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89. Ānuśāsanikaparvan
( Il libro degli insegnamenti. XIII, 1-152)
I 1 Yudhiṣṭhira disse: “ la pace interiore è detta di varie forme e sottile o nonno, e nel mio cuore non vi è pace, pure cercando una tale cosa, 2 tu hai detto che in queste faccende la pace è di vario genere o senza-macchia, ma quale pace può esservi compiuta da sé, seppur da molti generi di essa? 3 guardando il tuo corpo fieramente ferito da un mucchio di frecce, io non trovo pace o valoroso, pensando a queste malefatte, 4 le tue membra imbrattate di sangue come un monte bagnato di pioggia, vedendo o tigre fra gli uomini, io mi consumo come una nuvola nelle piogge, 5 cosa c'è di più miserevole di ciò che io ti ho fatto o nonno, scendendo in battaglia schierato contro il nemico? e pure agli altri sovrani, coi loro figli e parenti, 6 noi e i figli di Dhṛtarāṣṭra in preda alla follia del fato, avendo compiuto questa biasimevole azione, che meta otterremo o sovrano? 7 io sono il tuo distruttore e l'uccisore degli amici, non trovo pace, guardando te così dolente a terra.” 8 Bhīṣma disse: “ come tu possa trovare un mezzo buono per te, in questa vicenda o gloriosissimo, è difficile da intendere, 9 qui pure raccontano questa antica storia, del colloquio del dio-morte con Gautamī, intorno al fato al cacciatore e al serpente, 10 vi era o kuntīde una gran dama di nome Gautamī dotata di pace interiore, un giorno ella vedeva morto un suo figlio morso da un serpente, 11 quindi avendo legato con un laccio quel serpente un furioso cacciatore, di nome Arjunaka lo conduceva da Gautamī, 12 e a lei diceva quello: ' questa vergogna dei serpenti è l'uccisore di tuo figlio, dimmi dunque o gloriosissima in quale modo debba ucciderlo, 13 e si debba gettare nel fuoco, oppure ridurlo a pezzi, questo malvagio uccisore di bimbi non deve più a lungo vivere.' 14 Gautamī disse: ' liberalo senza pensiero, non lo devi uccidere tu, chi può arrecare questo peso a sé stesso, pensando di essere virtuoso? 15 nel mondo navigano sottili i dharma come navi nell'acqua, e sprofondano i pesanti mali come spade cadute nell'acqua, 16 uccidendo costui non sarà vivo mio figlio, e quale danno può esserci a lasciarlo vivo? liberando ancora vivo questo essere, forse che qualcuno va al mondo della morte?' 17 il cacciatore disse: ' io so che quaggiù i guru che conoscono qualità e difetti, a tutti sono attaccati, ma queste istruzioni sono per chi sta bene, perciò io ucciderò questo vile serpente, 18 chi vuole ottenere rigetta i dettami del fato, e i sapienti dell'artha rigettano gli atti puri, meglio la morte per chi sempre si duole, perciò colpisci il dolore lasciando che io lo uccida.' 19 Gautamī disse: ' non c'è afflizione in gente come noi, che è virtuosa e sempre salda nel dharma, i fanciulli non sono di ferro, questo è il dharma io non ne ho controllo, 20 nei brahmani non vi è collera, come posso vendicarmi per l'ira? per gentilezza perdonalo o virtuoso, e libera il serpente.' 21 il cacciatore disse: ' uccidendolo si otterrà sempre il miglior merito, il merito immediato è salutare per i forti, e il merito immediato è superiore a quello del tempo, ucciso il vile il meglio vi sarà così.' 22 Gautamī disse: ' quale vantaggio si ha uccidendo il nemico? e quale pace si ottiene liberando il nemico? perché dunque o buon signore non perdoniamo il serpente, e perché non lo liberiamo?' 23 il cacciatore disse: ' da costui molti sono protetti, non da lui solo ma da molti occorre proteggersi o Gautamī, i sapienti del dharma abbandonano il criminale, uccidi questo malvagio serpente.' 24 Gautami disse: ' uccidendo questo serpente, il mio figliolo o cacciatore non tornerà in vita, né io vedo altro merito nella sua morte, perciò o cacciatore lascia vivere il serpente.' 25 il cacciatore disse: ' il re degli dèi uccidendo Vṛtra fu il migliore, e uccidendo il sacrificio ottenne la sua parte il dio col tridente, agisci nel modo degli dèi, rapida uccidi il serpente, non esser timorosa.'” 26 Bhīṣma disse: “ ripetutamente invitata dal cacciatore contro il serpente, la gloriosissima Gautamī non pose mente al male, 27 un po' rincuorato da quella sventura, incoraggiato il serpente, emetteva una dolce voce umana pur afflitto dai lacci: 28 ' quale colpa o Arjunaka, ho io qui o sciocco? non per mia volontà lo feci ma la morte ha spinto me inconsapevole, 29 per suo ordine io l'ho morso non per ira o desiderio, sua fu la colpa o cacciatore, se qui vi è una colpa.' 30 il cacciatore disse: ' se questo male fu fatto da te per altrui volontà o serpente, tu però ne sei stato la causa, perciò tu pure sei colpevole, 31 come nel fabbricare un vaso di terra, asta, ruota e altri strumenti ne diventano la causa, così pure tu o serpente, 32 pure tu sei colpevole, come colpevole sei di uccidere o serpente, tu stesso hai affermato di esserne qui causa o strisciante.' 33 il serpente disse: ' come tutti gli strumenti con asta, ruota in testa sono privi di volontà, così io pure, perciò non è nel giusto la tua opinione, 34 ma se tu pensi così, allora pure le cause vicendevoli e la somma di cause e le azioni che sono vicendevolmente derivate, 35 se non vi fu mia colpa, io non sono un colpevole da uccidere, o se tu pensi che vi sia stata colpa, vi fu colpa nella combinazione.' 36 il cacciatore disse: ' se tu non sia la causa, o non sia l'autore colpa hai anche tu, tu sei stato la causa della distruzione, perciò io penso che tu sia da uccidere, 37 se qui non è macchiato chi ha compiuto la mala azione, questa non è la questione, tu sei da uccidere, perche parli tanto?' 38 il serpente disse: 'qualora non vi sia o vi sia qualche causa nel fatto avvenuto, allora tu in questo caso mi devi dire la questione particolare, 39 se tu pensi che io sia solo il mezzo in verità o cacciatore, un altro sia indicato come il colpevole della distruzione del vivente.' 40 il cacciatore disse: ' tu sei da uccidere per me o malvagio, tu sei un ingannatore uccisore di bambini, perché parli tanto ancora, essendo tu da uccidere o vergognosa serpe?' 41 il serpente disse: ' come i celebranti versano le oblazioni nel sacrificio o cacciatore, ma non ne ottengono il frutto né qui né nell'altro mondo, così anch'io.'” 42 Bhīṣma disse: “ mentre così parlava quel serpente mandato dalla morte, giungeva allora il dio-morte e diceva al quel serpente: 43 ' spinto dal fato o serpente, io ti ho messo in moto, per uccidere quel fanciullo, né io né te siamo da biasimare, 44 come il vento scuote continuamente gli oceani, così tu e io come mari siamo nelle mani del fato, 45 quelli che sono le nature sattvica, rajasica, o tamasica, tutti queste appartenendo al fato, agiscono tra i viventi, 46 i mobili e gli immobili, sia in cielo che in terra, tutti appartenendo al fato o serpente, al fato l'universo intero appartiene, 47 le nascite e le distruzioni che sono in questo mondo, e i loro mutamenti, tutto ciò si sa che appartiene al fato, 48 il sole e la luna, Viṣṇu, le acque, il vento e il Cento-riti, il fuoco, l'etere, la terra, Mitra, le erbe, e i vasu, 49 i fiumi e i mari, e quanto esiste e muore o serpente, tutti questi sono creati dal fato, e di nuovo rimossi, 50 così sapendo perché tu pensi che io sia colpevole o serpente? in questo modo della mia colpa anche tu sei colpevole.' 51 il serpente disse: ' colpevole o innocente, a te io dico o morte, da te io fui spinto, così io ti dico, 52 se la colpa è del fato o se pure qui non cada la colpa, non devo accertarlo io, non siamo qui dei giudici, 53 ma come io devo liberarmi da questa colpa, così pure la morte sia innocente, così è mia opinione.' ” 54 Bhīṣma disse: “ il serpente disse allora ad Arjunaka: ' udite le parole della morte, non devi tormentare me innocente, con questi lacci.' 55 il cacciatore disse: ' ho udito le parole della morte e le tue o serpente, ma pur così, non vi è innocenza in te o serpente, 56 tu e la morte foste la causa della distruzione della creatura, io penso che entrambi ne foste causa, io non chiamo questo senza causa, 57 onta alla morte che malvagia e crudele reca dolori ai viventi, e io anche te distruggerò, malvagia causa del male.' 58 la Morte disse: ' inconsapevoli nella mani del fato, noi due eseguimmo degli ordini, non devi caricarci di colpe, se rettamente tu vedi.' 59 il cacciatore disse: ' se voi due Morte e serpe foste entrambi posseduti dal fato, io voglio sapere se foste gioiosi o adirati.' 60 la Morte disse: ' ogni cosa che quaggiù si muova è spinta dal fato, come prima io ti dissi o cacciatore, il fato né è causa, 61 perciò entrambi noi nelle mani del fato abbiamo eseguito degli ordini, non devi tu in nessun modo caricarci della colpa o cacciatore.'” 62 Bhīṣma disse: “ allora giunse il fato in quella discussione sul dharma e l'artha, e diceva al serpente, alla Morte e al cacciatore Arjunaka: 63 il fato disse ' io non sono colpevole o cacciatore, né lo è la Morte, e neppure il serpente della morte del fanciullo, noi siamo stati spinti, 64 è il suo karma che compiva ciò, per nostro mezzo, nessun altro è stata causa della sua morte, per il suo karma fu ucciso, 65 nel modo in cui uno compie il suo agire, con questo trova la morte, la causa della morte fu il suo karma, noi tutti siamo in mano al karma, 66 il mondo è erede del karma, ed appare unito al karma, le azioni passate agiscono quaggiù reciprocamente come noi, 67 come con un pezzo di argilla l'autore crea quanto desidera, così l'uomo ottiene il karma compiuto da lui, 68 come ombra e caldo sempre sono uniti insieme senza distinzione, così il karma e il suo autore, sono uniti dalle proprie azioni, 69 così né io, né la Morte, né il serpente, né tu, e neppure questa anziana brahmana, siamo la causa, il fanciullo lo è.' 70 mentre egli così parlava però la brahmana Gautamī o sovrano, pensando ai mondi avuti colle sue azioni, diceva ad Arjunaka: 71 ' né il fato, né il serpente, né la Morte qui fu la causa per le sue azioni quel fanciullo in fretta ha avuto la morte, 72 da me fu compiuta l'azione per la quale mio figlio è morto, vada il fato e pure la Morte, libera il serpente o Arjunaka.'” 