiziarsi il mondo in vista della vittoria, 
     	e quanto abbia in cuore di inganno, e quale siano i suoi utili mezzi,

  20 	e quanto lui debba compiere di ingannevole, deve presentarsi come onesto,
     	per ingannare il mondo, egli deve agire nel modo più giusto,

  21 	la grandissima pratica del regno è ardua per le anime incompiute,
     	chi è di animo molle non può sopportare un supremo macello,

  22 	un regno sempre felice per tutti si mantiene coll'onestà,
     	perciò sempre o Yudhiṣṭhira devi agire mescolando le cose,

  23 	se protteggendo i sudditi egli cade in difficoltà,
     	il principe della terra che così agisce acquista un grande dharma,

  24 	questa piccola parte dei dharma dei re è stata illustrata,
     	laddove tu abbia ancora dubbi, dimmelo o migliore dei parlanti.”

  25 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi il venerabile Vyāsa, Devasthāna assieme ad Aśman,
     	Vāsudeva, Kṛpa, Sātyaki e Saṃjaya,

  26 	“ bravo, bravo!” così gioiosi come per brezze profumate,
     	applaudivano Bhīṣma tigre fra gli uomini, il migliore dei sostenitori del dharma,

  27 	allora con animo triste il migliore dei kuru diceva a Bhīṣma,
     	cogli occhi pieni di lacrime, toccando dolcemente i suoi piedi:

  28 	“ domani al più presto ti dirò i miei dubbi o nonno,
     	il sole sta andando al tramonto, dopo aver bevuto i succhi della terra.”

  29 	quidi il Lunghi-capelli, Kṛpa e gli altri con Yudhiṣṭhira in testa,
     	compiuta la pradakṣiṇa al figlio della fiumana, pieni di gioia salirono sui carri,

  30 	e bagnatisi nella dṛṣadvatī, quei saldi nei voti, fatti i riti d'acqua e le preghiere di auspicio, 
     	celebrato il tramonto rettamente, quei tormenta-nemici entrarono nella città degli elefanti. 
     


                              LIX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi alzatesi a tempo, compiuti i riti del primo mattino,
     	sui carri simili a città partirono i pāṇḍava e gli yādava,

   2 	giunti a kurukṣetra e raggiunto il senza-macchia Bhīṣma, 
     	chiesto al figlio di Gaṅgā, al migliore sul carro, se fu felice la notte,

   3 	e avendo salutato i ṛṣi con Vyāsa in testa e da tutti loro salutati,
     	sedettero vicino a Bhīṣma circondandolo da ogni parte,

   4 	allora il re Yudhiṣṭhira, il dharmarāja dal grande splendore,
     	avendo omaggiato e salutato Bhīṣma a mani giunte gli diceva:

   5 	“ questa parola 're' che significa 'il re' o bhārata,
     	in che modo essa è sorta? questo dimmi o nonno,

   6 	lui è uguale per mani, testa e collo, e pure per i suoi sensi e intelligenza,
     	uguale nei propri dolori e gioie, uguale per schiena, braccia e addome,

   7 	uguale per ossa, midollo e sperma, e per carne e sangue,
     	ugualmente inspira ed espira, e ha un uguale corpo vivente,

   8 	è uguale per nascita e morte, e uguale agli altri uomini in tutte le qualità,
     	di tutti i prodi eccellenti per intelligenza, perché lui solo è superiore?

   9 	perché lui solo l'intera terra piena di guerrieri valorosi,
     	governa, e anche il mondo desidera il suo favore?

  10 	l'intero mondo è soggetto alla grazia di uno solo,
     	e quando è agitato, tutto diviene agitato, così si ritiene,

  11 	tutto questo voglio conoscere in verità o toro dei bhārata,
     	e tu di questo parlami in verità o migliore dei parlanti,

  12 	non sarà certo per una piccola causa o signore di popoli,
     	che tutto il mondo sia incline verso uno solo come fosse un dio.”

  13 	Bhīṣma disse:
     	“ tutto questo con attenzione o migliore degli uomini ascolta interamente,
     	come un regno sia sorto fin dall'inizio del kṛtayuga,

  14 	non vi era regno né re, né bastone, né punizioni, 
     	tutte le genti secondo il dharma si proteggevano reciprocamente,

  15 	mentre gli uomini si proteggevano gli uni cogli altri secondo il dharma o bhārata,
     	caddero in suprema esaustione, e allora la confusione li prese,

  16 	gli uomini caduti in preda della confusione o toro fra gli uomini,
     	per la confusione delle loro intelligenze, il loro dharma periva,

  17 	perduta l'intelligenza, gli uomini allora in preda dell'errore,
     	divennero tutti preda dell'avidità, o migliore dei bhārata,

  18 	e gli uomini allora desiderando avere quanto non avevano,
     	alcuni caddero certamente nella brama, o potente,

  19 	e questi caduti in preda delle brame, furono toccati da desideri incontrollati,
     	ed eccitati non compivano più quanto si doveva e non si doveva fare o Yudhiṣṭhira,

  20 	andando con donne proibite, e dicendo cose indicibili,
     	mangiando cibo proibito, e non tralasciando i peccati,

  21 	ed essendo così agitato il mondo uomano, allora il brahman periva,
     	e per la perdita del brahman o re, il dharma e i veda perivano,

  22 	distrutto dharma e brahman, gli dèi caddero nel timore,
     	ed essi tremanti o tigre fra gli uomini, andarono a rifugiarsi da Brahmā,

  23 	gli dèi dunque raggiunto il Beato Grande-avo del mondo,
     	tutti a mani giunte sopraffatti da dolore e sofferenza gli dissero:

  24 	' o Beato, il brahman eterno che stava nel mondo umano è andato perduto,
     	e queste creature prese da brama ed errore non ne hanno timore,

  25 	e con la distruzione del brahman, anche il dharma è andato perduto o Signore,
     	quindi stiamo diventando simili ai mortali o Signore dei tre mondi,

  26 	i mortali facevano sacrifici al cielo perché cadesse la nostra pioggia 
     	ma per la fine di ogni loro rito allora noi siamo caduti in confusione, 

  27 	pensa qui qualcosa che sia per il nostro bene o Grande-avo,
     	questo universo sorto dal tuo potere che non vada distrutto.'

  28 	a tutti i celesti diceva allora il Beato Nato-da-sé:
     	' io penserò al vostro bene, allontanate la paura o tori dei celesti.'

  29 	quindi egli compose nato dalla sua intelligenza un trattatto di centomila capitoli,
     	in cui erano illustrati dharma, artha e kāma,

  30 	questo trattato fu chiamato dal Nato-da-sé il trivarga,
     	e il quarto è chiamato la liberazione, distinguendoli per senso e numero,

  31 	il trivarga della liberazione altrimenti è chiamato sattva, rajas e tamas,
     	stazionarietà, crescita e distruzione, è il trivarga nato dal bastone,

  32 	altro gruppo di sei è anima, luogo e tempo, e i mezzi da usare,
     	alleati e strumenti legali, questi sono detti le sei regole politiche,

  33 	e le tre professioni da seguire o toro dei bhārata, 
     	le regole del punire, e la più ampia sapienza, là sono presentate, 

  34 	il controllo dei ministri attraverso spie, la custodia del figlio del re,
     	le spie e i vari mezzi di spiare sono qui distinti,

  35 	acquisizione e donazione, discordie e punizioni o pāṇḍava
     	e gli inganni per quinto, son qui interamente trattati,

  36 	i consigli sono illustrati interamente e i mezzi di discordia,
     	il fallimento dei consigli e qual'è il frutto di successo e insuccesso,

  37 	i vari trattati da fare, il pessimo, il medio e l'ottimo,
     	usando paura, favori e ricchezze sono interamente illustrati,

  38 	i quattro tempi di spedizioni, e i dettagli dei tre tipi di vittoria,
     	la vittoria secondo il dharma, la vittoria ottenuta con mezzi,

  39 	e la vittoria da asura, sono interamente descritte, 
     	i tre aspetti delle cinque cose sono descritti,

  40 	i castighi sia nascosti che palesi sono menzionati,
     	gli otto tipi segreti e palesi sono dunque dettagliati,

  41 	carri, elefanti, cavalli e fanterie o pāṇḍava,
     	schiavi, navi, salmerie e guide dei luoghi sono le otto parti,

  42 	queste sono le parti o kauravya, evidendi dell'esercito
     	e i mezzi mobili e immobili di avvelenare con minuti veleni,

  43 	per contatto, per ingenstione, in vari modi segreti, sono ricordati,
     	e il nemico, l'amico e il neutrale sono qui pure illustrati,

  44 	e tutte le qualità delle strade, e pure le qualità della terra,
     	la protezione di sé, il ristorarsi in previsione delle battaglie,

  45 	e i vari preparativi per uomini, elefanti e cavalli,
     	i vari nomi degli schieramenti, e i vari stratagemmi per combattere, 

  46 	portenti e cadute, buona guerra e buon governo,
     	la scienza delle armi e della difesa, o toro dei bhārata,

  47 	e di liberare l'esercito dalle calamità, e di eccitare le truppe,
     	il momento di assalire e colpire, e il momento del timore o pāṇḍava

  48 	e i modi di trincerarsi e i sistemi di preparare le truppe,
     	e come colpire il regno nemico con fiere truppe e predoni delle foreste,

  49 	e con veleni e incendiari, e con altri mezzi simili,
     	con ribellioni dei principali artigiani, e la distruzione dei raccolti,

  50 	e rovinando gli elefanti, facendo nascere incertezze,
     	facendo crescere la fiducia e procurando strade,

  51 	e il giusto, il meno è il più, delle sette parti essenziali del regno,
     	l'uso di abili inviati, l'accrescere il proprio regno, 

  52 	saputo rettamente lo sviluppo di nemici, amici e neutrali,
     	opprimere e distruggere quelli più forti,

  53 	l'abilità nella legge, e la corretta investigazione degli ostacoli,
     	la pazienza, l'uso di esercizi, l'attenzione ad accumulare ricchezze,

  54 	il sostegno a chi ne è privo, e il controllare chi ce l'ha,
     	a tempo debito donare, e nessun attaccamento alle passioni,

  55 	tutte le qualità del re, e quelle del capo degli eserciti, 
     	e vizi e qualità delle cause e di chi agisce, 

  56 	e i vari tipi di cattivi segni, e la condotta dei dipendenti,
     	e sospettare di tutto, ed evitare le intossicazioni,

  57 	cercare di avere quanto non si ha e acrescere l'ottenuto,
     	il donare il surplus ai merirevoli secondo le regole,

  58 	uso delle ricchezze per il dharma per l'artha e rispetto al kāma,
     	e per quarto per sopprimere le passioni, è qui descritto,

  59 	le crudeltà nate dall'ira e quelle nate dalle brame,
     	si dice siano dieci o migliore dei kuru, qui vi sono anche le passioni,

  60 	caccia e dadi, il bere e le donne o toro dei bhārata,
     	i maestri dicono che nascono dal desiderio, e qui sono illustrati dal Nato-da-sé,

  61 	offensive parole, crudeltà, violenza delle punizioni,
     	la punizione e distruzione di sé, e la rovina dei propri scopi,

  62 	diversi strumenti e doveri sono qui illustrati,
     	l'attacco e la difesa, e l'abbattimento delle insegne,

  63 	l'abbattimento degli alberi sacri, fabbricazione e distruzione di fortificazioni,
     	le parti di carro e quanto serve a muoversi sono qui trattate,

  64 	di cembali, tamburi e conchiglie, e di tamburi da battaglia o migliore dei guerrieri,
     	la provvisione, e delle ricchezze, i sei punti deboli dei nemici,

  65 	la sicura custodia di quanto ottenuto, e l'onore dovuto ai virtuosi,
     	la compagnia dei sapienti, la retta conoscenza dei riti mattutini,

  66 	l'acquisizione di cose favorevoli, e la cura del corpo,
     	e prepare il cibo, e sempre avere fede,

  67 	da solo levarsi dal letto, sincerità con gentili parole,
     	i riti nelle feste e nelle assemble, e quelli avuti per invito,

  68 	ispezione diretta e indiretta verso tutti i sovrintendenti,
     	la loro condotta o tigre dei bhārata, deve essere sempre controllata,

  69 	non punire i savi e usare con oculatezza le punizioni,
     	proteggere le qualità di dipendenti e consanguinei,

  70 	protezione dei cittadini e sviluppo del proprio regno,
     	la conoscenza dei dodici re che stanno intorno confinanti o re,

  71 	e le settantadue regole che sono state illustrate dal Nato-da-sé,
     	e i dharma dei vari luoghi, genti e stirpi sono stati illustrati,

  72 	e dharma, artha, kāma e mokṣa qui sono stati descritti,
     	e i vari mezzi di acquisire ricchezze, e le molte dakṣiṇa,

  73 	e l'impiego di radici per riti magici, illusioni e yoga sono qui illustrati,
     	e la rovina di fiumi e delle acque ferme è descritta,

  74 	e con quali mezzi il mondo non si muova dalla via della nobiltà,
     	tutti questi o tigre fra i re, nel trattatto sulla politica viene descritto,

  75 	avendo conpiuto questo splendido trattato allora il Beato Signore,
     	contento diceva a tutti gli dèi a cominciare da Śakra:

  76 	' per beneficio del mondo e per la stabilità dei tre modi di vita,
     	questa dottrina è stata generata come fresco burro dell'eloquenza, 

  77 	essa assieme alle punizioni compirà la protezione del mondo,
     	salda nel reprimere e promuovere si diffonderà lungo i mondi,

  78 	e poiché questo mondo è guidato dal bastone, e pure il bastone lo conduce,
     	col nome di 'guida del bastone', si diffonderà lungo i tre mondi,

  79 	summa delle sei qualità politiche, sarà considerata per primi dalle grandi anime,
     	e per la sua grandezza la condotta del bastone sarà uno scopo evidente.'

  80 	la pratica politica è ampia e da essa tutto è coperto,
     	la dottrina e l'esistenza degli antichi grandi ṛṣi,

  81 	la pratica dei sacri tīrtha e delle costellazioni o Yudhiṣṭhira,
     	tutte le parti dei quattro modi di vita, e dei quattro hotṛ,

  82 	e dei quattro varṇa e pure dei quattro veda vi sono illustrate,
     	storie e upaveda, e l'intera logica vi sono descritte,

  83 	il tapas, la sapienza, la non-violenza, e la suprema condotta nel vero e nel falso,
     	l'onorare gli anziani, il donare, la purezza e lo sforzarsi,

  84 	e la compassione per tutti gli esseri, tutto qui è descritto,
     	e tutto quanto sulla terra è significato dalle parole,

  85 	nel trattatto del Grande-avo o pāṇḍava questo vi è senza dubbio,
     	e tutte le parti di dharma, artha, kāma, e mokṣa qui sono menzionate,

  86 	quindi il Beato Śaṃkara, per primo acquisì questa dottrina,
     	Śiva, dalle molte forme, dai grandi occhi, Sthānu, il Signore di Umā, 

  87 	il Beato Śiva conoscendo la decadenza della forza vitale lungo gli yuga,
     	condensava questo trattato di grande importanza fatto da Brahmā,

  88 	e così è chiamato il vaiśālākṣa, e lo acquisiva Indra,
     	dal grande tapas e saldo nel brahman, in diecimila capitoli, 

  89 	il Beato Distruggi-fortezze compendiava il trattato
     	in cinquemila o caro, e questo è detto bāhudantaka,

  90 	invece, in tre mila capitoli il signore Bṛhaspati
     	lo riduceva con intelligenza e questo è chiamato bārhaspatya,

  91 	Kāvya ne disse un riassunto in mille capitoli,
     	di questo trattato, quel grande asceta, maestro di yoga di infinita saggezza,

  92 	e così per rispetto del mondo questo trattato dai grandi ṛṣi
     	fu condensato, conoscendo la pochezza dei mortali o pāṇḍava,

  93 	quindi gli dèi avvicinando Viṣṇu, dicevano al signore delle creature,
     	l'unico che era degno della superiorità sui mortali: ' insegnalo.'

  94 	quindi avendoci pensato il Beato dio, il potente Nārāyaṇa,
     	creava dalla sua mente il figlio splendente di nome Virajas,

  95 	ma il gloriosissimo Virajas non voleva la sovranità sulla terra,
     	la sua natura era rivolta alla rinuncia, o pāṇḍava,

  96 	ma aveva un figlio di nome Kīrtimat, ed egli pure passava nei cinque elementi,
     	Kardama suo figlio, praticava pure un grande tapas,

  97 	Kardama signore delle creature aveva un figlio di nome Anaṅga,
     	virtuoso, protettore delle creature, esperto della legge del bastone,

  98 	il figlio di Anaṅga, Atibala esperto di politica, studiando
     	ottenne il regno della terra ed era in preda dei suoi sensi,

  99 	Mṛtyu aveva una figlia o re, di nome Sunīthā, nata dalla sua mente,
     	che era celebrata nei tre mondi, e che generava Vena,

 100 	ma lui che era ingiusto verso le creature, e caduto preda di brame e odi,
     	fu ucciso con steli di kuśa purificati da mantra, dai ṛṣi sapienti dei veda,

 101 	i ṛṣi strofinando la sua coscia destra con l'uso di mantra,
     	allora da quella nacque un uomo di piccole membra e deforme sulla terra,

 102 	simile ad un tronco bruciato, dagli occhi rossi, e dai capelli scuri,
     	quei ṛṣi sapienti del brahman gli dissero: ' siediti (niṣīda).'

 103 	e da lui sono nati i niṣāda, crudeli abitanti di selve montane,
     	i gli altri barbari che abitano i monti vindhya a centinaia di migliaia,

 104 	e ancora i grandi ṛṣi sfregarono la sua mano destra,
     	e da questa sorgeva un uomo come un secondo Indra per aspetto,

 105 	con la corazza, con la spada allacciata, e con arco e frecce,
     	sapiente di veda e vedāṅga, e maestro nell'arte dell'arco,

 106 	e in lui supremo sovrano era deposta interamente la dottrina del bastone o re,
     	allora il discendente di Vena a mani giunte diceva ai grandi ṛṣi:

 107 	' la più sottile intelligenza io ho per distinguere dharma e artha,
     	ma insegnatemi in verità quanto io non debba fare,

 108 	quanto voi mi direte che io debbo fare di appropriato,
     	tutto ciò io compirò, non vi può essere qui incertazza.'

 109 	allora gli dèi e i supremi ṛṣi gli dicevano:
     	' stando controllato, laddove sta il dharma senza timore agisci,

 110 	trascurando piaceri e dispiaceri, uguale verso tutti i viventi,
     	gettando via lontano brama ed ira, avidità, ed orgoglio,

 111 	e qualche uomo che al mondo si allontani dal dharma,
     	dalle tua braccia sia trattenuto guardando al dharma eterno,

 112 	e fai questa promessa con mente, parole e azioni:
     	' io proteggerò il brahman sulla terra.' così dunque ripetutamente,

 113 	' e quanto è detto essere nel dharma, praticando la dottrina del bastone,
     	pratichero e mai senza timori, agirò per mio volere,

 114 	e i ri-nati non saranno da me punibili.' così prometti o potente,
     	' io salvero il mondo da ogni confusione.' così o tormenta-nemici,

 115 	il nipote di Vena, diceva dunque agli dèi con i ṛṣi alla loro testa:
     	' che i brahmani siano sempre miei alleati o tori dei celesti.'

 116 	e ' così sia.' essendogli risposto da quei sapienti del brahman,
     	Śukra quello scrigno del brahman, divenne suo cappellano,

 117 	e suoi consiglieri i vālakhilya, e Sārasvata divenne suo compagno,
     	e il venerabile e grande ṛṣi Garga divenne suo astrologo,

 118 	e vi è la suprema conoscenza tra gli uomini che lui sia l'ottava anima,
     	sono nati due bardi prima di ciò Sūta e Māgadha,

 119 	egli rendeva rettamente livellata la superfice della terra,
     	la terra era supremamente piena di asperità, così abbiamo udito,

 120 	e da Viṣṇu, dal dio Śakra, assieme ai celesti,
     	e ai ṛṣi, e da Brahmā fu consacrato alla protezione delle creature,

 121 	la terra in persona lo onorava dandogli delle gemme o pāṇḍava,
     	e l'oceano, il signore dei fiumi, e l'himavat la suprema montagna,

 122 	e Śakra gli donavano inesauribili ricchezze o Yudhiṣṭhira,
     	e dell'oro il grande Meru in persona, la montagna d'oro,

 123 	e il Beato signore di Yakṣa e rākṣasa, trasportato da uomini,
     	gli donava ricchezza sufficente per dharma, artha e kāma,

 124 	e cavalli, carri, ed elefanti, e milioni di uomini,
     	apparivano al solo pensiero del nipote di Vena o pāṇḍava,
     	non vi erano né vecchiaia, né carestia, né ansie né malattie,

 125 	né da serpenti o da ladroni, né reciprocamente,
     	sorgevano pericoli là dove vi era il governo del re,

 126 	e da lui munita la terra, produceva diciassette tipi di grani,
     	e pure ciascuno dei quali era desiderato da yakṣa, rākṣasa e nāga,

 127 	da quel grand'anima il mondo fu reso interamente secondo il dharma,
     	deliziate erano tutte le creature e da questo fu chiamato re,

 128 	e per il suo proteggere dalle ferite i brahmani, allora fu detto kṣatriya,
     	la terra era allora ricoperta di ricchezza, come ricordano i saggi,

 129 	Viṣṇu in persona lo manteneva perennemente nella sua posizione:
     	' nessuno ti supererà o re.' così diceva o principe,

 130 	e per il suo tapas, il Beato Viṣṇu entrava nel sovrano della terra,
     	e l'intero universo di uomini e dèi lo omaggiava come un dio o sovrano,

 131 	e questo era sempre protetto dalla dottrina del bastone o signore di uomini,
     	e nessuno lo attaccava, per il suo guardarsi sempre colle spie,

 132 	e con i propri mezzi tenendo unito il mondo dal sovrano,
     	quale motivo vi è che il mondo sia nelle sue mani, se non le sue qualità divine?

 133 	allora dalla fronte di Viṣṇu sorgeva un loto d'oro,
     	dal quale nasceva la dea Śrī, che fu moglie del saggio Dharma,

 134 	da Śrī in persona nacque Artha figlio di Dharma o pāṇḍava,
     	quindi Dharma, Artha e Śrī furono posti sul trono del regno,

 135 	uno per la fine dei propri meriti dal paradiso scende sulla terra,
     	e allora nasce come un principe o caro, dedito alla dottrina del bastone,

 136 	e l'uomo sulla terra viene unito alla grandezza di Viṣṇu,
     	e diviene dotato di intelligenza e raggiunge la sovranità,

 137 	a lui stabilito dagli dèi nessuno può trasgredire,
     	e sta al comando di lui solo se da lui è comandato,

 138 	le buone azioni o re dei re, preparano buone azioni,
     	perciò il mondo sta agli ordini di uno solo che è simile agli altri,

 139 	chi solo veda il suo viso o nobile, diviene suo seguace,
     	e lo vede fortunato, ricco e bellissimo,

 140 	quindi nell'universo o re dei re, sempre fu detto dai saggi,
     	che gli dèi e gli dèi fra gli uomini sono uguali, così o signore di popoli,

 141 	tutto ti è stato illustrato sulla grandezza dei re,
     	in ogni sua parte o migliore dei bhārata, di che altro qui devo parlare?”
     


                              LX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi di nuovo salutando il nonno, il figlio di Gaṅgā,
     	da Yudhiṣṭhira messosi a mani giunte correttamente, fu interrogato: 

   2 	“quali sono i dharma di tutti i varnạ e quali separatamente per i quattro varṇa?
     	e quali sono ritenuti i dharma per i re nei quattro modi di vivere?

   3 	per cosa il regno prospera, e per cosa prospera il re?
     	per cosa cittadini e servitori prosperano o toro dei bhārata?

   4 	e riguardo a tesoro, punizioni, difficoltà, alleati, e ministri,
     	e celebranti, cappellani e maestri, quali di questi deve evitare il sovrano?

   5 	in chi deve sempre confidare il re, e in quali difficoltà?
     	o da cosa deve fermamente guardarsi? questo dimmi o nonno.”

   6 	Bhīṣma disse:
     	“ omaggiando il grande Dharma, e il virtuoso Kṛṣṇa,
     	inchinandomi ai brahmani ti parlerò dei dharma eterni,

   7 	assenza di collera, parola sincera, condivisione, e calma interiore,
     	generare colle proprie mogli, purezza, assenza di inganni,

   8 	onestà, mantenimento dei servi, queste nove regole valgono per tutti i varṇa,
     	ma quale sia il dharma del brahmano ora ti dirò interamente,

   9 	l'autocontrollo o grande re, dicono che sia il dharma più antico,
     	il proprio studio e l'insegnamento, questo è l'agire da compiere,

  10 	se della ricchezza giunge ad uno che agisce nel proprio agire,
     	senza compiere azioni proibite, ad uno calmo dotato di saggezza,

  11 	generi della prole, e faccia donazioni e sacrifichi, 
     	condividendola si deve fruire della ricchezza così incitano i virtuosi,

  12 	il brahmano che compia i suoi doveri, che nel suo studio
     	si applichi e non in altro, costui è detto un supremo brahmano,

  13 	e ora ti parlerò dei dharma che appartengono allo kṣatriya o bhārata,
     	il re doni senza chiedere, sacrifichi per sé ma non per altri,

  14 	studi ma non insegni, e protegga le creature,
     	sempre attivo, nell'uccidere sul campo i ladroni sia valoroso,

  15 	i signori della terra che sono eruditi e celebrano sacrifici,
     	quelli che sono vincitori in battaglia, questi sono i grandi conquistatori del mondo,

  16 	chi si allontana dal campo della battaglia senza averne il corpo ferito,
     	l'agire di questo kṣatriya non è raccomandato dagli antichi sapienti,

  17 	l'uccidere dei cattivi kṣatriya dicono che sia giusto secondo i migliori,
     	non vi è migliore dovere per lui che la distruzione dei ladroni,

  18 	il donare, lo studio, il sacrificare, il controllo, porta prosperità,
     	perciò il re che voglia il dharma, interamente deve combattere,

  19 	il sovrano fissando tutti i sudditi nei propri dharma,
     	li deve mantenere saldi nel dharma in tutte le loro azioni,

  20 	il sovrano con la sola protezione sia uno che ha compiuto tutti i doveri,
     	che faccia dell'altro o non lo faccia, è chiamato uno kṣatriya di Indra,

  21 	ti parlerò anche del dharma che appartiene al vaiśya o bhārata,
     	donare, studio, sacrificare, accumolo di ricchezze con purezza,

  22 	il vaiśya deve proteggere attento come un padre tutti gli animali,
     	e proibita sia ogni altra azione che lui possa fare,
     	colla protezione degli animali, lui può ottenere una grande felicità,

  23 	Prajāpati avendo creati gli animali li affidava al vaiśya,
     	e affidava tutte le altre creature al brahmano e al re,

  24 	della sua condotta ti parlerò e del suo modo di mantenersi,
     	di sei vacche può bere il latte di una, di cento può prenderne una coppia,

  25 	se morta ne abbia la settima parte, e le corna, grasso e piedi, 
     	e di grano e di tutti i semi il sufficente per un anno,

  26 	al vaiśya non venga mai il desiderio di non badare agli animali,
     	ma se il vaiśya desidera farlo, nessun altro deve badare agli animali,

  27 	ti parlerò pure del dharma che appartiene allo śūdra o bhārata,
     	Prajāpati ha stabilito che lo śūdra sia schiavo degli altri varṇa,

  28 	perciò allo śūdra è imposto di servire gli altri varṇa,
     	ubbidendo ad essi, grande felicità può ottenere,

  29 	lo śūdra deve servire i tre varṇa privo di ogni invidia,
     	e non si dedichi mai in alcun modo ad accumulare ricchezze,

  30 	il misero ottenuta la ricchezza può cader preda del più importante,
     	e col permesso del re può praticare il kāma secondo il dharma,

  31 	parlerò della sua condotta e del suo modo di mantenersi,
     	lo śūdra è stabilito essere necessariamente un dipendete degli altri varṇa,

  32 	parasoli, copricapi, seggi, sandali, e flabelli,
     	tutti questi scartati si devono dare al servitore śūdra,

  33 	e abiti fuor di misura e consumati dai ri-nati,
     	sono stabiliti essere la giusta ricchezza dello śūdra,

  34 	uno śūdra che avvicini dei ri-nati per servire,
     	le persono sapienti del dharma dicono che questa sua condotta gli sia concessa,
     	cibo sufficente deve essere dato a lui vivente, e mantenuti vecchi e bambini,

  35 	dallo śūdra il padrone non deve essere abbandonato in nessuna sventura,
     	avendo perso la ricchezza, con quanto rimane il padrone deve mantenerlo,
     	lo śūdra non ha proprietà, la sua ricchezza appartiene al padrone,

  36 	il sacrificio è stabilito solo per i tre varṇa o bhārata,
     	per lo śūdra è stabilito il mantra svāhākāra e l'omaggio,

  37 	con questi due, lo śūdra saldo nei voti celebri da sé il pākayajña,
     	e dicono che il rito pākayajña abbia come dakṣiṇa un vaso pieno,

  38 	lo śūdra di nome Paijavana, offrì cento mila
     	dakṣiṇa dedicate a Indra e ad Agni, così abbiamo udito,

  39 	quindi per tutti i varṇa il sacrificio fatto con fede è concesso,
     	la devozione verso le grandi divinità, purifica i celebranti,

  40 	il savi sono la suprema divinità ciascuno per il proprio servo,
     	sacrificando quaggiù con sattra, e con questi ottengono sempre quanto desiderano,

  41 	sorta dai brahmani la creazione degli altri tre varṇa,
     	sono pure gli dèi degli dèi e quanto dicono è la cosa suprema,
     	per questo, non per pura volontà tutti i sacrifici sono uniti ai varṇa,

  42 	il ri-nato che è sapiente di ṛg, yajus, e sāman deve essere sempre venerato,
     	chi è privo di ṛg, yajus e sāman si rifugia in Prājapati,

  43 	il sacrificio colla mente o caro, è per tutti i varṇa o bhārata,
     	non vi sono dèi né comandanti quaggiù che distruggano questo sacrificio, 
     	perciò per tutti i varṇa il sacrificio di fede è permesso,

  44 	i brahmani per la propria divinità, sempre celebrarono e per quella degli altri varṇa, così
     	era nostra utile luce il grandissimo dharma creato da Brahmā, è risaputo dai tre varṇa,

  45 	da questo sono sorti i varṇa e i giusti dharma di nascita, e questo è il suo frutto, 
     	uno è il ṛg, uno lo yajus, e uno il sāman, e il savio è il solo che appare in questi,

  46 	qui gli antichi sapienti recitano delle strofe cantate nei sacrifici
     	dai muni vaikhānasa o re dei re, quando volevano sacrificare:

  47 	'col sole sorto oppure no, uno ricco di fede, coi sensi vinti,
     	sacrifichi al fuoco secondo il dharma, la fede è il supremo mezzo,

  48 	quanto ha prima sparso, e quanto non ha ancora sparso,
     	i molti aspetti del sacrificio e i vari frutti del suo agire,

  49 	quelli che sono raccomandati e che sono stabiliti dalla conoscenza,
     	il ri-nato dotato di fede è un uomo degno di celebrare,

  50 	o se è un ladro o un malvagio oppure se è il peggiore dei malfattori, 
     	che vuole celebrare un sacrificio, viene chiamato virtuoso,

  51 	i ṛṣi lo applaudono come virtuoso senza dubbio,
     	con ogni mezzo tutti i varṇa devono sacrificare, così è stabilito,
     	nulla di uguale al sacrificio nei tre mondi si trova.' 

  52 	perciò l'uomo senza alcuna invidia deve sacrificare, così dicono,
     	donando quanto può, rifugiandosi nella fede purificatrice.” 
     


                              LXI


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ dei quattro modi di vita o grandi-braccia ascolta o dal sincero ardimento,
     	e quali siano le azioni dei quattro varṇa o Yudhiṣṭhira,

   2 	ritirarsi nella foresta, praticare la questua, il grande modo di vivere stando in casa,  
     	e il modo del brahmacarya, sono detti i quattro modi per i brahmani,

   3 	raggiunto lo stato di brahmano, purificandosi col portare la crocchia,
     	preparando le azioni dei fuochi sacri, e ottenuto studiando i veda,

   4 	con la moglie o senza moglie, l'anima compiuta dai sensi vinti,
     	compiuta ogni dovere del vivere in casa si rechi a vivere nella foresta, 

   5 	e là studiando i trattati āraṇyaka quel sapiente del dharma,
     	trattenendo il seme, avendo già generato, raggiunge l'imperituro stato del brahman,

   6 	queste pratiche dei muni che trattengono il seme,
     	devono essere compiute dal savio o re, che prima si è istruito,

   7 	del brahmano dedito alla brahmacarya o signore di popoli,
     	intento alla liberazione la prerogativa di praticare la questua è applaudita,

   8 	giacendo dove lo trova il tramondo, sia senza fuoco né casa,
     	vivendo di quanto trova, sia un muni controllato e dai sensi vinti,

   9 	deve essere senza desideri, in tutto uguale, lontano dal piacere, immutabile, 
     	il savio rifugiatosi nella pace interiore, giunge all'imperituro stato del brahman, 

  10 	studiati i veda, compiuto ogni dovere, continuata la stirpe, godute le gioie,
     	concentrato pratichi il difficile dharma del capofamiglia, dharma praticato dai muni,

  11 	felice di unirsi a tempo debito alla moglie, seguendo la legge senza inganni né frodi, 
     	misurato nel mangiare, devoto agli dèi, sincero, gentile, pacifico e senza crudeltà,

  12 	controllato, disciplinato, attento a offerte e oblazioni, donando sempre cibo ai ri-nati,
     	disinteressato, donando a tutti gli asceti, sempre intento ai fuochi sia il capofamiglia,

  13 	e qui i grandi ṛṣi o caro, di grande autorità raccontano del canto di Nārāyaṇa,
     	di grande interesse, dotato di artha e tapas, ascoltalo da me che lo dico:

  14 	' sincera onestà, onorare gli ospiti, dharma e artha, e fedeltà alla moglie,
     	sono i beni da seguire in questo mondo, e nell'altro, questa è la mia opinione.'

  15 	mantenere figli e mogli, e devozione ai veda,
     	questo è il miglior modo di vivere dei virtuosi, così dicono i supremi ṛṣi,

  16 	e il brahmano che così sia intento ai sacrifichi, pratichi rettamente il vivere in casa,
     	rettamente purificandosi nella condotta del capofamiglia, in cielo ottiene il puro frutto,

  17 	dopo aver lasciato il suo corpo, gli eterni beni desiderati e pensati,
     	diventano infiniti, come avessero testa occhi e bocche ovunque,

  18 	da solo mangiando, da solo pregando, da solo muovendosi o Yudhiṣṭhira,
     	obbedendo al solo maestro, coperto di polvere,

  19 	sempre votato alla castità, sempre padrone di sé e intento alla devozione,
     	privo di dubbi sui veda, viva sempre compiendo i propri doveri,

  20 	praticando sempre l'obbedienza, si inchini al guru, 
     	senza recedere né allontarsi mai dalle sei azioni, 

  21 	non vivere con governanti o con persone odiose,
     	questo è il modo di vivere o caro, voluto dal brahamacārin.”
     


                              LXII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“dei buoni dharma benefici, innocui, felici per il futuro, al mondo stimati,
     	che siano dei mezzi felici, e portino felicità a gente come me, di questi parlami.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ i quattro modi di vita sono stabiliti per i brahmani o potente,
     	e gli altri tre varṇa li seguono o toro dei bhārata,

   3 	si sono menzionate le molte azioni o re, che praticate dagli kṣatriya conducono al cielo,
     	e questi sono ricordati nelle regole del dṛṣṭānta, e tutto per lo kṣatriya è ben stabilito, 

   4 	e le azioni che devono seguire kṣatriya, vaiśya, śūdra e brahmani,
     	in questo mondo è censurato lo sciocco, e nell'altro mondo cade all'inferno,

   5 	i nomi che al mondo sono dati a schiavi, cani, lupi e altre bestie,
     	questi nomi devi dare o pāṇḍava ai savi intenti in cattive azioni,

   6 	ma chi si comporta con le sei azioni, nei quattro modi vita,
     	l'anima compiuta, capace, e intenta in tutti i dharma,

   7 	il brahmano perfezionato, e devoto al tapas,
     	privo di desideri e generoso, avrà i mondi ritenuti imperituri,

   8 	qualsiasi azione egli compia, in qualsiasi modo la faccia,
     	in quello stesso modo costui ne otterrà il merito,

   9 	della prosperità di agricoltura e commercio e del proprio modo di vivere,
     	devi sapere o re dei re, che il proprio studio è considerato maggiore,

  10 	spinto dal destino, il Tempo è legato alla ruota del tempo,
     	e compie indipendente tutte le azioni alte, basse e mediane,

  11 	finiti i doni prima compiuti, e le azioni pure,
     	segue il proprio karma il mondo perennemente in ogni direzione.”
     
     


                              LXIII


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ tendere l'arco, distruggere i nemici, agricoltura, commercio, allevamento,
     	e servire per ricchezza, sono azioni supremamente improprie per un brahmano,

   2 	il saggio che resta in casa deve seguire le sei azioni del brahmano,
     	e compiuto quanto doveva allora è approvata la residenza nella foresta,

   3 	e deve evitare il servire il re, il vivere della ricchezza agricola, 
     	e di commercio, la disonestà, l'usura e la donna disonesta,

   4 	uno śūdra o re, diviene il cattivo brahmano, che male agisce lontano dal dharma, 
     	il marito di una śūdra, il falso, il danzatore, il servo di villaggio, è uno da evitare,  

   5 	che reciti o non reciti i veda o re, è pari agli śūdra, e deve mangiare come un schiavo,
     	tutti questi sono pari allo śūdra o re, si devono evitare nei riti per gli dèi,

   6 	per uno che mangia smodatamente, crudele, violento, che ha lasciato il dharma e la virtù,
     	oblazioni e offerte e quant'altro si deve offrire, per lui è proibito,

   7 	perciò il dharma è stabilito per il brahmano, controllo, purezza e onestà o re,
     	e tutti i modi di vivere appartengono al savio, da Brahmā o re un tempo stabiliti,

   8 	il bevitore del soma che sia disciplinato, di nobile agire, pietoso, potente, privo di desideri, 
     	giusto, gentile, privo di inganni, colla pace interiore, costui è un savio, non chi male agisce,

   9 	tutti i mondi desiderosi di dharma o re, usano śūdra, vaisya e principi,
     	perciò pensando i varṇa legati al dharma di nascita, Viṣṇu non li desidera o figlio di Pāṇḍu,

  10 	se la natura dei varṇa non fosse per tutto il mondo, non vi sarebbero le parole dei veda,
     	né tutti i riti, o le cerimonie del mondo intero, o tutti i modi di vivere vi sarebbero,

  11 	chi appartenente ai tre varṇa che voglia seguire i modi di vita,
     	quali regole stabilite dai modi di vita, ascolta o pāṇḍava,

  12 	uno śūdra che abbia compiuto i suoi servizi, e procreato,
     	e ne abbia chiesto il permesso al re, o signore del mondo,

  13 	pur che gli manchi poco o abbia raggiunto i dieci dharma,
     	per lui tutti i modi di vita sono permessi, eliminando ogni ansia, 

  14 	ma la pratica della questua non è per lui dicono i sapienti del dharma, 
     	e pure per il vaiśya o re dei re, e per il principe,

  15 	compiuta ogni cosa, passata la giovinezza, compiuto il servizio al re, 
     	col permesso del sovrano vada a seguire il ciclo dei modi di vita,

  16 	avendo studiato i veda, e i trattati reali secondo il dharma o senza-macchia,
     	e compiuta la continuazione della stirpe, avendo onorato il soma,

  17 	avendo protetto tutte le creature secondo il dharma o migliore dei parlanti,
     	e altri riti a cominciare da rājasūya e aśvamedha,

  18 	avendo celebrato con le recitazioni, e dando le dakṣiṇa ai savi,
     	avute le vittorie in battaglia, poche o molte che siano,

  19 	avendo messo sul trono il figlio a proteggere le creature o pāṇḍava,
     	oppure un altro stimato kṣatriya di nobile stirpe o toro tra gli kṣatriya,

  20 	avendo rettamente venerato gli avi con riti funebri secondo le regole,
     	e venerato diligentemente con sacrifici gli dèi, e i ṛṣi coi veda,

  21 	chi raggiunta l'età finale, voglia un altro modo di vita,
     	praticata la giusta successione dei modi di vita ne otterrà la perfezione,

  22 	col divenire un ṛṣi regale o re dei re, e praticando la via della questua,
     	agisca desiderando vivere nel dharma dei senza casa, 

  23 	ma questi tre modi di vita non sono l'ultima azione,
     	dicono che vi è un quarto modo di vivere o tigre fra i re,

  24 	molto utile per gli uomini è che gli kṣatriya seguano il dharma migliore per il mondo,
     	tutti i dharma colle minori regole dei tre varṇa vengono dal dharma del re, dai veda si sa,

  25 	come o re, le orme prodotte da tutti i viventi sono coperte dalle orme dell'elefante,
     	così tutti i dharma in ogni circostanza sappi che sono coperti nei dharma dei re, 

  26 	gli uomini sapienti del dharma dicono che gli altri dharma hanno poco frutto e utilità,
     	questi nobili dicono che null'altro che il dharma kṣatriya ha grande utile e molta fortuna,

  27 	tutti i dharma derivano dal dharma regale, tutti i dharma sono da questo protetti,
     	ogni rinuncia o re, sta nei dharma dei re, nella rinuncia dicono vi è il primo antico dharma,

  28 	se sprofonda la dottrina del bastone muoiono i tre veda, e nessun dharma si svilupperebbe,
     	tutti i dharma dei modi di vivere muoiono, se lo kṣatriya abbandona l'antico dharma dei re,

  29 	tutte le rinunce vi sono nei dharma regali, tutte le consacrazioni stanno nei dharma regali,
     	tutti gli yoga si dicono nei dharma regali, tutti i mondi iniziano dai dharma regali,

  30 	come i viventi quando uccisi sono causa di tormento per chi segue il dharma,
     	così sono i dharma separati dal dharma regale, nessuno segue più il proprio dharma.”
     


                              LXIV


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ i dharma dei quattro modi di vita, e quelli di nascita o pāṇḍava,
     	e quelli riguardo la protezione del mondo sono fondati sul dharma kṣatriya,

   2 	tutti questi sono radicati nel dharma kṣatriya o migliore dei bhārata,
     	anche gli indifferenti al mondo dei viventi sono supportati nel dharma kṣatriya,

   3 	non manifesto, e con molte porte è il dharma di chi vive in un āśrama,
     	e la sua eterna natura la espongono nelle scritture,

   4 	alcuni con sante parole parlano della natura del mondo,
     	altri privi di conoscenza certa dei dharma, amano il non comune, 

   5 	il migliore per evidenza, privo di inganni, da sé evidente,
     	benefico per tutto il mondo è il dharma stabilito dagli kṣatriya,

   6 	i dharma dei brahmani ritirati negli āśrama o Yudhiṣṭhira,
     	come quelli degli altri tre varṇa di cui hai a lungo udito prima,
     	e i migliori praticati dal mondo sono fondati sui dharma dei re,

   7 	ti è stato narrato o re dei re, come dall'illustrissimo Viṣṇu,
     	da Nārāyaṇa, dal potente signore di tutti gli esseri, un tempo
     	moltissimi prodi re si recarono per la dottrina del bastone,

   8 	e avendo ponderato le azioni di ciascuno compiute prima nei modi di vita,
     	i re vi attendevano stando saldi alle sue parole esemplari,

   9 	e gli dèi sādhya, i vasu, i due aśvin, i rudra, i viśve, e le schiere dei marut,
     	e i siddha e gli dèi un tempo creati dal primo dio, vivono nel dharma kṣatriya,

  10 	e qui io ti racconterò una storia salda nel dharma e nell'artha,
     	quando non vi era nessuna regola, e si percorreva la via dei dānava,
     	vi fu un re o re dei re, valoroso di nome Māndhātṛ

  11 	un tempo questo signore della terra compiva un sacrificio per vedere
     	il dio Nārāyaṇa senza principio, né fine, né parte mediana,

  12 	il re Māndhātṛ o tigre fra i re, capo supremo,
     	nel sacrificio toccava i piedi del grand'anima Viṣṇu colla sua testa,

  13 	e Viṣṇu si mostrava a lui nell'aspetto del Vāsava,
     	ed egli circondato da virtuosi sovrani venerava il potente dio,

  14 	e tra quella schiera di principi di quel grand'anima,
     	vi era una grande conversazione riguardo a Viṣṇu o illustrissimo.

  15 	Indra disse:
     	' cosa desideri o migliore dei sostenitori del dharma, che vuoi vedere l'incomparabile
     	Nārāyaṇa, l'antico primo dio, dall'infinita māyā, e incomparabile valore e splendore?

  16 	quel dio dalla forma universale, neppure io posso vederlo, né lo stesso Brahmā,
     	gli altri desideri che ti stanno in cuore o re, io esaudirò, tu sei re tra i mortali,

  17 	saldo nel vero, devoto al dharma, dai sensi vinti, prode, ben intento al bene dei celesti,
     	con intelligenza, devozione e suprema fede, quindi io ti offro la grazia che desideri.'

  18 	Māndhātṛ disse:
     	' senza dubbio o Beato, io vedrò il primo dio, inchinandomi colla testa,
     	lasciati i beni, per il dharma voglio andare nella selva sulla via dei giusti, propizia al mondo,

  19 	dal grande e incomparabile dharma kṣatriya, raggiunti sono i mondi e la mia gloria è fissata,
     	quale che sia il dharma stabilito dal primo dio, e migliore per il mondo non so fare.'

  20 	Indra disse:
     	' senza esercito tu agusci contro il dharma, e vigilando otterrai la supema meta,
     	il dharma kṣatriya fu stabilito dal primo dio, dopo vengono i dharma dei rimanenti esseri,

  21 	gli altri creati hanno una fine, e senza fine, superiori e i migliori sono i dharma kṣatriya,
     	in questo dharma vi sono dentro tutti i dharma, perciò dicono che sia il miglior dharma, 

  22 	colla sua azione un tempo, dèi e ṛṣi dall'incomparabile splendore,
     	furono tutti salvati, da Viṣṇu opprimendo i nemici nel dharma kṣatriya, 

  23 	se l'incomparabile Beato Vasumat, non avesse ucciso tutti i nemici,
     	né brahmani, né il creatore del mondo, né il primo dharma né quello virtuoso esisterebbero,

  24 	se allora non avesse vinto la terra col suo valore, il migliore dio, l'incommensurabile,
     	i quattro varṇa, e i dharma dei modi di vita non ci sarebberero per la perdita del brahman,

  25 	i dharma conosciuti a centinaia, sono sorti dall'eterno dharma kṣatriya,
     	di yuga in yuga i primi dharma nascono, e il dharma kṣatriya è il migliore al mondo dicono,

  26 	trascurare la vita, pietà per tutti gli esseri, e proteggere e salvare la sapienza del mondo, 
     	liberazione dei miseri e degli oppressi, questo si trova nel dharma kṣatriya dei sovrani,

  27 	innumervoli sono intenti in brame e follia, e timorosi del re, non compiono il male,
     	gli altri rimanenti, intenti in ogni dharma, bene vivono, e praticano il buon dharma,

  28 	come padri dai sovrani, secondo il dharma della ragione, sono protetti
     	al mondo gli esseri e tutti vivono senaza incertezze,

  29 	di ogni dharma è superiore quello kṣatriya, che è eterno e il migliore al mondo,
     	è universale, limite imperituro, eternamente rivolto ad ogni parte.'
     


                              LXV


   1 	Indra disse:
     	' di tale valore, utile per tutti i dharma, il dharma kṣatriya fra tutti i dharma è il migliore,
     	da voi nobili leoni del mondo è protetto, diversamente, vi sarebbe la morte delle creature, 

   2 	la purificazione della terra unita a quella del re, proteggere le creature, il non chiedere, 
     	la pietà per tutti gli esseri, e il morir in battaglia è il migliore dharma, questo sappia il re,

   3 	i muni dicono che è la migliore rinuncia, che il migliore di tutti è chi rinuncia al corpo, 
     	sempre nel dharma dei re vi è la rinuncia di tutto, coi tuoi occhi hai visto i re della terra,

   4 	di molti saperi, o in obbedienza al guru, parlare della distruzione del nemico,
     	lo kṣatriya brahamacārin, che desidera il dharma pratichi sempre il dharma in questo modo,

   5 	negli affari ordinari, e in ogni attività, con impegno evitando piaceri e dispiaceri
     	si impegni a raffermare e proteggere i quattro varṇa, ciascuno nei propri doveri,

   6 	il dharma kṣatriya utile a tutti i dharma è il miglior rifugio di ogni attività, così dicono,
     	i varṇa che praticano ciascuno il proprio dharma, dicono insufficenti i loro dharma,

   7 	sempre negli intenti criminali, dicono che gli uomini periscono divenuti come bestie,
     	riconducendoli alla disciplina dall'avidità, il dharma kṣatriya è perciò il miglior rifugio,

   8 	la via che è dei brahmani lungo i tre veda, dicono che è il miglior rifugio dei brahmani,
     	questa dicono sia la prima azione del brahmano, facendo altro merita una morte da śūdra,

   9 	i dharma dei quattro modi di vita, e i dharma vedici o principe,
     	questi deve seguire il brahmano, e mai nessun altro,

  10 	se agisce in altro modo, questo comportamento non gli si addice,
     	per questa azione il dharma se va come fosse un cane,

  11 	il savio che agisce male, non merita rispetto,
     	dicono che non deve essere creduto chi non segue le proprie azioni,

  12 	i dharma di ogni varṇa devono essere sostenuti dai valorosi kṣatriya, questo è il dharma,
     	perciò non v'è altro meglio del dharma dei re, è dharma eroico, il migliore valore io penso.'

