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87. Āpaddharma
( Il dharma nelle difficoltà. XII, 129-167)
CXXIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ di un debole che sempre rimanda, che è tenero coi parenti, distaccato da cittadini e regno, che è povero e senza risorse, 2 che è di aspetto timoroso, e i suoi consigli sono divulgati o bhārata, che non è dotato di amici, con tutti ministri ingannevoli, 3 che è attaccato da forze nemiche più forti essendo debole, con mente disperata, dimmi cosa gli resta da fare?” 4 Bhīṣma disse: “ se il nemico che vuole vincerlo fosse, puro ed abile in artha e dharma, in fretta deve fare la pace, liberandosi al più presto, 5 se invece l'invasore è contro il dharma, forte e intento al male, quando che sia assediato, faccia con lui pace, 6 o dandogli il palazzo reale, si salvi da altre avversità, e quanto di ricchezze all'apparenza ha già vinto ancora rinunci, 7 quelle cose che sono interamente da abbandonare possono salvare dal disastro, chi sapiente di artha e dharma, abbandonerebbe anche sé stesso?, 8 deve proteggere il suo gineceo, quale pietà vi è nella ricchezza del nemico? ma non deve mai arrendersi, per quanto è in suo potere." 9 Yudhiṣṭhira disse: “ essendo agitato all'interno, oppresso dall'esterno, perduto il tesoro, divulgati i suoi disegni, che gli resta da fare?” 10 Bhīṣma disse: “ rapido cerchi la pace, oppure rapidamente con fiero ardimento, lo faccia indietreggiare rapidamente finché non passa all'altro mondo, 11 con un'armata forte, fedele e motivata o signore del mondo, anche se piccola, un sovrano può vincere la terra, 12 o ucciso salirà al cielo, o vincitore prenderà la terra, lasciando la vita in battaglia, egli va al mondo di Śakra, 13 fattosi morbido per quanto possa venire in tutto il mondo, pratichi il tradimento, oppure si divida in due scarpe, 14 o se vuole ritirarsi, a suo piacere si deve conciliare con lui, in assenza di amici da sé stesso attacchi.” CXXX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quando è senza il supremo dharma, nell'offesa a tutto il mondo, divenuto preda dei ladroni, vivendo sulla terra, 2 in che modo il brahmano può vivere, caduto nel peggior fato, senza abbandonare figli e nipoti per affetto o nonno?” 3 Bhīṣma disse: “ affidandosi alla forza della sapienza deve vivere, finito in tal stato, tutto serve per i virtuosi, e nulla per i non virtuosi, 4 chi prendendo dai malvagi dona ai virtuosi, avendo fatto di sé stesso una via, è interamente un sapiente del dharma, 5 con grande furia o re, il proprio stato nel regno senza adirare, prenda anche quello che non deve, o dica al donatore:' questo è mio.' 6 chi purificato dalla forza della sapienza viva pure tra cose proibite, questo intelligente che ha sapiente condotta, non merita alcun biasimo, 7 quelli la cui vita è fatta di forza, non preferiscono null'altro, i forti si rendono prosperosi colla loro energia o Yudhiṣṭhira, 8 quanto è prescritto dalle scritture senza distinzione, gli imparziali seguono, ma il saggio anche di più, 9 con ogni rispetto onorando celebranti, purohita e maestri, non opprima i brahmani, opprimendoli si cade nella colpa, 10 questa è l'eterna misura, l'occhio del mondo, questa misura si deve seguire, da ciò si è virtuosi o no, 11 molte cose si dicono l'un l'altro per la collera gli abitanti dei villaggi, il re non deve onorare o punire secondo le loro parole, 12 non si deve pronunciare un'accusa, è non si deve mai scoltarla, occorre coprirsi gli orecchi o altrimenti andarsene, 13 il biasimo non è condotta dei virtuosi, e neppure la calunnia, i virtuosi tra i virtuosi parlano delle qualità o Yudhiṣṭhira, 14 come due buoi ben addestrati e domati e bravi nel traino, lo stesso peso, sotto il giogo trasportano, così deve comportarsi il sovrano, affinchè vi siano altri alleati che trasportino con lui, 15 alcuni venerabili pensano che la buona condotta sia il segno del dharma, altri che seguono Śaṅkha e Likhita pensano di no, essi per loro gentilezza o avidità non ammettono una tale opinione, 16 anche nelle parole dei ṛṣi vedono una condotta proibita, e non vedono mai nelle parole dei ṛṣi una qualche autorità, 17 pure gli dèi puniscono l'uomo vergognoso che pratica cose proibite, trovando questa condotta ingannevole, la escludono dal dharma, 18 tutto quanto è onorato dai virtuosi che agiscono in favore della prosperità, quando sia seguito di cuore, questo è ritenuto dharma, 19 per il sapiente del dharma che conosce il dharma dotato delle quattro qualità, è arduo da trovare il piede del dharma come quello di un serpente, 20 come il cacciatore segue le tracce di un animale ferito, nella foresta seguendo il sangue, così si devono seguire le tracce del dharma, 21 così si deve seguire la via seguita dai virtuosi o incrollabile, la condotta dei ṛṣi tra i re, segui o Yudhiṣṭhira.” CXXXI 1 Bhīṣma disse: “ il tesoro dal proprio regno e da quello nemico deve riempire il sovrano, dal tesoro sorge il dharma o kuntīde, che è la radice del regno, 2 per questo si deve riempiere il tesoro, e avendolo raccolto proteggerlo, dal raccoglielo e proteggerlo vi è il dharma eterno, 3 né dalla mera purezza né dall'inganno sorge il tesoro, ma usando una via di mezzo si può compiere la raccolta del tesoro, 4 come può avere un tesoro il debole? come può avere esercito il privo di tesoro? come può avere un regno il debole? come può avere prosperità chi non è re? 5 la privazione di ricchezza per chi vive al potere, è come la morte, perciò il re deve aumentare tesoro, esercito e amici, 6 gli uomini disprezzano il re privo di ricchezze, non sono soddisfatti del suo poco e non si applicano ai loro doveri, 7 il re a causa della sua ricchezza ottiene supremi onori, essa copre i suoi mali, come i vestiti le donne, 8 le genti prima da lui offese vanno dietro alla sua prosperità, come cani sempre, e lui li guarda come nemici, come un tale re può avere la felicità o toro dei bhārata? 9 deve sempre crescere senza stancarsi, esercitando la propria valentìa, cada pure in un momento sfavorevole ma non si inchini a nessuno, 10 pure rifugiandosi nella foresta viva assieme a bande di ladri, ma non viva mai con dei ladri diventati giudici, un esercito di ladri è facile da avere in azioni crudeli o bhārata, 11 tutta la gente necessariamente si guarda dalle cose proibite, pure i ladroni esitano nel compiere crudeltà, 12 si devono raffermare i limiti e aver gentilezza con l'animo della gente, anche una piccola regola al mondo diviene onorata, 13 della gente pensa che non esista questo mondo né l'altro, non si deve porre fiducia a chi non crede affranto di paura, 14 come la donazione per i virtuosi, è la non violenza per i ladri, gli esseri portano rispetto verso i ladri che si pongono limiti, 15 l'uccisione di uno che non combatta, toccare le mogli altrui, e l'ingratidudine, il prendere la ricchezza dei brahmani, e il furto di ogni proprietà, il rapimento di donne per viverci, è proibito anche tra i ladroni, 16 così vive dunque il ladrone questi evitando, che quelli non si impegnino nella sua rovina o bhārata, e prendano la decisione di non distruggerli tutti, 17 perciò si deve risparmiare anche l'indipendente tra i ladri, dicendo di essere il più forte non pratichi crudeltà, 18 chi risparmia qualcuno o caro, vede ovunque salvezza, lo sterminatore sempre ha paura dello sterminio.” CXXXII 1 Bhīṣma disse: “ qui gli antichi sapienti dichiarano le parole finali sull'agire, per uno kṣatriya di conoscenza, riguardo la cura di dharma e artha, non deve omettere gli offici del dharma anche non evidenti, 2 è dharma o adharma? questo è come la traccia di un lupo, mai non si distingue quaggiù il frutto di dharma e di adharma, 3 il forte deve desiderare che tutto sia in suo potere, il forte trova prosperità, esercito e ministri quaggiù, 4 chi è povero è abbattuto ed è poco quanto gli rimane, se un forte compie molti atti impropri non salva nessuno dal pericolo, 5 sincerità e potere insieme salvano dalla grande paura, la forza io credo superiore al dharma, dalla forza sorge il dharma, 6 il dharma è fondato sulla forza, come gli esseri viventi sulla terra, come il fumo è in mano al vento, il dharma segue la forza, 7 essendo debole il dharma si appoggia alla forza come un rampicante all'albero, il dharma è in potere dei forti, come la felicità dei prosperosi, non vi nulla di inottenibile per i forti, tutto è puro per i forti, 8 il debole agendo male, supera la misura, e per questo tutto il mondo si agita come per un lupo, 9 il decaduto, il disonorato vive una vita di dolore, questa è una vita da evitare come la morte stessa, 10 dicono che quando uno è colpito da cattiva condotta, se ne deve pentire colpito dalle altrui ingiurie, 11 qui i maestri questo dicono per la liberazione del male: 'si devono seguire i tre veda, e onorare i ri-nati, 12 si deve purificarsi con parole ed azioni gentili, si deve essere magnanimi e sposarsi in una grande stirpe, 13 così io sono si dica, elogiando le qualità degli altri, si preghi, si pratichi il rito dell'acqua, si sia gentili senza troppo parlare, 14 si cerchi la compagnia di brahmani e kṣatriya, compiendo molte cose ardue, senza curarsi delle molte cose che il mondo gli possa dire.' 15 conportandosi senza mali, così in breve diverrà molto onorato, e godrà di una vita felice, custodendosi con questa condotta, ottiene onore al mondo e grande frutto nell'altro.” CXXXIII 1 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano una storia antica, di come un ladro rispettoso dei limiti, dopo morto non cadde in rovina, 2 un prode guerrieo intelligente, istruito e privo di crudeltà, religioso, che proteggendo l'imperituro dharma onorava i guru, 3 nato da uno kṣatriya e da una niṣādī, seguiva il dharma kṣatriya, il figlio della niṣādī di nome Kāpavya pur da ladrone otteneva la perfezione, 4 nella foresta dall'alba al tramonto spingeva i branchi di animali, conoscendo le abitudini degli animali, ed esperto dei luoghi d'acqua, 5 esperto dei luoghi boschivi, vagava sempre per il monti pāriyātra, sapiente del dharma, saldo combattente, di frecce infallibili per tutti gli esseri, 6 anche un esercito di molte centinaia da solo era capace di vincere, egli rendeva onore nella grande foresta ai suoi vecchi genitori ciechi, 7 con miele e carni, frutti e tuberi, e con cibi grandi e piccoli, devotamente li nutriva, e rettamente li curava, 8 protteggendo i brahmani mendici che abitavano la foresta, anche a loro ne dava dopo aver ucciso le prede nella grande foresta, 9 e a quelli che non ne accettavano per timore del cibo dei ladri, raggiungeva le loro case e ne lasciava al momento giusto, 10 molte migliaia di ladroni senza limiti che agivano in modo crudele lo scelsero come loro capo. 11 i ladroni dissero: ' o sapiente di tempo e luogo, o saggio dalla ferma condotta di guerriero, diventa il principale nostro capo, onorato da tutti, 12 qualsiasi cosa tu ordini, noi la compiremo, proteggici secondo le regole, come ci fossi madre e padre.' 13 Kāpavya disse: ' non colpire una timida donna, né un discepolo, né un asceta, non si deve uccidere un non combattente, né le donne si prendano colla forza, 14 in nessun modo combattendo tra tutti gli esseri, si deve uccidere una donna, e sempre si deve ben combattere in favore di vacche e brahmani, 15 non si deve distruggere il grano, né si devono rompere gli aratri, laddove gli dèi, gli antenati e gli ospiti sono onorati, 16 fra tutti i viventi il brahmano merita la liberazione, ad essi si deve rendere onore anche con tutta la propria ricchezza, 17 se uno li offende ne deliberano la distruzione, e nessuno potrà proteggerlo nei tre mondi, 18 chi insulta i brahmani sceglie la propria distruzione, come necessariamente il sole sorge, certa è la sua morte, 19 qui stando otterremo il frutto della nostra potenza, e tutti quelli che non ce lo daranno, l'esercito li attaccherà, 20 per punire sia usato il bastone, non coll'intenzione di uccidere, quelli che colpiscono gli altri ne hanno il dharma distrutto, sappiamo, 21 quelli che si guadagnano la vita distruggendo il regno, questi sono ritenuti come vermi in un cadavere, 22 i ladroni che invero agiscono nel dharma delle scritture, anche se sono divenuti ladri, velocemente ottengono la perfezione.'” 23 Bhīṣma disse: “ tutto quello essi compirono per ordine di Kāpavya, e tutti si guadagnavano da vivere pure evitando ogni male, 24 e Kāpavya con quell'agire grande successo ottenne, dando sicurezza ai virtuosi e trattenendo i ladroni dal male, 25 questa vicenda di Kāpavya chi sempre la racconti, non dovrà mai aver timore dei bhūta della foresta, 26 né in alcun modo timore di esseri mortali e immortali, né di bene o male o re, il mandriano che viva nelle foreste.” CXXXIV 1 Bhīṣma disse: “ qui le strofe cantate da Brahmā citano gli antichi sapienti, su quale via i re, accrescono i loro tesori, 2 la ricchezza dei devoti ai sacrifici, e la proprietà degli dèi non si deve prendere, la kṣatriya deve prendere dai ladri e da quelli che non sacrificano, 3 le proprie genti devono essere protette dagli kṣatriya per prima cosa o bhārata, la ricchezza quaggiù appartiene allo kṣatriya, non ve n'è un altro, 4 e questa ricchezza si deve usare per l'esercito e per i sacrifici, tagliando le piante non edibili, si cuociono quelle edibili, 5 di chi non venera con oblazioni né dèi, né avi, né mortali i sapienti dei veda dicono che la ricchezza di costoro è inutile, 6 il signore della terra che segue il dharma o re, si prenda questa ricchezza, e il sovrano non conforti i mondi con questa né il proprio tesoro, 7 chi prendendo dai non virtuosi dona ai virtuosi, elevando sé stesso, io penso che sia un sapiente del dharma, 8 come alcune creature della terra di bei suoni, nascono da luoghi svantaggiosi, così il sacrificio procede, 9 come una zanzara, e come una formica, è la ricchezza di quelli che non sacrificano, così il dharma stabilisce, 10 come sulla terra senza un perché vi sono sabbia, erbe e piante, così quaggiù vi è il dharma sottile e pure quello più sottile.” CXXXV 1 Bhīṣma “ ascolta qui con attenzione questa storia suprema, di procastinazione, nel prendere una decisione sul fare e non fare, 2 tre amici pesci in un laghetto non troppo profondo, con molti altri pesci o kuntīde, procedevano insieme, 3 uno di loro era esperto dei giusti momenti, un altro era di lunga vista, e uno di questi tre pesci era propenso a procrastinare, 4 un giorno dei pescatori tutt'intorno svuotavano quel laghetto in alcune buche con vari recipienti, 5 accorgendosi che il laghetto stava diminuendo, presi da paura, il lunga-vista diceva allora agli altri due amici: 6 ' è giunta questa sventura a tutti gli abitanti di quest'acqua, rechiamoci veloci da un'altra parte, prima che la nostra via sia impedita, 7 chi un male futuro previene con intelligenza, non ha esitazioni, partiamo se a voi piace.' 8 il procrastinatore che era là disse: ' hai detto bene, ma non dobbiamo avere fretta, questa è la mia ferma opinione.' 9 l'altro, esperto delle giuste decisioni diceva al procrastinatore: ' giunto il momento io non rinuncio di affidarmi all'intelligenza.' 10 così avendo sentito il lunga-vista di grande intelligenza se ne andava, e partiva per un corso d'acqua verso delle acque più profonde, 11 quindi vedendo svuotato d'acqua quel laghetto, i pescatori in vari modi catturavano i pesci, 12 dibattendosi dunque nel laghetto svuotato di acque, cadeva preso là il procrastinatore assieme ad altri, 13 vedendo che i pesci erano stati attaccati a delle corde, quello dotato di intelletto mordeva la corda entrando cogli altri, 14 e fu sollevato e afferrato egli che la stringeva colla bocca, tutti questi pensavano che fossero catturati, 15 quindi mentre lavavano quei pesci in acqua pulita, lasciata la corda libero divenne rapidamente quello intelligente, 16 il procrastinatore invece, scervellato di scarso intelletto, trovava la morte quello sciocco, non appena perdeva i sensi, 17 chi per confusione non capisce qual'è il momento più opportuno, rapidamente va alla rovina come il pesce procrastinatore, 18 l'uomo che pensandosi esperto, non faccia subito il suo meglio, questo cade nell'incertezza come quello intelligente, 19 l'uomo invece che compia la cosa giusta in previsione del futuro, la miglior cosa ottiene, come quel pesce di lunga vista, 20 kala, kāṣṭha, muhūrta, giorni, nāḍī, kṣaṇa, e lava, quindicine e mesi, stagioni o simili e anni, 21 la terra è il giusto luogo, così si dice, e il tempo non si vede, quando è così rettamente impiegato per il successo, 22 due persone, nei trattati su artha e dharma, e in quelli sulla liberazione, dai ṛṣi sono ritenuti importanti tra gli uomini, chi è signore dei desideri e l'intelligente, 23 chi è saldo nell'investigare rettamente si prepara, stabiliti tempo e luogo, di entrambi ne ottiene il frutto.” CXXXVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ di ogni cosa l'intelligenza migliore tu hai detto o toro dei bhārata, che è quella sul futuro e sul presente, e che quella che rinvia è rovinosa, 2 io vorrei conoscere la suprema intelligenza o migliore dei bhārata, per cui un re circondato dai nemici non cada in confusione, 3 se è esperto di dharma e artha, saggio, e istruito in tutte le scritture, questo ti chiedo o migliore dei kuru, e tu mi devi dire, 4 come un sovrano debba agire assediato da molti nemici, tutto questo io voglio sapere secondo le regole, 5 molti nemici che gli sono intorno, un tempo oppressi, si impegnano a distruggere un re da solo caduto in difficoltà, 6 essendo debole da ogni parte assalito da grandi forze, come può resistere da solo senza alleati? 7 come può riconoscere l'amico e il nemico o toro dei bhārata? e come qui deve agire in mezzo all'amico e al nemico? 8 nel determinare o re, come un nemico sia diventato amico, come deve agire l'uomo? o quale cosa compiendo ne risulti felice? 9 in quale modo si compie una discordia, e in quale ci si unisce in pace? e come può agire il debole che si trova in mezzo ai nemici? 10 di tutte le cose da fare, la cosa migliore da fare o tormenta-nemici, è difficile da trovare uno che lo sappia, e nessuno che ne parli, 11 a parte Bhīṣma il figlio di Śaṃtanu, saldo nella verità e coi sensi vinti, questo desiderando io o grandi-braccia, di tutto quanto parlami.” 12 Bhīṣma disse: “ questa domanda è degna di te o Yudhiṣṭhira e densa di qualità, ascolta o figlio mio, interamente il segreto riguardo le sventure o bhārata, 13 come il nemico diventa amico, e come si perde l'amico, sempre la via rivolta alle cose da fare dipende dalle circostanze, 14 e perciò si deve fidarsi o preparare la guerra, conoscendo tempo e luogo, si decida quanto si deve fare o no, 15 sempre si deve allearsi sforzandosi, cogli intelligenti che cercano il meglio, e far la pace coi nemici, per salvarsi la vita o bhārata, 16 l'uomo sciocco che non si pacifica mai coi nemici, non ottiene il suo scopo, e neppure qualche frutto o bhārata, 17 chi invece si pacifica col nemico, e si scontra coll'amico, guardando alle rette ciscortanze, ottiene grandissimo frutto, 18 anche qui raccontano una storia antica, sulla conversazione tra un gatto e un topo su un banano, 19 in una grande foresta vi era un grandissimo banano, ricoperto di rampicanti, e pieno di vari stormi di uccelli, 20 di grande tronco, simile a nuvola, di fresca ormbra, piacevole alla mente, quell'abero nato vicino a vairantya era pieno di animali da preda e no, 21 rifugiandosi nelle sue radici, dopo aver fatto un buco di cento entrate, risiedeva un topo di grande saggezza di nome Palita, 22 e rifugiato sui rami, felicemente vi risiedeva, un gatto di nome Lomaśa, che si nutriva di uccelli, 23 e là giungendo un caṇḍāla che aveva casa a vairantya, stendeva sempre una trappola al tramonto del sole, 24 là egli avendo steso rettamente delle reti fatte di budello, tornato a casa, felicemente dormiva la notte fino all'alba, 25 e là sempre di notte vari tipi di animali si impigliavano, e una volta il gatto distratto pure si impigliava, 26 ed essendo legato quel nemico sempre mortifero, il grande saggio Palita riconoscendo quella circostanza si muoveva in piena sicurezza, 27 e aggirandosi in quella foresta in piena confidenza, a cercare del cibo, non distante vedendo della carne, 28 salito su quella trappola, quella carne divorava, stando sopra al suo nemico impigliato se ne rideva in cuore, 29 ma occupato colla carne, egli ogni tanto si guardava intorno, e vedeva giungere un altro suo terribile nemico, 30 abitante un buco nella terra, del colore del fiore di canna, una mangusta di nome Harika, rapida e dagli occhi rossi, 31 era giunta affrettandosi per l'odore del topo, e si leccava la bocca per il cibo, stando a terra guardando in su, 32 e vedeva un altro nemico su un ramo rifugiato in un anfratto, un gufo di nome Candraka, animale notturno dal becco appuntito, 33 finito sotto mira della mangusta e del gufo, allora ne aveva lui apprensione, capitatogli un grandissimo pericolo, 34 'in questa avversità così pericolosa essendo vicino alla morte, caduto in pericolo da tutte le parti, come devo agire per salvarmi?' 35 egli così chiuso da tutte le parti, ovunque guardava, divenne soverchiato dalla paura e prese questa suprema decisione: 36 ' anche l'avversità più vicina alla distruzione, offre cento mezzi per vivere, e interamente di pericolo è sopraggiunta questa avversità, 37 sceso a terra, rapidamente la mangusta mi prenderà, e stando qui il gufo, e il gatto se si libera dai lacci, 38 ma uno saggio come me non deve farsi prendere dalla confusione, farò ogni sforzo per vivere, fintanto che ho fiato, 39 i saggi dotati di intelligenza esperti dei trattati dei modi di condotta, non si agitano né caduti nella sventura, né ottenendo grandi successi, 40 io non vedo altro rifugio che il gatto al presente momento, egli è una creatura che si trova in pericolo, e io farò con lui grande alleanza, 41 come posso dunque salvarmi la vita ora attaccato da tre nemici? perciò io cercherò rifugio presso il nemico gatto, 42 usando la sapienza degli kṣatriya io agirò nel suo bene, e con questo mezzo io eviterò la morte da parte dei nemici, 43 egli è un mio acerrimo nemico, ma caduto in suprema difficoltà, se quello sciocco è capace per caso di guardare al suo interesse, 44 una volta che è caduto in difficoltà, può fare la pace con me, oppresso da uno più forte, anche il favore del nemico si deve cercare per salvarsi la vita nelle avversità, così dicono i maestri, 45 è meglio un nemico sapiente che un amico ignorante, sul mio nemico gatto la mia vita è fondata, 46 quindi con lui io parlerò del modo di proteggerci, forse ora questo nemico può essere intelligente.' 47 quindi sapiente dei veri mezzi, e dei momenti di pace e di guerra, il topo queste parole concilianti diceva al gatto: 48 ' io ti parlo in amicizia o gatto forse che ancora vivi? io vorrei salvarti la vita, il meglio per noi è fare un'alleanza, 49 o nobile tu non devi disperare vivrai ancora come prima, io ti salverò se tu risparmierai la mia vita, 50 vi è qui un mezzo eccellente che appare a me, col quale tu potrai liberarti e io otterrò il mio meglio, 51 io ho visto un modo riflettendo nella mia mente, è meglio per me e per te che noi due facciamo un'alleanza, 52 la mangusta e il gufo stanno qui vicino con cattive intenzioni, e finché non mi attaccano o gatto, io mi ritengo fortunato, 53 facendo versi, muovendo gli occhi, il gufo mi prende di mira, stando afferrato al ramo dell'albero, ed io per lui violentemente tremo, 54 l'amicizia tra i buoni si fa in pochi passi, e tu sei un mio vicino sapiente, io farò con te un'associazione, non devi aver paura di morire, 55 tu non puoi o gatto tagliare i legami senza di me, io taglierò i tuoi legami se tu non vorrai uccidermi, 56 tu vivi sulla cima del'albero e io mi rifugio ai suoi piedi, a lungo noi due abbiamo abitato in quest'albero tu lo sai, 57 chi non si fida di nessuno e in chi nessuno pone fiducia, questi due di ansiosi pensieri non sono raccomandati dai saggi, 58 perciò facendo crescere il nostro affetto troviamo una sincera unione, l'inutile perdida di opportunità non la elogiano i sapienti, 59 guarda quanto ciò è profittevole secondo le circostanze, io voglio che tu vivi se tu vuoi che io viva, 60 uno con un pezzo di legno può attraversare un profondissimo grande fiume, egli fa attraversare il legno e col legno lo attraversa, 61 con una tale unione noi due diverremo salvi, io salverò te e tu salverai me.' 62 così avendo parlato, dell'utile per entrambi loro, Palita con parole utili e accettabili, attendendo lo guardava, 63 quindi udite le sue buone parole, il saggio suo nemico, il gatto gli diceva delle parole accettabili e sensate 64 quell'intelligente perfetto nel parlare, accettando le sue parole, onorava di contro gentilmente quello che lo guardava aspettando, 65 quindi colle sue aguzze zanne, e gli occhi di crisoberillo, gurdando il debole topo il gatto Lomaśa disse: 66 ' sono contento o signore, fortuna sia te, che mi vuoi salvare la vita, compi quanto tu ritieni sia il meglio, non esitare, 67 io sono fieramente in difficoltà, e tu ancora più di me, si faccia dunque la pace tra noi due in difficoltà, non esitare, 68 stabilisci il momento opportuno e quanto si debba fare per salvarci, liberato da questa difficoltà, la tua azione non andrà perduta, 69 io sono nelle tue mani, sono il tuo devoto discepolo che agisce per il tuo bene, e obbedisce ai tuoi ordini, io mi rifugio in te.' 70 così apostrofato Palita, queste sensate parole, opportune e perfette allo scopo diceva al gatto finito in suo potere: 71 ' gentile è quanto hai detto, non è ciò strano in un tuo pari, ascolta da me la via che ho trovato per il meglio, 72 io mi metterò sotto di te, io ho grande timore della mangusta, salvami, e non uccidermi, io sono in grado di liberarti, 73 proteggimi pure dal gufo, quel malvagio è in cerca di me, io taglierò i tuoi lacci o amico, te lo giuro in verità.' 