73 Bhīṣma disse: “ allora donde venivano se ne andavano il fato, la Morte, e il serpente, e non fu più furioso Arjunaka e libera dal dolore fu Gautamī, 74 avendo udito ciò, ottieni la pace, non darti pensiero o sovrano, sappi che sono tre i mondi che si ottengono col proprio agire o toro degli uomini, 75 tu non hai compiuto ciò o pṛthāde, e neppure Duryodhana, sappi che dal fato questo fu compiuto, che ha spinto i sovrani.” 76 Vaiśaṃpāyana disse: udite queste parole divenne libero dalle sue ansie, Yudhiṣṭhira il sapiente del dharma dal grande splendore e chiedeva a lui: II 1 Yudhiṣṭhira disse: “ o nonno dalla grande saggezza, o esperto di tutti gli śāstra, ho udito questa grande storia o migliore dei sapienti, 2 ma ancora voglio udire della connessione di dharma e artha o sovrano, raccontata da te, qualcosa di questo tu mi devi illustrare, 3 qualche padre di famiglia saldo nel dharma ha potuto vincere la Morte? tutto questo illustrami in verità o sovrano.” 4 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano una antica storia, di come la Morte fu sconfitta da un padre di famiglia saldo nel dharma, 5 Ikṣvāku o re, era il figlio di Manu Prajāpati, da quel re luminoso come il sole nacquero cento figli. 6 e il decimo suo figlio era Daśāśva di nome o bhārata, e a māhiṣmatī risiedeva quel re, anima giusta e dal sincero coraggio, 7 il figlio di Daśāśva era invece un re dal supremo dharma, che sempre poneva mente alla sincerità, al tapas e al donare, 8 Madirāśva era così chiamato, quel signore della terra sulla terra, ma chi sempre era devoto ai veda e alla scienza dell'arco, 9 era invece il figlio di Madirāśva, il sovrano di nome Dyutimat, gloriosissimo, dal grande splendore, fortissimo e di grande purezza, 10 figlio di Dyutimat era invece il sovrano di nome Suvīra, anima giusta, e di grande tesori, era come un secondo re degli dèi, 11 il figlio di Suvīra era, invincibile in ogni battaglia, chiamato Durjaya, esperto di tutti gli śāstra, 12 di Durjaya v'era un figlio splendido come lo stesso Agni, di nome Duryodhana e costui era un grande re o migliore dei re, 13 dal valore pari a quello di Indra, mai indietreggiando negli scontri, costui agiva dunque con un dominio e un potere simile al suo, 14 di gemme e ricchezze di animali e granaglie di vario tipo, la sua città e il suo regno erano allora strapieni, 15 nel suo regno non vi era un miserabile, e neppure uno sfortunato, o un afflitto, o un povero, o nessun altro uomo di tal fatta, 16 di grandi donazioni, di dolce eloquio, dai sensi controllati e privo di rancori, e di crudeltà, di anima pia, coraggioso, senza essere borioso, 17 quel saggio sacrificando con generosità, religioso e retto in battaglia, non disprezzava alcuno, era generoso e fedele a veda e vedāṅga, 18 pure e la divina fiumana Narmadā, dalle benevole e fresche acque, si congiunse con quel migliore degli uomini nel proprio aspetto o bhārata, 19 e da lui nacque con quella fiumana, una figlia dagli occhi di loto, di nome Sudarśanā o re, bellissima di aspetto, 20 una bellezza tale non vi fu mai prima nelle donne o Yudhiṣṭhira, come era quella della bellissima figlia di Duryodhana, 21 Agni in persona si univa alla figlia del re Sudarśanā e divenuto un brahmano la faceva chiedere al sovrano, 22 ' egli è povero e di varṇa differente alla mia.' così pensava il sovrano, e non desiderava dare la figlia Sudarśanā a quel savio, 23 allora nelle preparazione dei suoi riti, si spegneva il divora-offerta, quindi il re Duryodhana diceva queste parole ai celebranti: 24 ' qualcosa di male ho fatto io oppure voi o tori fra i ri-nati, per cui il fuoco è andato perduto, come tra miseri uomini? 25 non vi è certo in noi la più piccola melfatta per cui il fuoco è andato perduto, né in voi né in me, pur esaminando in verità.' 26 udite queste parole del re quei savi o toro dei bhārata, controllati e silenziosi chiesero aiuto al fuoco, 27 e il beato veicolo del'oblazione, allora mostrava loro, il proprio aspetto, divenuto acceso e luminoso come il sole autunnale, 28 allora quel grand'anima, bruciando diceva ai tori dei brahmani: ' io ho scelto per me la figlia di Duryodhana.' 29 allora alzantisi all'alba riferivano al re, tutti quei brahmani pieni di meraviglia, quanto aveva detto il fuoco, 30 quindi il re udite le parole di quei recitatori dei veda, avendone suprema gioia: ' così sia!' disse quell'arguto uomo, 31 e il re concedeva il matrimonio al beato fuoco ricco di splendore, ' sempre il luminoso fuoco sia quaggiù vicino a te.' e 'così sia!' diceva il beato Agni al sovrano, 32 e da allora in poi il fuoco ricco in splendore stava vicino a māhiṣmatī, e fu veduto da Sahadeva quando la regione fu conquistata, 33 allora adornata la fanciulla con nuove vesti, il re Duryodhana la concedeva al fuoco grand'anima, 34 e Agni accettava Sudarśanā, quella figlia del re, secondo le regole viste nei veda, come accoglie nei riti l'offerta della libagione, 35 della sua bellezza, condotta, stirpe, del suo corpo bellissimo, era contentissimo Agni e in lei generava un bimbo, 36 e da lei nasceva il figlio di Agni di nome Sudarśana, e da discepolo studiava l'intero brahman eterno, 37 c'era anche un sovrano di nome Oghavat, che era il nonno di Nṛga, costui aveva una figlia di nome Oghavatī e un figlio di nome Ogharatha, 38 Oghavat in persona dava la figlia Oghavatī di bell'aspetto, come moglie, al sapiente Sudarśana, 39 Sudarśana vivendo da padre di famiglia nel suo āśrama con lei, risedeva a Kurukṣetra o re, vivendo con Oghavatī, 40 'da padre di famiglia io vincerò la Morte.' così quel potente, faceva promessa, quel saggio di acceso splendore o signore di popoli, 41 e allora ad Oghavatī o re, il figlio del fuoco diceva: ' nulla di contrario all'ospite tu devi compiere, 42 ma di ciascuna cosa sia sempre soddisfatto da te l'ospite, non aver alcuna esitazione anche a donare te stessa, 43 questo mio voto sia perennemente tenuto nel tuo cuore, per i capifamiglia o belle-natiche, non vi è nulla più dell'ospite, 44 se o belle coscie, le mie parole sono autorevoli per te o bellissima, con attenzione tieni sempre in cuore queste mie parole, 45 se io sono assente o nobildonna, o presente o priva di macchia, tu non devi offendere l'ospite, se io sono un'autorita per te.' 46 a lui diceva Oghavatī, con controllato viso e a mani giunte: ' in nessun modo disubbidirò alle tue parole.' 47 quindi un giorno la Morte seguiva da dietro nella casa Sudarśana che la voleva vincere o re, cercandone sempre un punto debole, 48 andato in cerca di combustibile il figlio del fuoco Sudarśana, allora un glorioso brahmano diceva quindi ad Oghavatī: 49 io desidero che tu mi dia ospitalità oggi o bellissima, se il dharma compatibile col vivere in casa è un'autorità per te.' 50 così apostrofata dal quel savio, la virtuosa figlia del re, secondo le ragole stabilite dai veda, lo accoglieva o signore di popoli, 51 e dopo aver dato un seggio e l'acqua per i piedi a quel ri-nato, Oghavatī diceva a la savio: ' cosa ti posso offrire?' 52 e diceva il savio alla bellissima figlia del re: ' per il mio benessere agisci tu o nobildonna senza timore, 53 se il dharma stabilito per chi sta in casa è un'autorità per te, o principessa, per il mio piacere tu mi devi offrire te stessa.' 54 allora tentato con altri desideri dalla figlia del sovrano, il ri-nato null'altro dono scelse da le se non l'offerta di sé stessa, 55 la figlia del re ricordando le precedenti parole del marito, vergognosa allora diceva di si al toro dei ri-nati, 56 allora quel savio ṛṣi e lei si accinsero al coito, ricordando le parole del marito che desiderava il ruolo di capofamiglia, 57 quindi raccolta la legna, costui si avvicinava al fuoco, seguito sempre da vicino dalla Morte dalla crudele natura, 58 giunto dunque al suo āśrama, il figlio del fuoco allora, chiamava Oghavatī: ' dove sei andata?' così ripetutamente, 59 ma al marito ella non dava alcuna risposta allora, mentre era toccata dalle mani del savio, quella virtuosa fedele al marito, 60 ' sono impura.' così pensando vergognosa del marito, se ne stava silenziosa quella virtuosa e non diceva nulla, 61 a lei quindi di nuovo questo diceva Sudarśana: ' dove sei o virtuosa? dove sei andata amore? perché non sei da me? 62 lei sempre salda nell'onestà, di sincera condotta e fedele al marito, perché non si precipita ora sorridendo come prima? 63 il savio che stava in casa rispondeva a Sudarśana: ' sappi che io sono un brahmano giunto ospite o figlio del sole, 64 sedotto fui io da questa tua moglie o virtuoso, e la sua mente era salda in ogni onore da fare all'ospite, 65 e con questo disciplina questo bel visetto mi ha onorato, conforme a ciò ora tu o signore devi parlare.' 