  13 	Mandhātṛ disse:
     	' yavana, kirāta, gāndhāra, cīna, e i barbari śabara,
     	śaka, tuṣāra, kahva, pahlava, e andhra e madraka,

  14 	oḍra, pulinda, ramaṭha, kāca, e tutti gli altri barbari,
     	e gli uomini nati da brahmani cogli kṣatriya, i vaiśya e gli śūdra,

  15 	quale dharma devono praticare tutti questi abitanti del regno?
     	e i miei simili come devono governare quelli che vivono da delinquenti?

  16 	questo vorrei udire da te o Beato, e di questo parlami,
     	tu sei simile a noi kṣatriya o Signore dei celesti.'

  17 	Indra disse:
     	' tutti i delinquenti devono obbedire a padre e madre,
     	e obbedire a maestri e superiori, e pure agli asceti negli āśrama,

  18 	tutti i delinquenti devono obbedire ai protettori della terra,
     	e il compiere i riti dei veda, è stabilito come loro dharma,

  19 	e i riti degli avi, pozzi, e cisterne e giacigli,
     	e altri doni, secondo il momento devono dare ai ri-nati,

  20 	non violenza, sincerità, mitezza, doni, vitto e protezione,
     	il mantenimento di mogli e figli, purezza, e assenza di inganni,

  21 	e le dakṣiṇa in tutti i sacrifici, deve dare chi vuole la prosperità,
     	e sacrifici domestici di grande pregio devono compiere tutti i delinquenti,

  22 	queste sorte di cose furono un tempo stabilite o senza-macchia,
     	e anche tutte le azioni mondane devono compiere quaggiù o principe.'

  23 	Māndhātṛ disse:
     	'al mondo appaiono degli uomini delinquenti in tutti i varṇa,
     	che vivono in incognito, e pure in tutti i modi di vita.'

  24 	Indra disse:
     	' andata perduta la condotta del bastone, cessato il dharma dei re,
     	i viventi divengono confusi per la malvagità del re o sovrano,

  25 	innumerevoli divengono i falsi mendicanti,
     	e le differenze dei modi di vita, dopo che termina il kṛtayuga,

  26 	non seguendo l'eccellente via dei dharma antichi, 
     	sulla cattiva strada cadono quelli che sono uniti a brama e passioni,

  27 	quando il malvagio è fermato colla regola del bastone dalle grande anime,
     	allora il dharma supremo ed eterno dei virtuosi non vacilla,

  28 	di chi dispregia il re e il supremo guru del mondo,
     	di costui né doni, né oblazioni, né fede danno frutti,

  29 	gli dèi molto onorano, il sovrano degli uomini come divenuto
     	un eterno dio, quel signore degli uomini che desidera il dharma,

  30 	il Beato Prajāpati che ha creato tutto questo universo,
     	vuole che lo kṣatriya agisca stabilendo e proibendo i dharma,

  31 	chi tiene in mente il sentiero per perseguire il dharma,
     	è stimato e onorato, e questo è fondato sullo kṣatriya.'”

  32 	Bhīṣma disse:
     	“ così avendo parlato il Beato signore circondato dalle schiere dei marut,
     	Viṣṇu tornava alla sua eterna dimora suprema meta,

  33 	così essendo stabilito un tempo la condotta nel dharma o senza-macchia,
     	chi dotato di istruzione e di intelligenza può disprezzare lo kṣatriya?

  34 	il seguire, e il non seguire in modo inappropriato,
     	conduce alla distruzione, come un cieco sulla via,

  35 	come questa ruota fu mossa dal principio e seguita fin dall'inizio,
     	agisci o tigre tra gli uomini, io ben ti conosco o senza-macchia.”
     	
     	


                              LXVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ ho sentito che parlavi dei quattro modi di vivere degli antichi uomini,
     	illustrami i particolari di essi, richiesto da me o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ tu già conosci tutti i dharma o Yudhiṣṭhira,
     	applauditi dai virtuosi o grandi-braccia come li conosco io,

   3 	ma quanto si trova più nascosto su cui tu mi chiedi o Yudhiṣṭhira,
     	questo dharma o migliore dei sostenitori del dharma ascolta o sovrano,

   4 	tutte le cose che o kuntīde, si trovano o toro fra gli uomini,
     	nelle azioni dei quattro modi di vita praticate dai virtuosi,

   5 	appartengono a chi è lontano da brame e odi, per la dottrina del bastone o Yudhiṣṭhira, 
     	e chi guarda ugualmente a tutti gli esseri, diviene come uno che segue la bhikṣā,

   6 	chi conosce punizione e beneficio, e la distribuizione dei doni, 
     	questo valoroso dalla condotta stabilita possiede la pace interiore,	

   7 	chi parenti, amici e famigliari caduti in disgrazia o Yudhiṣṭhira,
     	riesce a risollevare, segue il modo di vita del consacrato,

   8 	chi i riti giornalieri per gli spiriti, quelli per gli avi e gli uomini,
     	ampiamente pratica o pṛthāde, possiede lo stato dell'asceta nella selva,

   9 	il re che proteggendo tutti gli esseri, e il proprio regno,
     	compia varie consacrazioni, possiede lo stato dell'asceta nella selva,

  10 	il continuo studio dei veda, la pazienza e l'onorare il maestro,
     	chi pratica obbedendo al maestro possiede lo stato di brahmacarya

  11 	chi segue il sentiero diritto dell'onestà o bhārata,
     	sempre verso tutti i viventi, possiede lo stato di brahmacarya,

  12 	chi ai savi sapienti dei veda che vivono nella foresta o bhārata,
     	doni ampie ricchezze possiede lo stato di asceta nella selva,

  13 	chi mostri compassione verso tutti gli esseri o bhārata,
     	praticando la non violenza, possiede ogni tipo di stato,

  14 	chi a fanciulli e vecchi o kauravya, ogni stabilità o Yudhiṣṭhira,
     	teneramente fornisca, possiede ogni tipo di stato,

  15 	chi protezione agli esseri oppressi o continuatore dei kuru,
     	e a chi chiede rifugio fornisca o kauravya, vive lo stato di capofamiglia,

  16 	e chi protezione a tutti gli esseri mobili e immobil, 
     	e onore secondo i meriti sempre dia, vive lo stato di capofamiglia,

  17 	e a mogli e a fratelli, giovani e vecchi e a figli e nipoti,
     	dare favori e punizioni o pṛthāde, si dice sia il tapas del capofamiglia,

  18 	la protezione dei virtuosi che meritano onore, delle anime erudite
     	tra le genti o tigre fra gli uomini, è lo stato del capofamiglia,

  19 	chi in casa tutti quelli che vivono negli āśrama o bhārata,
     	accolga quaggiù con del cibo, costui è un capofamiglia o Yudhiṣṭhira,

  20 	l'uomo che è saldo nel dharma genuino dettato dal creatore,
     	ottiene il supremo frutto di tutti i modi di vita,

  21 	non periscono mai le qualità in quest'uomo o kuntīde,
     	e dicono che questo ottimo uomo sta invero, in un āśrama o Yudhiṣṭhira,

  22 	chi rende onore a uno per la sua posizione, età e famiglia, 
     	costui risiede in un tutti i modi di vita o Yudhiṣṭhira,

  23 	il re che i dieci dharma o kuntīde, e i dharma della stirpe,
     	protegge o tigre fra gli uomini, possiede tutti i modi di vita,

  24 	chi a tempo debito merita le offerte degli esseri e 
     	il potere o tigre fra gli uomini, risiede nell'āśrama dei virtuosi

  25 	chi intento ai dieci dharma, abbia riguardo del dharma,
     	dell'intero mondo o kuntīde, questo re è intento al suo modo di vita,

  26 	i virtuosi che esperti del dharma, praticano il dharma al mondo,
     	quando siano protetti nel regno di un sovrano, costui ne ha una parte del merito,

  27 	quelli che non proteggono gli uomini intenti e felici nel dharma,
     	questi sovrani o tigre fra gli uomini, acquistano il loro male,

  28 	quelli che fossero assistenti dei sovrani a proteggere o Yudhiṣṭhira,
     	tutti questi meritano una parte del dharma compiuto dagli altri o senza-macchia,

  29 	dicono che il modo del capofamiglia ha cosiderazione maggiore di tutti i modi, 
     	e che purifica o tigre fra gli uomini, e questo noi seguiamo,

  30 	l'uomo che vede sé stesso uguale agli esseri,
     	gettato il bastone, e vinta l'ira, ottiene la felicità nell'aldilà,

  31 	la nave nata dal dharma, coll'intelligenza per forza, coi lacci del dharma per corde,
     	veloce spinta dal vento della rinuncia ti trasporta di là,

  32 	quando è trattenuto da ogni cosa il desiderio che è fisso nel suo cuore,
     	allora costui è saldo nel sattva, e ottiene il brahman, 

  33 	con grande serenità, pieno della tua propria natura o signore di uomini,
     	felice di dar protezione o tigre fra gli uomini, otterrai il dharma,

  34 	a proteggere i savi di virtuose azioni intenti negli studi vedici,
     	di tutto il mondo, impegnati con ogni sforzo o senza-macchia,

  35 	il dharma che si pratica nella foresta negli āśrama o bhārata,
     	il sovrano coll'atto del proteggere un tale dharma ottiene, 

  36 	il dharma di vario tipo o migliore dei pāṇḍava, ti ho illustrato,
     	segui dunque, questo eterno dharma conosciuto dagli antichi,

  37 	l'intero dharma dei quattro modi di vita e dei quattro varṇa o pāṇḍava,
     	otterrai o tigre fra gli uomini, felice di dare protezione.”
     


                              LXVII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ mi hai detto quello dei quattro varṇa e dei quattro modi di vita,
     	le migliori azioni per il regno dimmi ora o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ la migliore azione per il regno è la consacrazione del re,
     	un regno senza re, né esercito, è conquistato dai nemici,

   3 	nei regni privi di re, il dharma non vi è stabilito,
     	tutti si divorano l'un l'altro, vergogna sia alla mancanza del re,

   4 	chi sceglie un re sceglie Indra, così è scritto,
     	e chi desidera la prosperità deve onorare il re come Indra, 

   5 	non si deve risiedere in regni privi di re, così dicono i veda,
     	nei regni privi di re, Agni non trasporta neppure le offerte,

   6 	uno più forte per aver il regno può attaccare,
     	i domini privi di re o anche quelli in cui il re è morto,

   7 	e il miglior partito è andargli incontro per onorarlo,
     	non vi è nessun male peggiore dell'assenza di re, 

   8 	se si comporta bene, tutto andrà completamente bene,
     	ma se quel potente è adirato, potrebbe compiere una distruzione,

   9 	la vacca che è ardua da mungere, per lo più va in disgrazia,
     	quella facile da mungere invece, non viene oppressa,

  10 	quanto si piega senza il calore, non viene riscaldato,
     	il legno che si flette da sé, non deve essere piegato,

  11 	in ugual maniera, l'intelligente si deve inchinare al più forte,
     	a Indra si inchina chi si inchina al più forte,	

  12 	perciò deve darsi sempre un re chi voglia la prosperità,
     	non vi sono ricchezze, né mogli, per quelli che non hanno un re,

  13 	il malvagio si rallegra rubando la ricchezza altrui in assenza di re,
     	e quando è derubato dagli altri allora desidera un re,

  14 	e anche i malvagi allora non ottengono mai la prosperità,
     	quanto è di uno è preso da due, e quanto dei due da molti altri,

  15 	chi non è schiavo è venduto come schiavo, e con la forza si prendono le donne,
     	per questo motivo gli dèi crearono i protettori delle genti,

  16 	se non vi è un re al mondo, che punisca sulla terra, 
     	come pesci all'amo i più forti prenderebbero i deboli,

  17 	le genti senza re anticamente perirono, così abbiamo udito,
     	divorandosi vicendevolmente come i piccoli pesci nell'acqua,

  18 	quindi riunitisi fecero allora questi patti, così abbiamo udito:
     	'l'uomo violento, quello di crudeli parole, e quello che sia adulterino, 
     	e quello che si prenda il non suo, tali uomini siano da noi abbandonati.'

  19 	fatto dunque questo patto per la fiducia di tutti i varṇa,
     	senza eccezioni, loro si attennero al patto,

  20 	e insieme poi si recarono afflitti dal Grande-avo:
     	' privi di sovrano noi periamo o Beato, ordina un sovrano,

  21 	che noi onoreremo tutti insieme, e che ci possa proteggere.'
     	per loro egli lo comandava a Manu, e Manu acconsentiva a loro.

  22 	Manu disse:
     	' io temo che il regno sia ardua cosa, per le crudeli azioni,
     	che sempre interamente vi sono tra gli uomini dalle false condotte.'”

  23 	Bhīṣma disse:
     	“ a lui dicevano le genti: ' non temere, una tale azione solo a lui andrà,
     	più della cinquantesima parte degli animali e dell'oro,
     	e la decima parte del grano ti daremo per il tuo tesoro,

  24 	e gli uomini che sono più eccellenti per armi e carri,
     	ti seguiranno come gli dèi fanno col grande Indra,

  25 	tu sarai potente o re, fortissimo e inviolabile,
     	felicemente ci governerai noi tutti come Kubera fa coi figli di Nirṛti,

  26 	e il dharma che le genti praticheranno ben protette dal re,
     	di questo nostro dharma a te è stabilita la quarta parte,

  27 	e acquistando una grande felicità per questo dharma,
     	dacci protezione a tutti noi o re, come il Cento-riti agli dèi,

  28 	esci rapido verso la vittoria come il potente sole,
     	spezza l'orgoglio dei nemici, e che sempre il dharma ci conquisti.'

  29 	procedeva quello splendido, attorniato da un grande esercito,
     	quasi brillando di splendore, dotato di grandi antenati,

  30 	e gli dèi vedendo la sua maestà pari a quella del grande Indra,
     	tutti erano intimoriti e non ponevano mente al loro dharma,

  31 	allora percorse tutta la terra come il dio piovoso della pioggia,
     	rendendo pacifici tutti i malvagi, e impegnandoli nelle loro azioni,

  32 	così gli uomini che vogliono la prosperità in qualche luogo della terra,
     	per prima cosa creano un re, per dare beneficio alle genti,

  33 	si prostrarono a lui con devozione, come i discepoli al guru,
     	come gli dèi al Mille-occhi, sono le genti alla presenza del re,

  34 	onorato quaggiù dalle proprie genti, uno è molto stimato,
     	ma se è disprezzato dalle sue genti, altri lo soverchiano,

  35 	l'umiliazione del re da parte dei nemici, porta infelicità a tutti,
     	perciò il parasole, il flabello, abiti e ornamenti,

  36 	cibi e bevande e dimore diedero al re,
     	e seggi e sofà, e tutti i beni parafernali,

  37 	può impegnarsi a proteggere, quell'invincibile, sorridendo prima di parlare, 
     	e saggiamente risponderà dolcemente quando apostrofato,

  38 	sapiente sia e di salda fede, intendo a condividere e coi sensi vinti, 
     	se guardato, guardi di contro gentilmente, rettamente e con attenzione.”
     


                              LXVIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ perché i savi dicono una divinità il re o toro dei bhārata?
     	egli è il signore degli uomini, questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ pure qui raccontano questa antica storia,
     	di come Vasumanas interrogava Bṛhaspati o bhārata,

   3 	il re kosala di nome Vasumanas, il migliore degli intelligenti,
     	e di compiuta saggezza interrogava il grande ṛṣi Bṛhaspati,

   4 	avendo compiuto ogni scienza, sapendo la disciplina di Bṛhaspati,
     	compiuta la pradakṣiṇa e inchinatosi secondo le regole,

   5 	gli chiedeva delle regole del regno, contento di beneficare tutti,
     	desiderando il bene delle genti come radice del dharma o signore di popoli:

   6 	' per che cosa gli esseri prosperano, e per che cosa trovano la distruzione?
     	e quale persona venerando o grande saggio, ottengono la suprema felicità?'

   7 	così interrogato il grande saggio dal re kosala dall'incomparabile splendore,
     	Bṛhaspati con certezza parlava con lui del rispetto dovuto ai re:

   8 	' il dharma del mondo o grande re, appare radicato nel re,
     	le genti per paura del re, non si divorano vicendevolmente,

   9 	il re pacifica l'intero mondo che sia agitato e
     	in ansia, secondo il dharma, e compiuto ciò risplende,

  10 	come i viventi o re, alla scomparsa di sole e luna,
     	sprofondano nella cieca tenebra, senza vedersi gli uni cogli altri,

  11 	come i pesci fuor d'acqua e come gli uccelli fuori dal nido,
     	si farebbero a pezzi a piacere, attaccandosi continuamente,

  12 	disperdendosi, soverchiandosi e scontrandosi vicendevolmente,
     	e in breve tempo cadrebbero in distruzione, non vi è qui dubbio,

  13 	così senza il re, pure le genti perirebbero,
     	sprofonderebbero nella cieca tenebra come animali senza pastori,

  14 	i più forti prenderebbero i beni dei deboli,
     	e ucciderebbero i contendenti se il re non desse protezione,

  15 	veicoli, vesti, ornamenti, e gemme varie,
     	i malvagi ruberebbero con violenza se il re non desse protezione,

  16 	' questo è mio!' così al mondo non vi sarebbe gentilezza,
     	universale violenza vi sarebbe se il re non desse protezione,

  17 	madre e padre, anziani, maestri, ospiti e guru,
     	sarebbero offesi o anche uccisi, se il re non desse protezione,

  18 	calerebbero vari tipi di armi, continuamnte su quelli che praticano il dharma,
     	e si accetterebbe l'adharma, se il re non desse protezione,

  19 	per i ricchi vi sarebbero sempre dolori, rapimenti e uccisioni,
     	e non vi sarebbe più proprietà, se il re non desse protezione,

  20 	morte e desolazione vi sarebbe e il mondo sarebbe preda dei ladroni,
     	e cadrebbe nel terribile inferno, se il re non desse protezione,

  21 	non vi sarebbero nascite, né agricoltura, né commerci,
     	il dharma affonderebbe, e i veda non vi sarebbero, se il re non desse protezione, 

  22 	non si praticherebbero i sacrifici secondo le regole, con abbondanti dakṣiṇa,
     	né matrimoni o società, se il re non desse protezione,

  23 	non vi sarebbero più tori, né il latte sarebbe zangolato,
     	e andrebbero distrutte le preghiere, se il re non desse protezione,

  24 	tutto sarebbe tremante e agitato, pieno di urla e insensato,
     	e in breve perirebbe, se il re non desse protezione,

  25 	non vi sarebbero sattra annuali in sicurezza,
     	e pieni di dakṣiṇa secondo le regole, se il re non desse protezione,

  26 	gli ascetici brahmani non studierebbero i quattro veda,
     	purificati dalla sapienza e dal tapas, se il re non desse protezione,

  27 	la mano distruggerebbe la mano, e tutti i limiti sarebbero rotti, 
     	e ogni cosa per la paura si disperderebbe, se il re non desse protezione,

  28 	non otterrebbe riparo nel dharma la gente che uccide un brahmanicida,
     	e l'autore ne otterrebbe piacere, se il re non desse protezione,

  29 	le cattive condotte prospererebbero, e vi sarebbe la confusione dei varṇa,
     	e la carestia entrerebbe nel regno, se il re non desse protezione,

  30 	senza chiudere le porte delle case possono dormire a loro piacere,
     	gli uomini protetti dal re, con sicurezza in ogni luogo,

  31 	nessuno può lanciare offese, né tantomeno offendere di mano,
     	se il re è impegnato a proteggere secondo il dharma gli uomini,

  32 	le donne adornate di ogni ornamento, senza gli uomini, e in sicurezza
     	possono percorrere le vie quando il sovrano dà protezione,

  33 	e raggiungono il dharma e non si uccidono l'un l'altro,
     	e si trattano bene reciprocamente, quando il sovrano dà protezione,

  34 	e i tre varṇa celebrano grandi sacrifici, ciascuno a suo modo,
     	e concentrati studiano i trattati, quando il sovrano dà protezione,

  35 	il mondo è fondato sugli affari, e sempre è sotenuto dai tre veda,
     	tutto quanto procede bene, quando il sovrano dà protezione,

  36 	quando il re reggendo il miglior peso, conduce le genti,
     	unito ad un grande esercito, allora il mondo è in pace,

  37 	colla sua distruzione, vi sarebbe la morte di tutti gli esseri,
     	e lui vivo, la vita sempre vi sarebbe, chi dunque non lo onorerebbe?

  38 	uno che porta il peso di costui, veicolo di felicità a tutto il mondo, 
     	e che stia saldo a fare il bene del re, entrambi i mondi conquista,

  39 	l'uomo che anche solo nella mente lo pensi un malvagio, 
     	senza dubbio quaggiù sarà afflitto e cadrà all'inferno nell'aldilà,

  40 	nessuno mai deve disprezzare il sovrano come un uomo,  
     	egli sta come una grande divinità in forma di uomo,

  41 	sempre egli assume cinque aspetti in accordo coi momenti,
     	diviene Agni, e il sole, la Morte, Kubera e Yama,

  42 	quando così sia brucia i malvagi con severa energia,
     	quando il re è ingannato, allora diviene il fuoco,

  43 	quando controlli colle spie tutti gli esseri, il sovrano
     	procurata la sicurezza, procede allora e diviene il sole,

  44 	quando adirato distrugga centinaia di uomini impuri,
     	coi loro figli e nipoti e consiglieri, allora diviene il Distruttore,

  45 	quando invece arresti tutti i criminali con fiere punizioni,
     	e favorisca i virtuosi diviene allora Yama,

  46 	quando con mucchi di ricchezze favorisca chi l'ha servito,
     	e distrugga i vari gioielli di chi lo offende,

  47 	e prosperità dia a qualcuno, e da qualcun'altro la prenda,
     	allora al mondo il sovrano o re, diviene il figlio di Viśravaṇa, 

  48 	non deve compiere alcuna offesa su di lui chi sia abile e di instancabile agire,
     	che desideri di ottenere il giusto, e sia privo di invidia per il signore,

  49 	non compiendo cose che dispiacciono al re, ottiene la felicità,
     	il figlio, il fratello o il compagno, e pure pari a lui diviene,

  50 	l'acceso amico del vento, dalla nera scia, può risparmiare qualcosa,
     	ma per chi agisce male verso il re non si trova scampo,

  51 	tutte le sue cose custodite l'uomo deve evitare da lontano,
     	e scansare quanto è del re come fosse della morte, 

  52 	toccandolo perirebbe immediatamente come un animale che tocchi la trappola, 
     	come fosse cosa propria deve custodire la proprietà reale l'uomo intelligente,

  53 	nel grande, terribile, e infame inferno, cadono
     	per lungo tempo, gli sciocchi che rubano la ricchezza reale,

  54 	il re, è ineguagliabile monarca e signore, kṣatriya, sovrano di uomini e della terra, 
     	chi con queste parole è celebrato, chi non vuole venerarlo?

  55 	perciò chi desidera prosperità, che sia controllato, vinto sé stesso e i sensi,
     	saggio, memore, e abile, deve rifugiarsi presso il sovrano,

  56 	il sovrano deve onorare il consigliere, di compiuta conoscenza, e saggezza,
     	non vile, di salda fede, di vinti sensi, saldo nel dharma e nella fermezza,

  57 	si affidi a persona controllata, sapiente del dharma, dai sensi vinti,  
     	di compiuta saggezza e di salda fede, prode, e di nobile agire,

  58 	il re rende l'uomo orgoglioso, e il re che sostiene l'uomo derelitto,
     	come può avere felicità chi tratta male il re? il re rende felice chi lo sostiene,

  59 	il re è il più importante cuore delle genti, il rifugio, il centro, la suprema felicità,
     	rifugiati rettamente nel sovrano, gli uomini vincono questo e l'altro mondo,

  60 	e pure il sovrano governando la terra, con controllo, sincerità e amicizia,
     	con grande gloria celebrati grandi riti, raggiunge la suprema sede del paradiso.'

  61 	così apostrofata dal guru, l'ottimo dei re dei kosala,
     	quel valoroso con impegno proteggeva le sue genti.”
     


                              LXIX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quali azioni specialmente rimangono da compiere al sovrano?
     	come può proteggere le sue genti, e come guardarsi dai nemici?

   2 	come può usare le spie, e come può ispirare fiducia ai varṇa?
     	e come ai dipendenti, alle mogli e ai figli o bhārata?”

   3 	Bhīṣma disse:
     	“ il comportamento dei re, o grande re, interamente ascolta con attenzione,
     	quanto deve fare per prima cosa il principe, e quanto approntare,

   4 	sé stesso deve sempre vincere il re, e vincere pure i nemici,
     	il sovrano che non vince sé stesso, come può vincere i nemici?

   5 	vince sé stesso, nella misura in cui trattiene i cinque sensi,
     	vinti i sensi il sovrano è in grado di respingere i nemici,

   6 	deve porre guardie in fortezze, e ai confini o rampollo dei kuru,
     	in città e nelle foreste, e nei parchi cittadini,

   7 	e i tutti i luoghi pubblici e i castelli, e in mezzo
     	alla città o tigre fra i re, e nel palazzo reale, 

   8 	e renda sue spie, i monchi, i ciechi, i sordi e gli inabili,
     	uomini saggi e provati per sopportare fame, sete, caldo e stanchezza,

   9 	e li impieghi con cura su tutti i ministri, 
     	sui tre tipi di amici, e sui figli o grande re, 

  10 	e nella città e nelle campagne, e presso tutti i re,
     	e li impieghi in modo che non si conoscano tra loro, 

  11 	e deve conoscere le spie inviate dal nemico o toro dei bhārata,
     	nei mercati, nei luoghi di ritrovo, nelle assemblee, e tra i mendicanti, 

  12 	in parchi e giardini, e nelle  associazione dei sapienti,
     	nelle case e nelle piazze, nelle assemblee e in altre abitazioni,

  13 	conoscendo la spia nemica può farla uccidere dalle sue spie,
     	e uccisa dalle spie tutto diviene ucciso o pāṇḍava

  14 	quando il sovrano sappia da sé stesso di essere in difficoltà,
     	consultandosi coi ministri, faccia la pace col più forte,

  15 	anche senza riconoscere la propria debolezza faccia la pace col nemico,
     	il sagace che vuole raggiungere in fretta qualche utile, 

  16 	uomini virtuosi di qualità, potenti e sapienti del dharma,
     	impieghi il sovrano, e con costoro protegga nel dharma il regno,

  17 	il re di grande intelligenza sapendo di star per essere distrutto,
     	uccida interamente i nemici del mondo che hanno fatto il male per primi,

  18 	il sovrano della terra che è capace di favorire non può neppure respingere,
     	chi si mostra incapace di difendersi, tale deve ritenersi,

  19 	faccia spedizioni in segreto contro un confinante senza alleati,
     	che sia confuso e disattento e più debole, il re che ben vede,

  20 	il valorosso con un forte e sano esercito felicemente ordini una spedizione, 
     	dopo aver dato disposizione nella città di partenza,

  21 	non resti sotto a qualcuno il sovrano, anche se valoroso,
     	ma privo di forze valorose, può tormentarlo e soverchiarlo, 

  22 	deve colpire il regno di costui con armi, fuoco e con l'uso dei veleni,
     	e creare dispute tra i suoi ministri e favoriti,
     	evitando sempre la guerra l'astuto che ne desideri il regno,

  23 	deve usare i tre mezzi che dice Bṛhaspati,
     	conciliazione, donazioni, e divisioni, questi o signore di uomini,
     	il sapiente deve contentarsi della ricchezza che ottiene, 

  24 	prendendo i tributi dalle sue genti o rampollo dei kuru,
     	chi ha suprema saggezza per governarli prende da loro la sesta parte,

  25 	ma la ricchezza di quelli che seguono i dieci dharma, piccola o molta,
     	di questi cittadini, non deve prendere per il suo governo,

  26 	i cittadini deve guardarli come dei figli, non vi è qui dubbio,
     	e la loro devozione deve essere fissata coll'insegnamento delle punizioni,

  27 	il re deve fissare il figlio nella saggezza rivolta ad ogni scopo,
     	sempre sulle punizioni il regno è raffermato,

  28 	alle miniere di sale, alle tasse, alle strade e agli elefanti
     	il sovrano impieghi ministri fidati e uomini validi,

  29 	il re che sempre rettamente usi il bastone, ottiene il dharma,
     	il bastone del sovrano sempre rettamente nel dharma è elogiato,

  30 	il sovrano sia sapiente di veda e vedāṅga, saggio e dedito al tapas,
     	pronto a dare sempre, e intento a sacrificare o bhārata,

  31 	sempre salde e unite insieme siano le qualità del sovrano,
     	il sovrano trascurando i doveri come ne avrà gloria? come il paradiso?

  32 	quando il re è oppresso da un re più forte,
     	chiamando in aiuto gli amici, disponga i tre mezzi,

  33 	li faccia chiamare lungo le vie, e pure faccia evacuare i villaggi,
     	e faccia entrare tutti nelle città amiche,

  34 	e in quelle fortezze che sono più protette nelle regioni,
     	faccia entrare i ricchi e le principali forze, incoraggiandoli ripetutamente,

  35 	e il sovrano faccia raccogliere il proprio grano, 
     	se è impossibile la raccolta, faccia bruciare i campi col fuoco,

  36 	ordinando agli uomini di distruggere il grano nei campi 
     	del nemico o lo faccia da sé con tutte le sue forze,

  37 	faccia abbattere sempre i ponti sulle vie e sui fiumi,
     	faccia abbattere tutta l'acqua, e se impossibile, la renda inusabile,

  38 	avendo contrasti con un confinante al presente e per il futuro,
     	respinga il nemico in battaglia, affidandosi agli amici di quel tempo,

  39 	il re vicino alle fortezze, deve abbatterle alla base,
     	e pure tutte gli alberi minori, ma escluda gli alberi sacri,

  40 	e degli alberi molto alti ne faccia tagliare i rami,
     	ed eviti interamente anche solo di abbattere le foglie degli alberi sacri,

  41 	faccia fare rettamente piazza pulita tutt'intorno,
     	faccia riempire i fossati di picche, alligatori e altri grandi pesci, 

  42 	vi siano piccole aperture per dare sfogo alla città, 
     	e queste siano protette con ogni sforzo come le porte,

  43 	sulle porte faccia approntare sempre pesanti apparecchi di difesa,
     	faccia mettere śataghnī, e li renda indipendenti,

  44 	pezzi di legno siano pronti e faccia scavare pozzi, 
     	e faccia purificare i pozzi, riempiendoli di acque da bere,

  45 	faccia coprire di fango le case coperte di paglia,
     	e faccia portar via l'erba prima del mese caitra, per timore di incendi,

  46 	il sovrano faccia cuocere i cibi di notte,
     	che non bruci di giorno fuoco nelle case eccetto per l'agnihotra,

  47 	con attenzione bruci il fuoco dei fabbri e nei ginecei delle case,
     	e il fuoco entrato nelle case sia ben governato,

  48 	grande punizione vi sia per chi accende il fuoco di giorno,
     	e sia fatta annunciare per la protezione della città,

  49 	mendicanti, bardi, eunuchi, folli, e attori,
     	li faccia uscire o migliore degli uomini, altrimenti vi sarebbe colpa,

  50 	nei crocicchi, nei guadi, nei luoghi di assemblea, nei villaggi,
     	il sovrano metta ovunque delle spie in accordo coi varṇa,

  51 	e il signore di uomini, faccia allargare le vie regali,
     	fontanili e botteghe, ordini in accordo coi luoghi,

  52 	magazzini di strumenti e di armi, magazzini di grano, da ogni parte,
     	e stalle per cavalli ed elefanti, e alloggi per gli ufficali dell'esercito,

  53 	e fossati, o kauravya e strade larghe e strette,
     	nessuno le deve vedere, ma siano segrete o Yudhiṣṭhira,

  54 	il re inoltre quando oppresso da forze nemiche, faccia provvigione 
     	intera di sesamo, miele, burro, di granaglie, e di erbe medicinali, 

  55 	di combustibili, erba kuśa e muñja, di lame, e di frecce piumate,
     	di foraggio, ricchezze e di frecce avvelenate faccia fare provvigione,

  56 	e di tutte le armi, lance, spiedi, proiettili e armature,
     	a cominciare da queste faccia fare provvisione il sovrano,

  57 	e tutte le erbe medicinali, radici e frutti,
     	le faccia preparare e specialmente i sapienti delle quattro scienze,

  58 	e con danzatori, attori, lottatori, e maghi,
     	deve adornare la sua capitale, e rallegrare tutti,

  59 	quando vi sia sospetto su dipendenti e ministri,
     	o sui cittadini del sovrano, compia tutto di persona,

  60 	compiuta l'azione o re dei re, onori con provvigioni di ricchezza,
     	con onori secondo il merito, e con varie gentili parole,

  61 	avendo ucciso, o diminuito il nemico o rampollo dei kuru,
     	il re si consideri col debito pagato, appena si mostri in armi,

  62 	il re deve proteggere sette cose, ascolta da me quali sono,
     	sé stesso e i ministri, il tesoro, le punizioni e gli amici,

  63 	quindi i sudditi e la città o rampollo dei kuru,
     	con impegno deve cutodire il regno in queste sette cose,

  64 	chi conosca le sei qualità, le tre condizioni, e quelle del nemico
     	costui o tigre fra gli uomini gode dell'intera terra,

  65 	cosa sono dette le sei qualità ascolta da me o Yudhiṣṭhira,
     	stare alla pace, alleanza per spedizioni,

  66 	porre gli assedi, preparare le spedizioni,
     	dividere le forze, e le alleanze con altri del nemico,

  67 	cosa sono le tre condizioni con attenzione ascolta,
     	perdite, crescite e bilanci, sono le tre condizione anche del nemico

  68 	e si deve seguire dharma, artha e kāma secondo il momento,
     	col dharma il sovrano governa a lungo la terra,

  69 	su questo argomento due strofe vi sono che cantava Aṅgiras in persona
     	o figlio della yādavī fortuna sia a te, che meriti di ascoltarle,

  70 	'compiuti rettamente tutti i doveri, e protetta la terra,
     	avendo protetto i cittadini, nell'aldilà prospera felice,

  71 	che bisogno ha il re del tapas, o dei sacrifici?
     	per chi non protegge tutte le sue genti, il dharma va perduto.'”
     


                              LXX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ vi è la regola del bastone e il re, e il fatto che i due sono uniti,
     	quale vantaggio e per chi viene fatto? questo dimmi o nonno?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ la grande utilità della regola del bastone detta con parole perfette e utili,
     	ascolta da me che te ne parlo o re, qui secondo le regole o bhārata, 

   3 	la regola del bastone, trattiene i quattro varṇa nei loro propri dharma,
     	rettamente applicata dal signore, li allontana dall'adharma,

   4 	stando i quattro varṇa nei loro dharma, senza confusione dei limiti,
     	essendo la regola del bastone la base per la sicurezza delle genti,

   5 	i tre varṇa praticano con impegno secondo le regole il soma,
     	da questo sappi che è stabilita la prosperità di dèi e uomini,

   6 	il tempo è la causa del re, oppure il re è la causa del tempo?
     	non aver dubbi su ciò: il re è la causa del tempo,

   7 	quando il re rettamente agisce interamente nella regola del bastone,
     	allora il tempo ha nome kṛtayuga, ed è il migliore che vige,

   8 	il dharma vi è sempre nel kṛtayuga, e non si trova mai l'adharma,
     	l'animo di tutti i varṇa non si rallegra mai nell'adharma,

   9 	pace e prosperità vivono tra le genti, non vi è qui dubbio,
     	e vigono completamente le azioni stabilite dai veda, 

  10 	tutte le stagioni sono felici e salutari,
     	e sono in pace parole, animi e nature degli uomini,

  11 	non vi sono malattie, e l'uomo non si mostra di breve vita,
     	non vi sono vedove qui, e non nasce nessuno crudele,

  12 	la terra da frutti senza lavoro, e vi è ogni pianta,
     	corteccia, foglie, frutti e radici sono piene di vita,

  13 	non si trova qui adharma, ma solo il dharma,
     	così sappi, sono le qualità del kṛtayuga o yudhiṣṭhira,

  14 	quando il re si applica per tre quarti nella regola del bastone,
     	trascurando la quarta parte, allora vige il tretāyuga,

  15 	la quarta parte cattiva segue le altre tre parti,
     	la terra e le piante danno frutti con il lavoro,

  16 	quando il re ne trascura la metà, metà della regola allora vige,
     	quindi l'era di nome dvāparayuga allora ha luogo,

  17 	e la metà cattiva segue le altre due parti,
     	la terra da frutti col lavoro ed è poco fruttuosa,

  18 	quando il sovrano abbandona completamente la regola del bastone,
     	le creature sono afflitte senza rimedio e allora giunge il kaliyuga,

  19 	nel kaliyuga, perlopiù vi è l'adharma e qualche volta il dharma,
     	l'animo di tutti i varṇa si allontana dal proprio dharma,

  20 	gli śūdra vivono di questua, e i brahmani sono a servizio,
     	vi è la perdita di pace e prosperità, e vige la confusione dei varṇa,

  21 	le azioni dettate dai veda sono imperfette,
     	tutte le stagioni sono infelici e fonti di malattie,

  22 	si indeboliscono menti, voci e nature degli uomini,
     	sorgono delle malattie, e qui muoiono quelli giunti in vita,

  23 	appaiono le vedove, e qui nascono le genti crudeli,
     	e dove piove la pioggia, in quel luogo cresce il grano,

  24 	tutti i succhi vanno perduti quanto il sovrano non vuole
     	rettamente proteggere le genti, usando la regola del bastone,

  25 	il re crea il kṛtayuga, il tretā e il dvāpara
     	il re diviene la causa dei quattro yuga,

  26 	il re causa del kṛta, il più alto paradiso ottiene,
     	chi è causa del tretā ottiene un paradiso non molto alto,

  27 	come causa del dvāpara ottiene quanto gli spetta,
     	il re che è causa del kali, ottiene il più estremo male,

  28 	quindi risiede quel malfattore, eterni anni nell'inferno,
     	sprofondato nell'infamia e nella colpa verso le genti, ottiene il male,

  29 	conoscendo per prima cosa la dottrina del bastone, sempre lo kṣatriya,
     	cerchi quanto non ha ottenuto e custodisca quanto ha,

  30 	spartendo il mondo, fissando i limiti, per la prosperità del mondo,
     	rettamente condotta la dottrina del bastone è come madre e padre,

  31 	in essa vivono gli esseri, questo sappi o toro dei bhārata,
     	è il supremo dharma, un re che sia intento alla dottrina del bastone,

  32 	perciò o kauravya, nel dharma proteggi da virtuoso le genti,
     	in questo modo proteggendo le genti, conquisterai l'invincibile paradiso.”
     


                              LXXI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ con quale condotta agendo, il sovrano esperto del comportarsi,
     	può ottenere da felice ricchezze e felice futuro qui e nell'aldilà?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ vi sono trentasei azioni, connesse ad altre trentasei,
     	il dotato che pratichi queste azioni ne otterrà il frutto,

   3 	deve praticare il dharma senza stanchezza, evitare le colpe e non essere ateo,
     	pratichi le ricchezze senza crudeltà, pratichi il kāma senza attaccamento,

   4 	dica cose buone senza essere miserevole, sia prode senza vantarsi,
     	doni senza donare agli indegni, sia risoluto senza durezze,

   5 	non si unisca a genti ignobili, e non si separi dai parenti,
     	non faccia agire le spie in modo improprio, non compia azioni con violenza,

   6 	non dica buoni consigli ai malvagi, e non parli delle proprie qualità,
     	non prenda dai virtuosi, né dia rifugio a uomini non virtuosi,

   7 	non usi il bastone senza ponderare, non mostri la propria intenzione,
     	non distribuisca a persone avide, non incoraggi chi agisce male, 

   8 	non sia geloso nel custodir le mogli, il sovrano sia largo senza sdegno,
     	non frequenti troppo le donne, non mangi impropriamente saporito,

   9 	senza arroganza onori i rispettabili, e serva il guru senza inganno, 
     	veneri gli dèi, senza frodi cerchi una ricchezza irreprensibile,

  10 	coltivi la gente rinunciando alla superiorità, sia abile ma non a tempo improprio,
     	non sia gentile per profitto, né ricevendo getti via,

  11 	non attacchi nell'ignoranza, uccidendo i nemici non ne risparmi,
     	non cada nell'ira senza ragione, non sia gentile con chi agisce male,

  12 	in questo modo agisce stando sul trono se desideri il meglio,
     	il sovrano che agisca altrimenti cade in supremo pericolo,

  13 	così chi segue tutte queste azioni come detto, 
     	ottenuta qui buona fortuna, nell'aldilà si rallegrerà in paradiso.”

  14 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	udendo queste parole del figlio di Śaṃtanu, Yudhiṣṭhira circondato dai capi e dai pāṇḍava,
     	allora il sovrano applaudiva il nonno, e quel saggio agiva come gli fu detto.
     


                              LXXII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ in che modo il re proteggendo le sue genti non cade nell'ansia,
     	e non offende il dharma? questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ in breve ti parlerò del dharma o figlio,
     	in dettaglio, non si può mai raggiungere il confine dei dharma, 

   3 	i ri-nati di qualità, saldi nel dharma, eruditi,
     	intenti nei voti vedici, tu devi ospitare in casa,

   4 	alzati ad abbracciarne i piedi, e salutandoli riverentemente,
     	quindi devi compiere tutti i riti assieme al purohita,

   5 	finiti questi giusti atti, avendo aggiuntone di propiziatori,
     	devi far dire a quei brahmani benedizioni di vittoria, e di successo per i tuoi scopi,

   6 	e pieno di onestà, fermezza e intelligenza o bhārata,
     	devi pensare al tuo profitto ed eliminare brama ed ira,

   7 	il re che persegue il suo scopo, mettendo avanti brama e collera,
     	da infantile non raggiunge né il dharma né l'artha,

   8 	non usare avidi e sciocchi nell'ambito di kāma e artha,
     	impiega in tutte le azioni gente non avida e dotata di intelligenza,

   9 	lo sciocco inesperto dei doveri, messo a capo degli affari,
     	tormenta le genti senza motivo, sopraffatto da brame e odi,

  10 	con un tributo del sesto di tasse per la punizioni delle offese,
     	procurati ricchezza secondo la disciplina dei śāstra, 

  11 	pagando secondo il dharma gli artefici, il re sempre secondo le regole
     	deve con cura accomodare il regno interamente a pace e prosperità,

  12 	al protettore, generoso, instancabile sempre intento al dharma,
     	privo di brame e odi, sono devoti gli uomini,

  13 	non cercare mai la ricchezza con ottenimenti contro il dharma,
     	dharma e artha sono incerti per chi sia lontano dagli śāstra,

  14 	il re che si allontana dagli śāstra non raggiunge la ricchezza,
     	essendo la sua ricchezza ingiusta tutta va perduta,

  15 	chi ha per radice la ricchezza da sé si fa violenza,
     	con mezzi non stabiliti dagli śāstra, per sua confusione opprime le genti,

  16 	chi taglia le mammelle della vacca per aver latte, non ne ottiene di latte, 
     	così un regno oppresso senza ragione non prospera,

  17 	chi sta dietro alla mungitura sempre ottiene il latte,
     	così chi governa un regno nel giusto modo ne ottiene il frutto,

  18 	e un regno governato rettamente e ben protetto,
     	genera sempre un'ampia crescita del tesoro o Yudhiṣṭhira,

  19 	le genti ben protette danno al re latte, grano e oro,
     	come una madre è sempre felice di dare latte ai figli propri e non,

  20 	il miglior giardiniere devi diventare o re, e non il migliore dei carbonai,
     	così impegnato a lungo potrai governare il regno proteggendolo,

  21 	se nell'attacco di un esercito nemico tu hai perdita di ricchezza,
     	allora gentilmente prendi le ricchezze che non sono dei brahmani,

  22 	non lasciare che il tuo animo si smuova vedendo un brahmano ricco,
     	pure nel bisogno, come dunque quando si è ricco in abbondanza o bhārata? 

  23 	devi dare loro ricchezze quanto puoi e secondo il merito,
     	e confortandoli e proteggendoli, otterrai il paradiso arduo da ottenersi,

  24 	così proteggendo le genti con condotta secondo il dharma,
     	un'ottima, e santa fine, piena di gloria otterrai o rampollo dei kuru,

  25 	comportandoti secondo il dharma, proteggi le genti o pāṇḍava,
     	e così impegnato o Yudhiṣṭhira, non cadrai nell'ansietà,

  26 	che il re protegga le genti è il supremo dharma,
     	come è la suprema compassione, il proteggere gli esseri nel dharma,

  27 	perciò così gli esperti del dharma ritengono il supremo dharma,
     	che il re intento a proteggere abbia compassione verso gli esseri,

  28 	per il male che compie non proteggendo le genti impaurite per un solo giorno,
     	il re non trova la fine di esso per mille anni,

  29 	e quanto di meritevole compie in un giorno protteggendo le genti nel dharma,
     	di questo ne gode il frutto in cielo per diecimila anni,

  30 	ben sacrificando, studiando, e praticando il tapas, conquista i grandi mondi, 
     	e in breve li raggiunge, proteggendo nel dharma le genti,

  31 	così proteggendo con impegno il dharma o kuntīde,
     	ottenendone quaggiù il puro frutto, non cadrai nell'ansietà, 

  32 	otterrai grande prosperità nel paradiso o pāṇḍava,
     	non sorgono simili dharma tra i non re,
     	perciò non vi è nessun'altro che il re che può ottenere grande merito,

  33 	ottenendo un regno prosperoso, e proteggendolo nel dharma,
     	e gratificando Indra col soma, e coi loro desideri le genti amiche.”
     


                              LXXIII


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ uno che protegge i virtuosi e distrugge i malvagi,
     	come purohita reale il re deve darsi o re, 

   2 	e pure qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione di Purūravas figlio di Ila con Mātariśvan.

   3 	il figlio di Ila disse:
     	' da dove è nato il brahmano, e da dove gli altri tre varṇa?
     	per quale motivo è il migliore? questo dimmi o Vāyu.'

   4 	Vāyu disse:
     	' il brahmano è sorto dalla bocca di Brahmā o migliore dei re,
     	dalle sue braccia è sorto lo kṣatriya, e dalle sue gambe si dice il vaiśya,

   5 	per servire questi tre varṇa o toro tra gli uomini,
     	poi è scaturito dai piedi un quarto varṇa, lo śūdra,  

   6 	il brahmano fin dalla nascita segue la sua natura,
     	è il signore di tutti gli esseri per la protezione del tesoro del dharma,

   7 	quindi come secondo varṇa fece lo kṣatriya protettore della terra,
     	armato di bastone per la protezione delle genti,

   8 	il vaiśya invece i tre varṇa sostiene con ricchezze e grano,
     	e lo śūdra questi deve servire per ordine di Brahmā.' 

   9 	il figlio di Ila disse:
     	' è del brahmano o della schiatta kṣatriya? a chi appartiene la terra
     	colle sue ricchezze rettamente e secondo il dharma? dimmelo o Vāyu.'