74 quelle parole amichevoli e rettamente utili udite, Lomaśa, guardando Palita con gioia lo onorava con un benvenuto, 75 e avendo onorato Palita, quel gatto saldo nell'amicizia pensandosi, quel saggio contento gli diceva:' muoviti, 76 rapido vieni, fortuna sia a te, tu mi sei amico al pari della vita, col tuo favore o saggio, rapidamente io otterrò la salvezza, 77 quanto in questo frangente io sono in grado di fare per te, questo tu ordina e io lo farò, pace vi sia tra noi due o amico 78 liberato da questa sventura, con tutti i miei amici e parenti, io compirò tutte le cose che ti sono care e utili, 79 liberato da questa difficoltà o signore, io certamente agirò nel tuo bene e sarò in grado di ricambiarti.' 80 fattogli capire il suo stesso utile, il topo entrava sotto il gatto, senza alcuna paura, e rettamente compiva il suo compito, 81 e così rassicurato dal gatto, quel saggio topo, senza paura sotto la zampa del gatto come tra madre a padre dormiva, 82 attaccato alle membra del gatto vedendo il topo, la mangusta e il gufo, perdute le speranze se ne andarono a casa, 83 e Palito sapiente di tempi e luoghi, attaccato alle sue membra, aspettando il tempo opportuno, lentamente ne tagliava i legami, 84 quindi il gatto afflitto dai legami, guardando il topo che stava rodendo senza fretta i suoi lacci, preso da fretta, 85 il gatto cominciava allora ad incitare il topo Palita che senza fretta stava rodendo i lacci: 86 ' perché dunque o nobile, non ti affretti? perché avuto il tuo mi abbandoni? taglia questi lacci o uccisore di nemici, presto verrà il cacciatore.' 87 così apostrofato da lui in fretta, l'intelligente Palita diceva al gatto legato, e di incompiuta saggezza queste parole per il proprio bene: 88 ' stai zitto, non devi aver fretta o nobile, non aver timore, noi qui conosciamo il momento giusto, il tempo non sarà perduto, 89 non è opportuno finire al tempo sbagliato una cosa iniziata, ma il momento giusto porta un grande successo, 90 liberandoti al momento sbagliato, io avrò di te paura, perciò guarda al momento giusto, che fretta hai o amico? 91 quando vedrò venire il caṇḍāla colle armi in pugno, allora taglierò i tuoi legami, giunti entrambi allo stesso pericolo, 92 in quel momento liberato, tu salirai rapidamente sull'albero, nient'altro che per tua vita dovrai agire, 93 allora quando tu scapperai agitato dalla paura o Lomaśa, io entrerò nella mia tana, e tu te ne andrai sul tuo ramo.' 94 così apostrofato il gatto dal topo con parole benefiche per sé, desideroso di salvarsi, quel grande intelletto, ed eloquente esperto, 95 con la fretta di salvarsi, rettamente agendo urbanamente, Lomaśa diceva queste parole al topo che agiva lentamente: 96 ' i virtuosi affezionati non agiscono così nei fatti degli amici, come tu fosti in fretta liberato da me dalla tua sventura, 97 così tu affrettandoti devi agire per il mio bene, fai uno sforzo o grande saggio, affinché vi sia fortuna per entrambi, 98 o se tu ricordando la passata inimicizia perdi tempo, guarda che questa tua cattiva azione mi sembra distruttiva per la vita, 99 qualunque cosa io per ignoranza in precedenza ho compiuto di spiacevole, non devi tenerlo in mente, io ho fatto pace con te, e tu perdonami.' 100 il saggio topo sapiente delle scritture, e dotato di intelligenza, allora diceva all'ottimo gatto che così parlava queste parole: 101 ' lo so o gatto che tu sei intento alla tua salvezza, e sappi che anch'io sono intento alla tua salvezza, 102 quanto un amico timoroso deve fare verso un amico pieno di paura, deve essere fatto con cautela, come aver una mano nella bocca di un serpente, 103 fatto un patto col più forte, chi non protegge sé stesso, come per cibo non idoneo, egli agisce a suo danno, 104 nessuno è amico di nessuno, nessuno è ben disposto con nessuno, gli interessi sono legati agli interessi, come gli elefanti selvatici agli elefanti, 105 nessuno compiuta l'azione si ricorda del suo autore, perciò tutte le azioni si devono compiere con qualche rimanenza, 106 anche in quel momento tu timoroso del caṇḍāla, non penserai a prendermi, intento a salvarti, 107 molte corde sono state tagliate, solo una ne rimane, e io la taglierò in fretta anche questa, rimani tranquillo o Lomaśa.' 108 mentre i due così parlavano, entrambi afflitti, la notte giungeva alla fine, e la paura penetrò in Lomaśa, 109 quindi all'albeggiare, vestito di giallo scuro, cogli ampi fianchi, pelato, crudele, circondato da una muta di cani, 110 colle orecchie a punta, grande bocca, anziano e terribile a vedersi, appariva il caṇḍāla di nome Parigha con le armi in pugno, 111 il gatto vedendolo simile al messaggero di Yama, con animo tremante diceva impaurito a Palita:' che cosa farai ora?' 112 e pure quei due agitati vedendo il suo terribile aspetto, in fretta la mangusta e il gufo caddero nella disperazione, 113 quei due forti e intelligenti, caddero nella stessa situazione, incapaci di far fronte a quella forte condotta, 114 avendo visto il gatto e il topo che si erano alleati per compierla, la mangusta e il gufo rapidamente tornarono ciascuno alla propria dimora, 115 allora il topo tagliava l'ultima corda del gatto, e liberato il gatto saliva sopra quell'albero, 116 e libero da quel pericolo, e libero dal terribile nemico, Palita entrava nella tana, e Lomaśa si metteva su un ramo, 117 e ritirando la rete, il caṇḍāla, capendo ogni cosa, frustrato nelle speranze rapidamente si allontanava da quel luogo, e giungeva dunque alla sua dimora quel caṇḍāla o toro dei bhārata, 118 quindi liberato da quel pericolo, ottenuta un'ardua salvezza, sulla cima dell'albero Lomaśa diceva a Palita nella sua tana: 119 'senza fare questa alleanza io rapidamente sarei stato perduto, forse che tu sospetti di me che sono di buona condotta e generosità? 120 essendo entrato nella mia fiducia e avendomi dato la vita, per godere i beni comuni dell'amicizia, perché tu non ti avvicini? 121 chi avendosi fatti degli amici, poi non sta con loro, questo sciocco non ottiene degli amici nelle sfortunate avversità, 122 io sono stato servito da amico da te, di conseguenza tu sei mio amico, e devi condividere con me la mia amicizia, 123 quelli che sono i miei amici, e quelli che sono i miei parenti, tutti questi ti onoreranno come i discepoli fanno coll'amato guru, 124 e io pure ti onorerò con tutti i tuoi amici e parenti, tu mi hai donato la vita, chi non ti onorebbe riconoscente? 125 che tu sia il signore del mio corpo e della mia casa, e diventa colui che può ordinarmi ogni cosa, 126 diventa mio consigliere o saggio, e comandami come un padre, non devi aver paura di me, lo giuro per la mia vita, 127 per intelligenza tu sei Uśanas in persona, e noi siamo superiori per forza, con la forza dei tuoi consigli troveremo la vittoria.' 128 così apostrofato con grande gentilezza dal gatto, il topo esperto del supremo artha, diceva queste urbane parole per il suo bene: 129 ' tutto quanto tu hai detto, io l'ho ascoltato o Lomaśa, e anch'io ti parlerò, ascolta quanto sembra a me, 130 si devono conoscere gli amici, e riconoscere i nemici, questa è la più sottile opinione dei saggi in questo mondo, 131 degli amici appaiono nemici, e appaiono amici dei nemici, non si capisce se sono concilianti o in preda a passione e avidità, 132 non vi è certo un nemico per nascita, né di certo si trova un amico, secondo le circostanze si producono amici e nemici, 133 finché uno nella sua vita bada a sé stesso, sopravvive, uno ha un amico fintantoché non appaia il contrario, 134 non vi è amicizia sempre salda, né certa inimicizia, per puro interesse nascono amici e nemici, 135 un amico diviene nemico, in qualche mutamento di tempo, e il nemico diviene amico, quando il proprio interesse è più forte, 136 chi sempre confida negli amici e non confida nei nemici, non conoscendo il proprio interesse, ha una vita incerta, 137 chi non conoscendo il proprio interesse ritenga buono sempre l'amico o il nemico, costui ha un'intelletto incerto, 138 non si deve fidarsi di uno che non lo merita, né non fidarsi di uno che lo merita, il pericolo che viene dal fidarsi distrugge pure le radici, 139 nel proprio interesse appaiono, padre, madre, e figli, zii materni, sorelle e parenti e famigliari, 140 madre e padre abbandonano il caro figlio decaduto, il mondo protegge sé stesso, guarda all'importanza del proprio utile, 141 io ti ritengo di ingannevole pensiero che dopo aver avuta la liberazione, cerchi di compiere di certo il tuo bene, 142 nella tua casa tu sei protetto da questo banano, prima sei finito nella rete non accorgendoti del suo tremare, 143 tu non sei abile per te, come puoi esserlo per gli altri? perciò il disattento tutte le sue azioni rovina senza dubbio, 144 mi hai detto con dolci parole che io ti sono caro, ascolta da me interamente tutto sul falso compagno, 145 per qualche motivo si diventa caro, per un altro si diviene nemico, egoistico è il mondo dei viventi, nessuno è amato da chicchessia, 146 l'amicizia reciproca di due fratelli uterini, o di due coniugi, io non conosco l'affetto di qualcuno che sia quaggiù privo di buoni motivi, 147 e seppure i fratelli, o la moglie adirata, per qualche altro motivo tornati nella propria natura si amano, altra gente non si ama, 148 uno diventa caro per i doni, un altro per care parole, un altro per le offerte sacre e le preghiere, per qualche obbligo si ama la gente, 149 a motivo della sventura e per nessun altro motivo noi due ci facemmo piacere, e terminato questa causa, anche il piacere se ne andato, 150 io penso: 'per quale motivo io dovrei essere caro a te, se non come tuo cibo?' qui noi lo intendiamo, 151 il tempo trasforma lo scopo, e il proprio interesse lo segue, il saggio conosce il proprio interesse, e il mondo segue il saggio, 152 né tu devi dire tali parole, tu lo sai, sei sapiente del tuo interesse, in altro momento non è lo stesso il tuo interesse, 153 perciò io non mi allontano dal mio interesse, stando saldo in pace e in guerra, come le forme delle nuvole, mutano di momento in momento, 154 oggi fummo nemici, e ancora oggi amici, e di nuovo oggi nemici, guarda il mutamento delle circostanze, 155 fintanto che avevamo prima lo stesso interesse, avevamo amicizia, e questa se ne andata perché lo scopo fu mutato dal tempo, 156 tu di me sei un acerrimo nemico, per la circostanza sei diventato amico, terminato quanto si doveva fare, sei tornato per natura un nemico, 157 io così conoscendo le scritture imparate in verità, come posso entrare nella trappola che hai teso per me? dimmelo, 158 dal tuo valore fui liberato io e tu dal mio, finito il reciproco beneficio, non è necessario un altro incontro, 159 tu o signore hai avuto il tuo oggi, noi abbiamo avuto il nostro, nulla vi è di altro che possa fare per te, se non di esserti cibo, 160 io il cibo e tu chi lo divora, io sono debole e tu sei forte, non vi è alleanza tra noi due, essendo diversa la forza, 161 io stimo la tua saggezza, che di seguito alla liberazione, senza dubbio cerchi ora del cibo facile da ottenesrsi, 162 tu fosti catturato in cerca di cibo, e ora libero sei pieno di fame, da sapiente delle scritture stai parlando, per potermi mangiare ora, 163 io so che sei affamato, che è il momento del tuo pasto, e tu parlandomi sei ancora a caccia del tuo pasto, 164 e pure per tua moglie e i tuoi figli mi vuoi confondere, quanto odo non posso fare o amico, non è profittevole per me, 165 vedendomi insieme a te la tua amata moglie e i figli, come potrebbero non divorarmi, felici e affezionati a te? 166 io non mi unirò a te, cessato lo scopo dello stare insieme, pensa benevolmente a me, ora se ricordi il bene fattoti, 167 essendo ora divenuto cibo per il nemico tormentato dalla fame, che sta cercando da mangiare, quale saggio andrebbe tra le sue grinfie? 168 la fortuna sia con te, io me ne andrò, ti temo pure da lontano, io non mi unirò a te, rimani tranquillo o Lomaśa, 169 lo stare insieme al forte non è mai elogiato, anche per la mia sicurezza, io o saggio, devo temere sempre il più forte, 170 se tu non agisci per interesse, dimmi cosa devo fare per te, ogni cosa che desideri di darò, ma giammai me stesso, 171 pensando a sé stessi, si deve abbandonare regno, gioielli e ricchezza, e pure abbandonando ogni cosa si deve proteggersi da sé stessi, 172 sovranità, ricchezze e gioielli stiano pure in mano al nemico, li vedrà tornare indietro vivendo, così sappiamo, 173 il possessore di ricchezze è gioie non desidera la perdita di sé stesso, si deve proteggere sé stessi, anche con mogli e ricchezze, 174 gli uomini che pensano a proteggersi, che agiscono dopo aver ben esaminato non cadono in disgrazia per proprio fallo, 175 i deboli devono rettamente riconoscere i nemici che sono più forti, e la loro intelligenza non si muove dalla saldezza nel loro utile.' 176 così scopertamente rimproverato da Palita, il gatto fattosi vergognoso, diceva queste parole al topo: 177 ' io elogio molto la tua saggezza che tu devoto al mio bene, hai detto nel vero interesse che non vuoi vedermi, 178 tu non devi pensare a me in modo contrario o virtuoso, col dono della vita da te fatto tu sei divenuto mio amico, 179 sono sapiente del dharma, apprezzo le qualità e sono specialmente grato, affezionato agli amici sono, specialmente a quelli come te, 180 in queste circostanze o virtuoso non devi staccarti da me, da te abbandonato, io lascerei la vita assieme ai miei famigliari, 181 vergogna alle parole dei saggi conosciute dagli intelligenti come me, tu non devi o vero sapiente del dharma dubitare della mia morte.' 182 così elogiato dal gatto, quel topo, profondamente pensano tra sé, queste parole diceva al gatto: 183 ' tu sei virtuoso, e di ciò che ho udito sono felice, ma non mi fido, o con elogi o con mucchi di ricchezze io non posso di nuovo stare con te, 184 i saggi senza ragione non vanno nelle sgrinfie dei nemici amico mio, su questo argomento vi sono due strofe fatte da Uśanas, ascoltale: 185 'fatta una tregua col nemico, e fatta alleanza con uno più forte, con attenzione e rettamente si deve agire, e raggiunto lo scopo non si deve fidarsi, 186 perciò in tutte le circostanze di deve proteggere la propria vita, ricchezze e disposizione d'animo tutto diventa vitale.' 187 in breve la suprema regola dei trattati di politica e non fidarsi, perciò chi non si fida degli uomini molteplici frutti ottiene, 188 anche i deboli non sono uccisi diffidando dei nemici, e quelli che si fidono anche se forti, rapidamente sono uccisi dai più deboli, 189 io debbo sempre proteggermi da quelli come te o gatto, pure tu proteggi te stesso dal caṇḍāla per natura peccatore.' 190 avendo egli così parlato lo agitava, e preso da paura, il gatto rapidamente entrava nella sua tana, 191 quindi sapiente dei trattati di artha, mostrando la sua grande intelligenza, il saggio topo si recava in un'altra tana, 192 dal solo Palita, debole e saggio con intelligenza, molti nemici fortissimi furono sconfitti, 193 il sapiente può fare un accordo anche con un nemico valente, il topo e il gatto si liberarono aiutandosi vicendevolmente, 194 così ti ho mostrato questa via del dharma kṣatriya, in dettaglio o signore della terra, e in breve di nuovo ascoltala, 195 due reciproci nemici che si fanno un supremo bene, hanno entrambi in mente di conquistarsi l'un l'altro, 196 e qui il saggio affidandosi rettamente alla forza della ragione vince, e per negligenza il saggio è vinto pure dagli sciocchi, 197 perciò come senza timori ma timoroso, come in fiducia ma senza fidarsi, chi è con attenzione così non trema e se trema non va in rovina, 198 a tempo debito l'alleanza col nemico e a tempo debito l'inimicizia coll'amico si deve compiere, così dicono sempre i veri sapienti o Yudhiṣṭhira, 199 così pensando o grande re, avendo acquisito i trattati di artha, concentrato e con cura, davanti al pericolo agisca come uno timoroso, 200 e mostrandosi come uno timoroso faccia la pace, dal pericolo si origina una mente potente e attenta, 201 questo timoroso non ha paura dei futuri pericoli, ma per chi non teme nulla per questa sua fiducia, nasce un grandissimo pericolo, 202 non essere troppo timido, questo il consiglio sempre utile, dall'ignoranza si passa a conoscere quando si vada ad esaminare le situazioni, 203 perciò se impaurito come senza paura, e senza fidarsi come uno fiducioso, sapendo l'importanza delle cose da fare, nulla di falso si faccia, 204 così io ti ho raccontato questa storia o Yudhiṣṭhira, e avendola udita, tu secondo giustizia agisci in mezzo agli amici, 205 ottieni il massimo discernimento riguardo gli amici e i nemici, e il tempo di guerra o di pace e i mezzi per liberarti nelle difficoltà, 206 facendo alleanze coi nemici, dopo aver fatto pace col più forte, pratichi l'alleanza con intelligenza, e raggiunto lo scopo più non si fidi, 207 questa politica è permessa nei tre scopi della vita o Yudhiṣṭhira, sollevato da questa sapienza, ancora tu governa le tue genti, 208 che tu possa partire assieme ai brahmani o pāṇḍava, i brahmani sono il supremo bene qui e in cielo o bhārata, 209 essi sono i più sapienti del dharma, e sempre sono grati o potente, e se onorati sono di buon servizio se prima conquistati o sovrano di uomini, 210 tu otterrai regno, bene supremo o re, gloria e fama, e la continuità della stirpe, secondo le regole e il giusto ordine, 211 questa storia di pace e di inimicizia fra quei due, ben raccontata e piena di intelligenza, deve sempre tener presente il signore della terra, e seguirla o re, circondato dai nemici.” CXXXVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ tu hai dato il consiglio o grandi-braccia di non fidarsi dei nemici, come deve agire il re se non si fida in ogni caso? 2 dal non fidarsi o re, un supremo pericolo sorge al sovrano, come senza fidarsi il re può vincere i nemici o principe? 3 recidi questo mio dubbio, la mia mente ne è confusa, avendo udito questa storia sul non fidarsi o nonno.” 4 Bhīṣma disse: “ ascolta o kuntīde quanto accade nella dimora di Brahmadatta, ovvero la conversazione di Brahmadatta con Pūjanī o principe, 5 a kāmpilya abitava nel gineceo di Brahmadatta, un uccello femmina di nome Pūjanī che vi risiedeva da lungo tempo, 6 conoscendo le lingue di tutti gli esseri come un jīvajīvaka, omniscente, e sapiente di ogni dharma, era ella pur essendo un animale, 7 ella là aveva generato un solo figlio di grande splendore, e allo stesso momento anche dalla regina era nato un figlio del re, 8 ella andata sulla riva dell'oceano, raccoglieva due frutti, per nutrire il proprio figlio e il figlio del re, 9 uno lo dava al proprio figlio e l'altro al figlio del re, essi erano simili per gusto all'amṛta e aumentavano forza ed energia, e il figlio del re a mangiare quel frutto ne aveva una suprema crescita, 10 e in grembo alla nutrice, egli giocava coll'uccello, in segreto avvicinatosi a quell'uccello nato assieme a lui, dopo averlo ucciso o re dei re, tornava in grembo alla nutrice, 11 quindi l'uccello femmina tornava dalla raccolta dei frutti, vedendo a terra suo figlio ucciso da quel fanciullo, 12 con viso pieno di lacrime, triste avendo visto il figlio ucciso, Pūjanī soverchiata dal dolore piangendo queste parole diceva: 13 ' stando assieme allo kṣatriya non vi è amore né amicizia, per qualche scopo fanno offerte quaggiù, e ottenuto lo scopo ti abbandonano, 14 non si deve por fiducia negli kṣatriya in nessuna circostanza, anche offendendo sempre ti confortano come per nulla accaduto, 15 io oggi farò una vera vendetta, di quello che ha compiuto l'uccisione, ingannatore e violento uccisore di uno che si fidava, 16 di costui cresciuto col suo coetaneo, con cui pure mangiava, uccisore di uno giunto a rifugiarsi, costui ha una triplice colpa.' 17 così avendo parlato coi suoi artigli, gli occhi del figlio del re avendo trafitto, con calma Pūjanī queste parole diceva: 18 ' spontaneamente avendo fatto il male immediatamente lo subisce, facendo la vendetta di costoro, non va perduto il bene e il male, 19 e se qualcuno che ha fatto una mala azione non si trova, essa ricade sui suoi figli, se non su nipoti e su figli di figlie.' 20 Brahmadatta disse: ' quanto da noi compiuto è stato ricambiato da te, le due cose si sono equilibrate, resta qui o Pūjanī non andartene.' 21 Pūjani disse: ' una volta compiuta un'offesa chi rimane, dunque non è elogiato dai saggi, la miglior cosa è andarsene, 22 alle gentili palole dirette da uno divenuto nemico o sovrano, non si deve credere, rapidamente si trova legato lo sciocco, che non valuta l'inimicizia, 23 la reciproca inimicizia raggiunge figli e nipoti, e distrutti figli e nipoti, raggiunge l'altro mondo, 24 il non fidarsi di tutti quelli divenuti nemici porta al bene, è necessario non fidarsi di chi ha tradito la fiducia, 25 di uno non affidabile non si deve aver fiducia, e neppure di uno affidabile, ad altri a piacere si deve dar fiducia ma mai si deve fidarsi dei nemici, 26 madre e padre sono i migliori dei parenti, la moglie vecchia dà il seme che è il figlio, il fratello è un nemico, e umida è la mano del giovane, solo tu conosci dolore e gioia, 27 tra quelli che sono reciproci nemici, non di devono fare unioni, non vi è più scopo alcuno che io qui risieda, 28 pur onorato con ricchezze e onori un vivente prima offeso, ne ha l'animo privo di fiducia, se prima fu allarmato dal forte, 29 quello che fu prima onorato, laddove poi sia umiliato, se virtuoso deve abbandonare la residenza di chi l'ha onorato e umiliato, 30 sono vissuto nelle tua casa in sicurezza per molto tempo, ma sorta questa inimicizia io ti abbandono, stammi bene.' 31 Brahmadatta disse: ' che scopo c'è di vendicarsi, qui non si farà alcuna offesa, da ciò il debito è pagato, rimani o Pūjanī, non andartene.' 32 Pūjanī disse: ' né con l'atto compiuto né col suo autore si può ancora stare, il cuore qui sempre conosce l'atto e il suo autore.' 33 Brahmadatta disse: ' coll'atto e col suo autore si può ancora stare insieme, veduta cessare l'inimicizia, non più si cade nel male.' 34 Pūjanī disse: ' l'inimicizia non si supera dicendo: ' sono soddisfatto.' così non ci si fida, lo sciocco si affida alla fiducia, perciò è meglio non vedersi, 35 quelli che non sono conquistati neppure violentemente da affilatissime armi, sono imprigionati con amichevoli modi come gli elefanti dalle femmine.' 36 Brahmadatta disse: ' dal vivere insieme nasce l'affetto anche cogli assassini, come la fiducia reciproca tra i cani e il loro custode, 37 abitando insieme in dolcezza finiscono le reciproche inimicizie compiute, e più non vi rimane inimicizia, come acqua sui loti.' 38 Pūjanī disse: ' l'inimicizia sorge per cinque ragioni, così le conoscono i sapienti; per le donne, per natura, per male parole, dal nemico naturale e per le offese, 39 colui che la porta deve essere ucciso, specialmante dallo kṣatriya, in modo chiaro o immanifesto, avendo determinato luogo e forze, 40 in chi ha fatto atti ostili non si deve por fiducia, sia pur un amico, nascosta se ne sta l'ostilità come un fuoco invisibile nella legna, 41 né con ricchezze, né colla violenza, né con conciliazioni, né colle scritture, si spegne il fuoco dell'inimicizia o re, come il fuoco di Aurva nell'oceano, 42 né il fuoco dell'inimicizia sorto da azioni o offese, si spegne senza aver bruciato una delle parti alla distruzione o sovrano, 43 in uno che ha prima recato offesa anche che ti tratti con ricchezze e onori, né fiducia né pace si ha, dalla forza è agitata l'azione, 44 io non ti avevo fatto alcuna offesa e così tu a me, e con fiducia prima abbiamo coabitato, ma ora io non mi fido più.' 45 Brahmadatta disse: ' dal tempo ogni cosa è compiuta, e varie sono le azioni, che si svolgono nel tempo, chi dunque qui reca ingiuria a chi? 46 ugualmente sorgono entrambe morte e nascita, e dal tempo sono compiute, e per questo motivo si vive, 47 alcuni sono legati insieme, e altri ciascuno al proprio, il tempo brucia i viventi come, come un fuoco acceso fa coll'erba, 48 io non sono l'autore, né tu lo sei del nostro vicendevole bene, il tempo sempre stabilisce il male e il bene nei viventi, 49 dunque rimani qui con affetto, per il tempo che desideri risiedervi, quanto accaduto io l'ho perdonato, e anche tu perdonalo o Pūjanī.' 50 Pūjanī disse: ' se il tempo per te è la misura di tutto, se non vi è alcuna ostilità, perché i parenti chiedono vendetta quando è ucciso uno di loro? 51 perché dèi e asura un tempo si assalirono reciprocamente? se il tempo produce gioie e dolori, vita e morte, 52 perché i medici vogliono fare una cura in caso di malattia? se col tempo maturano, che motivo hanno le cure? 53 perché fanno grandissimi lamenti quelli soverchiati dal dolore? se il tempo è la misura di tutto, qual'è il dharma degli autori? 54 tuo figlio ha ucciso mio figlio, e io volli colpirlo, di conseguenza io divengo punibile da te o signore della terra, 55 io dal dolore per il figlio ho fatto del male a tuo figlio, ascolta in verità perchè tu devi scagliarti contro di me, 56 per mangiarli e per giocarci, gli uomini desiderano gli uccelli, non vi è un terzo giusto motivo eccetto morte e imprigionamento, 57 alcuni per paura di morte e imprigionamento, si rifugiano nei modi di fuga, le persone sapienti del dharma dicono che dolore nasce da morte e sventura, 58 la vita è più cara di tutto, e più cari di tutto sono i figli, tutto è agitato dal dolore, e tutti desiderano la gioia, 59 la vecchiaia è dolore o Brahmadatta, e dolore è l'insuccesso degli scopi, dolore è la coabitazione non voluta, dolore è la frustrazione dei desideri, 60 il dolore è fatto da ostile imprigionamento, e dalla violenza fatta alle donne, il dolore sempre nasce dalla gioia, e viceversa, 61 alcuni di scarso intelletto, dicono che non vi è dolore nel dolore altrui, chi non ha conosciuto il dolore dice questo davanti a tutti, 62 uno che soffre afflitto dal dolore, come potrebbe dire questo, avendo conosciuto ogni dolore, sia proprio che altrui? 