66 la Morte con un martello in mano dunque lo seguiva, ' se dimentica la sua promessa qui io l'ucciderò.' così pensando, 67 Sudarśana con l'agire, con la mente, gli occhi e la voce, senza impazienza né furia, sorridendo diceva questo: 68 ' il godimento sia con te o eccellente savio, io ne ho suprema gioia, il primo dharma del capofamiglia è di onorare l'ospite giunto, 69 l'ospite onorato dal capofamiglia dunque se ne vada, null'altro supriore a questo dharma dicono vi sia i sapienti, 70 la vita, la moglie, e quant'altra ricchezza io possiedo, io la offro agli ospiti, questo è il voto da me compiuto, 71 senza alcun dubbio, questa mia parola io manterrò, con questa mia sincerità o savio, io otterrò la mia stessa anima, 72 terra, vento, etere, acqua e luce per quinta, intelletto, anima, mente, tempo e spazio sono le dieci qualità, 73 sempre queste guardano il corporato nascoste nel suo corpo, e pure il karma buono o cattivo, o migliore dei sostenitori del dharma, 74 e come queste mie parole da me ora pronunciate non sono false, con questa verità, gli dèi mi proteggano o mi brucino.' 75 allora sorgeva una voce in tutte le direzioni o bhārata, ripetutamente: ' questo è vero, non vi è alcuna menzogna.' 76 dal quella casa allora se ne andava quel ri-nato, e dal suo corpo usciva come un vento che raggiungeva terra e cielo, 77 e quel savio con voce educata facendo risuonare i tre mondi, diceva al quel sapiente del dharma prima salutandolo inchinadosi: 78 ' io sono dharma, fortuna sia a te, per metterti alla prova o senza-macchia, e conosciuta la tua sincerità, io ho un supremo piacere verso di te, 79 vinta fu da te la Morte, che così ti seguiva, cercando sempre un punto debole in te, dalla tua fermezza fu vinto, 80 non vi è il potere di nessuno nel trimundio o migliore degli uomini, di poter anche solo guardare questa virtuosa fedele al marito, 81 protetta dalle tue qualità, ella e dalle qualità votate dal marito, non vi è nulla che possa dire questa invincibile, che possa essere falso, 82 nel proprio tapas impegnata, questa recitante i veda, diverrà la migliore fiumana al mondo per la purificazione, 83 per metà sarà la Oghavatī di nome, e per metà seguirà te nel suo corpo questa gloriosa, con lo yoga saldo in suo potere, 84 e tu assieme a lei otterrai i mondi prescritti per gli asceti, imperituri ed eterni, da dove non vi è ritorno, 85 col tuo proprio corpo tu otterrai questi mondi, tu hai vinto la Morte, tu hai il supremo potere, 86 e col valore della tua mente hai superato i cinque elementi, col dharma del capofamiglia hai vinto desiderio e ira, 87 e colpa, passione, lassitudine, confusione e pure perfidia la figlia del re obbedendo a te o re, ha vinto.' “ 88 Bhīṣma disse: “ un supremo carro, a mille bianchi cavalli aggiogato reggendo, il beato Vyavasāya veniva da lui, 89 e pure la Morte, l'Anima, i mondi, e i cinque elementi vinti da lui, la Buddhi, il fato, la mente, il cielo, l'ira e il desiderio, 90 nessun'altra divinità vi è per chi percorre la vita del capofamiglia, se non l'ospite o tigre fra gli uomini, questo tieni a mente, 91 l'ospite onorato da chi bene pensa nella sua mente, è superiore anche a cento sacrifici, così dicono i saggi, 92 chi non onori un nobile ospite di condotta e studio soppraggiunto, costui non onorato si porta via tutte le sue buone azioni fatte, 93 ti ho dunque raccontato o figlio questa suprema storia, di come un tempo un capofamiglia ha vinto la morte, 94 questa suprema storia porta ricchezza, gloria e lunga vita, recitata o anche pensata libera da tutte le male azioni, 95 il sapiente che racconti giorno per giorno o bhārata, la vicenda di Sudarśana, otterra i più puri mondi.” III 1 Yudhiṣṭhira disse: “ se la condizione di brahmano è inottenibile dagli altri tre varṇa o sovrano, come può essere raggiunta o grande re, da uno kṣatriya grand'anima? 2 Viśvāmitra o anima giusta, ha ottenuto lo stato di brahmano o toro degli uomini, in che modo, io voglio saperlo in verità, questo dimmi o nonno, 3 lui dall'incomparabile valore ha ucciso i cento figli di Vasiṣṭha grand'anima, giusto col suo tapas o trisnonno, 4 molti rākṣasa yātudhāna dal fiero splendore, simili a distruttori finali, creava dal suo corpo in preda alla furia, 5 la grande stirpe nata da Kuśika, composta da centinaia di ṛṣi brahmani, quel sapiente e celebrato brahmano ha stabilito nel mondo degli uomini, 6 il figlio di Ṛcīka Śunaḥśepa grande asceta, fu liberato dall'essere la vittima sacrificale nel grande sacrificio, 7 nel rito di Hariścandra avendo soddisfatto gli dèi col proprio splendore, divenne come figlio del saggio Viśvāmitra, 8 non fu salutato il maggiore fratello Devarāta o signore di uomini, e cinquanta figli furono maledetti e divennero fuori casta, 9 Triśaṅku figlio di Ikṣvāku che fu abbandonato dai parenti, in cielo fu condotto a testa in giù, e fissato nella regione meridionale, 10 una grande fiumana aveva Viśvāmitra frequentata da ṛṣi regali, la pura e benefica Kauśikī abitata dalle schiere di ṛṣi brahmani, 11 la ben nota Pañacūḍā che rompeva il suo tapas, questa apsaras di nome Rambhā per la sua maledizione divenne una pietra, 12 e per timore di lui un tempo Vasiṣṭha legatosi, si immergeva nell'acqua e sciolto dai lacci di nuovo ne usciva, 13 e da allora quella grande e santa fiumana divenne Vipāśā, così chiamata per quella azione fatta a Vasiṣṭha grand'anima, 14 dalle sue parole il beato signore, re delle schiere divine, fu celebrato, e con animo compiaciuto lo liberava dalla maledizione, 15 e in mezzo a Dhruva Uttānapāda e ai ṛṣi brahmani, sempre splende indicando la direzione settentrionale, 16 di queste sue imprese e pure altre o kaurava, che furono di quello kṣatriya, mi è nata curiosità, 17 questa cosa dunque in verità raccontami o toro dei bhārata, di come senza nascere in un altro corpo è divenuo brahmano, 18 tutto questo in verità o re, tu mi devi dire, e quanto accadde a Mataṃga pure questo raccontami, 19 la condizione di brahmano non ottenne Mataṃga o toro dei bhārata, nato in un grembo caṇḍala, come poteva ottenere lo stato di brahmano?” IV 1 Bhīṣma disse: " ascolta o pṛthāde come un tempo Viśvāmitra, divenne brahmano o caro, e pure un ṛṣi brahmano. 2 nella stirpe di Bharata, vi fu un sovrano di nome Ajamīḍha, che divenne o migliore dei bhārata, il migliore dei sostenitori del dharma coi riti, 3 suo figlio era un grande signore di uomini di nome Jahnu, grand'anima di cui la Gaṅgā divenne figlia, 4 suo figlio di pari qualità, era il gloriosissimo Sindhudvīpa, da Sindhudvīpa nacque il re e ṛṣi, il fortissimo Balākāśva, 5 e Vallabha fu il figlio di costui come un secondo Dharma incarnato, e Kuśika fu suo figlio splendente come il Mille-occhi, 6 il figlio di Kuśika fu il glorioso signore dei genti, di nome Gādhi, e questo grandi-braccia senza figli, si ritirava a vivere nella foresta, 7 e mentre quel virtuoso risiedeva nella foresta gli nacque per figlia una fanciulla, di nome Satyavatī e suprema sulla terra per bellezza, 8 e la scelse in sposa il glorioso bhṛguide, il potente figlio di Cyavana, Rcīka così chiamato, saldo in un ampio tapas, 9 egli non la concedeva a quel Ṛcīka grand'anima, il distruttore di nemici Gādhi, pensandolo povero, 10 e a lui che venne a chiederla di nuovo diceva quel supremo re: 'conferiscimi il prezzo se dunque tu vuoi mia figlia.' 11 Ṛcīka disse: ' cosa devo pagarti io o re dei re, come prezzo o sovrano, di tua figlia? dimmi senza indugio.' 12 Gādhi disse: ' dai mille cavalli veloci come il vento, splendidi come raggi di luna, ma con un solo orecchio nero o discendente di Bhṛgu.' " 13 Bhīṣma disse: “ allora la tigre dei bhṛguidi, il potente figlio di Cyavana, diceva al dio Varuṇa l'āditya signore delle acque: 14 'mille cavalli splendidi come la luna con un orecchio nero, e veloci come il vento io ti chiedo in elemosina o supremo dio.' 15 e l'āditya il dio Varuṇa di si, diceva a quel supremo bhṛguide: ' dove tu vuoi i cavalli da lì sorgeranno.' 16 in un batter d'occhio, Ṛcīka faceva sorgere dall'acqua della Gaṅgā mille cavalli color della luna e velocissimi, 17 non distante da kanyakubja era quella suprema riva della Gaṅgā, e oggi gli uomini lo chiamano il tīrtha dei cavalli, 18 quindi a Gādhi o figlio, i mille bellissimi cavalli, Ṛcīka consegnava, felice come dote quel migliore degli oranti, 19 allora stupito il re Gādhi, per timore di una malezione, concedeva la vergine al rampollo di Bhṛhu dopo averla adornata, 20 e quel supremo ṛṣi brahmano prendeva la suo mano secondo le regole, ella avuto il marito, ne otteneva una suprema gioia, 21 ed era soddisfatto quel savio ṛṣi della sua condotta o bhārata, e gratificava quella bellissima di una grazia, 22 e alla madre tutto raccontava la fanciulla o grande re, quindi la madre diceva alla figlia, un po' a testa bassa: 23 ' tu potresti o figlia, chiedere il favore di tuo marito, quel grande asceta è in grado di concederci la discendenza.' 24 quindi ella rapidamente raggiuntolo tutto gli rivelava, di quanto desiderava la madre o re, e a lei diceva Ṛcīka: 25 ' tu e lei genererete una discendenza piena di qualità, per te e tua madre o nobildonna, non vi sarà altrimenti, 26 a te nascerà un figlio di celebrate qualità o bella, che continuerà la nostra stirpe, e pure il glorioso tuo fratello continuerà la stirpe, 27 purificate dal mestruo, tu e lei abbracciate un aśvattha e un albero, udumbara o nobildonna, e otterrete il vostro desiderio, 28 queste due offerte di riso sacralizzate da mantra o bel sorriso, tu e lei consumate e così otterrete i due figli.' 29 allora Satyavatī felice si rivolgeva alla madre, e le diceva quanto aveva affermato Ṛcīka sulle due offerte di riso, 30 e quindi la madre diceva alla figlia Satyavatī allora: ' o figlia inchinando la testa, compi le mie parole, 31 l'offerta di riso sacralizzata con mantra che ti ha dato tuo marito, questa dalla a me, e tu prendi la mia, 32 e pure un'inversione dei alberi facciamo noi due o bel sorriso, se autorevole ritieni le mie parole di madre o irreprensibile, 33 quanto stabilito dal venerabile questo qui sarà compiuto, quindi a me sia il tuo caru e l'albero o bel vitino, in modo che tuo fratello sia superiore così pensa.' 