  10 	Vāyu disse:
     	' tutto appartiene al savio, qualunque cosa sia nell'universo,
     	qui per la sua primogenitura, questo riconoscono gli esperti del dharma,

  11 	il proprio il brahmano consuma, del proprio si veste, e il proprio dona,
     	il brahmano è il guru di tutti i varṇa, il primogenito e il migliore,

  12 	come la donna alla morte del marito accetta il cognato come marito, 
     	per lo stesso motivo la terra accetta lo kṣatriya come signore,

  13 	questo è il primo precetto, nelle difficoltà ve ne può essere un altro,
     	se tu punti secondo il dharma al supremo stato in paradiso,

  14 	qualcuno che conquista la terra la consegni ad un brahmano
     	dotato di studi e condotta, sapiente del dharma e ascetico,

  15 	felice nel proprio dharma che non sia rivolto alle ricchezze,
     	che guidi il re con intelligenza alla completa soddisfazione,

  16 	un brahmano nato da buona stirpe, di piena saggezza, di controllate parole,
     	conduce al meglio il re, parlando con splendido eloquio,

  17 	il re pratica il dharma indicatogli dal brahmano,
     	ascoltandolo senza presunzione, saldo nel voto del dharma kṣatriya,

  18 	fintanto ha piena saggezza a lungo rimane saldo nella gloria,
     	e il purohita reale, partecipa dell'intero suo dharma,

  19 	così tutte le genti cercano rifugio nel re,
     	agendo e stando ciascuno nel proprio dharma da nessuna cosa spaventati,

  20 	e praticano nel regno il proprio dharma, rettamente protetti dal re,
     	e il re ottiene la quarta parte del loro dharma,

  21 	e dèi, uomini, antenati, gandharva, uraga, e rākṣasa,
     	vivono dunque dei sacrifici, non vi è rito sacro in assenza del re,

  22 	da quanto lui offre vivono dèi e antenati,
     	pace e prosperità è fondata sul re col suo dharma,

  23 	nell'afa si cerca sollievo nell'ombra, nell'acqua e nelle brezze,
     	nel freddo si cerca sollievo nel fuoco, nelle vesti e al sole,

  24 	la mente si rallegra nell'udito, nel tatto, nel gusto, nella vista e nell'olfatto,
     	ma solo chi non ha timori trova gioia in tutti questi godimenti,

  25 	chi offre sicurezza ottiene grandissimo merito,
     	non si trova dono pari alla vita nei tre mondi,

  26 	Indra è il re, Yama è il re, e anche Dharma è il re,
     	il re assume vari aspetti, dal re tutto è mantenuto.'”
     


                              LXXIV


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ deve darsi un purohita saggio, e di molta erudizione, il re
     	che guardi a dharma e artha continuamente inesplicabili,

   2 	i re che abbiano o re, un purohita anima pia, e sapiente del dharma,
     	e che il re abbia le stesse qualità, costoro sempre hanno prosperità,

   3 	questi due fanno prosperare le loro genti, dèi, e avi passati e futuri,
     	i due che si uniscano saldi, nel dharma, che abbiano fede e pratica ascetica, 

   4 	che siano reciproci amici, che abbiano simili opinioni e pensiero,
     	dall'unione di brahmano e kṣatriya, le genti ottengono la felicità,

   5 	dal dissenso dei due le genti vanno alla distruzione,
     	si dice che la radice di tutti i dharma è nell'unione di brahmani e kṣatriya.'

   6 	e pure qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione tra Kaśyapa e il figlio di Ila, ascoltala o Yudhiṣṭhira.

   7 	il figlio di Ila disse:
     	' quando il brahmano abbandona lo kṣatriya, o quando lo kṣatriya lascia il brahmano,
     	dopo, chi è ancora forte, e chi invece cade nella debolezza?'

   8 	Kaśyapa disse:
     	' senza prosperità diviene il regno dello kṣatriya, dove il brahmano e opposto allo kṣatriya,
     	dopo ciò i ladri godono della forza, e i virtuosi cadono nella debolezza,

   9 	i loro tori e le loro vacche non crescono, non si zangola il burro, e non si sacrifica,
     	i loro figli non studiano i veda, quando il brahmano abbandona gli kṣatriya,

  10 	i loro tori non si rinforzano mai nelle case, le loro genti non studiano né sacrificano
     	e degradati come ladroni divengono gli kṣatriya che i brahmani abbandonano,

  11 	quando i due sono sempre uniti a sostenersi reciprocamente,
     	lo kṣatriya è la fonte del brahmano, e il brahmano è la fonte dello kṣatriya,

  12 	quando entrambi sono sempre uniti, ottengono la più grande prosperità,
     	se l'antica loro unione si rompe allora tutto diviene confuso,

  13 	chi desidera navigare non trova nave, come una nave sprofondata nell'abisso,
     	avviene la confusione dei quattro varṇa, e quindi le genti sono prossime alla distruzione,

  14 	l'albero che è il brahmano ben protetto produce miele e oro,
     	se non è protetto sempre produce lascrime e male,

  15 	quando rotti i voti, allontanato dalle osservanze, il brahmano cerca rifugio nel brahmano,
     	il dio allora fa piovere di rado, e ripetutamente calamità penetrano quel luogo,

  16 	il malvagio dopo aver ucciso donne e brahmani, se ne vanta nelle assemblee,
     	e davanti al re non ha timori, e allora la paura nasce nello kṣatriya,

  17 	i malvagi avendo superato i limiti compiendo il male, allora sorge il dio Rudra,
     	i malvagi coi loro peccati fanno nascere Rudra, e quindi tutti virtuosi e non, periscono.'

  18 	il figlio di Ila disse:
     	' da dove viene Rudra, e com'è Rudra, che sembra che i viventi sono uccisi dai viventi?
     	se questo conosci dimmelo o Kaśyapa, da dove nasce il dio Rudra?'

  19 	Kaśyapa disse:
     	' Rudra è l'anima nel cuore degli uomini, che uccide il proprio corpo e l'altrui,
     	dicono Rudra uguale ai venti improvvisi, simile di aspetto è a incendi e nuvole.'

  20 	il figlio di Ila disse:
     	' nessuno trattiene il vento, né nuvola né sole fanno piovere,
     	e sembra che accada tra gli uomini, che afflitti a brame e odio si confondano.'

  21 	Kaśyapa disse:
     	'come ad una casa il fuoco acceso, rapidamente bruci l'intero villaggio,
     	il dio crea la confusione, e quindi tutto ne è toccato buono o cattivo.' 

  22 	il figlio di Ila disse:
     	' se la punizione tocca la parte pura, senza distinguere i malvagi intenti nel male,
     	per quale scopo si compie allora il ben agire, e per quale non si compie il male?'

  23 	Kaśyapa disse:
     	' i non malvagi stando coi malfattori, il bastone ugualmente li tocca per la mescolanza,
     	brucia il legno umido mescolato col secco, non vi deve essere mescolanza coi malfattori.'

  24 	il figlio di Ila disse:
     	' la terra supporta buoni e non buoni, e il sole riscalda i buoni e i non buoni,
     	il vento soffia su buoni e non buoni, e l'acqua trasporta buoni e non buoni.'

  25 	Kaśyapa disse:
     	' così accade in questo mondo, ma non accade nell'altro mondo o figlio di re,
     	nell'aldilà vi è certo una differenza tra i due, tra chi agisce nel bene e chi nel male,

  26 	il mondo del puro è dolce e splendido di burro, lucente d'oro, origine dell'amṛta,
     	nell'aldilà si rallegra il brahmacārin, là non vi è dolore, né vecchiaia o morte,

  27 	il mondo del malvagio è oscuro e infelice, sempre vi è dolore è perlopiù sofferenza,
     	là il malfattore si duole di sé stesso, per molti anni vagando instabilmente,

  28 	per la reciproca separazione di brahmani e kṣatriya, le genti cadono nella dolorosa sventura,
     	così sapendo il sovrano deve darsi un purohita saggio e istruito,

  29 	e lo deve consacrare e così il dharma è stabilito,
     	prima di tutto quaggiù è detto il brahmano, secondo il dharma,

  30 	i sapienti del dharma sanno che per primo è stato creato, 
     	e per esser nato per primo ottiene tutto quanto è superiore,

  31 	perciò merita onore, e venerazione, il brahmano che consuma per primo,
     	tutto quando di migliore e più buono deve essere offerto a lui secondo il dharma,

  32 	necessariamente anche il re più forte così deve agire,
     	il brahmano fa crescere lo kṣatriya, e lo kṣatriya fa crescere il brahmano.'”
     


                              LXXV


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ pace e prosperità del regno si dice dipendano dal re,
     	e pure la pace e prosperità del re, dipende dal purohita,

   2 	quando il brahmano disperde le invisibili paure delle genti,
     	e il re quelle visibili colle sue braccia, il regno prospera felice, 

   3 	e anche qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione tra Mucukunda e il re figlio di Viśravaṇa,

   4 	il sovrano Mucukunda, avendo conquistata la terra,
     	per provare la propria forza si recava dal Signore di alakā,

   5 	quindi il re figlio di Viśravaṇa, liberava i suoi rākṣasa,
     	i figli di Nirṛti procedevano massacrando i suoi eserciti,

   6 	col proprio esercito abbattuto, il sovrano Mucukunda,
     	uccisore di nemici rimproverava il suo sapiente purohita,

   7 	quindi Vasiṣṭha sapientissimo del brahman, avendo praticato un fiero tapas,
     	sbaragliava i rakṣas, avendone conosciuto il modo,

   8 	allora il re figlio di Viśravaṇa si mostrava a Mucukunda,
     	essendo stati uccisi gli eserciti, e gli diceva queste parole:

   9 	' precedenti re coi loro purohita più forti di te,
     	non hanno compiuto quanto tu qui hai compiuto,

  10 	questi signori della terra fortissimi ed edotti nelle armi,
     	arrivando si prostrarono a me Signore di gioia e dolore,

  11 	se tu hai valore di braccia, devi dunque mostrarlo,
     	perche dunque con la forza dei brahmani agisci oltre misura?'

  12 	allora Mucukunda adirato, rispondeva al Signore delle ricchezze,
     	senza timori, senza tremori queste parole prontamente appropriate:

  13 	' brahmani e kṣatriya furono creati dalla stessa origine dal Nato-da-sé,
     	e ciascuno a misura della propria forza proteggono il mondo,

  14 	la forza del tapas e di mantra sempre risiede tra i brahmani,
     	e la forza di braccia e armi sempre risiede tra gli kṣatriya,

  15 	e unendo queste due si deve compiere la protezione delle genti,
     	e tu mi rimproveri di agire in questo modo o Signore di alakā.'

  16 	allora diceva il figlio di Viśravaṇa al re col suo purohita:
     	' io non concedo un regno a qualcuno senza esserne comandato, 

  17 	né lo prendo pure se comandato, questo sappi o principe,
     	governa l'intera terra o valoroso da me data.'

  18 	Mucukunda disse:
     	' io non voglio governare un regno da te dato o sovrano,
     	ma devo ottenere un regno avuto col valore del mio braccio, così desidero.'”

  19 	Bhīṣma disse:
     	“ allora il re figlio di Viśravaṇa cadeva in suprema meraviglia,
     	vedendo Mucukunda senza tremori saldo nel dharma kṣatriya, 

  20 	quindi il re Mucukunda governava la terra,
     	conquistata col valore del suo braccio seguendo rettamente il dharma kṣatriya,

  21 	e così il re sapiente del brahman, che agisce dando precedenza al brahman,
     	conquista la terra invincibile, e ottiene grande gloria,

  22 	sempre compia i riti il brahmano, e sempre in armi sia lo kṣatriya,
     	tutto quanto si trova al mondo, dipende da questi due.” 
     
     


                              LXXVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ con la condotta con cui il sovrano fa prosperare gli uomini,
     	conquista anche i puri mondi? questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ il re deve essere intento nelle donazioni e nei sacrifici o bhārata,
     	e pure nel tapas e nelle astinenze, e saldo nel proteggere le sue genti,

   3 	il re deve proteggere sempre, nel dharma tutte le sue genti,
     	e con impegno e ogni cura deve venerare chi vive nel dharma,

   4 	il re che venera il dharma, allora ovunque è venerato,
     	e qualsiasi cosa il re compie questa è gradita alle genti,

   5 	sempre come la morte deve essere col bastone alzato tra i nemici,
     	deve uccidere ovunque i ladri, e nessuno perdonarne a suo capriccio,

   6 	le genti che quaggiù praticano il dharma, devono essere ben protette dal re,
     	e il re acquista un quarto del loro dharma o bhārata,

   7 	di quanto si studia, o si celebra, di quanto si dona e si venera,
     	di questo il re ne ha la quarta parte, proteggendo nel dharma le sue genti,

   8 	e di qualunque male vi sia nel regno non proteggendo il re le sue genti,
     	il re acquista la quarta parte di questo male o bhārata,

   9 	e qualcuno dice che ne va anche la metà, così si pensa,
     	delle azioni crudeli e anche delle ingannevoli o signore della terra, 
     	da una tale colpa ascolta con cosa il re si possa liberare,

  10 	se non è in grado di recuperare le ricchezze rubate dai ladri,
     	le deve fornire dal suo tesoro, o nell'imposibilità dal suo appannaggio,

  11 	da tutti i varṇa deve sempre essere protetta la proprietà dei brahmani e loro stessi,
     	non può stare nel regno chi rubi ai ri-nati,

  12 	proteggendo la roba dei brahmani tutto diviene protetto,
     	vigendo la serenità tra loro, il sovrano ha ottenuto il suo scopo,

  13 	come gli esseri viventi per la pioggia, come gli uccelli per i grandi alberi,
     	gli uomini sopravvivono per il sovrano che è abile in ogni cosa,

  14 	dal re licenzioso che sempre pensa ad ingannare,
     	che è preso da crudeltà e avidità, le genti non possono essere protette.”

  15 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ desiderando un regno felice non voglio questo regno neppure per un momento,
     	io cerco un regno nel dharma e nell'artha, ma qui non si trova il dharma,

  16 	allora basta col mio regno dove non si trova il dharma,
     	perciò io me andrò nella foresta in cerca del dharma,

  17 	là nelle pure foreste gettato il bastone, coi sensi vinti,
     	mi impegnerò ad avere il dharma da muni che si nutre di frutta e radici.”

  18 	Bhīṣma disse:
     	“ io so che il tuo intelletto è caratterizzato dall'assenza di crudeltà,
     	ma la pura assenza di crudeltà non è in grado di fare granchè,

  19 	pure se tu sei gentile, controllato, nobilissimo e giustissimo,
     	il mondo non onora molto un debole pieno di compassione e di dharma,

  20 	guarda dunque alla condotta regale usuale di padri e antenati,
     	non è questa che tu vuoi compiere la condotta giusta per i re,

  21 	non devi essere affetto da debolezze, né quaggiù praticare la non violenza,
     	ma capace di proteggere le genti, otterrai il frutto del tuo dharma,

  22 	non seguiva certo questa speranza Pāṇḍu, e neppure Kuntī,
     	non questa volontà o caro, che tu pratichi nel tuo animo,

  23 	tuo padre parlava sempre di ardimento, forza e rettitudine,
     	e Kuntī ti chiedeva grandezza, forza e nobiltà,

  24 	sempre svāhā e svadhā vogliono uomini e dèi,
     	sempre questo, padri e divinità si aspettano per i figli,

  25 	donazione, studio, sacrifici, e protezione delle genti,
     	giusto o sbagliato che sia tu fin dalla nascita devi seguire,

  26 	al momento di portare, quelli che si esimono dal portare il giusto peso,
     	vanno in rovina o kuntīde, e la fama non li raggiunge,

  27 	chi controllato e instancabile porta completamente il suo peso,
     	con parole e azioni senza macchia, ha il successo del suo agire,

  28 	nessuno agisce quaggiù da solo in disgrazia,
     	se vive in casa nel dharma, è un re o anche un brahmacārin,

  29 	un nobile agire anche piccolo che sia perlopiù buono,
     	è meglio compierlo che non compierlo, il non agire è la cosa peggiore,

  30 	quando un bennato sapiente del dharma ottiene la suprema sovranità,
     	a questo fortunato allora o re, capita prosperità e pace,

  31 	uno con donazioni, uno colla forza e un altro con splendide parole,
     	deve ovunque cercare di avere, ottenuto un regno quaggiù il virtuoso, 

  32 	i sapienti nati bene, che non sono oppressi dal timore di inadeguato supporto,
     	avendo avuto un regno vi dimorano contenti, quale dharma è superiore?”

  33 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ qual'è dunque la suprema via del paradiso, e quale il supremo piacere?
     	e quale la suprema sovranità, questo dimmi se credi.”

  34 	Bhīṣma disse:
     	“ stando sulla via per cui rettamente e immediatamente trovano la prosperità,
     	questa è la migliore per il paradiso per noi, ti dico il vero,

  35 	tu dunque o migliore dei kuru, contento sii re 
     	dei kuru, conquista il paradiso, uccidi proteggendo i virtuosi,

  36 	seguendo te o figlio, che vivano gli amici assieme ai virtuosi,
     	come gli esseri per la pioggia, e gli uccelli per un gradevole albero,

  37 	tu che sei audace, prode guerriero, non crudele, dai sensi vinti
     	gentile e pronto a condividere, seguendoti che vivano le genti.”
     


                              LXXVII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“alcuni brahmani sono intenti al proprio agire e altri in uno improprio,
     	della differenza di questi brahmani parlami o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ quelli dodati di evidente sapienza, che conoscono ogni protezione, 
     	questi brahmani sono considerati o re, simili a Brahmā,

   3 	quelli impegnati come celebranti e maestri sono saldi nelle proprie azioni,
     	questi tra i brahmani o re, divengono simili agli dèi,

   4 	il celebrante, il purohita, il ministro e l'inviato, impegnato per denaro,
     	questi tra i brahmani divengono pari agli kṣatriya,

   5 	quelli che montano cavalli, elefanti, o carri o sono dei fanti,
     	questi tra i brahmani o re, sono pari ai vaiśya,

   6 	i miseri che hanno abbandonato l'agire di nascita, brahmani solo di nome, 
     	questi tra i brahmani o re, divengo pari agli śūdra,

   7 	e tutti quelli senza istruzione, e tutti quelli senza i riti di Agni,
     	a tutti questi il re secondo il dharma può chiedere tasse e servitù,

   8 	i messaggeri, quelli che vivono su un idolo, gli astrologi e i celebranti di villaggio,
     	e quelli che fanno grandi viaggi, questi cinque sono fuoricasta tra i brahmani,

   9 	da questi il sovrano può prendere le tasse se ha scarso tesoro,
     	con eccezione di quelli simili a Brahmā e agli dèi,

  10 	secondo i veda il re è proprietario della ricchezza dei non brahmani,
     	e di quelli dei brahmani che sono intenti ad azioni proibite,

  11 	il re non deve mai minimamente trascurare quelli intenti in azioni improprie,
     	li deve trattenere, e separare da quelli che desiderano seguire il dharma,

  12 	nel dominio di un re in cui vi è un brahmano ladro,
     	la colpa è del re, questo ritengono le persone di ciò sapienti,	

  13 	il sapiente brahmano snātaka che divenga ladro per sostenersi,
     	deve o re, essere mantenuto dal re, così sanno i sapienti del dharma,

  14 	ma se egli non agisce per sostentarsi o tormenta-nemici,
     	allora sia esiliato da quel luogo assieme ai famigliari.”
     
     


                              LXXVIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ di quali persone il re possiede la ricchezza o toro dei bhārata,
     	e con quale condotta deve agire? questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ il re è secondo i veda proprietario della ricchezza dei non brahmani,
     	e di alcuni dei brahmani che sono intenti in azioni proibite,

   3 	il re non deve trascurare in alcun modo i savi che agiscono impropriamente,
     	così i virtuosi dichiarano fosse l'antica condotta dei re,

   4 	nel regno di un re in cui vi sia un brahmano ladro,
     	si pensa che il re stesso abbia la colpa di tale trasgressione o sovrano,

   5 	e si pensa che sia come se lui stesso sia biasimevole per quell'azione,
     	perciò tutti i re ṛṣi custodivano i brahmani,

   6 	e anche qui raccontano una storia antica,
     	cantata dal re dei kekaya mentre era rapito da un rakṣas,

   7 	un rakṣas violentemente afferrava il sovrano dei kekaya,
     	mentre era intento nei propri studi o re, con fermi voti nella foresta.

   8 	il re disse:
     	' non vi è ladro nel mio terrirorio, né miserabile o ubriacone,
     	e nessuno che sia privo di riti e di fuochi sacri entra nei miei confini,

   9 	non vi è brahmano ignorante, né privo di voti, che non beva il soma, 
     	che non abbia fuochi sacri, che possa entrare nei confini del mio regno,

  10 	nel mio regno celebrano sacrifici con varie e abbondanti dakṣiṇa
     	e nessuno privo di studi e di voti entra nei miei confini,

  11 	studiano e fanno studiare, sacrificano e celebrano per altri,
     	donano e ricevono, ben saldi in queste sei azioni,

  12 	venerati, e compartecipi, gentili e di sincera parola,
     	intenti nel proprio agire, sono i brahmani entro i miei confini,

  13 	senza chiedere donano, esperti del sincero dharma,
     	senza insegnare studiano, sacrificano senza farlo per altri,

  14 	proteggono i brahmani, e non fuggono nelle battaglie,
     	i miei kṣatriya che sono dentro i miei confini sono saldi nel proprio agire,

  15 	di agricoltura, allevamento e mercatura, senza inganni vivono, 
     	attenti nei loro doveri, con saldi voti, e sincera parola,

  16 	usando amicizia, purezza, controllo e condivisione,
     	e saldi nel proprio agire sono i miei vaiśya dentro i miei confini,

  17 	gli altri tre varṇa servono senza invidie, secondo le regole,
     	i miei śūdra, sono intenti nel proprio agire entro i miei confini,

  18 	a miseri, vecchi, a senza aiuti, a deboli, poveri e donne,
     	a tutti questi io distribuisco al'interno dei miei confini,

  19 	a quelli che secondo le regole sono intenti nei dharma locali e famigliari,
     	a tutti questi io non porto offesa entro i miei confini, 

  20 	gli asceti nel tapas, nel mio regno sono venerati e protetti,
     	e provveduti con onori, all'interno dei miei confini,

  21 	senza aver distribuito io non mangio, non mi unisco a donne altrui,
     	e non gioco mai a mio piacere all'interno dei miei confini,

  22 	non vi è brahmacārin questuante, o mendicante che non agisca nel brahman, 
     	non vi è oblazione impropriamente offerta all'interno dei miei confini,

  23 	io non trascuro gli anziani, né gli asceti né i sapienti dei veda,
     	io veglio ben proteggendo nel regno all'interno dei miei confini,

  24 	dotato di studi vedici, intento al tapas, sapiente di ogni dharma,
     	maestro spirituale di tutto il regno è il mio splendido purohita,

  25 	con donazioni io inseguo i divini mondi, con sincerità e proteggendo i brahmani,
     	in obbedienza io approccio i guru, io non ho alcuna paura dei rākṣasa,

  26 	nel mio regno non vi è vedova, brahmano nominale, o miserevole, né un ladro,
     	né adultero, né un malfattore, io non ho paura alcuna dei rākṣasa,

  27 	non vi è nel mio corpo una parte meno di due dita che non sia colpita dalle armi,
     	mentre combattevo per il dharma all'interno dei miei confini,

  28 	sempre la mia benedizione nei sacrifici, e per brahmani e vacche,
     	vogliono le genti nel regno all'interno dei miei confini.'

  29 	il rākṣasa disse:
     	' giacché tu controlli che tutti siano saldi nel dharma,
     	allora ritorna a casa con fortuna o re dei kekaya, io ti libero, 

  30 	quelli che proteggono vacche e brahmani, e proteggono le genti o kekaya,
     	non hanno nulla da temere dai rakṣas, come dunque dagli uomini?

  31 	quelli che mettono i savi al primo posto, quelli che possiedono la forza del brahman,
     	gli uomini che compiaciono e supportano gli ospiti conquistano il paradiso.'”

  32 	Bhīṣma disse:
     	“ perciò preteggi i ri-nati, ed essi protetti ti proteggeranno, 
     	se vi è la loro benedizione per i re, il regno rettamente prospera,

  33 	perciò il re completamente i brahmani intenti in azioni improprie,
     	deve fermare, e separare, per la prosperità delle sue genti,

  34 	il re che così agisca verso cittadini e abitanti del regno,
     	avendo goduto di buone fortune ottiene gli stessi i mondi di Indra.”
     


                              LXXIX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ hai illustrato la condotta nel dharma kṣatriya che nelle diffcoltà o bhārata,
     	il brahmano può usare o non, come può vivere nel dharma vaiśya?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ se inadatto al dharma kṣatriya, può vivere nel dharma vaiśya,
     	praticando agricoltura e allevamento, nella sventura perso il sostegno.”

   3 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quali merci vendendo non perde i mondi del paradiso, 
     	il brahmano vivendo nel dharma vaiśya o toro dei bhārata?”

   4 	Bhīṣma disse:
     	“ liquori e sale, sesamo, animali con criniera,
     	tori, miele, carne e cibo cotto o Yudhiṣṭhira,

   5 	in tutte le situazioni, questi il brahmano deve evitare,
     	a vendere questi o figlio, il brahmano cade all'inferno,

   6 	la capra è Agni, la pecora Varuṇa, il cavallo è Sūrya, l'uccello virāj è la Terra,
     	il latte è il Sacrificio, questi insieme al soma non deve mai vendere,

   7 	i virtuosi non elogiano lo scambio di cibo crudo per cibo cotto,
     	può però scambiare cibo cotto per cibo crudo per mangiare o bhārata,

   8 	'noi possiamo mangiare il cibo preparato da te, e tu sarai pagato.'
     	così guardando in questo scambio non vi è nessun adharma,

   9 	qui io ti illustrerò come era il dharma anticamente,
     	nelle procedure mercantili, ascolta o Yudhiṣṭhira,

  10 	' io ti darò questo, tu dammi quest'altro.'
     	il dharma qui vige brillante, non sorge dalla forza,

  11 	in questo modo sorgevano i commerci anticamente,
     	tra i ṛṣi gli uni cogli altri, e questo senza dubbio è bene.”

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ ma o caro, quando tutte le genti prendono le armi,
     	e trasgrediscono ai propri doveri, la forza dello kṣaytriya viene meno,

  13 	il re non è più il difensore in questo mondo, come può esserne il rifugio? 
     	questo mio dubbio completamente risolvi o nonno.” 

  14 	Bhīṣma disse:
     	“ con donazioni, col tapas e i sacrifici, con onestà ed autocontrollo,
     	i varṇa a cominciare dai brahmani, cercano la loro prosperità,

  15 	quelli che hanno la forza dei veda, stando dovunque in alto,
     	aumentano la forza del re, come gli dèi fanno col grande Indra,

  16 	il rifugio del re che si indebolisce, si dice che siano i brahmani,
     	perciò colla forza dei brahmani, risorge chi è intelligente,

  17 	quando il re è vincitore si deve dedicare alla prosperità del regno,
     	allora i varṇa secondo il dharma si dedicano al proprio agire.

  18 	quando è vacante l'arbitro, e dai ladri si compie la confusione
     	tutti i varṇa che prendono le armi non si macchiano di colpe o Yudhiṣṭhira.”

  19 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ se tutti gli kṣatriya divengono ostili verso i brahmani,
     	quale brahmano li difende, quale dharma e quale rifugio si ha per loro?"

  20 	Bhīṣma disse:
     	“ col tapas, con la brahmacarya, con le armi e con la forza,
     	con la magìa e senza magìa, allora si deve fermarlo,

  21 	dello kṣatriya che sia arrogante specie verso i brahmani,
     	lo stesso brahman ne sia il castigatore, lo kṣatriya è sorto dal brahman,

  22 	dalle acque è sorto Agni, dal brahman lo kṣatriya, e dalla roccia il metallo,
     	e la loro diffusa energia si pacifica nelle loro origini,

  23 	quando il ferro colpisce la pietra e quando il fuoco cade nell'acqua,
     	e quando lo kṣatriya odia il brahmano, allora l'energia dei tre va perduta,

  24 	perciò nel brahmano o Yudhiṣṭhira, l'invincibile e agitata
     	energia e la forza degli kṣatriya va perduta,

  25 	se la forza del brahmano si ammorbidisce, e quella dello kṣatriya si indebolisce,
     	se tutti i varṇa recano offesa verso tutti i brahmani,

  26 	quelli che combattono a costo della propria vita,
     	per proteggere i brahmani, e il proprio dharma,

  27 	in tutti i mondi divengono attenti e pieni di furia,
     	e in favore dei brahmani tutti prendono le armi,

  28 	nei mondi degli asceti, di quelli che praticano felici i loro studi, di quelli che
     	entrano in digiuno e nel fuoco, questi prodi giungono alla suprema meta,
     	e le genti sanno che non vi è altro superiore dharma di perdere così la vita, 

  29 	vi è onore e benedizione, per quelli che sacrificano sé stessi
     	nel fermare gli odiatori dei brahmani, che noi possiamo avere gli stessi mondi,
     	Manu disse che questi eroi sono in paradiso avendo vinto i mondi di Brahmā,

  30 	come bagnandosi nella purificazione dell'aśvamedha, si diviene puri,
     	così buoni e cattivi divengono gli uccisi dalle armi in battaglia,

  31 	l'adharma diviene dharma, e pure il dharma diviene adharma,
     	a causa di tempo e luogo, tale è la regola di tempo e luogo,

  32 	uomini compiendo atti crudeli conquistano il supremo paradiso,
     	dei giusti compiendo il male raggiungono la suprema meta,

  33 	i brahmani prendendo le armi in questi tre frangenti non hanno peccato,
     	nel proteggere sé stessi, nella colpa dei varṇa, e nel fermare il malvagio.”

  34 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ se sorge una forza di nemici, e la confusione dei varṇa a causa degli kṣatriya,
     	se nella confusione di tutti i varṇa un altro forte predomina,

  35 	che sia brahmano, o vaiśya o śūdra o migliore dei re,
     	che protegga le genti dai nemici, usando il bastone nel dharma,

  36 	che faccia il suo dovere o non lo faccia, che sia respinto o non,
     	non deve prendere le armi un altro al posto di questo malo kṣatriya?”

  37 	Bhīṣma disse:
     	“ chi nel grande mare sia l'approdo, chi sia nave per chi non ne ha,
     	se sia śūdra o un altro, costui merita l'universale onore,

  38 	possono vivere felicemente gli uomini che in lui trovino rifugio,
     	essendo protetti, mentre senza un signore erano oppressi dai nemici, 

  39 	dovranno venerarlo contenti, come che fosse un parente,
     	avendo egli compiuto una grande impresa o kauravya merita rispetto,

  40 	che vale un toro che non tira, che vale una vacca che non da latte?
     	che merito ha una moglie infedele, che merito un re che non protegge?

  41 	come un elefamte di legno, come un animale di cuoio,
     	come un carro sulla via senza guida, come un campo salmastro,

  42 	così è il re che non protegge gli studi del brahman,
     	e pure una nuvola priva di pioggia, tutti questi sono inutili,

  43 	chi sempre protegga i virtuosi, distrugga i malvagi,
     	deve diventare re, e stabilire ogni cosa.”
     


                              LXXX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ da dove sono sorti e con quale condotta i celebranti o nonno?
     	e di quale tipi sono o re dei re? questo dimmi o migliore dei parlanti.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ in antico la condotta dei celebranti fu stabilita nelle cerimonie,
     	di questi ri-nati che conoscono la sapienza a cominciare dai sacri inni,

   3 	quelli che intelligenti sempre intenti ad uno scopo, senza dire cose spiacevoli,
     	sono amici reciproci, di medesima opinione e visione,

   4 	nei quali vi sia assenza di crudeltà sincerità, non violenza, tapas e onestà, 
     	assenza di inganni, e di cattive intenzioni, modestia, pazienza, controllo, calma, 

   5 	il modesto, saldo nella verità, controllato, che non fa male a nessun vivente,
     	lontano da brame e odi, e dotato delle tre purezze,

   6 	non violento, e contento nel sapere, merita di essere come Brahmā,
     	e tutti i grandi cerebranti o figlio, meritano rispetto in tutta verità.”

   7 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quanto è stabilito nelle parole vediche riguardo le dakṣiṇa,
     	questo si deve dare e anche questo, in nessun luogo è stabilito come,

   8 	non vi è nulla riguardo la ricchezza nei trattati, e il dharma nella sventura è
     	contro i trattati, chi non conosce la difficoltà dei trattati non può vederlo,

   9 	con grande fede si deve sacrificare, così dice la parola dei veda,
     	ma in un sacrificio ingannevole quale fede si produrrà?”

  10 	Bhīṣma disse:
     	“ né insultando i veda, né con inganni, né con disonestà, 
     	qualcuno può raggiungere la grandezza, non aver una tale opinione,

  11 	le dakṣiṇa sono una parte del sacrificio o figlio, stabilito dai veda,
     	i mantra privi di dakṣiṇa non salvano alcunchè,

  12 	l'efficaca ottiene la misura del vaso delle offerte,
     	quindi inevitalbilmente i tre varṇa devono sacrificare secondo le regole,

  13 	Soma è il re dei brahmani, così dice la parola vedica,
     	e quello vogliono vendere non per piacere ma per desiderio di vitto,
     	e per questa vendita nel giusto, il sacrificio non procede,

  14 	così secondo il dharma è dichiarato dai ṛṣi sapienti del dharma,
     	uomo, sacrificio e soma devono essere di giusta condotta,
     	l'uomo di condotta ingiusta, non vale per sé né per altri,

  15 	il corpo sono i vasi delle offerte, così si sa dai veda,
     	e questi deveono essere correttamente offerti ai brahmani grandi anime,

  16 	il tapas è migliore del sacrificio, così la suprema tradizione,
     	ora ti parlerò del tapas o saggio, e anche questo ascolta,

  17 	non violenza, parola sincera, assenza di crudeltà, controllo, compassione,
     	questo ritengono il tapas gli intelligenti, non il riseccare il corpo,

  18 	il disprezzo dei veda, l'eccessiva trasgressione ai trattati,
     	l'assenza di regole in ogni parte, è la distruzione di sé stessi,

  19 	ascolta qual'è il precetto pertinente alle dieci oblazioni,
     	la devozione è il cucchiaio, il pensiero è il burro, e il fuoco la suprema conoscenza,

  20 	ogni inganno è un passo per la morte, l'onestà è un passo verso il brahman,
     	chi possiede la conoscenza di ciò come può lamentarsi?”
     


                              LXXXI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ anche la più piccola azione, pure una sola è difficile da farsi,
     	per l'uomo senza potere, come dunque il regno o nonno?

   2 	quale condotta, quale comportamento deve avere il ministro del re?
     	su quale cosa il re deve confidare e su quale invece non confidare?”	

   3 	Bhīṣma disse:
     	“ vi sono o re, quatto tipi di amici dei re,
     	l'alleato, il condivisore, il vicino per nascita, e l'acquisito,

   4 	il quinto amico è l'anima giusta che parteggia per uno e non per due,
     	là dove sta il dharma, oppure sia allora neutrale,

   5 	a chi non approva il proprio intento non si deve rivelarlo,
     	i re che vogliono vincere agiscono nel dharma e contro il dharma,

   6 	dei quattro i due mediani sono i migliori, sospetti sono gli altri due,
     	di tutti sempre deve sospettare dovendo compiere una manifesta azione,

   7 	il re non deve mai agire con negligenza nel proteggere gli amici,
     	i mondi invero disprezzano il re negligente,

   8 	un non virtuoso raggiunge la virtù, e un virtuoso diviene malvagio,
     	il nemico diviene amico, e l'amico si copre di colpe,

   9 	impermanente di pensiero è l'uomo, chi può mai confidare in lui?
     	perciò quanto è importante da fare, questo lo deve fare con la sua presenza,

  10 	la completa fiducia in uno solo è distruttiva di dharma e artha,
     	e la sfiducia verso chicchessia, è peggio della morte,

  11 	la fiducia è una morte primatura, fidarsi e cadere in rovina,
     	si vive nella volontà di chi si pone la propria fiducia,

  12 	perciò si deve aver fiducia e sospettto di alcuni,
     	questa è la regola di condotta sempre di successo,

  13 	uno deve ritenere come propria morte chi si avvicini per ricchezza,
     	sempre di questi si deve sospettare, i saggi lo sanno un nemico,

  14 	l'acqua che dal campo di uno va nel campo di un altro,
     	anche se lui non lo vuole, può rompere ogni argine,

  15 	e così spaventato dall'acqua vuole la sua distruzione,
     	chi in questo modo conosca ciò può riconoscere il nemico

  16 	chi nella crescita non si soddisfa, nella rovina diviene più depresso,
     	e mostra il segnale del supremo amico,

  17 	a chi pensa che sia la propria fine la fine del re, 
     	a costui si dia fiducia, come ad un padre,

  18 	e lo si faccia crescere a proprio potere, e lo si rafforzi in ogni parte,
     	chi sempre ti evita le ingiurie anche nelle giuste azioni,

  19 	riconosce il pericolo delle ingiurie come supremo segno di amicizia,
     	quelli che vogliono offenderti, sono saputi come tuoi nemici,

  20 	chi è sempre timoroso della tua sventura e si compiace dell'abbondanza,
     	un amico di tal fatta si dice che sia come te stesso,

  21 	chi è dotato di bell'aspetto salute e voce, paziente e privo di invidie,
     	di nobile stirpe, di buona condotta, ti sia sempre vicino,

  22 	l'intelligente, erudito, abile, e per natura privo di crudeltà,
     	che onorato o non onorato mai non si dispiaccia,

  23 	o prete, o maestro o amico grandemente celebrato,
     	costui sia ministro nella tua casa e sia supremamente onorato,

  24 	costui conosca ogni tuo consiglio e la natura di dharma e artha,
     	e tuo fiduciario divenga come fosse tuo padre,

  25 	non due o tre devono agire insieme, potrebbero non tollerarsi l'un l'altro,
     	nell'associazione nei compiti dei viventi, sempre sorge dissenso,

  26 	chi sia importante per fama, e chi sia saldo negli accordi,
     	e chi non disdegna gli abili, e chi impiega i competenti, 

  27 	chi non abbandoni il dharma per brama, paura, avidità o ira,
     	che sia abile, e di parole adeguate, costui ti sia sempre vicino,

  28 	il prode e il nobile, il sapiente, l'esperto nell'osservare,
     	chi è di buona famiglia, e di buona condotta, il paziente e il privo di invidie,

  29 	questi si devono usare come ministri, preposti ad ogni azione,
     	onorati, riforniti, sono i migliori alleati che bene agiscono,

  30 	questi interamente impiegati nelle proprie azioni,
     	intenti pure in grandi doveri producono il meglio,

  31 	costoro compiono le loro azioni rivaleggiando reciprocamente,
     	devono rimanere nei propri compiti informandosi reciprocamente,

  32 	tu devi temere sempre i tuoi famigliari come la morte,
     	il famigliare come un viceré non sopporta la prosperità del re,

  33 	della distruzione di un giusto, gentile, generoso, modesto, e di sincera parola,
     	nessun'altro che il famigliare o grandi braccia si rallegra,

  34 	il non aver famigliari non da troppa felicità, ma non è nemmeno da disprezzare, 
     	i nemici possono soverchiare l'uomo senza famigliari,

  35 	di chi è ingannato da altri uomini il parente è rifugio,
     	mai un parente sopporta l'offesa di un parente fatta da altri,

  36 	considera l'offesa fatta ai parenti come fatta a sé stesso,
     	nei parenti vi sono qualità, e anche difetti si vedono in essi,

  37 	il senza parenti non ha favori, né scaglia frecce avvelenate,
     	nel mondo dei parenti vi è sia del buono che del cattivo,

  38 	questi deve onorare e venerare senpre con parole e azioni,
     	deve compiere il loro bene, e non fare loro nulla di spiacevole,

  39 	sempre si comporti senza fiducia in loro ma come ne fosse fiducioso,
     	né difetti né qualità appaiono dentro di loro,

  40 	dell'uomo che così agisce con grande attenzione,
     	i nemici si acquietano e divengono amichevoli,

  41 	chi così sempre agisce nella cerchia di famigliari e parenti,
     	verso amici e nemici, nella sovranità a lungo rimane in gloria.”
     


                              LXXXII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ uno non pensando così verso la cerchia di parenti e famigliari,
     	e pure verso amici e nemici, in quale stato si ritrova?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ pure qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione di Vāsudeva col divino ṛṣi Nārada.

   3 	Vāsudeva disse:
     	' di certo un nemico o Nārada, non deve conoscere il supremo proposito,
     	e neppure un amico non sapiente, o un sapiente privo di prudenza,

   4 	fidando nella tua amicizia ti dirò qualcosa o Nārada,
     	guardando interamente all'intelligenza, io ti chiedo o tu che vaghi nei cieli,

   5 	io pratico di servirmi dei famigliari, nei discorsi della sovranità,
     	io godo della metà dei beni, sopportando le loro mali parole,

   6 	come i bastoni per accendere il fuoco, strofinano il mio cuore
     	le parole maldette o ṛṣi divino, e questo mi brucia sempre,

   7 	la forza sempre risiede in Saṃkarṣaṇa e la gentilezza in Gada,
     	e Pradyumna per bellezza è superiore a me, io sono senza aiuto o Nārada,

   8 	vi sono altri di grandissima gloria, fortissimi, invincibili,
     	sempre pronti ad agire, tra gli andhaka e i vṛṣṇi o Nārada,

   9 	quello con chi non stanno ne avrà disgrazia, e nessuna quello con cui stanno,
     	da due uomini io sono sempre ammonito, e non so sceglierne uno dei due,

  10 	per chi ha entrambi Āhuka e Akrūra vi può essere qualcosa di più doloroso?
     	e pure di chi non ha entrambi vi è qualcosa di più doloroso?

  11 	sono come la madre di due giocatori o grande muni,
     	di uno mi aspetto la vittoria e che il secondo non perda, 

  12 	io sono sempre afflitto in entrambi i casi o Nārada,
     	tu mi devi dire quanto è meglio per i famigliari e per me.'

  13 	Nārada disse:
     	' le difficoltà hanno due aspetti o Kṛṣṇa, esterno e interno,
     	e sorgono o vṛṣṇi sia compiute da sé che da altri,

  14 	questa difficoltà è interna a te, una disgrazia sorta dal tuo agire,
     	tutti i bhoja sono nati da Akrūra e sono suoi seguaci,

  15 	per le ricchezze o per desiderio, o per scelta di parola o anche per disgusto,
     	tu in persona avuta la sovranità, l'hai conferita ad altri,

  16 	in questo caso il nome di nascita è origine del fatto di come è un amico,
     	tu non puoi di nuovo prendere indietro, come fosse un cibo vomitato,

  17 	il regno di Babhru e di Ugrasena non puoi riaverlo in alcun modo,
     	certamente per paura di rompere la parentela o Kṛṣṇa,

  18 	se con impegno si avesse successo, compiendo un'azione difficile,
     	grande sarebbe la perdita e la distruzione, o vi sarebbe anche la morte,

  19 	con un'arma gentile non fatta di ferro, ma che trafigga i cuori, 
     	trattieni la lingua di tutti loro lavandola e pulendola.'

  20 	Vāsudeva disse:
     	' come posso conoscere o muni, quest'arma gentile non fatta di ferro,
     	con la quale fermare le loro lingue pulendole e lavandole?'

  21 	Nārada disse:
     	' il perenne dono di cibo quanto si può, pazienza, controllo e onestà,
     	e onorare secondo il merito, questa è l'arma non fatta di ferro,

  22 	volendo dire i tuoi parenti parole pungenti e gentili
     	tu con bei discorsi pacifica i loro cuori, animi e parole,

  23 	nessuno che non sia un grande uomo, di anima compiuta né privo di amici,
     	può prendere un grande peso, preso sul tuo petto dunque portalo,

  24 	ogni bue trasporta un pesante peso in pianura,
     	arrivato in luogo arduo, il buon bue trasporta un peso difficile da portare,

  25 	per la divisione delle comunità vi è distruzione, e tu ne sei il capo o Keśava,
     	agisci dunque in modo che questa comunità che ti ha avuto non perisca,

  26 	non vi è altro che intelligenza, pazienza, e trattenimento dei sensi,
     	non vi è altro che l'abbandono della ricchezza, la comunità sta nella saggezza, 

  27 	in modo ricco, glorioso, di lunga vita, che porti bene al tuo partito,
     	e che non sia distruttivo per i parenti, così agisci o Kṛṣṇa,

  28 	del presente e del futuro nulla ti è nascosto o potente,
     	sulle sei regole politiche, sulle regole dei carri e delle spedizioni,

  29 	i mādhava, i kukura, i bhoja e tutti gli andhaka e i vṛṣṇi,
     	da te dipendono o grandi-braccia e anche i mondi e i signori dei mondi,

  30 	e pure i ṛṣi stanno alle tue opinioni o mādhava,
     	tu sei il guru di tutti gli esseri, tu conosci passato e futuro,
     	e i parenti prosperano felicemente vicino a te che sei il migliore degli yadu.'”
     


                              LXXXIII


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ questo è la prima condotta, ascolta ora la seconda o bhārata,
     	qualunque uomo che produca ricchezza deve essere protetto dal re,

   2 	chi dipendente o non dipendente riveli una perdita
     	del tesoro reale presa dal ministro o Yudhiṣṭhira,

   3 	deve essere ascoltato in segreto e si deve proteggerlo dal ministro, 
     	i ministri per lo più uccidono chi è pericoloso per loro,

   4 	i ladri del tesoro reale riunitisi tutti insieme, 
     	opprimono il custode del tesoro reale, e costui muore se non protetto,

   5 	anche qui raccontano una storia antica
     	su quanto disse al re kosala il muni Kālakavṛkṣīya,

   6 	dal re Kṣemadarśin che aveva ottenuta le sovranità dei kosala,
     	il muni Kālakavṛkṣīya un giorno giungeva, così abbiamo udito,

   7 	egli chiuso un corvo in una gabbia, il regno di Kṣemadarśin,
     	ripetutamente percorreva per controllare l'attività dei funzionari,

   8 	' io studio la scienza degli uccelli, i miei uccelli dicono,
     	quanto è il presente, il passato e il futuro.'

   9 	così percorrendo il regno assieme a molti uomini,
     	di tutti i funzionari del regno indagava le malefatte,

  10 	egli dunque indagata l'intera attività di quel regno,
     	veniva a conoscere prima o poi tutte le mancanze dei funzionari reali, 

  11 	e portando il suo corvo tornava a visitare il re,
     	' io so ogni cosa.' così avendo parlato quel saldo nei voti,

  12 	raggiunto il re, diceva al ministro reale tutto adornato,
     	secondo le parole del corvo:' quanto tu hai compiuto prima,

  13 	ciascuno di questi sa che tu hai rubato il tesoro del re, 
     	così dice il corvo, questo sia immediatamente creduto,

  14 	e ha detto che pure altri sempre rubano al tesoro del re,
     	nessuna delle sue affermazioni ho mai udito che fossero falsificate.'

  15 	per questo tutti i funzionari del re si offesero o continuatore dei kuru,
     	e avvicinadosi a lui mentre dormiva di notte, uccidevano il corvo,

  16 	e vedendo l'uccello nella gabbia trafitto da una freccia,
     	al primo giorno il brahmano diceva queste parole a Kṣemadarśin:

  17 	' o re io chiedo sicurezza a te che sei il potente signore di vite e ricchezze, 
     	col tuo permesso io ti diro parole benefiche per la tua città,

  18 	preoccupato per te come un amico, con devozione in tutto l'animo sono giunto,
     	per dirti che qualcuno qui che parla pieno di invidia ti ruba la ricchezza,

  19 	per rendere attento un amico come l'auriga fa col cavallo,
     	con grande indignazione provvedi al miglior rimedio,

  20 	lo deve perdonare, l'uomo che riconosce un tale amico,
     	che parla per desiderio sempre per la tua prosperità.' 

  21 	a lui il re rispondeva:' non puoi dire nulla 
     	che io non perdoni, desiderando il mio proprio bene 

  22 	sappi o brahmano, che tu puoi parlare se lo vuoi,
     	io compirò ogni cosa che tu o savio mi dirai.'

  23 	il muni disse:
     	' conoscendo dei tuoi dipendenti, buoni e cattivi comportamenti e paure, 
     	con devozione sono giunto davanti a te per dirtene la condotta,

  24 	i maestri hanno illustrato ogni vizio dei servi reali,
     	incerta è la fine di chi vive assieme al re, 

  25 	dicono che sia come stare con serpi velenose lo stare coi re,
     	molti sono gli amici del re e molti pure i nemici,

  26 	da tutti questi dicono che abbiano pericolo i servi del re,
     	e di uno solo di questi o re, a lungo vi può essere apprensione,

  27 	uno non è in grado da solo di fare attenzione al sovrano,
     	nessuno che voglia la prosperità deve essere mai negligente, 

  28 	per negligenza il re può rimuoverlo, e non vi è vita per chi è stato rimosso,
     	cercando di conoscere il re deve sedere come davanti a un fuoco acceso,

  29 	sempre come davanti un serpente infuriato, col potente signore di vite e ricchezze,
     	deve agire con impegno: 'io non esisto.' così pensi quell'uomo,

  30 	temendo di parlar male, di male agire, di stare nel posto sbagliato,
     	o di sedere male, di agire male, e nei segnali dei movimenti corporali,

  31 	il re conciliato come un dio può fare ogni ricchezza,
     	infuriato come un incendio può bruciarti alla radice,
     	così o re, affermò Yama, e così vige ancora,

  32 	e ora compirò ripetutamente quanto possa aumentare la tua ricchezza,
     	il ministro adatto a noi offre nell'avversità l'aiuto dell'intelligenza,

  33 	questo mio uccello o re, è stato assassinato,
     	questo non è un mio o un tuo fallo, né da questi tu sei amato,
     	devi accertarti di buoni e cattivi, non perdere la tua intelligenza,

  34 	quelli che prendono l'altrui abitano nella tua casa,
     	e vogliono ingannare gli esseri, da costoro io sono preso di mira,

  35 	oppure quelli che con la tua rovina vogliono quindi il tuo regno,
     	da costoro sono preso di mira o re, essi non possono altrimenti aver successo,

  36 	per timore di costoro o re, io andrò in un altro rifugio,
     	da costoro la freccia fu scagliata e abbattuto il mio corvo o potente,

  37 	e con l'inganno il mio corvo se ne andato alla dimora di Yama,
     	quanto io lo veduto o re, colla visione del mio lungo tapas,

  38 	di molti coccodrilli e altri pesci rapaci, di schiere di timiṁgila pieno,
     	questo tuo fiume io ho attraversato con l'aiuto di questo corvo,

  39 	come una grotta himalayana ardua da avvicinare e da entrarvi
     	piena di rocce, colonne e punte, e di elefanti, tigri e leoni, 

  40 	col fuoco le terribili tenebre si passano e con le navi i mari,
     	ma i sapienti dicono che non vi è mezzo di penetrare le difficoltà reali,

  41 	il tuo regno è un impervio luogo coperto da tenebre e oscurità,
     	qui tu stesso non puoi essere sicuro, come dunque io?