63 quanto io ho fatto a te o re, e quanto tu hai fatto per me, non si può espiare neppure in centinaia di anni o uccisore dei nemici, 64 di noi due che ci siamo fatti male vicendevolmente qui non può esserci pace, ogni volta che ricorderai tuo figlio, sorgerà una nuova inimicizia, 65 avendo vicino un nemico, chi vuole fargli del bene e come un vaso rotto di terracotta che non si può riunire, 66 e il saldo sospetto nato dai trattati di artha porta felicità, e anche Uśanas un tempo diceva due strofe a Prahrāda: 67 quelli che danno fiducia al nemico, vera o falsa che sia, questi fiduciosi, vanno in rovina come miele su erba secca, 68 le inimicizie non si spengono nelle famiglie, fino alla decima generazione si trova chi le racconta nella famiglia se c'è ancora un uomo, 69 nascondendo le inimicizie, i sovrani parlano gentilmente, e poi lo riducono in pezzi come una giara piena su una roccia, 70 non si deve mai fidarsi o re, di uno che ti ha fatto del male, col fidarsi dei nemici che ti hanno fatto del male, si cade nel dolore.' 71 Brahmadatta disse: ' senza fiducia non raggiungono i loro scopi, e neppure ottengono qualcosa, per timore dell'altro sempre vivono come morti.' 72 Pūjanī disse: ' chi quaggiù ha i piedi feriti striscia coi piedi, i suoi piedi sono infermi, e si muovono con cautela, 73 uno che guardi il vento contrario con occhi dolenti, ne avrà certamente gli occhi ancora più sofferenti per il vento, 74 chi mettendosi sulla cattiva strada, sia guidato da confusione mentale, non conoscendo la propria forza, ne ha la fine della vita, 75 l'uomo che ari il suo campo senza sapere se piove, privo di abilità umana, non ottiene ancora il raccolto, 76 chi mangi sempre cibo salutare che sia pure povero di gusto, o piccante o astringente costui è degno dell'immortalità, 77 l'uomo che per avidità, avendo mangiato propriamente, divori altro cibo, trascurandone la digestione, ne ha la fine della vita, 78 destino e impegno umano stanno uniti vicendevolmente, ottime sono le azioni dei generosi, i codardi seguono il destino, 79 si deve compiere l'azione per il proprio bene, che sia fiera o gentile, sempre chi non si impegna in alcun modo nell'agire è divorato dalle avversità, 80 perciò anche in esiti dubbiosi si deve agire con coraggio, anche abbandonando ogni proprietà, l'uomo deve agire per il proprio bene, 81 sapienza, valore, abilità, forza e intelligenza per quinta, questi si dicono gli amici utili con i quali procedono i saggi, 82 casa, metalli preziosi, campo, moglie e amici, queste dicono siano le cose da avere, l'uomo le ottiene in ogni momento, 83 in ogni tempo il saggio si rallegra e in ogni tempo risplente, non fa paura a nessuno, e nel pericolo non si spaventa, 84 sempre per l'intelligente anche una piccola ricchezza cresce, con abilità compie il suo agire, e rimane sempre in controllo, 85 la cattiva moglie di uomini di scarso intelletto attaccati all'amore della casa, divora le loro carni come un granchio femmina i giovani granchi, 86 altri pensando: ' qui vi è casa, campi, amici e patria.' così si deprimono questi uomini per mancanza di intelletto, 87 e se ne vanno dalla regione malata, afflitta da fame e malattie, o si va a vivere in un altro luogo, oppure si riside lì se sempre onorati, 88 perciò io andrò a vivere in altro luogo, non posso stare qui, mi ha fatto un atto insopportabile tuo figlio o sovrano, 89 una cattiva moglie, un cattivo figlio, cattivi re, e cattivi amici, cattivi parenti e cattiva regione, bisogna lasciarli lontani, 90 non vi è fiducia nel cattivo amico, come si può esser fedeli ad una cattiva moglie? non vi è soddisfazione verso un cattivo re, e non si può vivere in una cattiva terra, 91 non vi è unione con un cattivo amico, che sempre ha incerta amicizia, e disprezzo sorge per il cattivo parente, che distrugge la ricchezza, 92 moglie è quella che parla con amore, figlio è laddove vi è soddisfazione, amico laddove vi è fiducia, patria laddove si può vivere, 93 laddove non vi è un re violento e dai duri ordini, che non sia avaro, che adorni i poveri, 94 moglie, patria, amici, figli, parenti e famigliari, tutto ciò vi è dove il sovrano possiede qualità e l'occhio al dharma, 95 le genti di uno che agisce contro il dharma, senza governo vanno alla distruzione, il re è la radice dei tre scopi, governando con ogni cura, 96 preso un sesto di tasse, deve bene usare quelle tasse, il sovrano che non protegga rettamente le sue genti è un ladro, 97 il re che promessa sicurezza non la compia nella giusta misura, caricandosi del male di tutto il mondo, questo ingiusto cade all'inferno, 98 il re che invece, promessa sicurezza, sempre la compia nella giusta misura, costui è conosciuto come fonte di felicità, proteggendo le sue genti nel dharma, 99 padre, madre, guru, protettore, fuoco, Kubera e Yama, questi gli aspetti del re, che elenca Manu signore delle creature, 100 è padre il re che non reca paura a regno e sudditi, l'uomo che agisce con lui ingannevolmente rinasce animale, 101 è come una madre chi nutre e risolleva l'afflitto, come un fuoco brucia i malvagi, e punendo diviene Yama, 102 distribuisce ricchezze nei sacrifici, generoso come Kubera, è guru per i suoi giusti comandi, e protettore per la sua protezione, 103 il re però, che fa gioire colle sue qualità cittadini e sudditi, non ha un regno che va in declino per il suo giusto e qualificato governo, 104 di persona accertando quanto si debba fare per cittadini e sudditi, il signore della terra felicemente gioisce in questo e nell'altro mondo, 105 sempre sono spaventate le genti di chi impone gravose tasse, e sono afflitte da sventure, e lui cade in rovina, 106 il re le cui genti crescono come il loti in uno stagno, questo re che gode dei frutti di tutti i suoi sacrifici, è onorato al mondo, 107 l'ostilità verso un forte o re, non è mai raccomandata, chi ha ostile un forte come può avere regno e felicità?'” 108 Bhīṣma disse: “ avendo così parlato l'uccello femmina a Brahmadatta signore di uomini, chiesto licenza al re se ne andava nel luogo che voleva, 109 questa fu conversazione di Brahmadatta con Pūjanī, e io te l'ho raccontata o migliore dei bhārata, che altro vuoi udire?” CXXXVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ alla fine dello yuga, distrutto il dharma e il mondo o bhārata, essendo afflitto dai ladroni, in che modo si può raffermare o nonno?” 2 Bhīṣma disse: “dunque ti illustrerò la condotta nelle avversità o bhārata, di come deve agire il signore della terra in quel tempo abbandonando la pietà, 3 anche qui raccontano una storia antica, sul dialogo tra Bharadvāja e il re Śatruṃtapa, 4 il re dei sauvīra, di nome Śatruṃtapa, grande guerriero, avendo incontrato Kaṇika gli chiedeva la sua opinione sull'artha: 5 ' come si può ottenere quanto non si ha e avutolo come si accresce? in che modo quanto accresciuto si può custodire, e prottetto come si deve usare?' 6 a lui quell'esperto di artha richiesto sull'uso dell'artha, quel brahmano rispondeva queste supreme e utili parole: 7 ' sempre sia alzato il bastone, sempre sia mostrato il proprio valore, privo di difetti, deve guardare ai difetti dei nemici e ai falli del suo seguito, 8 sempre la gente fortemente teme chi ha il bastone pronto, perciò si devono trattenere con bastone tutti i viventi, 9 così raccomandano i sapienti che vedono il vero, perciò nei quattro modi di governo il bastone è detto il principale, 10 quando una residenza è abbattuta alla base, tutti quelli che vi vivono sono uccisi, come possono resistere i rami quando l'albero è abbattuto alla radice? 11 il sapiente per prima cosa deve tagliare la radice del partito nemico, quindi proseguire coi compagni, e con tutto il partito, 12 con ottimi consigli, con grande coraggio, con lotta suprema, e buona difesa, si deve agire nei giusti tempi durante le avversità, e non si deve vacillare, 13 nei discorsi sia sempre educato, ma col cuore come un rasoio, parlando per primo con gentilezza, abbandoni brame e ira, 14 e avendo fatto alleanza col nemico non presti fede alla pace, ma da saggio se ne allontanti quando raggiunto lo scopo, 15 pacifichi il nemico con conciliazione e apparenza di amicizia, e costantemente lo tema, come un serpente entrato in casa, 16 chi lo superi in intelligenza se lo deve conciliare, nel passato lo sciocco con promesse per il futuro, ma il saggio con doni presenti, 17 inchinando la testa a mani giunte pronunci giuramenti e conciliazioni, e si faccia venire le lacrime agli occhi chi desidera la prosperità, 18 si carichi il nemico sulle spalle finché le circontanze non cambiano, e quindi giunto il momento, lo spezzi come una giara su una pietra, 19 l'uomo deve bruciare un momento o re dei re, come carbone di tinduka, e non fumare a lungo senza fiamme come un fuoco di paglia, 20 non si deve cercare il proprio scopo con uno inutile e ingrato, ottenuto il successo pur potendo goderne, si è disprezzati, perciò si devono compiere tutte le cose dovute non interamente, 21 per quanto è il suo meglio deve imitare il cuculo, l'orso, il monte meru, una casa vuota, uno sciacallo, e uno di aspetto devoto, 22 ogni volta alzandosi si rechi sempre composto alle case dei nemici, e si informi della loro salute, seppur sembri infermo, 23 i pigri non ottengono i loro scopi, né i vili, né gli orgogliosi, né chi teme la voce del popolo, né quelli che sempre attendono, 24 il nemico non deve vedere i tuoi difetti, ma tu devi conoscere i difetti del nemico, devi proteggere i tuoi falli come la tartaruga nasconde le membra, 25 come l'astuta gru deve pensare ai suoi scopi, come un leone deve avanzare, come un lupo deve balzare, e correre come una lepre, 26 bevande, dadi, donne, caccia e musica e canti, queste cose con giudizio persegua, troppo attaccamento è qui una colpa, 27 fabbrichi archi di canne, e dorma come dormono le bestie, deve essere cieco al momento di esserlo, e si affidi pure alla sordità, 28 raggiunto tempo e luogo, il sagace proceda con coraggio, passato momento e luogo, il coraggio diviene inutile, 29 determinando momenti opportuni e no, e la propria forza e debolezza, connosciute le reciproche forze, allora impegni sé stesso, 30 il re che non conduce il nemico sotto il suo bastone, siede abbracciando la morte come una mula il suo grembo, 31 ben fiorito un albero può essere privo di frutti, e se pieno di frutti arduo da salire, e frutti acerbi possono sembrare maturi, di nulla si abbatta, 32 faccia speranze secondo il momento, e usi degli impedimenti, dicendo che l'ostacolo è casuale, e che pure il caso è benefico, 33 da timoroso deve stabilire ogni cosa finché non giunge il pericolo, veduto giunto il pericolo deve attaccare senza paura, 34 senza far sorgere i dubbi l'uomo vede le cose migliori, ma sorto di nuovo un dubbio se vive deve guardarlo, 35 investighi quanto deve accadere, e sostenga il pericolo presente, e se di nuovo sorge, lo guardi come qualcosa da conquistare, 36 abbandonare il felice stato del tempo presente, per felicità future, non è condotta intelligente, 37 chi fatta la pace col nemico dorma felice fidandosi, è come uno addormetato sulla cima di un albero che si sveglia caduto, 38 con ogni azione che sia gentile o terribile, deve sollevare sé stesso abbattuto, e in forze pratichi il dharma, 39 quelli che sono nemici di tutti i nemici, costoro deve onorare, e deve conoscere le proprie spie e quelle spedite dai nemici, 40 la propria spia deve farla ben fornita, e pure quella del nemico e faccia entrare nel regno nemico ipocriti e asceti, 41 in parchi e giardini in luoghi di residenza e attorno a fontane, in taverne e bordelli, nei tīrtha e nei padiglioni, 42 si aggirano come spine del mondo incantando il dharma, e vi si recano, scoprendoli li deve fermare e pure arrestare, 43 non deve fidarsi di chi non è affidabile, e neppure si fidi di chi è affidabile, il pericolo segue la fiducia, non si deve fidarsi senza accertamenti, 44 resosi fiducioso il nemico con mezzi di provata verità, quindi lo si abbatta al momento in cui il suo piede vacilla, 45 si deve sospettare anche dell'insospettabile, e sempre si sospetti nel dubbio, il pericolo nasce dal dubbio e può ditruggere dalla radice, 46 coll'attenzione, col silenzio, colle brune vesti, con crocchie e pelli, avendo reso fiducioso il nemico, come un lupo si deve assalirlo, 47 se il figlio o il fratello o il padre o qualche amico, recano ostacolo allo scopo, devono essere uccisi da chi desidera la prosperità, 48 anche il guru arrogante quanto faccia o non faccia per ignoranza, se sia caduto sulla cattiva strada, il bastone deve punirlo, 49 alzandosi a salutarlo con rispetto donandogli qualcosa, chi ha ucciso molte persone sia tenuto come un uccello dal becco aguzzo, 50 senza colpire le parti vitali, senza compiere crudeli azioni, senza uccidere come un pescatore, non si ottiene la suprema prosperità, 51 non vi è certo nemico per nascita, né di certo vi è un amico, a causa delle circostanze nascono amici e nemici, 52 non risparmi un nemico pure che si lamenti pietosamente, che là non vi sia dolore, uccida chi l'ha prima offeso, 53 sempre sia attento a spese ed entrate, compia i suoi doveri senza invidie, con attenzione deve praticare le punizioni chi vuole la prosperità, 54 sorridendo deve dire cose piacevoli, e colpendo ancora più piacevoli, pure tagliandogli la testa si lamenti e pure pianga, 55 inviti con gentilezza, con onore e con pazienza, questo deve compiere per i suoi scopi chi vuole la prosperità, 56 non compia inutili ostilità, non si deve attraversare un fiume colle braccia, mangiare corna di bue è privo di scopo e accorcia la vita, i denti si rovinano e pure nessun gusto si sente, 57 nei tre scopi della vita vi sono tre vantaggi legati a tre svantaggi, conoscendo il modo di slegarli, si elimina lo svantaggio, 58 quanto rimane del debito, quanto resta del fuoco e dei nemici, sempre più può accrescersi anche se lasciato piccolo, 59 si saldi il crescere del debito e siano conquistati i nemici, potrebbero portare fiero danno i disordini non considerati, 60 non parzialmente si devono compiere le cose, sempre attenti bisogna essere, pure una sola spina mal tagliata porta rapidamente alla malattia, 61 uccidendo gli uomini, e distruggendo le strade, e distruggendo le sue ricchezze di deve abbattere il regno nemico, 62 con lo sguardo di avvoltoio, movenza di gru, attività di cane e coraggio di leone, senza tremare, sospettoso com un corvo, si deve muovere come un serpente, 63 dal fomentare ribellioni tra le prime fila, dal conciliarsi i propri cari, deve controllare i ministri, e anche da separazioni controversie, 64 se è gentile lo disprezzano, se è aspro lo temono, al tempo opportuno sia aspro, e gentile diventi al tempo della gentilezza, 65 con gentilezza uccida il più gentile e con gentilezza uccida il crudele, non c'è nulla che la gentilezza non ottenga, perciò il gentile è ancora più aspro, 66 chi è gentile a tempo debito, e a tempo debito è feroce, effettua i suoi doveri, e conquista i nemici, 67 se gli è ostile un sapiente, non si fidi nel dire che è lontano, lunghe braccia hanno i sapienti, con cui colpiscono quando colpiti, 68 non si attraversi un luogo che non abbia limite, non si prenda se il nemico può riprenderlo, non si scavi senza raggiungere la radice, non si colpisca la testa di chi non può cadere, 69 quanto così detto l'uomo non deve compierlo se non caduto in difficoltà, perche tu possa pacificarti assalito dal nemico, questo io ti ho detto per il tuo bene.' 70 secondo le regole imparando queste benefiche parole dette dal savio, il sovrano dei suvīra, con animo attento compiva quelle parole, e godeva di accesa prosperità coi suoi parenti.” CXXXIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ perduto il supremo dharma, trasgredito da tutto il mondo, quando il dharma diventa adharma, e l'adharma è il dharma, 2 e i giudici sono corrotti, e tentenna la saldezza nel dharma, quando il mondo è oppresso dai re, oppure dai ladri o signore di popoli, 3 quando tutti i modi di vita sono confusi, le azioni scoraggiate, e per brama, confusione e avidità, si vede solo paura o bhārata, 4 quando nessuno si fida e tutti sono sempre impauriti o principe, e con disonestà si uccidono e si ingannano reciprocamente, 5 quando le regioni sono incendiate, e i brahmani sono oppressi, non piove nella stagione delle piogge, e per dispute crescono le divisioni, 6 quando tutta la vita sulla terra diviene preda dei ladri, come può vivere il brahmano quando è giunto questo pessimo tempo? 7 lamentandosi, non volendo abbandonare figli e nipoti o signore di uomini, come può agire nelle sventure? questo dimmi o nonno, 8 e come può agire il re quando il mondo è caduto nel peccato? e come può non allontanarsi da artha e dharma o tormenta-nemici?” 9 Bhīṣma disse: “sono radicate nel re prosperità e buone piogge o grande re, le malattie delle sue genti, e morte e pericoli, 10 gli yuga kṛta, tretā, dvāpara, e kali o toro dei bhārata, sono tutti radicati nel re, per me qui non vi è dubbio, 11 giunti questi tempi delittuosi per le genti, affidandosi alla forza della sapienza, si deve vivere allora, 12 anche qui raccontano una storia antica sulla conversazone di Viśvāmitra in una casa di caṇḍāla, 13 al passaggio tra tretā e dvāpara, un tempo per corso del fato, vi fu una terribile siccità o re, per dodici anni, 14 essendo vicina la fine dello yuga e aumentate le creature, alla fine del tretā, mentre stava iniziando il dvāpara, 15 il Mille-occhi non faceva piovere, giove era retrogrado, e Soma apparendo fuori orbita procedeva sulla via meridionale, 16 non vi era rugiada alla fine della notte, come poteva dunque annuvolarsi? i fiumi avevano pochissima acqua, e in qualche parte era sparita, 17 laghi e torrenti e pozzi e fontane, apparivano privi di splendore per la secchezza stabilita dal fato, 18 la terra cosi privata dell'acqua, cessata ogni assemblea, cessati sacrifici e studi vedici, privata di riti e festività, 19 impedita agricoltura e allevamento, cessati mercati e botteghe, cessate associazioni e accordi, finite le grandi feste, 20 coperta di ossa e scheletri, piena di genti lamentevoli, vuote per lo più le città, e bruciati villaggi e residenze, 21 qua per i ladri, qui per le armi, là per i re afflitti, per la paura reciproca, per lo più vi erano luoghi privi di genti, 22 finita le speranza nel destino, vecchi e bambini erano abbandonati, priva di vacche e bufali, reciprocamente presi per mangiare, 23 uccisi i savi, uccisi i protettori, terminati i depositi di medicine, di color bruno cogli uomini morti divenne la terra allora, 24 in questo terribile tempo, privato del dharma o Yudhiṣṭhira, vagavano affamati i mortali, mangiandosi vicendevolmente 25 i ṛṣi lasciate le discipline, abbandonati fuochi e divinità, lasciati i loro āśrama correvano di qua e di là, 26 il venerabile Viśvāmitra, grande ṛṣi, senza dimora, afflitto dalla fame, quel saggio vagava per ogni luogo, 27 e un giorno vagando la dimora di genti fuori casta, crudeli e dedite all'assassinio raggiungeva in una foresta, 28 questa era piena di stoviglie rotte, e coperta di pelli di cane, piena di ossi frantumati di muli e cinghiali e di frammenti di giare e vasi, 29 riempita di vesti di morti, e adornata di ghirlande sfiorite, e il rifugio era marcato da ghirlande fatte di pelli di serpi, 30 e vi erano tempietti divini con insegne di piume di gufo, era decorata con campane metalliche, e piena di mute di cani, 31 pieno di fame vi entrava il grande ṛṣi figlio di Gādhi, intento a cercare da mangiare, usando ogni sforzo, 32 ma questuando il nipote di Kuśika, non trovava né carne, né frutti o radici, né qualsiasi altro cibo, 33 ' ahime, mi trovo in angustie.' così pensava il nipote di Kuśika, e cadeva al suolo per la debolezza in quella residenza di caṇḍāla, 34 e il muni pensava: ' quale bene vi può essere per me? come posso inutilmente non morire?' così egli o migliore dei principi, 35 e quel muni scorgeva un pezzo di carne di cane lasciata nella casa del caṇḍāla o re, appena ucciso con le armi, 36 egli pensava allora: 'io la devo rubare, qui nell'immediato non vi è altro mezzo di sostenermi la vita, 37 nelle difficoltà, il rubare è permesso, ad uno superiore o uguale o inferiore, e poi si può ad uno superiore, a cui prima non si doveva rubare, 38 da uno inferiore si può prendere e poi di seguito da uno uguale, e davanti alla morte si può prendere anche da uno superiore nel dharma, 39 e io essendo sull'orlo di perdere la vita, predendo, non vedo colpa nel furto, e prenderò questa carne.' 40 preso questa decisione il grande muni Viśvāmitra, in quel luogo dove era caduto si addormentava o bhārata, 41 vedendo profonda la notte addormentata la dimora del caṇḍāla, lentamente alzatosi, il venerabile entrava nel recesso del rifugio, 42 il caṇḍāla era addormentato cogli occhi pieni di muco, con orribile suono, feroce diceva con aspetto cattivo: 43 ' chi tocca questa coda mentre si dorme nella dimora del caṇḍāla? io sono sveglio, non ero addormetato, e tu sei morto o malvagio.' 44 ' io sono Viśvāmitra, ' così rapidamente egli gli diceva, improvvisamente stando in pericolo, e agitato dalla sua azione, 45 ma il caṇḍāla udite le parole del grande ṛṣi dall'anima compiuta, si agitava e voleva uscire allora dal letto, 46 egli versando lacrime dagli occhi, a mani giunte in rispetto, diceva al nipote di Kuśika: ' o brahmano nella notte che vai cercando?' 47 ma Viśvāmitra conciliante diceva al fuori casta: ' sono affamanto, e alla fine della vita, e prenderò la coda del cane, 48 stanno cedendo le mie forze, e la fame distrugge le mia sapienza vedica, e pure ricordando il mio proprio dharma, prenderò la coda del cane, 49 vagando non ho trovato questua, quando giunsi alla vostra casa, allora ho posto mente al male, e prenderò quella coda di cane, 50 l'assetato berrà anche impurità, e non vi è vergogna per chi cerca cibo, la fame corrompe il dharma, qui io prenderò la coda di cane, 51 Agni è la bocca e il purohita degli dèi, e lo splendente ha puro il piede, come Brahmā si nutre di tutto così sappimi secondo il dharma.' 52 il caṇḍāla disse al grande ṛṣi:' ascolta le mie parole, e dopo averle ascoltate rimani saldo a non allontanarti dal dharma, 53 i saggi dicono il cane la vergogna degli animali, e la sua coda e coscia è dichiarata la vergogna del suo corpo, 54 non è rettamente appropriata per te o grande ṛṣi questa brutta azione, di rubare ad un caṇḍāla specialmente cibo proibito, 55 guarda ad un altro mezzo migliore, per mantenerti in vita, che per avidità di carne il tuo tapas non vada distrutto o grande muni, 56 conoscendola una via proibita, non devi fare confusione sul dharma, non abbandonare il dharma, tu sei un supremo sapiente del dharma.' 57 così apostrofato o re, allora Viśvāmitra o toro dei bhārata, pieno di fame quel grande muni di nuovo rispondeva: 58 ' grandissimo tempo è che io vago senza trovare cibo, e non trovo alcun mezzo per sostenermi in vita, 59 con qualsiasi azione che sia favorevole, deve sopravvivere l'afflitto, e quando è in grado praticare il dharma, 60 il dharma di Indra appartiene agli kṣatriya e quello del fuoco sacro ai brahmani, il fuoco del brahman è la mia forza, io mangerò compatibilmente colla fame, 61 in qualsiasi modo si possa sopravvivere, così si deve agire senza dolori, la vita è meglio della morte, chi vive può ottenere il dharma, 62 ed io desiderando la vita pure al cibo proibito mi applico avendoci prima pensato, questo da te mi sia concesso, 63 da vivo praticherò il dharma, mi liberero delle cattive azioni, col tapas e lo studio, come i luminari fanno con la grande oscurità.' 64 il fuori casta disse: ' non mangiando questo tu otterrai altro vigore, né lunga vita, né il gusto dell'amṛta, cerca un'altra questua, non por mente a mangiare cani, il cane è proibito ai ri-nati.' 65 Viśvāmitra disse: ' nella carestia è arduo trovare altra carne o caṇḍāla, io non ho cibo né sussistenza, pieno di fame, privo di speranze e mezzi, credo che la carne di cane abbia i sei gusti.' 66 il fuoricasta disse: ' i cinque animali dalle cinque unghie sono cibo per brahmani e kṣatriya o ri-nato, se le scritture sono autorità per te, non por mente a cibo proibito.' 67 Viśvāmitra disse: ' da Agastya per la fame fu divorato l'asura Vātāpi, io caduto in difficoltà agitato, mangerò la coda del cane.' 68 il fuoricasta disse: ' prendi un'altra questua, non devi fare ciò, al presente non è da fare, ma prendi se vuoi la coda del cane.' 69 Viśvāmitra disse: ' i saggi sono autorità del dharma, io seguiro la loro condotta, io ritengo mangiabile la coda di cane, e migliore di ogni puro cibo.' 70 il fuoricasta disse: ' quanto compiuto dal cattivo soggetto, non è il dharma eterno, questa condotta non di deve seguire, di compiere pretestuosamente il falso.' 71 Viśvāmitra disse: ' se sei un ṛṣi non puoi commettere peccati né cose condannate, io ritengo uguali cani e antilopi, perciò mangerò la coda di cane.' 72 il fuoricasta disse: ' quanto è fatto per i brahmani, è desiderato dal ṛṣi questo è giusto da mangiare, vi è dharma dove non vi è peccato, e con tutti i mezzi si deve proteggere.' 73 Viśvāmitra disse: 'io sono un brahmano, amico mi è il mio sé, caro mi è come il più venerabile al mondo, per sostenerlo io questo prenderò, io non temo genti crudeli come te.' 74 il fuoricasta disse: ' spontaneamente gli uomini abbandonano la vita, e non la sostengono con cibi proibiti, e tutti i loro desideri ottengono quaggiù o sapiente, godi quanto desideri pieno di fame.' 75 Viśvāmitra disse: ' finché non è giunto la vita futura, non è incerta la distruzione del karma, io allora agirò a purificarmi, proteggendo la radice mangerò cibo proibito, 76 se è una scelta sbagliata, sono felice, una sola cosa per errore è come un occhio chiuso, se pure compio un peccato per sbaglio, non diverrò come te.' 77 il fuoricasta disse: 'dolore è questo peccato, così è la mia opinione, arduo è che io intenda che tu sia un brahmano.' 78 Viśvāmitra disse: 'le vacche bevono pure l'acqua con le rane che gracchiano, tu non sei un'autorità del dharma, non essere presuntuoso.' 79 il fuoricasta disse: ' divenuto tuo amico ti consiglio, vi è pietà in me per te o ri-nato, fai così il tuo meglio, non mangiare il cane per avidità.' 