34 così la madre e Satyavatī agirono loro due, quindi entrambe rimasero incinte o Yudhiṣṭhira, 35 il grande ṛṣi vista la moglie rimasta gravida, il migliore dei bhṛguidi, diceva di malumore a Satyavatī: 36 ' scambiando il caru tu l'hai consumato, e questo sarà evidente, e pure l'inversione degli alberi è chiaro che hai fatto o bella, 37 io ho messo l'intero brahman nel tuo caru, e il completo valore kṣatriya ho messo nel suo caru, 38 tu genererai un savio celebrato al mondo per le qualità, ed ella il migliore degli kṣatriya, questo io ho compiuto, 39 ma giacché tu e tua madre avete fatto lo scambio, allora tua madre genererà il migliore dei brahmani, 40 e tu o bella, partorirai uno kṣatriya dalle fiere imprese, non hai agito bene per amore della madre o splendida.' 41 quella bellissima tormentata dal dolore cadeva a terra Satyavatī o re, come una bella liana recisa, 42 e recuperati i sensi inchinandosi con la testa, diceva al marito toro dei brahmani, la figlia di Gādhi sua moglie: 43 ' tu devi perdonare me tua moglie o migliore dei sapienti del brahman, fammi la grazia o savio ṛṣi che io non abbia un figlio kṣatriya, 44 lascia che mio nipote sia a tuo piacere un uomo dalle crudeli imprese, ma non lo sia mio figlio, egli sia un brahmano, concedimi questa grazia.' 45 'così sia.' diceva dunque a sua moglie quel grandissimo asceta, quindi lei partoriva l'ottimo figlio Jamadagni, 46 e la virtuosa moglie di Gādhi generava Viśvāmitra, un ṛṣi brahmano, recitante i veda, per grazia del ṛṣi o re dei re, 47 quindi ha raggiunto lo stato di brahmano il grande asceta Viśvāmitra, e pure essendo uno kṣatriya, ha generato una discendenza di brahmani, 48 i figli di questo grand'anima, aumentarono la discendenza brahmanica, asceti furono, sapienti del brahman, e prosecutori della discendenza, 49 il venerabile Madhucchandas, e il valoroso Devarāta, e Akṣīna e Śakunta, Babhru, e Kālapatha, 50 il celebrato Yājñavalkya, e Sthuṇa dai grandi voti, Ulūka, e Yamadūta, e il ṛṣi Saindhavāyana, 51 e Karṇajaṅgha, e il venerabile grande ṛṣi Gālava, e il ṛṣi chiamato Vajra, e pure Śālaṅkāyana, 52 Lālāṭya, e Nārada, e e quello conosciuto come Kūrcamukha, Vāduli, e Musala, e pure Rakṣogrīva, 53 Aṅghrika, e Naikabhṛt, Śilāyūpa, Sita, Śuci, Cakraka, Mārutantavya, Vātaghna, e Aśvalāyana, 54 e Śyāmāyana, Gārgya, Jābāli, e Suśruta, e Kārīṣi, Saṃśutya, Para, Paurava e Tantu, 55 e il grande ṛṣi Kapila, e il ṛṣi Tārakāyana, e quindi Upagahana, e il ṛṣi Arjunāyana, 56 Mārgamitri, Hiraṇyākṣa, Jaṅghāri, e Babhruvāhana, Sūti, Vibhūti, Sūta, e inoltre pure Suraṅga, 57 Ārāddhi, Nāmaya e Cāmpeya e Ujjayana, Navatantu, Bakanakha, e anche Śayonarati, 58 Śayoruha, Cārumatsya, e Śirīsin, e Gārdabhi, Ujjayoni, Adāpekṣin, e il grande ṛṣi Nāradin, questi tutti i figli di Viśvāmitra, muni recitanti i veda, 59 non era uno kṣatriya o re, il grande asceta Viśvāmitra, ma da Ṛcīka fu dotato di un supremo brahman o Yudhiṣṭhira, 60 tutto questo ti ho raccontato in verità o toro dei bhārata, della nascita di Viśvāmitra, splendente come luna e sole, 61 e quanto altro di debba insegnare o supremo re, tutto questo dimmi, e io taglierò i tuoi dubbi.” V 1 Yudhiṣṭhira disse: “ le qualità delle genti che hanno fede nel dharma non violento, io vorrei udire, interamente quindi dimmele o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ nel regno del re dei kāśi, un cacciatore uscendo dal villagio, presa una freccia velenosa, andava a caccia di preda, 3 e là nella grande foresta, dal cacciatore bramoso di carne, vista vicino una preda, era incoccata la sua freccia, 4 con quella proibita arma, la freccia incoccata nell'arco, voleva là colpire quella grande antilope che correva nella foresta, 5 da quella freccia scagliata con forza, bruciante di fiero veleno, un albero colpito si disseccava rilasciando foglie e frutti, 6 essendo quell'albero così ridotto, un pappagallo che a lungo viveva nei suoi buchi, non lasciava il nido confidando nell'albero, 7 senza muoversi né mangiare, esausto, con voce supplichevole, conoscendo la buona condotta, non abbandonava l'albero quell'anima pia, 8 sorpreso per la grande purezza dimostrata agendo in modo sovrumano, sapendo uguale dolore e gioia, il punitore di Pāka, 9 Śakra allora cadde a pensare di come quell'uccello, nato da un grembo animale, fosse così saldo nella non crudeltà, 10 ma non vi era qui nulla di strano per il Vāsava, giacché quaggiù, ovunque in tutti i viventi appare tutto così, 11 quindi assunta la forma umana in guisa di brahmano, Śakra scendeva a terra, e diceva a quell'uccello: 12 ' o pappagallo o migliore dei volatili, la figlia di Dakṣa con te è grande genitrice, ma io ti chiedo, perché non abbandoni quest'albero seccato?' 13 allora contento il pappagallo, gli diceva inchinando la testa: ' benvenuto al re degli dèi, io ti riconosco attraverso il mio tapas.' 14 quindi ' bravo, bravo.' diceva allora il dio dai mille occhi, essendo così riconosciuto per il suo tapas e quindi onorato, 15 e pur conoscendo il pappagallo saldo nel dharma e di buon agire, l'uccisore di Bala, gli chiedeva conto della sua decisione: 16 ' per quale motivo tu vivi ancora in quest'albero secco, privo di foglie e di frutti, inutile per i volatili, quando è grande questa foresta? 17 molti altri alberi pieni di foglie e di cavità, belli ed adatti a viverci si trovano in questa grande foresta, 18 defunto, inutile, senza linfa, perduto di ogni bellezza, vedendo con la tua saggezza questo albero abbattuto, abbandonalo o saggio.' 19 il pappagallo anima pia, avendo udite le parole di Śakra, a lungo sospirando, tristemente diceva queste parole: 20 ' sono insuperabili gli ordini divini o signore di Śacī, dove c'è la morte, la vi è la vita, questo sappi o signore dei celesti, 21 io sono nato in questo albero, possedendo le qualità dei virtuosi, e quand'ero piccino, fui protetto dai nemici, e non fui disturbato, 22 perché mi fai abbandonare questo amico privo di frutti o senza-macchia, me che della non crudeltà sono amante, seguace e fedele? 23 l'affezione dei virtuosi e il più grande segno del dharma, l'affezione dei virtuosi sempre produce del bene, 24 tutti gli dèi chiedono a te i loro dubbi sul dharma, perciò tu o dio, sei impegnato nella sovranità degli dèi, 25 non puoi tu o Mille-occhi, abbandonare quaggiù i tuoi fedeli, come posso io vivere abbandonado ora costui?' 26 rallegrato il punitore di Pāka dalle sue eccellenti parole, soddisfatto della sua non crudeltà, diceva al pappagallo sapiente del dharma: 27 ' scegli una grazia.' e allora il pappagallo sceglieva la grazia di essere sempre saldo nella non crudeltà e in compagnia dell'albero, 28 e veduta quella fermezza e buona condotta nel pappagallo, Śakra contento, rapidamente spruzzava l'albero con l'amṛta, 29 quindi frutti, e foglie e pure bellissimi rami, e ogni floridezza acquistava quell'albero per la salda fedeltà del pappagallo. 30 e il pappagallo, per quel suo agire saldo nella non crudeltà, alla fine della sua vita o grande re, otteneva il mondo di Śakra, 31 e così o Indra degli uomini, impegnandosi nella fedeltà, il pappagallo ottenne il successo di ogni suo scopo, come pure l'albero.” VI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ o nonno, grande saggio, esperto di tutti gli śāstra, dell'agire divino e umano qualè puo essere il migliore?” 2 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano una antica storia, del colloquio tra Vasiṣṭha e Brahmā o Yudhiṣṭhira, 3 quale fosse il migliore tra l'agire umano e divino, un tempo il venerabile Vasiṣṭha chiedeva al Grande-avo, 4 quindi il dio degli dèi, il Grande-avo nato dal loto, diceva con dolci parole appropriate e piene di senso: 5 ' senza causa non nasce nulla, senza il seme non vi è il frutto, il seme nasce dal seme, e dal seme ugualmente si dice il frutto, 6 nel modo in cui il seme è sparso e raggiunge il campo arato, se fatto bene o male, in tal modo ottiene il frutto, 7 come il campo senza che sia sparso il seme è privo di frutto, così l'azione divina senza quella umana non si perfeziona, 8 il campo è l'agire umano, e il seme è chiamato quello divino, dall'unione del seme al campo allora cresce il grano, 9 che l'autore dell'azione ottenga da sé il modo dei frutti, davanti a chi agisce nel mondo appare, e pure di chi non agisce, 10 dal ben agire la felicità e dal cattivo agire viene il dolore chi agisce sempre ottiene, e chi non agisce mai non ne gode, 11 l'attivo sempre ottiene buona o cattiva fortuna, il non attivo cadendo nella rovina ottiene un bagno di dolore, 12 col tapas, bellezza e buona sorte e varie ricchezze, si ottiene, tutto coll'agire, nulla viene dal destino per chi non agisce, 13 quindi paradiso, beni, e la condizione che si desidera, tutto si ottiene compiendo l'agire umano, 14 i luminosi astri, i trenta dèi, i nāga, gli yakṣa, sole, luna, e vento, tutti dallo stato di umani coll'agire umano sono giunti alla divinità, 15 ricchezza, molti amici, la sovranità, dipendono dalla buona nascita, e pure la prosperità è ardua da raggiungere, per chi non agisce, 16 il savio ottiene la prosperità con la purezza, lo kṣatriya col coraggio, il vaiśya con l'agire umano, e lo śūdra coll'obbedienza, 17 le ricchezze non baciano chi non dona, o l'impotente, né chi non sacrifica, né chi non agisce, o chi è vile, neppure chi non pratica il tapas, 18 il dio che ha creato i tre mondi, tutti i daitya e gli dèi, il beato Viṣṇu praticava il tapas nell'oceano, 19 se la sua azione non avesse frutto, tutto sarebbe senza frutto, e il mondo dipendendo dal destino senza agire, non esisterebbe, 20 chi senza compiere l'azione umana segue solo il destino, invano si affanna, come una bella donna che si unisce ad un marito impotente, 21 non ci deve essere nel mondo umano apprensione per fortuna e sfortuna, come quella che scarsa nasce nel mondo degli dèi, 22 l'agire dell'uomo attivo, segue dunque il destino, ma il destino non può dare nulla a chi non agisce, 23 quando pure tra gli dèi le condizioni appaiono instabili, come senza azione il destino può essere stabile e rendere stabili? 