  42 	non è questo un bel posto per abitare, qui il buono e il cattivo sono uguali,
     	qui uno è da uccidere sia che agisca bene o male, non vi è qui dubbio,

  43 	è legale che sia ucciso chi male agisce, ma come può esserlo chi bene agisce?
     	il saggio non ha ragione di stare qui a lungo, e in fretta se ne va,

  44 	vi è un fiume di nome sītā o re, in cui le navi affondano, 
     	e cosi a quello io penso sia simile, ad una trappola in cui tutti muoiono,

  45 	come il miele caduto sei tu, e come un cibo pieno di veleno,
     	la tua natura è come quella dei disonesti, non come quella dei buoni,
     	tu sei come una tana circondata da serpi velenose o principe,

  46 	un fiume dagli ardui guadi, dalle alte rive, piene di canne e di bambù,
     	come questo fiume dalle dolci acque tu sei o re,
     	tu sei o re, come un'oca selvatica assieme a cani sciacalli e avvoltoi,

  47 	come un rampicante attaccato ad un grande albero cresce grandemente,
     	e allora supremamente cresce e quindi lo avvolge,

  48 	e da questo incendiata la foresta brucia tremenda,
     	così simili sono i tuoi ministri o re, questi devi esaminare,

  49 	da te essi sono stati fatti o re, da te hanno protezione,
     	e questi dispregiandoti, vogliono distruggere il tuo bene,

  50 	da te trascurata la loro negligenza, nell'insicurezza io qui risiedo
     	come in una casa piena di serpi, o come l'amante della sposa di un valoroso,
     	cercando di conoscere il comportamento del re con cui vivo,

  51 	forse che il re ha i sensi vinti, forse che i suoi intimi sono vinti?
     	il re è forse caro ad essi, e le genti sono forse care al re?

  52 	questo qui voglio sapere giunto da te o migliore dei sovrani,
     	tu mi piaci o re, come il cibo piace all'affamanto,

  53 	i tuoi ministri non mi piacciono come l'acqua per chi non è assetato,
     	di compiere il tuo interesse, costoro me ne fanno una colpa,
     	non vi è altra ragione, qui io non ho dubbi,

  54 	verso di loro non sono stato offensivo, da esser in colpa verso di loro,
     	temo di non aver colpito il nemico, come per un uraga colpito sulla schiena.'

  55 	il re disse:
     	' con abbondanti approvigianamenti, e con grandi onori,
     	sei da me riverito o migliore dei brahmani, rimani ancora nella mia casa,

  56 	quelli che non ti amano o brahmano, non abiteranno nella mia casa,
     	tu stesso devi conoscere quanto immediatamente succederà,

  57 	come sia cattivo il bastone, e come sia ben fatta ogni azione,
     	così vedendo o venerabile scegli il meglio per me.'

  58 	il muni disse:
     	' non mostrando la loro colpa, ad uno ad uno rendili deboli, 
     	quindi conosciute le loro colpe colpisci uomo per uomo,

  59 	molti che hanno la stessa colpa possono uccidere i complici,
     	per paura che sia rotto il segreto, perciò o re questo ti dico

  60 	noi brahmani siamo di certo pietosi e inclini a morbide punizioni,
     	io voglio la tua fortuna, e quella altrui come fosse la mia,

  61 	o re, io parlo ora di me, io sono tuo amico,
     	io sono il muni Kālakavṛkṣīya, così io sono chiamato,

  62 	celebrato amico di tuo padre, che sempre dice il vero,
     	quando il tuo regno vacillava o re, mentre vi stava tuo padre,

  63 	io allora lasciando ogni desiderio praticavo il tapas,
     	io ti parlo per affetto, non cadere di nuovo in fallo,

  64 	avendo ottenuto il regno senza affanno, guardando a male e bene,
     	perché o re, sei negligente verso i ministri che stanno nel tuo regno?'”

  65 	Bhīṣma disse:
     	“ quindi ordinava abbondanti elogi nella sua famiglia, 
     	avvendo ottenuto quel toro dei brahmani come purohita nella famiglia,

  66 	e avendo ottenuto il potere supremo per merito il glorioso re dei kosala,
     	il muni Kālakavṛkṣīya celebrava i supremi sacrifici,

  67 	avendo ascoltato quelle benefiche parole il re kosala governava la terra,
     	così agiva quel re come gli era stato detto da lui o bhārata.”
     
     


                              LXXXIV


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ dei virtuosi sempre modesti, e dotati di sincerità e onestà,
     	che sono in grado di parlarti rettamente possono essere i tuoi cortigiani,

   2 	dei brahmani di grande erudizione, più che prodi e ricchi,
     	soddisfatti e di grande capacità nell'agire o kuntīde,

   3 	questi come alleati scegli in tutte le difficoltà o bhārata,
     	il nobile sempre onorato, non risparmia energia, 

   4 	chi nei momenti tranquilli o di affanno, nell'oppressione o nel furto,
     	si comporta al meglio, questo solo si deve proteggere,

   5 	i nobili, nati nella regione, saggi, di bell'aspetto, di ampia erudizione,
     	risoluti, e devoti, siano i tuoi attendenti,

   6 	i nati male, avidi, ingannevoli, e impudenti,
     	costoro o caro, ti possono servire finché ne hanno le mani umide,

   7 	quelli che ti sono cari, nelle cose piccole e grandi che meritano onori e rispetto,
     	ricchezze e beni, che tu ritieni degni di ricchezze, con essi condividi felicemente,

   8 	i sapienti di integra condotta, di buona condotta, intenti nei voti,
     	nobili di sincera parola, e sempre industriosi che questi non ti lascino mai,

   9 	gli ignobili che non mantengono i patti, sciocchi di cervello,
     	da costoro guardati e accertandoti che non mantengono i patti,

  10 	se vi sia da scegliere tra due, non lasciare i più volendo uno solo,
     	ma se l'uno è migliore di molti, volentieri per lui lascia i molti,

  11 	i segni del migliore sono il coraggio che mostra costui,
     	che sia di chiara fama, e che rimanga fedele ai patti,

  12 	che onori i competenti, e che non competa con persone immeritevoli,
     	e che né per brame, né per paura, né per ira o avidità lasci il dharma,

  13 	modesto, di sincera parola, capace, che ha vinto sé stesso, che meriti onore,
     	costui sia il tuo consigliere dopo averlo esaminato in tutte le condizioni,

  14 	di buona stirpe, dotato di sincerità, paziente, abile e di anima compiuta,
     	prode, di fatta sapienza, e sincero, questi o pṛthāde sono i segni del migliore,

  15 	di un uomo che si sappia che così agisce,
     	i nemici vengono meno, e diventano pure suoi amici,

  16 	da qui in avanti che controlli qualità e difetti dei ministri,
     	l'anima compiuta, di piena saggezza, il sovrano che voglia la prosperità,

  17 	quelli connessi con uomini abili, sapienti, nati nella propria terra, 
     	irremovibili, che non commettono falli, e in tutto ben provati,

  18 	i guerrieri, i dediti ai sacrifici, i figli d'arte, e anche alti ben forniti,
     	deve impiegare l'uomo che desideri la propria prosperità,

  19 	quelli che hanno intelletto e condotta propria, preparazione e bellezza,
     	energia, intelligenza, pazienza, purezza, attaccamento, fermezza e stabilità,

  20 	il re che raggiunge i suoi scopi deve impiegare cinque privi di frodi,
     	di provate qualità, sempre di natura potente, e atti all'ufficio,

  21 	di adeguate parole, valorosi, dotati di intuito,
     	di buona stirpe, dediti alla sincerità, sapienti delle emozioni, e senza crudeltà,

  22 	esperti della misura di tempo e luogo, che cercano il bene del signore,
     	questi in tutti i suoi intenti il re impieghi come ministri,

  23 	il senza energia, e senza entusiasmi, non si impegna mai,
     	e inevitabilmente in tutte le sue azioni fa nascere dubbi,

  24 	così un ministro di scarsa cultura, pur che sia di ottima nascita,
     	anche che sia esperto di dharma, artha, e kāma, non è sufficente a dare consiglio,

  25 	e così pure uno di ignobile nascita, che sia pur di grande cultura,
     	come un cieco senza guida, si confonde nelle azione che possono mutare,

  26 	o uno che intelligente, e dotato dei veda, sia di incerte opinioni,
     	anche se competente non è sufficente a dirigere a lungo l'azione,

  27 	con l'intera sua capacità non si impegna nell'azione,
     	riflettendo sui risultati, lo sciocco senza cultura,

  28 	nel ministro privo di attaccamento non trova fiducia,
     	perciò a chi è privo di attaccamente non si devono rivelare le intenzioni,

  29 	l'ingannevole potrebbe distruggere il re coi suoi ministri,
     	come un fuoco che entri nei buchi di un albero spinto dal vento,

  30 	a volte si infuria il signore e lo rimuove dalla sua posizione
     	e furioso lo allonana con male parole, e quindi poi si calma,

  31 	ciascuno di queste cose per attaccamente può sopportarle,
     	la collera dei ministri puo divenire come il frastuono di un fulmine,

  32 	ma a chi li trattiene a compiere il bene del signore,
     	a quest'uomo uguale nel bene e nel male si deve chiedere consiglio,

  33 	l'ingannevole sia pur devoto, e dotato delle altre qualità,
     	che pur segue la prudenza del re, non deve udire le sue intezioni,

  34 	chi è attaccato ai nemici, non pensa molto ai cittadini,
     	un amico del re di tal fatta non deve udire le sue intenzioni,

  35 	l'ignorante, l'impuro, il lento, chi serve il nemico, chi si vanta,
     	l'amico incline all'ira, l'avido non deve udire le sue intenzioni,

  36 	lo straniero pur devoto, che sia pur di molta cultura,
     	onorato o anche elargito, non deve udire le sue intenzioni, 

  37 	l'amico che sia accusato anche di una piccola azione,
     	anche se dotato di ogni qualità non deve udire le sue intenzioni,

  38 	il suddito saggio, di compiuta prudenza, intelligente e puro,
     	che è corretto in tutte le azioni, costui può ascoltare le sue intenzioni, 

  39 	il dotato di scienza e sapienza, che conosce la natura di sé e degli altri,
     	questo amico che è come sé stesso per il re, è degno di ascoltarne le intenzioni,

  40 	chi è di sincera parola, di buona condotta, modesto e gentile, di buon carattere,
     	che sia erede di padre e nonno, e degno di partecipare ai consigli, 

  41 	chi è ben contento, stimato, sincero, eroico, che odi i malvagi,
     	esperto nei consigli, prode ed esperto dei tempi, è degno di partecipare ai consigli,

  42 	uno che sia abile di conquistare l'intero mondo con la conciliazione,
     	a costui si deve unire per consiglio, chi riceve una punizione o sovrano,

  43 	uno che secondo il dharma, sia nella fiducia dei cittadini e degli altri sudditi, 
     	che sia un combattente, e versato nella legge, merita di partecipare ai consigli,

  44 	perciò quelli dotati di tutte queste qualità si devono ben onorare,
     	dei consiglieri esperti della natura umana, siano cercati tre volte grandemente, 

  45 	devono indicare le mancanze nelle proprie nature e in quelle del nemico
     	i ministri sono la radice dei consigli, è così il regno del re può crescere,

  46 	uno che non veda il proprio fallo e cerchi i falli nel nemico,
     	protegge i propri errori come la tartaruga nasconde le sue membra, 

  47 	i ministri che siano saggi, mantengono i segreti del regno,
     	il consiglio è la corazza del re, e la gente ha un secondo corpo nel consiglio,

  48 	il regno ha per radice la spia, e considera il consiglio la sua forza,
     	i ministri seguono la condotta e gli scopi del signore,

  49 	egli abbandonata ira e furia, eliminata l'invidia dalla mente,
     	sempre si deve consigliare coi ministri liberi dai cinque tipi di inganni,

  50 	accerti le varie opinioni di tre di essi, e fattasi una sua opinione,
     	la propria decisione e quella altrui la riveli al momento di un superiore consiglio,

  51 	e ad un maestro, esperto di dharma, artha e kāma, ad un brahmano ben esperto, chieda 
     	se la decisione presa da lui fosse uguale, allora quella via percorra immediatamente,

  52 	così i sapienti e veri consiglieri politici dicono si debba sempre prender consiglio, 
     	perciò tu così devi agire sempre nei consigli, che siano utili a propiziarti le genti,

  53 	né nani né deboli o storpi, né zoppi, né ciechi, né paralitici, né donne, né uomini dappoco, 
     	nessuno di questi si trovi là, davanti o dietro o di fianco, in alto o in basso,

  54 	salito sul pulpito in un luogo solitario che appaia privo di erbe kuśa e kāśa,
     	evitando difetti di ogni parola, dia inizio al consiglio facendolo immediatamente.”
     


                              LXXXV


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione tra Bṛhaspati e Śakra o Yudhiṣṭhira.

   2 	Śakra disse:
     	' qual'è la sola cosa o brahmano, che un uomo possa rettamente compiere,
     	che sia autorevole per tutti gli esseri, e con cui possa ottenere grande gloria?'

   3 	Bṛhaspati disse:
     	' la conciliazione è l'unica cosa o Śakra, che l'uomo possa rettamente compiere,
     	che sia autorevole per tutti gli esseri, e con cui possa ottenere grande gloria, 

   4 	questa sola cosa o Śakra, che veicola la felicità di tutto il mondo,
     	compiendo, in ogni luogo è il bene tra tutti gli esseri,

   5 	chi sempre con la fronte corrugata non dice mai nulla,
     	odioso diviene ai viventi, costui non pratica quaggiù la conciliazione,

   6 	chi invece appena incontra, per primo allora cominci a parlare, 
     	parlando col sorriso avanti, di costui il mondo si soddisfa,

   7 	il dono interamente fatto senza parlare in modo conciliante,
     	non soddisfa i viventi, come un cibo senza condimento,

   8 	pure quello che non dona ai viventi, pronuncia dolci parole,
     	tutto questo mondo o Śakra, viene conquistato con la conciliazione,

   9 	perciò quaggiù si devono conciliare quelli che vogliono infliggere punizioni,
     	essa produce frutto e così la gente non trema per essa,

  10 	di chi bene agisce, di chi è conciliante, gentile e dolce,
     	di chi rettamente onora, non si trova mai pari.'”

  11 	Bhīṣma disse:
     	“ così apostrofato dal purohita, allora Śakra tutto ciò compiva,
     	e pure tu o kuntīde così rettamente agisci.”
     


                              LXXXVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ come può il sovrano o re dei re, proteggendo le genti quaggiù,
     	certamente secondo il dharma, ottenere perenne fama?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ con pura condotta, chi è intento a proteggere le genti,
     	raggiunto il dharma e la fama, questo puro ottiene entrambi i mondi.”

   3 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ con quale condotta e con chi il sovrano deve agire?
     	di ciò richiesto o grande saggio, rettamente mi devi rispondere,

   4 	tutte queste qualità che prima hai menzionato, riguardo all'uomo,
     	non si possono trovare in un unico uomo, così io ritengo.”

   5 	Bhīṣma disse:
     	“ così è o grande saggio, come tu dici o grande intelletto,
     	arduo da avere è un uomo dotato di ciascuna di queste qualità,

   6 	in breve però questa disposizione usando impegno non è ardua da trovare qui, 
     	ti dirò dunque come potrai impiegare ministri di tal fatta,

   7 	quattro brahmani sapienti, abili, vigorosi e puri,
     	e tre śūdra ben educati, e puri nel precedente agire,

   8 	e un sūta versato nei purāṇa e dotato delle otto qualità, deve agire,
     	che sia di cinquant'anni, di capacità, e di assenza di invidie,

   9 	dotato di cervello e cultura, ben educato, uguale in ogni cosa, 
     	che sia capace di agire nelle dispute, e non bramoso di ricchezze,

  10 	il re deve prendere consiglio da questi otto ministri,
     	che siano decisamente lontani dai sette terribili vizi,

  11 	quindi mandi proclami nel regno per divulgarli a suo dominio,
     	che le sue genti sempre devono osservare questo comportamento,

  12 	e neppure in segreto tu devi confiscare compiendo una cattiva azione,
     	di certo per questa cattiva azione, l'adharma macchierebbe te e loro,

  13 	e si disperderebbe il regno come una schiera di uccelli per un falco,
     	e affonderebbe sempre come una nave rotta sul mare,

  14 	al signore della terra che male governa le genti contro il dharma,
     	sorge una paura nel cuore e il paradiso per lui è proibito,

  15 	e il ministro reale o il figlio, che contro il dharma governa, 
     	posto nel seggio della giustizia costui è la radice del dharma o toro fra gli uomini,

  16 	posti a capo dei compiti, non agendo rettamente i dipendenti reali,
     	pensando prima e sé stessi, vanno all'inferno assieme ai sovrani,

  17 	di quelli oppressi dai forti, che si lamentano molto miseramente,
     	di tutti gli uomini privi di aiuto, il sovrano deve essere sempre il protettore,

  18 	quindi rettamente con le testimonianze, deve dirimere le questioni tra due,
     	se uno non ha testimoni o protettori, questo si deve interamente accertare,

  19 	la punizione deve cadere sui malvagi in misura della colpa,
     	faccia temere per le loro ricchezze i ricchi, e i poveri per morte e catene,

  20 	e con ammonizioni e anche con pene corporali il sovrano educhi i disonesti,
     	e con la conciliazione e donazioni governi i rimanenti,

  21 	chi cerca di uccidre il re, sia chiaramente punibile di morte,
     	a chi deruba un mendicante, a chi compie la confusione dei varṇa,

  22 	rettamente sia applicata la punizione del sovrano o signore di popoli,
     	che sia corretta, se non vi è adharma, qui vige il dharma eterno,

  23 	l'ignorante che però usi il bastone a suo piacere, 
     	quaggiù è coperto d'infamia, e morto raggiunge l'inferno,

  24 	non deve infliggere punizione su altri, per diceria di uno,
     	considerato i pro e i contro imprigioni o liberi,

  25 	il sovrano non deve mai uccidere un inviato, in qualche sventura,
     	l'uccisore di un ambasciatore cade all'inferno coi suoi amici,

  26 	del sovrano saldo nel dharma kṣatriya che uccida un inviato
     	che parli come gli è stato detto, gli avi di costui hanno la colpa dei feticidi,

  27 	l'inviato di buona stirpe, di buona condotta, eloquente, abile, intelligente
     	che parla utilmente, dotato di queste sette qualità, che dica quanto gli fu detto, 

  28 	una guardia dotata delle stesse qualità lo protegga,
     	e sia la sua guardia del corpo dotato di queste qualità,

  29 	un vero sapiente dei trattati di dharma e artha, sia a capo di guerra e pace,
     	astuto, risoluto, intelligente, e che mantenga i segreti,

  30 	di nobile nascita, sincero, e capace, sia raccomandato come ministro,
     	dotato di queste qualità puo anche divenire capo delle truppe,

  31 	il vero sapiente di soldati, di salmerie e schieramenti, che sia dotato di coraggio
     	che sopporti pioggia, freddo, caldo e venti, che sia esperto nelle lacune del nemico, 

  32 	deve spingere i nemici a fidarsi, ma non deve fidarsi di nessuno,
     	neppure nei figli o re dei re, deve porre fiducia,

  33 	questo vero trattato di politica ti ho illustrato o senza-macchia,
     	nel non aver fiducia, si dice sia il supremo segreto dei sovrani.”
     


                              LXXXVII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ in quale tipo di città il re deve risiedere in persona,
     	che sia già fatta o da costruire? questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ dove o kuntīde deve risiedere con figli fratelli e parenti,
     	rettamente qui ne hai chiesto la difesa e la condotta o bhārata,

   3 	perciò io ti illustrerò specialmente le fortificazioni,
     	e conoscendole così disponi, compiendo ogni impegno,

   4 	ricorrendo a sei tipi di fortificazioni si deve costruire le città,
     	con tutti i migliore strumenti che possano pure essere in abbondanza,

   5 	la dhanvadurga, la mahīdurga, e pure la giridurga,
     	la manuṣyadurga, la abdurga e la vanadurga sono queste sei,

   6 	la città che sia dotata di fortificazioni, fornita di grano e armi,
     	con elefanti, cavalli, e carri, disseminata di forti torri,

   7 	e dove siano raccolti gruppi di sapienti artigiani,
     	e dove la gente nel dharma si adoperi nella suprema industria,

   8 	che sia adornata di quattro mercati, con forti uomini, elefanti e cavalli
     	che si possa praticare gli affari con tranquillità e sicurezza,

   9 	che sia residenza eccellente, bella e piena di rumore,
     	risonante dei suoni dei veda, e dotata di genti prodi e ricche,

  10 	piena di feste e luoghi di incontro, e sempre venerando le divinità,
     	il re in questa città in persona risieda con esercito ministri e servi,

  11 	e là faccia aumentare tesoro, esercito, amici e mercato,
     	e faccia eliminare ogni male sia in città che nel contado,

  12 	con impegno incrementi la provvigione di mezzi e di armi,
     	e faccia riempire tutti i magazzini di strumenti, di veleni e antidoti,

  13 	legname, metalli, grano, carbone, legna, corno, osso, e bambù,
     	midollo, grasso, olio, miele, e una moltitudine di piante medicinali,

  14 	corda, strumenti musicali, grano, armi, e frecce,
     	pelli, tendini, canne, cesti, giunchi e balbaja,

  15 	e vasi e cisterne, con le migliori e abbondanti acque,
     	il re deve riparare sempre gli alberi da succo,

  16 	e con impegno onorati maestri, celebranti e cappellani
     	grandi arcieri, architetti, astrologi, e chirurghi,

  17 	sapienti e intelligenti, educati, abili, prodi, e di molta erudizione,
     	di buona nascita pieni di energia, capaci in tutte le azioni, 

  18 	il re deve onorare chi agisce nel dharma e imprigionare quelli contro il dharma,
     	e deve con impegno obbligare tutti i varṇa nel proprio agire,

  19 	e la gente della città e del regno dentro e fuori,
     	avendola ben conosciuta attraverso spie, la metta in azione,

  20 	le spie, il consiglio, il tesoro e specialmente il consiglio,
     	il re deve seguire di persona, tutto da questo dipende,

  21 	ogni intenzione di amici, nemici e stranieri,
     	in città e fuori deve conoscere con l'occhio delle spie,

  22 	quindi in questo modo deve stabilire tutto con cura,
     	onorando sempre i devoti e punendo i nemici,

  23 	deve celebrare sempre i sacrifici, e donare senza opprimere,
     	deve proteggere le sue genti, nessuna azione doverosa è proibita,

  24 	a miseri, vecchi e privi di aiuto e a donne vedove,
     	sempre procuri sostegno pace e prosperità,

  25 	agli āśrama secondo il momento, vesti, stoviglie e cibi,
     	il re sempre deve offrire, con onore senza trascurarli,

  26 	il proprio agire, in tutte le azioni, e il regno all'asceta,
     	mostri con impegno, e stia sempre inchinato a lui,

  27 	il re un sapiente che nato bene, abbia perso tutte le ricchezze,
     	deve onorare con seggi, letti e cibi, dopo averne visto lo stato,

  28 	in costui il re deve aver fiducia, in qualsiasi sventura,
     	persino i ladroni pongono fiducia negli asceti,

  29 	a costui deve dare tesori, e accettarne la saggezza,
     	ma non deve seguirlo interamente o onorarlo troppo, 

  30 	uno deve sceglierne nei propri regni, e un altro nei regni altrui,
     	un altro nelle foreste e uno nelle città sue tributarie,

  31 	a costoro faccia fare distribuzioni, onori e purificazioni,
     	a quelli che sono di altri regni o foreste, come a quelli che sono nel suo dominio,

  32 	essi in qualche circostanza al re in cerca di rifugio,
     	possono dare rifugio, come credono questi asceti dai fermi voti,

  33 	in breve ti ho illustrato le principali caratteristiche,
     	della città nella quale il re deve personalmente risiedere.”
     


                              LXXXVIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ come si protegge il regno o re, e come si consolida un regno, 
     	a me che bramo di saperlo, rettamente illustra o toro dei bhārata.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ come proteggere e consolidare il regno rettamente,
     	dunque interamente ti illustrerò in verità, ascolta con mente attenta,

   3 	si deve istituire un capo villaggio e un altro a capo di dieci villaggi,
     	e uno di venti, e deve istituirne uno di cento e uno di mille,

   4 	il capovillaggio controlli quelle che sono le colpe nel villaggio,
     	e le dica al capo di dieci, e costui a quello di venti,

   5 	e pure il capo di venti, la condotta della gente nel circondario,
     	al capo di cento villaggi interamente faccia conoscere,

   6 	il capovillaggio deve tenere i beni del villaggio,
     	e il capo di dieci deve essere da lui mantenuto, e pure quello di venti,

   7 	e il capo di cento villaggi deve essere onorato e deve godere di un villaggio,
     	grande e fornito di gente prospera o migliore dei bhārata, 
     	e che là vi sia molto a disposizione del re o bhārata,

   8 	di un'ottima città minore invece è degno il capo di mille villaggi,
     	elevato a reggente può godere di cibi, grano e oro

   9 	quindi deve compiere di persona quanto si deve per il villaggio e i dintorni,
     	e un ministro sapiente del dharma lo deve controllare con cura,

  10 	in ogni città vi deve essere uno solo a pensare a tutte le faccende,
     	come nell'alto cielo un pianeta di terribile aspetto che percorre le costellazioni,
     	così diventi egli, che deve agire in tutte le cose sempre di persona,

  11 	del vendere e del comprare, delle strade, della distribuizione dei cibi cotti,
     	controllando la sicurezza si deve far pagare le tasse ai mercanti,

  12 	controllando frequentemente spese e ricavi dell'artigiano, 
     	deve imporre delle tasse alle attività artigianali,

  13 	grande e piccole erano giuste le tasse degli antichi re o Yudhiṣṭhira,
     	in modo che ciascuno non sia trascurato, deve agire il sovrano,

  14 	guardando all'azione e al risultato, allora tutto deve stabilire,
     	nessuno senza risultato si può impegnare nell'agire,

  15 	affinche il re e l'autore godano entrambi dell'azione,
     	così controllando il re deve sempre imporre le tasse,

  16 	non deve recidere la fonte di sé e degli altri per avidità,
     	a questi desiderabili mezzi deve attenersi il re che guardi alla popolarità,

  17 	potrebbero odiare il re osservandolo troppo vorace,
     	essere amati è meglio dell'odio, come può così ottenere il meglio?

  18 	in analogia alla vitella, deve mungere il regno chi ha intelletto sano,
     	la vitella che mantenuta diventa forte, può nuocere o bhārata,

  19 	e la vitella violentemente munta non compie alcuna azione o bhārata,
     	e pure un regno troppo munto, non compie grandi azioni,

  20 	il sovrano che tratta bene il regno, prendendolo di persona,
     	e si mantenga col surplus, ottiene un grandissimo risultato,

  21 	i re che pensino alle provvigioni per casi di sventura,
     	il regno allora diventi il suo tesoro, come il tesoro nella sua casa,

  22 	con tutti i cittadini e gli altri sudditi e con quelli che vi cercano rifugio, 
     	e pure coi suoi dipendenti, deve mostrare compassione quanto può,

  23 	avendo distrutto la gente di fuori, deve godere di modesta felicità,
     	così non diventano adirate le genti sia addolorate che felici,

  24 	prima di prendere le tasse, parlando ripetutamente,
     	scendendo nel suo regno, mostri il pericolo del regno:

  25 	' questa sventura è capitata, un grande pericolo per l'esercito nemico,
     	ma non ci deve accadere la fine, come fa la fioritura del bambù,

  26 	i miei nemici sono sorti assieme a molti ladroni,
     	e con la mia uccisione vogliono opprimere il regno,

  27 	in questa terribile sventura, essendo giunto un tremendo pericolo,
     	per proteggervi io vi chiederò le vostre ricchezze,

  28 	e le restituirò a voi interamente, io al cessato pericolo
     	i nemici non restituiranno quanto possano prendere da qui con la forza,

  29 	potrebbe distruggere la vostra proprietà a cominciare dalla moglie,
     	seppur l'accumolo di ricchezze è voluto per mogli e figli,

  30 	io mi rallegro della vostra prosperità, e vi incito come dei figli,
     	quanto potete io prenderò per la sicurezza del regno e vostra,

  31 	come buoni bufali voi dovete sopportare le avversità,
     	nella sventura la ricchezza non deve essere per voi la cosa più cara.'

  32 	così con gentili parole, con dolcezza e buoni modi,
     	deve mandare i propri inviati a prendere l'imposta  da esperto dei tempi,

  33 	considerando il pericolo per le vacche nei villaggi e le spese per i servi,
     	e la loro prosperità, deve imporre tasse sui proprietari di vacche,

  34 	che abbandonati i vaccari non vadano in malora rifugiandosi nella foresta,
     	perciò specialmente verso costoro deve agire in mondo gentile,

  35 	usando conciliazione, protezione, e doni constantemente,
     	di deve compiacere o pṛthāde, e rendere partecipi i vaccari,

  36 	sempre si deve permettere ai vaccari di godere del proprio frutto, 
     	questo fa crescere il regno, il commercio e l'agricoltura,

  37 	perciò il previdente con impegno faccia il bene dei vaccari,
     	con pietà, e con cura ponga su loro lievi tasse, 

  38 	ovunque vi è condotta prospera e facile per i vaccari o figliolo,
     	non vi è nessuna ricchezza che sia pari a questo o Yudhiṣṭhira.”
     


                              LXXXIX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quando un re pur potente desidera un tesoro o grande intelletto,
     	come deve agire allora? questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ secondo il luogo, secondo il tempo e secondo la forza,
     	il re che desideri i dharma e attenda al suo bene, deve governare le genti,

   3 	come pensa che sia la miglior cosa per sé e per loro,
     	così il re per tutti i costumi vigenti nel regno, 

   4 	con dolcezza mungi il regno del miele e non cacci via le api,
     	come un vitello mungi, e non rovini le mammelle,

   5 	come le sanguisughe deve bere il regno con dolcezza o signore di uomini,
     	come una tigre porta il cucciolo senza morderlo perché non cada,

   6 	a ciascuno con piccole tasse, doni prosperità,
     	quindi ancora, e quindi ancora a desiderio ne compia la crescita,

   7 	sempre aumenti il peso come per domare un torello,
     	prima con la docezza e con impegno le bestie si fanno mangiare,

   8 	le bestie una volta domate, non saranno indocili,
     	con cose piacevoli devono essere nutrite, ed esse diverrano docili,

   9 	perciò in tutte le azioni è difficile trovare una schiera di uomini,
     	quando sono stati conciliati i capi, si deve governare l'altra gente, 

  10 	quindi dopo averli divisi, in quanto cercano gli uni e gli altri,
     	li può governare così conciliandoli, come crede e senza sforzo, 

  11 	né in luogo o tempo sbagliato deve imporre loro le tasse,
     	ma conciliandoli nel giusto ordine, secondo il tempo e le regole,

  12 	ti parlerò dei mezzi che io non ritengo ingannevoli,
     	cercando di domare i cavalli con mezzi impropri, si rendono furiosi,

  13 	botteghe di alcolici, prostitute, e mezzani,
     	attori, e giocatori, e gli altri che sono di tal fatta,

  14 	tutti quelli che possono rovinare il regno devono essere controllati,
     	questi rimanendo nel regno possono opprimere le brave genti,

  15 	nessuno deve chiedere qualcosa a qualcuno se non in difficoltà,
     	così ha stabilito la legge per i viventi un tempo Manu,

  16 	se tutti gli uomini così vivessero senza lavorare quaggiù,
     	tutti i tre mondi senza dubbio andrebbero alla distruzione,

  17 	il re che può controllarli che non li ferma,
     	gode della quarta parte di quel male, così si dice,
     	e ottiene pure la quarta parte del dharma compiuto,

  18 	queste situazioni conducono alla ditruzione dei viventi,
     	l'uomo soverchiato dai desideri, quale cattiva azione non farebbe?

  19 	ma quelli che non hanno mezzi nella sventura possono chiedere,
     	l'incline alla pietà deve donare a questi secondo il dharma, per compassione, 

  20 	non ci siano mendicanti nel tuo regno e neppure ladri,
     	questi prendono a desiderio, e non sono benefici per i viventi,

  21 	le genti che mostrano favore ai viventi e che li sostengono,
     	questi nel tuo regno devi promuovere, non chi non dà sostegno ai viventi,

  22 	devono essere da te puniti o grande re, quelli intenti a prendere ricchezze,
     	potrebbero fare la stessa cosa colle tasse,

  23 	agricoltura, allevamento e commercio e quant'altro sia di tal fatta,
     	a molti uomini si far praticare con il loro lavoro, 

  24 	se un uomo che è intento ad agricoltura, allevamento o commercio,
     	si trova in qualche difficoltà, il re da quello è rimproverato,

  25 	sempre deve onorare i ricchi, e con mezzi, vesti e cibi,
     	e deve dir loro:' ricevete gli onori assieme a me.' 

  26 	una grande parte dei re sono di certo i ricchi o bhārata,
     	il sommo di tutti gli esseri è il ricco, non vi è qui dubbio,

  27 	saggio, prode, ricco, che sia un proprietario nel dharma,
     	dedito al tapas, di sincera parola, e che con intelligenza protegga,

  28 	perciò verso tutti gli esseri dimostrati felice o principe,
     	sincerità, onestà, assenza d'ira, e di crudeltà devi proteggere,

  29 	e così lo scettro, il tesoro, l'amico e la terra otterrai,
     	saldo in sincerità e onestà o re, dotato di amici e tesoro.”
     


                              XC


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ nel tuo regno non devono essere tagliati gli alberi da frutta edibile,
     	i sapienti dicono che le radici e i frutti sono giuste per i brahmani,

   2 	quanto è in più per i brahmani, lo possono godere le altre genti,
     	nessun altro può prendere qualcosa offendendo i brahmani,

   3 	se il savio stesse per partire, dicendo che è afflitto da carenza di vitto,
     	gli sia fornito il vitto assieme alla moglie o signore di uomini,

   4 	se non cambia idea, si deve parlare nell'assemblea dei brahmani:
     	' a chi il mondo può compiere impedimento in questo caso?'

   5 	se con certezza non cambiasse idea, si dirà questo ancora, che
     	il passato si deve dimenticare, questo o kuntīde è la regola,

   6 	' alcune persone dicono questo, o brahmano, ma io non lo approvo, 
     	se invitato possa godere di beni, se vive senza sostegno.'

   7 	agricoltura, allevamento, e commercio danno qui vita ai mondi,
     	la conoscenza dei tre veda porta gli esseri in alto,

   8 	quelli che seguono questo sentiero sforzandosi in ciò,
     	i nemici li possono uccidere, e così Brahmā ha creato gli kṣatriya,

   9 	uccidi i nemici, proteggi le genti, celebra dei sacrifici o sovrano,
     	combatti in battaglia da valoroso, o rampollo dei kaurava,

  10 	il re che protegge quelli che meritano protezione, è un re per lo più nobile,
     	qulli che non proteggono, non hanno alcun scopo,

  11 	sempre il re deve essere al corrente di tutto il mondo o Yudhiṣṭhira,
     	perciò con questo mezzo l'uomo deve governare i sudditi,

  12 	proteggere alcuni coi propri, e ancora i propri cogli altri,
     	e gli altri dagli altri, e i propri dai propri, tutti sempre proteggendoli,

  13 	il re prottegendo sempre sé stesso protegge la terra,
     	le genti sapienti dicono che tutto è radicato in sé stessi,

  14 	' quale cosa è imperfetta? chi sta con me? che cosa è sbagliata?
     	da cosa la colpa mi può macchiare?' cosi sempre deve pensare,

  15 	faccia percorrere la terra dalle sue provate spie segrete, 
     	se la condotta da lui fatta, sia elogiata oppure no,
     	se piace nel contado, o se nel regno splende la sua gloria,

  16 	e dei sapienti del dharma, dei risoluti che mai fuggono dalle battaglie
     	che vivono nel regno, e che sono dipendenti del re,

  17 	e di tutti i ministri, e di tutti quelli che sono neutrali,
     	che ti elogino oppure anche che ti biasimino,
     	agisci in modo o Yudhiṣṭhira, che tutti agiscano bene,

  18 	non si può piacere a tutti in modo assoluto o figliolo,
     	vi sono amici, nemici e neutrali fra tutti gli esseri o bhārata,

  19 	di quelli che hanno pari forza di braccio, e pure di quelli che hanno qualità,
     	quando vi sia qualche capo costui dunque governi gli uomini,

  20 	i mobili divorano gli immobili, e chi ha zanne quelli privi di zanne,
     	come i serpenti velenosi infuriati gli altri serpenti,

  21 	degli altri abbia sempre cura e sia sempre cauto o Yudhiṣṭhira,
     	simili a uccelli bhāruṇḍa, costoro si precipitano sull'incurante,

  22 	spero che i mercanti nel tuo regno non si agitino afflitti di tasse,
     	che vendano poco o molto devono poter lavorare sulle strade,

  23 	spero che gli agricoltori non abbandonino il regno troppo oppressi, 
     	quelli che portano il giogo dei re, si possono unire ai nemici,

  24 	ora con le donazioni vivono gli dèi e le schiere degli avi,
     	e uomini, uraga, rakṣas, uccelli e gli altri animali,

  25 	questa è la condotta del regno, e la protezione del regno o bhārata,
     	ancora riferendomi a questo soggetto ti parlerò o pāṇḍava.”
     


                              XCI


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ quanto Utathya figlio di Aṅgiras, sapientissimo del brahman disse
     	con piacere a Māndhātṛ figlio di Yuvanāśva sui doveri kṣatriya,

   2 	quento gli insegnava Utathya, sapientissimo del brahman,
     	tutto questo io interamente ti illustrerò o Yudhiṣṭhira.

   3 	Utathya disse:
     	' si diviene re per il dharma, e non a motivo di capriccio,
     	così devi sapere o Māndhātṛ, il re è il protettore del mondo,

   4 	il re che pratica il dharma raggiunge lo stato divino,
     	ma se non pratica il dharma, cade nell'inferno,

   5 	gli esseri stanno nel dharma, e il dharma sta nel re,
     	il re che giustamente governi, è un re protettore della terra,

   6 	il re pur di suprema anima giusta, che sia troppo ricco, si dice un cattivo re,
     	gli dèi cadono in disgusto, e si dice che non vi è più dharma,

   7 	appare evidente l'agire di quelli che vivono nell'adharma,
     	per questo il mondo segue ogni cosa benedetta,

   8 	quando è perduta la condotta nel dharma, un grande adharma appare,
     	dicono che vi sia paura giorno e notte, quando il malvagio non è fermato,

   9 	i ri-nati dai fermi voti non seguono più i veda,
     	i savi non continuano a sacrificare, quando il malvagio non è fermato,

  10 	la mente di tutti diviene agitata come se fossero colpiti
     	gli uomini o grande re, quando il malvagio non è fermato,

  11 	guardando ad entrambi i mondi i ṛṣi da sé proclamano re
     	un grandissimo essere, e il dharma ancora vi sarà,

  12 	l'uomo in cui il dharma splende, lo dichiarano re,
     	l'uomo in cui il dharma è rotto, gli dèi lo chiamano un vile,

  13 	'vṛṣa' è il venerabile dharma, chi ne ha abbastantanza di esso,
     	gli dèi lo chiamano 'vṛṣala', perciò non si deve violare il dharma,

  14 	nel dharma si prospera, e prosperano tutti gli esseri sempre,
     	soffrono quando questo diminuisce, perciò si deve promuovere il dharma,

  15 	dalla ricchezza scorre il dharma o dalla protezione, così si ritiene,
     	si afferna che esso pone dei limiti alle cose da non fare, o signore di uomini,

  16 	per la prosperità degli esseri, il dharma è stato creato dal Nato-da-sé,
     	perciò si deve promuovere il dharma, per conferire beneficio alle genti,

  17 	da questo o tigre fra i re, è scritto che il dharma è il meglio,
     	il re che governa le sue genti, è un toro fra gli uomini che bene agisce,

  18 	trascurando desideri e ira, si deve proteggere il dharma,
     	è la migliore fonte di ricchezza il dharma per i re o migliore dei bhārata,

  19 	i brahmani sono la fonte del dharma, perciò sempre si devono onorare,
     	e o Māndhātṛ con disinteresse devi esaudire i desideri dei brahmani,

  20 	non esaudendo i loro desideri, per il re può sorgere un pericolo,
     	e i suoi amici non crescono, e pure possono divenire nemici,

  21 	quando Bali, figlio di Virocana irritava i brahmani,
     	Śrī da lui si allontanava, da ciò ella era addolorata,

  22 	quindi allontanatasi da lui ella andava dal punitore di Pāka,
     	ed egli si offendeva, dopo aver visto Śrī dal Distruggi-fortezze,

  23 	offeso da quella cosa pensava alla vendetta o illustre,
     	perciò pensaci o Māndhātṛ, che la Prosperità addolorata non ti abbandoni,

  24 	è scritto che Śrī generava un figlio di nome Darpa da Adharma,
     	da lui molti dèi e asura furono condotti in suo potere,

  25 	e anche molti ṛṣi regali, perciò pensaci o sovrano,
     	un re diviene chi lo vince, e uno schiavo da lui sconfitto, 

  26 	come uno che non segue l'adharma nè l'orgoglio suo compagno,
     	allora agisci o Māndhātṛ, se a lungo desideri il tuo stato,

  27 	da ubriachi, da lascivi, da immaturi, e specialmente da pazzi,
     	dalla vicinanza di questi, dal cercarli, e dal frequentare gente ostile,

  28 	da un ministro scelto specialmente dalle donne,
     	e da montagne, luoghi impervi, elefanti e serpenti,

  29 	da questi sii sempre cauto, ed evita di viaggiare di notte,
     	evita l'eccesso di profitto e l'eccesso di onori, la frode e l'ira,

  30 	con donne sconosciute, infertili, o libertine,
     	con le mogli altrui, o con le vergini il sovrano non si accoppi,

  31 	nelle famiglie nascono malvagi rakṣas nella confusione dei varṇa,
     	mezzi uomini, deformi, e specialmente mostri dalla grande lingua,

  32 	questi e altri ne nascono quando il re è negligente,
     	perciò il re specialmente deve agire per il bene delle sue genti,

  33 	in uno kṣatriya negligente sorge una grande colpa,
     	ogni adharma vige allora, a condurre le genti alla confusione,

  34 	nella stagione calda si cerca il freddo, non in quella fredda,
     	nella siccità e nell'eccesso di pioggia, le malattie colpiscono la gente,

  35 	terribili astri percorrono le costellazioni e altri
     	appaiono precipitare, e molti sono i re distrutti,

  36 	il re che non protegge sé stesso, neppure protegge le creature,
     	le sue genti periscono, e dopo di loro anche lui perisce,

  37 	in due derubano uno, e molti altri quei due,
     	le fanciulle sono violate e allora dicono sia colpa del sovrano,

  38 	la proprietà non risiede in nessuno tra gli uomini,
     	quando il re abbandonato il dharma, si crogiola nella negligenza.'
     


                              XCII


   1 	Utathya disse:
     	' il dio della pioggia fa piovere a tempo, se il sovrano agisce nel dharma,
     	quando sorge l'abbondanza, porta felicità alle creature,   

2 	    come chi non sa togliere, l'impurità della polvere dalle vesti,
     	senza rovinare i colori, così non è dunque lui,

   3 	così pure al comando dei grandi ri-nati, e degli kṣatriya,
     	gli śūdra sono impegnati in vari lavori per i quattro varṇa,

   4 	lavoro per lo śūdra, agricoltura per il vaiśya, e disciplina del bastone per il re,
     	casto studio, tapas, mantra, e sincerità per i ri-nati,

   5 	lo kṣatriya che a tutti loro, come per la pulizia degli abiti,
     	sappia togliere i vizi di comportamento, questo è un padre, un signore di genti,

   6 	kṛta, tretā, dvāpara, e kaliyuga o toro dei bhārata,
     	sono come tutte le condotte del re, il re è detto lo yuga,

   7 	i quattro varṇa, i veda, e i quattro modi di vita,
     	tutto viene confuso, quando il re è negligente,

   8 	il re è il promotore dei viventi, il re pure ne è la distruzione,
     	se è di anima giusta li promuove, se di animo ingiusto li distrugge,

   9 	le mogli, i figli, i parenti e gli amici del re,
     	tutti insieme hanno da dolersi, quando il re è negligente,

  10 	elefanti, cavalli, e anche le vacche, cammelli, muli, e asini,
     	tutti deperiscono quando il sovrano ha ingiusta condotta o principe,

  11 	si dice o Māndhātṛ, che il creatore ha creato il forte a favore del più debole,
     	il debole è un grande essere in cui tutto è fondato,

  12 	la prosperità di cui egli goda e i viventi che sono al suo seguito,
     	quando il sovrano ha ingiusta condotta tutti vanno perduti o principe,

  13 	l'occhiata di un debole, di un muni, e di un serpente velenoso,
     	io credo che siano intollerabili, non scontrarti con un debole,

  14 	devi sapere o caro, che i deboli non devono mai essere umiliati,
     	che gli sguardi dei deboli non ti brucino coi tuoi parenti, 

  15 	nella famiglia di chi è bruciato da un debole nulla ricresce,
     	essa è bruciata alla radice, dunque non scontrarti con un debole,

  16 	la debolezza è migliore della forza, è quanto di più forte vi è della forza,
     	del forte bruciato dal debole nulla più rimane,

  17 	maltrattato, colpito e offeso, se non trova un salvatore,
     	trattato inumanamente, allora il bastone colpisce il sovrano,

  18 	non agire o caro, usando la forza, e non opprimere un debole,
     	che gli sguardi dei deboli non ti brucino come il fuoco una casa,

  19 	le lacrime che cadono da quelli che piangono ingiustemente accusati, 
     	distruggono le bestie e i figli di quelli che gli hanno falsamente accusati,

  20 	se non in sé, nei figli e se non in essi, nei nipoti e discendenti,
     	l'azione cattiva compiuta non produce frutti immediati, come una vacca il latte, 

  21 	quando il debole oppresso, non trova un salvatore, 
     	vi è un grande evento naturale, e la punizione colpisce terribile,

  22 	quando tutte le genti sono costrette a mendicare come brahmani,
     	perennemente per la colpa di dover mendicare, costoro colpiscono il re,

  23 	quando molti uomini del re nel territorio del re,
     	si comportano con cattiva condotta, una grande colpa ne ha il re,

  24 	quando si impegnino a prendere ricchezze per desiderio o avarizia,
     	a persone che chiedono pietà, questo è una grande rovina per il re, 

  25 	un grande albero nasce e poi cresce, e in lui si rifugiano gli esseri,
     	quando l'albero è tagliato o bruciato, allora quelli rifugiati divengono senza casa,

  26 	quando nel regno vige il miglior dharma, si parla delle perfette qualità del re,
     	quando l'adharma è praticato, e si trascura il ben agire per confusione, il re agisce male,

  27 	quando dei malvagi ben conosciuti agiscono, è il kaliyuga per i virtuosi e per il re,
     	quando il re governa uomini che non ascoltano, quel regno non prospera o sovrano,

  28 	per il sovrano che impieghi un ministro ritenuto meritevole, nei consigli e in guerra,
     	prospera il regno di questo sovrano, e in breve può ottenere l'intera terra,

  29 	anche qui alle azioni ben fatte, e alle parole di chi bene parla,
     	il re guardando, e onorando ottiene il supremo dharma, 

  30 	quando governi condividendo e non diprezza gli altri,
     	e colpisce il forte arrogante, si dice che il dharma appartiene al re,

  31 	quando protegga il tutto con parole, azioni e temperamento,
     	e neppure il figlio perdoni, si dice che il dharma appartiene al re, 

  32 	quando il re protegga come figli quelli rifugiatesi in lui,
     	e non olterpassi i limiti, si dice che il dharma appartiene al re,

  33 	quando celebri sacrifici con ampie dakṣiṇa, saldo nella fede,
     	abbandonando desideri e odio, si dice che il dharma appartiene al re,

  34 	quando asciughi le lacrime di miseri, vecchi e di chi è senza aiuti,
     	producendo gioia negli uomini, si dice che il dharma appartiene al re,

  35 	se fa crescere gli amici, e abbatte i nemici,
     	e rende onore ai virtuosi, si dice che il dharma appartiene al re,

  36 	se protegge potentemente la sincerità, e sempre dona della terra, 
     	e onora gli ospiti e i servi, si dice che il dharma appartiene al re,

  37 	laddove punizioni e favori siano entrambe ben radicate,
     	in questo mondo e nell'altro, il re ne ottiene il merito,

  38 	il re è Yama, il supremo signore di chi agisce nel dharma o Māndhātṛ,
     	se controlla diviene la vita, ma se non controlla un agente del male,

  39 	quando senza dimenticare celebranti, purohita, maestri e gente pia,
     	rettamente faccia donazioni, si dice che il dharma appartiene al re,

  40 	Yama supporta tutti gli esseri senza eccezioni,
     	e le genti se rettamente controllate devono seguire il re,

  41 	il re con mille occhi tutto ispeziona,
     	e quanto lui vede come dharma è dharma o toro fra gli uomini,

  42 	con cura devi coltivare perdono, intelligenza, fermezza  e devozione,
     	per conoscere la natura degli esseri, e il male e il bene sempre,

  43 	favore verso tutti gli esseri, donazioni, e voce gentile,
     	e devi proteggere cittadini e sudditi, come le genti fanno di sé,

  44 	un re incapace non può mai proteggere le sue genti,
     	è un grandissimo compito il regno o caro, certamente arduo da compiersi,

  45 	il sovrano sapiente del bastone e valoroso, è in grado di proteggere le sue genti,
     	ma non può non usando il bastone, oppure con debole intelletto,

  46 	dei saggi, nati di buona stirpe, capaci, devoti, e molto istruiti,
     	devono controllare tutte le opinioni, pure degli asceti intenti al tapas,

  47 	quindi tu conoscerai il supremo dharma di tutti i viventi,
     	nella tua o nelle altre regioni, e il tuo dharma non andrà perduto,

  48 	dharma, artha e kāma, e il dharma sia dunque il superiore,
     	in questo mondo e nell'altro, il sapiente del dharma prospera felice,

  49 	gli uomini molto onorati, abbandonano, mogli e vita,
     	e il conforto dei viventi è il dono e le gentili parole,

  50 	attenzione e purezza o caro, sono la grande fonte della prosperità,
     	da queste cose o Māndhātṛ, non devi mai allontanarti,

  51 	sempre attento sia il re, e osservi i difetti propri e altrui,
     	il nemico non deve vedere i suoi difetti, e approcciare il nemico nei suoi difetti,

  52 	questa è la condotta del Vāsava, di Yama e di Varuṇa,
     	e di tutti i ṛṣi tra i re, e tu questa devi mantenere,

  53 	pratica questa condotta o grande re, seguita dai ṛṣi tra i re,
     	rimani sul sentiero divino, ogni giorno o toro tra i bhārata,

  54 	un re che si conduce nel dharma, quaggiù e nell'aldilà, 
     	viene celebrato da dèi, avi e gandharva dall'infinito splendore.'”