80 Viśvāmitra disse: ' tu sei mio amico, se desideri aiutarmi, sollevami da questa sventura, io riconosco che sarei nel dharma, lasciando la coda del cane.' 81 il fuoricasta disse: ' io non posso darti questa, né vederti prendere la mia roba, entrambi noi due saremo imbrattati dalla tua colpa, io che lo do e tu che lo chiedi o savio.' 82 Viśvāmitra disse: ' avendo fatto oggi questo male, io vivendo compirò una grande espiazione, e con anima purificata tu otterrai il dharma, dimmi quale delle due è più importante.' 83 il fuoricasta disse: ' tu stesso sei testimone di quanto accade al mondo, tu conosci quanto qui è peccato, chi mangi del cibo di carne di cane, io credo non si astenga da nulla.' 84 Viśvāmitra disse: ' prendendo e mangiandolo vi è colpa, ma sempre si devono face eccezioni alla leggi, in chi non vi è violenza né inganno ma poca cosa, mangiare qui non è grave.' 85 il fuoricasta disse: ' se tu hai bisogno di mangiare, se non non vedi altro mezzo né altro dharma, che mangiare cibo proibito o re dei ri-nati, io non vedo peccato, mangia come credi.' 86 Viśvāmitra disse: ' non appare fallo nel mangiare, si dice che bevendo alcolici si pecca, e pure mal agendo l'un l'altro, non si ditrugge il merito con poca cosa.' 87 il fuoricasta disse: 'un cattivo luogo, un vile e un cattivo, disperdono la buona condotta dal saggio, chi per attaccamento ottiene di nuovo il suo stato deve poi usare il bastone.'” 88 Bhīṣma disse: “ così avendo parlato Mātaṅga al nipote di Kuśika allora, Viśvāmitra presa la decisione prendeva la coda di cane, 89 quindi afferrava le cinque membra per sopravvivere il grande muni, e presele con la moglie si recava nella foresta il grande muni, 90 e in quel frangente allora il Vāsava produceva la pioggia, che tutte le genti rinvigoriva e faceva nascere le piante, 91 e pure il venerabile Viśvāmitra bruciate le colpe col tapas, in un grande tempo otteneva una perfezione di suprema meraviglia, 92 e così quel saggio con animo forte, caduto in difficoltà sopravvisse, sapiente di ogni espediente, si sollevava dalla miseria, 93 affidandosi a questa decisione, sempre si deve vivere, vivendo l'uomo ottiene merito, e vede ogni bene, 94 perciò o kuntīde il saggio usando dharma o adharma, saldo in questa decisione, in questo mondo deve agire con animo controllato.” CXL 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quanto è descritto orribile e come ingannevole e incredibile, che è il costume dei ladroni, io lo voglio evitare, 2 sono perplesso e abbattutto, il mio dharma è perduto, non riesco ad impegnarmi, in ogni modo pensandoci.” 3 Bhīṣma disse: “ questo non viene dai puri precetti, non è precetto del tuo dharma, viene dalla saggezza, dolcemente rispettato dai saggi, 4 da molti parti la saggezza deve essere raccolta dal re, qui e là, non sorge da una sola branca del dharma, ma dove essa sta, 5 il dharma sorge sempre dall'intelligenza dei re che ben agiscono, e vi è la vittoria o kauravya, allora ascolta le mie parole, 6 i re di migliore intelligenza vincono desiderando la vittoria, il dharma deve essere seguito continuamente con intelligenza dal re, 7 il dharma dei re, non è stabilito da una sola branca del dharma, come può aver saggezza il debole non avendola prima acquisita? 8 chi non conosce la duplicità, su una doppia via può avere dei dubbi, la conoscenza della duplicità si deve acquisire prima o bhārata, 9 avendo vicina compagna la saggezza, si va ovunque come i fiumi, la gente conosce invece il dharma riferito, in un qualche modo, 10 alcuni lo conoscono rettamente e altri falsamente lo conoscono, accertandolo così com'è si prenda la sapienza dei virtuosi, 11 gli avversari del dharma saccheggiano le scritture, e per ignoranza divulgano il contrario dei sapienti dell'artha, 12 quelli che vogliono sussistere di sapienza desiderano gloria ovunque, tutti questi pessimi uomini, sono avversari del dharma, 13 di mente immatura e sciocchi, non conoscono accuratamente, sempre ignoranti delle scritture, di ogni cosa sono ignoranti, 14 saccheggiano le scritture cercandovi dei falli, e non seguono rettamente la conoscenza dei sapienti, 15 quelli che per ingiuria all'altrui sapienza, divulgano la propria conoscenza, con parole per armi, pensano con parole taglienti, come frutto della loro scienza, sappi che questi mercanti di conoscenza sono come rākṣasa o bhārata, 16 pretestuosamente, l'intero dharma conosciuto da loro è ridicolizzato, la parola del dharma non si intende né colla voce, né coll'intelligenza, così si sa, 17 così il dio benefico in persona dice che è la sapienza di Bṛhaspati, e nessuna parola quaggiù è detta senza motivo, 18 altri hanno diversa opinione da quanto stabiliscono le scritture, alcuni saggi quaggiù dicono che il dharma è la condotta mondana, 19 il sapiente non deve alterare da sé il dharma indicato dai virtuosi, per intolleranza, per ignoranza, o per confusione sulle scritture o bhārata, 20 quando il saggio parla delle scritture, totalmente si prendano senza guardar oltre, con gli studi fatti, colla mente e colla parola si devono elogiare, 21 anche dall'ignorante una parola utile a conoscere è ben pensata, se non è rigettato, nessuno degli śāstra è privo di senso, 22 Uśanas un tempo diceva ai daitya per togliere ogni dubbio: 'la sapienza non è definibile quando non cè ma quando c'è.' 23 di qualsiasi cosa tu sia soddisfatto, devi reciderla alla radice, chi non segua queste parole, è immerso nella falsità 24 per grandi cose sei stato creato, non per guardare all'agire, guarda dunque ad adornare la politica reale, ma uno che è libero con essa per questo si rallegra, 25 capra, cavallo, e kṣatriya, per lo stesso scopo furono creati da Brahmā, perciò si deve effettuare una spedizione contro esseri crudeli, 26 la colpa di uccidere uno che non lo merita, è uguale a non uccidere uno che lo merita, questo è dunque il confine che uno deve lasciare, 27 perciò il re deve raffermare nel proprio dharma le genti crudeli, che agiscono come lupi che si divorano l'un l'altro, 28 nel regno di chi vi sono schiere di ladroni che cercandosi come pesci nell'acqua, rubano le proprietà altrui, costui è la vergogna degli kṣatriya, 29 fatti ministri dei bennati, dotati della conoscenza dei veda, governa la terra o re, e proteggi nel dharma le tue genti, 30 il sovrano che prenda senza agire per trascuratezza, senza fare alcuna distinzione è uno kṣatriya eunuco, 31 né durezza, né non-durezza, ma secondo il dharma quaggiu è elogiato, entrambi non si devono superare, divenuto duro, diventa gentile, 32 difficile è il dharma kṣatriya, grande amicizia è salda in te, tu sei stato creato per fiere azioni, perciò governa il regno, 33 sempre si devono fermare i cattivi, e proteggere i virtuosi, nelle difficoltà, così ha detto il saggio Śakra o toro dei bhārata.” 34 Yudhiṣṭhira disse: “ vi è un limite per i ladroni che nessun altro possa violare? io lo chiedo a te o migliore dei virtuosi, questo dimmi o nonno.” 35 Bhīṣma disse: “ servi i brahmani e gli asceti anziani di sapienza, e i ricchi in condotta e sapienza vedica, questo è il supremo purificatore, 36 la tua condotta verso i brahmani sia sempre come quella verso gli dèi, i savi adirati possono farti molte cattive azioni o sovrano, 37 col compiacerli si ha la miglior gloria, il contrario dispiacendo a loro, compiaciuti i savi sono come l'amṛta, adirati come il veleno.” CXLI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ o nonno grande saggio, sapiente di tutte le scritture, quale dharma si ha nel proteggere il rifugiato, questo dimmi.” 2 Bhīṣma disse: “ grande dharma o grande re, vi è nel proteggere chi cerca rifugio, è degno di te chiedere questa questione o migliore dei bhārata, 3 i re a cominciare da Nṛga o re, proteggendo quelli in cerca di rifugio, hanno ottenuto la suprema meta, 4 si dice che un piccione ad un nemico giunto a rifugiarsi, offriva onori secondo le regole e lo nutriva colle sue carni.” 5 Yudhiṣṭhira disse: “ come accadde che un piccione nutriva colle sue carni, un nemico giunto a rifugiarsi, e quale fine ottenne o bhārata?” 6 Bhīṣma disse: “ ascolta o re, questa divina storia che distrugge ogni male, dal bhṛguide raccontata al sovrano Mucukunda, 7 questa questione o pṛthāde, un tempo il sovrano Mucukunda, chiedeva inchinandosi al bhṛguide o toro dei bhārata, 8 e il bhṛguide raccontava questa storia a lui che ascoltava, di come un piccione ha ottenuto la perfezione o sovrano di uomini, 9 questa storia legata alla saldezza nel dharma, e unita a kāma e artha, ascolta con attenzioe o re, mentre io te la racconto o grandi-braccia, 10 un terribile cacciatore di uccelli, dalla crudele condotta, simile al fato sulla terra, quel malvagio vagava per la terra, 11 di membra scure come un corvo, crudele, intento al male, largo di ventre, col magro collo, piccoli piedi, e grandi fauci, 12 egli non aveva alcun amico, né famigliari, né parenti, da costoro era stato abbandonato per le sue terribili azioni, 13 egli portava una rete e sempre uccidendo uccelli nella foresta, faceva commercio di questi volatili o signore di uomini, 14 e così in quella condotta comportandosi quell'anima malvagia, passava grandissimo tempo e non si accorgeva del suo adharma, 15 sempre rallegrandosi assieme alla moglie, confuso dal giogo del destino, non gli piaceva nessun'altra condotta, 16 quindi un giorno mentre stava nella foresta, appariva un grande uragano che quasi abbatteva i più grandi alberi, 17 il cielo pieno di nubi, e illuminato da molti lampi, in un momento ne era coperto come un mare da mucchi di navi, 18 pieno di gioia per i mucchi di nubi era il Cento-riti, e in un istante riempiva la terra di acque, 19 quindi in mondo pieno di acque, si aggirava quasi privo di sensi, pieno di freddo, in quella foresta in tutta l'anima agitato, 20 e il cacciatore di uccelli non trovava un riparo in cui rifugiarsi, il suo cammino nella foresta era pieno di acque, 21 e uccelli uccisi dalla forza del vento là giacevano, gazzelle, leoni, cinghiali, stavano rifugiati nelle tane, 22 gli abitanti della foresta spaventati dalla grande violenza del vento, pieni di paura, afflitti dalla fame, vagavano insieme nella selva, 23 egli con le membra colpite dal freddo, procedeva senza fermarsi, e scorgeva in un boschetto un grande albero scuro come nube, 24 e il cielo era sereno e pieno di stelle come un lago di loti, il cielo vedendo privo di nubi, il cacciatore afflitto dal freddo, 25 guardava in ogni direzione per un'opportunità, quell'anima malvagia, ' distante è la residenza del villaggio da questo luogo.' così lui o potente, avuta la certezza che nella selva si era fatta allora notte, 26 egli a mani giunte, inchinatosi si rivolgeva al grande albero: ' cerco rifugio presso le divinità che stanno qui.' così o bhārata, 27 sparso delle foglie a terra, messa la testa su una pietra, pieno di grande dolore dormiva allora l'uccellatore.” CXLII 1 Bhīṣma disse: “ là sui rami dell'albero con i suoi compagni, risiedeva da lungo tempo o re, un uccello dalle belle piume, 2 sua moglie presto era andata in giro, e non era tornata, e visto arrivata la notte, l'uccello si preoccupava: 3 ' vi fu un grande temporale, e non è tornata la mia amata, quale motivo vi sarà stato per cui ella non ritorna, 4 che vi sia la fortuna con la mia amata, in questa selva, con lei lontana, è vuota ora la mia casa, 5 se quella bellissima dagli occhi rossi ai bordi, e dal dolcissimo canto, se non ritornasse il mio amore, io non ho più motivo di vivere, 6 ella virtuosa e fedele nel dharma del marito, mi è più importante della vita, lei da asceta sa quando io sono stanco e affamato, 7 ella mi è attaccata, è benefica, affettuosa e fedele al marito, un uomo che abbia una tale moglie è uno ricco sulla terra, 8 la moglie è il supremo protettore, insegna al marito senza aiuti in questo mondo, come un compagno nelle cose mondane, 9 e così sempre per chi è afflitto da malattia, o che è caduto in disgrazia, non vi è nessuna medicina pari alla moglie per un uomo afflitto, 10 non vi è parente pari alla moglie, non vi è rifugio pari alla moglie, non vi è al mondo amico dedito al dharma pari alla moglie.' 11 mentre così si lamentava quell'uccello afflitto, la moglie catturata dall'uccellatore, udiva quel discorso, 12 ' non vi è donna di cui così parli il marito che non si rallegri, pure davanti al fuoco il marito è il rifugio della donna.' 13 così pensava piena di dolore al marito addolorato, allora la colomba, catturata dal cacciatore queste parole diceva: 14 ' dunque io ti indicherò il meglio per te, ascoltalo e così agisci, devi divenire o amato certamente un protettore di chi cerca rifugio, 15 questo uccellatore giace rifugiatosi nella tua dimora, è afflitto dal freddo e dalla fame, offri a lui venerazione, 16 uno che uccida un ri-nato, o una vacca madre del mondo, e chi uccida uno giunto a rifugiarsi, hanno tutti questi lo stesso inferno, 17 la condotta dei piccioni stabilita per voi come dharma di nascita, questa regola stabilita per te devi seguire sempre con tutta l'anima, 18 il capofamiglia che per quanto può, segue il dharma, nell'aldilà ottiene i mondi imperituri, così abbiamo udito, 19 tu hai progenie oggi, e tu hai dei figli o uccello, abbandonando la compassione per il tuo corpo, prendi dharma e artha, offri a lui venerazione, in modo di allietar la sua mente.' 20 così quella colomba ascetica stando nella gabbia, quelle parole pronunciate piena di dolore, guardava il marito, 21 udite le parole della moglie piene di dharma e di intelligenza, preso da grande gioia con gli occhi pieni di lacrime, 22 veduto quell'uccellatore, con agire stabilito dalle regole, l'uccello onorava con ogni sforzo quel cacciatore di uccelli. 23 e gli diceva: ' benvenuto a te, dimmi cosa posso fare per te, non devi aver preoccupazioni, agisci come nella tua casa, 24 dimmi tu in fretta o signore cosa vuoi che io faccia, fraternamente io ti dico che tu hai trovato rifugio da noi, 25 e verso chi è giunto a rifugiarsi, si deve agire come un ospite con ogni sforzo, specialmente da parte del capofamiglia che celebra i cinque sacrifici, 26 il capofamiglia che per confusione non pratichi i cinque sacrifici, non agisce nel dharma né in questo né nell'altro mondo, 27 parlami con grande fiducia, le parole che tu mi dirai, io compirò interamente, non por mente all'ansia.' 28 il cacciatore udite le parole dell'uccello diceva: ' il freddo mi opprime, sia fatta qualcosa per proteggermi dal gelo.' 29 così richiesto, allora l'uccello ammucchiate al suolo, delle foglie secche, con impegno rapidamente andava in cerca di fuoco, 30 e raggiunto un tizzone acceso, preso il fuoco ritornava, quindi accendeva un fuoco nelle foglie secche, 31 e fattolo di grandi fiamme, diceva al rifugiato: ' riscalda con fiducia e senza paura le tue membra.' 32 così apostrofato avendo risposto di si, il cacciatore si scaldava le membra, tornatogli la vita per quel fuoco, allora diceva all'uccello: 33 ' vorrei mi fosse dato del cibo da te, la fame mi opprime.' udita quella richiesta l'uccello rispondeva queste parole: 34 ' non ho nulla in mio possesso con cui toglierti la fame, noi abitanti della foresta viviamo sempre di quanto cresce, 35 noi non facciamo provviste come i muni nella foresta.' così avendo parlato divenne allora pallido in viso: 36 ' come dunque posso agire?' cosi egli sempre immerso nei pensieri, diveniva o migliore dei bhārata, deprecando la propria condotta, 37 ma dopo un po' ottenuta chiarezza l'uccello a quell'uccellatore diceva: ' ti soddisferò attendi qualche momento.' 38 così avendo parlato con delle foglie secche alimentava il fuoco, e a grande gioia unito il piccione di nuovo diceva: 39 ' da dèi, da muni, e dagli antenati grandi anime, un tempo ho udito che vi è grande dharma nell'onorare gli ospiti, 40 mostrami il tuo favore ora, io ti dico la verità, salda è la mia mente nell'onorare l'ospite.' 41 fatta questa sincera promessa, l'uccello quasi ridendo, girando attorno al fuoco tre volte vi entrava o signore della terra, 42 il cacciatore vedendo l'uccello entrato in mezzo al fuoco, nel suo animo pensava: ' perché ha fatto questo per me? 43 ahime, per le mie crudeli azioni io sono da biasimare, un grandissimo e terribile adharma io ne avrò senza dubbio.' 44 così in molti modi si lamentava a terra il cacciatore, biasimando le proprie azioni, dopo aver visto l'uccello finito in quel modo.” CXLIII 1 Bhīṣma disse: “ quindi il cacciatore sommerso dalla compassione, vedendo il piccione gettatosi nel fuoco, ancora diceva queste parole: 2 perché io da sciocco ho compiuto una tale crudeltà? avrò sempre nel cuore questo inferno finché vivo.' 3 e rimproverando sé stesso ripetutamente diceva: ' vergogna a me malvagissimo, sempre intento a cattiva condotta, io sono un cacciatore di uccelli, avendo trascurato le buone azioni, 4 senza dubbio io così crudele sono da biasimare, la sua stessa carne mi ha dato il generoso piccione grand'anima, 5 io ora lascerò la cara vita, abbandonando moglie e figli, mi ha indicato il dharma il piccione col suo supremo dharma, 6 da oggi in poi il mio proprio corpo privato di ogni bene, con pochissima acqua come fossi nella calda stagione farò seccare, 7 capace di sopportare fame e sete, smagrito, fatto come un tubo, con vari tipi di digiuni agirò per il mondo dell'aldilà, 8 ahime, col dono del suo corpo, ha mostrato il massimo onore per l'ospite, perciò io praticherò il dharma, il dharma è il supremo rifugio, il dharma visto in quell'ottimo uccello, pari a quello dei virtuosi del dharma.' 9 così avendo parlato, presa quella decisione, quel cacciatore dal crudele agire, partiva con saldi voti decisosi al grande viaggio, 10 gettava via bastone, trappole, reti e gabbie, dopo aver liberati i piccioni catturati.” CXLIV 1 Bhīṣma disse: “ quindi partito l'uccellatore, la colomba diceva piena di dolore, ricordando il marito, e piangendo soverchiata dalla sofferenza: 2 ' io non ricordo nulla di spiacevole che tu mi abbia fatto o amato, ogni donna vedova, pure che abbia molti figli o alato, miserevole diviene per i parenti, priva del marito anche se virtuosa, 3 amata fui sempre io da te, e riverita con molti onori, e di frequente con dolci e affettuose parole, e meravigliose, 4 nelle cavità dei monti e nella cascate dei fiumi, nei piacevoli boschetti alberati, fui resa felice da te o caro, 5 e nel volare in cielo io fui felicemente deliziata da te, abbandonato sono ora da te o amato, tu ora non sei più con me, 6 limitato è il dono del padre, limitato quello della madre, limitato quello del figlio, ma il marito che dona senza limite, quale donna non onorerebbe? 7 non vi è protettore pari al marito, né felicità pari al marito, dando via tutta la sua ricca proprietà il marito è il rifugio della donna, 8 non ho nulla da fare qui o marito mio, a vivere senza di te, quale donna virtuosa potrebbe vivere privata del marito?' 9 così lamentandosi pietosamente in vari modi, molto addolorata, fedele al marito entrava nel fuoco ancora acceso, 10 quindi scorgeva suo marito con indosso dei bei braccialetti, che stava su un carro divino, onorato dalle grandi anime virtuose, 11 con indosso belle ghirlande e vesti, adornato di ogni ornamento, circondato da cento miriadi di carri divini, di pura gloria, 12 quindi l'uccello giunto in paradiso si riuniva colla moglie, e onorato per quella sua azione, si rallegrava là assieme alla moglie.” CXLV 1 Bhīṣma disse: “ il cacciatore o re, vedeva quei due che stavano sul carro divino, e vedendo i due coniugi, e con dolore rifletteva sulla meta dei virtuosi: 2 ' con quale tipo di tapas io posso trovare la suprema meta?' così riflettendo con intelligenza, si metteva in moto, 3 quel cacciatore che viveva di uccelli deciso al grande viaggio, immobile, nutrendosi di vento, privo di possesso, in vista del paradiso, 4 quindi scorgeva un lago, largo e piacevole, adornato di loti, pieno di vari stormi di uccelli, bellissimo e dalle fresche acque, che vedendolo poteva soddisfare uno afflitto da sete, senza alcun dubbio, 5 fortemente smagrito dal digiuno, però il cacciatore o principe, si dirigeva con gioia verso una selva abitata da belve feroci, 6 e compiuta questa grande decisione, il cacciatore vi entrava, ed entrando nella foresta era afferrato da delle spine, 7 con le membra lacerate dalle spine, con la pelle bagnata di sangue, si aggirava in quel luogo privo di gente, e pieno di vari animali, 8 quindi in quella foresta per la frizione dei grandi alberi, scatenata dal vento sorgeva un grandissimo fuoco, 9 e bruciava la foresta fitta di alberi e piena di rampicanti e germogli, quel fuoco che infuriava simile al fuoco di fine yuga, 10 dotato di fiammeggianti scintille di fuoco sollevate dal vento, bruciava quella terribile foresta piena di uccelli e animali, 11 quindi con animo pieno di gioia per la liberazione dal suo corpo, il cacciatore correva allora verso quel furioso incendio, 12 quindi bruciato da quell'incendio, il cacciatore liberato dalle colpe, otteneva allora la suprema perfezione o migliore dei bhārata, 13 quindi vedeva sé stesso stare in paradiso privo di ogni ansia, splendente come Indra stesso in mezzo a yakṣa gandharva e siddha, 14 e così il piccione e la colomba, devota al marito, assieme al cacciatore sono giunti in paradiso, per le loro pure azioni, 15 e pure la donna che in questo modo segua il marito, splenderà ella rapidamente stando in cielo come la colomba, 16 così dunque fu un tempo il comportamento di quel cacciatore grand'anima, e la fine virtuosissima del colombo per il meritorio agire, 17 chi questa storia ascolti, e chi sempre la racconti, non avrà nulla di male, e si rallegrerà sempre in cuore, 18 questo o Yudhiṣṭhira è il grande dharma o migliore dei sostenitori del dharma, pure del malfattore uccisore di vacche vi può essere espiazione, ma non vi è espiazione per chi uccida un rifugiato. CXLVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ uno che commetta il male senza pensarci prima o migliore dei bhārata, come se ne può liberare? questo rivelami.” 2 Bhīṣma disse: “ qui io ti racconterò questa antica storia, di cosa disse a Janamejaya, il savio Indrota figlio di Śunaka, 3 vi era un re di grande valore, Janamejaya figlio di Parikṣit, senza averci pensato prima l'uccisione di un brahmano accade al sovrano, 4 e tutti i brahmani col suo purohita lo abbandonarono, e il re si recava nella foresta bruciando giorno e notte, 5 egli abbandonato dalle sue genti si comportava molto rettamente, praticava un estremo tapas, bruciato dal pentimento, 6 e ora ti racconterò la storia con cui rafforzava il suo dharma, Janamejaya bruciato dal peccato commesso procedeva 7 per interrogare Indrota, il figlio di Śunaka dai saldi voti, e raggiuntolo, si gettava i suoi piedi coprendoli, 8 allora spaventato il grande saggio, violentemente lo rimproverava, tu sei un uccisore di embrioni che ha fatto un grande peccato: ' perché sei qui? 9 che devi fare tra noi? non mi toccare in nessun modo, vattene, vattene, la tua vicinanza sicuramente non ci rallegra, 10 tu puzzi di sangue e appari come un morto, tu sei dannoso apparendo benefico, cammini come un vivo essendo morto, 11 morto dentro, di animo impuro seguendo il male, ti svegli e ti addormenti, vivi e ti muovi felice, 12 vana è la tua vita o re, e tormentato tu vivi, per il male sei stato creato, agendo in basse azioni, 13 i padri molta fortuna volendo per loro pensano ai figli, col tapas, con offerte agli dèi, con venerazione e con rinunce, 14 guarda la progenie del padre per tua colpa finita all'inferno, tutti sono miseri, e sono privi di speranze confidando in te, 15 per quelli che venerandoli, si ottengono paradiso, lunga vita, gloria e felicità per questi brahmani sei odioso e totalmente senza speranze, 16 lasciato questo mondo tu cadrai verso il basso, per imperituri ed eterni anni, per questa tua azione, 17 divorato da vermi e avvoltoi, e da pavoni dal becco di ferro, quindi di nuovo rinato, otterrai un malvagio grembo, 18 se tu pensi o re, che questo mondo è nulla, come sarà l'altro? il messaggero di Yama te lo ricorderà nella dimora di Yama.' ” CXLVII 1 Bhīṣma disse: “ così apostrofato rispondeva Janamejaya a quel muni: ' tu accusi uno che lo merita, tu rimproveri chi merita rimprovero, 2 tu mi svergogni per la mia vergognosa azione, perciò io chiedo il tuo favore, tutto quanto io ho compiuto io lo brucerò gentandomi nel fuoco, 3 guardando alle mie azioni non si rallegra il mio animo, sono caduto in un terribile pericolo pure per il figlio di Vivasvat, 4 senza togliermi questa spina come posso io vivere? istruiscimi o figlio di Śunaka liberandoti di ogni tua furia, 5 grande cucina io fatto per i brahmani, e di nuovo farò lo stesso, e il resto sia per la stirpe, non deve morire questa stirpe, 6 non merita che non rimanga nessuno di noi maledetti dai brahmani, la conoscenza di quelli che non hanno acquisito i veda, è stabilita dai veda, 7 privo della conoscenza vedica io di nuovo ti parlo ora, come di nuovo si avvicinano quelli senza dharma né preghiere, 8 al posto più basso stanno come i pulinda e gli śabara, senza praticare sacrifici non ottengono mai quel mondo, 9 a me che sono ignorante dammi saggezza come un sapiente ad un fanciullo, o brahmano, come un padre coi suoi figli agisci verso di me o figlio di Śunaka.' 10 il figlio di Śunaka disse: ' che meraviglia c'è se un saggio compie molte cose rette? chi è divenuto sapiente non tormenta i viventi, 11 salito sul seggio della saggezza senza lamentarsi si duole per le genti con la sua saggezza guarda alle persone al mondo come stando su un monte, 12 nulla afferra là, né guarda alle azioni da fare, chi con anima depressa o di nascosto sia biasimato tra tutti i virtuosi, 13 conoscendo la grandezza e il valore che viene dai veda, pratica qui la grande pace, che Brahmā ti sia rifugio, 14 se i brahmani non saranno adirati con te caro, otterrai l'altro mondo, se ti pentirai dei tuoi peccati, otterrai il dharma.' 15 Janamejaya disse: ' io mi pento del mio peccato, né più io agisco contro il dharma, io desidero godere della prosperità o figlio di Śunaka.' 