24 le divinità non si curano in questo mondo degli affari di nessuno, fanno nascere un crudele distacco, per paura di essere sopraffatti, 25 sempre vi è discordia tra divinità e ṛṣi, uno dice che il fato non esiste, e un altro segue il fato, 26 come può nascere l'azione quando il destino vige? così pure nel mondo degli dèi si ottengono molte delusioni, 27 il sé è l'amico del sé, ed è pure il nemico del sé, il sé è testimone di sé sia in chi agisce e in chi non, 28 l'agire bene e male si perfeziona nell'azione compiuta, l'azione cattiva, non si evolve per accidente in una bella azione, 29 ogni santa protezione degli dèi si raggiunge coi meriti, come il destino può distruggere l'uomo di santa condotta? 30 un tempo Yayāti finiti i meriti espulso cadeva a terra, e di nuovo fu elevato in paradiso, per le sante azioni del nipote, 31 il re e ṛṣi Purūravas, un tempo circondato da brahmani, che fu chiamato discendente di Ila, quel sovrano ottenne il paradiso, 32 con sacrifici a cominciare dall'aśvamedha, il virtuoso sovrano dei kosala, Saudāsa, per la maledizione di un grande ṛṣi, divenne un demone cannibale, 33 Aśvatthāman, e Rāma due arcieri e figli di muni, non ottennero il paradiso, pur quaggiù agendo virtuosamente, 34 Vasu celebrando cento riti come un secondo Indra, per una sola parola falsa, fu precipitato all'inferno, 35 Bali il figlio di Virocana, legato con lacci del dharma agli dèi, per la valorosa azione di Viṣṇu, fu fatto precipitare all'inferno, 36 essendosi precipitato ai piedi di Śakra Janamejaya, pur avendo ucciso delle donne brahmane, perché non fu oppresso dal destino? 37 per ignoranza avendo ucciso un brahmano, e colpevole della morte di un bambino, il ṛṣi brahmano Vaiśaṃpāyana perché non fu oppresso dal destino? 38 col falso dono di una vacca ai brahmani nel grande sacrificio, un tempo il regale ṛṣi Nṛga fu trasformato in lucertola, 39 e il regale ṛṣi Dhundhumāra, cadde nella vecchiaia durante dei sattra, e abbandonando il suo amore si addormentava a girivraja, 40 rapito il regno dei pāṇḍava dai fortissimi figli di Dhṛtarāṣṭra, fu di nuovo recuperato confidando nella forza delle braccia, non dal destino, 41 i muni dai saldi voti dotati di controllo e tapas, per la forza del destino lanciano le loro maledizioni e non per il loro agire? 42 il destino non protegge l'uomo che per avidità e confusione, compie al mondo ogni male pur difficile fa fare, 43 come Agni anche se piccolo spinto dal vento diviene grande, così il destino unito all'azione bene si accresce, 44 come una lampada finito l'olio, va a spegnersi, così finita l'azione il destino va a spegnersi, 45 pur avendo grandi ricchezze, beni e donne, l'uomo qui non può goderne senza agire, una ben fissata riccheza protetta dalgi dèi, anche ben spendendola è protetta così agendo, 46 il mondo divino è superiore a quello umano, ma le case degli uomini di maggiore ricchezza, sono viste dagli dèi come la dimora dei morti, non è fruttuoso il fato senza l'azione in questo mondo, 47 conduce su una falsa via, non vi è potere nel fato, come fosse il suo guru, il destino segue l'azione, l'azione umana agendo a volontà conduce avanti il destino senza colpirlo o diminuirlo, 48 tutto questo ti ho illustrato o migliore dei muni, di come il frutto dell'azione umana sempre si mostri in verità, 49 essendo l'azione intrapresa l'origine del destino, con la corretta azione si può ottenere la via del paradiso.' ” VII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ o toro dei bhārata, di tutte le azioni benefiche, quali sono i frutti, o migliore dei grandi rispondi alla mia domanda.” 2 Bhīṣma disse: “ quanto è segreto per i ṛṣi, questo ascolta o Yudhiṣṭhira, chi ottiene dopo morto la condizione che a lungo desiderava, 3 chi compie il suo agire in ciascuno dei suoi corpi, di ciascuno dei corpi ottiene il suo frutto, 4 e quanto compia in ciascuna delle sue condizioni di bello o brutto, di nascita in nascita gode il risultato di queste, 5 non va mai perduta l'azione compiuta quaggiù dai cinque sensi, questi di ciò sono sempre testimoni, e pure il sé per sesto, 6 si deve dare occhio, si deve dare cuore, e si deve dare buone parole, e deve seguire e servire, questo è il sacrificio delle cinque offerte, 7 chi sia in viaggio doni buon cibo sulla via a uno che ha prima visto stanco, ne avrà un grande merito, 8 quelli che dormono sulla terra, case e giacigli avranno, e vesti e ornamenti chi è coperto di pezzi di corteccia, 9 e seggi, veicoli e animali da tiro all'asceta nel suo yoga, e si dice che la potenza dei re abbia chi sta vicino ai fuochi sacri, 10 nell'astensione dalle prelibatezze, si raggiunge la buona fortuna, astenendosi dalla carne si trovano animali e figli, 11 ma chi pende a testa ingiù, e chi viva nell'acqua, e chi sempre dorma da solo, ottiene la meta che desidera, 12 l'acqua per i piedi, un seggio, una lampada, cibo e rifugio, si devono dare per onorare l'ospite, questo è il sacrificio dalle cinque offerte, 13 chi giace su un seggio o un letto, o in postura di eroe, avrà i mondi imperituri, che producono ogni desiderio, 14 ricchezza si ottiene col dono, e obbedienza col silenzio o signore di popoli, beni di consumo col tapas, lunga vita con la castità, 15 bellezza, sovranità, buona salute, si ottiene come frutto della non violenza, un regno avrà chi si ciba di frutta e radici, e il paradiso chi mangia foglie, 16 e digiunando a morte si dice avrà un regno ovunque felice, il paradiso si ottiene colla sincerità, e con la consacrazione un suprema stirpe, 17 ricchezza di vacche per i vegetariani, e il paradiso per chi mangia grano, le donne bagnandosi tre volte al giorno, e bevendo il vento ottengono il desiderato, 18 il ri-nato che si nutra d'acqua, e sempre prepari il fuoco, impegnato nella penitenza, avrà un regno, e la sede celeste chi digiuni a morte, 19 digiuno consacrazione, e bagno rituale o sovrano, compiendo, per dodici anni, questo è superiore alla postura eroica, 20 studiando tutti i veda, immediatamente ci si libera dal dolore, e praticando il dharma nell'animo si ottiene il mondo celeste, 21 quanto è difficile da lasciare per gli ignoranti, che non invecchia nei vecchi, che è una malattia che conduce alla morte, questa brama chi lascia ha la felicità, 22 come il vitello tra migliaia di vacche trova la madre, così il karma compiuto prima segue il suo autore, 23 come fiori e frutti senza alcuna spinta, non superano la loro stagione, cosi il karma prima compiuto, 24 i capelli di chi invecchia invecchiano, i denti di chi invecchia invecchiano, vista e udito invecchiano, ma la brama sola non invecchia, 25 chi ama il padre, costui ha caro Prajāpati, chi ama la madre, cotui venera la terra, chi ama il maestro, costui onora il brahman, 26 tutti i dharma sono rispettati da chi questi tre rispetta, ma di chi non rispetta tutti questi, i riti non hanno frutti.” 27 Vaiśaṃpāyana disse: udite la parole di Bhīṣma, meravigliato il toro dei kuru, era e di animo allegro, e pieno di gioia divenne allora, 28 “ quando un mantra è usato inutilmente, quando il soma è spremuto inutilmente, quando il fuoco è acceso inutilmente, tutto questo è chiamato vano, 29 così mi fu detto da un ṛṣi quanto io ti ho riferito o illustre, di come si ottengono i frutti buoni e cattivi, che altro vuoi sapere.” VIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ chi è da venerare, e chi da omaggiare, e chi tu veneri o bhārata? tutto dimmi, di quelli che ti piacciono o sovrano, 2 e pure laddove il tuo animo si trova nel peggior frangente, in tutto questo modo umano e pure nell'altro mondo.” 