  55 	Bhīṣma disse:
     	“ così apostrofato Māndhātṛ da Utathya o bhārata,
     	senza esitazione questo compiva, e da solo otteneva la terra,

  56 	pure tu rettamente in questo modo, come il sovrano Māndhātṛ,
     	praticando il dharma proteggi la terra, e otterrai un posto in paradiso.”
     


                              XCIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ in che modo deve agire un re giusto che voglia stare nel dharma?.
     	io questo ti chiedo o migliore dei kuru, e di questo parlami o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	cantata dal saggio Vāmadeva, vero sapiente dell'artha,

   3 	il re kosala Vasumanas di nome, dotato di forza e purezza,
     	domandava al grande ṛṣi, al gloriosissimo Vāmadeva:

   4 	' istruiscimi o venerabile con parole congiunte a dharma e artha,
     	riguardo alla condotta in cui restando saldo, non mi allontanerò dal mio dharma.'

   5 	l'asceta Vāmadeva, il migliore degli oranti diceva a lui
     	seduto, con pelle dorata come Yayāti figlio di Nahuṣa:

   6 	' devi seguire il dharma, non vi è nulla superiore al dharma,
     	saldi nel dharma i re conquistano la terra,

   7 	il sovrano che pensi il dharma superiore al raggiungere gli scopi,
     	e pratichi oneste opinioni, costui per il dharma risplende,

   8 	il re che non guardando al dharma, procede con la forza,
     	rapidamente si allontana da esso, e perde la prima e il secondo,

   9 	il distruttore del dharma amico dei peggiori malvagi, merita la morte al mondo
     	con tutti i parenti, e rapidamente va in rovina,

  10 	il vanaglorioso, che seguendo i desideri trascura i suoi scopi,
     	anche avendo ottenuta l'intera terra, rapidamente va in rovina,

  11 	il re privo di invidia e dai sensi vinti che prende quanto basta,
     	che è intelligente, si accresce, come il mare dai fiumi,

  12 	non deve pensare di aver sufficenza di dharma, kāma, artha,
     	intelligenza e di amici, questo sempre pensi il signore della terra,

  13 	in tutte queste cose sono fondati gli affari mondani,
     	e queste ricordando, ottiene gloria, fama e genti prospere,

  14 	chi così si impegni nel dharma, pensando a dharma e ad artha,
     	cominciando a riflettere sui suoi scopi, di certo ottiene il meglio,

  15 	chi senza donare, privo di affetto, tratta le sue genti col bastone,
     	incline a punire, questo re rapidamente va in rovina,

  16 	e lo scarso di intelletto che non guarda con intelligenza al male fatto,
     	è pure macchiato di infamia, e da morto cade all'inferno,

  17 	e di chi è onorato, e puro, di chi dona, del sapiente di gentilezze,
     	gli uomini vogliono distruggere le calamità come se capitate a sé stessi,

  18 	chi non ha un guru nel dharma, e non chiede ad altri,
     	ma segue il piacere nell'ottenere le cose, non a lungo ottiene grandi cose, 

  19 	chi ha a capo un guru nel dharma, e da sé controlla le cose,
     	ponendo il dharma davanti, a lungo ottiene il meglio nei mondi.'
     


                              XCIV


   1 	Vāmadeva disse:
     	' laddove il più forte agisce contro il dharma verso il debole,
     	i suoi discendenti che nascono hanno la stessa condotta,

   2 	e seguono il re nel suo compiere il male,
     	e questo regno di uomini maltrattati, in breve va in rovina,

   3 	gli uomini vivono nella condotta di chi è saldo nella propria natura,
     	e pure se caduto in difficoltà la sua gente non lo biasima,

   4 	chi di natura punitiva, compia qualcosa di eccessivo,
     	che non sia stabilito dai trattati, quel re rapidamente va in rovina,

   5 	lo kṣatriya che segua una condotta al di là dei limiti,
     	su vinti e non, costui si allontana dal dharma kṣatriya,

   6 	catturando in battaglia un nemico che ben s'è comportato, il sovrano
     	che non lo onori per odio, si allontana dal dharma kṣatriya,

   7 	un re che sia capace, che a buon viso compia un atto di pietà nella disgrazia,
     	caro diviene ai viventi, e non si separa dalla prosperità,

   8 	chi compie un atto spiacevole e ancora ne faccia uno piacevole,
     	non a lungo rimane amato, lo spiacevole che compia un favore,

   9 	false parole si devono evitare, si deve compiere il bene senza esserne richiesto,
     	né per brama, né per per furia né per odio si abbandoni il dharma,

  10 	non si deve girar il viso alle domande, né si devono dire parole umilianti,
     	né aver fretta, né invidie, e così il nemico è soggiogato,

  11 	nel piacere non rallegrarsi troppo, né deprimersi nel dispiacere,
     	non confondersi nelle perdite di ricchezza, pensando al bene dei sudditi,

  12 	il sovrano che compia il bene secondo le sue qualità,
     	avrà successo nelle proprie azioni, e non si allontanerà dalla prosperità,

  13 	l'astensione da cose spiacevoli, e l'agire caramente,
     	e fedelmente, e la condotta dei virtuosi, deve premiare il sovrano, 

  14 	un saggio coi sensi non agitati, che sia oltremodo devoto e puro,
     	capace, e fedele, deve essere impiegato nelle grandi azioni,

  15 	chi così dotato di qualità che non sia affezionato al sovrano,
     	pur che non si dispiaccia a condurre gli affari, non deve essere impiegato,

  16 	lo sciocco schiavo dei sensi, avido, maligno, dall'ignobile condotta,
     	che non è privo di inganni, crudele, di scarso intelletto, ignorante,

  17 	privo di generosità, attaccato al bere, ai dadi, alle donne, e alla caccia,
     	se è impiegato in grandi affari, il sovrano ne ha della sua prosperità,

  18 	ma il re che ha animo protettivo, che protegge quelli che devono esserlo,
     	e le sue genti prosperano, di certo ottiene il meglio,

  19 	alcuni signori della terra che tutti facciano spiare,
     	da amici in segreto, con questo il re non va in rovina,

  20 	evendo offeso uno forte, non si consoli dicendo: 'io sono lontano.'
     	quando sono seguiti dal falco, gli incuranti sono abbattutti,

  21 	l'anima non vile che ha salde radici, conoscendo la propria forza,
     	può conquistare i più deboli non quelli più forti,

  22 	conquistata la terra col proprio valore, proteggendo le genti nel dharma,
     	deve far strage in battaglia, il re seguace del dharma,

  23 	tutto quaggiù finisce nella morte, nessuna cosa si salva,
     	perciò saldo nel dharma il re deve proteggere le sue genti nel dharma,

  24 	il compito di proteggere, la guerra, e l'insegnamento del dharma,
     	il prendere consiglio, e la felicità, con questi cinque prospera la terra,

  25 	il re che possiede questi segreti o migliore dei re,
     	sempre così agendo, quel re gode della terra,

  26 	uno da solo non può costantemente seguirli tutti,
     	impiegando in questi delle persone adatte, il re gode a lungo della terra,

  27 	uno che doni, e che condivida, che sia di animo gentile, e puro,
     	che non abbandoni gli uomini, costui è amato dalle genti,

  28 	chi saputo un miglior consiglio, a questa conoscenza aderisce,
     	abbandonando la propria opinione, è approvato dal mondo,

  29 	chi le parole dette per desiderio di utilità, per avversione non ascolta,
     	chi non a lungo, quasi distratto ascolta le cose contrarie,

  30 	chi non ascolta troppo le opinioni fatte da gente di fuori,
     	sia di conquistati e non conquistati, si allontana dal dharma kṣatriya,

  31 	chi trascurando capi e ministri compie il bene dei vili,
     	costui caduto in disgrazia, afflitto non trova stabilità,

  32 	chi per odio non onora i parenti di nobili qualità,
     	ha anima incerta, e fiera ira, vicino a costui non rimane la prosperità,

  33 	e chi compia del male ad amici dotati di qualità,
     	e faccia del bene ai vili, a lungo rimane nell'infamia,

  34 	non si pongano divieti a tempo sbagliato, non ci si deprima nel male,
     	né ci si rallegri troppo nel bene, ci si deve impegnare in azioni salutari,

  35 	' quali sono devoti a me, e quali sono afflitti dalla paura?
     	e quali di questi stanno in mezzo o hanno colpe?' così sempre deve pensare

  36 	il re divenuto forte, non deve mai aver fiducia nel debole,
     	i negligenti simili ad uccelli bhāruṇḍa precipitano,

  37 	anche un signore dalle gentili parole, dotato di tutte le qualità,
     	è ingiuriato dal malvagio, dunque da questa gente stai lontano,

  38 	Yayāti figlio di Nahuṣa disse questa dottrina per i re:
     	chi è intento a vincere gli uomini, uccide anche i nemici eccellenti.'
     


                              XCV


   1 	Vāmadeva disse:
     	' il signore della terra deve cercare la vittoria senza combattere,
     	il sovrano che ha la vittoria combattendo dicono sia meno importante,

   2 	non cerchi di acquisire altro, se la stabilità non è ben salda,
     	al re che ha una debole stabilità, non compete altra acquisizione, 

   3 	il re amato che ha abbondanti ed eccellenti sudditi, 
     	e ministri, forti e soddisfatti, questo sovrano ha salde radici, 

   4 	chi ha soldati soddisfatti, ben trattati, saldi in suprema fedeltà,
     	anche con poco bastone conquista la terra questo sovrano,

   5 	chi ha cittadini e sudditi, devoti, e ben onorati,
     	e ricchi e pieni di grano, questo sovrano ha salde radici,

   6 	quando pensi che forza e momento siano a lui favorevoli,
     	allora quel sagace deve ottenere la terra e le ricchezze,

   7 	chi non ha simpatia per i godimenti, chi è pietoso verso gli esseri, 
     	chi protegge sé stesso con attività, ha un regno che prospera,

   8 	taglia sé stesso come una foresta dalla scure,
     	chi bellamente verso i propri viventi agisce con l'inganno,

   9 	non si distruggono i nemici del re, che sempre combatte,
     	ma chi sa controllare la propria collera, non trova nemico,

  10 	il saggio che compia un'azione invisa alla gente nobile,
     	che voglia farne di nobili allora deve impegnare sé stesso,

  11 	gli altri non lo disprezzano, né lui si opprime,
     	il re che interamente desidera le felicità,

  12 	il signore della terra che in questo modo agisca verso gli uomini,
     	vincendo entrambi i mondi, gode della sua vittoria.'”

  13 	Bhīṣma disse:
     	“così istruito da Vāmadeva, il sovrano tutto questo compiva,
     	e pure tu così agendo conquisterai i due mondi senza dubbio."
     


                              XCVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ lo kṣatriya che voglia vincere un altro kṣatriya in battaglia,
     	quale giusta vittoria può avere? di questo parla a me che te lo chiedo.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ con alleati o senza alleati, il sovrano che ha ottenuto un regno,
     	deve dire:' io sono il vostro re, e vi proteggerò sempre,

   3 	mi sia dato un giusto tributo, oppure scontratevi con me.'
     	se essi così giunto lo prendono, allora la cosa è fatta,

   4 	ma se pur essendo non guerrieri gli si opponessero in qualche modo,
     	con ogni mezzo li deve costringere il sovrano col suo valore,

   5 	un altro prenderebbe le armi pensandolo uno kṣatriya privo di potere,
     	e in tutto ritenendolo incapace di difendersi.”

   6 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ e un re che sia guerriero, che attacca un altro kṣatriya,
     	in che modo deve combattere? questo dimmi o nonno.”

   7 	Bhīṣma disse:
     	“ né senza armi né senza corazza lo kṣatriya deve combattere sul campo,
     	uno ad uno dicendo:' scaglia le tue, che io scaglio le mie.'

   8 	se lui viene armato, allora anche lui si deve armare,
     	se lui viene senza compagni, lo combatta senza compagni,

   9 	se lui combatte con inganno, coll'inganno gli combatta contro,
     	se combatte secondo il dharma, lo respinga secondo il dharma,

  10 	non vada a cavallo contro un carro, sul carro vada contro un carro,
     	se in difficoltà non deve essere attaccato, né se impaurito o vinto,

  11 	né freccia avvelenata, né arma piumata si deve scagliare,
     	si deve combattere per la vittoria, non incrudelirsi per desiderio di uccidere,

  12 	ma se per reciproche ferite dei guerrieri uno forte si trova in difficoltà,
     	se è ferito non si deve abbattere, e mai se è senza figli,

  13 	se ha l'arma rotta, o il cavallo abbattuto, la corda rotta, il traino ucciso,
     	sia aiutato mentre è in disagio, oppure che se ne torni a casa,
     	anche chi non è ferito si deve liberare, questo è il dharma eterno,

  14 	perciò nel dharma si deve combattere, cosi disse Manu Svāyambhuva,
     	tra i virtuosi sempre vi è il dharma dei virtuosi, saldi in quello non si perisce,

  15 	lo kṣatriya che vince contro il dharma per la sua prosperità,
     	sé stesso da sé distrugge quel malvagio che vince con l'inganno,

  16 	questa è azione da malvagi, anche il malvagio deve vincere lealmente,
     	è meglio la morte nel dharma, che la vittoria con male azioni,

  17 	la condotta contro il dharma o re, come una vacca, non da frutti immediati, 
     	ma bruciati rami e radici alla fine giunge,

  18 	avuta la ricchezza con azione malvagia, il malvagio si rallegra,
     	ma cresciuto col furto il malvagio sprofonda nel male,

  19 	pensando:' non esiste il dharma.' quasi deride i puri,
     	per la sua natura di miscredente egli trova la distruzione,

  20 	legato dai lacci di Varuṇa, si pensa come un immortale,
     	come un grande otre gonfiato, egli cresce per le sue azioni,

  21 	è come un albero dalle rive di un fiume strappato alle radici,
     	e lo disprezzano come un vaso rotto su una pietra,
     	perciò il sovrano cerchi a piacere una vittoria nel dharma.”
     


                              XCVII


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ il sovrano non cerchi di vincere la terra contro il dharma,
     	ottenuta una ingiusta vittoria, quale sovrano lo approverebbe?

   2 	la vittoria macchiata di ingiusto, è incerta e non porta in paradiso,
     	essa manda in rovina il re e la terra o toro dei bhārata,

   3 	preso uno senza corazza, il quale dica: ' sono tuo.'
     	a mani giunte dopo aver gettate le armi, non si deve uccidere,

   4 	uno che è vinto da un esercito, non lo combatta il sovrano,
     	lasci passare un anno in modo che di nuovo divenga prospero,

   5 	prima di un anno non si tocchi la vergine presa col proprio valore,
     	e così l'intera ricchezza o quant'altro sia stato preso con la forza,

   6 	ma la ricchezza non resti senza frutto, che i brahmani bevano il loro latte,
     	e i buoi siano aggiogati, o dovrebbero essere restituiti,

   7 	il re deve combattere con un re, così il dharma stabilisce,
     	nessuno che non sia un re mai attacchi un re,

   8 	se in mezzo a due eserciti che si scontrano passa un brahmano,
     	che voglia la pace di entrambi allora non si deve combattere,
     	rompe gli eterni confini, chi viola un brahmano,

   9 	e se un mero kṣatriya violasse questo limite,
     	ne abbia infamia in cielo, ed esclusione dalle assemblee,

  10 	la condotta che offende il dharma e viola i limiti, 
     	questa condotta non deve seguire il sovrano che voglia la vittoria,
     	di una vittoria ottenuta nel dharma quale cosa può essere migliore?

  11 	piegando i viventi colla violenza, rapidamente si va in rovina,
     	usare conciliazione e donazioni di beni, è la suprema condotta dei re,

  12 	governati ingiustamente, oppressi dal proprio territorio,
     	si unirebbero ai nemici, aspettando qualche momento difficile,

  13 	questi potrebbero nei momenti difficili rapidamente passare al nemico,
     	interamente mal disposti o re, attendendo la sventura del re,

  14 	il nemico non deve essere maltrattato, né mai troppo colpito, 
     	se troppo colpito l'uomo dunque potrebbe abbandonare la vita,

  15 	uno che sia soddisfatto di aver poco, come una cosa superiore,
     	molto riterrà che sia la semplice vita,

  16 	chi ha sudditi prosperi, eccellenti e devoti al re,
     	e servi e ministri soddisfatti, questo sovrano ha salde radici,

  17 	chi ha celebranti, purohita e maestri e degli altri dotati di erudizione,
     	che meritano onore, tutti onorati, si dice che sia un conquistatore del mondo,

  18 	il supremo dio con questa condotta ha ottenuto la terra,
     	e i sovrani che vogliano la vittoria la condotta di Indra seguano,

  19 	il re Pratardana vinto il nemico in battaglia gli lasciava terra e città,
     	ma prendeva ogni cosa e anche gli antidoti e le piante medicinali,

  20 	le oblazioni sacre e i resti del fuoco, il burro e i vasi,
     	prendeva Divodāsa e quindi ne divenne disprezzato,

  21 	Nābhāga offrì come dakṣiṇa i regni coi loro re,
     	eccetto per i beni degli eruditi, e quelli degli asceti o bhārata,

  22 	grandi è piccoli furono i comportamenti di quei sapienti del dharma o Yudhiṣṭhira, 
     	che erano gli antichi re, e tutto questo io approvo,

  23 	il sovrano con ogni tipo conoscenza cerchi la vittoria,
     	ma non coll'inganno o la frode, chi voglia la prosperità per sé.”
     
     


                              XCVIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ non vi è dharma più cattivo del dharma kṣatriya o toro dei bhārata,
     	attaccando in battaglia, il re uccide molte genti,

   2 	ma con quali azioni il sovrano vinca i mondi,
     	vorrei conoscere o saggio, illustramelo o toro dei bhārata.”

   3 	Bhīṣma disse:
     	“ fermando i malvagi, e favorendo i virtuosi,
     	con sacrifici e donazioni, i re divengono puri e liberi da colpe,

   4 	i re molestano i viventi, per cercare la vittoria,
     	ed essi ottenuta la vittoria, fanno allora prosperare le genti,

   5 	scacciando i mali con la forza, tapas, donazioni e sacrifici,
     	favorendo i viventi, aumentano la loro purezza,

   6 	come il mietitore qualche volta mietendo il campo,
     	colpisce erbe e grano, ma non distrugge il grano,

   7 	così qualche volta le armi scagliate uccidono chi lo merita,
     	ma questa intera cura è una nuova prosperità dei viventi,

   8 	chi protegga i viventi dall'afflizione, dalla perdita di ricchezza e dalla violenza,
     	e dalla savezza dai ladri, questo re dona ricchezza e felicità,

   9 	celebrando ogni sacrificio il re con inni e dakṣiṇa,
     	avendo quaggiù prosperità, ottiene il mondi di Indra,

  10 	chi sorto in favore di un brahmano combatta,
     	mettendo sé stesso al palo sacrificale, questo è un sacrifico con infinita dakṣiṇa,

  11 	il coraggioso disperde i nemici, prendendo le sue frecce,
     	di questo i trenta dèi non vedono cosa migliore sulla terra,

  12 	quanti armi trapassano la pelle in battaglia di uno,
     	tanti mondi egli ottiene imperituri e pieni di ogni cosa desiderata,

  13 	dalle membra ferite di costui non scorre il sangue,
     	ed egli con questo rosso sangue si purifica da ogni peccato,

  14 	quanti dolori sopporta il coraggioso dall'essere ferito,
     	non vi è tapas che sia maggiore, cosi dicono i sapienti del dharma,

  15 	i codardi, gli uomini vili si tengono indietro in battaglia,
     	cercando la protezione dei prodi, come i viventi quella del dio della pioggia,

  16 	se il prode li protegge dalla paura in sicurezza,
     	le genti ne seguono l'esempio, e non si muovono da ciò, 

  17 	se questi saputa la sua impresa sempre lo onorano,
     	praticano la retta condotta e non si muovono da ciò,

  18 	grande differenze appaiono negli uomini che paiono simili,
     	in battaglia sul fronte dell'esercito, tra grida e assalti,

  19 	i prodi cadono faccia al nemico, e i vili fuggono dai nemici,
     	saldi nella via che allontana dal paradiso, lasciando i compagni sul campo,

  20 	non far nascere o caro, tali uomini vergognosi,
     	che lasciati i compagni in battaglia, salvi se ne vanno a casa,

  21 	malasorte a loro danno gli dèi con Indra in testa,
     	chi abbandonando i compagni, pensa solo a salvarsi la vita,

  22 	lo devono uccidere con legnate o pietre, o bruciarlo su un fuoco d'erba,
     	o maccellarlo come un animale, gli kṣatriya che siano tali,

  23 	non è giusto per lo kṣatriya essere morto nel letto,
     	vomitando muco e urine, lamentandosi miseramente,

  24 	per lo kṣatriya che trova la morte col corpo privo di ferite,
     	non è elogiata questa fine dagli antichi sapienti,

  25 	né è raccomandata o caro, la morte in casa degli kṣatriya,
     	onorati, la compassione che è contro il dharma e l'onore,

  26 	'questo è doloroso, il peggiore dei mali.' così urla,
     	a viso pendente, putrido, facendo molto soffrire i compagni,

  27 	invidia i sani, e a lungo desidera la morte,
     	il valoroso, il prode e l'orgoglioso, non merita una tale morte,

  28 	compiuta una strage in battaglia, attorniato dai famigliari,
     	lo kṣatriya colpito da aguzze armi, merita di morire,

  29 	il prode penetrato di sincero furore, forte combatte,
     	e delle sue membra trafitte dai nemici non se ne cura,

  30 	ottenuta un morte onorevole in battaglia, onorata dal mondo,
     	raggiunto un'ampia parte del suo dharma, giunge ai mondi di Śakra,

  31 	ogni soldato che assale il nemico perdendo la vita,
     	senza mostrare la schiena, ottiene il mondo di Indra.”
     	


                              XCIX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quali mondi hanno i prodi che combattono senza fuggire,
     	avendo trovata la morte? questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione tra Ambarīṣa e Indra o Yudhiṣṭhira,

   3 	Ambarīṣa figlio di Nābhāga, giunto in paradiso arduo da raggiungere,
     	vedeva stare nel mondo divino un suo ministro assieme a Indra,

   4 	situato su un divino ed eccellente carro volante fatto tutto di splendore,
     	il potente condottiero volava in alto dove voleva,

   5 	qual sagace vedendo il suo generale che volava in alto,
     	e vedendo prosperoso Sudeva, meravigliato diceva al Vāsava

   6 	' avendo governato l'intera terra circondata dal mare secondo le regole,
     	devoto ai quattro varṇa secondo i trattati, per desiderio del dharma,

   7 	con terribile brahmacarya, e servizio devoto al maestro,
     	avendo studiato i veda secondo il dharma, e l'intera scienza dei re,

   8 	col dono di cibi agli ospiti, e col soddisfare gli avi,
     	e i ṛṣi con lo studio dei veda, e gli dèi con supremi sacrifici e dakṣiṇa,

   9 	saldo fattomi nel dharma kṣatriya secondo i trattati e le regole,
     	guardando l'esercito nemico, ho vinto in battaglia o Vāsava,

  10 	e Sudeva o re degli dèi era un tempo il mio generale,
     	era un guerriero di anima tranquilla, perché è sopra di me? 

  11 	non ha egli celebrato i principali sacrifici, né ha soddisfatto
     	i ri-nati secondo le regole o Śakra, perché è sopra di me?'

  12 	Indra disse:
     	' questo Sudeva o caro, ha approntato
     	il grandissimo sacrificio della battaglia, come ogni altro uomo che combatte,

  13 	ogni soldato consacrato alle armi, che raggiunge il fronte nemico,
     	diviene il governatore del sacrificio della battaglia, così è stabilito.'

  14 	Ambarīṣa disse:
     	' quali sono le offerte di questo sacrificio, qual'è il burro, e quale la dakṣiṇa?
     	e come sono chiamati i celebranti? questo dimmi o Cento-riti.'

  15 	Indra disse:
     	' i celebranti sono gli elefanti, e gli adhvaryu sono i cavalli,
     	le oblazioni sono le carni del nemico, e il sangue è il burro sacrificale,

  16 	sciacalli, avvoltoi e corvi, sono le erbe e quelli che presenziano,
     	questi bevono il resto del burro, e consumano l'offerta nel sacrificio,

  17 	le masse di proiettili e giavellotti, spade, lance, e asce,
     	splendenti, appuntite e temperate, sono i cucchiai sacri e le erbe, 

  18 	scagliata dalla forza dell'arco l'aguzza freccia che spacca
     	il corpo del nemico, dritta ben appuntita e temperata, è il suo grande cucchiaio, 

  19 	col fodero di pelle di tigre, col manico di avorio,
     	la spada che taglia proboscidi elefantine sul campo diviene i suo sphya,

  20 	dai brillanti aguzzi e temperati, giavellotti, lance e asce,
     	affilate, d'acciaio damascato, le ferite inflitte sono le sue ricchezze,

  21 	il sangue che per la furia della battaglia scorre a terra,
     	è la sua completa e ricca offerta nel fuoco che fornisce ogni desiderio,

  22 	' taglia, trafiggi.' così si ode sul fronte degli eserciti,
     	questi sono gli inni che cantano i cantori sacri nella dimora di Yama,

  23 	il vaso delle offerte dicono sia il fronte dell'esercito nemico,
     	e la totalità di elefanti, di cavalli e degli armati,
     	e l'Agni chiamato śyenacita, è stabilito in quel sacrificio,

  24 	il tronco decapitato del prode, che è ancora in piedi tra migliaia di caduti,
     	si dice sia il suo palo sacrificale, ottagonale fatto di legno khadira,

  25 	gli elefanti mossi dagli uncini urlano l'invocazione del fuoco,
     	risuonando col rumore dei piedi, l'esclamazione 'vaṣaṭ' o principe,
     	e l'udgātṛ là nella battaglia che canta i tre sāman è chiamato il tamburo,

  26 	se è rubata la proprietà di un brahmano, chi lascia il caro corpo in battaglia,
     	legando sé stesso al palo sacrificale, questo è un sacrificio di infinite dakṣiṇa,

  27 	il guerriero che per il suo signore avanzi sul fronte degli eserciti,
     	che non fugga per paura, costui ha gli stessi mondi miei,

  28 	chi da spade coperte di scuro oro, da braccia simili a barre di ferro,
     	ha la sacra vedi riempita, costui ha gli stessi mondi miei,

  29 	chi non guarda a nessun aiuto, saldo nella vittoria,
     	entrando in mezzo agli schieramenti, costui ha gli stessi mondi miei,

  30 	chi con lance per legnami, tamburi per tartarughe e rane,
     	con ossa di eroi per ghiaia, carni e sangue per fango, un terribile

  31 	fiume con spade e scudi per pozze, capelli per alghe e erbe,
     	con cavalli, elefanti e carri distrutti divenuti ponti,

  32 	con stendardi e pennoni per canneti, che trascina cavalli morti,
     	con sangue per acqua, ardua da attraversare per gli uomini verso l'altra sponda, 

  33 	con gli elefanti abbattuti per alligatori, periglioso per l'altro mondo,
     	con spiedi e scimitarre per spine dorsali, avvoltoi, corvi e vaḍa per anitre, 

  34 	frequentato da mangia-cadaveri che portano terrore ai vili,
     	questo fiume nel grande sacrificio di guerrieri, è detto il purificatore,

  35 	chi ha la sacra vedī riempita dalle teste dei nemici,
     	da dorsi di cavalli, da dorsi di elefanti, costui ha gli stessi mondi miei,

  36 	i saggi dicono che chi ritiene il fronte dell'esercito dei nemici 
     	come la stanza della moglie, e come il vaso delle offerte il suo esercito, 

  37 	e il luogo dove sta il fuoco della battaglia, come l'āgnīdhra posto a nord,
     	come l'esercito nemico possiede tutti i mondi più difficili,

  38 	quando però le schiere dei due eserciti diventano la spazio vuoto davanti,
     	alla sua vedī e nel sacrificio, i tre veda sono i tre fuochi,

  39 	il guerriero che si ritiri tremante colpito dai nemici,
     	costui cade nell'infame inferno, non vi è qui dubbio,

  40 	chi sia innondato da un fiume dalla corrente di sangue,
     	pieno di capelli, ossa, e carni, costui raggiunge la suprema meta,

  41 	chi dunque, avendo ucciso il comandante sale sul suo carro,
     	costui ha il valore di Viṣṇu e la saggezza di Bṛhaspati, 

  42 	chi, il comandante o uno dei capi che sia là onorato,
     	catturi ancora vivo, costui ha i mondi che sono i miei,

  43 	non si deve dolersi del prode che è ucciso in battaglia,
     	non è da piangere il prode ucciso, egli è onorato in paradiso,

  44 	per l'ucciso non vogliono dare cibo, acqua, per lui non vi è
     	impurità né lavacri, ascolta da me quali sono i suoi mondi,

  45 	migliaia di splendide apsaras, corrono festevoli,
     	verso il prode ucciso in combattimento gridando: 'che sia mio marito.'

  46 	tapas, purezza, e dharma eterno, 
     	e i quattro modi di vita ha chi non fugge in battaglia,

  47 	vecchio e fanciullo non si devono uccidere, né donne o brahmani,
     	né uno con dell'erba in bocca, o uno che dica:' sono tuo.'

  48 	io avendo ucciso in battaglia, Vṛtra, Bala, Pāka, Śatamāya,
     	Virocana, e l'invincibile Namuci, e Śambara dalle molte magìe,

  49 	e il daitya Vipracitti, e tutti i figli di Danu,
     	e Prahrāda sono diventato il Signore degli dèi.'”

  50 	Bhīṣma disse:
     	“ ascoltate queste parole di Śakra, e accogliendole,
     	Ambarīṣa accettava quanto i guerrieri ottengono da sé.”
     


                              C


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	sullo scontro che fecero Pratardana e il re maithila,

   2 	come Janaka il re maithila indossato il cordone sacro, in battaglia
     	incoraggiasse i suoi guerrieri, ascolta o Yudhiṣṭhira,

   3 	Janaka il re maithila, grand'anima, sapiente di ogni verità,
     	mostrava ai suoi guerrieri, sia il paradiso che l'inferno:

   4 	' guardate questi sono i mondi splendidi per i coraggiosi,
     	pieni di fanciulle gandharva, imperituri e che danno ogni desiderio,

   5 	questi sono gli inferni stabiliti per quelli che fuggono, 
     	eterna infamia hanno, sprofondando continuamente,

   6 	questi vedendo, di vincere i nemici impegnandovi pronti a lasciare la vita,
     	con pieno controllo non cadete in preda dell'inferno,

   7 	perdere la vita per i prodi è la suprema porta del paradiso.'
     	così apostrofati i soldati dal sovrano o vincitore di città nemiche,

   8 	sconfiggevano in battaglia i nemici facendo la gioia del loro sovrano,
     	perciò controllandosi sempre bisogna stare saldi sul fronte della battaglia, 

   9 	i carri in mezzo agli elefanti, i cavalieri dietro i carri,
     	e vicino ai cavalieri sia schierata la fanteria armata,

  10 	il re che così ordina le truppe, sempre vince i nemici,
     	perciò così si devono sempre schierare le truppe o Yudhiṣṭhira,

  11 	tutti quelli che cercano la virtù ben combattendo con suprema furia,
     	possono agitare le truppe nemiche come le balene l'oceano,

  12 	e possono rallegrare i tristi, rinsaldandosi vicendevolmente,
     	si deve proteggere la terra dopo averla conquistata, e non inseguire quelli in rotta,

  13 	e alla vita di quelli che senza speranze di nuovo ritornano,
     	non bisogna portare violenza, perciò o re, non si deve inseguirli troppo,

  14 	i guerrieri non vogliono attaccare quelli che fuggono per paura,
     	perciò non si inseguano troppo quelli che fuggono,

  15 	gli immobili, sono cibo dei mobili, i senza zanne di quelli con le zanne,
     	i senza mani di quelli che le hanno, i terrorizzati del valoroso,

  16 	pur avendo simili schiene, ventri, mani e piedi, i vili seguono il prode,
     	e quelli in preda alla paura inchinandosi di nuovo stanno a mani giunte davanti ai prodi,

  17 	il mondo pende dalle braccia dei prodi, sempre come un figlio, 
     	perciò tra tutti quelli schierati, i prodi meritano rispetto,

  18 	non vi è nulla di superiore al coraggio nei tre mondi,
     	il prode tutto protegge, e tutto è fondato sul prode.”
     


                              CI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ come quelli che cercano la vittoria conducono l'esercito o toro dei bhārata,
     	scalfendo poco il dharma illustrami o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ alcuni pensano che il dharma si fondi sulla sincerità, altri sulla ragione,
     	e altri ancora nel ben comportarsi, e altri negli espedienti,
     	ti illustrerò il dharma degli espedienti, che hanno successo nel dharma e nell'artha,

   3 	malvagi sono i ladroni che stanno sulle strade,
     	di come si debbano fermare, ti parlerò secondo i veda,
     	quali espedienti occorrano per perfezionare le azioni, ascolta da me,

   4 	entrambe le sapienze si devono conoscere, la retta e la fraudolenta o bhārata,
     	conoscendo quella fraudolenta non la si segua, giunta si potrebbe pentirsene,

   5 	i nemici si impegnano a provocar divisioni nel re,
     	il re conoscendo questo inganno, sa fermare i nemici,

   6 	le corazze sui fianchi degli elefanti, e le protezioni dei buoi,
     	lance, e uncini di ferro, provate armature,  

   7 	e armi aguzze e temperate, cotte di maglia, d'oro e di bronzo,
     	e colorate di vario colori siano insegne e bandiere,

   8 	spiedi, giavellotti, scimitarre e affilate asce di guerra,
     	scudi e attrezzature, devono essere approntate in quantità,
     	tutte le armi a portata e i guerrieri ben addestrati,

   9 	al plenilunio del mese caitra o mārgaśīrṣa, sia comandato il raduno dell'esercito,
     	il grano è maturo, e la terra diviene umida,

  10 	non troppo freddo né troppo caldo il tempo diviene o bhārata,
     	perciò allora si raduni l'esercito, o quando vi sia il nemico in difficoltà,
     	in questi frangenti si deve radunare l'esercito per fermare il nemico, 

  11 	un percorso pieno d'erba e di acque, piano da percorrere sia comandato, 
     	che prima sia stato percorso da spie abili nel muoversi nelle selve,

  12 	non è possibile vagare per selve sconosciute come branchi di animali,
     	perciò chi desidera la vittoria faccia preparare tutte le truppe,

  13 	fortezze robuste e con fossati pieni d'acqua si raccomandano,
     	che possano fermare l'avanzata dei nemici,

  14 	regioni vicino a selve sono ritenute migliori di quelle in campo aperto,
     	da molti nati di qualità che sono esperti di guerra,

  15 	lo stabilire l'avanzata delle fanterie in segreto,
     	e per arrestare il nemico è un espediente contro le difficoltà,

  16 	tenendo alle spalle le stelle dei sette ṛṣi, si combatta saldi come monti,
     	con questa disciplina o re, si può vincere anche gli invincibili,

  17 	dove c'è il vento, dove c'è il sole e śukra, là vi è la vittoria,
     	e in ciascuno di questi il precedente è considerato migliore o Yudhiṣṭhira,

  18 	terra non fangosa, né umida, né sconfinata o senza punti di riferimento
     	adatta per i cavalli viene considerata dalle persone esperte di guerra,

  19 	pianeggiante, senza aquitrini e buche, è considerata terra per i carri,
     	con bassi alberi grandi pozze piene d'acqua è per i guerrieri a cavallo,

  20 	monto impervia, con grandi alberi, coperta di cannetti e di bambù,
     	e di foreste montane, è terreno adatto ai fanti,

  21 	un esercito con molte fanterie, diviene saldo o bhārata,
     	un esercito con molti carri e cavalli, è raccomandato nei giorni favorevoli,

  22 	e con molti fanti e pachidermi, è raccomandato per i momenti di pioggia,
     	calcolando queste qualità, si devono fissare tempi e luoghi,

  23 	chi marcia così avendo pensato, controllando giorno e costellazione, 
     	e raduna rettamente il suo esercito sempre ottiene la vittoria,

  24 	quelli che dormono, sono assetati, stanchi, e dispersi non si devono uccidere,
     	né chi cerca di liberarsi, o di morire o di allontanarsi, o al momento dei pasti, 

  25 	né chi è troppo ferito, chi è colpito a morte, o indebolito,
     	chi ha troppa fiducia, chi è impegnato, o che soffre li vicino,
     	o uno esterno, che è capitato vicino, per controllare il luogo, 

  26 	quelli che stazionano alle porte o giuntivi di seguito,  
     	o quelli che sono addetti alle spartizioni, o alla preparazione del cibo,

  27 	quelli che rompono lo schieramento, e quelli che coprono quelli in rotta,
     	devono avere paga doppia e gli stessi tuoi cibi e bevande,

  28 	i capi di dieci devono diventare capi di cento,
     	e tra questi si deve fare capo di mille un prode instancabile, 

  29 	e riuniti i principali capi si deve dir loro: ' giuriamo
     	che combatteremo per la vittoria in campo, e non ci abbandoneremo l'un l'altro,

  30 	i vigliacchi che qui ci abbandoreranno,
     	non si devono uccidere, potendo mettersi in rotta nel tumulto,

  31 	e proteggendo il nostro fianco uccidono in battaglia,
     	l'uccisione è una perdita di denaro, è infame e contro la gloria il fuggire,

  32 	sono spiacevoli, e infelici le parole dell'uomo che fugge,
     	che ha tremori di denti e labbra, e che ha gettatto tutte le armi,

  33 	e lasciati i compagni nell'incertezza di salvarsi la vita,
     	e darsi prigioniero ai nemici, uno così sia sempre tra i nostri nemici,

  34 	questi uomini vergognosi, che girano le terga,
     	non sono la maggior massa, né qui, né nell'adilà,

  35 	i nemici con mente lieta vanno incontro al fuggitivo,
     	come gli amici al vincitore con elogi e benedizioni,

  36 	i nemici si rallegrano o re, quando uno è in difficoltà,
     	questo io penso sia un dolore più insopportabile della morte,

  37 	si deve sapere che la gloria è la radice del dharma, e di ogni felicità,
     	essa vola sopra i codardi, e il prode la raggiunge,

  38 	noi che vogliamo il paradiso, lasciando la vita in battaglia,
     	vincendo o essendo uccisi, meritiamo di raggiungere la meta dei virtuosi.'

  39 	così avendo fatto il giuramento, trascurando le proprie vite,
     	i valorosi senza paura penetrano dentro l'esercito nemico,

  40 	davanti sia posto una schiera di uomini armati di spada e scudo,
     	e dietro una schiera di carri, e in mezzo il grosso,

  41 	una forza nascosta di fanti per uccidere i nemici,
     	e pure desiderosi di trovare il nemico, sia posta là davanti,

  42 	e davanti, quelli che sono pieni di vita, intelligenti e ardenti,
     	questi per primi attacchino, e dietro questi le altre genti,

  43 	e pure per incoraggiare e per far impegnare i timidi,
     	siano messi vicino a loro per guardarsi alle spalle,

  44 	stretti insieme si deve combattere, i pochi, e aprendosi a piacere contro i molti,
     	a punta d'ago sia lo schieramento di pochi contro molti,

  45 	combattendo con gioia, sia sinceramente o per finta, 
     	scontrandovi con molti, gridate: ' il nemico è in rotta è in rotta,

  46 	è giunta una schiera amica, combattete senza paura.'
     	devono correre urlando e facendo terrificanti rumori,

  47 	urla leonine, e di guerra, suoni di conchiglie, krakaca, e di corni,
     	di tamburi, tamburelli, e cimbali, e devono bramire gli elefanti.”
     


                              CII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quali condotte, quali impegni, e di qual fatta o bhārata,
     	con quali difese, e con quali armi, le schiere devono stare in battaglia o sovrano?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ secondo l'abitudine quindi qui armi e veicoli siano stabiliti,
     	con la pratica l'uomo dunque compie le sue azioni,

   3 	i gāndhāra, i sindhu e i sauvīra, combattono con scimitarre e lance,
     	fortissimi e senza paure, con questa forza attraversano ogni difficoltà,

   4 	gli uśīnara, di grande energia sono abili con tutte le armi,
     	gli orientali, esperti nel combattimento di elefanti, sono guerreri infidi,

   5 	e gli yavana, i kāmboja, e quelli che stanno vicino a mathurā,
     	sono esperti nella lotta, e i meridionali con spada e scudo,

   6 	in ogni luogo nascono dei prodi di grande forza ed energia,
     	chiamati a combattere, ascoltane da me i segni,

   7 	alcuni hanno occhi e voce di leoni e tigri, e movenze feline,
     	vista di piccioni e sparvieri, tutti sono prodi distruttori,

   8 	altri hanno voci di gazzelle, e occhi di pantera, e altri occhi di toro,
     	alcuni urlano, con grande violenza, irritabili, con urla di kiṃnara,

   9 	con urla di tuono, alcuni con viso truce, con barriti elefantini, 
     	alcuni hanno lingue e nasi arcuati, corrono e saltano lontano, 

  10 	alcuni hanno corpi con gobbe di gatto, minuti capelli e pelle,
     	guerrieri dal rapido pensiero, essi sono ardui da affrontare,

  11 	alcuni hanno occhi coperti di pelle, e gentile natura,
     	altri hanno suono e movenze di cavalli, e sono uomini vittoriosi,

  12 	i deboli sono a ranghi serrati, altri di ampi toraci e ben piantati,
     	e cantando danzano allegri negli scontri,

  13 	alcuni hanno occhi incassati, altri prominenti, e visi corrucciati,
     	e alcuni hanno occhi di mangusta, e tutti sono prodi e pronti alla morte,

  14 	altri cogli occhi storti, fronti prominenti, e altri con guance senza carne, 
     	altri braccia curve colle dita unite, magri, e macilenti,

  15 	penetrano con grande violenza nella battaglia che li attende,
     	furiosi come elefanti, essi sono ardui da affrontare,

  16 	con i capelli lucidi e ricciuti, ampi fianchi e bocca zannuta,
     	pieni di carne, larghi colli, senza crocchie, e lunghi peni,

  17 	sviluppati con bei colli, curvi come uccelli,
     	con teste a palla, e visi di serpente, con bocche di gatti,

  18 	dalle terribili urla, pieni di furia negli scontri, corrono urlando,
     	macchiati da sapienze contro il dharma, terribili si mostrano e crudeli,

  19 	tutti questi trascurando sé stessi, nati in grande numero mai fuggono,
     	sempre davanti all'esercito questi muoiono e uccidono,

  20 	pur senza dharma, e con rotta condotta, buona è la loro morte,
     	così questi continuamente si infuriano verso il re.”
     


                              CIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“  quali sono gli aspetti o toro fra gli uomini, delle battaglie
     	vittoriose? questi aspetti auspicabili io voglio conoscere.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ degli aspetti che hanno o toro fra gli uomini, le battaglie
     	vittoriose, di tutti i loro aspetti di auspicio io ti parlerò,

   3 	il fato per primo agisce, mentre l'uomo dal destino è trascinato,
     	questo ritengono i sapienti con l'occhio di larga conoscenza,

   4 	e qui riti di espiazione, preghiere e offerte fanno gli esperti di ciò,
     	compiendo benedizioni, e pure estinguono i segni infausti,

   5 	dove con gli animi eccitati sono i guerrieri e gli animali o bhārata,
     	in questo esercito certamente si parlerà di vittoria,

   6 	dietro di esso spirano i venti, e pure vi sono arcobaleni,
     	si muovono le nuvole, e pure i raggi del sole,

   7 	quando sciacalli, corvi e avvoltoi tutti in modo favorevole,
     	si muovano verso l'esercito, allora vi è grandissimo successo,

   8 	il fuoco sacro ha chiara luce e illumina in alto, senza fumo con le fiamme destrorse,
     	e puri profumi sorgono dalle offerte, questi dicono segni di futura vittoria,

   9 	laddove con suoni profondi e molto forti suonano conchiglie e tamburi,
     	e i combattenti sono ben disposti, questi si dicono segni di futura vittoria,

  10 	se animali favorevoli sono dietro o a sinistra di chi avanza o sta per farlo,
     	e a destra di chi sta per uccidere, lo dicono fausto, ma se davanti bisogna fermarsi,

  11 	se gli uccelli cantano suoni piacevoli, oche, chiurli, śatapattra, e ghiandaie,
     	e lieti sono i soldati e pieni di energia, questi dicono segni di futura vittoria, 

  12 	con le armi, i carri, le corazze, e insegne splendenti, e coi visi accesi dei giovani,
     	coloro il cui esercito brilla da non esser guardato, spaventeranno i nemici,

  13 	se i soldati ubbidiscono senza spiacersi, saldi nell'amicizia reciproca,
     	e perseguono la purezza, questi dicono segni di futura vittoria,

  14 	se suoni, senzazioni, e profumi, si muovono piacevoli agli animi,
     	e l'intelligenza prevale nei soldati, questo è un segno di vittoria,

  15 	un segno è fausto se a sinistra di uno partito, o a destra di uno che vuol partire,
     	ha successo se dietro, ma occorre fermarsi se davanti,

  16 	raccolto un grande esercito dei quattro tipi o Yudhiṣṭhira,
     	prima cerca la pace, e poi impegnati nel combattere,

  17 	di certo la vittoria combattendo è di minor valore o bhārata,
     	la vittoria in battaglia è soggetta al caso, o la determina il fato,

  18 	come la grande violenza delle acque, come branchi di animali agitati,
     	così è difficile da fermare un grande esercito in rotta,

  19 	alcuni sono in rotta e anche i migliori vanno in rotta senza motivo,
     	un grande esercito pur di uomini forti e nobili è come un branco di ruru,

  20 	gioiosi confidando l'uno sull'altro, decisi, pronti a lasciare le vite,
     	anche solo cinquanta valorosi possono distruggere un esercito nemico,

  21 	oppure cinque, sei o sette uniti e ben decisi,
     	abili, e rettamente onorati possono sconfiggere i nemici,

  22 	non si deve andare allo scontro se è possibile in qualche modo,
     	dopo conciliazione, doni e tentativi di divisione si dice che segua allora la guerra,

  23 	con un attacco a sorpresa si spingono i vili dell'esercito nella paura,
     	come per una folgore luminosa si dice: 'dove cadrà?'