16 il figlio di Śunaka disse: ' tagliata insensibilità e orgoglio, io voglio farti del bene o sovrano, stai saldo nel bene di tutti gli esseri, e ricordati del dharma, 17 non ti sto invitando per paura o per debolezza o avidità, che gli dèi assieme ai brahmani, ascoltino la sincerità del mio parlare, 18 io ti invito al dharma senza cercare alcunchè, mi svergognino pure tutti gli esseri gridando vergogna, 19 mi insulteranno i sapienti dell'ingiustizia, e le genti non amiche, e gli amici udite queste parole saranno molto afflitti per me, 20 alcuni di grande saggezza capiranno che dovevo farlo, sappi dunque o caro, quanto io ho fatto verso i brahmani o bhārata, 21 e come essi possano perdonarti per mio mezzo, e così agisci tu, prometti di evitare ogni male verso i brahmani o sovrano.' 22 Janamejaya disse: ' né con parole, né con la mente, né mai con le azioni, io colpirò i brahmani o savio, mi getto ai tuoi piedi.' CXLVIII 1 il figlio di Śunaka disse: ' perciò io parlerò del dharma a te che hai l'animo abbattuto, prospero, fortissimo e soddisfatto tu sarai se guardi al dharma, essendo stato prima crudele, questo è la cosa migliore, 2 i viventi colla loro condotta o sovrano, ottengono interamente bene e male, così il mondo considera, laddove tu sei stato tale, ora guardi al dharma, 3 lasciando i beni e cibi migliori, e saldo nel tapas, questo dunque è un portento per i viventi o Janamejaya, 4 il debole che diviene generoso, o il ricco in tapas che diviene misero, non è miracoloso, così dicono, e la cosa non è troppo distante, 5 le cose non accertate sono interamente miserevoli, perciò si deve accertare, è allora vi sarà qualità in ciò, 6 sacrificio, dono, compassione, i veda, e sincerità o signore della terra, sono i cinque purificatori, e per sesto vi è il tapas ben fatto, 7 questo è il supremo purificatore dei re, o Janamejaya, a questo applicandoti rettamente, ne otterrai il migliore dharma, 8 visitare i sacri luoghi, è conosciuto un supremo purificatore, anche qui recitano queste strofe cantate da Yayāti: 9 'il mortale che ottenuta lunga vita, ancora viva, compiuti i necessari sacrifici, questo lasciando partichi il tapas, 10 santo dicono il kurukṣetra e il pṛthūdaka sulla Sarasvatī, laddove bagnandosi o bevendone, non si deve soffrire una morte imminente.' 11 tu andrai al mahāsaras, ai puṣkara, a prabhāsa al mānasa settentrionale, e pure al kālodaka, e ottenuta lunga vita là vivrai, 12 tu devi andare a riesiedere alla confluenza della dṛṣadvatī colla Sarasvatī, e applicandoti ai tuoi studi, in tutti quei luoghi devi bagnarti, 13 il saggio disse che la liberaliltà è la rinuncia alle purificazioni, e qui pure narrano delle strofe composte da Satyavat: 14 'come il giovane che è sincero, non è santo né malvagio, così in tutte gli esseri non vi è dolore, come può esservi felicità? 15 così è la natura degli esseri, che vengono tutti in contatto, che lasciano la vita per lo più evitando male e bene.' 16 ora io ti illustro quanto è il meglio da fare per un re, vinci il paradiso attraverso la forza e le distribuizioni, e purificati, 17 chi ha forza e vigore, costui è un uomo potente nel dharma, tu devi conquistare questa per il bene dei brahmani, 18 come prima li hai colpiti così ora te li devi propiziare, pure essendo rimproverato, e abbandonato in vari modi, 19 mostrando te stesso o saggio: ' io non ti colpirò, non irritarti.' impegnandoti nei tuoi doveri, agisci verso la suprema beatitudine, 20 qualche re diviene gelido come neve, o fiero come fuoco, un altro diviene simile ad un vomere o alla saetta o tormenta-nemici 21 non si deve mai supporre ogni cosa, ancora senza conoscerla, ' non si deve mai più associarsi coi non virtuosi, 22 pentendosi della propria mancanza, ci si libera del tutto del peccato, dicendo: ' io non lo farò più.' ci si libera di un doppio peccato, e dicendo: ' praticherò il dharma.' ci si libera di un triplo peccato, 23 l'uomo che voglia la prosperità deve seguire le cose nobili, quelli che vivono nei profumi così divengono profumati, quelli che vivono nei cattivi odori, pure così divengono per odore, 24 chi si impegna a praticare il tapas, immediatamente si libera dal peccato, venerando il fuoco per un anno ci si libera dall'infamia, venerando il fuoco per tre anni ci si purifica dal feticidio, 25 quante vite si abbia ucciso, se altrettanti della stessa natura si libera dal pericolo di morte, ci si purifica dal feticidio, 26 oppure immergendosi nelle acque recitando l'aghamarṣaṇa, e come aver celebrato l'aśvamedha, così ha detto Manu, 27 rapidamente cancella il male e ottiene così onori, e tutti i viventi sono di lui soddisfatti, come poveri idioti, 28 dèi e asura incontrando il guru divino Bṛhaspati, tutti lo interrogavano: ' tu sai o grande ṛṣi, il merito del dharma fatto, e dell'altro che porta all'inferno dei malvagi, 29 cosa devono fare i due di buono, per aver alta vittoria sulle due cose? parlaci o grande ṛṣi del merito dell'agire, come agendo santamente si purghi il male.' 30 Bṛhaspati disse: ' compiuto prima il male senza pensarci, chi compie intenzionalmente purificazioni, agendo santamente si purga del male, come una veste è pulita con la liscivia, 31 commesso il male, l'uomo non pensi : ' non sono stato io.' ma cerchi di praticare buone azioni, ricco in fede, e senza invidie, 32 chi con atti buoni copre i falli come i buchi di una veste, l'uomo che compiuto il male si impegni in atti nobili, 33 come il sole alzandosi disperde tutte le tenebre, così praticando atti nobili, si disperde ogni male.'” 34 Bhīṣma disse: “ così avendo parlato Indrota al re Janamejaya, celebrava per lui l'aśvamedha secondo le regole, 35 quindi il re liberatosi delle colpe, e pieno di ricchezza splendeva come un fuoco, e quel tormenta-nemici entrava nel suo regno come una luna piena in cielo.” CXLIX 1 Bhīṣma disse: “ ascolta o pṛthāde come si svolse l'antica storia, del dialogo di un avvoltoio e di uno sciacallo che avvenne un tempo a vaidiśa, 2 alcuni dolenti, prendendo il corpo del bambino non ancora nell'adolescenza, che era tutta la ricchezza della famiglia, piangevano agitati dalla sofferenza, 3 preso dunque quel bambino morto, se ne stavano davanti alla pira, passandosi il bambino da un grembo all'altro piangevano a terra, 4 un avvoltoio avvicinandosi per il suono dei loro lamenti, diceva queste parole: 'quest'unica anima abbandonando al mondo, andatevene in fretta, 5 qui migliaia di uomini e migliaia di donne, sono stati qui condotti nel tempo, per lasciarli qui soli, 6 guardate l'intero universo è abitato da gioie e dolori, unioni e disunioni si hanno nel mutare del tempo, 7 quelli che portando i corpi vengono, e quelli che seguono i morti, anche che siano di lunga vita, i nati seguono la loro propria misura, 8 basta stare nel cimitero pieno di avvoltoi e sciacalli, orrido per molteplici scheletri, e pauroso per tutti i viventi, 9 nessuno ancora vive giunto al tempo della morte, che siano amati o odiati, uguale è la fine dei viventi, 10 chiunque sia nato nel mondo dei mortali deve di certo morire, sul sentiero stabilito dalla Morte, chi farà rivivere il morto? 11 alla conclusione stabilita al mondo, tramontando pure il sole, tornate ai vostri luoghi, abbandonando l'affetto per il figlio.' 12 quindi udite le parole dell'avvoltoio, lamentandosi allora o sovrano, i parenti se ne andavano lasciando il figlio sulla terra, 13 e presa quindi la decisione di lasciare il proprio figlio, senza speranza che rivivesse, si preparavano e riprendere la strada, 14 uno sciacallo del colore di nera nube, uscendo dalla tana, diceva a quelli uomini che così depressi se ne andavano: 15 il sole è ancora alto o sciocchi, mostrate il vostro affetto non abbiate paura, di vario aspetto è questo momento, e qualche volta si può rivivere, 16 voi avete messo a terra separandovi dall'amato figlio, e lasciato il figlio nel crematorio, perché ve ne andate abbattuti? 17 non avete certo nessun amore per il figlio fanciullo dal dolce eloquio, per le sole parole del quale trovate il buonumore, 18 non vedete quanto affetto per i figli hanno bestie e uccelli? vi è nessuno di loro che per mantenerli non porti frutti? 19 essendo gli animali, quadrupedi, vermi e uccelli attaccati alle loro creature, come i sacrifici compiuti dai muni che stanno nell'altro mondo, 20 di quelli che sono deliziati dai figli, quaggiù e nell'aldilà, non si vede alcun merito, delle genti che li mantengono, 21 e pur non vedendo più i cari figli, il dolore non li segue? e una volta cresciuti non supportano più madre e padre, 22 come dunque l'affetto degli uomini diventerà dolore? come potete andarvene lasciando qui il figlio che perpetua la stirpe? 23 a lungo avete pianto le lacrime, e a lungo lo guardate con affetto, di questo tipo sono le cose desiderate, e specialmente ardue da lasciare, 24 di chi attaccato al misero si appresta verso il crematorio, dove stanno i parenti, là nessun altro rimane, 25 la vita è cara a tutti e tutti provano affetto, persino nei migliori degli animali vedete un simile affetto, 26 come potete andarvene lasciando costui dagli occhi di loto, come un novello sposo lavato e adornato di ghirlande?'” 27 Bhīṣma disse: “ udite le parole dello sciacallo, pietosamente lamentandosi, allora tutti quegli uomini tornarono indietro per quel morto. 28 l'avvoltoio disse: ' vergogna allo stupido e ingannevolissimo sciacallo, crudelmente ha parlato a voi depressi, perche o uomini tornate? 29 lui è ridotto ai cinque elemeni è divenuto un vuoto pezzo di legno, perché vi dolete di lui morto, perché non piangete per voi stessi? 30 praticate un fiero tapas, liberatevi con ciò dalla colpa, attraverso il tapas si ottiene tutto, perché vi lamentate? 31 le cose non desiderabili nascono assieme ai corpi, per questo costui è andato all'altro mondo dandovi infinito dolore, 32 ricchezza, vacche e oro, e pure perle e gemme, e la discendenza sono radicate nel tapas, e si ottengono col tapas, 33 come hanno agito prima i viventi, così sono toccati da gioie e dolori, il vivente nasce avendo acquisito gioie e dolori, 34 né con l'agire del padre il figlio, né il padre per l'agire del figlio, essi percorrono un'altra via lasciando quanto di buono e cattivo hanno fatto, 35 praticate il dharma con impegno, e state lontani dall'adharma, agite secondo il giusto momento verso dèi e brahmani, 36 lasciate la misera sofferenza, e allontanatevi dall'affetto per il figlio, abbandonate costui al cielo, e rapidamente allontanatevi, 37 chi compie azioni buone e il più orribile adharma, solo l'autore il frutto ne ottiene, che centrano qui i parenti? 38 qui lasciando il caro famigliare, i parenti non vi restano, ma lasciando l'amato, se ne vanno cogli occhi accecati dalle lacrime, 39 il saggio o lo sciocco, il ricco o anche il povero, tutti sono preda del fato, con le loro azioni buone o cattive, 40 perché agite così dolendovi per un morto? perché vi lamentate? di ogni cosa è signore il Tempo, e tutto guarda con lo stesso occhio nel dharma, 41 i giovani, i fanciulli e i vecchi, e persino i feti in grembo, tutti questi prende la morte, in questo modo è il mondo.' 42 lo sciacallo disse: ' oh dunque, il vostro affetto è stato sminuito qui dallo stupido avvoltoio, di voi che soverchiati dall'amore per il figlio, violentemente vi dolete, 43 è rettamente con dolci e appropriate parole piene di modestia e rispetto, che voi andate al lago abbandonando affetti duri da lasciare, 44 oh dunque, dalla separazione dal figlio, per la sofferenza del morto lasciato solo, voi violentemente gridate di dolore, come le vacche per i loro vitelli, 45 oggi io riconosco la sofferenza degli uomini sulla faccia della terra, e vedendo il vostro amore lamentevole, pure a me vengono le lacrime agli occhi, 46 sempre si deve agire con impegno, e fatto ciò dal fato è realizzato, destino e azione umana, portano la cosa compimento, 47 sempre si deve autoconsolare, come può esserci gioia dalla disperazione? lo scopo si raggiunge coll'impegno, perché ve ne andate senza pietà? 48 questo corpo fatto a metà dal vostro, sorto dalla vostra carne, che continua la discendanza dei padri lasciando nella foresta, dove andate? 49 quando il sole sarà al tramonto, giunto il momento della sera, allora conducete via il figlio, o qui state e rimanete.' 50 l'avvoltoio disse: ' oggi io sono nato da più di mille anni o uomini, e non ho mai veduto un morto rivivere, sia donna, uomo o di altro sesso, 51 morti nascono nei grembi, o muoiono appena nati, crescendo altri muoiono e da giovani altri ancora, 52 le fortune non sono perenni quaggiù neppure per quadrupedi e uccelli, e pure la lunghezza della vita di mobili e immobili è stabilita prima, 53 separati dalle care mogli, sommersi dal dolore per i figli, e bruciati dalla sofferenza sempre da qui vanno a casa, 54 le migliaia di cose svantaggiose e le centinaia di vantaggiose, lasciando qui, se ne vanno i parenti fortemente addolorati, 55 abbandonate costui privo di vita, vuoto, divenuto un pezzo di legno, entrato in un altro corpo, state attorno ad un morto pezzo di legno, 56 le lacrime dei viventi passano, perché lasciandolo non andate via? è senza frutto questo amore, è inutile stagli attorno, 57 egli non vede cogli occhi, non sente colle orecchie, perciò abbandonandolo, andate presto alle vostre case, 58 con le parole benefiche, dolci, legate a dharma e mokṣa, da me pronunciate, andate rapidi ciascuno alla propria dimora.' 59 udite queste parole piene di sapienza e saggezza, che donano intelligenza e comprensione, gli uomini lasciavano quel fiero luogo. 60 lo sciacallo disse: ' questo figlio del colore dell'oro, adornato di ornamenti, che darà la piṇḍa agli avi, perché lo abbandonate per suggerimento dell'avvoltoio? 61 non vi sarà la fine dell'affetto, né delle grida lamentevoli, ma addolorati per aver lasciato il morto, diverrete certo, 62 abbiamo udito che uccidendo lo śūdra Śambuka, un ragazzo brahmano, fu fatto rivivere da Rāma dal sincero ardimento, stabilendo il dharma, 63 e il bimbo del re e ṛṣi Śveta, andato alla morte, prima che arrivasse il domani il morto fu fatto rivivere da quel perenne giusto, 64 e qualcuno dei muni oppure degli dèi può essere favorevole, ed avere compassione di voi che miseramente piangete.'” 65 Bhīṣma disse: “ così apostrofati, quelli pieni di dolore per amore del figlio ritornavano, e posta in grembo la sua testa, diffusamente piangevano. 66 l'avvoltoio disse: ' bagnato dalle lacrime cadute, colpito dal tocco delle mani, per comando del re Dharma, egli è entrato nel grande sonno, 67 pure chi è intento nel tapas, se non è il tempo non è ucciso, questa è la città dei morti, la residenza di ogni caro, 68 bimbi e vecchi a migliaia sempre lasciando, i parenti, giorni e notti stanno qui a terra in dolore, 69 basta con questa ostinazione, raggiungendo la fine della sofferenza, come si può credere che oggi egli qui riviva? 70 non certo per le parole dello sciacallo egli di nuovo avrà vita, non vi è più corpo del morto che ha abbandonato il corpo, 71 né per il dono di un corpo, e neppure per cento sciacalli, può rivivere questo fanciullo pure in cantinaia di anni, 72 ma se Rudra, o Kumāra, o Brahmā, o anche Viṣṇu, se loro facessero grazia a lui, allora vivrebbe questo bimbo, 73 né coll'emissione di lacrime, né facendo rimpianti, né con grandi lamenti, diverrà di nuovo vivo, 74 io e lo sciacallo, e voi che siete i suoi parenti, prendendo dharma e adharma, tutti noi percorriamo questa strada, 75 e pure l'uomo sgradevole che ingiuria gli altri che ne insidia le mogli, ingiusto e ingannevole, deve essere tenuto distante dal saggio, 76 sincerità, dharma, buona condotta, grandi doni ai viventi, onestà senza inganni, con impegno cercate, 77 alla madre, al padre, ai parenti e agli amici, i viventi che non guardano, ne hanno il dharma rovinato, 78 per costui che non vede coi suoi occhi, né in alcun modo si muove, per costui che è nella dimora dei morti perché volete piangere?'” 79 Bhīṣma disse: “ così apostrofati, soverchiati dal dolore, lasciato a terra il figlio, infiammati dall'amore del figlio, i parenti partivano verso casa.' 80 lo sciacallo disse: ' orrendo è il mondo dei morti, che distrugge ogni vivente, che separa dai cari parenti, e così breve è la vita, 81 molto sgradevole, insincera, piena di spiacevoli e contradditorie parole, vedendo la precedente vita, che produce dolore e sofferenza, 82 questo mondo umano non mi aggrada neppure per un momento, oh vergogna che voi uomini, per le parole dell'avvoltoio tornate indietro, 83 bruciati dal dolore per il figlio, siete come dei privi di intelletto, perche voi che siete affezionati ve ne andate gettando l'amore per il figlio, avendo udito le parole dell'avvoltoio, che è qui un malvagio dall'anima incompiuta? 84 il dolore segue la gioia, e la gioia segue il dolore, essendo il mondo avvolto da gioie e dolori, nessuno dei due esiste da solo, 85 lasciato al suolo questo fanciullo pieno di bellezza, producendo sofferenza alla famiglia o sciocchi, dove andate abbandonando il figlio? 86 dotato di bell'aspetto e giovinezza, splendente di bellezza, io lo vedo vivere, non vi è alcun dubbio nel mio animo, 87 e distrutto senza meritarlo, voi otterrete la sua gioia o uomini, voi che siete bruciati dal dolore per il figlio morto, ora ne avrete pace, 88 facendo sorgere il dolore a voi, avendo la propria felicità, e abbandonandola dove andate ora lasciandolo come degli sciocchi?'” 89 Bhịṣma disse: “ quindi da quel contrario al dharma, con dolci parole intenzionalmente false, che sempre vive nei cimiteri di notte a caccia, 90 con quelle parole simili a nettare, erano condotti nell'incertezza, i suoi parenti manipolati da quello sciacallo per i suoi scopi.” 91 l'avvoltoio disse: ' questo luogo pieno di morti, frequentato da yakṣa e rākṣasa, è orribile, un luogo selvaggio, risuonante di gufi, 92 terribile, pauroso, simile ad una scura nube, lasciato qui il morto compite i riti funebri, 93 finché il sole non tramonta, finché le direzioni sono chiare, abbandonando costui celebrate i riti funebri, 94 lanciano infauste grida gli uccelli da preda, gli sciacalli urlano terribili, i re degli animali ruggiscono, e il sole va verso il tramonto, 95 gli alberi si colorano del nero fumo delle pire, nel crematorio, urlano i predatori per la fame, 96 tutti sono coraggiosi e valenti e terrificanti in questo posto, e orribili i mangiatori di carni vi attaccheranno, 97 allontanatevi da questo luogo selvaggio, qui vi sarà pericolo, abbandonate costui divenuto legna, non ascoltate le parole dello sciacallo, 98 se le parole false e priva di fondamento dello sciacallo ascoltate scartando l'intelligenza, tutti voi andrete perduti.' 99 lo sciacallo disse: ' rimanete qui, non si deve aver paura finché il sole scalda, fino allora per amore del figlio agite senza affanni, 100 a vostro piacere piangete senza paura, e a piacere guardatelo con amore, rimanete qui fivhè c'è il sole, che vi importa delle grida dei carnivori? 101 se la parole crudeli e violente dell'avvoltoio ascoltate confondendovi, vostro figlio non vivrà.'” 102 Bhīṣma disse: “ l'avvoltoio disse che il sole tramonta e lo schiacallo che no, così dicevano i due pieni di fame alla gente attorno al morto, 103 i due per compiere il loro scopo o re, l'avvoltoio e lo sciacallo, soverchiati da fame e sete disputavano citando le scritture, 104 per le parole di quei due, lo sciacallo e l'uccello esperti di sapienza, per quelle parole simile a nettare essi si fermavano e partivano, 105 pieni di dolore e afflizione, rimanevano piangendo, da quei due intenti ai loro scopi, erano con abilità confusi, 106 mentre quei due esperti sapienti parlavano loro, ed erano li fermi i parenti, sopraggiungeva Śaṃkara, 107 e l'armato del tridente diceva a quegli uomini: ' io sono il benefattore.' ed essi stando inchinati e addolorati rispondevano queste parole: 108 ' a noi tutti che siamo privati dell'unico figlio, per cui viviamo, devi darci la vita con la grazia di far rivivere il figlio.' 109 così richiesto il Beato dalle mani piene di doni, donava a quel ragazzo la vita per cento anni, 110 e allo sciacallo e all'avvoltoio donava il dono della sazietà dalla fame, il Beato dio dal tridente che è felice del bene di tutti gli esseri, 111 quindi inchinatisi al dio, pieni di gioia per aver ottenuto il bene, felici e felicementente soddisfatti stavano là o potente, 112 con grande sollievo, e con certa risoluzione, per grazia del dio degli dèi rapidamente si ottiene il frutto, 113 guarda l'applicazione del destino e la risoluzione dei parenti, a loro che miseramente piangevano, furono tolte le lacrime, 114 guarda come in breve tempo e seguendo la loro determinazione, questi dolenti avuto il favore di Śaṃkara hanno ottenuto la gioia, 115 ridendo per il figlio che di nuovo riviveva, felicissimi erano o migliore dei bhārata, per grazia di Śaṃkara, 116 quandi rapidamente sapendo che il dolore nasce dall'impurità, prendendo il figlio entrarono in città con animo lieto, questa soluzione è stabilita per tutti i quattro varṇa, 117 questa bellissima storia unita a dharma, artha e mokṣa, l'uomo che la ode, sempre quaggiù e nell'aldilà si rallegra.” CL 1 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano una storia antica, sulla conversazione o migliore dei bhārata, tra il vento e un albero śalmali, 2 piantato sull'himavat vi era un grande albero, cresciuto in molti anni, pieno di rami, foglie, grande tronco, 3 là elefanti furiosi, afflitti dal caldo, e indeboliti dalla stanchezza, si aggiravano o grandi-braccia, e pure gli altri animali, 4 la sua circonferenza era centinaia di cubiti, e l'albero era ombra per il caldo, risuonava di pappagalli e śārika, ed era pieno di frutti e di fiori, 5 mercanti e venditori, e pure asceti silvestri, facevano sosta mentre erano in cammino, in quel grande e piacevole albero, 6 vedendo i suoi lunghi rami in ogni direzione e il tronco, avvicinandosi gli diceva Nārada o toro dei bhārata: 7 'oh dunque gradevole tu sei, e splendido sei, sempre io sono rallegrato da te o śalmali ottimo albero, 8 sempre gli uccelli, gli animali, e gli elefanti sotto di te o caro, si fermano ben contenti, e più che affascinati, 9 i tuoi rami sono grandi rami, e largo è il tuo tronco, e non ne vedo uno rotto dal vento in qualche maniera, 10 dunque il vento o caro, ti è amico e benevolo per cui sempre ti protegge, in questa selva il vento di certo, 11 il vento strappa dalla loro sede alberi grandi e piccoli, e con la sua violenza smuove pure i picchi dei monti, 12 fa seccare pure gli inferi spirando e portando puri profumi, e stagni e fiumi e persino i mari, 13 il vento ti deve proteggere per amicizia senza dubbio, perciò sei denso di rami, pieno di foglie e di fiori, 14 e questa bellezza in te splende o grande albero, se questi uccelli o caro, si rallegrano felici su di te, 15 da ciascuno di quelli che stanno qui, si odono dolci canti, di questi che cantano meravigliosamente al tempo dei tuoi amichevoli fiori, 16 felici sono pure gli elefanti, splendenti coi loro branchi, afflitti dal caldo si avvicinano a te, e ne trovano gioia o śalmali, 17 e pure sei adornato dagli altri viventi animali, e pure per i mercanti che si fermano tu splendi come il meru o albero, 18 e pure per i brahmani perfetti nel tapas, e per gli asceti intenti nei loro voti, il tuo luogo io credo sia pari al paradiso di Indra, 19 per affetto e per amicizia o śalmali, senza dubbio, sempre ti protegge il terribile vento che spira dove vuole, 20 la suprema unione col vento tu hai ottenuto o śalmali, ' io sono sempre tuo.' dicendogli, per cui il vento ti protegge, 21 io non vedo nessun albero o anche monte che sia così saldo sulla terra da non essere rotto dalla forza del vento, così io penso, 22 tu per qualche ragione o śalmali sei sempre protetto dal vento con tutte le tue parti, e per questo resti saldo senza dubbio.' 23 il śalmali. disse: ' non mi è compagno Vāyu o brahmano, né parente né amico, non mi è superiore, per questo mi lascia stare il vento, 24 la mia forza è terribile più di quella di Vāyu o Nārada, il vento non raggiunge la diciottesima parte del mio vigore, 25 quando viene il supremo vento, da me è arrestato con forza, mentre spacca alberi e monti, e qualunque altra cosa, 26 il vento che rompe molte cose, da me è molte volte rotto, perciò io non lo temo o divino ṛṣi, anche se il vento è infuriato.' 27 Nārada disse: ' o śalmali, tu mostri natura diversa, non vi è qui dubbio, nessun essere per forza è uguale a Vāyu in qualche luogo, 28 Indra, Yama, il figlio di Viśravaṇa, e Varuṇa signore delle acque, nessuno di loro è pari al vento, com'è che tu lo sei o grande albero, 29 qualsiasi cosa di vivo che quaggiù si muova sulla terra, in ogni luogo il Beato e potente Vāyu ne fa muovere la vita, 30 quando lui si muove rettamente, i viventi procedono rettamente, e malamente procedono ancora se si muove innaturalmente tra gli uomini, 31 se in questo modo non onori Vāyu, il migliore di tutti gli esistenti, non lo onori di venerazione, che altro può essere se non per scarsa intelligenza? 32 misero sei o sciocco, e futilmente molte cose dici, oscurato da passioni con l'ira in testa sei, che dici il falso o śalmali, 33 mi sorge una furia verso di te che così vai parlando, e di persona dirò a Vāyu, le tue molte cattive parole, 34 sandali, spandana, śāla, sarala, devadāru, vetasa, e altri alberi che sono i più forti, 35 da questi alberi dall'anima compiuta o sciocco, il vento non è offeso, essi conoscono la forza del vento e sé stessi, 36 perciò si inchinano al vento questi ottimi alberi, tu per confusione mentale non conosci la forza infinita di Vāyu.'” CLI 1 Bhīṣma disse: “ così avendo parlato o re dei re, allo śalmali, il sapientissimo del brahman, Nārada, tutte le parole dello śalmali riferiva al vento: 2 ' nato sul fianco dell'himavat, un śalmali dalla grande chioma, dalle forti radici, e grandi rami, ti ha offeso o Vāyu, 3 molte parole piene di offese per te egli ha detto, non è degno di me o Vāyu dirti tutte queste o potente, 4 io ti conosco o Vāyu, come il migliore dei sostenitori della vita, il migliore e il più importante, simile al figlio di Vivasvat nell'ira.' 5 così avendo udite le parole di Nārada, il vento, raggiunto quello śamali, furioso queste parole gli diceva: 6 ' o śalmali, Nārada mi ha riferito quanto tu hai detto di offensivo per me, io sono Vāyu, e la potente mia forza ti mostrerò, 7 non mi sei sconosciuto, io ti conosco o albero, il Grande-avo nel creare le creature, quel potente si è riposato sotto di te, 8 e per il tuo sollievo dato che io ti ho mostrato il mio favore, sei protetto per ciò o sciocco intelletto, non per la tua forza o vergognosa pianta, 9 se tu mi ritieni come una cosa volgare, io mi mostrerò a te in modo che tu mi conosca.' 