3 Bhīṣma disse: “ mi piacciono quei ri-nati per cui il brahman è la suprema ricchezza, per cui il paradiso è la propria fede, il tapas, lo studio e la condotta, 4 presso i quali giovani e vecchi, l'ufficio verso gli antenati portano avanti e non si stancano, di questi io provo piacere, 5 di chi nelle conoscenze sono disciplinati, controllati, di quelli dalle dolci parole, dei virtuosi dotati di condotta e sapienza, e sempre esperti nel parlare, 6 di quelli che parlano nelle assemblee, come schiere di oche selvatiche, di bell'aspetto, piacevoli, con suono di nuvole divine, 7 bene sono pronunciate e udite queste parole o Yudhiṣṭhira, all'orecchio del sovrano, e sono veicoli di gioia qui e nell'altro mondo, 8 che sono udite da loro e sempre stimate pubblicamente, come piene di qualità e di sapienza, di questi io nutro piacere, 9 i generosi che puri e gustosi e ben preparati cibi danno ai brahmani per soddisfarli o Yudhiṣṭhira, quelli che sempre lo fanno o re, di questi io nutro piacere, 10 è facile combattere in battaglia, ma non dare senza invidia, di prodi eroi ve ne sono a centinaia nel mondo o Yudhiṣṭhira, ma di tutti questi nel totale è superiore il prode nel donare, 11 se io fossi un ricco, o ancora un eccellente brahmano, o anche uno solo nominale, nato di buona stirpe, saldo nel dharma, pieno di tapas e sapienza, 12 nessuno mi è più caro di te al mondo o rampollo di Pāṇḍu, ma di te mi sono più cari i brahmani o toro dei bhārata, 13 e giacché a me sono più cari i savi di te o prosecutore dei kuru, per questa verità io posso raggiungere i mondi dove sta Śaṃtanu, 14 così mio padre non mi è più caro dei brahmani, né il padre di mio padre, è nessuno delle altre genti amiche, 15 non si trova in me nessuna colpa quaggiù verso i brahmani, né grande né piccola, che sia conosciuta da chi agisce nella virtù, 16 o coll'agire o colla mente, oppure con la parola o tormenta-nemici, di tutto quanto io ho compiuto verso i brahmani io oggi non mi pento, 17 devoto ai brahmani mi dicono, e di queste parole io sono contento, questo è ricordato come la suprema di tutte le purificazioni, 18 io guardo ai puri mondi senza macchia in cui vanno i brahmani, in questi io devo andare o figliolo, presto o tardi, 19 come il dharma delle donne al mondo è l'ubbidienza al marito o Yudhiṣṭhira, egli è un dio, nessun altro rifugio vi è per uno kṣatriya che i brahmani, 20 tra uno kṣatriya di cento anni e un brahmano di dieci anni, che siano riconosciuti padre e figlio, il padre è il brahmano, 21 una donna, morto il marito considera marito il cognato, così la terra non avendo un brahmano considera marito uno kṣatriya, 22 come figli si devono proteggere, e servire come guru, e trattati come fuochi, i brahmani o migliore dei kuru 23 i virtuosi celebranti di sincera condotta, intenti al bene di tutti gli esseri, i brahmani si devono trattare sempre come serpenti velenosi infuriati, 24 sempre si deve temere splendore e tapas o Yudhiṣṭhira, entrambe queste due, tapas e splendore si devono evitare, 25 l'effetto di entrambi questi due rapidamente si vede, possono uccidere o grande re, i brahmani asceti infuriati, 26 e di nuovo questa coppia quando lanciata da un brahmano senza rabbia, puo fare la totale distruzione, e di quanto dato non rimane resto, 27 come col bastone in mano il mandriano sta saldo tra le vacche, così lo kṣatriya deve proteggere i brahmani e il brahman, 28 come un padre i figli, devi proteggere i brahmani che hanno l'energia del brahman, e guardare che nelle loro case vi sia qui una qualche sussistenza.” IX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ma chi non dà al mondo ai brahmani o nonno, quanto promesso per confusione, di costoro che succede o grande intelletto? 2 questo dharma rivelami in verità o migliore dei sostenitori del dharma, di quegli uomini di mala anima che non danno dopo aver promesso.” 3 Bhīṣma disse: “ chi non dà dopo aver promesso, poco o molto che sia, ogni sua speranza ha distrutta, come il frutto della progenie per l'evirato, 4 in quella notte in cui nasce il malvagio, in quella notte va distrutto, ciascuna cosa di seguito di buono lui compia o bhārata, e quanto ha offerto, tutto questo per lui è distrutto, 5 queste parole dicono qui le genti sapienti di dharma e śāstra, osservando o migliore dei bhārata, coi loro supremi intelletti, 6 e pure raccontano quelle genti sapienti di dharma e śāstra, che uno si purifica con mille cavalli dall'orecchio nero, 7 e qui invero raccontano l'antica storia della conversazione tra uno sciacallo e una scimmia o bhārata, 8 i due un tempo erano stati amici quando erano umani o tormenta-nemici, e avuta un'altra nascita erano ora uno sciacallo e una scimmia, 9 quindi la scimmia diceva allo sciacallo che mangiava i morti, vedendolo in mezzo ad un crematorio, e ricordando la precedente nascita: 10 ' quale malvagia e terribile azione hai compiuto nella vita precedente, che tu ora in un crematorio mangi i morti putridi e schifosi?' 11 così apostrofato rispondeva allora lo sciacallo alla scimmia: ' fatta una promessa ad un brahmano io non l'ho mantenuta, 12 per questo motivo ho ottenuto questa nascita o scimmia, e per questo di un tale cibo mi nutro con desiderio.' 13 così o re, ho udito questo raccontatomi da un brahmano, un sapiente del dharma che narrava questa santa e antica storia, 14 e di nuovo ho udita pure da Kṛṣṇa o signore di popoli, che mi raccontava una storia riguardo un antico brahmano o pāṇḍava, 15 e così sempre i brahmani mi insegnarono le promesse si devono dare ai brahmani, non si deve frustrare i loro desideri, 16 il brahmano a cui prima sia stata fatta una speranza o signore della terra, si sa che è tale quale un fuoco acceso di fiamme, 17 chi guardi con furia per una speranza prima fatta nascere, potrebbe esser bruciato o re, come una foresta dal fuoco che tutto divora, 18 quando è soddisfatto con le parole egli si rallegra, e diviene come una medicina per il tuo regno o bhārata, 19 a figli, nipoti, animali, a parenti e amici, alla città e alla gente del contado darà la pace che vuole, 20 questa appare quaggiù la suprema energia del brahmano, come di un sole dai mille raggi sulla faccia della terra, 21 perciò si deve dare quaggiù quanto promesso o Yudhiṣṭhira, se si vuole ottenere una bella nascita o migliore dei bhārata, 22 donando al brahmano certo il supremo paradiso, si può raggiungere, il dono è di certo il più grande dei riti, 23 col dono vivono gli dèi e gli antenati, perciò chi è saggio deve dare doni ai brahmani, 24 il brahmano o migliore dei bhārata, è detto il più grande dei tīrtha, in qualunque momento in cui venga un brahmano si deve onorarlo.” X 1 Yudhiṣṭhira disse: “ chi per propria natura di amicizia, istruisce uno di bassa nascita o regale ṛṣi, una colpa commette o no? 2 questo vorrei conoscere in verità o nonno, sottile è la direzione del dharma, dove gli uomini si confondono.” 3 Bhīṣma disse: “ qui io te lo spiegherò, acoltalo dunque o re, in accordo alla tradizione, come da me fu udito un tempo da dei ṛṣi che lo illustravano, 4 non di deve istruire in nessun modo chi ha bassa nascita, si dice che il maestro che così istruisce incorre in un grande fallo, 5 questo esempio o re, ascolta da me o toro dei bhārata, di come o re, un tempo malamente queste parole o Yudhiṣṭhira, furono dette in un āśrama di un brahmano, sul bel fianco dell'himavat, 6 là vi era un santo āśrama con moltissimi e vari alberi, pieno di molti rampicanti e cespugli, frequentato da uccelli e quadrupedi, 7 risuonante di siddha e cāraṇa, in piacevoli boschi fioriti, pieno di molti devoti asceti e adornato dai loro tapas, 8 e ugualmente pieno di gloriosi brahmani simili al sole per splendore, asceti intenti nel voto dell'autocontrollo, consacrati o migliore dei bhārata, controllati nel cibo, e dalle anime compiute, 9 ed era risuonante dei suoni dello studio dei veda o toro dei bhārata, e abitato da molti devoti vālakhilya, 10 e là un certo śūdra pieno di pietà, divenuto potente, gingeva a quell'āśrama onorato dagli asceti, 11 e vedendo quelle schiere di muni di grande splendore, simili a dèi, condurre vari tipi di consacrazioni, se ne rallegrava o bhārata, 12 e quindi a lui venne il desiderio di praticare il tapas o toro dei bhārata, allora toccando i piedi del capo di quella schiera gli diceva o bhārata: 13 ' col tuo favore vorrei praticare il dharma o toro dei ri-nati, tu mi devi istruire o venerabile farmi divenire un asceta, 14 di basso varṇa io sono o venerabile, śūdra di nascita sono o virtuoso, io desidero essere istruito, dammi il tuo favore qui inchinatomi.' 15 il kulapati disse: ' non è possibile per uno śūdra vivere qui seguendo questo modo, se tu hai questa intenzione, resta qui intento a servire.' “ 16 Bhīṣma disse: “ così apostrofato dal muni, lo śūdra pensava o sovrano: 'come mi devo comportare? suprema è la mia fede nel dharma, debbo dunque sapere, e io compirò il mio bene.' 17 andando lontano dall'āśrama egli costruiva un rifugio, e il luogo della vedi là, e i sacelli delle divinità fondando o toro dei bhārata, era felice stando controllato, 18 e consacrazione e rinunce in quei sacelli degli dèi, e fatto offerte e sacrificato, pure venerava le divinità, 19 trattenendo ogni desiderio, nutrendosi di frutti, coi sensi vinti, sempre con le erbe e i frutti raccolti dunque, 20 rettamente onorava gli ospiti che giungevano, e così per lui passava un grandissimo tempo, 21 quindi giungeva vicino al suo āśrama un muni, avendo salutato con un benvenuto quel ṛṣi, secondo le regole lo rendeva soddisfatto, 22 fatta una piacevole conversazione, secondo le regole si informava quel ṛṣi dal supremo splendore, di anima pia, e coi sensi controllati, 23 e così molte volte quel ṛṣi si recava o migliore dei bhārata, all'āśrama dello śūdra per visitare quello śūdra o toro fra gli uomini, 24 quindi lo śūdra diceva all'asceta o toro dei bhārata: ' io voglio fare la cerimonia per gli avi, dammi assistenza.' 