  24 	sapendo prossimo lo scontro, quelli che avanzano,
     	ne hanno le membra tremanti, pensando al combattere,

  25 	l'intero regno trema o re, con mobili e immobili,
     	degli uomini afflitti dal fuoco delle armi, anche il grasso sprofonda,

  26 	si devono fare tentativi di conciliazione misti a minacce ripetutamente,
     	i nemici attaccati son tutti propensi alla pace,

  27 	si incarichino degli agenti a provocare divisioni tra gli intimi,
     	perciò col re che sia superiore, con esso si raccomanda la pace,

  28 	in nessun altro modo si può colpirlo, in questo modo,
     	è come respingere il nemico da tutte le parti,

  29 	l'indulgenza è fatta di bene, e la sua mancanza e sempre contro il bene, 
     	devi sempre sapere o pṛthāde lo scopo dell'indulgenza e del suo contrario,

  30 	avendo vinto, la gloria del re indulgente aumenta,
     	anche grandemente offesi i nemici confidano in costui,

  31 	Śambara pensa che dopo aver distrutto è bene il perdono, 
     	un pezzo di legno piegato senza fuoco torna di nuovo alla sua natura,

  32 	ma i maestri non pensano così, né lo credono un bene,
     	senza dolori e distruzioni, si devono tenere i nemici come i figli,

  33 	il re crudele diviene odiato dai sudditi o Yudhiṣṭhira,
     	e pure disprezzano quello gentile, perciò bisogna essere entrambi,

  34 	volendo colpire si deve parlare gentilmente, e pure colpendo o bhārata,
     	e avendo colpito si deve aver pietà, come dolendosi e piangendo,

  35 	' non sono contento che questo sia stato ucciso, è andato contro le mie parole,
     	non ha obbedito ai miei ordini pur avendoli a lui ripetuti,

  36 	oh, vorrei che fosse vivo, uno come lui non meritava la morte,
     	sono rari, questi uomini che non fuggono dalle battaglie,

  37 	mi è stato fatto un dispiacere da quello che l'ha ucciso in battaglia.'
     	queste parole avendo dette, onori gli uccisori in segreto,

  38 	e per quanto compiono di offensivo uccisori e distruttori,
     	pianga, prendendoli per le braccia, volendo il loro attaccamento,

  39 	così in tutte le situazioni agisca prima con la conciliazione,
     	caro diviene ai viventi il sovrano intrepido e sapiente del dharma, 

  40 	e in lui hanno fiducia tutti i viventi o bhārata,
     	e con la fiducia, può governare agendo come gli pare,

  41 	perciò il re inspiri fiducia in tutti i viventi senza inganni,
     	e in tutto li protegga, chi vuole governare la terra.”
     


                              CIV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ verso un nemico gentile, verso uno fiero, e o principe, verso un nemico
     	con grandi alleati come deve agire il sovrano? questo dimmi o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica 
     	sulla conversazione di Bṛhaspati con Indra o Yudhiṣṭhira,

   3 	il re degli dèi salutando a mani giunte Bṛhaspati,
     	avvicinatosi gli chiedeva il Vāsava uccisore di eroi nemici:

   4 	'verso i nemici o brahmano come devo agire con ogni cura?
     	senza sterminarli li devo fermare con inelligenza?

   5 	nello scontro dei due eserciti, può essere di uno o l'altro,
     	in quale modo devo agire perché l'accesa e potente prosperità non mi lasci?'

   6 	allora col suo ottimo carattere, quell'esperto di dharma, artha e kāma,
     	e sapiente del dharma regale, rispondeva al Distruggi-fortezze:

   7 	' non si deve mai con lo scontro voler punire chi ti offende,
     	l'intolleranza e l'impazienza sono seguite dai fanciulli, 
     	non si deve rendere scoperta l'intenzione di uccidere un nemico,

   8 	collera, forza e intolleranza si devono trettenere in sé stessi da sé,
     	verso un nemico si deve comportarsi come con fiducia pur senza averne,

   9 	caramente si parli sempre, e non si compia nulla di spiacevole,
     	si smetta di dire parole inutili e di inimicizia, e si evitino discorsi insolenti,

  10 	come un cacciatore abile fa gli stessi versi degli uccelli,
     	e prende gli uccelli in gabbia, così il sovrano abile, 
     	riduca in suo potere i nemici, e li uccida o Distruggi-fortezze,

  11 	non si conquistano i nemici dormendo felicemente o Vāsava,
     	da sveglio il malvagio è in battaglia come un fuoco acceso, 

  12 	non si devono fare patti con l'indegno, se si vuole la vittoria,
     	reso confidente il nemico si deve ridurlo in proprio potere soverchiandolo,

  13 	consultandosi con ministri, esperti di consigli e dalle grandi anime,
     	uno trascurato può eccellere non essendo stato vinto nel cuore,

  14 	e si deve colpire al tempo giusto in cui faccia qualche passo sbagliato,
     	può far usare il bastone da altri uomini adatti all'azione,

  15 	chi conosce gli inizi, la fine e l'intermedio, potrebbe agire nell'ombra,
     	può corrompere le sue truppe, e le genti secondo l'autorità,

  16 	con divisioni e donazioni, e spargendo veleni, 
     	non si deve fare anche solo una mera unione coi nemici,

  17 	ma pazientando anche per lungo tempo si devono uccidere i nemici,
     	aspettando il momento lo si fermi, come ha acquistato fiducia, 

  18 	non si massacrino immediatamente i nemici, vedendo la vittoria prossima, 
     	chi agita la lancia non reca una nuova ferita,

  19 	giunto il momento la scagli, essa non torna indietro,
     	desiderando un uomo di uccidere il nemico o re degli dèi,

  20 	se lascia passare il momento adatto un uomo per aspettarne un altro,
     	difficilmente ritorna il momento opportuno per chi cerca il momento giusto,

  21 	si deve vincere chi è forte, tenendo presenti uomini stimati capaci,
     	a tempo debito si deve sempre vincerlo, e se non è giunto il momento non colpirlo,  

  22 	abbandonando desideri, ira e anche ogni egoismo,
     	deve cercare attento qualche fallo dei nemici o Distruggi-fortezze,

  23 	lievi punizioni, negligenza e debolezza o migliore degli dèi,
     	e vari tipi di inganni o Śakra, conquistano uno privo di sagacia,

  24 	evitate queste quattro cose, e preparando degli inganni,
     	allora si può attaccare i nemici senza esitare,

  25 	quando uno solo sia capace, allora si agisca in segreto,
     	i ministri mantengono il segreto ma lottano reciprocamente,

  26 	' non è capace.' dicono, oppure: ' altri agiscono d'accordo.'
     	verso chi non si vede, il bastone di Brahmā occorre, per quelli in vista l'esercito,

  27 	prima cosa si tenti delle divisioni, e quindi punizioni segrete,
     	il re si adegui al momento, e in ciascuno di essi agisca,

  28 	con umiltà si avvicini a tempo debito al nemico più forte,
     	ma concentrato cerchi di colpirlo, con attenzione e cura,

  29 	con inchini, con doni, parlando con gentili parole,
     	frequenti il nemico senza mai farlo sospettare,

  30 	si devono sempre evitare i motivi di sospetto,
     	non deve aver fiducia di essi, avendoli offesi si devono bandire,

  31 	non vi è azione più difficile di questa o migliore degli dèi, 
     	come la sovranità si ha in vari modi o Signore degli immortali,

  32 	così anche la nascita si dice sia in vari modi,
     	si sforzi usando concentrazione, di distinguere amici e nemici,

  33 	quello gentile la gente lo disprezza, ed è agitata da uno duro, 
     	tu non devi essere né solo duro né morbido, ma sii duro e morbido,

  34 	come le rive sono completamente sommerse dalle violente acque,
     	sempre il regno è rovinato da incuria e disattenzione,

  35 	non si cerchino di conquistare molti nemici contemporaneamente,
     	con conciliazioni e doni, con divisioni e punizioni o Distruggi-fortezze,

  36 	ma battendoli uno alla volta, si agisca sul resto dei nemici,
     	pure il sovrano intelligente e capace non li attacchi tutti,

  37 	quando si abbia un grande esercito pieno di carri, cavalli ed elefanti,
     	e con molti fanti e strumenti, interamente fedele e di sei parti,

  38 	quando si ritenga di molte volte superiore alla controparte,
     	allora apertamente attacchi senza esitare i nemici,

  39 	nulla è elogiabile come la dottrina del bastone, senza debolezza si deve marciare sui nemici,
     	né vi sia esitazione sul distruggere il grano, o creare confusione secondo la propria natura,

  40 	dei mezzi di inganno e divisione, e del male usando delle spie,
     	con adatti uomini si deve compiere, concentrandosi sia nelle città che nel regno, 

  41 	entrando nelle città nemiche i sovrani vincono tutti i beni delle città,
     	e la disciplina si deve stabilire nelle città, usando rettamente o uccisore di Bala e Vṛtra,

  42 	offrendo di certo segrete ricchezze, prendendo i beni, e rendendoli propri,
     	affermando che sono colpevoli da sé, e unendoli alle proprie città e domini,

  43 	e quindi per mezzo di altri adepti di śāstra e veda, ben adornati, ed esperti dei trattati,
     	ben istruiti, abili nel dire discorsi, disponi le onoranze funebri per i nemici.'

  44 	Indra disse:
     	“ quali sono i segni del malvagio o migliore dei ri-nati?
     	e come si può conoscere un malvagio? questo dimmi, da me richiesto.'

  45 	Bṛhaspati disse:
     	' chi di nascosto parla dei falli, e disprezzi le sei qualità,
     	e che rimanga seduto silente a testa in giù, quando siano elogiate da altri,

  46 	pure il restare in silenzio, non è una prova certa di conoscenza,
     	in segreto mordersi le labbra, o scuotere la testa,

  47 	e lo fa ripetutamente, e propriamente e impropriamente parla
     	di nascoto agisce, o se in vista non parla,

  48 	da solo mangia, dicendo 'non è questo secondo le regole.'
     	nel sedere, giacere, e viaggiare, mostra i segni certi della sua natura,

  49 	l'addolorarsi nel dolore, e rallegrarsi nel piacere è un segno di amicizia,
     	il contrario indica un segno di inimicizia,

  50 	queste cose che ti ho illustrate controlla o Signore dei trenta dèi,
     	le nature degli uomini malvagi sono molto forti,

  51 	così è la conoscenza del malvagio come ti ho detto o migliore degli dèi,
     	osservala rettamente nella verità delle scritture o Signore degli immortali.'” 

  52 	Bhīṣma disse:
     	“ queste parole di Bṛhaspati utili alla distruzione dei nemici, teneva per vere
     	il Distruggi-fortezze, uccisore di nemici agiva a tempo per la vittoria, e prendeva i nemici.”
     


                              CV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ uno giusto, che non ha ricchezze, che è ingannato dai ministri reali,
     	allontanato dal tesoro e dal potere, come può agire volendo la prosperità?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ qui viene cantata la storia di Kṣemadarśin,
     	ed io questa ti racconterò, ascoltala o Yudhiṣṭhira

   3 	laddove giungeva da Kṣemadarśin, figlio del sovrano,
     	che prima aveva perduto la forza, il muni Kālakavṛkṣīya, cosi abbiamo udito, 
     	e lui caduto in sventurata sciagura dopo averlo accolto gli chiedeva:

   4 	' un uomo come me che ha goduto continuamente delle ricchezze,
     	perduto il regno o brahmano cosa deve fare?

   5 	a parte la morte e il ladrocinio, a parte il rifugiarsi da altri, 
     	e a parte il condursi vilmente, dimmi cosa devo fare o supremo,

   6 	di uno soverchiato da afflizioni dell'animo e di quanto ne segue,
     	rifugio può essere uno come te che sei molto sapiente, e di compiuta saggezza, 

   7 	l'uomo ignorante trattenendo i desideri prospera felice,
     	lasciando gioia e sofferenza, e ottenendo la ricchezza che viene dal dispiacere, 

   8 	io mi dolgo per quelli che hanno la gioia legata alle ricchezze,
     	le mie moltissime ricchezze sono perdute come fossero giunte in sogno,

   9 	cosa ardua compiono quelli che abbandonano grandi ricchezze,
     	noi non siamo in grado di abbandonare neppure le ricchezze che non ci sono,

  10 	caduto in questa triste calamità, stando privo di prosperità,
     	quale altra felicità vi possa essere qui o brahmano mostrami.'

  11 	così apostrofato dall'arguto figlio del re kosala,
     	il muni Kālakavṛkṣīya dal grande splendore rispondeva:

  12 	' tu hai già la giusta opinione, sapendo cosa occorre fare,
     	impermanente è tutto ciò, io stesso e quanto possiedo,

  13 	qualunque cosa ti pensi che c'è, sappi che nulla di ciò c'è,
     	così non si sbaglia il saggio, pure caduto in disgaziata sventura,

  14 	quanto è esistito ed esisterà, con certezza non sarà più,
     	e conoscendo questa cosa, tu ti puoi liberare da ogni adharma,

  15 	quanto prima è stato accumulato, e quanto prima ancora,
     	tutto questo non esiste più, e questo sapendo, chi può star male?

  16 	quanto è stato non è più, e pure quanto non c'è ci sarà,
     	non vi è giustificazione per la sofferenza, perché l'uomo dovrebbe soffrire?

  17 	dov'è ora tuo padre o re, e dov'è ora tuo nonno?
     	tu oggi non li vedi più, né loro possono vederti,

  18 	vedendo da te l'impermanenza di loro, perche te ne duoli?
     	con la ragione renditi conto che con certezza tu non esisterai più,

  19 	io, e tu o sovrano, e i nemici e i tuoi amici,
     	inevitabilmente non saremo più, tutto cesserà di esistere,

  20 	gli uomini che invero hanno vent'anni e trent'anni,
     	ad un certo punto tutti loro moriranno entro cent'anni,

  21 	anche se l'uomo si libera di una grande ricchezza,
     	pensando: 'questo non mi appartiene.' può agire bene per sé stesso,

  22 	deve sapere che quanto non è giunto e quanto è passato non è più suo,
     	il destino è più forte, così pensando i sapienti dicono che questa è la posizione dei virtuosi, 

  23 	pure gli ignoranti vivono e governano il regno,
     	le genti dotate di intelligenza e forza che sono sovrani come te,

  24 	e non si lamentano come te, perciò pure tu non lamentarti,
     	perché tu non sei migliore o uguale a questi uomini di intelletto.'

  25 	il figlio del re disse:
     	' spontaneamente io avevo il regno, così io penso,
     	ed è andato via tutto questo in un grande tempo o ri-nato, 

  26 	ed essendo così andato via come un fiume o ricco in tapas,
     	io vivo del frutto che riesco ad ottenere.'

  27 	il muni disse:
     	' su ciò che deve giungere e sul passato, affidandoti alla verità,
     	non devi dolerti o re kosala, e così agisci in tutte le cose,

  28 	desidera gli oggetti ottenibili e mai quelli inottenibili,
     	prendi quelli giunti, e non dolerti per quelli che non sono ottenuti,

  29 	come giungono gli oggetti da ottenere, così o re kosala devi accontentarti,
     	se hai la tua natura pura, non dolerti della perduta prosperità,

  30 	lo sciocco privato di mezzi, dello stato che prima aveva,
     	rimprovera il creatore sempre, e non si accontenta delle cose avute,

  31 	e pure ritiene immeritevoli le altre persone ricche, 
     	e per questa ragione, di nuovo si dibatte nel dolore,

  32 	gli uomini orgogliosi o re, sono pieni di invidie e malizie,
     	tu invero non sei così invidioso, sei saggio o sovrano dei kosala,

  33 	sopporta dunque la properità altrui, se tu non ce l'hai,
     	in altro modo le persone capaci godono delle buona prosperità,
     	la prosperità scorre via dalla persona odiosa,

  34 	gli uomini che praticano il dharma, i valorosi che sono sapienti
     	della disciplina della rinuncia, la propria ricchezza lasciano a figli e nipoti,

  35 	e altri vedendone l'instabilità coll'apporto della conoscenza,
     	vi rinunciano pensandola supremamente ardua da ottenersi,

  36 	tu pure che hai l'aspetto di un saggio, essendo povero te ne duoli,
     	desiderando l'indesiderabile, ricchezze che sono inutili e perdute,

  37 	aggrappandoti a questa convinzione, tu abbandonale,
     	quelle che paiono ricchezze ma non lo sono, e le ricchezze che non lo sembrano,

  38 	per alcuni la perdita di ricchezza si ha dalla ricchezza,
     	altri pensando che la felicità sia eterna, guardano alla prosperità,

  39 	qualcuno rallegrandosi per la ricchezza, pensano non vi sia nulla superiore,
     	e chi di questa ha desiderio, cercandola va in rovina,

  40 	quando le cose care ottenute con difficoltà o kosala vanno perdute,
     	allora l'uomo si disgusta allontanandosi dalla ricchezza,

  41 	alcuni uomini nati nobili sono devoti al dharma, 
     	desiderando la felicità nell'aldilà, e si disgustano del mondano,

  42 	alcuni uomini inseguendo l'avidità di ricchezze vi lasciano la vita,
     	gli uomini non pensano vi sia scopo nella vita eccetto la ricchezza,

  43 	guarda la miseria di questi, guarda la loro stupidità,
     	nella vita impermanente, per confusione, si rifugiano nella sete di ricchezze,

  44 	quando l'accumulo va perduto, e la vita ha per fine la morte,
     	e l'unione ha per fine la separazione, chi vi può por mente?

  45 	la ricchezza per caso abbndona l'uomo o re, oppure l'uomo 
     	abbandona la ricchezza, questo sapendo chi può dolersene?

  46 	pure vanno perduti amici e ricchezze degli altri,
     	guarda con intelligenza alle sventure tue o re, e degli uomini, 
     	trattieni i sensi, lega la mente e trattieni i discorsi,

  47 	nell'aver cose proibite, nel non otterere, nei mali,
     	nel passato e nel futuro, nelle disgrazie, nella morte,
     	il coraggioso, il soddisfatto dalla saggezza come te, non se ne deve dolere,

  48 	poco desiderando, saldo, gentile, controllato, intelligente,
     	intento alla brahmacarya, come sei tu non devi confonderti,

  49 	non devi seguire la condotta condannabile degli asceti kāpāla,
     	e una ingannevole condotta la peggiore e dolorosa seguita da uomini vili,

  50 	pure vai a riesiedere nella grande foresta vivendo di frutti e radici,
     	in silenzio, con anima raccolta, pieno di compassione per tutti gli esseri,

  51 	il saggio che una tale vita conduca cogli elefanti dalle lunghe zanne,
     	che da solo risieda nella foresta e che si accontenti di poco,

  52 	un grande lago agitato da solo si calma,
     	così io vedo di uno in queste circostanze l'intera felicità,

  53 	essendo cessata la prosperità o re, di chi è privo di alleati per cominciare,
     	quale bene tu pensi vi sia in un ostinato destino?'
     


                              CVI


   1 	il muni disse:
     	' se tu vedi in te una qualche valentìa da kṣatriya,
     	io ti illustrerò la condotta per riottenere il regno,

   2 	se sarai in grado di seguirla, compirai quell'impresa,
     	ascolta tutto interamente, quanto io ti parlerò in verità,

   3 	se tu compirai questa impresa otterrai grandi ricchezze,
     	il regno, il consiglio del regno, e di nuovo grande prosperità,
     	dimmi o re, se questo ti aggrada, e io te lo dirò.'

   4 	il figlio del re disse:
     	' illustrami o venerabile, questa condotta, io mi affido a te o potente,
     	che non sia vano oggi il mio incontro con te.'

   5 	il muni disse:
     	' elimitate stupidità, orgoglio, ira e gioia e anche la paura,
     	approccia il nemico inchinandoti a mani giunte,

   6 	e dopo avertelo propiziano con le più pure azioni,
     	il re videha adepto della verità, ti dovrà dare della ricchezza,

   7 	e ne otterrai autorità e il favore di tutti gli esseri,
     	quindi otterrai dei potenti alleati, virtuosi e puri,

   8 	chi vive secondo i trattati, con anima controllata e i sensi vinti,
     	riscatta sé stesso e si propizia le genti,

   9 	onorato dunque da quello splendido re di salda intelligenza, tu
     	ottenuta autorità e il grande favore di tutti gli esseri,

  10 	allora acquistato un amico potente, e avendo avuto ottimi consigli,
     	ditruggi i nemici separandoli opportunamente come la noce di bilva con una bilva,
     	o con i suoi nemici fatti accordi, distruggi il suo esercito,

  11 	queste condizioni splendide sono inottenibili: donne, abiti,
     	seggi e divani, veicoli e case di grande pregio,

  12 	uccelli, animali rari, aromi, profumi e frutti,
     	in queste cose tu fai godere il nemico affinché perisca da sé,

  13 	se questo fosse impossibile, se fosse indifferente a ciò,
     	volendo la rovina del nemico non si deve mai agire allo scoperto,

  14 	vivendo nell'approvazione dei saggi nel regno del supremo nemico, 
     	godi come gli inutili corvi di una falsa amicizia,

  15 	fallo intraprendere grandi imprese difficili,
     	che inizi ostilità con nemici più forti,

  16 	di giardini di grande pregio, di letti e seggi,
     	per la sua gioia di godere, svuota il suo tesoro,

  17 	proclama per lui sacrifici e donazioni che siano approvate dai brahmani 
     	e questi compirano il tuo bene, e lo cercheranno come lupi,

  18 	senza dubbio con pura condotta ottiene la suprema meta,
     	il sovrano e ottiene la più pura sede nel paradiso di Indra,
     	ma colla distruzione del tesoro dei nemici, lui acquista il potere o kosala,

  19 	usando entrambi i modi sia nel dharma che non,
     	si deve distruggere la radice di forza e ricchezza, in questo si rallegrano i nemici,

  20 	disprezzando l'azione umana, parlagli del destino,
     	e senza dubbio attaccato al fato, in breve andrà in rovina,

  21 	fagli celebrare il sacrificio viśvajit, con tutte le sue ricchezze,
     	e quindi che cada nell'insuccesso, opprimendo le grandi genti,

  22 	elogiagli qualche asceta sapiente del dharma della rinuncia,
     	e pure vorrà cercare la rinuncia come qualcosa che sia salutare,

  23 	con erbe adatte volendo la completa rovina del nemico,
     	distruggigli con questi mezzi, elefanti, cavalli e uomini,

  24 	questi e molti altri mezzi fraudolenti mettendo in opera,
     	potrai compiere la distruzione se non sei un vile o figlio di re.'
     


                              CVII


   1 	il figlio del re disse:
     	' né con l'nganno né con la frode o brahmano io voglio vincere,
     	io non desidero delle ricchezze legate all'adharma, anche se moltissime,

   2 	nel passato o venerabile, io tutto ciò ho abbandonato,
     	nel modo che non si dubiti di me, o che sia interamente buono,

   3 	senza inganni, nel dharma io voglio vivere in questo mondo,
     	questo io non voglio fare, questo non è a me adeguato.'

   4 	il muni disse:
     	' tu sei adeguato, e perciò parli come uno kṣatriya,
     	sei dotato di buona natura e intelligenza, tu che scorgi il meraviglioso,

   5 	per il bene di entrambi tu e lui, io mi muoverò,
     	e vi farò unire in un'alleanza eterna e immutabile,

   6 	di uno come te, nato di buona stirpe, privo di crudeltà, di grande sapere,
     	ed esperto di condurre il regno, chi non lo farebbe suo ministro?

   7 	tu che allontanato dal regno, in suprema sciagura sei caduto,
     	con condotta priva di crudeltà, da kṣatriya vuoi vivere,

   8 	giungerà nella mia casa o caro, il re videha, seguace della verità,
     	e appena io dirò di te, lui lo compirà senza dubbio.'”

   9 	Bhīṣma disse:
     	“ quindi chiamando il re videha, il muni diceva queste parole:
     	' costui nato in una stirpe reale, sappi che è un mio intimo,

  10 	egli ha anima perfetta come la perfezione, ed è modesto come la luna,
     	io non vedo in lui nulla di falso, avendolo interamente messo alla prova,

  11 	unisciti dunque a lui, ed abbi fiducia in lui come l'hai in me,
     	un regno senza ministri non si può governare o uccisore di nemici,

  12 	vi sia dunque un ministro valoroso, e dotato di intelligenza,
     	guarda ai pericoli per il re, con queste due cose unisci il regno
     	ad un'anima giusta, dove mai al mondo vi può essere un'altra diversa soluzione,

  13 	è di anima compiuta il figlio del re, ed è sempre saldo sulla via dei virtuosi,
     	egli ha buon autocontrollo, e tu hai sempre messo innanzi il dharma,
     	ben onorato, può prendere grandi schiere di nemici tuoi,

  14 	se lui pure combattesse contro di te, nel proprio dharma di kṣatriya,
     	vorrebbe vincerti in battaglia, sul sentiero di padre e avi,

  15 	e pure tu devi combatterlo saldo nel voto di vincere,
     	senza doverlo combattere, resta saldo a quanto ti dico o videha,

  16 	guarda dunque al dharma, lasciando l'adharma come cosa impropria,
     	tu non devi abbandonare il tuo dharma né per brame né per perfidia,

  17 	non sempre vi è vittoria o caro, e non sempre sconfitta,
     	perciò l'altra gente deve essere nutrita e governata,

  18 	vedendo in sé stessi sia la vittoria che la sconfitta,
     	per quelli che sterminano il nemico, vi è o caro pericolo di sterminio.'

  19 	così apostrofato, rispondeva queste parole a quel toro dei brahmani,
     	degno di venerazione avendolo venerato e onorato e salutato cerimoniasilmente:

  20 	' come può parlate un grande saggio, come può parlare un grande erudito,
     	come può parlare uno che vuole il bene, che vi sia pace per entrambi,

  21 	così richiesto io allora in questo modo agirò,
     	questo è il supremo bene, qui io non ho alcuna incertezza.'

  22 	quindi chiamato il kosala, il videha gli diceva queste parole:
     	' secondo il dharma e la dottrina politica io ho vinto con la forza, 

  23 	ma io sono vinto dalle tue qualità o migliore dei principi,
     	senza disprezzare me stesso, vivi tu come un vincitore,

  24 	io non rifiuto la tua intelligenza, né rifiuto la tua valentìa, 
     	non ti disprezzo per averti vinto, vivi tu dunque come un vincitore,

  25 	e rettamente onorato o re, avrai casa nella mia casa.'
     	quindi quei due onorando il savio, fiduciosi si recarono alle loro case,

  26 	e rapidamente entrati in casa, il videha onorava
     	il kosala degno di onori, con offerte ospitali di acqua e miele,

  27 	e diede a lui la figlia e svariati gioielli,
     	questo è il supremo dharma dei re, sopportare vittoria e sconfitta.”
     


                              CVIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ di brahmani, kṣatriya, vaiśya e śūdra o tormenta-nemici,
     	il dharma, il modo di vivere, la condotta, e i frutti e i mezzi di vita,

   2 	e la disciplina dei re, il tesoro, e quanto produce ricchezza,
     	e l'aumentare le qualità dei ministri, e la prosperità dei popolani,

   3 	e i giusti modi delle sei qualità del regno, e la conduzione dell'esercito,
     	e l'accertamento dei cattivi soggetti, e i segni di quelli che non lo sono,

   4 	e tutti i segni secondo le regole di uguali, inferiori e superiori,
     	e come possa rinsaldare la sua posizione per soddisfare i moderati,

   5 	e la condotta di spese e acquisizioni, secondo le regole le hai tutte menzionate,
     	con adatte parole, con indicazioni brevi e puntuali o bhārata,

   6 	e tu hai parlato anche della condotta di chi vuole vincere,
     	io desidero conoscere la natura delle masse o migliore degli intelligenti,

   7 	come le masse crescono e non vanno distrutte o bhārata,
     	e come possano vincere i nemici e ottenere degli amici,

   8 	la rovina delle genti si sa che ha per radice la disunione, 
     	io ritengo che sia difficile mantenere segreto il consigli tra molti,

   9 	questo dunque desidero sapere interamente o tormenta-nemici,
     	dimmi questo o principe, come non vadano a disunirsi.”

  10 	Bhīṣma disse:
     	“ tra le genti nobili e i re o toro dei bhārata,
     	intolleranza e avidità scatenano l'inimicizia o signore di genti,

  11 	chi si dibatte nell'avidità, in seguito cade nell'intolleranza,
     	queste due cose legate a decadimento e distruzione, nascono l'una dall'altra,

  12 	con spie, buoni consigli, forze e donazioni, separazioni, doni e conciliazioni,
     	e altri mezzi per produrre paura, distruzione e perdita, lottano vicendevolmente,

  13 	con donazioni si separano i gruppi, che hanno condotta unita,
     	e separati e depressi, tutti per paura cadono in preda al nemico,

  14 	per la separazione i gruppi vanno in rovina e divisi, sono attirati dai nemici,
     	perciò sempre i gruppi devono agire stando insieme,

  15 	ottengono il loro scopi unendosi con valore e forza,
     	e i forestieri cercano la loro amicizia quando agiscono in gruppo,

  16 	elogiano i saggi anziani, e si acoltano l'un l'altro,
     	e stando uniti fino alla fine, tutti prosperano felici,

  17 	impegnati negli affari secondo il dharma, saldi nelle scritture,
     	e impegnandosi secondo le regole, prosperano le supreme classi,

  18 	educando figli e fratelli, sempre intenti alla buona condotta,
     	e accogliendo i mercanti prosperano le supreme classi,

  19 	usando agenti, disposizioni e consigli, e accumili di tesori,
     	sempre attenti o grandi-braccia, ovunque prosperano le classi,

  20 	onorando i saggi, i prodi, i grandi arcieri, gli uomini saldi nelle imprese,
     	sempre questi onorando e impiegando, le classi prosperano o sovrano, 

  21 	i ricchi, i prodi, gli abili nelle armi, e devoti alle scritture,
     	sollevano le masse confuse cadute in disgrazie e sventure,

  22 	collera, divisione, paura, punizioni, oppressione, coercizione e violenza,
     	sempre conducono le classi nobili in mano al nemico o migliore dei bhārata,

  23 	perciò devono essere onorate le superiori classi, principalmente,
     	gli affari mondani dipendono ancora su di loro o principe,

  24 	i consigli si devono avere con i principali, e anche gli agenti o tormenta-nemici,
     	nè le classi nobili per intero devono ascoltare i consigli o bhārata,

  25 	unendosi con i capi delle classi, si deve compiere il loro bene reciproco,
     	altrimenti essendo ciascun gruppo diviso e ostile,
     	le ricchezze vanno perdute e diventano inutili, 

  26 	e stando intenti loro a dividersi l'un l'altro, con ogni forza,
     	devono esserne proibiti dai sapienti, rapidamente e per prima cosa,

  27 	delle dispute nate nelle famiglie, devono guardarsi i membri anziani,
     	esse compiono o re, distruzione e disunione nella stirpe,

  28 	bisogna guardarsi dal pericolo interno, e ancora di più dal pericolo esterno,
     	il pericolo nato all'interno, immediatamente distrugge alla radice,

  29 	senza ragione, per ira e avidità, o per naturale confusione mentale,
     	non si parlano reciprocamente, e questo è un segno di dissoluzione,

  30 	tutti costoro che sono parenti, e alcuni nati nella stessa stirpe,
     	nè con la forza o l'intelligenza, e nemmeno con la mera ricchezza, 

  31 	ma solo per disunione e la negligenza, le classi si inchinano ai nemici,
     	perciò dicono che il supremo rifugio dei gruppi è l'unione.”
     


                              CIX


   1 	Yudhiṣṭira disse:
     	“ grande è la via del dharma, e dai molti rami o bhārata,
     	qual'è quaggiù il modo migliore di effettuare il dharma?

   2 	qual'è nella tua opinione, il più importante da compiere di tutti i dharma
     	per cui può l'uomo ottenere il dharma quaggiù e nell'aldilà?”

   3 	Bhīṣma disse:
     	“ la venerazione verso madre e padre e verso i guru è la più stimata da me,
     	a questo l'uomo intento, ottiene i mondi, e grande gloria,

   4 	quanto questi molto venerabili desiderano compiere, o caro,
     	che sia nel dharma o contro il dharma, deve essere compiuto o Yudhiṣṭhira,

   5 	non si onori un altro dharma che da loro sia proibito,
     	quanto da essi è approvato, questo è il dharma stabilito,

   6 	essi sono i tre mondi, essi sono i tre modi di vita,
     	essi sono i tre veda, essi sono i tre fuochi sacri,

   7 	il padre si dice che sia il fuoco domestico, la madre il fuoco dakṣiṇa,
     	il guru è il fuoco delle offerte, questi tre fuochi sono i più importanti,

   8 	curando questi tre vincerai i tre mondi,
     	rispettando il padre, vivrai in questo mondo, e servendo la madre nell'altro,
     	e servendo sempre il guru vivrai nel mondo di Brahmā,

   9 	comportati rettamente verso questi tre o bhārata,
     	e otterrai gloria, fortuna, e il più grande frutto del dharma,

  10 	non si deve mai precederli a dormire, né a mangiare, né accusarli di qualcosa,
     	sempre si deve servirli, questa è la suprema perfezione,
     	ne otterrai fama, purezza, gloria, e i mondi o signore di genti,

  11 	tutti i mondi sono onorati, di chi onora questi tre,
     	e chi non li onora, ne ha tutti i riti sacri infruttuosi,

  12 	né questo mondo né l'altro o tormenta-nemici,
     	appartiene a chi non onora sempre questi tre guru,

  13 	né in questo né nell'altro si mostra la sua gloria,
     	e nessun'altra cosa nobile è stabilita nell'aldilà,

  14 	tutto quanto io ho compiuto di utile per loro,
     	questo mi è ritornato moltiplicato per cento e per mille,
     	perciò per me splendono i tre mondi o Yudhiṣṭhira,

  15 	un maestro è sempre superiore a dieci eruditi,
     	a dieci maestri un maestro vedico è superiore, e il padre a dieci di questi,

  16 	e la madre da sola vale dieci padri, o anche l'intera terra,
     	supera per importanza, non vi è guru pari alla madre,
     	io però credo che il guru sia più importante di madre e padre,

  17 	madre e padre si uniscono insieme per generare,
     	il corpo producono questi due madre e padre o bhārata, 
     	la nascita data dal maestro è divina e priva di vecchiaia e morte,

  18 	non si devono colpire madre e padre né offendere,
     	nel non rimproverarli per quanto hanno fatto, non si commette peccato,
     	gli dèi assieme ai ṛṣi sanno che loro si comportano nel dharma,

  19 	chi ti copre gli orecchi colla verità, parlando il vero, e offrendo l'amṛta,
     	questo io credo sia padre e madre, e non si deve offenderlo sapendo i suoi atti,

  20 	chi avuta la sapienza dal guru non lo onori incontrandolo, con mente e azioni,
     	giacchè per il guru si rinasce, allora il proprio guru si deve venerare,

  21 	perciò devono essere onorati i guru e beneficati con ogni sforzo,
     	i guru devono essere venerati da chi segue l'antico dharma,

  22 	chi ha cari i padri, ha caro pure il Grande-avo,
     	chi soddisfa la madre onora anche la terra,

  23 	che soddisfa il maestro vedico, anche il brahman onora,
     	perciò il guru è più venerabile di madre e padre,
     	e i ṛṣi e gli dèi, sono soddisfatti assieme agli avi,

  24 	per nessuna sua condotta il guru diviene disprezzabile,
     	né madre né padre sono tali come il guru,

  25 	essi non meritano offesa, essi non devono essere rimproverati,
     	gli dèi assieme ai ṛṣi conoscono l'onore dovuto ai guru,

  26 	chi con mente e azioni reca offesa a maestro, padre e madre,
     	incorre nel male uguale al feticidio, non vi è di questo peggior male al mondo,

  27 	chi tradisce l'amico, l'ingrato, colui che uccide una donna, e il calunniatore, 
     	noi abbiamo udito che di questi quattro esistono espiazioni,

  28 	in ogni applicazione ti è stato detto quanto l'uomo deve compiere al mondo,
     	null'altro si distingue meglio di ciò, tutti i dharma conosciuti ti sono stati detti.”
     


                              CX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ come deve agire l'uomo che voglia stare nel dharma o bhārata?
     	sapendomi desideroso di sapere dimmelo o toro dei bhārata,

   2 	verità e falsità entrambe stanno attorno ai mondi,
     	quale delle due deve compiere o re, l'uomo saldo nel dharma?

   3 	cos'è la verità? cos'è la falsità? cos'è l'eternità del dharma?
     	quando si deve dire il vero, e quando si deve dire il falso?”

   4 	Bhīṣma disse:
     	“ la parola sincera è il bene, non vi è nulla superiore alla verità,
     	quando nel mondo terrestre è arduo da conoscere io ti dirò o bhārata,

   5 	vi può essere una verità che non si deve dire, e una falsità che si deve dire,
     	laddove il falso diviene vero, oppure il vero diviene falso,

   6 	in tali cose si confonde il fanciullo laddove non sia devoto alla sincerità 
     	quando distingue vero e falso allora diviene un sapiente del dharma,

   7 	pure un uomo ignobile privo di saggezza, e pure crudele,
     	può ottenere grandissima purezza, come il cacciatore che uccide un cieco,

   8 	quale meraviglia dunque che uno sciocco, esperto del male che cerca il dharma,
     	ottenga un supremo male come l'affluente kauśika nella Gaṅgā,

   9 	tale questione che mi chiedi, laddove il dharma è arduo da spiegare,
     	è difficile accertarlo con cognizione per parlarne,

  10 	per la tranquillità dei viventi è stato insegnato il dharma,
     	quanto sia unito alla non violenza, questo è il dharma così si afferma,

  11 	per preservare vi è il dharma, cosi dicono, le creature sono preservate dal dharma,
     	quanto sia unito a preservare, questo è il dharma, così si afferma,

  12 	alcuni dicono che il dharma è il sapere, e altre persone dicono di no,
     	noi non censuriamo ciò, non tutto è stabilito,

  13 	quelli che desiderando prenderla impropriamente, vogliono una qualche ricchezza,
     	a questi non si devono dare informazioni, questo è il dharma stabilito,

  14 	se uno si libera senza parlare, non deve qui dire nulla,
     	o necessariamente si deve parlare se per il silenzio c'è sospetto,

  15 	è meglio qui dire il falso che il vero, così è accertato, 
     	e così uno che si liberi dalla compagnia di malvagi con un giuramento,

  16 	non si deve dare mai ricchezza a costoro pur potendo, 
     	la ricchezza data ai malvagi, rende colpevole pure il donatore,

  17 	a uno che voglia prendere un prestito col servizio del proprio corpo,
     	quelli che sono lì i testimoni devono parlare per stabilire la verità,
     	se là non dicono parola, tutti sono dei mentitori,

  18 	in pericolo di vita, e per matrimonio si può dire il falso, 
     	e per proteggere la ricchezza di altri, e per compiere il dharma,
     	un povero che voglia il dharma per altri, sia un giusto mendicante,

  19 	avendo promesso si deve dare, e deve essere forzato a farlo l'indomani,
     	uno che si allontani da un giusto accordo, agisce nell'adharma,

  20 	l'ingannatore che abbandonato il proprio dharma, voglia vivere
     	con ogni mezzo, deve essere punito da malvagio che vive da disonesto,

  21 	la ricchezza è quaggiù l'intento di tutti i malvagi,
     	costoro che sono caduti nell'inganno non si devono tollerare né nutrire, 

  22 	allontanatisi da dèi e uomini, essi sono come dei morti,
     	questo è più doloroso della perdita di ricchezze e della stessa vita,

  23 	che possa dire con impegno: 'questo è il dharma godetene.'
     	'nessuno ve n'è.' questo è il dharma dei malvagi, così è stabilito,

  24 	chi uno fatto così uccida, non è macchiato da nessun peccato,
     	chi lo uccide uccide uno che è già ucciso dal proprio agire,
     	come chi compia qualche accordo con questi privi di intelletto,

  25 	come corvi e avvolti così sono quelli che vivono di frodi,
     	e di seguito alla perdita del corpo ne hanno queste rinascite,

  26 	come agisce l'uomo verso l'altro, così deve agire verso di lui, questo è il dharma,
     	coll'ingannatore si deve agire con l'inganno, col virtuoso devi agire da virtuoso.”
     


                              CXI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ essendo i viventi affliti da varie cose e ripetutamente,
     	dimmi o nonno, il modo con cui si possano superare queste difficoltà.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ i ri-nati che secondo i modi di vita, e secondo quanto è stato detto,
     	vivono con anime controllate, superano queste difficoltà,

   3 	quelli che non parlano falsamente, che hanno una condotta controllata,
     	che trattengono i sensi, superano queste difficoltà,

   4 	quelli che sono sempre privi di invidie, che sempre onorano gli ospiti,
     	che sempre sono intenti agli studi, superano queste difficoltà,

   5 	gli esperti del dharma che seguono la condotta di madre e padre,
     	ed evitano di dormire di giorno, attraversano queste diffcoltà,

   6 	quelli che vivono colle loro mogli, in legale condotta, nei giusti momenti,
     	i virtuosi che sono devoti all'agnihotra, superano queste difficoltà,

   7 	i re che non per avidità conducono i loro scopi, privi di impurezze, 
     	proteggendo i regni, attraversano queste diffcoltà,

   8 	i prodi che nelle battaglie, trascurano la paura che nasce dalla morte,
     	cercando la vittoria nel dharma, superano queste difficoltà,

   9 	quelli che non compiono il male, con azioni, mente e discorsi,
     	trascurando di punire i viventi, superano queste difficoltà, 

  10 	quelli che dicono cose vere, saldi nel trascurare la propria vita,
     	diventando autorità per i viventi, superano queste difficoltà,

  11 	i savi che nelle pause non praticano i propri studi,
     	sempre intenti a fieri tapas, superano queste difficoltà,

  12 	quelli che hanno azioni prive di inganni, e parole più che sincere,
     	quelli che hanno per scopi quelli dei virtuosi, superano queste difficoltà,

  13 	quelli che praticano il tapas da giovani brahmacārin,
     	e hanno completati gli studi dei veda, superano queste difficoltà,

  14 	quelli che hanno estinto il rajas, e che hanno estinto il tamas,
     	che sono grandi anime saldi nella verità, superano queste difficoltà,

  15 	quelli per cui nessuno trema, e nulla li fa tremare,
     	quelli per cui il mondo e uguale a sé stessi, superano queste difficoltà,

  16 	i tori fra gli uomini, virtuosi che non si dolgono dell'altrui prosperità,
     	e che hanno rinunciato al cibo urbano, superano queste difficoltà,

  17 	quelli che si inchinano a tutti gli dèi, e che ascoltano tutti i dharma,
     	che sono ricchi di fede e disciplinati, superano queste difficoltà,

  18 	quelli che non vogliono onori, e che rendono onore agli altri,
     	quelli che onorati non si ingorglioniscono, superano queste difficoltà,

  19 	quelli che celebrano gli śrāddha in ciascun giorno prescritto, benevoli alle creature,
     	con mente purissima, superano queste difficoltà,

  20 	quelli che non vanno in collera e calmano gli adirati,
     	e che non si adirano coi servi, superano queste difficoltà,

  21 	gli uomini che quaggiù sempre evitano miele e carne,
     	e i liquori fin dalla nascita, superano queste difficoltà,

  22 	quelli che mangiano solo per la vita, e si accoppiano per la riproduzione,
     	ed hanno voce solo per parole sincere, superano queste difficoltà, 

  23 	quelli che sono devoti a Nārāyaṇa, Signore di tutti gli esseri,
     	origine e fine dell'universo, superano queste difficoltà,

  24 	lui che ha occhi di loto rosso, vestito di giallo, dalle grandi braccia,
     	compagno, fratello, amico e tuo parente è l'Incrollabile,

  25 	il quale copre come una pelle interamente i mondi,
     	se lui vuole, il potente, dall'anima impensabile, Govinda, il supremo Puruṣa,

  26 	egli è saldo nel compiere il bene di Jiṣṇu o toro fra gli uomini,
     	e anche il tuo o re, egli è l'invincibile Vaikuṇṭha, il supremo Puruṣa,

  27 	i devoti che si rifugiano, in Hari, in Nārāyaṇa,
     	costoro superano queste difficoltà, io qui non ho nessuna incertezza,

  28 	quelli che ascoltano e recitano il modo di attraversare le difficoltà,
     	e lo fanno recitare dai savi, superano queste difficoltà,

  29 	così ti ho illustrato l'intera esposizione dei doveri o senza-macchia,
     	con cui l'uomo può superare le difficoltà qui e nell'aldilà.”
     


                              CXII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ vi sono persone non gentili dall'aspetto gentile, e gentili che non lo sembrano,
     	come possiamo noi o caro, riconoscere uomini siffatti?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	sul dialogo di una tigre e di uno sciacallo, ascoltala o Yudhiṣṭhira,

   3 	nella città di purikā, un tempo prosperosa, era sovrano Paurika,
     	supremamente violento e crudele era quell'uomo vergognoso,

   4 	egli dunque alla fine della sua vita trovava un meta indesiderabile,
     	diventato uno sciacallo, contaminato dal precedente karma, 

   5 	e ricordando la precedente vita, caduto in quella suprema sventura,
     	non si nutriva di carni anche se offerte da altri,

   6 	non violento verso tutti gli esseri, di sincera parola, e di saldissimi voti,
     	si nutriva come voleva di frutti caduti,

   7 	e il vivere in un cimitero era per quello sciacallo ritenuto un bene,
     	e fin dalla nascita era il suo luogo preferito, e non ne voleva altri,

   8 	e tutti i suoi simili, da questa sua purezza di non violento,
     	cercavano di smuoverne l'intenzione con parole di supremo rispetto:

   9 	'abitando in un crudele cimitero, vuoi mantenere la purezza,
     	questo è in contrasto con te, che sei un carnivoro,

  10 	tu sei ugale a noi per natura, e noi ti daremo dei cibi da mangiare,
     	mangia dunque quanto tu hai da mangiare, abbandonando questa purezza.'

  11 	udite le loro parole, concentrato rispondeva
     	con dolci parole, cortesi, gentili e ragionevoli:

  12 	' la mia nascita non è stata buona, è la condotta che determina la nascita,
     	e io desidero agire in modo che la mia gloria si estenda,

  13 	pur se io vivo in un cimitero, osservate la mia concentrazione,
     	da sé uno produce le azioni, l'āśrama non è un segno di dharma, 

  14 	chi in un āśrama uccida un ri-nato, o chi doni una vacca non stando in un āśrama,
     	come non puo essere peccato il primo, o che il dono risulti vano? 

  15 	voi per mera brama di ogni cosa siete saldi nel divorare,
     	e confusi non vedete le colpe che vi sono di conseguenza,

  16 	questa condotta biasimevole fatta senza pensare, macchiata
     	da scopi malvagi, dannosa qui e nell'aldilà, perciò io non la desidero.'

  17 	una tigre famosa per possanza, pensando che fosse un puro sapiente,
     	fattogli onori degni di sé stessa, lo rendeva suo consigliere:

  18 	' o nobile essere, tu che hai aria di sapiente, vieni in giro assieme a me,
     	scegli i beni che desideri, e i molti che si devono evitare, 

  19 	noi siamo conosciuti come feroci, ma noi ti informiamo,
     	che essendo stato un uccisore tenero, il meglio ti raggiungerà.'

  20 	quindi onorate le parole del re degli animali grand'anima,
     	lo sciacallo diceva alcune cortesi parole inchinandosi:

  21 	' giuste sono le parole o re degli animali, che tu hai detto verso di me,
     	che tu cerchi dei ministri puri, ed esperti in dharma e artha,

  22 	senza ministri non si può regnare in grandezza,
     	oppure con un ministro malvagio che ti sia nemico o valoroso, 

  23 	bisogna associarsi a ministri devoti, privi di avidità,
     	che non si urlino reciprocamente, saldi nel voler la vittoria,

  24 	che siano intelligenti privi di inganni e intenti al bene delle genti,
     	questi gloriosi devi onorare come maestri e come padri,

  25 	ma così io sono soddisfatto che non desidero altro o signore degli animali,
     	non desidero beni, gioie o il potere rifugiandomi in te,

  26 	non è appropriata la mia condotta coi tuoi precedenti dipendenti,
     	essi se sono di cattiva condotta ti separeranno dalla mia vicinanza,

  27 	apparendo che anche di altri tu sei rifugio raccomandabile,
     	di anima compiuta, di grandissima gloria, non crudele neppure verso i malvagi,

  28 	di lunga vista, di grande potere, robusto di aspetto, e di grande forza,
     	acuto, che non agisce invano, adornato di ogni futuro, 

  29 	come io che sono contento del mio, posso seguire un dolorosa condotta?
     	neppure il saggio abitante della foresta va a servire per suo piacere,

  30 	tutti quelli che vivono presso il re hanno colpe e rimproveri del re,
     	chi vive nella selva, non ha legami, né paura, ed è indipendente,

  31 	chi viene chiamato dal sovrano, ha la paura nel suo cuore,
     	e questa non c'è in chi vive contento nella foresta nutrendosi di frutti e radici,

  32 	ad acqua e cibo senza fatica, ed a gustosi cibi pieni di paura 
     	guardando, io vedo la felicità solo dove vi è il piacere,

  33 	i servi rimangono fintanto che non si offendono i sovrani,
     	appena i servi sono colpevoli di offese vanno alla morte,

  34 	ma se tu pensi che io debba compiere ciò o re degli animali,
     	io desidero fare un accordo su come tu devi comportarti con me,

  35 	ascoltate e onorate devono essere le mie utili parole, 
     	e quale sia la condotta che io stabilisco, essa sia sostenuta da te,

  36 	non devi mai consigliarti con me assieme ad altri ministri,
     	esperti di politica, cercheranno gli altri di dire il falso su di me,

  37 	da solo a solo, incontrandoci in segreto io ti parlerò del tuo utile,
     	non mi devi chiedere mai nulla di bene o male da fare ai tuoi parenti,

  38 	e dopo avermi consultato, non fare violenza agli altri ministri,
     	e irritato coi miei non devi mai calare il bastone.'