10 così apostrofato, allora lo śalmali quasi ridendo diceva: ' o vento, tu furioso nella foresta mostra te stesso da te, 11 ma verso di me lascia la furia, cosa mi puoi fare da furioso? io non ti temo o vento, seppure tu sia tu stesso potente.' 12 così apostrofato il vento, diceva queste parole: ' domani ti mostrerò la mia energia.' quindi sopraggiungeva la notte 13 allora meditando nella sua mente l'agire del vento, lo śalmali, vedendo allora sé stesso inferiore al vento, 14 ' quanto io ho detto a Nārada riguardo il vento è falso, non sono in grado di reggere la forza del vento, egli è più forte, 15 il vento è sempre il più forte, come ha detto Nārada, e io sono più debole degli altri alberi, non vi è qui dubbio, 16 comunque per inelligenza non vi nessun albero pari a me, io dunque usando l'intelligenza mi libererò dal pericolo del vento, 17 se i frondosi alberi agissero usando l'intelligenza, senza danni sarebbero sempre da parte del furioso vento non vi è qui dubbio, 18 costoro da sciocchi non sanno come il vento li può scuotere infuriato, come io invece so, 19 quindi meditando colla mente agiata lo śalmali allora, rami, tronco, ed estremità, da sé faceva cadere a pezzi, 20 e liberatosi dei rami, delle foglie e dei fiori, all'alba il grande albero aspettava l'arrivo del vento, 21 quindi furioso soffiando Vāyu, e abbattendo i grandi alberi giungeva al luogo dove stava lo śalmali, 22 e Vāyu vedendolo senza foglie, caduti i grandi rami, e privo di fiori, sorridendo pieno di stupore diceva queste parole allo śalmali coi rami rotti: 23 ' così io stesso con furia ti avrei fatto o śalmali, quanto tu hai fatto da te, l'abbattimento totale dei rami, 24 privo di fiori e grandi rami, tu hai germogli e fogliame rotti, per il tuo stesso cattivo consiglio sei caduto preda della mia forza.' 25 udite queste parole di Vāyu, lo śalmali vergognandosi allora, si doleva delle parole udite da Nārada che prima aveva detto, 26 e così o tigre fra i re, chi essendo debole, col più forte instaura inimicizia, da sciocco se ne duole come lo śalmali, 27 perciò il debole non faccia mai inimicizia coi più forti, soffrirebbe praticando l'inimicizia, come ha fatto lo śalmali, 28 le grandi anime non mostrano inimicizia neppure verso chi li ha offesi, ma piano piano o grande re, mostrano la loro forza, 29 l'uomo di scarsa intelligenaza non compia ostilità verso chi ha intelligenza, l'intelligenza degli intelligenti procede come un fuoco tra l'erba, 30 nulla di pari all'intelligenza si trova nell'uomo o sovrano, e così si deve pensare o re dei re, che nulla è pari alla forza, 31 perciò si deve perdonare a un fanciullo, ad un idiota, e a un sordo, e a chi è più forte o re dei re, questo tu l'hai visto o uccisore di nemici, 32 undici akṣauhiṇī più altri sette o splendissimo, non sono pari per forza o re, al grand'anima Arjuna, 33 uccisi e messi in rotta furono questi dal glorioso pāṇḍava, agendo usando la sua forza in battaglia il figlio del punitore di Pāka, 34 tu hai udito dei dharma dei re, e di quelli nelle avversità o bhārata, diffusamente o grande re, che altro ti devo dire?” CLII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quello che è il fondamento del male, per cui si commette il male, questo vorrei conoscere in verità o toro dei bhārata.” 2 Bhīṣma disse: “ qual'è il fondamento del male, ascolta o signore di uomini, solo l'avido, il pescecane, per avidità compie il male, 3 da qui il male è contro il dharma ed anche un supremo dolore, dell'inganno è la radice, questa cosa per cui le persone agiscono male, 4 dall'avidità sorge la collera, dall'avidità viene fuori il desiderio, dall'avidità vi è l'errore, e la māyā, la rigidezza di mente e la distruzione, 5 impazienza, assenza di modestia, distruzione della prosperità, e morte del dharma, brama, assenza di saggezza, tutto questo sorge dall'avidità, 6 ingiustizia, assenza di giudizio, e azioni che si fanno nelle cose proibite, con la falsa scienza per cominciare, arroganza per bellezza e signoria, 7 sospetto verso tutti gli esseri, e disonestà verso tutti loro, ingiurie verso tutti gli esseri, e incuranza per tutti loro, furto delle ricchezze altrui, toccare le mogli altrui, 8 violenza di parole e di mente, e violenza nelle offese, violenza dentro e fuori, e terribile violenza mortale, 9 violenta e forte gelosia, violenza nella falsità, e difficoltà nel lasciare, passione violenta, e irresistibile, passione irresistibile di ascoltare, 10 biasimo, vanto, gelosia, e compiere ogni difficile male, e agire in tutte le violenze proibite, 11 fin dalla nascita, nella fanciullezza, da ragazzi e nella giovinezza quest'uomo, non abbandona il proprio agire, che non invecchia quando lui invecchia, 12 l'avido non è in grado di saziarsi di guadagni o continuatore dei kuru, mai, come l'oceano non si sazia delle profonde acque dei fiumi, non si rallegra mai delle cose ottenute, e non si sazia dei suoi desideri, 13 questa cosa che né dèi, né gandharva, né asura o grandi uraga, conoscono in verità o sovrano e neppure tutti gli altri esseri, è l'avidità che assieme all'errore, deve essere rigettatta da chi ha anima vinta, 14 inganno, frode, biasimo, malignità, ed egoismo, queste sono le passioni o kauravya, degli avidi dall'anima incompiuta, 15 anche i grandi eruditi che conoscono i più grandi trattati, che tagliano le incertezze, ne sono tormentati come gli sciocchi, 16 pieni di odio e collera, essi rigettano la condotta dei virtuosi, taglienti dentro sono di dolci di parole, come pozzi coperti dall'erba, da vili sotto il pretesto del dharma, con questi segni rubano il mondo, 17 essi praticano molte strade ciascuna per il proprio tornaconto, e distruggono interamente la giusta strada devoti alle illusioni dell'avidità, 18 parlando di dharma queste malanime catturate dall'avidità, qualsiasi cosa compiono, viene stabilita e quindi è seguita, 19 orgoglio, collera, eccitamento, sonno, gioia, dolore, supponenza, queste cose o kaurava si vedono nelle nature avide, sappi che sono privi di virtù quelli soverchiati dall'avidità, 20 ma chiedimi dei virtuosi, di quelli dai puri voti, di cui io ti parlerò, in costoro non vi è timore della buona condotta, né timore dell'altro mondo, 21 non vi è attaccamento ai desideri, né a piaceri e dispiaceri, a costoro la condotta virtuosa è cara, in costoro la disciplina è radicata, 22 in costoro gioia e dolore sono supremi, per costoro la verità è la giusta misura, essi danno e non prendono, e sono pure pietosi, 23 e sempre sono intenti a dèi, avi, e ospiti, intelligenti, sono di tutti benefattori, e protettori di ogni dharma, 24 salutari verso tutti gli esseri, e pronti a donare ogni cosa o bhārata, non possono essere smossi, esperti nel compiere il dharma, 25 non si spezza la loro condotta, che un tempo fu compiuta dai virtuosi, non hanno paura, né tentennano, né sono violenti, ma saldi sulla via dei buoni, 26 sempre sono onorati dai buoni, in cui è radicata la non-violenza, i quali gettate brame e ira, sono privi di possesso, di egoismi, dai grandi voti, dai saldi limiti, costoro devi frequentare e interrogare, 27 non per le mandrie o per la gloria loro possiedono il dharma o Yudhiṣṭhira, ma perché è cosa necessaria, come sostenere il corpo, 28 in loro non si trova paura, né ira o agitazione, né sofferenza, né sbandierono il dharma, né ricorrono ad alcuna ipocrisia, 29 per quelli che sono privi di avidità, e confusione, che sono saldi in verità e onestà, per costoro che hanno animo instancabile o kuntīde, devi aver attrazione, 30 quelli che non gioiscono nell'acquisire, né si agitano nel non acquisire, privi di possesso, e di egoismo, risoluti che tutto guardano ugualmente, 31 l'avere e il non avere, gioie e dolori, piaceri e dispiaceri, morte e vita o caro, sono uguali per costoro dal saldo valore, dall'anima saggia, saldi nella fermezza, 32 con impegno e attenzione onora questi potentissimi con ottimi beni, tutte le qualità sorgono dal destino, come le belle parole sono buone e cattive.” CLIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ hai detto che l'avidità è il fondamento dei mali o nonno, ma pure dell'ignorannza o caro, io vorrei udire in verità.” 2 Bhīṣma disse: “ chi compie il male per ignoranza, che non trova pace in sé, che odia chi agisce virtuosamente, costui ha l'infamia del mondo, 3 per ignoranza cade all'inferno, e per ignoranza ha pessima fine, per l'ignoranza precipita nel dolore, e sprofonda nelle avversità.” 4 Yudhiṣṭhira disse: “ il comportamento dell'ignorante, com'è, la sua crescita, l'inizio e la fine, la radice, ciò che lo lega, il percorso, il tempo, la causa, e la conseguenza, 5 questo io voglio udire in verità sencondo le regole quaggiù o principe, l'origine dell'ignoranza e quanto di dolore ne ottiene.” 6 Bhīṣma disse: “ passione e odio, errore, gioia e sofferenza, supponenza, desiderio e ira, orgoglio, accidia e debolezza, 7 brama e avversione, e tormento, gelosia per l'altrui prosperità, e le altre cose che fanno i malvagi, sono dovute all'ignoranza, 8 l'apparenza di questa e il resto a cominciare dalla crescita, di cui tu chiedi, diffusamente o grandi-braccia ascolta o signore di popoli, 9 entrambe queste due cose hanno lo stesso frutto e la stessa colpa o bhārata, l'ignoranza e la troppa avidità, sappi che sono una cosa sola o sovrano, 10 l'ignoranza origina dall'avidità, quando questa cresce pure essa cresce, se è stabile, essa è stabile, se distrutta, essa pure va distrutta in vari modi, 11 la radice della grande avidità dipende dal destino, che sia rotta o non rotta, il fato è la causa dell'avidità, 12 dall'ignoranza si ha l'avidità, e dall'avidità l'ignoranza, tutti i mali vegono dall'avidità, perciò evita l'avidità, 13 Janaka, Yuvanāśva, Vṛṣādharbhi, e Prasenajit, ed altri signori di uomini, distruggendo l'avidità hanno raggiunto il cielo, 14 pubblicamente o migliore dei kuru, da qui getta via da te l'avidità, abbandonata l'avidità, vivrai felicemente al mondo e nell'aldilà.” CLIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “per il brahmano che si sforza a compiere i suoi studi o nonno, che desidera il dharma o anima giusta, qual'è il meglio per lui quaggiù, 2 vedendosi al mondo molti tipi di bene, quello che tu pensi, lo sia in questo mondo e nell'altro, dimmi o nonno, 3 ampia è la via del dharma, e con molte ramificazioni o bhārata, quale può essere quaggiù la miglior opinione per compiere il dharma? 4 essendo grande il dharma o re, e con molte ramificazioni, in verità quale ne sia la radice suprema o caro, tutto questo dimmi con cura.” 5 Bhīṣma disse: “ dunque ti illustrerò in che modo tu possa raggiungere il meglio, e come un saggio che ha bevuto l'amṛta, sarai sazio di conoscenza, 6 i precetti del dharma che sono stati detti dai grandi ṛṣi, ciascuno di essi è legato alla propria sapienza, e la miglior via di tutti è l'autocontrollo, 7 la suprema cosa l'autocontrollo dicono essere gli anziani che vedono giusto, e per il brahmano specialmente l'autocontrollo è il dharma eterno, 8 chi non è controllato, non ottiene il frutto del sacrificio secondo le regole, il controllo è superiore al dono, e anche al sacrificio, 9 il controllo fa aumentare l'energia, il controllo è il supremo purificatore, l'uomo senza peccato dotato di energia, trova la grandezza, 10 abbiamo udito che non vi è altro dharma nei mondi pari al controllo, il controllo è la miglior cosa al mondo, raccomandato per tutti i buoni nel dharma, 11 e pure nell'aldilà o signore di uomini, troverà la suprema felicità, chi è intento all'autocontrollo, e ne ottiene grande dharma, 12 il controllato dorme felicemente, e felicemente si sveglia, felicemente percorre i mondi, e il suo animo è soddisfatto, 13 l'uomo privo di controllo, cade in perenne afflizione, e precipita in molte altre sfortune, nate dalle sue colpe, 14 nei quattro modi di vita, dicono che l'autocontrollo è il miglior voto, ti parlerò di tutte le cose il cui insieme è l'autocontrollo, 15 pace, fermezza, non-violenza, imparzialità, sincerità, onestà, controllo dei sensi, abilità, gentilezza, modestia, assenza di agitazione, 16 liberalità, assenza di rabbia, contentezza, gentile eloquio, e assenza di invidia per chi studia, questi hanno per somma il controllo, 17 e inoltre l'onore ai guru, o kauravya, pietà e assenza di calunnia verso i viventi, il parlar gentile, e senza inganno, evitare elogi e rimproveri, 18 brama, collera, avidità, orgoglio, arroganza, vanterie, confusione, invidia e disonore, queste cose non le persegue il controllato, 19 irreprensibile, anima senza desideri o con pochi, e assenza di invidia, quest'uomo è simile all'oceano che mai si riempie, 20 ' io sono tuo; tu sei mio; loro sono in me, e io in loro.' il controllato non persegue unioni amorose di questo tipo, 21 a tutti i comportamenti dei villaggi e delle foreste che vi sono al mondo, e ad elogi e rimproveri chi non si attacca, diviene libero, 22 chi è intento all'aiuto, all'amicizia, alla condotta dei buoni, liberato dai vari vincoli, costui ha grande frutto nell'aldilà, 23 il virtuoso di buona condotta, saggio e sapiente della tranquillità dell'anima, ottenendo onori qui al mondo, raggiunge la miglior meta, 24 quanto quaggiù è buono, e quanto è compiuto dai virtuosi, appartiene al muni dotato di sapienza, che non lascia il suo dharma, 25 ritirandosi per andare nella foresta, il dotato di sapienza, dai sensi vinti, agendo aspettando in pace il momento, così merita la natura del brahman, 26 chi non teme alcun essere, e non fa paura ai viventi, abbandonato il propro corpo, non ha da temere alcunchè, 27 chi usa le sue azioni senza accumularne, uguale verso tutti i viventi, agisce sulla via dell'amicizia, 28 come degli uccelli in cielo, e dei pesci nell'acqua non si può scorgere il cammino, così è per lui senza dubbio, 29 chi abbandonando la casa, va in cerca della mokṣa o re, costui merita i mondi splendidi per eterni anni, 30 abbandonando ogni azione, praticando il tapas secondo le regole, abbandonando le varie scienze, tutto abbandonando, 31 senza praticare i desideri, puro sapiente della pace dell'anima, ottenendo quaggiù gli onori del mondo, raggiunge il paradiso, 32 la regione del Grande-avo, che sorge dalla misura del brahman, che sempre è nascosta nel cuore, questa si raggiunge coll'autocontrollo, 33 chi gioisce nella conoscenza, il risvegliato, che non è nemico di nessuno, non ha timore di sostentamento qui, come può aver timore nell'altro mondo? 34 una sola colpa vi è nell'autocontrollo, non se ne trova una seconda, ed è che la gente pensa che sia inabile uno che pratica la pazienza, 35 ma di questa macchia o grande saggio, la grandissime qualità, nella tolleranza i grandi mondi ottiene chi è paziente, 36 che bisogno ha il controllato della selva che è per chi non ha controllo o bhārata? dove riesiede il controllato vi è la foresta e l'āśrama.” 37 Vaiśaṃpāyana disse: udite le parole di Bhīṣma, il re Yudhiṣṭhira, soddisfatto come per l'amṛta, diventava felice, 38 e ancora interrogava Bhīṣma il migliore dei sostenitori del dharma, intorno al tapas, e a lui egli tutto diceva o continuatore dei kuru. CLV 1 Bhīṣma disse: “ i saggi dicono che tutto è radicato nel tapas, lo sciocco che non pratica il tapas, non ottiene il frutto dei suoi riti, 2 il potente Prajāpati ha creato ogni cosa attraverso il tapas, e i ṛṣi hanno ottenuto i veda attraverso il tapas, 3 e col tapas, uno dopo l'altro quelli che si nutrono di frutta e radici, e i siddha ben intenti, attraverso il tapas vedono i tre mondi, 4 le erbe medicinali e i rimedi, e i tre veda sono stati ben composti, e perfezionati attraverso il tapas, ogni strumento ha per radice il tapas, 5 tutto quanto è arduo da avere e da maneggiare, pericoloso e arduo da resistervi, tutto questo si può fare col tapas, il tapas è insormontabile, 6 il bevitore, chi prende senza consenso, il feticida, chi disonora il letto del guru, praticando il tapas, quest'uomo si libera dal peccato, 7 pur essendo il tapas di vario tipo, che da molteplici porte si manifesta, per chi è intento all'astensione mondana, non è vi è miglior tapas del digiuno, 8 non-violenza, parola sincera, donazioni, controllo dei sensi, di tutti questi o grande re, non è vi è miglior tapas del digiuno, 9 non vi è atto più difficile del dono, non vi è rifugio superiore alla madre, non vi è sapere superiore ai tre veda, e il supremo tapas è la rinuncia, 10 quaggiù controllando i sensi, al modo in cui si proteggono ricchezza e grano, da ciò si ha l'artha e il dharma, e non è vi è miglior tapas del digiuno, 11 i ṛṣi, gli avi, gli dèi, gli uomini e i migliori animali, e tutti gli altri viventi, mobili e immobili, 12 tutti perseguendo il tapas si perfezionano atraverso il tapas, e così gli dèi attraverso il tapas hanno raggiunto la grandezza, 13 tutti i frutti desiderabili sempre si ottengono col tapas, attraverso il tapas, si può ottenere anche lo stato divino, così è stabilito.” CLVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ la sincerità nel dharma sempre elogiano i savi ṛṣi, avi e dèi, intorno alla sincerità io vorrei udire, questo dimmi o nonno, 2 qual'e il segno della verità o re?, e come si ottiene? ottenuta la verità, che avviene? e come è detto ciò?” 3 Bhīṣma disse: “ la confusione dei dharma dei quattro varṇa non è raccomandata, la verità è immutabile per tutti i varṇa o bhārata, 4 la verità è sempre il dharma dei virtuosi, la verità è il dharma eterno, alla verità si deve inchinarsi, la verità è il supremo cammino, 5 la verità è dharma, tapas e yoga, la verità è il brahman eterno, la verità è detto il supremo sacrificio, nella verità tutto è radicato, 6 le condotte della verità secondo le regole e in successione, e il segno della verità ti illustrerò nell'ordine, 7 come si acquisisce la verità, questo tu meriti di sapere, la verità è di tredici tipi in tutti i mondi o bhārata, 8 e la verità è imparzialità, e autocontrollo senza dubbio, disinteresse, pace interiore, e modestia, pazienza e assenza di invidia, 9 liberalità, meditazione, nobiltà, fermezza e perenne perseveranza, e non-violenza o re dei re, questi i tredici aspetti della verità, 10 la verità è certo imperitura e sempre immutabile, costituita da tutti i dharma, e si ottiene con lo yoga, 11 l'imparzialità è guardare nello stesso modo al nemico, al desiderabile e all'indesiderabile, avendo distrutto brame e odi, e distrutto eros ed ira, 12 il controllo è non bramare mai altro, è l'intelligenza, è fermezza, assenza di timore, e di collera, e questo si acquisisce con la conoscenza, 13 i saggi dicono che il disinteresse sia il donare e l'impegno nel dharma, e si diviene disinteressati, con costante impegno nella sincerità, 14 gli aspetti positivi e negativi della pazienza e dell'impazienza, il virtuoso li sopporta tutti, e bene acquista ciò, chi possiede la sincerità, 15 il modesto pratica buona e forte virtù, e non si vanta mai, sempre con parole e animo in pace, la modestia si ottiene dal dharma, 16 la pazienza è chiamata perdono, si perdona per dharma e artha, e per propiziarsi il mondo, questa si ottiene coll'intelligenza, 17 l'abbandono degli affetti, e l'abbandono degli oggetti dei sensi, questo abbandono si ha non altrimenti che lasciando passioni e odi, 18 nobiltà è certo per chi agisce con impegno per i viventi, in belle azioni, disisnteressato e libero da passioni, 19 la fermezza è di certo il non aver mutamento nella gioia e nel dolore, il saggio che desidera la propria prosperità sempre la pratichi, 20 sempre la deve praticare il paziente, saldo nella verità, il sapiente ottiene la fermezza abbandonando gioia, paura e ira, 21 l'assenza di malizia verso tutti i viventi con azioni, mente e parole, la gentilezza, il donare, questo è l'eterno dharma dei virtuosi, 22 questi sono uno dopo l'altro i tredici aspetti tipici della verità, questi compongono e aumentano la verità o bhārata, 23 non è possibile finire di elencare le qualità della verità o bhārata, da qui il fatto che i savi con gli avi e gli dèi raccomandino la verità, 24 non vi è dharma superiore alla verità, né peccato superiore alla menzogna, la verità è il sostegno del dharma, perciò non si deve violare la verità, 25 dalla verità viene il dono, e il sacrificio colle sue dakṣiṇa, i voti, l'agnihotra, i veda, le altre cose radicate nel dharma, 26 la verità e mille aśvamedha, furono posti sulla bilancia, e la verità sorpassava i mille aśvamedha.” CLVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ da dove sorge l'ira e la brama o toro dei bhārata? e sofferenza e confusione, e curiosità e morte e lussuria, 2 avidità, gelosia, e invidia, rimprovero, dispiacere e pietà? tutto questo o grande saggio secondo verità dimmi.” 3 Bhīṣma disse: “ questi sono risaputi come i tredici fortissimi nemici dei viventi, che assalgono o grande re, tutti insieme gli uomini quaggiù, 4 questi con attenzione spingono l'uomo lascivo, e vedendo degli altri uomini li assalgono come lupi, 5 da questi sorge il dolore, da questi sorge il peccato, così il mortale deve sempre sapere o toro dei bhārata, 6 il sorgere, il permanere e la distruzione di questi o migliore degli uomini, dunque ti illustrerò, ascoltami mentre te li dico, 7 dall'avidità, sorge la collera, ed è alimentata dalle colpe altrui, tramite la pazienza si ferma, e il glorioso la arresta, 8 dai desideri nasce l'eros, peseguendolo esso si ascresce, guardandolo con biasimo esso perisce, per la vera sapienza dei saggi, 9 quelli di scarsa intelligenza guardano alle scritture con opposizione, la curiosità ne nasce, ed arresta le vere conoscenze, 10 dall'amore sorge la sofferenza, per la separazioni dal vivente, quando però si sa che è insensata, allora immediatamente svanisce, 11 la distruzione dall'abitudine ad ira e avidità sorge, con la pietà verso tutti gli esseri, e l'abbandono del mondo si ferma, 12 per l'abbandono della verità vi è la malizia, e si seguono gli atti contrari, questa si può distruggere o caro, frequentando i virtuosi, 13 per la buona nascita, per potere, l'ogoglio colpisce i viventi, queste cose riconoscendo l'orgoglio immediatamente finisce, 14 la gelosia sorge dall'eros, e dall'eccitamento o bhārata, reciproco tra i mortali, con la saggezza si distrugge, 15 dalla passione per le cose fuori dal mondo, per le parole rudi e odiose, ne nasce il biasimo o re, con l'indifferenza si distrugge, 16 dall'incapacità di vendicare un'offesa fatta da uno più forte, l'indignazione feroce ne nasce, attraverso la gentilezza si arresta, 17 vedendo sempre dei miseri allora ne nasce la compassione, quando si sappia che dipende dal dharma, allora si estingue la compassione, 18 questi tredici sono vinti, dicono dalla calma interiore, tutte queste tredici colpe appartengono ai figli di Dhṛtarāṣṭra, tu sempre con tutta l'anima li hai vinti e li vincerai.” CLVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ io conosco la benevolenza per aver sempre guardato i virtuosi, ma la crudeltà non la conosco, né l'agire di costoro o bhārata, 2 come gli uomini evitano le spine, i pozzi e il fuoco, così essi evitano l'uomo dalle azioni crudeli, 3 la crudeltà è sempre vile, quaggiù e nell'aldilà o bhārata, perciò dimmi o kauravya, quale sia la disposizione del dharma per ciò.” 4 Bhīṣma disse: “ nascondendo i propri desideri, fanno conoscere i loro scopi con l'agire, l'ingiuriatore ingiuria, e l'imprigionatore è colui che imprigiona, 5 si vanta dei doni, è aspro, crudele, disonesto, fraudolento, senza dividere alcunchè, arrogante, e licenzioso e sbruffone, 6 sospettoso di tutto, violento, infantile, e misero, che elogia sempre il proprio gruppo, che frequenta chi odia gli asceti, 7 che gode sempre della violenza, senza distinguere meriti e demeriti, di grande falsità, furbo e avido, estremamente ingannevole, 8 ritiene un malvagio colui che dotato di qualità agisce nel dharma, e guardando al proprio comportamente non ha fiducia in nessuno, 9 e laddove le colpe altrui siano nascoste, le rende manifeste, ed è afflitto dalle medesime colpe per la sua prosperità, 10 e così pensa che il benefattore sia un supremo impostore, e avendo donato un tempo della ricchezza si duole del beneficio, 11 il cibo edibile, le leccornie, è quant'altro è bene mangiare, chi consuma con gente che sta a guardare, è ritenuto un uomo crudele, 12 chi avendo dato prima ai brahmani, mangia assieme agli amici, nell'aldilà ottiene il paradiso, e qui infinita gioia, 13 ti ho illustrato o migliore dei bhārata chi sia il crudele, sempre deve evitarlo l'uomo che desidera la prosperità.” CLIX 1 Bhīṣma disse: “ persona di successo e onorevole, è chi padroneggia tutti i veda, attento a maestro, padre e moglie, e intento ai propri studi, 2 sono considerati virtuosi i brahmani che praticano la giusta questua, a questi privi di mezzi si devono dare doni specialmente se sapienti, 3 altrimenti le dakṣiṇa si devono dare o migliore dei bhārata, agli altri si deve distribuire cibo non cotto al di fuori della vedī, 4 ed ogni gioiello il re secondo il merito deve offrire, i brahmani sono il sacrificio, coi suoi cibi e colle sue dakṣiṇa, 5 chi abbia ottenuto cibo per tre anni, per la sussistenza dei servi, o ne abbia anche di più, merita di bere il soma, 6 se il sacrificio è sbagliato anche in una sola parte dall'officiante, specie se è un brahmano, sia il re praticante il dharma, 7 il vaiśya che abbia molti animali, che trascuri i sacrifici, che non beva il soma, dalla sua famiglia la