25 ' certamente.' il savio gli rispondeva o toro dei bhārata, resosi puro, quello śūdra portava l'acqua per i piedi a quel ṛṣi, 26 quindi raccoglieva erbe sacre e selvatiche o toro tra i bhārata, e gli preparava un purificato seggio e un cuscino, 27 e girato il cuscino con la testa superiore verso sud, vendendolo fatto in modo sbagliato, allora gli diceva il ṛṣi: 28 ' mettilo con la testa ad est, e mettiti purificato verso nord.' tutto quanto il ṛṣi gli disse, lo śūdra compiva, 29 e come specificato quel saggio, ponendo le erbe sacre secondo le regole, l'intera cerimonia dell'offerta agli avi compiva istruito dall'asceta, 30 messo sulla via del dharma e del rito agli avi dal ṛṣi, compiuta la cerimonia per gli avi, egli se ne andava lasciandolo, 31 quindi per lungo tempo praticando il tapas quell'asceta śūdra, nella foresta trovava la morte e per quei meriti, nasceva di grande splendore nella stirpe di grandi re, 32 e anche il ṛṣi o figlio trovata la giusta morte, nasceva quel savio in una famiglia di purohita o toro dei bhārata, 33 e così entrambi rinacquero il muni e lo śūdra, e di seguito crescevano entrambi esperti nelle conoscenze, 34 impegnato nei veda e nell'atharvaveda divenne il ṛṣi, e dotato di splendore e di sapienza delle regole supremamente divenne, e nell'amicizia un grande piacere cresceva nei due, 35 morto il padre, compiute le purificazioni o bhārata, il figlio del re fu consacrato sovrano dai ministri, e da lui appena consacrato il ṛṣi fu consacrato purohita, 36 e onorandolo felicemente viveva o toro dei bhārata, e governava il regno nel dharma, e proteggeva le genti, 37 sempre nel pronunciare sante parole, e spesso nelle giuste cerimonie, sorrideva, e pure rideva il re vedendo il purohita, e così molte volte o re, egli rideva verso il capellano, 38 e il capellano avendo scorto molte volte il sovrano che sorrideva sempre guardandolo, divenne furioso, 39 quindi un giorno incontrando il re da solo il capellano, con amabili storie faceva rallegrare il re, 40 allora il capellano diceva a quel re dei re o toro dei bhārata: ' vorrei avere da te una sola grazia o splendidissimo.' 41 il re disse: ' io te ne posso dare cento di grazie, come solo una o migliore dei ri-nati? per l'affetto e la grande stima non vi nulla che non ti darei.' 42 il purohita disse: ' solo una grazia io vorrei se tu sei contento o sovrano, di darmi o grande re, parlami con sincerità non ingannarmi.' “ 43 Bhīṣma disse: “ ' certamente!' così rispondeva il re o Yudhiṣṭhira, ' se lo saprò te lo diro, ma non sapendolo non parlerò.' 44 il purohita disse: 'sempre nei discorsi di auspicio, e spesso nelle pie cerimonie, e nelle oblazioni propiziatorie, pechè tu ridi guardandomi? 45 imbrazzato diviene il mio animo quando tu ridi di me, poiché hai volentieri giurato o re, non mi devi dire il falso, 46 ci deve essere qui una ragione, non puoi ridere senza motivo, io sono ferocemente curioso, dimmi dunque la verita,' 47 il re disse: ' così richiesto da te o savio, anche se fosse una cosa da non dire, necessariamente bisogna dirla, ascolta attentamente o ri-nato, 48 quanto è accaduto nella precedende nascita ascolta o migliore dei ri-nati, io ricordo la mia nascita o brahmano, ascolta con attenzione, 49 io ero un tempo uno śūdra fortemente intento nel tapas, e tu eri allora un ṛṣi dal fiero tapas, o migliore dei ri-nati, 50 da te allora o brahmano con lieta intenzione mi fu fatta la grazia, mi hai istruito allora su come compiere la cerimonia per gli avi o senza-macchia, nel mettere le erbe sul cuscino e nell'oblazione e nel rito o migliore dei muni, 51 per questa macchia nel karma tu sei rinato cappellano, e io come re, o Indra dei savi, guarda la rivoluzione del fato, per avermi dato quell'insegnamento tu hai ottenuto questo frutto, 52 per questo motivo o brahmano, io rido di te o migliore dei ri-nati, non per insultarti o brahmano io rido, tu sei il mio guru, 53 il mio animo e la mia mente si dolgono di questa inversione, io ricordo la mia nascita e anche la tua e quindi rido, 54 così il tuo fiero tapas è andato distrutto per quell'insegnamento, lasciando il tuo stato di purohita, impegnati in una nuova nascita, 55 in modo che tu non ottenga un'altra nascita peggiore o ri-nato, accetta ogni ricchezza o savio e purifica la tua anima o virtuoso.' “ 56 Bhīṣma disse: “ quindi lasciato il re, dunque il savio molteplici doni dava ai brahmani, ricchezze, terre, e villaggi universalmente, 57 passando in molte pene come gli era stato detto quel migliore dei ri-nati, avendo visitato i tīrtha e svariate ricchezze 58 avendo dato ai brahamni, il ri-nato purificava la sua anima, quindi andando in un āśrama praticava un ampio tapas, 59 quindi raggiunta una suprema perfezione quel brahmano o migliore dei re, rispettato divenne nell'āśrama dagli abitanti dell'āśrama, 60 e così avendo avuto una grande sventura, quel ṛṣi o migliore dei sovrani, un brahmano non deve perciò istruire la gente di infimo varṇa, 61 deve sempre evitare di istruirli il brahmano o sovrano, se infatti da questi insegnamenti, il ri-nato ne ottiene sventura, 62 il sovrano deve sempre cercare colle parole che il migliore dei ri-nati, non debba mai quaggiù istruire qualcosa alla gente di infimo varṇa, 63 brahmani, kṣatriya, e vaiśya sono i tre varṇa dei ri-nati, e parlando a questi o re, il brahmano non commette colpe, 64 perciò i virtuosi non devono mai dire nulla vicino a qualcuno che sia di cattiva nascita, la via del dharma è sottile per chi ha anima incompiuta, 65 per questo i muni con cura praticano il voto del silenzio, per timore di fare il male o re, non dicono alcunchè, 66 le genti di qualità salda nel dharma, intenti nella sincera onestà, afflitti da parole mal dette guadagnano quaggiù il peccato, 67 non si devono mai dare istruzioni a qualcuno di questi, dando istruzioni, il brahmano ne ottiene il male, 68 perciò riflettendo con saggezza, si deve parlare del dharma a chi lo chiede, l'istruzione fatta per guadagno conduce alla distruzione, 69 si deve parlare richiesti, ponderando ogni errore, e un'istruzione si deve dare a chi voglia ottenere il dharma, 70 tutto ti ho rivelato su come il virtuoso deve istruire, un grande pericolo vi è, perciò non si deve malamente istruire.” XI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ in quale tipo di uomo o padre, oppure di donna o toro dei bhārata, la bellezza di loto sempre risiede? questo dimmi o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ qui a te rivelerò come vidi e come ho udito, cosa che Rukmiṇī chiedeva davanti al figlio di Devakī, 3 vedendo la splendida Śrī dal viso simile a loto, sulle ginocchia di Nārāyaṇa, coi begli occhi stupiti dalla curiosità, la madre dell'eroe col makara per insegna, 4 chiedeva: ' quali esseri tu frequenti, e stai con loro, e quali non frequesti, o tu cara al signore degli esseri? dimmi ciò in verità o figlia del grande ṛṣi.' 5 così dunque richiesta allora la divina Śrī, alla presenza di chi ha Garuḍa nel pavese, diceva queste parole pronunciate con dolcezza, e attraenti, la splendida dal viso di luna: 6 'io visito l'uomo sincero, bello, risoluto e forte, sempre intento nell'agire, non sto coll'uomo che non agisce, né con coll'ingrato che non crede, e male agisce, né con chi ha rotta condotta, e fa inganni, e neppure col disonesto che dispiace ai guru, 7 le persone con scarsità di forza, splendore e purezza laddove si rallegrano e si adirano, io sto o divina, tra questi tipi di uomini che hanno desiderio di dormire, 8 chi non ha alcun desiderio dentro di sé, e chi ha dentro di sé una natura afflitta, tra questi uomini che sono sempre poco soddisfatti io non risiedo o regina, 9 io risiedo tra quelli di giusta condotta, sapienti del dharma e grandi anime, tra le grandi anime che rispettano gli anziani, e controllati conoscono la purezza, 10 e tra le donne pazienti e controllate, che seguono dèi e ri-nati, di sincera condotta e di natura soddisfatta io risiedo, 11 chi disperde la ricchezza, chi agisce senza guardare, e sempre parla contro il marito, e senza vergogna ha piacere della casa altrui, questo tipo di donna io evito, 12 l'impura, l'incostante che ama le leccornie, senza fermezza, amante della lite, che sempre giace a dormire, tale tipo di donna io evito, 13 tra le virtuose di bell'aspetto, piene di qualità e di ogni grazia, tra queste donne fedeli al marito ben adornate e di bella condotta io risiedo, 14 tra le buone vie, tra le vergini, tra gli ornamenti, tra cerimonie e nubi piene di pioggia, io risiedo, e tra boccioli e loti, tra le schiere di stelle, tra i giorni di luna piena, 15 tra rocce, e stalle, e anche tra selve, tra le acque, tra i boccioli aperti di loti, tra i fiumi risuonanti dei suoni di oche selvatiche, e abbelliti dai versi del chiurlo, 16 e che sono dotati di rive e laghetti, frequentati da asceti, siddha e ri-nati, sempre con molte acque, qui io risiedo tra le acque agitate da leoni ed elefanti, nell'elefante furioso, nel toro, nel sovrano, nella tana del leone, e sempre nel virtuoso, 17 nalla casa in cui si offre al fuoco sacro, e si venerano vacche, brahmani e divinità, e in cui a tempo debito si facciano offerte di fiori, in tale casa io entro a risiedere, 18 e sempre tra i ri-nati intenti ai loro studi, e nello kṣatriya sempre compiaciuto del dharma, nel vaiśya intento a coltivare io risiedo, e nello śūdra intento ad obbedire, 19 concentrata su Nārāyaṇa io risiedo, con tutta l'anima, col mio corpo, in lui è penetrato il più grande dharma, e la pietà e l'amore per i brahmani, 20 io non risiedo col mio corpo o regina, io non sono in grado di farlo, nell'uomo in cui io risiedo col mio spirito, giusta gloria e ricchezza a volontà cresce.' ” XII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ nell'unione tra uomo e donna, chi dei due ha maggior piacere? di questo mio dubbio o re, rettamente devi parlare.” 2 Bhīṣma disse: “ pure qui raccontano una antica storia, di come un tempo sorse l'inimicizia di Śakra con Bhaṅgāsvana, 3 un tempo vi era un re e ṛṣi di nome Bhaṅgāsvana, più che saldo nel dharma, egli era senza figli o tigre fra gli uomini e per averne celebrava il sacrificio 4 chiamato agniṣṭut inviso a Indra, quel fortissimo re e ṛṣi, tra le espiazioni dei mortali è quello che compie chi vuole dei figli, 5 Indra il glorioso signore dei celesti sapendo di questo sacrificio, voleva cercare qualche fallo in quel ṛṣi regale dall'anima controllata, 6 ma in un certo momento essendosi recato a caccia o sovrano, Śakra confondeva il sovrano dicendosi: ' questa è l'opportunità.' 