  39 	' così sia.' così fu approvato dal signore degli animali,
     	e lo sciacallo diventava ministro stabilito dalla tigre,

  40 	vedendolo dunque onorato, e impegnato nel suo compito,
     	i precedenti dipendenti fattosi uniti lo odiavano a lungo,

  41 	e con fare amichevole si conducevano verso lo sciacallo con gentili parole,
     	volendo quelle male menti, condurlo a complice delle loro colpe,

  42 	differentemente prima erano usi prendere le ricchezze altrui,
     	erano ora incapaci di prendersi le ricchezze, dipendendo dallo sciacallo,

  43 	desiderosi di allontanarlo dai suoi doveri lo tentavano con parole,
     	e con grandi ricchezze pure il suo animo era tentato,

  44 	ma quel grande saggio non si smuoveva dalla sua intelligenza,
     	e gli altri fatto un patto erano fissi a compiere la sua distruzione,

  45 	e la carne che desiderava il re degli animali, che là era preparata,
     	fu presa da loro e portata nella casa dello sciacallo,

  46 	lo scopo per cui fu presa e da chi e anche chi lo aveva pensato,
     	tutto questo egli sapeva, ma per qualche motivo lo tollerava,

  47 	lui aveva fatto un accordo quando era divenuto suo ministro:
     	' tu o re, che desideri la mia amicizia devi accettare qualche offesa.'

  48 	preparandosi per il pasto, non vedeva più la carne,
     	il re degli animali comandava, che il ladro fosse cercato,

  49 	e da quelli che avevano preparata la carne, fu riferito a re degli animali,
     	che dal ministro era stata portata via, credendosi astuto e saggio,

  50 	si infuriava allora la tigre udendo della cattiva azione dello sciacallo,
     	e ne divenne sdegnato il re, e ne approvava l'uccisione,

  51 	vedendo il punto debole, i precedenti ministri dicevano:
     	'lui agisce prendendo il vitto di tutti noi,

  52 	e questa sua azione è nascosta dal favorito per proteggersi,
     	come virtuoso è conosciuto prima, ma non è come sembra,

  53 	con le sue parole è saldo nel dharma, ma per sua natura è tremendo,
     	egli è un malvagio dalla pessima condotta che si finge giusto, 
     	per suoi scopi egli si è impegnato nei suoi voti relativi al cibo.'

  54 	la tigre saputo del furto della carne per le loro parole,
     	comandava allora che lo sciacallo fosse ucciso,

  55 	udite le parole della tigre allora la madre della tigre,
     	si recava dal re dgli animali per avvisarlo con adeguate parole:

  56 	' o figlio, tu non devi accogliere qusta cosa che è coperta di frode,
     	l'amico è accusato da questi che non sono amici di colpe nate dalla gelosia,

  57 	nessuna posizione di privilegio può non provocare ostilità,
     	falli sono posti anche associati all'uomo puro,

  58 	i puri sono odiati dagli avidi, e i rapidi dagli indolenti,
     	i sapienti dagli sciocchi, e i ricchi sono odiati dai miseri,
     	i giusti da chi male agisce, e i bellissimi dai brutti,

  59 	molti sapienti sono avidi, e tutti quelli che vivono di inganni,
     	danno colpe a chi non ne ha, fosse pure intelligente come Bṛhaspati,

  60 	dalla tua casa vuota oggi è stata portata via la carne,
     	rettamente considera che egli non desidera neppure la carne che gli donano,

  61 	i mentitori appaiono sinceri, e i sinceri sembrano mentitori,
     	nature di diverso tipo appaiono in quelli che sono rettamente investigati,

  62 	il cielo appare come una pianura, e il luminoso sole come un fuoco,
     	ma non vi è una pianura in cielo, né vi è fuoco nel sole,

  63 	perciò anche una cosa che appare davanti agli occhi si deve rettamente investigare,
     	e conoscendo le cose investigando, non dovrai dolertene poi,

  64 	non è difficile per un potente o figlio, poter uccidere un altro,
     	ma per i potenti è raccomandabile al mondo scegliere il perdono,

  65 	lui è stato posto da te o figlio, ad essere sopra tutti i vassalli, 
     	e con dolore ha accettato di esser fatto ministro, egli è tuo amico,

  66 	chi accoglie le accuse fatte da altri ad uno altrimenti puro,
     	da sé coi ministri colpevoli rapido va in rovina.'

  67 	giunto da questa congrega di nemici un agente dello sciacallo 
     	dall'anima giusta, gli raccontava come l'inganno era stato compiuto,

  68 	conosciuto il suo comportamento, fu liberato e onorato,
     	e abbracciato ripetutamente con affetto dal signore degli animali, 

  69 	ma lo sciacallo esperto delle regole politiche chiedeva licenza al re degli animali,
     	dolente per la sua furia, chiedeva di poter lasciare la vita,

  70 	la tigre allora per affetto cogli occhi umidi, cercava di fermare 
     	lo sciacallo saldo nel dharma onorandolo colla sua venerazione,

  71 	e lo sciacallo vedendo caduto in confusione, per affetto
     	inchinandosi diceva queste parole con voce rotta dalle lacrime:

  72 	' fui onorato da te prima, e dopo sono stato maltrattato, 
     	io non posso stare con te messo a capo degli altri,

  73 	quelli discontenti del proprio, quelli allontanati da onori e posizioni,
     	e i servi che si sono allontanati da sé oppure presi dai nemici

  74 	quelli che distruggono, gli avidi, i crudeli, quelli finiti in prigione,
     	quelli privati dei beni, gli orgogliosi, che molto bramano senza averne i mezzi,

  75 	e quelli tormentati, aspettano qualche grande sventura
     	in segreto, tutti tradiscono presi dal nemico,

  76 	essendo stato offeso e di nuovo messo al lavoro,
     	come puoi aver ancora fiducia in me, oppure anche io?

  77 	considerandomi adatto mi ha dato il posto dopo avermi esaminato,
     	ma rompendo il patto fatto, io fui da te offeso,

  78 	chi fu precedentemente chiamato virtuoso nell'assemblea,
     	non deve essere trattato a male parole, da chi vuol mantenere le promesse,

  79 	così come puoi aver ancora fiducia di me che hai condannato,
     	e pure ad aver fiducia in te, io ho qualche ansia,

  80 	tu che sospetti e io che sono impaurito, i nemici guarderanno al fallo,
     	e i duri e gli scontenti compiranno molti inganni,

  81 	col dolore si uniscono le parti rotte, e con dolore si rompono gli uniti,
     	l'amore rotto che si riunisce non avviene più nell'affetto,

  82 	non si vede qualcuno che non sia spaventato da sé o da altri,
     	le nature agiscono per i loro scopi, gli affezionati sono ardui da trovare,

  83 	molto doloroso è conoscere l'uomo, i loro pensieri sono saldi e mobili,
     	uno che sia abile non è possibile trovarlo tra cento,

  84 	senza ragione è l'alta posizione degli uomini e senza ragione la loro rimozione,
     	il bene e il male e la grandezza si producono anche per scarsa intelligenza.'

  85 	così avendo detto molte consolazioni, piene di dharma e artha,
     	col favore del re, lo sciacallo si recava nella foresta,

  86 	e non accogliendo le offerte del re degli animali, l'intelligente
     	sciacallo compiendo la prāya, lasciato il corpo saliva al cielo.”
     


                              CXIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ cosa deve fare un principe, che facendola possa essere felice? 
     	tutto questo illustrami in verità o migliore dei sostenitori del dharma.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ dunque ascolta facendo grande attenzione, io ti illustrerò
     	come un re debba comportarsi, e facendo ciò sia felice,

   3 	non di deve comportare come in questa storia che abbiamo udito,
     	questa grandissima avventura del cammello ascolta o Yudhiṣṭhira,

   4 	un grande cammello nato nell'era di Prajāpati, ricordando le vite precedenti,
     	si impegnava in un gradissimo tapas con fermi voti nella foresta,

   5 	alla fine del suo tapas, contento era il Signore,
     	e il Grande-avo lo gratificava di una grazia.

   6 	il cammello disse:
     	' o Beato, per tua grazia che lungo diventi il mio collo,
     	in modo che possa andare a muoversi fino a cento yojana.'”

   7 	Bhīṣma disse:
     	“ il dio benefico grand'anima avendogli detto: 'così sia.'
     	ottenuto quel grande dono, il cammello si recava nella sua foresta,

   8 	e quello sciocco per il dono ricevuto cadeva nell'accidia,
     	non voleva andare a muoversi, quel cattivo spirito, confuso dal fato,

   9 	un giorno allungato quel suo collo per cento yojana,
     	si muoveva senza stancarsi il cuore, giungeva un grandissimo vento,

  10 	quell'animale infilando la sua testa e collo in una grotta,
     	stando là giungeva dunque una grande pioggia che innondava il mondo,

  11 	quindi con le membra piene di freddo un affamato sciacallo,
     	con la compagna entrava in quella grotta per ripararsi dall'acqua,

  12 	quel divoracarne violentemente pieno di fame vedendolo
     	divorava allora il collo del cammello o toro dei bhārata,

  13 	quando però l'animale si accorgeva che lo stavano divorando,
     	allora compiva un grande sforzo per ritirarsi per il violento dolore,

  14 	ma fintanto che l'animale muoveva il collo in alto e in basso,
     	tanto lo sciacallo con la sua compagna continuava a divorarlo,

  15 	e dopo averso ucciso lo sciacallo divorava il cammello,
     	e termitata la pioggia usciva dalla bocca della grotta,

  16 	così quello sciocco cammello otteneva la morte allora,
     	guarda quale grande danno è giunto dalla via dell'accidia,

  17 	tu pure evitando questa condotta, trattenendo i sensi rettamente,
     	dunque agisci, Manu disse che la vittoria ha per radice l'intelligenza,

  18 	le migliori azioni sono quelle dell'intelligenza, le mediane del braccio o bhārata,
     	pessime sono quelle delle gambe, e le più vili quelle di lavori pesanti,

  19 	l'intelligente tiene il regno trattenendo i sensi,
     	e con l'assistenza di consiglieri segreti sapienti, o senza-macchia,

  20 	quelli che agiscono con cura, ottengono quaggiù i loro scopi o Yudhiṣṭhira,
     	con l'aiuto di ministri si può governare l'intera terra,

  21 	quanto un tempo fu illustrato dai virtuosi eruditi, o tu dalla natura pari al grande Indra,
     	pure io ti ho riferito guardando alle scritture, tu ora rettamente agisci o re.”
     


                              CXIV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ un re debole che ottenga il regno o toro dei bhārata,
     	come può scarso di mezzi resistere ad un nemico più prospero?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione dell'oceano coi fiumi o bhārata,

   3 	l'oceano signore dei fiumi, eterna sede dei nemici degli dèi,
     	chiedeva a tutti i fiumi in conto di un dubbio che era nato in lui:

   4 	' io vedo gli ombrosi alberi coi loro rami e radici abbattuti 
     	da voi quando siete in piena, e altre cose ma non una canna,

   5 	piccole e senza tronco sono le canne che nascono sulle vostre rive,
     	per disprezzo oppure ne siete incapaci, o per quale altro motivo così agite?

   6 	io vorrei udire qual'è la ragione per tutti voi,
     	che non rompedole dalle vostre rive non le riducete in vostro potere.'

   7 	allora diceva la fiumana Gaṅgā queste supreme parole piene di significato, 
     	e di senso e accettabili all'oceano, signore dei fiumi:

   8 	' gli alberi risiedono ciascuno al suo posto, uno per luogo,
     	quindi per l'avversità resi morti, abbandonano il loro posto,

   9 	la canna non fa così, vedendo arrivare la violenta corrente si piega, 
     	e passata la corrente ritorna in piedi al suo posto,

  10 	l'albero sempre conoscendo il tempo e la regola è in nostro potere,
     	restando a seguire la corrente, per questo non viene a te la canna,

  11 	quelli che si piegano alla violenza del vento e dell'acqua e poi si rialzano,
     	come erbe, piante e cespugli, non vanno alla distruzione.'

  12 	chi non è in grado di colpire alla distruzione un nemico potente
     	e florido, violentemente e rapidamente va alla rovina,

  13 	chi del proprio nemico, valore, forza, potenza e debolezza
     	conosca, e si comporti da saggio, non cade in completa distruzione,

  14 	e così quando il saggio ritenga il nemico più forte,
     	deve seguire la condotta della canna, questo è un segno di saggezza.”
     


                              CXV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ un saggio di animo gentile, assalito fieramente in pubblico o bhārata,
     	da uno sciocco presuntuoso, come deve agire o uccisore di nemici?”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ ascolta o signore della terra in quale modo si debba agire,
     	come sempre uno intelligente vinca un uomo sciocco di scarso cervello,

   3 	non irritandosi ottiene di certo i meriti di chi lo offende,,
     	e chi porta pazienza distrugge i propri demeriti e se ne lava,  

   4 	deve guardare a lui come ad un uccello ṭiṭṭibha che urli ferito, 
     	chi è pieno di odio per il mondo non ottiene mai successo,

   5 	uno che si vanta sempre della sua cattiva azione: 
     	' quest'uomo onorato è stato da me offeso in assemblea,
     	ed egli restava vergognoso e pallido come un morto.'

   6 	vantandosi senza vergogna di quest'azione deprecabile,
     	un tale uomo vergognoso deve essere ignorato da chi ha disciplina,  

   7 	quanto dica uno di scarsa intelligenza si deve sempre sopportare,
     	l'uomo volgare elogiando o censurando cosa mai farà?
     	lo sciocco è come un corvo nella foresta che vanamente urla,

   8 	se sia accusato con quelle parole in caso di una azione malvagia,
     	che la sua parola abbia effetto o no si deve ucciderlo,

   9 	egli dichiara la sua sporca perversità col suo comportamento,
     	come un pavone che danza mostrando le sue pudenda,

  10 	chi non pronunci al mondo offese, e non compia nulla di proibito,
     	e non si impegni in discussioni, è un puro dalle ardue imprese,

  11 	chi davanti ne elogi i meriti, ma dietro lo censuri,
     	quest'uomo è al mondo come un cane, e destinato a non avere i mondi,

  12 	un tale uomo, quanto dona a centinaia di persone e quanto sacrifica,
     	in un istante perde per aver pronunciato offese alle spalle,

  13 	perciò l'uomo saggio immediatamente un tale malvagio intelletto,
     	deve evitare, come dai virtuosi è evitata la carne di cane,

  14 	il cattivo soggetto che lanci accuse ad una grande anima,
     	mostra le proprie colpe, come un cobra ritto il suo cappuccio,

  15 	chi vuole controbattere con le proprie azioni a quanto fatto a lui,
     	è come uno sciocco asino sprofondato in un mucchio di cenere,

  16 	un cane umano, scomposto sempre intento a dir male della gente,
     	che barrisce come un elefante furioso, come un cane rabbioso deve essere evitato,

  17 	al malvagio che vive sulla via che gli piace, privo di controllo, e di buona condotta,
     	vergogna sia a quest'uomo maligno, sempre intento a inganni e all'inimicizia, 

  18 	ma vedendo che costoro ancora sparlano di te, non devi diventare afflitto,
     	la frequentazione del grande col vile, è biasimata dagli uomini di salda intelligenza,

  19 	infuriato può colpire con la mano, o puo scagliare polvere o granaglie,
     	o può spaventare mostrando i denti, questo compie lo sciocco ingannatore irritato,

  20 	l'uomo che nell'assemblea sopporta le cattive persone, e le offese fatte da grandi malanime,
     	o che ripeta sempre queste regole, non avrà mai alcun male dovuto alle parole.”
     


                              CXVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ o nonno, o grande saggio, questo grande dubbio io ho,
     	che tu devi risolvere o re, tu sei il nostro fondatore,

   2 	di questi uomini di cattiva condotta o caro, e di animo malvagio,
     	hai illustrato il modo di parlare, quindi io ti chiedo ancora,

   3 	quanto è utile per la scienza del governo, e quanto porta felicità alla stirpe,
     	e quanto produca prosperità e pace nel presente e nel futuro, 

   4 	e quanto renda prospero il regno, e piacevole per figli e nipoti,
     	e quanto di utile al corpo vi è di cibo e bevande, questo illustrami,

   5 	il re che consacrato sul trono circondato da amici,
     	che sia privo di amici o ne sia pieno, come può governare le genti?

   6 	chi ami cattivi compagni, e agisca con violenza per affetto o furia,
     	o per mancanza di dominio sui sensi, voglia favorire gente cattiva,

   7 	i servi di buona stirpe di costui, tutti perdono le loro qualità,
     	dai suoi servi questo re non riesce ad avere il frutto dei loro compiti,

   8 	stando in me questo dubbio, sul dharma regale, arduo da ottenersi, 
     	tu che sei pari a Bṛhaspati per intelligenza mi devi istruire,

   9 	tu sei l'istruttore o tigre fra gli uomini, saldo nel bene della nostra stirpe,
     	la guida di grande saggezza che sempre ci istruisce,

  10 	udendo le tue parole benefiche per la stirpe, e benefiche per il regno,
     	soddisfatto come per l'eterna amṛta, io dormirò felice,

  11 	come devono essere i servi da aver vicino o di quali qualità dotati?
     	e con chi e di quale nascita si deve approntare una spedizione?

  12 	da solo privo di dipendenti, il re non può proteggere
     	e tutte le genti nobili biasimano questo regno,

  13 	uno da solo non è in grado di governare un regno o bhārata,
     	e senza dipendenti o caro non può ottenere alcunché,
     	e se pur lo ottiene, non può per sempre custodirlo o toro dei bhārata.”

  14 	Bhīṣma disse:
     	“ chi ha tutti i dipendenti esperti di conoscenza e sapienza,
     	di nobile stirpe, affezionati che desiderano il bene ottiene il frutto del regno, 

  15 	chi ha ministri bennati, incorrotti e conviventi,
     	che sono di buon consiglio al sovrano, attaccati ed esperti sapienti,

  16 	che dispongono per il futuro, esperti nella scienza del tempo,
     	che non si lamentano per i riproveri, costui ottiene il frutto del regno,

  17 	chi ha dipendenti uguali nel dolore e nella gioia, che praticano la verità,
     	chi ne ha di intenti a quanto è utile, ottiene il frutto del regno,

  18 	chi non ha sudditi affliti, ma sempre a lui vicini,
     	non vili, che stanno sulla via dei buoni, ha la sua parte di frutti del regno,

  19 	chi ha tesoro e giustizia con persone che incrementano il tesoro,
     	abili e sempre soddisfatte, costui agisce da supremo sovrano,

  20 	e deve porre a supervisori del tesoro degli abili, e incorrotti, intenti
     	al suo accumulo, onesti, non avidi, che lo proteggono,

  21 	chi nella sua città ha la giustizia che porti il frutto dell'agire, 
     	si mostra come un re giusto, e ottiene la sua parte di meriti del dharma,

  22 	il re che sapiente del dharma reale, sia uomo gentile,
     	e trattenga i sei vizi, costui ottiene il frutto del suo dharma.”
     


                              CXVII


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	che indica i precetti della condotta delle genti virtuose sempre al mondo,

   2 	che adatta a questo scopo, io l'ho udita nel ritiro ascetico,
     	di Rāma figlio di Jamadagni, riferita da supremi ṛṣi,

   3 	in una grande foresta non frequentata dagli uomini,
     	vi era un ṛṣi disciplinato, coi sensi trattenuti, che si nutriva di frutti e radici,

   4 	intento alla disciplina religiosa, in pace, puro e intento ai suoi studi, 
     	purificava sé stesso coi digiuni, sempre saldo sul sentiero dei buoni,

   5 	osservando la virtuosa natura di quel saggio così intento,
     	tutte le creature che abitavano la foresta si approssavano a lui,

   6 	leoni e tigri, e cammelli, e grandi elefanti selvaggi,
     	pantere, rinoceronti e orsi, e altri dall'aspetto terribile,

   7 	tutti questi che si nutrono di sangue, si informavano della sua salute,
     	agendo gentilmente come discepoli del ṛṣi, e fattisi umili,

   8 	e poste le domande sulla sua salute, tutti se ne andavano donde erano venuti,
     	un animale domestico vi era là, un cane che non lasciava mai il grande muni,

   9 	devoto, e sempre fedele, era debole e consumato dai digiuni,
     	tranquillo, si nutriva di frutta, radici e avanzi, come un virtuoso asceta,

  10 	stando vicino ai piedi del grande muni, del ṛṣi là assiso,
     	con la natura simile a quella umana, gli era fortemente affezionato,

  11 	quindi giungeva un leopardo di grande valore, e sanguinario,
     	crudele come il distruttore finale, fortemente mal disposto verso il cane,

  12 	leccandosi le labbra assetato, e muovendo la coda per lui,
     	con la bocca spalancata, rotto dalla fame, era in cerca di carne,

  13 	e vedendolo arrivare feroce, volendo salvarsi la vita o signore di uomini,
     	quanto il cane diceva al muni, ascolta o grande intelletto,

  14 	' un leopardo o venerabile nemico dei cani mi vuole uccidere,
     	per tua grazia fa che io non ne abbia pericolo o grande muni.'

  15 	il muni disse:
     	' non aver timore in alcun modo del leopardo per la tua vita,
     	tu ora assumerai l'aspetto di un leopardo o figlio mio.'”

  16 	Bhīṣma disse:
     	“ allora il cane divenne un leopardo, simile ad uno fatto d'oro,
     	dalle belle membra appariva eccitato, stando senza paura nella selva,

  17 	quindi giungeva un ferosissimo animale affamato a bocca spalancata,
     	una tigre bramosa di sangue che si leccava la bocca per il leopardo,

  18 	vedendo quella tigre affamata con grandi zanne vagare per la foresta,
     	il leopardo per salvarsi la vita andava a rifugiarsi dal ṛṣi,

  19 	i ṛṣi sempre poneva in lui affetto nato dalla convivenza,
     	e il leopardo divenne una tigre più forte di ogni nemico,
     	e vedendola, la tigre non lo attaccava o signore di popoli,

  20 	ma il cane divenuto tigre fortissima e carnivora,
     	non aveva più allora desiderio di cibarsi di frutta e radici,

  21 	come sempre il signore degli animali cacciava gli abitanti della selva,
     	e così o grande re, era diventata quella tigre allora,

  22 	la tigre dormiva stando ai piedi dell'eremo, sazia delle bestie uccise,
     	ma giungeva in quel posto un elefante furioso, grande come una nuvola,

  23 	con le tempie aperte, robusto, a macchie, con una grande testa,
     	con lunghe zanne, gigantesco, con voce profonda di nuvole,

  24 	vedendo venire quel furioso elefante, orgoglioso della sua furia,
     	la tigre agitata per la paura della proboscide, andava a rifugiarsi dal ṛṣi,

  25 	e quindi il supremo ṛṣi trasformava la tigre in un elefante,
     	simile ad una grande nube, e vendendolo si intimoriva il vero elefante,

  26 	quindi tra mucchi di loti, e cespugli spinosi,
     	si aggirava pieno di gioia, splendente di polline di loti,

  27 	un giorno mentre l'elefante si rallegrava all'ingresso
     	del rifugio del ṛṣi, e passava molto tempo,

  28 	giungeva a quel luogo un leone dalla fulva criniera,
     	un terribile leone di grotta montana distruttore di stirpi elefantine,

  29 	vedendo giungere quel leone, l'elefante pieno di paura per i leoni,
     	si precipitava a rifugiarsi dal ṛṣi, tremante e pieno di paura,

  30 	allora il muni trasformava quell'elefante regale in un leone,
     	e lo trascurava quel leone selvaggio essendo della sua stessa razza,

  31 	e vedendolo non lo uccideva quel selvaggio leone terrificato dal suo ruggito,
     	e da leone risiedeva felice nell'āśrama in quella foresta,

  32 	ma tutte le bestie inferiori che vivevano nell'ascetica foresta,
     	tremanti di paura non si facevano più vedere desiderose di vivere,

  33 	un giorno per volere del fato un uccisore di ogni vivente,
     	fortissimo e sanguinario, che faceva paura a molti viventi,

  34 	con otto zampe e dei piedi sulla groppa, un śarabha si aggirava nella selva,
     	e voleva andare alla dimora del muni a uccidere il leone,

  35 	il muni lo trasformava in un śarabha di gigantesca forza o uccisore dei nemici,
     	quindi lo śarabha selvaggio, giunto vicino al śarabha del muni,
     	e vedendolo fortissimo, e ferocissimo, rapido fuggiva per la paura,

  36 	e così trasformato in śarabha dal muni, allora
     	sempre al fianco del muni otteneva le gioie dei śarabha,

  37 	allora tutti i branchi di animali tremanti per lo śarabha, dalla foresta
     	fuggivano in ogni direzione o re, per la paura, desiderosi di salvarsi,

  38 	e pure lo śarabha era sempre mal disposto e saldo nell'uccidere i viventi,
     	quel carnivoro non voleva la tranquillità del mangiatore di frutti e radici,

  39 	quindi lo śarabha soverchiato di una forte sete di sangue,
     	andava a uccidere il muni, senza gratidutine essendo nato cane,

  40 	con la forza del suo tapas, conoscendo con l'occhio della saggezza, 
     	il muni, grande saggio conoscendo ciò diceva al cane:

  41 	' da cane tu sei diventato leopardo, e da leopardo tigre,
     	da tigre un elefante furioso, e da elefante sei diventato leone,

  42 	e da leone dotato di grandissima forza ancora sei diventato śarabha,
     	per l'affetto che ti porto, ti ho dotato di questa serie di razze,

  43 	e giacchè tu ora o malvagio, mi vuoi uccidere anche se non ti ho fatto del male,
     	allora tu tornerai nella tua propria natura di cane.'

  44 	quindi per l'avversione nata nel muni quel malvagio sciocco, nato cane,
     	lo śarabha, maledetto dal ṛṣi, riotteneva il suo aspetto di cane.”
     


                              CXVIII


   1 	Bhīṣma disse
     	“ quel cane ritrovata la sua natura, cadeva in suprema miseria,
     	condannato dal ṛṣi, quel malvagio veniva bandito dalla foresta,

   2 	e il re di intelletto, così conoscendone la condotta nella purezza,
     	l'onestà, la disposizione, l'energia, la stirpe, la condotta, sapienza e disciplina,

   3 	compassione, forza, valore, rango, tranquillità interiore e pazienza,
     	nelle cose in cui i dipendenti siano adatti, vi siano stabiliti ben istruiti,

   4 	senza averlo provato un sovrano non deve impiegare un dipendente,
     	circondato da uomini ignobili il re non prospera felice,

   5 	un nobile impiegato dal re, sempre per la sua nobile stirpe,
     	non pone mente al male, anche se rimproverato innocente, 

   6 	l'uomo ignobile impiegato, per la sua mancanza di virtù,
     	avuto un potere arduo da avere, rimproverato diviene un nemico,

   7 	il nobile, sapiente, e saggio, esperto di scienza e sapienza,
     	vero sapiente di ogni trattato, paziente, nato nel luogo,

   8 	grato, dotato di forza, indulgente, disciplinato, coi sensi vinti,
     	non avido, contento di ciò che ha, che voglia il bene dell'amico e signore,

   9 	consigliere sapiente di tempo e luogo, attento ad ogni incremento,
     	che ben agisce con mente concentrata, instancabile nel cercare il bene,

  10 	di ottima condotta nelle proprie competenze, esperto di pace e guerra,
     	espertissimo dei tre aspetti del re, amato da cittadini e sudditi,

  11 	sapiente di trincee e schieramenti, esperto nel motivare l'esercito,
     	vero sapiente dei segni esteriori, esperto di logistica nelle spedizioni,

  12 	esperto nell'addestramente degli elefanti, privo di egoismi,
     	capace, abile, disciplinato, forte, che bene agisce,

  13 	pulito, accompagnato da gente pulita, ben vestito, di felice giudizio,
     	capace di comando, esperto di politica, dotato delle sessanta qualità,

  14 	modesto, cortese, capace, di gentili parole,
     	intelligente, gentile, di grande saggezza, che agisce a tempo e luogo,

  15 	chi impiega un tale ministro, e non lo dispregia,
     	ne ha il regno splendente, come la luce della luna piena,

  16 	il re dotato di queste qualità, esperto di śāstra,
     	saldo nel dharma, intento a proteggere le sue genti è desiderabile,

  17 	intelligente, indulgente, tempestivo, esperto nei lavori umani,
     	sapiente e desideroso di imparare, che ascolti, che sia esperto di ragionamenti,

  18 	saggio, di buona memoria, che agisca secondo giustizia, 
     	sempre controllato, che parli gentilmente, paziente verso chi gli si oppone, 

  19 	che di persona dia le donazioni, di buoni mezzi, piacevole a vedersi,
     	che sempre dia una mano ai sofferenti, che si consideri adatto alla guida,

  20 	che non sia presuntuoso, lontano dagli opposti, che non agisca precipitosamente,
     	che sia gentile verso i dipendenti che compiano un'azione vana,

  21 	che riceva  le persone gentilemente, senza ostinazione, e sempre di grazioso eloquio,
     	generoso, e attento ai suoi dipendenti, benevolo e mai incollerito,

  22 	con giuste punizioni e non senza di esse, che insegni ad agire nel dharma,
     	che osservi cogli occhi delle spie, sempre esperto di dharma e artha,

  23 	un tale re pieno di cento qualità, è desiderato,
     	e guerrieri pieni di tutte le qualità o sovrano di uomini,

  24 	devono essere cercati, che siano ottimi uomini, che aiutino a reggere il regno,
     	e il re che desideri la properità, deve onorarli,

  25 	guerrieri prodi in battaglia, grati, ed esperti delle armi,
     	saldi nel dharma e nelle scritture, siano quelli uniti alle fanterie, 

  26 	che sappiano accrescere onore e ricchezze, esperti nel movimento dei carri,
     	ed esperti nell'arco, il re che abbia costoro possiede la terra,

  27 	il sovrano che sempre è intento ad attirare tutti,
     	con attiva condotta, ricco di amici, questo re è il migliore dei re,

  28 	con mille valorosi cavalieri, egli può o bhārata, 
     	con uomini ben addestrati, conquistare l'intera terra.”
     


                              CXIX


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ il sovrano che come cani nel proprio compito impieghi
     	i dipendenti ad agire, ottiene il frutto del suo regno,

   2 	un cane non può superare la misura del suo stato, riguardo al dovere,
     	il cane che superi il proprio stato, e ne trova un altro si sente elevato, 

   3 	stando nelle proprie occupazioni derivate da famiglia e nascita,
     	devono essere impiegati gli abili dipendenti, non sono adatti a compiti superiori,

   4 	chi affida ai dipendenti uffici adatti a loro,
     	questo re ottiene il frutto che risiede nelle qualità dei dipendenti,

   5 	lo śarabha è felice nel ruolo di śarabha, come il leone da leone,
     	la tigre come tigre deve stare, e cosi pure il leopardo da leopardo,

   6 	i dipendenti devono essere impiegati rettamente in uffici a loro consoni,
     	al contrario non si devono impiegare i dipendenti, da chi vuole il frutto del lavoro,

   7 	il sovrano che trascurando il giusto, in modo contrario
     	impieghi i dipendenti, da sciocco non si concilia le sue genti,

   8 	né uomini infantili, né vili, né senza padronanza dei sensi,
     	né ignobili, accanto si deve mettere il re che voglia il successo,

   9 	virtuosi, esperti, prodi, pieni di scienza, privi di invidie,
     	non volgari, puri, intelligenti, siano gli uomini che gli stanno intorno,

  10 	umili, a lui fedeli, pazienti, puliti, belli per natura,
     	che non si lamentino del proprio stato, così siano le spie del re,

  11 	un leone sia sempre al fianco di un leone,
     	il non leone insieme al leone ottiene il frutto del leone,

  12 	il leone che sia saldo nell'aver il frutto dell'agire leonino, attorniato da cani, 
     	non è in grado di godere il frutto dell'esser leone, se servito da cani,

  13 	così o sovrano di uomini, assieme a prodi, saggi e istruiti,
     	di buona stirpe, si può conquistare l'intera terra, scrigno di ricchezze,

  14 	né uomo ignorante, né malvagio, né privo di saggezza e di grandi ricchezze, 
     	tale ministro deve essere impiegato dai signori della terra o migliore dei sovrani,

  15 	come frecce scagliate volano le genti intente agli uffici del signore,
     	i ministri che fanno il bene del sovrano, a questi si deve parlare gentilmente,

  16 	il tesoro sempre i re lo devono custodire con ogni sforzo,
     	il tesoro è la radice del re, devi dunque curare il tesoro come una radice,

  17 	e la stanza del tesoro sia sempre prospera e piena di ricchezze,
     	sempre sia consegnata a uomini virtuosi, stai intento a ricchezze e grano,

  18 	sempre siano pronti i tuoi ministri esperti di battaglie,
     	qui è desiderabile che siano esperti negli usi dei cavalli,

  19 	sii sempre ad aver cura di famigliari e parenti, circondato da amici
     	e sodali, cercando il bene dei cittadini o rampollo dei kaurava,

  20 	il migliore e più saggio consiglio ti ho fornito,
     	indicandoti il cane o figlio, che altro vuoi sapere.”
     	


                              CXX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ molte condotte dei re tu hai illustrato o bhārata,
     	praticate un tempo dagli antichi re, sapienti di dharma e artha,

   2 	e diffusamente hai parlato di quanto fu visto dagli antichi di stimato dai buoni,
     	ora parlami dell'obbedienza ai dharma dei re o toro dei bhārata.”

   3 	Bhīṣma disse:
     	“ la protezione di tutti gli esseri, questo è il supremo compito dello kṣatriya,
     	e come si possa dare protezione, ascolta dunque o signore della terra,

   4 	quante varie piume porta l'uccello divora-serpi,
     	tanti aspetti di vario genere deve assumere il re sapiente del dharma,

   5 	severità, inganni, requisizioni, sincerità, e onestà,
     	imparzialità, e forte carattere usando, così raggiunge la felicità,

   6 	in qualsiasi modo gli sia utile deve mutare il colore del suo aspetto,
     	la ricchezza in terra del re dai molti aspetti non va in rovina,

   7 	sempre deve nascondere le sue intezioni come il pavone muto in autunno,
     	deve essere di poche parole e gentili, ed esperto delle scritture,

   8 	sia attento sempre agli inizi delle avversità, come le innondazioni,
     	come ad acque piovute dai monti dia rifugio a illustri brahmani,

   9 	il re che voglia ricchezze tenga una crocchia come emblema di dharma,
     	e sempre sia col bastone pronto, e agisca con attenzione,
     	guardando a spese e entrate, al mondo come saltando da albero ad albero,

  10 	sia corretto verso le sue truppe, distrugga il grano calpestandolo,
     	dispieghi le sue ali, e protegga i suoi punti deboli,

  11 	riconosca i difetti del nemico, e disperda le ali del nemico,
     	e raccolga ricchezze come uno raccoglie fiori nelle foreste,

  12 	cerchi alleanza con potenti e prosperosi sovrani saldi come monti,
     	si rifugi in luoghi nascosti, e cerchi un rifugio sicuro,

  13 	come il pavone al tempo della pioggia, si bagni di notte e da solo,
     	e come il pavone, frequenti le donne di nascosto,
     	non si tolga l'armatura, e si protegga da sé stesso,

  14 	e deve evitare le trappole poste sul terreno dalle spie,
     	e deve colpire la terra e distruggerla anche nei luoghi impervi,

  15 	deve uccidere i nemici che praticano inganni come serpenti furiosi,
     	non si rifugi in luoghi poco protetti, ma risieda nella casa di virtuosi,

  16 	sempre come il pavone, deve agire secondo i suoi desideri,
     	e da ogni parte accetti la saggezza come insetti nelle foreste,
     	e così il re come il pavone protegga il suo regno,

  17 	la condotta per lui migliore deve seguire chi ha intelligenza,
     	con intelligenza abbandonare il proprio pensiero per intelligenza altrui,
     	con intelligenza usando le proprie doti, e guardando alle scritture,

  18 	con gentili parole assicuri il nemico e nasconda la propria forza,
     	e considerando il proprio pensiero agisca con intelligenza,
     	da saggio, con intenti concilianti, compia tutto il da farsi e non,

  19 	sia intelligente a nascondere il pensiero, e lo rivelerà a chi di dovere,
     	se con intelligenza il saggio parla come Bṛhaspati, 
     	il suo stato ottiene, come il nero ferro temperato nell'acqua,

  20 	il sovrano deve esaminare tutte le cose da fare,
     	stabiliti dalle scritture, da sé e con altri, 

  21 	cattivi, e crudeli, e saggi, prodi ed esperti nell'artha,
     	e altri che sono abili a parole, deve impiegare nelle rispettive azioni,

  22 	e pure non guardandoli intenti alle proprie azioni,
     	tutti li deve seguire come suoni prodotti dalla corda del liuto,

  23 	agisca bene in armonia con tutti i dharma,
     	' questo è il mio.' dicendo il re che è saldo come una montagna,

  24 	iniziando un'azione come il sole si mostri luminoso,
     	e custidisca il dharma fattosi uguale nel bene e nel male,

  25 	uomini dal gentile eloquio, sapienti del dharma, di buona natura regione e stirpe,
     	di media età, privi di vizi, intenti al bene e dai sensi vinti,

  26 	non avidi, istruiti, controllati, esperti dei vari dharma,
     	codesti impieghi il re in ogni ufficio, a guardia di artha e dharma,

  27 	in questa maniera agire, determinando l'origine e la fine,
     	rettamente si provveda contento fornito di spie,

  28 	senza cadere in ira e gioia, da sé guardando il da farsi,
     	accertando il proprio tesoro, la terra per costui diviene come il suo regno,

  29 	chi mostri favore e punizione secondo il merito,
     	protegga sé stesso e il regno, questo re è sapiente del dharma dei re,

  30 	sempre deve guardare al regno come il sole che sorge coi suoi raggi,
     	deve conoscere movimenti e non, e con intelligenza non si deve deprimere,

  31 	il re deve prendere a tempo opportuno e non mostrare le ricchezze,
     	giorno per giorno l'intelligente deve mungere la terra come una vacca,

  32 	al modo in cui gli insetti raccolgono il miele dai fiori,
     	così prendendo la ricchezza il re deve compiere la sua raccolta,

  33 	quanto rimane segreto sia usato per dharma e desideri,
     	prudente col suo tesoro sia il re abile, e sapiente delle scritture,

  34 	non divulghi la più piccola riccheza, e non sottovaluti i nemici,
     	con intelligenza conosca sé stesso, e non confidi negli sciocchi,

  35 	fermezza, abilità, controllo, ragione, attenzione,  inteligenza, valore, cura di tempo e luogo,
     	pochi o tanti che siano sono gli otto mezzi per aver ricchezza,

  36 	un piccolo fuoco cresce alimentato di burro, un solo seme ne produce molte migliaia,
     	il saggio conoscendo ampie le sue entrate e spese, per questo non disprezzi il piccolo,

  37 	il nemico che sia fanciullo, giovane o anziano, sempre può uccidere l'uomo incurante,
     	col tempo un altro migliore principe può tagliarlo alla radice, conoscento il tempo giusto,

  38 	può togliergli la fama, e molestare il suo dharma, e distruggere il suo grande valore,
     	un nemico è odioso, debole o forte che sia, perciò il ben attivo non trascuri il nemico,

  39 	l'uccisione del nemico e la protezione del tesoro, sono i due mezzi uniti a dharma e kāma,
     	null'altro che a ciò s'impegni lo scaltro, perciò il re si affidi ad uno intelligente,

  40 	un'accesa intelligenza distrugge il forte, usando l'intelligenza si accresce la forza,
     	un nemico più forte si rovina coll'intelligenza, ogni azione che segue l'intelligenza è buona,

  41 	lo scaltro che desidera ogni bene, avendo scarso carattere, muore,
     	chi impegna sé stesso con ogni sforzo, riempie al meglio anche un grande vaso, 

  42 	perciò il re alleato di altri, acquista l'intera radice della prosperità,
     	anche se oppresso per lungo tempo, diverrà potente di onori quasi in un lampo,

  43 	sapienza, o tapas, o larga ricchezza, tutto è in grado di avere con determinazione,
     	il braman come impegno risiede nei viventi, dai veda dunque sorge la determinazione,

  44 	è laddove vi sono gli intelligenti e saggi, Śakra e Viṣṇu, dov'è la Sarasvatī,
     	dove sempre risiedono i bhūta, perciò il saggio non disprezzi il corpo,

  45 	sempre distrugga l'avidità con donazioni, l'avido non è mai sazio dell'altrui ricchezza,
     	ciascuno è avido di godere dei frutti dell'agire, chi è privo di mezzi perde dharma e kāma,

  46 	ricchezza, beni, mogli e figli e prosperità, tutto quanto è degli altri cerca l'avido, 
     	tutte le colpe nascono quaggiù nell'avido, perciò il re non favorisca gli avidi,

  47 	deve incaricare un uomo virtuoso a controllarne uno vile,
     	il saggio deve distruggere tutti i mezzi messi in opera dai nemici,

  48 	un ministro sapiente degli ambiti del dharma, ben protetto o pāṇḍava,
     	abile e di buona stirpe, è adeguato a tenere il regno,

  49 	ti ho detto in breve delle regole umane e divine secondo tradizione, seguile con intelligenza,
     	il re che queste pratichi seguendole, è in grado di governare la terra,

  50 	se la felicità nata dall'ignoranza della politica, in vari modi seguita si mostri,
     	non vi è meta finale per questo sovrano, né vi è la suprema felicità che viene dal regno,

  51 	in breve tempo quaggiù un re prudente usando uomini virtuosi, uccide nemici migliori
     	in ricchezze, e in buona condotta, pieni di qualità, coraggiosi in battaglia e di note doti,

  52 	guardi ad espedienti di vari modi di agire, non prenda decisioni prive di espedienti,
     	l'uomo che mostra i suoi falli, non ottiene ricchezza, ampia gloria e la miglior prosperità,

  53 	alla fine di un piacere fattogli, conoscendo gli amici e guardando ad entrambi,
     	l'amico che porti il maggior peso, è dichiarato il più amato dal saggio,

  54 	queste sono le regole dei re, da me illustrate, poni mente a proteggere gli uomini,
     	ne otterrai felicemente i puri meriti, il dharma è l'intera origine dei mondi superiori.”
     


                              CXXI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ questo dharma dei re eterno di cui hai parlato o nonno,
     	è un signore dal grande bastone, tutto è fondato sul punire,

   2 	per le divinità, i ṛṣi e gli antenati grandi anime,
     	e per yakṣa, rakṣas, piśāca e specialmente per i mortali,

   3 	per tutti i viventi al mondo compresi quelli che vivono in corpi animali,
     	di tutte le grandi energie diffuse, il bastone è il migliore, così o potente,

   4 	questo tu hai affermato che con ogni cosa mobile e immobile, punibile
     	con zelo appare il mondo tutto con celesti, asura e uomini,

   5 	questo io voglio sapere in verità o toro dei bhārata,
     	chi è il punitore? come è fatto? di quale aspetto è? e per quale scopo?

   6 	di quale natura è? come nasce? quali sono i suoi aspetti? e quanto è potente?
     	in che modo il bastone sovrintende alle genti con ogni cura?

   7 	chi sovrintende ad ogni cosa di seguito governando?
     	chi fu conosciuto per primo? e chi altro è conosciuto come punitore?
     	su che cosa dipende il bastone? e a quale fine andrà?”

   8 	Bhīṣma disse:
     	"ascolta o kauravya chi è il bastone e come si deve usare,
     	quello su cui ogni cosa dipende questo qui è il puro bastone,

   9 	la legge stabilita o grande re, è chiamata un sinonimo del dharma,
     	e bisogna stare attenti che al mondo non vada rotta,
     	e lo scopo della legge è chiamato il sistema della comune pratica,

  10 	e pure anticamente o re, questo fu detto da Manu per primo,
     	' con la sicura cura del bastone, con equanimità per bene e male,
     	chi protegge rettamente le sue genti, costui è l'intero dharma.'

  11 	e queste parole dette un tempo per primo da Manu,
     	e ripetute per l'intera vita da Vasiṣṭha, sono le grandi parole di Brahmā,

  12 	per prime furono dette queste parole, e quindi le conoscono come le prime parole,
     	e perché parlano della legge, sono qui dette corpo delle leggi,

  13 	dal bastone ben usato sempre procedono i tre varṇa,
     	destino supremo è il bastone, simile a fuoco fiammeggiante,

  14 	scuro come i petali del loto blu, con quattro denti, quattro braccia,
     	otto piedi, molti occhi, le orecchie a punta e alti capelli,

  15 	porta la crocchia, ha due lingue, bocca rossa, e copertura di tigre,
     	l'invincibile bastone porta sempre questo fiero aspetto,

  16 	spada, mazza, arco, lancia, tridente, martello, freccia,
     	clava, ascia, disco e giavellotto, spiedo, giavelloto e scimitarra è il bastone, 

  17 	è tutte le armi che ci sono qui al mondo,
     	il bastone, di sua natura ne possiede la forma,

  18 	perforando, tagliando, rompendo, spezzando, disperdendo e abbattendo,
     	uccidendo, e attaccando, il bastone così si muove,

  19 	spada, sciabola, dharma, rasoio, l'invincibile,
     	figlio della prosperità, vincitore, l'istruttore, la legge, il guardiano, 

  20 	la scrittura, il mantra brahmanico, l'istruttore delle prime parole,
     	custode del dharma, l'imperituro dio, il sincero, il pianeta sempre in moto,

  21 	il senza ostacoli, il figlio di Rudra, il primogenito di Manu, il benefattore,
     	questi sono i nomi conosciuti del bastone o Yudhiṣṭhira,

  22 	Daṇḍa è il Beato Viṣṇu, il sacrificio, il potente Nārāyaṇa,
     	avendo una forma universale, è chiamato il grande Puruṣa,

  23 	come è chiamata la figlia di Brahmā, Lakṣmī, Nīti, Sarasvatī,
     	è la legge del bastone, che crea l'universo, il bastone ha molti aspetti,

  24 	bene e male, gioia e dolore, dharma e adharma, forza e debolezza,
     	sfortuna e fortuna, purezza e impurezza, qualità e difetti,

  25 	desiderio e odio, stagione e mese, l'anno, il giorno e il tempo, 
     	agitazione e calma, gioia, ira, pace e autocontrollo,

  26 	fato e sforzo umano, liberazione e legami, paura e sicurezza,
     	violenza e non violenza, tapas, sacrificio, concentrazione, veleno e antidoto, 

  27 	fine, principio, e mezza via, e il dettaglio di ogni cosa da fare,
     	gioia, pazzia, orgoglio, inganno, intelligenza, buona e cattiva condotta,

  28 	potenza e debolezza, onore e disonore, perdida e acquisto,
     	modestia, produzione, tempo giusto e no o bhārata,

  29 	falsità, sapienza e ignoranza, verità, fiducia e sfiducia,
     	impotenza, determinazione, avere e non avere, vittoria e sconfitta,

  30 	fierezza e morbidezza, morte, ciò che arriva e non arriva,
     	insuccesso e successo, il da farsi e non, forza e debolezza,

  31 	invidia e non invidia, dharma e adharma, 
     	vergogna e non vergogna, modestia, successo e insuccesso,

  32 	splendore nell'agire, erudizione, eloquenza, sincera intelligenza,
     	queste sono al mondo o kauravya i molti aspetti del bastone,

  33 	se non vi fosse qui il bastone si assalirebbero l'un l'altro,
     	ma per paura del bastone non si uccidono reciprocamente o Yudhiṣṭhira,

  34 	col bastone o re, giorno per giorno protette le sue genti,
     	fanno prosperare il re, perciò il bastone è il rimedio universale,

  35 	rapidamente rende stabile questo mondo o signore di uomini,
     	il dharma stabile nella verità, si rafferma nei brahmani,

  36 	i migliori ri-nati saldi nel dharma, divengono uniti ai veda,
     	il sacrificio è sorto dai veda, il sacrificio soddisfa gli dèi,

  37 	gli dèi soddisfatti, sempre sono devoti a Indra,
     	e Śakra fornisce il cibo, supportando le creature,

  38 	la vita di tutti gli esistenti è sempre fondata sul cibo,
     	da questo le creature si muovono, e il bastone le tiene sveglie,

  39 	per questo motivo il bastone è in mano agli kṣatriya,
     	e proteggendo le genti sempre ben usato e imperituro le tiene sveglie,

  40 	il signore, il puruṣa, il respiro, la vitalità, la ricchezza, Prajāpati, 
     	l'anima dei viventi, e la vita, questi sono detti i suoi otto nomi,

  41 	il bastone fornisce dunque sovranità certa al forte,
     	che guida gli eserciti, sempre unito alle cinque qualità fondamentali,

  42 	stirpe, braccio, ricchezza, ministri e saggezza sono chiamate le sue truppe,
     	questa aggiunta alle otto ricchezze è un'altra forza o Yudhiṣṭhira,

  43 	elefanti, cavalli, carri, fanterie, navi, servizi obbligati,
     	eploratori e spie, queste sono le otto parti dell'esercito,

  44 	essendo insieme alle otto membra, gli elefanti, i loro guidatori,
     	i cavalieri, e i fanti, e consiglieri e chirurghi,

  45 	brahmani, giudici, astrologhi e indovini,
     	tesoro, alleati, e grano e tutti gli altri strumenti,

  46 	sono le sette parti di quello che dicono il corpo dalle otto membra,
     	il bastone è una delle membra del regno, il bastone ne è anche l'origine,

  47 	il Signore ha posto il compito sullo kṣatriya,
     	il bastone così dato è imparziale, il bastone è questo mondo eterno,
     	nient'altro vi è di più onorabile per i re come il guardare al dharma, 

  48 	da Brahmā per la protezione del mondo, e per rafforzare ciascun dharma,
     	ha fornito un altro corpo di leggi per il bisogno del signore,
     	quanto è unito a questo, si mostra come un modo di evidenza per il signore,

  49 	la legge è dunque l'anima dei veda, ed è detta l'evidenza dei veda,
     	e un'altra è radicata o tigre tra gli uomini nelle parole degli śāstra,

  50 	e pure il bastone è detto un segno di evidenza per il signore,
     	ma si deve sapere che il bastone non è una prova per il vicerè,

  51 	ciò che appare come prova del bastone, è chiamato la natura della legge,
     	si dice corpo della legge, quanto vi è nella natura dei veda,

  52 	quanto è prodotto dai veda è il dharma che mostra le sue qualità,
     	l'evidenza del dharma prodotta dalle anime compiute secondo il dharma,

  53 	il corpo delle leggi è il protettore delle genti, stabilito da Brahmā o Yudhiṣṭhira,
     	anima del vero supporta i tre mondi e incrementa la prosperità,

  54 	ciò che appare come bastone è il nostro eterno corpo delle leggi,
     	quanto appare come legge, questo è il dharma così noi sappiamo,
     	ciò che è i veda è il dharma, e ciò che è il dharma è la strada dei virtuosi,

  55 	anticamente Brahmā, Prajāpati, divenne un tempo il Grande-avo
     	di tutti i mondi, con gli dèi, asura e rāksasa,
     	e con uomini e uraga, il creatore e autore,

  56 	quindi questo è il nostro corpo di leggi, modo di prova per il signore,
     	perciò noi questo chiamiamo l'autorità della legge,

  57 	madre, padre, fratello, moglie, e il purohita,
     	non devono essere puniti dal re, anche se non stanno al proprio dharma.”
     