ricchezza per il sacrificio il sovrano deve prendere, 8 e prenda a suo piacere qualunque ricchezza dalla casa di uno śūdra, non vi è alcun altare nella casa dello śūdra, 9 chi ha cento vacche senza fuoco sacro, o chi ne ha mille senza sacrifici, dalle case di questi due deve prendere senza esitazione, 10 da chi non dona deve sempre prendere il sovrano apertamente o potente, così agendo il sovrano è interamente nel dharma, 11 chi non ha mangiato per sei pasti, al settimo pasto, senza provvigione per domani, deve prendere senza problemi, dal granaio, dal campo o da una casa, o da dove capita, 12 di questo deve informare il sovrano, che sia richiesto o non dal farlo, e il re sapiente del dharma non deve infliggergli punizioni secondo il dharma, 13 per la stupidaggine dello kṣatriya il brahmano è afflitto dalla fame, accertando la sua condotta nei veda, deve offrirgli il vitto, come il padre deve proteggere il suo proprio figlio, 14 al passaggio dell'anno, sempre si deve celebrare il rito vaiśvānarī, l'alternativa è un dharma antico, interamente praticato dai sapienti del dharma, 15 da viśvedeva, dai sādhya, e dai brahmani e dai grandi ṛṣi, che temono la morte nelle sventure si compie questa sostituzione, 16 il potente che pratichi la sostituzione della principale regola, questo sciocco, non troverà frutto nel mondo futuro, 17 nessun uomo informi il re dei brahmani, quello debole si riconosce dalla sapienza, il valoroso dal maggior valore, 18 perciò per il re sempre è invincibile l'energia dei brahamani, consigliere, istruttore, ordinatore, e dio si dice il brahmano, a lui non si devono dire malevolenze, né urlare aspre parole, 19 lo kṣatriya con la forza del suo braccio attraversa le proprie difficoltà, col denaro il vaiśya e lo śūdra, e il ri-nato con mantra e oblazioni rituali, 20 né la vergine, né la giovane, né l'escluso dai veda, né il fanciullo, né uno non consacrato può servire all'agnihotra, precipitano all'inferno quelli che sacrificano per costui, 21 chi accende il fuoco sacro senza donare le offerte sacrificali come dakṣiṇa, è considerato uno privo di fuoco da quelli che vedono il dharma, 22 il ricco di fede, dai sensi domati, compia altri atti santi, ma non celebri mai dei sacrifici privi di appropriate dakṣiṇa, 23 il sacrificio senza dakṣiṇa distrugge creature, animali e paradiso, sensi, gloria, fama, e una vita lunga per chi lo ha violato, 24 quelli che siedono con un donna mestruata, quelli che non hanno fuoco, quelli che sono di famiglia ignorante dei veda, tutti sono śūdra per agire, 25 il brahmano marito di donna śūdra che in un villaggio con acqua di pozzo, risieda per dodici anni diventa uno śūdra per il suo agire, 26 chi metta nel suo letto una donna ignobile, e la metta lasciando una brahmana, o onorando un non brahmano sieda davanti a lui sull'erba, come costui si possa purificare o re, ascolta queste mie parole, 27 quando faccia il peccato per una notte, il brahmano servendo un basso varṇa, o stando nello stesso luogo o letto, facendo voti per tre anni si libera del peccato, 28 né parole dette per gioco, né quelle dette a donne o re, o nel matrimonio, né quelle per il guru o per la propria vita, queste cinque falsità non sono dette peccati, 29 il ricco di fede, può acquisire bella sapienza anche da un inferiore, e pure da un luogo impuro si può prendere dell'oro, così è stabilito, 30 ottima donna si ha pure da cattiva famiglia, e si può bere l'amṛta pure dal veleno, donne virtuose, gemme, e acque sono sempre nel dharma, 31 in favore di vacche e brahmani, o nella confusione dei varṇa, e per proteggere sé stesso un vaiśya può prendere l'arco, 32 bere liquori, uccidere un brahmano, e violare il letto del guru, si pensa che siano incomparabilmente meritevoli di morte, così è stabilito, 33 rubare dell'oro, e il furto delle proprietà brahmaniche è un peccato, e pure prendere dei liquori alcolici, e approcci erotici proibiti, 34 associazione con decaduti, sesso con brahmane, per lungo tempo o grande re, conduce alla stessa cosa, 35 si decade se per un anno si pratica un decaduto, nei sacrifici, o negli studi o more uxorio, ma non viaggiando sedendo e mangiando, 36 questi e anche altri hanno espiazioni stabilite, con la giusta espiazione col tempo ci si purifica, 37 cibo animale non deve essere offerto nel praticare riti funebri, nei tre precedenti non si deve fare distinzione, 38 l'uomo giusto deve abbandonare ministri e anche guru nel pieno dharma, non si deve aver conversazione con quelli che stanno compiendo l'espiazione, 39 chi ha trasgredito il dharma con un giusto tapas ne distrugge la colpa, dicendo ladro ad un ladro, si cade nella medesima colpa, dicendo ladro ad uno che non lo è, si cade nella colpa doppia, 40 tre quarti di colpa del brahmanicidio, ottiene la vergine deflorata, e chi l'ha deflorata ottiene il resto della colpa, 41 assalendo un brahmano quaggiù, o colpendolo molto forte, il malvagio per cento anni non troverà pace, 42 ma per mille anni cadendo all'inverno vi vivrà, perciò non si deve assalirlo, né mai ucciderlo, 43 quante gocce di sangue si contano dalla ferita del ri-nato, per altrettanti anni o re dovrà vivere all'inferno, 44 il feticida si purifica abbattuto dalle armi in mezzo alla battaglia, o si purifica sacrificando sé stesso nel fuoco acceso, 45 l'ubriacone bevendo liquore bollente si libera dal male, da questo essendo bruciato il suo corpo da morto nell'aldilà è purificato, in questo modo il savio ottiene i mondi e in nessun altro modo, 46 a violare il letto del guru, il malanima, intento al male, legato alla colonna infuocata, colla morte si purifica, 47 o portando in mano pene e testicoli, da sè stando nella direzione sud-ovest repentinamente muoia, 48 oppure in favore di un brahmano deve lasciare la vita e con questo si purifica, oppure celebrando l'aśvamedha oppure il gomedha, o l'agniṣṭoma quaggiù rettamente, nell'aldilà si purifica, 49 e per dodici anni l'uccisore di un brahmano deve divenire un asceta, e come brahmacārin pratichi la questua da muni colle proprie azioni, 50 e così intento al tapas, il brahmanicida, deve vivere nella foresta, e così pure chi si accoppia con una donna mestruata o incinta senza saperlo, e due volte del brahmanicidio chi giaccia con passione con una donna mestruata, 51 l'ubriacone, deve mangiare controllato in castità, dormire per terra, e deve celebrare per oltre tre anni più di agniṣṭutā e donando mille vacche e un toro, ottiene il meglio, 52 uccidendo un vaiśya lo deve per due anni e donare cento vacche e un toro, e avendo ucciso uno śūdra, per un solo anno e dando dieci vacche e un toro, 53 uccidendo un cane, un barbaro o un mulo deve compiere il voto per lo śūdra, e pure uccidendo gatti, ghiandaie, rane, cornacchie, rapaci e topi, 54 e per uccidere un vivente o re, si dice vi sia la stessa regola che per gli animali, e delle altre forme di espiazione ti parlerò di seguito, 55 per l'inganno del letto di un altro, per ciascuno per un anno così agisca, per tre anni se è la moglie di un sapiente vedico, per due anni se la moglie altrui, 56 per tutto il tempo mangiando una volta su quattro pratichi il voto di brahmacārin, sedendosi o stando vicino, digiuni per tre giorni ad acqua e si accusi, la stessa cosa per chi spenga i fuochi sacri con l'acqua, 57 chi abbandoni senza motivo, padre e madre, sia un decaduto o kaurava, così è il precetto nei dharma, 58 cibo e vesti in eccesso si devono dare, così è stabilito, alla moglie che ha trasgredito, e specialmente se in prigione, e lei deve sostenere lo stesso voto che deve sostenere l'adultero, 59 la donna che abbandonato il letto dei migliori, ne raggiunga uno più cattivo, il re la deve far divorare dai cani davanti a molte genti riunite, 60 il saggio faccia legare l'uomo su un letto di ferro ardente, e piazzata della legna deve essere bruciato quel malvagio, 61 la stessa punizione per le donne o grande re, che tradiscono il marito, per il malvagio che le calunni per un anno deve essere doppia. 62 chi ne è compagno per due anni, deve per tre anni praticare la questua col voto del muni, il malvagio, se per quattro, allora per cinque anni, 63 il parivitti il fratello maggiore e la donna con cui si sposa lo sposo, tutti questi sono decaduti così si sa, 64 tutti devono praticare lo stesso voto di chi uccide il marito, pratichino il cāndrāyaṇa per un mese, o altra penitenza per liberarsi dal male, 65 il fratello maggiore offra la nuora da sposare, e col permesso del maggiore il giovane la prenda in seguito, con questo ottengono la purificazione lei e loro due secondo il dharma, 66 non dar da bere agli animali escluse le vacche non è peccato, l'uomo è risaputo signore e mangiatore degli animali, 67 portando i capelli in alto, e reggendo una ciotola di terracotta, deve praticare la questua in sette case, proclamando la sua azione, 68 e ottenuto così il suo cibo, per dodici giorni si purifica, e pure il nirākṛti, deve praticare questo voto, 69 invero questa è la suprema espiazione, tra gli uomini che siano devoti a donare o no, tutto questo è prescritto, per chi non è pio è stabilita una vita a misura di vacca, 70 mangiando carne umana, di cane, di porco, di fagiano, e di cammello, o urina o feci, deve compiere una consacrazione, 71 il bevitore di soma che senta l'odore di un brahmano ubriaco, deve bere acqua bollente per tre giorni, e bere latte bollente per altri tre giorni, e bevuto per tre giorni burro caldo, per tre giorni deve nutrirsi di vento, 72 così è stata stabilita l'eterna espiazione, specialmente per il brahmano che l'abbia fatto in piena coscienza.” CLX 1 Vaiśaṃpāyana disse: alla fine di questa storia, avvicinandosi Nakula, esperto del combattimento alla spada, questo diceva al nonno sul letto di frecce: 2 “ l'arco è considerata la migliore delle armi o nonno, ma è mia opinione o sapiente del dharma, che lo sia la spada ben affilata, 3 quando l'arco è tagliato o re, e abbattuti i cavalli, con la spada si può ben combattere e proteggere sé stessi, 4 e degli armati d'arco e di mazza o di lancia, da solo un valoroso armato di spada è in grado fermare, 5 qui dunque io ho un dubbio e una grande curiosità, su quale sia la migliore delle armi in tutti i combattimenti o principe, 6 come fu prodotta la spada, e per quale scopo? e da chi fu prima usata la spada? questo dimmi o bisnonno.” 7 udite le parole dell'arguto figlio di Mādrī, piene di grande intelligenza, belle e di sottile argomentazione, 8 allora a quelle supreme parole dotate di suono è colore, piene di studio e ragione, chieste dall'allievo di Droṇa, 9 rispondeva quel sapiente di ogni dharma, maestro dell'arte dell'arco, Bhīṣma sul suo letto di frecce a Nakula grand'anima: 10 “ in verità ascolta o figlio di Mādrī quanto mi hai chiesto, sanguignamente eccitato sono da te come un monte pieno di metalli, 11 un solo oceano d'acque o caro, vi era un tempo, immoto, oscuro, incomparabile sulla faccia della terra, 12 coperto di tenebre, intangibile, e profondissimo a vedersi, incommensurabile, e privo di suoni, e là nacque il Grande-avo, 13 quel potentissimo creava, Vāyu, e Agni e pure il sole, creava il cielo in alto, e in basso la terra e gli inferi, 14 il firmamento con la luna, le costellezioni e i pianeti, gli anni, il giorno e la notte, le stagioni le ore e i minuti 15 quindi il Grande-avo formandosi un corpo su questo mondo, poi il Beato generava dei figli di supremo splendore, 16 Marīci, e il ṛṣi Atri, Pulastya, Pulaha e Kratu, i due Vasiṣṭha e Aṅgiras, Rudra il potente Signore, 17 quindi il prācetasa Dakṣa e generava le sessanta vergini, e con tutte queste si accoppiarono i ṛṣi brahmani per generare, 18 da esse tutti gli esseri, gli dèi, le schiere dei padri i gandharva e le apsaras, i vari tipi di rakṣas 19 gli uccelli e gli animali, i pesci, le scimmie e i grandi uraga, e le altre varie specie di esseri che si muovono in acqua e in terra, 20 e tutti gli insetti prodotti, gli ovipari e i vivipari, e nacque allora l'intero mondo o caro, con mobili e immobili, 21 compiuta la creazione degli esseri, il Grande-avo di tutti i mondi, vi aggiunse ancora l'eterno sentiero dei veda e il dharma, 22 gli dèi dunque saldi nel dharma e con i loro maestri e cappellani, gli āditya, i vasu, i rudra, i sādhya, i marut e gli aśvin, 23 Bhṛgu, Atri, e Aṅgiras, i siddha, e i kaśyapidi ricchi in tapas, Vasiṣṭha, Gautama e Agastya, e anche Nārada e Parvata, 24 e i ṛṣi vālakhilya, i prabhāsa, e i sikata, i ghṛtāca, i somavāyavya, i vaikhānasa, e i marīcipa, 25 gli akṛṣṭa, gli haṃsa, e i ṛṣi nati dal fuoco, i vānaprastha, i pṛśnaya, tutti sono saldi agli ordini di Brāhma, 26 e i grandi dānava, trasgredendo gli ordini del Grande-avo, compirono un abbassamenteo del dharma, presi da ira e avidità, 27 Hiraṇyakaśipu, e Hiraṇyākṣa, Virocana, Śambara, Vipracitti, Prahrāda, Namuci e Bali, 28 questi e molte altre schiere di daitya e dānava, i precetti del dharma oltrepassando, si divertivano saldi nell'adharma, 29 'tutti gli dei sono nati simili a noi.' così stando in questa opinione, opprimevano dèi e ṛṣi, 30 ma non facevano il bene degli altri esseri né ne avevano compassione o bhārata, trasgredendo i tre modi, colle punizioni governavano le genti, né questi supremi asura, per orgoglio acquisivano la sapienza, 31 quindi il Beato Brahmā accompagnato dai ṛṣi brahmani, allora sul piacevolissimo fianco dell'himavat, con le stelle come loti, 32 esteso per cento yojana, pieno di mucchi di perle e di gemme, su questo supremo monte o figlio, in una foresta di alberi fioriti, si fermava Brahmā il migliore degli dèi, per la cura del bene del mondo, 33 allora alla fine di mille anni il potente compiva un rito, e secondo le regole, stabilite allo scopo come dette, fu compiuto, 34 da ṛṣi esperti di sacrifici, e celebranti secondo le regole, attorniato e pieno dei marut, e di fuochi accesi, 35 adornato da splendidi vasi sacrificali fatti d'oro, pieno delle schiere divine, splendeva il luogo sacrificale, 36 quindi splendente per i ṛṣi brahmani e per gli altri presenti, là ho saputo dai ṛṣi che avvenne un fatto molto terribile, 37 come una luna nell'ampio firmamento al sorgere delle stelle, sorgeva un essere lacerando il fuoco, così abbiamo udito, 38 simile al loto blu per colore, con aguzze zanne, e ventre sottile, alto, di brutto aspetto, e anche di grande energia, 39 al suo apparire, tremava la terra, e il grande oceano si agitava la pieno di gorghi e coperto di onde, 40 meteore portentose cadevano, e dagli alberi si staccavano i rami, tutte le regioni erano infauste, e soffiava un periglioso vento, e ad ogni momento i viventi tremavano per la paura, 41 quindi veduto apparire questo tumultuosissimo prodigio, il Grande-avo diceva questo ai grandi ṛṣi, agli dèi e ai gandharva: 42 ' questo essere potente di nome Asi è stato pensato da me, per proteggere il mondo e per uccidere i nemici dei celesti' 43 quindi lasciata questa forma egli appare come un scimitarra, lucente, dai bordi affilati, alzata come il fato distruttore, 44 quindi a Rudra dalla gola blu, che ha un toro per insegna, Brahmā dava quella splendente spada per prevenire l'adharma, 45 quindi il Beato Rudra celebrato dalle schiere dei ṛṣi brahmani, presa quella spada, quell'anima infinita mutava la sua forma, 46 con quattro braccia, stando a terra e colla testa toccando la volta del cielo, con gli occhi in alto, col grande liṅga, dalla bocca emetteva delle fiamme, diventava di vari colori, nero, bianco e rosso, 47 portando una nera pelle di antilope, trapuntata di stelle d'oro, con un solo occhio sulla fronte, grande e simile al sole, e gli altri due brillanti occhi splendevano neri e gialli, 48 allora il dio Mahādeva, l'armato del tridente, distruttore degli occhi di Bhaga, afferrata la scimitarra, simile al fuoco splendente del fato, 49 e alzando uno scudo con tre prominenze, come una nuvola lampeggiante, quel fortissimo per ardimento percorreva varie strade, agitando la spada in cielo per compiere la distruzione dei dānava, 50 gridando le sue urla, e liberando grandi risate, appariva terrificante l'aspetto di Rudra o bhārata, 51 vedendo Rudra in quell'aspetto, tutti i dānava volendo compiere una fiera azione, gioiosi lo assalivano, 52 e lo innondavano di rocce e di braci ardenti, e di altre terribili armi, dai bordi taglienti e dalla punta di ferro, 53 allora l'esercito dei dānava vedendo l'incrollabile condottiero, Rudra che brandiva la forte spada, vacillava e si confondeva, 54 quello splendido da solo che si muoveva con grande rapidità, brandendo la spada, tutti gli asura pensavano che lui fosse migliaia, 55 tagliando, trafiggendo, facendo a pezzi, lacerando, dividendo, e assalendo, Rudra si muoveva come un fuoco dentro una foresta tra le schiere dei daitya, 56 fatti a pezzi dalla forza della spada, con braccia, coscie e busti tagliati, e con le teste abbattute, cadevano a terra i grandi asura, 57 e altri dānava messi in rotta, colpiti e uccisi da Rudra, urlandosi vicendevolmente scappavano in ogni direzione, 58 alcuni entravano sottoterra, altri sulle montagne, altri si rifugiavano in cielo, e altri ancora entravano nell'acqua, 59 mentre si svolgeva quella grande battaglia violentemente feroce, la terra appariva terrificante allora e infangata di sangue, 60 dai grandi corpi dei dānava imbrattati di sangue, era completamente coperta o grandi-braccia, come da monti pieni di kiṃśuka, 61 la terra appariva innondata di sangue allora, come una bella scura donna eccitata di passione, vestita di rosse vesti, 62 Rudra uccisi i dānava, e reso il mondo alla fine nel dharma, quella formidabile forma abbandonando, Śiva assunse la sua benefica forma, 63 quindi tutti i grandi ṛṣi e tutte le schiere degli dèi, veneravano il dio degli dèi per la vittoriosa e portentosa determinazione, 64 allora il Beato Rudra, quella spada rossa del sangue dei dānava, protettrice del dharma la dava devotamente a Viṣṇu, 65 Viṣṇu la dava a Marīci, e il venerabile Marīci la dava ai grandi ṛṣi, e i ṛṣi davano dunque la spada al Vāsava, 66 il grande Indra la dava ai lokapāla e i lokapāla o figliolo, diedero quella grande spada a Manu figlio del sole, 67 e gli dissero: ' tu ora sei il signore degli uomini, con questa spada figlia del dharma proteggi le genti.' 68 quelli che sorpassano i limiti del dharma per i loro scopi grandi e piccoli, distribuendo le punizioni siano custoditi, secondo il dharma e non a capriccio, 69 il bastone e le multe d'oro impediscono le male parole, e la mutilazione del corpo e la morte per ragioni più gravi, 70 questi aspetti della spada a cominciare dai rimproveri si devono usare, questi sono le misure della spada per chi sorpassa le misure, 71 creando per primo un proprio figlio come protettore delle genti, Manu, conferiva la spada a Kṣupa per la protezione delle creature, 72 e da Kṣupa la prese Ikṣvaku, e da Ikṣvaku Purūravas, e Āyus la ottenne da lui, e quindi Nahuṣa la ebbe sulla terra, 73 e pure Yatāti da Nahuṣa, e Pūru da lui la ottenne, Amūrtarayasa la ebbe da lui e quindi il sovrano Bhūmiśaya, 74 e Bharata, il figlio di Duṣyanta ottenne la spada da Bhūmiśaya, da lui la ottenne allora o re, il sapiente del dharma Aiḍabiḍa, 75 e da Aiḍabiḍa la ottenne Dhundhumāra signore di genti, da Dhundhumāra Kambojia e quindi Mucukunda la ottente, 76 da Mucukunda Marutta, e da Marutta Raivata, da Raivata Yuvanāśva, da Yuvanāśva quindi Raghu, 77 da questi il potente discendente di Ikṣvāku Hariṇāśva, da Hariṇāśva ottene la spada Śunaka, e da Śunaka 78 Uśīnara anima giusta, e da costui la ebbero i bhoja e gli yādava, e dagli yadu la ebbe Śibi, e da Śibi Pratardana, 79 da Pratardana Aṣṭaka, e da Aṣṭaka Ruśadaśva, da Ruśadaśva Bharadvāja, e Droṇa da lui, e quindi Kṛpa, quindi tu coi tuoi fratelli hai ottenuto la suprema spada, 80 la costellazione della spada è la kṛttikā, e la sua divinità Agni, da rohiṇī ha la sua stirpe, e Rudra è il suo supremo guru, 81 gli otto nomi segreti della spada ascolta da me, o pāṇḍava, che sempre recitando si ottiene la vittoria, 82 asi, viśasana, khaḍga, tīkṣṇavartman, durāsada, śrīgarbha, vijaya, e inoltre dharmapāla, 83 la spada è la principale delle armi o figlio di Mādrī, nei purāṇa vi è la dichiarazione che fu brandita dal Maheśvara, 84 e Pṛthu invece produceva l'arco per primo o uccisore di nemici, e con quello un tempo la terra fu governata dal figlio di Vena, 85 tu devi avere come autorità quanto detto dai ṛṣi: 'gli esperti d'armi sempre devono rendere venerazione alla spada.' 86 in dettaglio ti ho illustrato la tua prima questione, come ha avuto origine la spada secondo verità o toro fra i bhārata, 87 e avendo qui interamente udito la suprema arma che è la spada, un uomo ottiene fama quaggiù e raggiunge l'eternità nell'aldilà.” CLXI 1 Vaiśaṃpāyana disse: così avendo parlato Bhīṣma rimanendo silenzioso, Yudhiṣṭhira avvicinatosi con agio ai fratelli e a Vidura per quinto, chiedeva: 2 “la condotta mondana nel dharma, nell'artha e nel kāma è raccomandata, qual'è la più importante di queste, quale la minore e quale la media? 3 in quale ci si deve applicare per vincere le tre passioni? voi dovete con contentezza dirmi interamente secondo verità questa risposta.” 4 allora il sapiente della vera via dell'artha, dalla grande intelligenza, per primo Vidura ricordando il dharmaśāstra, pronunciava queste parole: 5 “ erudizione, tapas, rinuncia, fede, riti sacrificali, pace interiore, purezza di mente, compassione, sincerità, controllo, queste sono le proprie virtù, 6 a queste devi mirare, non aver animo incerto, queste sono le radici di dharma e artha, queste sono l'unico bene, 7 col dharma i ṛṣi si liberano, nel dharma i mondi sono fondati, per il dharma gli dèi sono in cielo, sul dharma l'artha è sostenuto, 8 il dharma o re, è la migliore virtù, e l'artha si dice sia il secondo, e il kāma è il minore, così affermano i sapienti, perciò principalmente col dharma uno diviene di anima compiuta.” 9 concluse le sue parole, il sapiente dell'arthaśāstra, il pṛthāde esperto del vero discorso sull'artha, rapido diceva queste parole: 10 “ la terra quaggiù o re è luogo di azione, e l'agire è raccomandato, con agricoltura, commercio e allevamento, e le varie arti, 11 questo è l'artha, il non trascurare tutte le azioni, senza artha non vi sarebbero dharma e kāma, così si sa, 12 il conquistatore pieno di ricchezze, per prima cosa di sostenere il dharma, e poi è in grado di praticare il kāma, arduo per le anime incompiute, 13 si dice che dharma e kāma sono due parti dell'artha, col compimento dell'artha, entrambe ottengono il loro sviluppo, 14 gli uomini di miglior nascita, onorano l'uomo di grande ricchezza, come tutti gli esseri fanno coi brahmani, 15 i controllati dai sensi vinti, dalle colpe bruciate, che indossano pelli e crocchie, e pure quelli pelati privi di figli, vivono cercando ciascuno l'artha, 16 e altri colle vesti brune, con le barbe, pieni di modestia, sapienti e pacificati, liberi da ogni possesso, 17 cercano l'artha alcuni di questi virtuosi, e degl'altri che bramano il paradiso, e molti che sono tornati in famiglia, saldi ciascuno nella propria via, 18 credenti e non credenti, e altri impegnati nel controllo dei sensi, come è illuminata l'ignoranza e la saggezza avvolta dalle tenebre, 19 così è il ricco che offre beni ai dipendenti e punizioni ai nemici, questa o migliore dei saggi, è la mia opinione secondo verità, ascolta però le parole di questi due che stanno per parlare.” 20 quindi di seguito i due figli di Mādrī esperti di dharma e artha, Nakula e Sahadeva pronunciarono queste supreme parole: 21 “ seduto, sdraiato, muovendosi o anche stando fermo, si può compiere un saldo intento nell'artha pure con mezzi grandi e piccoli, 22 ben ottenuto ciò, questo supremo bene arduo da ottenersi, quaggiù si raggiunge immediatamente ogni desiderio, non vi è qui dubbio, 23 l'artha che è legato al dharma, e il dharma che è legato all'artha è come il miele unito all'amṛta, perciò le nostre opinioni sono queste, 24 non vi è kāma per il privo di artha, e così come vi può essere artha senza dharma? perciò fa paura un mondo che agisce fuori da dharma e artha, 25 perciò l'artha è conquistabile da chi ha anima controllata guardando al dharma, tra gli esseri pieni di fede tutto si produce, 26 prima di deve praticare il dharma e poi l'artha unito al dharma, quindi poi si pratichi il kāma, questo è il frutto del pieno successo.” 27 dette queste parole i due figli degli aśvin smisero si parlare, allora Bhīmasena, iniziava a dire queste parole: 28 “ senza kāma non si desidera l'artha, senza kāma non si vuole il dharma, senza kāma non vi è modo di desiderare, perciò il kāma è il superiore, 29 i ṛṣi si adoperano nel tapas pieni di desiderio, nutrendosi di carne o di frutti e radici, o nutrendosi di vento con grande controllo, 30 e gli altri intenti a recitare i veda, devoti ai loro studi, e a celebrare śrāddha, e sacrifici, e ad accettare doni, 31 mercanti, agricoltori, mandriani, architetti e artigiani, e quelli che celebrano riti agli dèi, sono spinti dal desiderio nel loro agire, 32 altri uomini entrano nell'oceano spinti dal desiderio, il desiderio ha varie forme, tutto è spinto dal desiderio, 33 non vi è, non vi fu, e non vi sarà nulla superiore alla natura del desiderio, questo è il punto cruciale o grande re, in cui si rifugiano dharma e artha, 34 come il burro è essenza della panna, così il kāma lo è di artha e dharma, l'olio è il meglio della pasta oleosa, il burro è il meglio del siero, 35 del legno sono meglio fiori e frutti, e il kāma è superiore a dharma e artha, come il dolce miele dai fiori, così la gioia nasce dal kāma, 36 con donne ben vestite e adornate, eccitate di passione, che dicono dolci parole, con queste rallegrati accedendo all'amore, l'eros o re, rapido si approssima, 37 questa è la mia opinione stando in assemblea, non aver dubbi o figlio di Dharma, essa è stabilita dai virtuosi, non è piccola cosa, è unita alle supreme parole dei buoni, 38 dharma, artha e kāma ugualmente si devono seguire, è l'uomo vile che ne segue uno solo, lo dicono mediamente chi è esperto di due, e il supremo è il soddisfatto dei tre.” 39 quel saggio amico spalmato di olio di sandalo, fornito di belle ghirlande e ornamenti, allora queste parole in dettaglio e in sunto avendo dette, il giovane Bhīma si azzittiva, 40 allora a lungo pensando alle parole di ciascuno di loro, il dharmarāja, il sapiente, il migliore dei sostenitori del dharma, diceva sorridendo queste vere parole: 41 “ sicuramente tutti voi siete accorti nel dharmaśāstra, e siete misure di sapienza, per desiderio di conoscere qui ho udito le splendide parole che avete detto, volentieri ora invece, ascoltate con mente attenta le parole che vi dico, 42 l'uomo che non sia intento al male, né alla purezza, né a dharma, artha e kāma, libero da colpe, uguale verso una zolla e l'oro, si libera da dolore, gioia, artha e fortuna, 43 i viventi sono soggetti a nascita e morte, e assaliti da vecchiaia e malattie, e ancora intendendo tutti questi, applaudono la liberazione, e noi non la conosciamo, 44 per chi è legato agli affetti questa non ha luogo, così ha detto il Beato Nato-da-sé, i saggi dicono di essere intenti al nirvāṇa, perciò non si deve fare nulla di buono o cattivo, 45 questo è il massimo, non compiere i desideri, in che modo sono distaccato così io agisco, la regola si applica a tutti gli esseri, questa legge è la più forte sappiatelo tutti voi, 46 con l'agire non si ottiene uno scopo inottenibile, quanto è predestinato avviene sappiatelo, e pure in assenza dei tre si ottiene lo scopo, perciò è il segreto per il bene del mondo.” 