                              CXXII


   1 	Bhīṣma disse:
     	" anche qui raccontano questa storia antica,
     	un re degli aṅga splendido è conosciuto col nome di Vasuhoma,

   2 	questo re colla moglie sempre saldo nel dharma essendo, e di grande tapas,
     	si recava al luogo muñjapṛṣṭa venerato da schiere di dèi e ṛṣi,

   3 	quindi sul picco dell'himavat e sul meru la montagna d'oro,
     	laddove a muñjavaṭa Rāma comandava di sciogliere il suo crocchio,

   4 	da allora in poi o re dei re, dai ṛṣi dai saldi voti,
     	è stato chiamato muñjapr̥ṣṭha, quel luogo frequentato da Rudra,

   5 	egli là dotato sempre di molte qualità nate dai veda,
     	col permesso dei brahmani, era simile ad un ṛṣi divino,

   6 	un giorno, l'anima salda, l'amico onorato di Śakra,
     	il sovrano Māndhātṛ uccisore di nemici lì giungeva,

   7 	giunto vicino al signore di uomini Vasuhoma, Māndhātṛ,
     	vedendolo intento nel tapas, con educazione si fermava,

   8 	ma Vasuhoma offriva una vacca e il dono ospitale al re,
     	e gli chiedeva della salute del suo regno nelle otto parti,

   9 	e a lui che seguiva la condotta un tempo seguita dai virtuosi,
     	Vasuhoma chiedeva: “ che posso fare per te o re?”

  10 	molto lieto Māndhātṛ diceva al supremo re,
     	al seduto Vasuhoma dalla grande saggezza o rampollo dei kuru:

  11 	“ il pensiero di Bṛhaspati o re, è stato studiato interamente da te,
     	e pure le scritture di Uśanas tu le conosci o signore di uomini,

  12 	questo io vorrei udire, in che modo ha avuto origine il bastone?
     	che cosa per prima ha svegliato? e perché è chiamato il supremo,

  13 	in che modo il bastone assieme allo kṣatriya si è stabilito a lui vicino? 
     	questo dimmi o grandissimo saggio, io ti daro l'onorario del maestro.”

  14 	Vasuhoma disse:
     	“ ascolta o re, come il bastone che regola il mondo è sorto,
     	per custodire la condotta delle genti, come eterna anima del dharma,

  15 	il Beato Brahmā, il Grande-avo di tutti i mondi volendo sacrificare,
     	non trovava un celebrante pari e sé stesso, così abbiamo udito,

  16 	il dio, nella testa per molti anni teneva un embrione,
     	passati mille anni interi, starnutendo il bimbo cadeva,

  17 	quel signore delle creature nacque dunque col nome di Kṣupa o uccisore di nemici,
     	e divenne dunque il celebrante o re, nel sacrificio del grand'anima,

  18 	iniziato dunque quella cerimonia di Brahmā, o toro dei principi,
     	e per aver assunto un lieto aspetto, il bastone  scomparve,

  19 	e in quel tempo avveniva la confusione delle genti,
     	e nessun dovere o proibizione, o cibo permesso o proibito vi era,

  20 	né bevande permesse e proibite, e senza soluzioni si massacravano reciprocamente, 
     	non vi era allora unione proibita, e il proprio e l'altrui era lo stesso,

  21 	e si rubavano reciprocamente, come i cani la carne,
     	i forti uccidevano il debole, vigeva la confusione,

  22 	quindi il Grande-avo avendo onorato il Beato ed eterno Viṣṇu,
     	diceva quindi al dio benefico al Mahādeva:

  23 	' qui tu devi rettamente avere interamente compassione,
     	stabilisci le cose in modo che qui non vi sia più confusione.'

  24 	quindi il Beato che porta crocchia e tridente pensatoci a lungo,
     	da sé creava sé stesso come bastone, quel migliore degli dèi,

  25 	da quello la condotta del dharma, e la divina dottrina morale di Sarasvatī,
     	creava, e questa nei tre mondi è conosciuta come la dottrina del bastone,

  26 	e ancora il Beato armato del tridente, pensatoci a lungo,
     	quindi forniva a ciascun gruppo il proprio signore,

  27 	degli dèi fece signore, il dio dai mille occhi,
     	e Yama figlio di Vivasvat, lo fece signore dei morti,

  28 	e pure Kubera signore delle ricchezze e dei rakṣas,
     	e il Meru signore dei monti, e l'oceano signore dei fiumi,

  29 	signore delle acque nel regno dei celesti, stabiliva Varuṇa,
     	Mṛtyu fu signore dei viventi, e degli splendori fu il fuoco che divora l'offerta,

  30 	ma signore e protettore dei rudra, quel poetente stabilì 
     	il grand'anima Mahādeva, l'eterno dai grandi occhi,

  31 	Vasiṣṭha come signore dei savi, e Agni dei vasu,
     	pose il sole signore degli astri, e la luna delle costellazioni,

  32 	Soma signore delle piante, e il migliore dei potenti,
     	Kumāra dalle dodici braccia, Skanda poneva re dei bhūta,

  33 	e fece il Tempo che per natura distrugge e conduce signore di tutto,
     	della morte, dei quattro esseri, del dolore e della gioia,

  34 	e il Signore che ha ogni corpo, il re dei re, signore delle ricchezze,
     	l'armato del tridente è il signore di tutti i rudra, così sta scritto,

  35 	e al più giovane figlio di Brahmā, a Kṣupa dava il bastone,
     	al signore delle creature, al migliore dei sostenitori di ogni dharma,

  36 	quindi il Mahādeva terminato quel sacrificio secondo le regole,
     	diede a Viṣṇu il bastone, l'onorato custode del dharma,

  37 	Viṣṇu lo diede ad Aṅgiras, e Aṅgiras il migliore dei muni,
     	lo diede ad Indra e a Marīci, e Marīci lo dava a Bhṛgu,

  38 	e Bhṛgu dava ai ṛṣi il bastone legato al dharma,
     	i ṛṣi ai lokapāla, e i lokapāla a Kṣupa,

  39 	Kṣupa lo donava a Manu, figlio del sole,
     	e il dio degli śrāddha ai suoi figli per la distinzione del dharma e dell'artha,
     	Manu il figlio di Sūrya lo dava, perché fosse a protezione,

  40 	con distinzione si deve usare il bastone, secondo il dharma non a caso,
     	per fermare il cattivo linguaggio, l'oro è legato ad altre azioni,

  41 	la mutilazione del corpo o l'uccisione, sia data non per piccoli motivi,
     	tutti dolori del corpo, e la morte si devono bandire,

  42 	in successione il bastone tiene sveglie le genti proteggendole,
     	il Beato Indra vi sovrintende, e da Indra poi Agni scrigno di splendore,

  43 	da Agni lo usa Varuṇa, e da Varuṇa Prajāpati,
     	e da Prajāpati quindi Dharma spirito della buona condotta lo usa,

  44 	e da Dharma il figlio di Brahmā, l'eterno Vyavasāya,
     	e da Vyavasāya quindi Tejas lo usava per proteggere,

  45 	da Tejas alle piante, quindi dalle piante alle montagne,
     	e dalle montagne lo usa Rasa e da Rasa

  46 	lo usa la dea Nirṛti, e da Nirṛti gli astri splendenti,
     	i veda sono stabilita dagli astri, quindi il potente dalla testa di cavallo,

  47 	e da lui Brahmā, il Grande-avo, eterno e potente lo usa,
     	dal Grande-avo, il Mahādeva, il Beato Śiva lo usa,

  48 	da Śiva ai viśvedeva, dai viśvebhyaś quindi ai ṛṣi,
     	e dai ṛṣi al Beato Soma, da Soma agli dèi eterni,

  49 	dagli dèi i brahmani lo usano al mondo così, si sa,
     	e dai brahmani i sovrani proteggono i mondi secondo il dharma,
     	l'eterno mondo con mobili e immobili è degli kṣatriya,

  50 	le genti sono svegliate in questo mondo, e il bastone le tiene sveglie,
     	il bastone può distruggere ogni cosa, è potente come il Grande-avo,

  51 	il Tempo è sempre sveglio, all'inizio, alla fine e in mezzo o bhārata,
     	e il Signore di tutti i mondi, il Mahādeva, signore delle creature,

  52 	il dio degli dèi, il potente Śiva, Śarva, eternamente è sveglio,
     	Kapardin, Śaṃkara, Rudra, Bhava, Sthāṇu, il signore di Umā,

  53 	così il bastone è chiamato, all'inizio, in mezzo e alla fine,
     	il signore della terra, sapiente del dharma con esso deve agire secondo le regole.' ”

  54 	Bhīṣma disse:
     	“ questo è l'insegnamento di Vasuhoma che l'uomo deve ascoltare,
     	e dopo averlo ascoltato agisca rettamente il sovrano e ne ottiene i propri desideri,

  55 	così interamente ti ho illustrato che cosa è il bastone o toro fra gli uomini,
     	questo governante di tutto il mondo, che procede nel dharma o bhārata.”
     


                              CXXIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ padre mio, io vorrei conoscere quanto si conosce su dharma, artha e kāma,
     	interamente quanto è stabilito su questi tre nella condotta mondana,

   2 	di che sono radice dharma, artha e kāma? e qual'è la loro origine?
     	come si legano reciprocamente e come agiscono separatamente?”

   3 	Bhīṣma disse:
     	“ quando uomini ben disposti siano intenti alla stabilità del mondo,
     	allora questi tre sono uniti a produrre origine a tempo debito,

   4 	la forma dell'artha ha la sua radice nel dharma, e il kāma è detto frutto dell'artha,
     	e tutti sono radicati nell'intenzione, l'intenzione consiste negli oggetti dei sensi,

   5 	gli oggetti dei sensi esistono tutti per gratificare interamente i consumi,
     	questa è la radice dei tre stati, e l'astenersi è chiamata liberazione,

   6 	il dharma è a protezione del corpo, e l'artha si cerca per il dharma,
     	kāma è il frutto del piacere, e tutti questi sono dunque passioni,

   7 	se uno le pratichi da vicino e non le abbandoni colla mente,
     	libero da oscurità, tutte queste a cominciare dal dharma e finendo col kāma,

   8 	è la miglior mente che può ottenere in un istante i tre stati, 
     	con intelligenza si deve intendere, non subito quaggiù vi è vicinanza all'artha,

   9 	il dharma impuro o macchiato di gelosia, allontana l'artha,
     	il kāma macchiato da troppo piacere, di nuovo si allontana dalla sua qualità,

  10 	anche qui raccontano una storia antica 
     	sulla conversazione tra questi due: Kāmanda e Aṅgāriṣṭha,

  11 	quel signore di uomini avvicinando il ṛṣi Kāmanda che era seduto,
     	Aṅgāriṣṭha avendo compiuto una cosa contraria alle regole, gli chiedeva: 

  12 	' il re che compia il male, spinto da confusione d'amore,
     	quale può esservi o ṛṣi, per lui in prossimità l'estinzione del male? 

  13 	l'adharma si dice sia dharma, se uno quaggiù lo compia per ignoranza,
     	e che pure questo sia saputo al mondo, come può il re fermarlo?'

  14 	Kāmanda disse:
     	' chi trascurando dharma e artha, segue solo il kāma,
     	per l'abbandono di dharma e artha, cade quaggiù nella rovina della saggezza,

  15 	distruzione della saggezza e confusione mentale, distruggono dharma e artha,
     	e da questo nasce cattiva condotta e ateismo,

  16 	quando il re non ferma i malvagi dalla cattiva condotta,
     	allora si agita il mondo come per un serpente entrato in casa,

  17 	le sue genti non lo seguono più, e neppure i virtuosi brahmani,
     	allora cade in rovina e va pure alla morte,

  18 	abbandonato e biasimato, vive una vita dolorosa,
     	e chi vive da abbandonato, diviene semplicemente morto,

  19 	e qui i maestri dicono che l'eliminazione del male,
     	avviene venerando i tre veda, e onorando i brahmani,

  20 	chi ha grande intelletto agisce nel dharma, e prende moglie in un grande stirpe,
     	e venera pure i brahmani, di grande saggezza e devoti alla pace,

  21 	deve pregare felice e praticare i lavacri, a null'altro affidandosi,
     	deve unirsi ai devoti al dharma, e cacciare i malvagi,

  22 	deve agire gentilmente con parole e azioni,
     	' io ci sono.' deve dire sempre onorando le qualità altrui,

  23 	e agendo da virtuoso, rapidamente molto onorato diviene,
     	e deve distruggere mali e sventure, non vi è qui dubbio.'

  24 	quanto i guru dicono sia il supremo dharma, questo pratica,
     	e per grazia dei guru, otterrai il supremo bene.”
     


                              CXXIV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ le persone sulla terra o migliore degli uomini, elogiano sempre
     	la condotta nel dharma per prima cosa, io ho qui un grande dubbio,

   2 	se noi questo siamo in grado di intenderlo o migliore dei sostenitori del dharma,
     	io vorrei udire come tutto questo si possa ottenere,

   3 	in che modo si possa ottenere questa condotta io vorrei udire o bhārata,
     	quale si dice che sia il segno di questo, dimmi o migliore dei parlanti.”

   4 	Bhīṣma disse:
     	“ un tempo Duryodhana chiedeva questo o onorato,
     	a Dhṛtarāṣṭra, essendo dolente avendo visto la prosperità giunta

   5 	a te, in indraprastha o grande re, assieme ai tuoi fratelli
     	e l'intera derisione avuta nella sala ascolta o bhārata,

   6 	avendo visto il tuo palazzo, e l'impareggiabile prosperità,
     	Duryodhana allora sedutosi di tutto rendeva partecipe il padre,

   7 	e Dhṛtarāṣṭra avendo udito dunque le parole di Duryodhana, allora
     	diceva a Duryodhana che era assieme a Karṇa queste parole:

   8 	' vorrei sapere in verità per quale motivo o figlio, sei dolente,
     	e avendoti udito, ti consiglierò se tu rettamente agirai,

   9 	giacché tu hai ottenuto una grande sovranità o vincitore di città nemiche,
     	e al tuo servizio sono tutti i fratelli, gli amici e anche i parenti,

  10 	ti copri colle migliori vesti, consumi carni e bevande,
     	ottimi cavalli ti trasportano, perché dunque ti duoli o figliolo?'

  11 	Duryodhana disse:
     	' dieci mila brahmani snātaka, grandi anime,
     	sono nutriti in vasi d'oro nella dimora di Yudhiṣṭhira,

  12 	avendo visto il suo divino palazzo, pieno di divini fiori e frutti,
     	e cavalli variegati come fagiani, e vari tipi di gemme,

  13 	e veduta la splendida prosperità dei pāṇḍava pari a quella di Indra,
     	per questa enorme grandezza dei nemici io di dolgo o onorevole.'

  14 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	' se tu vuoi o caro, una ricchezza simile a quella di Yudhiṣṭhira,
     	o anche migliore o tigre fra gli uomini, pratica la buona condotta o figliolo,

  15 	con la buona condotta si possono vincere i tre mondi, senza dubbio,
     	nulla di irrealizzabile vi è al mondo per quelli di buona condotta,

  16 	in una sola notte Māndhātṛ e in tre giorni Janamejaya,
     	e in sette giorni Nābhāga ottennero la terra,

  17 	e tutti questi principi erano di buona condotta e di autocontrollo,
     	e vinta dalle loro qualità la terra giunse a loro spontaneamente,

  18 	anche qui raccontano una storia antica,
     	relativa alla buona condotta, raccontata un tempo da Nārada, 

  19 	Prahrāda preso il regno del grande Indra grand'anima,
     	usando la buona condotta quel daitya il trimundio aveva in sua mano,

  20 	allora Śakra a mani giunte avvicinatosi a Bṛhaspati,
     	quel grande saggio gli diceva: ' io voglio conoscere il mio meglio.'

  21 	allora il beato Bṛhaspati al sovrano degli dèi illustrava
     	la conoscenza della suprema beatitudine o continuatore di Kuru,

  22 	' questa è la cosa migliore.' così diceva Bṛhaspati,
     	e Indra ancora chiedeva: ' dove sta la sua peculiarità?'

  23 	Bṛhaspati disse:
     	' grande è la sua peculiarità o caro, recandoti dal bhṛguide
     	grand'anima, fortuna sia a te là, ancora o Distruggi-fortezze.'

  24 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	' quindi dunque del meglio per sé, dal bhṛguide dalla grandissima gloria,
     	la conoscenza otteneva con grande piacere, quel supremo splendente,

  25 	e dunque, col permesso del bhṛguide grand'anima,
     	' è questo il meglio?' di nuovo ancora diceva a Śukra il Cento-riti,

  26 	il bhṛguide invero sapiente del dharma disse: ' Prahrāda grand'anima,
     	ha di questo una conoscenza particolare, e per questo ne ha grande gioia.'

  27 	allora il punitore di Pāka, divenuto un brahmano, da Prahrāda
     	recatosi, gli diceva quel saggio: ' io voglio conoscere il meglio.'

  28 	e Prahrāda diceva a quel savio: ' non ho tempo o toro dei ri-nati,
     	essendo impegnato nel regno del trimundio, quindi non posso insegnarti.'

  29 	il brahmano dunque disse queste parole: ' in quale momento avrai tempo,
     	allora vorrei il tuo insegnamento quando sarai libero da impegni.' 

  30 	quindi contento divenne il re Prahrāda delle parole del brahmano,
     	e avendo detto:' così sia.' e al momento giusto, gli forniva la vera conoscenza,

  31 	e pure il brahmano secondo le regole, suprema condotta verso il guru,
     	compiva con tutta l'anima, e quanto egli desiderava nel suo animo,

  32 	e molte volte fu da lui chiesto: ' in che modo hai ottenuto o uccisore di nemici,
     	e con quale mezzo il regno del trimundio? questo dimmi.' 

  33 	Prahrāda disse:
     	' io non mi dico mai o migliore dei ri-nati che sono il re,
     	io ricompenso quelli che mi consigliano o caro e li seguo,

  34 	essi mi parlano con fiducia e mi controllano sempre,
     	che io sia intento ad ascoltare senza invidia ai piedi del figlio di Kavi,

  35 	con anima pia, vinta la collera, controllato, coi sensi controllati,
     	questi insegnanti per me sono come api che raccolgono il dolce miele,

  36 	e io lecco i sapori di queste meravigliose parole,
     	e sto sopra i miei famigliari come la luna sulle costellazioni,

  37 	questa è l'amṛta sulla terra, questo è il supremo occhio,
     	il compiere quanto è saggio dopo averlo udito dalla bocca dei brahmani.'

  38 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	' questo è la miglior cosa, così diceva Prahrāda al sapiente del brahman,
     	e da lui obbedito, allora il re dei daitya diceva queste parole:

  39 	della tua retta condotta verso il guru, io sono contento o migliore dei ri-nati,
     	scegli una grazia, fortuna sia a te, io te la concederò senza dubbio.'

  40 	'va bene.' così diceva il ri-nato al re dei daitya,
     	e Prahrāda diceva contento: ' la grazia ti è concessa.'

  41 	il brahmano disse:
     	' se tu vuoi o re, favorirmi in quanto hai stabilito,
     	io voglio acquisire la tua condotta, questo è la mia scelta.'

  42 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	' allora pur contento il re dei daitya, cadeva in una grande timore,
     	indicata quella grazia dal savio: ' non è di scarsa energia.' pensava

  43 	ma stupito Prahrāda gli diceva allora: ' così sia.'
     	ma fornito il dono al savio, divenne pieno di dolore,

  44 	dato il dono e partito il savio, un grande pensiero
     	sorgeva a Prahrāda o grande re, e non trovava una decisione,

  45 	mentre lui così pensava, o splendidissimo una luce,
     	a parvenza d'ombra, usciva dal suo corpo o caro, e lo abbandonava,

  46 	Prahrāda chiedeva a quella gigantesca luce: ' chi sei tu?'
     	ed ella rispondeva:' la tua condotta io sono, e data via da te io me ne vado,

  47 	e abiterò in quell'ottimo e virtuoso ri-nato o re,
     	il quale giunto come tuo discepolo, verso di te fu sempre attento.' 
     	così avendo parlato, spariva ed entrava in Śakra o potente,

  48 	partita quella luce, però un'altra di simile aspetto,
     	usciva del suo corpo, e anche a questa diceva: ' chi sei tu?'

  49 	' Dharma sappi io sono o Prahrāda, e me andrò laddove sta
     	quel supremo ri-nato o re dei daitya, dov'è la buona condotta io sto.'

  50 	e quindi un'altra luce o grande re, splendente di energia,
     	usciva dal corpo di Prahrāda grand'anima,

  51 	e richiesta di chi fosse, quella grande luce gli diceva:
     	'la verità io sono o sovrano degli asura, e andrò dietro a Dharma.'

  52 	e partita dietro a Dharma, un altro uomo usciva
     	dall'uomo e diceva quanto fu richiesto dal grand'anima:
     	' sappi o Prahrāda che io sono il ben condursi, e io sto dov'è la verità.'

  53 	partito questo, un grande biancore usciva dal suo corpo,
     	e richiesto, diceva: sappi che io sono la forza e dove c'è il ben condursi io sto.'
     	così avendo parlato si recava dove stava il ben condursi o signore di uomini,

  54 	quindi una dea fatta di splendore usciva dal suo corpo,
     	e lei interrogava il re dei daitya: ' io sono Śrī.' cosi rispondeva,

  55 	' ho abitato felicemente in te che hai sincero ardimento o valoroso,
     	data via da te io andrò dove sta la forza.'

  56 	allora sorgeva la paura in Prahrāda grand'anima,
     	e di nuovo a lei chiedeva: ' dove andrai tu che hai per casa il loto?

  57 	tu o dea salda nel voto della verità, sei la suprema padrona del mondo,
     	chi è quel supremo brahmano? il vero io voglio sapere.'

  58 	Śrī disse:
     	' quel santo brahmano è Śakra che da te voleva essere istruito,
     	e la tua sovranità sul trimundio, lui ti ha preso o potente,

  59 	con la condotta tu hai conquistato tutti i mondi o sapiente del dharma,
     	questo sapendo il grande Indra ti ha presa la condotta o potente,

  60 	e Dharma, verità, ricchezza e forza e pure me stessa,
     	sono radicate sempre nella condotta o grande saggio, non vi è qui dubbio.'”

  61 	Bhīṣma disse:
     	“ così avendo parlato, se ne andava Śrī e tutti gli altri o Yudhiṣṭhira,
     	e Duryodhana di nuovo dunque diceva questo al padre:

  62 	' io voglio conoscere la verità sulla condotta o discendente dei kuru,
     	il mezzo di come si ottiene la condotta rivelami.'

  63 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	' questo mezzo fu prima indicato da Prahrāda grand'anima,
     	ma in succinto ascolta ora come si ottiene la condotta o signore di uomini,

  64 	assenza di inganno verso tutti gli esseri, con azioni, mente e parole,
     	benevolenza e donazioni, questa è la condotta che è raccomandata,

  65 	le tue azioni umane che non siano in favore degli altri,
     	o per le quali ti debba vergognare, non si devono mai compiere,

  66 	ma si deve compiere l'azione di cui si sia orgogliosi in assemblea,
     	questa è la condotta detta in succinto o migliore dei kuru,

  67 	se i privi di condotta o sovrano, ottengono una qualche prosperità,
     	non ne godono a lungo o caro, decadono fin dalle radici,

  68 	questo avendo saputo in verità, pratica la buona condotta o figliolo,
     	se vuoi una prosperità o caro, molto superiore a quella di Yudhiṣṭhira.'”

  69 	Bhīṣma disse:
     	“ questo raccontava al figlio Dhṛtarāṣṭra o signore di uomini,
     	e questo pratica o kuntīde, e ne otterrai il frutto.”
     


                              CXXV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ tu hai detto che la condotta è la cosa più importante nell'uomo o nonno,
     	in che modo questa speranza sorge? questo dimmi,

   2 	questo mio grande dubbio che mi è sorto o nonno,
     	recidi, non vi è nessun'altra verità che questa o vincitore di città nemiche,

   3 	o nonno, io avevo grandi speranze su Suyodhana,
     	che iniziata la guerra, lui l'avrebbe compiuta rettamente o potente,

   4 	grandissima speranza sorge in tutti gli uomini,
     	ma quando sono uccisi, per essa vi è certamente dolore e morte,

   5 	sciocco che sono, la mia speranza fu distrutta da quel malvagio,
     	figlio di Dhṛtarāṣṭra o re dei re, guarda la mia stupidaggine,

   6 	io penso che la speranza sia più grande della montagna coi suoi alberi,
     	o anche del firmamento o re, oppure quasi incommensurabile,

   7 	essa o migliore dei kuru, è inconcebile e ardua da ottenersi,
     	e guardo a cos'altro vi sia più arduo di questa difficoltà.”

   8 	Bhīṣma disse:
     	“qui una storia ti racconterò, ascoltala o Yudhiṣṭhira,
     	essa è capitata a Sumitra e a Ṛṣabha,

   9 	un re e ṛṣi di stirpe haihaya di nome Sumitra, era a caccia,
     	egli rincorreva un'antilope, avendola colpita con un freccia dalla punta piatta,

  10 	l'animale ricevuta la freccia procedeva con infinito coraggio,
     	e il forte re inseguiva l'animale rapidamente da vicino,

  11 	quindi l'animale correva veloce lungo una valle profonda,
     	e a lungo anche il re percorreva la stessa sua via,

  12 	quindi il re, per la sua giovinezza con innata potenza,
     	la inseguiva armato dell'arco, colla spada rapido come un'oca,

  13 	guadando fiumi e torrenti, e laghetti e boschetti
     	attraversando e percorrendo, la inseguiva nella foresta,

  14 	quell'animale però a suo piacere o re, si avvicinava ripetutamente al sovrano,
     	e di nuovo il veloce animale si allontanava con grande rapidità,

  15 	quell'animale selvatico, colpito da molte sue frecce,
     	come giocando o re dei re, ancora gli veniva vicino,

  16 	e di nuovo affidandosi alla velocità fuggiva quel capobranco,
     	e di passo in passo o re dei re, di nuovo gli veniva vicino,

  17 	Sumitra quel tormenta-nemici, una terribile mortifera,
     	freccia suprema incoccando, dall'arco scagliava,

  18 	allora quel signore dei capibranchi di gigantesca misura,
     	togliendosi dalla traiettoria della freccia se ne stava quasi ridendo,

  19 	e caduta a terra quella freccia splendente, allora
     	l'animale entrava in una grande foresta, e pure il re la rincorreva,

  20 	ma entrato in quella grande foresta, quindi un āśrama di asceti
     	raggiungeva allora il re e stanco vi entrava allora,

  21 	vedendolo armato dell'arco, stanco e affamato, allora 
     	raggiungendolo i ṛṣi, gli resero onore secondo le regole,

  22 	i ṛṣi a quella tigre fra i re chiedevano quale motivo aveva:
     	' per quale motivo o ottimo capo, sei giunto a questa selva di asceti,

  23 	a piedi, con le protezioni allacciate, con arco e frecce o signore di uomini?
     	questo vogliamo conoscere, da dove giungi o onorevole?
     	in quale stirpe sei nato tu e qual'è il tuo nome rivela a noi.'

  24 	allora il re a tutti quei brahmani o toro fra gli uomini,
     	raccontava come era accaduto, tutto il suo vagare o bhārata:

  25 	' nato nella stirpe degli haihaya, io sono Sumitra figlio di Mitra,
     	mi aggiro a uccidere dei capibranco con migliaia di frecce,
     	da un grande esercito sono guardato, con ministri e gineceo,

  26 	un animale trafitto da una mia freccia corre col dardo infisso,
     	e correndogli dietro sono giunto per caso a questa foresta,
     	alla vostra presenza, privo di mezzi, senza speranza, afflitto dalla stanchezza,

  27 	che altro vi è di più doloroso che io soverchiato dalla stanchezza,
     	sono giunto al vostro āśrama, persa la speranza e privo di insegne,

  28 	non per la perdita delle insegne reali, né della mia città o ricchi in tapas,
     	mi addoloro così fieramente, come per la perdita della mia speranza,

  29 	l'himavat grande montagna, o l'oceano tesoro di acque,
     	non raggiungono in grandezza lo spazio fra terra e cielo, 
     	e io non ero giunto così alla fine della speranza o ottimi asceti,

  30 	voi tutto conoscete, siete ricchi in tapas e omniscienti,
     	voi siete più che gloriosi, perciò il vi chiederò questo mio dubbio,

  31 	l'uomo che sia pieno di speranza, o il firmamento,
     	quale appare a voi è superiore per grandezza al mondo?
     	questo vorrei sapere in verità, cosa quaggiù è più ardua da ottenere?

  32 	se non è un segreto o perenni asceti, ditemelo in fretta,
     	io non voglio udire un segreto o tori fra i brahmani,

  33 	o se questo rompe il vostro tapas, o se per quello lo cesserete,
     	se si può parlare della questione che io ho posto,

  34 	questa intera ragione io vorrei udire in verità,
     	e voi perenni asceti insieme dovete dirmi questo.'” 
     	


                              CXXVI


   1 	Bhīṣma disse:
     	“ quindi un ottimo ṛṣi tra tutti quei ṛṣi,
     	Ṛṣbha di nome quel savio ṛṣi quasi sorridendo allora diceva:

   2 	' un tempo o tigre fra i re, visitando i tīrtha o potente,
     	giungevo al divino āśrama di Nara e Nārāyaṇa,

   3 	là vi è la gradevole badarī, e il lago celeste,
     	e dove Aśvaśiras o re, recita eternamente i veda,

   4 	in quel lago io compivo secondo le regole un tempo il bagno,
     	e da lì andavo allora all'āśrama di dèi e antenati,

   5 	dove sempre si rallegrano i due ṛṣi Nara e Nārāyaṇa,
     	non distante da lì io andavo ad un altro āśrama per risiedervi,

   6 	quindi scorgevo arrivare un ṛṣi di alta statura, smagrito,
     	con indosso una veste di pelle, uno scrigno di tapas di nome Tanu

   7 	rispetto ad altri uomini o grandi-braccia, il suo corpo era otto volte più alto,
     	e per magrezza o ṛṣi tra i re, non ne avevo mai visto uno tale,

   8 	pure il suo corpo o re dei re, era simile ad un dito mignolo,
     	collo, braccia, piedi e capelli erano meravigliosi a vedersi,

   9 	la testa era di simile aspetto al corpo, e pure orecchi e occhi,
     	e la sua voce e le sue movenze erano simili o migliore dei re,

  10 	veduto quel magro savio, io spaventato e abbattuto,
     	ai suoi piedi essendomi inchinato, davanti gli stavo a mani giunte,

  11 	informatolo del mio nome, stirpe e padre o toro dei bhārata,
     	nel seggio da lui indicato, lentamente io sedevo,

  12 	quindi egli raccontava una storia piena di dharma e artha,
     	là in mezzo ai ṛṣi o grande re, quel supremo sostenitore del dharma,

  13 	nel mentre di questo racconto, un re dagli occhi di loto,
     	giungeva con veloci cavalli col suo esercito e gineceo,

  14 	ricordando il figlio perduto nella foresta era supremamente abbattuto,
     	era il padre di Bhūridumna, saggio, di grande gloria, e rapidità,

  15 	' qui vedrò mio figlio, qui vedrò mio figlio.' così quel principe,
     	così sperando o re, egli vagava allora per la foresta:

  16 	' di certo egli di supremo dharma è difficile da trovare per me,
     	io ho un solo figlio e si è perso nella grande foresta.' così ripetutemente diceva,

  17 	' pur arduo da trovare per me, io ho grande speranza,
     	da questa il mio corpo sta cedendo e desidero morire non vi è qui dubbio.'

  18 	udito ciò il venerabile Tanu, il migliore dei muni,
     	a testa abbassata, intento in meditazione a lungo stava,

  19 	il re supremamente abbattuto vedendolo in meditazione,
     	con animo triste diceva queste parole ripetutamente con grande dolcezza:

  20 	' forse questo è impossibile o savio ṛṣi? che ne sarà della mia speranza?
     	parla o venerabile se questo non è un segreto per me.'

  21 	' un venerabile grande ṛṣi fu da lui un tempo trattato irrispettosamente,
     	comportandosi con intelletto infantile il tuo sfortunato figlio,

  22 	chiedendogli un vaso d'oro o re, e degli abiti di corteccia,
     	quel savio ṛṣi ne fu offeso e si ritrovò senza speranze.' 

  23 	così apostrofato, salutato quel ṛṣi venerato al mondo,
     	stanco si sedeva quell'anima giusta come te o migliore degli uomini,

  24 	il grande ṛṣi quindi portando l'acqua lustrale e l'offerta ospitale,
     	secondo le regole della foresta, tutto offriva al re,

  25 	quindi tutti i muni, circondando quel toro fra gli uomini,
     	si sedettero ponendosi come i sette ṛṣi attorno alla stella polare,

  26 	e chiedevano là a quel re mai sconfitto dai nemici,
     	la causa intera del suo arrivo all'āśrama.

  27 	il re diceva:
     	' io sono il re chiamato Vīradyumana conosciuto in molte parti,
     	giunto a cercare mio figlio Bhūridumna perduto in questa selva,

  28 	questo è il mio solo figlio o grande savio, ed egli è giovane o senza-macchia,
     	non avendolo visto in questa selva, io vado a cercarlo.'

  29 	Ṛṣabha disse:
     	' con queste parole apostrofato dal re, il muni a testa bassa,
     	rimaneva silenzioso e non rispondeva nulla al sovrano,

  30 	un tempo quel savio dal re non fu molto onorato,
     	e con poco speranza o re dei re, si impegnava in un lungo tapas,
     	

  31 	' mai più io accetterò qualcosa dai re, 
     	e neppure dagli altri varṇa.' così aveva posto mente allora,

  32 	'la speranza standovi, secca la bocca dell'uomo infantile,
     	io me la toglierò.' così avendo stabilito se ne atteneva.'

  33 	il re disse:
     	' perché vi è riduzione di speranza, e perché qui sulla terra è irragiungibile?
     	questo dimmi o venerabile, tu conosci dharma e artha.'

  34 	Ṛṣbha disse:
     	' allora tutto ricordando, e ricordandolo a lui diceva
     	al re, il venerabile Tanu il savio dal magro corpo:

  35 	' in piccolezza o re non vi è nulla uguale alla speranza o sovrano,
     	a molti principi io ho chiesto riguardo la sua impossibiltà.'

  36 	il re disse:
     	' dalle tue parole o brahmano ho afferrato quanto è piccolo e no,
     	e l'impossibilità della speranza come fossero parole dei veda o ri-nato,

  37 	ma un dubbio o grande saggio è sorto nel mio cuore,
     	e questo devi sciogliere in verità a me che te lo chiedo o supremo,

  38 	dimmi questo o venerabile, se vi è qualcosa di più scarso del tuo corpo,
     	se non è un segreto o savio, o sia inottenibile in questo mondo.'

  39 	quel magro diceva:
     	' non vi nulla di più difficile da ottenere di uno che desideri la fermezza,
     	e ancora più difficile da ottenersi è uno che disprezzi il desiderio, 

  40 	ricordando la speranza non può raggiungere il suo effetto secondo il merito,
     	essa che è attaccata a tutti gli esseri e più magra di me,

  41 	perduto il figlio o morto, il padre con un unico figlio, 
     	che non sappia dov'è, ha una speranza più magra di me, 

  42 	la speranza fatta di uomini vecchi di avere figli, 
     	anche che siano ricchi o re dei re, è più magra di me.'

  43 	Ṛṣbha disse:
     	' udito ciò o re, quel sovrano col suo gineceo,
     	toccando i piedi colla testa cadeva davanti a quel toro dei ri-nati.'

  44 	il re disse:
     	'io chiedo il tuo favore o venerabile, io voglio ritrovare mio figlio,
     	scegli un dono o savio, quello che tu vuoi secondo le regole.'

  45 	Ṛṣbha disse:
     	' e diceva a lui queste parole il re dagli occhi di loto:
     	' quanto hai detto è vero o savio, non vi è qui inganno.'

  46 	allora sorridendo il venerabile Tanu, quel migliore dei sostenitori del dharma,
     	suo figlio rapidamente conduceva per mezzo di tapas e studio,

  47 	quel figlio così ricondotto allora biasimando il sovrano,
     	mostrava sé stesso come Dharma il migliore dei sostenitori del dharma,

  48 	e mostrando sé stesso nel suo meraviglioso aspetto divino,
     	senza mali, libero da collera, andava nella vicina foresta,

  49 	questo fu visto da me o re, e queste le parole udite,
     	togliti rapidamente la speranza è anche più magra di ciò.'”

  50 	Bhīṣma disse:
     	“ così apostrofato o grande re, da Ṛṣbha grand'anima,
     	allora Sumitra si toglieva rapidamente la più piccola speranza,

  51 	e così pure tu o kuntīde, udito questo mio discorso,
     	saldo rimani o re, come l'himavat la suprema montagna, 

  52 	tu quanto vedrai, o sentirai sia nelle disgrazie che nei successi,
     	ascoltandomi o grande re, non dovrai qui dolertene.”
     


                              CXXVII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ non sono mai sazio dei tuoi discorsi che sono come amṛta,
     	perciò ancora parlami del dharma o nonno.”

   2 	Bhīṣma disse:
     	“ anche qui raccontano una storia antica,
     	sulla conversazione del Gautama con Yama grand'anima,

   3 	raggiunto il grande āśrama di Gautama sul monte pāriyātra,
     	là vi risiedeva Gautama, per quanto tempo ascolta da me,

   4 	per sessantamila anni Gautama praticava il tapas,
     	a quel muni intento in fiera ascesi, purificato dal tapas,

   5 	si appressava allora o tigre fra gli uomini, il lokapāla Yama,
     	a vedere il muni Gautama, quel ṛṣi dal grande tapas,

   6 	quel ṛṣi tra i brahmani, sapendo per il suo potere della venuta di Yama,
     	a mani giunte fattosi in pia disposizione, si avvicinava quel ricco in tapas,

   7 	il re Dharma vedendolo omaggiava quel toro fra gli uomini,
     	lo invitatava secondo il dharma dicendogli:' che posso fare per te.'

   8 	Gautama disse:
     	' quale debito può ottenere di pagare a madre e padre?
     	e come l'uomo può ottenere i sublimi mondi ardui da conquistare?'

   9 	Yama disse:
     	' praticando sempre tapas e sincerità, intento a sincero dharma,
     	rettamente compiendo venerazione giorno per giorno a madre e padre,

  10 	deve celebrare molti aśvamedha con abbondanti dakṣiṇa,
     	con questo l'uomo ottiene i mondi meravigliosi a vedersi.'”
     


                              CXXVIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quale fine ha il re con molti nemici, abbandonato dagli amici,
     	avendo consumato il tesoro, e perduto l'esercito o bhārata?

   2 	che abbia corrotti ministri e alleati, che i suoi consigli siano interamente divulgati,
     	che sia allontanato dal regno senza vedere altra risorsa,

   3 	che sia attaccato da forze nemiche più forti essendo debole,
     	che abbia trascurato il regno, senza curarsi di tempo e luogo,

   4 	uno così che non ottenga pace, o che sia oppresso da divisioni,
     	quale vita ben fatta può qui avere in ragione della ricchezza?

   5 	Bhīṣma disse:
     	“ non chiedere del dharma tanto segreto o toro dei bhārata,
     	se non richiesto io non posso parlare di questo dharma o Yudhiṣṭhira,

   6 	il dharma è sottile, e dalla bocca del saggio o toro dei bhārata,
     	imparando, attendendo sempre a buone condotte qualche volta si diviene virtuoso, 

   7 	con azioni fatte con intelligenza uno diviene ricco oppure no,
     	questa tale questione puoi risolverla con la tua intelligenza, 

   8 	ascolta molti mezzi di ricchezza secondo il dharma o bhārata,
     	giudicando sul dharma io non voglio dire che questo sia vero dharma,
     	quanto dai ricchi sia preso con dolore, conduce poi alla rovina, io penso,

   9 	seguendo le intenzioni di tutti i mezzi possibili,
       	in ciascuno di questi l'uomo deve sempre guardare alle scritture,
     	e in ciascuno di questi riconosce la ragione e la segue, 

  10 	per ignoranza sorge l'inefficacia nell'uomo,
     	dall'ignoranza vi è inefficacia, e la capacità è fonte di prosperità,

  11 	senza timori, e senza invidie ascolta queste parole,
     	dall'esaurimento del tesoro sorge per il re la distruzione della forza, 

  12 	il re deve far sorgere il suo tesoro, come l'acqua nei deserti, 
     	e a tempo opportuno deve usare il suo favore, questo è il suo dharma presente, 

  13 	questo mezzo di dharma fu ottenuto e praticato dalle antiche genti,
     	uno è il dharma per i potenti, e un'altro nelle avversità o bhārata,

  14 	si dice dharma quanto è in favore del tesoro, l'intelletto è superiore al dharma,
     	uno debole ottenendo il dharma non trova legale sostentamento,

  15 	e in quanto non trova in alcun modo un mezzo di ricchezza,
     	allora nelle avversità pure l'adharma è ritenuto come il dharma,

  16 	ma i saggi dicono che in chi nasce l'adharma,
     	vi è rottura per lo kṣatriya, qui la cosa è dubbiosa,

  17 	per non perdere il dharma, e non cadere in mano al nemico,
     	quaggiù si deve agire, così dicono, non si deve autodistruggersi,

  18 	l'anima depressa non ha dharma né per sé né per gli altri,
     	con tutti i mezzi si deve salvare sé stessi, così si sa,

  19 	questa è la convinzione sull'esattezza del dharma, dei sapienti del dharma, 
     	la tenacia nel valore del braccio è vita per lo kṣatriya, così sta scritto,

  20 	lo kṣatriya che abbia perduto il sostentamento, a chi non deve prendere,
     	scartando le proprietà di asceti e brahmani o bhārata?

  21 	come un brahmano in ristrettezze può officiare per un fuori casta,
     	e può consumare cibi proibiti, così è qui senza dubbio,

  22 	quale mezzo è improprio, per uno oppresso o abbattuto?
     	anche da un luogo senza porta fugge uno quando è oppresso,

  23 	per la perdita di tesoro ed esercito, a chi è stato umiliato da tutto il mondo,
     	non è permesso né la pratica del mendicante, né la vita di vaiśya e śūdra, 

  24 	la vita che è secondo il proprio dharma e in nessun'altra deve vivere,
     	conducendo per primo la vita che gli compete e non il contrario,

  25 	caduto in difficoltà una vita impropria nel dharma,
     	anche tra i brahmani si vede in carenza di sostentamento,

  26 	che dubbio vi può essere dunque per lo kṣatriya? così è sempre stabilito
     	deve prendere dai più ricchi, per non cadere in alcun modo in rovina,

  27 	si sa che lo kṣatriya è uccisore e protettore delle creature,
     	perciò deve dare protezione e prendere, chi appartiene agli kṣatriya, 

  28 	senza violenza o re, quaggiù non vi è alcuna sussistenza,
     	neppure per il muni che viva da solo nel profondo della foresta,

  29 	praticando una sussistenza priva di peccato non si può restare in vita,
     	specialmente o migliore dei kuru, per chi cerchi di proteggere le creature,

  30 	reciprocamente proteggendosi il re e il regno nell'avversità,
     	sempre qui devono agire, questo è il dharma eterno,

  31 	il re nelle avversità deve custodire il regno colle sue molte ricchezze,
     	e il re nella disgrazia deve essere protetto dal regno,

  32 	il tesoro, il bastone, l'esercito e gli amici, e quant'altro sia raccolto,
     	non deve risparmiare il re quando il regno è afflitto dalla carestia,

  33 	la semente si deve prendere dal cibo, così dicono i sapienti del dharma,
     	e questo dicono appaia in Śambara dalla grande māyā,

  34 	vergogna alla vita del re il cui regno va in rovina,
     	e pure l'uomo in pessime condizioni che conosca le parole di Śibi,

  35 	tesoro ed esercito sono la radice del regno, e l'esercito ha per radice il tesoro,
     	questa è la radice di ogni dharma, e le genti hanno per radice il dharma,

  36 	il tesoro non è possibile senza colpire gli altri, come dunque l'esercito?
     	e in questo modo opprimendo non si merita alcuna colpa,

  37 	pure cose proibite si fanno per sacrificare nelle azioni rituali,
     	per questo motivo, il re non merita alcuna colpa,

  38 	per la ricchezza anche altro è permesso oltre al modo migliore,
     	e pure ogni altra cosa che non è fatta per la ricchezza, mira alla ricchezza,
     	il saggio con intelligenza guardi alle decisioni da prendere,

  39 	quant'altro approntato per il sacrificio, non è altro che ricchezza,
     	tutto quanto è per la ricchezza del sacrificio, è propizio per il sacrificio,

  40 	io qui do un esempio che illustra la verità del dharma,
     	tagliano l'albero per il sacrificio, e alcuni alberi che

  41 	stanno sulla via vicini pure questi di certo tagliano,
     	e pure questi cadendo altri grandi alberi abbattono,

  42 	e così gli uomini che si trovano sulla via del grande tesoro,
     	essendo abbattuti, io non vedo altra soluzione o tormenta-nemici,

  43 	dalla ricchezza sorgono entrambi i mondi questo e l'altro,
     	questa è la vera parola del dharma, il povero è come morto,

  44 	con tutti i mezzi di deve prendere la ricchezza per il sacrificio,
     	non vi è la stessa colpa nelle cose da fare e da non fare o bhārata,

  45 	queste due cose o re, non sono mai unite insieme o bhārata,
     	io non vedo nelle foreste grandi ricchi in nessun luogo,

  46 	qualsiasi cosa che appare trovata quaggiù sulla terra,
     	la gente desidera averla:' che sia mia, che sia mia.'

  47 	non vi è nessun altro dharma pari al regno o tormenta-nemici,
     	e il dharma tutti lo approvano, di esso ogni altra cosa è disgraziata per i re,

  48 	alcuni con donazioni e azioni, e altri asceti col tapas,
     	e altri con intelligenza e abilità, raccolgono mucchi di ricchezze,

  49 	il povero lo dicono un debole, e forte diviene colla ricchezza,
     	tutto ottiene il ricco, e tutto attraversa chi possiede un tesoro,
     	dal tesoro vi è il dharma, il kāma e pure l'altro mondo.”