47 quindi intese quelle parole supreme e gradite, insieme piene di beneficio, allora gli anziani dei kuru gridarono e si rallegrarono e si misero a mani giunte, 48 e quel bel discorso, colorato nei suoni e nelle parole, gradevole, e privo di rudi parole, quel discorso pronunciato dal pṛthāde ascoltando, i sovrani lo applaudivano, e di nuovo lui domandava al figlio della fiumana sul supremo dharma pieno di splendore. CLXII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ nonno, o grande saggio, promotore della fama dei kuru, io ti domanderò una questione, a cui tu mi devi rispondere, 2 di che fatta sono gli uomini nobili? con chi si può avere il supremo piacere? quali siano quelli adeguati nel presente e nel futuro, questo dimmi, 3 non vi è florida ricchezza, né famigliari e parenti, che siano per noi come sono gli amici, questa è la mia opinione, 4 difficile da ottenere è un amico di lignaggio, raro è un amico benefico, tutto questo o migliore dei sostenitori del dharma devi illustrarmi.” 5 Bhīṣma disse: “ degli uomini da conciliarsi o re, e di quelli da non conciliarsi, in verità io ti parlerò, tu ascoltami interamente o Yudhiṣṭhira, 6 l'avido, il crudele, chi trascura il dharma, il malvagio e il fraudolento, il vile, chi pratica il male, il sospettoso di tutti, e l'indolente, 7 il procastinatore, il perverso, il miserabile che importuna la moglie del guru, chi rinunci all'attività, l'impudente, l'anima cattiva, 8 chi vede il male ovunque, il non credente che disprezza i veda, chi ha i sensi agitati, chi al mondo vive attaccato al desiderio, 9 l'insincero, l'odioso al mondo, chi non mantiene gli accordi, il calunniatore, chi ha incompiuta saggezza, l'invidioso, e l'intento al male, 10 chi ha cattiva condotta, e chi ha anima incompiuta, il malevolo, e il baro, chi agisce per interesse cogli amici, e chi sempre vuole la ricchezza altrui, 11 lo sciocco che mai si accontenta di quanto gli danno quanto possono, chi sempre usa un amico come un nemico o toro tra gli uomini, 12 chi fuori luogo si arrabbia, e chi senza ragione muta atteggiamento, l'accusatore che abbandona rapido gli amici nobili, 13 e il folle che pure per piccole offese, o per azioni inconsapevoli, si offenda verso gli amici e li prenda in odio o sovrano di uomini, 14 chi da nemico stia con la faccia amica, chi guardi di traverso, e non si rallegri nella prosperità, un tale uomo si deve lasciare, 15 il bevitore, l'odioso, il crudele, l'impietoso, il violento, chi ferisce gli altri, chi inganna gli amici, e chi è intento a uccidere i viventi, 16 l'ingrato, e il vile al mondo non si deve in alcun modo frequentare, chi cerca solo i difetti, non è da frequentare, ora ascolta chi si deve frequentare, 17 i bennati, dotati di eloquio, esperti di scienza e conoscenza, esperti di amicizia e di buona condotta, sapienti di tutto, i lontani dalla sofferenza, 18 i dotati delle qualità della grazia, i saldi nella sincerità, chi ha vinto i sensi, che sempre fanno esercizio fisico, i figli dei dipendenti di buona famiglia, 19 i belli, i pieni di qualità, e i privi di avidità, chi sopporta la fatica, i privi di difetti evidenti, questi deve accogliere il sovrano, 20 i virtuosi che agendo secondo le loro possibilità si accontentano o potente, quelli che non si adirano per nulla, e quelli che non sono dispiaciuti senza motivo, 21 e gli indifferenti anche con la mente che non offendono, gli esperti dell'artha, i devoti alla cura degli amici anche soffrendo loro stessi, che non mutano colore cogli amici, come la lana rossa, 22 quelli che non mostrano i difetti delle giovani come l'avidità di ricchezze, quelli che sono sempre fiduciosi degli amici, i devoti ai parenti, 23 quelli per cui una zolla e l'oro sono uguali, chi non inganna gli amici, quelli che agiscono privi di arroganza, quelli adornati da dipendenti, quelli che mantengono il seguito, sempre eccellenti nei loro affari, 24 il sovrano che fa lega con tali ottimi uomini, ne ha il regno che cresce, come i raggi del signore degli astri, 25 quelli che seguono le scritture, i forti, i felici in battaglia, dall'ira vinta, gli ottimi uomini, i pazienti, i dotati di qualità e condotta, si devono frequentare, 26 ti ho parlato degli uomini che sono pieni di pecche o senza-macchia, di costoro il più vile o re, è l'ingrato che uccide l'amico, questo malvagio deve essere evitato tra tutti, così è stabilito.” 27 Yudhiṣṭhira disse: “ in dettaglio vorrei sentire questo argomento o principe, dimmi dunque chi è detto ingrato e pernicioso all'amico.” 28 Bhīṣma disse: “ dunque io ti racconterò una antica storia, che si svolse tra i barbari nelle regioni settentrionali, 29 un brahmano abitante la terra di mezzo, dalle membra scure e privo del brahman, vedendo un villaggio pieno di gente vi entrava per praticare la questua, 30 là un ladrone pieno di ricchezza, sapiente delle differenze di ogni varṇa, pio e saldo nella verità, era intento a fare donazioni, 31 raggiunta la sua casa allora egli chiedeva la bhikṣā, e rifugio per risiedere e una bhikṣā sufficente per un anno, 32 a quel savio egli donava una veste tale che nuova, e una donna vedova in moglie ancora giovane, 33 avendo ottenuto tutto ciò dal ladrone, il ri-nato con anima lieta era allora, e in una ottima casa o re, con lei si rallegrava Gautama, 34 e negli affari domestici del ladrone come aiutante agiva, e là abitava per anni nella prosperosa residenza del barbaro, e Gautama si applicava con impegno nello scagliare le frecce, 35 sempre tutte le oche selvatiche a tiro di freccia Gautama uccideva o re, così come facevano le schiere dei ladroni, 36 nemico delle oche, privo di pietà, sempre intento a uccidere le creature, Gautama per la convivenza coi ladroni divenne simile a loro, 37 ma mentre così abitava felicemente nel villaggio dei ladroni, andava per molti mesi ad uccidere molti uccelli, 38 quindi un giorno, un altro ri-nato giungeva a quel luogo, con la crocchia, indossando vesti di pelle e stracci, puro e intento ai suoi studi, 39 educato, controllato nel mangiare, pio, seguace dei veda, compagno di studi, della stessa regione e amico carissimo era di lui, costui giungeva al villaggio di ladroni dove stava Gautama, 40 costui in cerca di una casa brahmanica, per evitare cibo di śūdra, in quel villaggio pieno di ladroni, vagava in ogni luogo, 41 quindi quell'ottimo ri-nato entrava nella casa di Gautama, e pure Gautama vi giungeva, e i due si incontravano l'uno con l'altro, 42 mentre lui giungeva con un'oca in mano, armato dell'arco, colpevole, colle membra imbrattate di sangue, sulla porta della casa, 43 vedendo quell'uomo violento, degratato, giunto a casa, il ri-nato salutandolo, cadeva nella vergogna e diceva queste parole: 44 ' perché agisci così da ignorante, tu sei un brahmano di buona stirpe, conosciuto nella regione di mezzo, perché sei giunto a questa casa di ladroni, 45 ricordati degli antichi grandi ri-nati, celebrati e seguaci dei veda, nella stirpe di costoro tu sei nato, e sei questa tale vergogna della stirpe, 46 capendo da te come sei, e ricordando la verità, la buona condotta, la disciplina, l'insegnamento, e la compassione, abbandona questa casa o ri-nato.' 47 così apostrofato dall'amico per il suo bene allora, rispondeva quindi o re, risoluto pieno di afflizione: 48 ' povero sono o migliore dei ri-nati, e pure ignorante dei veda, per il sostentamento sono qui giunto, questo sappi di me o migliore dei ri-nati, 49 per la tua visita o savio ṛṣi io mi riconosco fortunato o ri-nato, domani insieme noi due andremo, oggi passa qui la notte.'” CLXIII 1 Bhīṣma disse: “ passata quella notte, partendo quell'ottimo ri-nato, usciva pure Gautama e procedeva verso il mare o bhārata, 2 e scorgeva sulla via allora dei mercanti marinai, e con quella carovana procedeva verso il mare, 3 ma quella carovana o grande re, in qualche luogo impervio dei monti, da un elefante furioso fu distrutta per la maggior parte, 4 e in qualche modo quel ri-nato si trovò abbandonato dalla carovana, fuggendo via per salvarsi la vita, correva verso il settentrione, 5 egli vagando in ogni luogo in cerca del posto della carovana, da solo correva là in una foresta come un kiṃpuruṣa, 6 quindi raggiunta una strada che portava all'oceano, allora, incontrava una gradevole e grande foresta con gli alberi fioriti, 7 adornata da fiori di mango fioriti in ogni stagione, simile al giardino di Indra, abitata da yakṣa e da kiṃpuruṣa, 8 e adornata da fitti boschetti di śāla, di palme, di aśvattha, e di tvaca, e da alberi di sandalo magnifici, sulle bellissime pendici del monte e piacevoli piene di profumi, 9 ovunque là splendidi uccelli cinguettavano bellamente, e altri conosciuti come bhāruṇḍa con visi umani, e dei bhūliṅgaśakuna, e altri marini vi erano ovunque, 10 e udendo questi versi degli uccelli così piacevoli, e gradevolissimi, il savio Gautama procedeva, 11 quindi scorgeva in un certo luogo gradevolissimo, coperto di sabbia d'oro, bello e pianeggiante, simile ai luoghi del paradiso, 12 un grande albero dotato di splendore, un banano a forma sferica, adornato da rami appropriati, simile ad un parasole, 13 la sua radice era ben bagnata da un laghetto con ottimi sandali, pieno di divini fiori, bellissimo era simile al luogo del Grande-avo, 14 vedendo quel supremo luogo amabile per i muni, Gautama ne era felice, quel luogo puro, simile alle dimore divine era coperto di alberi fioriti, e pieno di gioia avvicinatosi si sedeva sotto di lui, 15 mentre Gautama o kaurava era là seduto, una brezza felice, e benefica soffiava pure sfiorando quei fiori, rinfrescando allora tutte le membra di Gautama o sovrano, 16 quel savio stanco, toccato da quel vento purissimo, nella gioia cadendo si addormentava, mentre il sole andava al tramonto, 17 allora tramontato il sole, arrivando il momento della sera, giungeva in persona dal mondo di Brahmā un supremo uccello, 18 chiamato Nāḍījaṅgha, e caro amico di Brahmā, era il re delle gru, di grande saggezza, e nato da Kaśyapa, 19 chiamato anche Rājadharman, era ineguagliabile sulla terra, figlio di una fanciulla divina, era bellissimo, saggio e simile al signore degli dèi, 20 coperto di ottimo oro, e di ornamenti simili a raggi di sole, adornato in tutte le membra quel figlio di dèi splendeva di bellezza, 21 Gautama vedendo giungere quell'uccello ne era meravigliato, soverchiato da fame e sete lo guardava col desiderio di ucciderlo. 22 Rājadharman disse: ' benvenuto a te o savio, per fortuna sei giunto alla mia casa, il sole è tramontato, e si sta per passare alla sera, 23 tu sei giunto alla mia dimora come caro e virtuoso ospite, onorato con azioni stabiliti dalle regole, all'alba partirai.'” CLXIV 1 Bhīṣma disse: “ udendo queste gentili parole, Gautama ne era allora stupito, e pieno di curiosità o re, guardava Rājadharman. 2 Rājadharman disse: ' dunque io sono figlio di Kaśyapa, e madre mi fu Dākṣāyanī, tu sei un ospite di qualità, benvenuto a te o toro fra i ri-nati.'” 3 Bhīṣma disse: “ a lui avendo offerto onori con azioni stabilite dalle regole, gli offriva un divino seggio fatto di fiori di śāla, 4 quei grandi pesci che vivono nella Gaṅgā, nei luoghi percorsi dal carro di Bhagīratha, questi a lui offriva, 5 e acceso un fuoco questi grandi pesci, il figlio di Kaśyapa offriva all'ospite Gautama, 6 e avendo mangiato quel savio con anima felice, quel grande intelletto per liberarlo dalla stanchezza lo ventilava colle sue ali, 7 e a lui seduto rinfrancato chiedeva della sua stirpe, e Gautama diceva:' io sono il brahmano Gautama.' e null'altro diceva, 8 a lui offriva un letto fatto di divine piume, profumato da divini fiori, e molto fragrante, e là egli si sdraiava felicemente, 9 a Gautama entrato in quel letto, allora il re delle gru, quel figlio di Kaśyapa chiedeva con belle parole: ' per quale motivo sei giunto?' 10 allora Gautama gli diceva: ' io sono povero o grande intelletto, e voglio andare verso l'oceano in cerca di ricchezza.' così lui o bhārata, 11 a lui il figlio di Kaśyapa diceva contento:' non devi aver preoccupazione, tu ci riuscirai o migliore dei ri-nati, e tornerai a casa ricco, 12 quattro sono le vie della ricchezza, come ritiene Bṛhaspati, per eredità, per fortuna, per il proprio agire e per l'amico, così o potente, 13 io sono divenuto tuo amico, ho grande amicizia per te, io così mi impegnerò, affinché tu diventi ricco.' 14 quindi giunta l'alba felicemente, da lui richiesto questo diceva: ' vai o nobile, in questa strada troverai il successo, 15 da qui a tre yojana raggiunto un grande signore dei rākṣasa, chiamato Virūpākṣa, egli è un mio amico fortissimo, 16 vai da lui tu o ottimo ri-nato, spinto dalla mie parole, egli darà a te i beni che desideri, non vi è qui dubbio.' 17 così istruito, partiva o re, Gautama riposato dalla fatica, mangiando frutti simili all'amṛta secondo il desiderio, 18 e passando tra ottimi sandali e aloe, e tra foreste di tvakpattra, sulla via o grande re, rapidamente procedeva, 19 quindi giunse alla città di nome meruvraja, coi portali di pietra, e alte mura di pietra, e pure con strumenti di chiusura di pietra, 20 di lui venne a conoscenza il saggio re dei rākṣasa, come un caro ospite, mandato o re, dal carissimo amico, 21 quindi il re dei rākṣasa ai suoi servi diceva o Yudhiṣṭhira: ' Gautama dalla porta della città sia rapidamente condotto qui.' 22 quindi gli uomini vestiti di bianco, dalla residenza reale, per parlare con Gautama raggiungevano la porta della città, 23 e questi messaggeri del re dei rākṣasa o grande re, dicevano al ri-nato: 'affrettati, rapidamente vieni, il re desidera vederti, 24 egli è il valoroso signore dei rākṣasa chiamato Virūpākṣa, ed ha fretta di vederti, velocemente questo sia compiuto.' 25 allora il savio correva privo di fatica per la meraviglia, e Gautama vedendo la prosperità della citta, ne era supremamente stupito, 26 e assieme a loro in fretta arrivava alla dimora del re, il ri-nato era infatti bramoso di vedere il re dei rākṣasa.” CLXV 1 Bhīṣma disse: “ quindi avendo saputo il re che era entrato nel suo supremo palazzo, fu onorato dal re dei rākṣasa e si sedette su un ottimo seggio, 2 e richiesto della linea della stirpe, dei suoi studi durante la brahmacarya, null'altro rispondeva il ri-nato eccetto che la sua stirpe, 3 a lui privo di splendore brahmanico e privo di studi, il re esperto di lignaggio, chiedeva dove viveva: 4 ' dove vivi o nobiluomo, e di quale lignaggio è tua moglie? in verita dimmelo, non aver timore, riposati quanto desideri.' 5 Gautama disse: ' sono nato nella regione di mezzo, e vivo nella dimora di un barbaro, e mia moglie è una śūdra rimaritata, il vero io ti dico.'” 6 Bhīṣma disse: “ allora il re rifletteva: 'come si può fare questa cosa? come posso avere meriti?' così nella mente pensava, 7 ' questo savio e di buona nascita, e amico del grand'anima, dal figlio di Kaśyapa è mandato alla mia presenza, 8 io gli farò un piacere, egli sempre fu attaccato a me, fratello mi è e famigliare, ed è un amico del cuore, 9 oggi è il plenilunio di kārttikā, e mille brahmani verranno a mangiare, là anche lui sarà servito, e gli darò la mia ricchezza.' 10 quindi mille savi, sapienti, e ben adornati, purificati, e vestiti di abiti nuovi di lino arrivarono, 11 quegli ottimi ri-nati così giunti, Virūpākṣa o signore di popoli, li accoglieva secondo le regole, con azioni prescritte dalle scritture, 12 dei cuscini di erba furono approntati per loro per ordine del re dei rākṣasa, e ottime coperte furono stese a terra dai servi o migliore dei bhārata, 13 e su questi quegli ottimi rīnati si sedettero onorati dal re, e splendevano o grande re, come tanti signori delle stelle, 14 allora vasi d'oro fino, adornati a zigzag, puliti e bellissimi, pieni di ottimo cibo innondato da miele e burro offriva ai savi, 15 sempre da lui, arrivato il plenilunio, molti ri-nati, ottenevano i migliori cibi desiderabili, e sempre onore, 16 e specialmente nel plenilunio di kārttikā ai ri-nati offriva, alla fine dell'autunno, delle gemme quando vi era luna piena, così sappiamo 17 e oro, argento, e gioielli e anche perle, e diamanti, grandi ricchezze, crisoberilli, pelli, e coperte, 18 quei mucchi di gemme dando via come dakṣiṇa, o bhārata il gloriosissimo Virūpākṣa allora diceva a quei migliori fra i ri-nati: 19 ' prendete queste gemme quanto desiderate e quanto potete, e ciascuno il recipiente in cui ha mangiato o supremi ri-nati, e prese queste cose tornate alle vostre dimore.' così o bhārata, 20 e così avendo parlato il re dei rākṣasa grand'anima, quei tori tra i brahmani presero tante ricchezze quanto desideravano, 21 quindi tutti quei brahmani onorati con belle gemme di grande pregio, con vesti pulite, molto contenti là erano, 22 allora il re dei rākṣasa ancora diceva queste parole ai ri-nati, fermando tutti i rākṣasa giunti da varie regioni: 23 da questo giorno o savi voi non dovete aver qui alcuna paura, dei rākṣasa, godetevi quanto desiderate, e andatevene in fretta, 24 quindi tutte le schiere dei savi corsero via da ogni parte, e pure Gautama portando un carico d'oro si affrettava, 25 sollevatosi dalla sventura o valoroso, raggiungeva il banano, e si sedeva pieno di stanchezza, esausto e affamato, 26 quindi da lui giungeva o re, il supremo uccello Rājadharman, e salutava Gautama con un benvenuto, tenero verso l'amico, 27 e muovendo le sue ali l'uccello gli toglieva l'affanno, e quindi gli offriva la pūjā quel saggio, e dava del cibo, 28 avendo mangiato, ben riposato, allora Gautama pensava, 'il peso di questo splendido oro è troppo grande per me, l'ho preso per avidità e confusione, e lungo è il mio cammino, 29 e non vi è cibo sulla strada che mi possa sostenere la vita, cosa farò dunque per mantenermi in vita?' così meditava, 30 allora egli non vedendo nulla sulla strada da mangiare, quell'ingrato o tigre fra gli uomini, nell'animo questo pensava: 31 'il re delle gru, ha molta carne sui fianchi, ed è vicino a me, uccidendolo e prendendolo procederò rapidamente.'” CLXVI 1 Bhīṣma disse: “ quindi là un fuoco di grandi fiamme fu fatto dal re degli uccelli, vicino a lui per proteggerlo, 2 e pure il re delle gru vi dormiva in fianco in piena fiducia, quell'ingrato malvagio però vegliava per poterlo uccidere, 3 quindi con un tizzone ardente uccideva quel fiducioso, e avendolo ucciso pieno di gioia, non ne vide alcun ostacolo, 4 quindi toltigli le penne e le piume, lo cuoceva allora nel fuoco acceso, e afferratolo assieme all'oro partiva il più veloce possibile quel ri-nato, 5 quindi passato un altro giorno Virūpākṣa diceva al figlio: ' oggi non vedo Rājadharman o figlio quell'ottimo uccello, 6 egli alla prima luce sempre si reca ad onorare Brahmā, e sensa vedermi mai ritorna a casa quell'uccello, 7 al tramonto per due giorni non è venuto alla mia dimora, perciò la mia anima non è tranquilla, fai che sappia del mio amico, 8 staccato dagli studi vedici, e privo dello splendore del brahman, da lui è andato e ho paura che quel vergognoso ri-nato lo possa uccidere, 9 di cattiva condotta è e di mente malvagia io lo ho riconosciuto dai suoi modi, privo di riti, dall'agire feroce, vile come un nero ladrone, 10 e Gautama si è recato là, per questo è inquieta la mia mente, da qui o figlio, raggiunta rapidamente la dimora di Rājadharman, accertati in fretta se quell'anima pura, vive ancora.' 11 così richiesto in fretta assieme a dei rakṣas partiva e là al banano scorgeva lo scheletro di Rājadharman, 12 e gridando partiva il figlio del saggio re dei rākṣasa, in tutta fretta quanto poteva, per catturare Gautama, 13 e quindi i rākṣasa presero Gautama lì vicino, e il corpo di rājadharman, privato di piedi, penne e ossa, 14 e avendolo preso i rakṣas rapidamente andarono a meruvraja, e mostravano al re il corpo di Rājadharman, e l'ingrato uomo, Gautama dal malvagio animo, 15 piangeva il re vedendolo assieme ai suoi ministri e al purohita, e grida di dolore grandissime vi erano nella sua dimora, 16 e la città colle sue donne e fanciulli divenne abbattuta, allora il sovrano diceva al figlio: questo malvagio sia ucciso, 17 tutti voi come vi pare mangiate le sue carni, questo malvagio, dalle malvage azioni, di anima e intenzioni malvage, deve essere ucciso da voi, questa è la mia intenzione o rākṣasa.' 18 così apostrofati dal re dei rākṣasa, quei rākṣasa dal terribile vigore, non volevano mangiare quel malfattore, così dunque: 19 ' che sia dato ben ai ladroni ora quest'uomo vergognoso.' così gli dicevano o grande re, al re dei rākṣasa, quei demoni notturni, 20 e abbassando la testa a terra dicevano al sovrano delle schiere dei rakṣas: ' tu non devi affliggerci colla colpa di questo cibo.' 21 ' così dunque sia.' così diceva il re dei rakṣas ai demoni notturni: ' che sia dato ora ai ladroni questo ingrato o rākṣasa.' 22 così comandati, quei demoni, armati di spiedi e martelli, tagliarono a pezzi quel malvagio e lo diedero allora ai ladroni, 23 ma neppure i ladroni vollero mangiare quel malfattore, pure quei cannibali o re dei re, non mangiarono quell'ingrato, 24 per il brahmanicidio, l'ubriachezza, il furto e il rompere i voti, è stabilita un'espiazione o re, ma non vi è espiazione per l'ingratitudine, 25 il violento, chi tradisce l'amico, l'ingrato, sono uomini vergognosi, dai carnivori e dagli altri vermi, non sono mangiate tali persone.” CLXVII 1 Bhīṣma disse: “ quindi i rākṣasa innalzarono una pira per il re delle gru, adornata con gemme, profumi, e molte vesti, 2 e bruciando o sovrano, il re delle gru, il potente re dei rākṣasa compiva i riti funebri secondo le regole, 3 in quel frangente la dea Surabhi, la bellissima figlia di Dakṣa, sopra di lui si trovava allora quella divina vacca, 4 e dalla sua bocca usciva allora della schiuma mista a latte o senza-macchia, questa cadeva quindi sulla pira di Rājadharman, 5 quindi allora da quella riviviveva il re delle gru o senza-macchia, e alzatosi si univa a Virūpākṣa, il signore delle gru, 6 allora giungeva il re degli dèi, alla città di Virūpākṣa, e diceva questo a Virūpākṣa: 'per fortuna che egli è vivo.' 7 e Indra narrava a Virūpākṣa una antica storia, di come una maledizione fu un tempo lanciata da Brahmā su Rājadharman, 8 quando il signore delle gru o re, un giorno non andò da Brahmā, allora per la collera il Grande-avo diceva questo a re delle gru: 9 ' giacché non è venuto sempre da me quella sciocca vergognosa gru, allora la morte non tra molto troverà quest'anima cattiva.' 10 e allora per le sue parole, fu ucciso da Gautama, e quindi bagnato dall'amṛta di nuovo è tornato in vita la gru.' 11 Rājadharman allora diceva inchinandosi al Distruggi-fortezze: ' se il tuo animo mostra favore verso di me o Distruggi-fortezze, che il mio carissimo amico Gautama pure riviva.' 12 le sue parole ascoltando il Vāsava o toro tra gli uomini, e avendolo fatto rivivere, consegnava allora Gautama all'amico, 13 il signore delle gru o re, avvicinandosi a quel malo col suo tesoro, abbracciando l'amico, ne era pieno di supremo affetto, 14 e Rājadharman signore delle gru avendo licenziato quel malfattore colla sua ricchezza, entrava nella sua casa, 15 e la gru si recava alla dimora di Brahmā, allora quando era giusto, e Brahmā con i crismi dell'ospitalità onorava quel grand'anima, 16 e pure Gautama raggiunta di nuovo la casa dei barbari, generava colla moglie śūdra dei figli dalle azioni malvage, 17 e una grandissima maledizione gli fu inflitta allora dalle schiere divine, e nel ventre della moglie risposata, generava a lungo figli, e un grande inferno ne ottenne quell'ingrato, così o potente, 18 tutta la storia mi fu un tempo raccontata da Nārada, e ricordando questa grande storia, o toro fra gli uomini, te l'ho pure raccontata tutta come è accaduta, 19 quale gloria può avere un ingrato? quale sede e quale felicità? di un ingrato non si ha fiducia, dell'ingratitudine non vi è espiazione, 20 e specialmente il tradimento dell'amico l'uomo non deve compiere, chi tradisce l'amico cade per sempre nel più orrido inferno, 21 sempre si deve agire con favore e con amore per l'amico o senza-macchia, dall'amico sorge la verità, dall'amico sorge la forza, con i migliori onori deve gratificare l'amico il sagace, 22 il malvagio, l'ingrato, il vergognoso deve essere abbandonato dai saggi, chi tradisce l'amico, è un rovina famiglie, un malfattore ed un uomo vergognoso, 23 di questo malvagio o migliore dei sostenitori del dharma, ti ho raccontato, di questo ingrato traditore di amici, che altro vuoi sapere?” 24 Vaiśaṃpāyana disse: udite queste parole pronunciate da Bhīṣma grand'anima, allora Yudhiṣṭhira divenne contento nell'animo o Janamejaya.