7 da solo a cavallo il ṛṣi regale aggirandosi confuso da Indra, quel sovrano non trovava la giusta direzione afflitto da fame e sete, 8 e qua e là correndo il sovrano pieno di sete e di stanchezza, scorgeva un lago bellissimo pieno di supreme acque, entrato nel lago o figlio, faceva bere il cavallo, 9 quindi legato ad un albero il suo cavallo abbeverato, quel supremo sovrano, entrava a bagnarsi, e il re diventava una donna, 10 e vedendosi diventato donna, imbarazzato quel supremo sovrano, con tutta l'anima agitata dall'ansia e mente e sensi agitati, 11 ' come potrò salire a cavallo e come andrò in città? col sacrificio chiamato agniṣṭut mi sono nati cento figli 12 legali, di grande forza, che dirò dunque a loro? e alle mogli, a tutti i miei, alle genti di città e del contado? 13 la dolcezza, la debolezza e pure l'agitazione sono dette le caratteristiche delle donne dai ṛṣi che vedono il vero dharma e artha, l'esercizio atletico, la durezza e il valore sono le qualità dell'uomo, 14 perdendo la mia virilità, come mi accadde di diventare donna? e divenuto donna come potrò di nuovo salire a cavallo?' 15 con grande fatica salito a cavallo il sovrano tornava in città o figliolo, divenuto un donna quel supremo sovrano, 16 i figli, le mogli, i servi, e le genti di città e del contado, chiedendosi: ' perché tutto ciò?' erano caduti in grande meraviglia, 17 allora diceva quel ṛṣi regale, il migliore dei parlanti divenuto una donna: ' io sono uscito a caccia fortemente circondato da soldati, e vagando sono entrato in una terribile selva confuso dal fato, 18 e pieno di sete in questa tremenda foresta persa la ragione, scorgevo un lago splendido a vedersi, pieno di uccelli, 19 e là entrato sono divenuto donna, per mano del fato senza dubbio, come se fossi insoddisfatto dei figli, delle mogli e delle ricchezze.' 20 e ancora diceva ai figli, quel supremo sovrano divenuto donna: ' con amore governate il regno o figlioli, io andrò nella foresta.' e consacrati i cento figli, il re si recava nella foresta, 21 un asceta o figlio mio, si univa con la donna nell'āśrama, e da quell'asceta nell'āśrama nascevano da lei cento figli, 22 presi quei figli, ella si rivolgeva ai figli precedenti: ' voi siete miei figli di quando ero uomo, e questi cento figli di quando sono donna, 23 insieme governate il regno o figlioli come dei fratelli.' e insieme quei fratelli allora godevano del regno, 24 ma vedendo quelli nella fratellanza, godere del supremo regno, il re degli dèi pensava, soverchiato dall'ira: 'un beneficio non un danno io ho fatto a quel ṛṣi e re.' 25 quindi trasformatosi in un brahmano il re degli dèi dai cento riti, cercava di dividere quei figli del re, recandosi nella città, 26 ' non vi è vera amicizia tra fratelli che pure sono figli dello stesso padre, disputarono quelli di Kaśyapa a motivo del regno: asura e dèi, 27 voi siete figli di Bhaṅgāsvana, gli altri dell'asceta, e celesti e asura sono invece figli di Kaśyapa, e del regno di vostro padre godete coi figli dell'asceta.' 28 divisi così da Indra si abbattevano in guerra reciprocamente, e udendo ciò quell'asceta, presa da dolore si lamentava, 29 e Indra avvicinatala in guisa di brahmano allora le chiedeva: ' da quale dolore affranta tu ti lamenti o bellissima?' 30 veduto allora quel brahmano la donna pietosamente diceva: 'due cento miei figli o brahmano sono stati abbattuti dal fato, 31 io ero un re o savio, e là avevo cento figli, tutti dotati di grande bellezza, e coraggio o migliore dei ri-nati, 32 un giorno andato a caccia, vagando per una solitaria foresta, mi immersi in un lago e divenni una donna o migliore dei brahmani, e installando i figli nel regno me ne sono andata nella foresta, 33 e da donna con un asceta grand'anima ho avuto cento figli, nati nell'āśrama o brahmano, e io li ho condotti in città, 34 fu sorta una guerra tra questi per mano del fato o ri-nato, perciò io mi dolgo o Indra dei savi, soverchiata dal destino.' 35 Indra vedendola così dolente, le diceva queste aspre parole: ' un tempo un dolore molto bruciante tu o bella mi hai procurato, 36 con un sacrificio inviso a Indra, senza rispetto per me o sciocca, io sono Indra o ignorante, e questa inimicizia hai subito da me.' 37 veduto Indra, quel ṛṣi regale gettandosi colla testa ai suoi piedi: ' sii benevolo o migliore dei trenta dèi, per aver figli fu quel rito, desiderato da me, o tigre dei trenta dèi, tu mi devi perdonare.' 38 della sua sottomissione soddisfatto Indra gli concedeva una grazia, ' dei tuoi figli o re che vivano per mia grazia, quelli nati da te donna, o quelli che vi erano quando eri uomo?' 39 quell'asceta allora diceva a Śakra inchinandosi a mani giunte: 'che vivano quelli nati da me divenuta donna o Vāsava.' 40 Indra però meravigliato, lieto chiedeva di nuovo alla donna: 'perché disprezzi i figli che sono nati quando eri uomo? 41 e perché tu hai maggior affetto verso quelli nati da te come donna? il motivo di ciò io voglio sapere se tu qui me lo puoi dire.' 42 la donna disse: ' l'amore della donna è superiore a quello dell'uomo, perciò o Śakra che vivano i figli nati da me donna.' “ 43 Bhīṣma disse: “così avendo risposto, Indra allora lieto queste parole le diceva: ' tutti i tuoi figli allora vivranno o donna di sincera parola, 44 e scegli un'altra grazia o re dei re, che tu voglia o saldo nei voti, desideri da me l'essere donna o l'essere uomo?' 45 la donna disse: ' io scelgo di essere donna o Śakra per tua grazia o Vāsava.' 46 così apostrofato allora il re degli dèi rispondeva alla donna: ' perche abbandonando la natura di uomo, vuoi quella di donna o potente.' 47 così richiesto, quel supremo sovrano divenuto donna rispondeva: ' il pacere della donna nella copula coll'uomo è sempre superiore, per questo motivo o Śakra, io scelgo di essere donna, 48 sinceramente io godo di più da donna o supremo dio, e sono felice di essere diventato donna o sugnore dei trenta dèi.' 49 ' così sia dunque!' avendo detto a lei, salutandola tornava al terzo cielo, così dunque o grande re, il pacere della donna si dice che sia superiore.” XIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ che deve fare un uomo che desideri il bene degli affari mondani? in che modo, e con quale condotta deve trattare gli affari mondani?” 2 Bhīṣma disse: “ i tre tipi di azione fatti col corpo, e i quattro tipi di discorsi, e le tre fatte con la mente, queste dieci varietà di agire tralasci, 3 l'attentare alla vita, il furto, e pure l'adulterio, queste tre azioni fatte col corpo interamente eviti, 4 i discorsi senza virtù, gli insulti, le calunnie, e le menzogne, questi quattro modi di parlare o re dei re, non usi né pensi, 5 nessun desiderio delle altrui ricchezze, l'amicizia verso tutti i puri, e accettare il frutto del karma, queste tre cose con la mente pratichi, 6 quindi non pratichi il male l'uomo né colla parola, né colla mente o il corpo, praticando sia il bene che il male, se ne ottiene il loro frutto.” XIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ o nonno dimmi i nomi che si danno al Signore, a Śambhu o potente, a Babhru, a chi possiede la māya universale, al gloriosissimo.” 2 Bhīṣma disse: “ o Viṣṇu, tu che sei il guru di dèi e asura, devi dire quanto Yudhiṣṭhira mi ha chiesto su Śiva che ha la forma dell'universo, 3 i mille nomi del dio li conosceva Taṇḍi nato da Brahmā, quel brahmano che un tempo abitava il mondo di Brahmā, 4 e invero pure i ricchi in tapas a cominciare dal dvaipāyana, i ṛṣi dai saldi voti, e controllati che ascoltino da te che li reciti, 5 la grande gloria di Dhruva, di Nandin, di Hotṛ, di Goptṛ, del creatore dell'universo, di Agni, di Muṇḍin, di Kapardin dicci o potente.” 6 Vāsudeva disse: “ la via dell'agire del Signore non sono in grado di conoscere in verità (...) 7 gli dèi con Hiraṇyagarbha in testa, e con Indra e i grandi ṛṣi, non conoscono né il suo inizio né la fine di lui che è difficile a vedersi, come dunque un mero uomo può conoscere questa meta dei virtuosi? 8 io, solo qualche qualità del beato uccisore di asura, del signore di ogni voto, a voi illustrerò, secondo verità.” 9 Vaiśaṃpāyana disse: ciò detto dunque il beato, purificatosi con l'acqua, recitava le qualità di quel sapiente e grand'anima. 10 Vāsudeva disse: “ ascoltate o supremi brahmani, e anche tu caro Yudhiṣṭhira, e tu o figlio della fiumana, sentendo i nomi del signore dell'universo, 11 quanto di difficile un tempo io ottenni in favore di Sāmba, e come io un tempo vidi il beato dopo essermi posto in meditazione, 12 dopo che fu ucciso un tempo Śambara dal sagace figlio di Rukmiṇī, passati dodici anni Jāmbavatī mi diceva, 13 vedendo Rukmiṇī con figli a cominciare da Pradyumna e da Cārudeṣṇa, mi disse allora avicinandomi queste parole o Yudhiṣṭhira: 14 ' un figlio prode e forte, ottimo, di bell'aspetto e senza colpe, simile a te, questo figlio concedimi in fretta o incrollabile, 15 non vi è nulla di innottenibile qui nei tre mondi per te, degli altri mondi tu puoi creare, se lo vuoi o continuatore della stirpe di Yadu, 16 per dodici anni ti sei consumato diventando sottile come il vento, venerando il Signore degli animali, e dei figli sono nati a Rukmiṇī, 17 Cārudeṣṇa, e Sucāru, e Cāruveṣa, Yaśodhara, Cāruśravas, Cāruyaśas, Pradyumna e Śambhu, 18 come questi figli di grande valore sono nati da Rukmiṇī, così pure a me concedi un figlio pieno di forza.' 19 così richiesto dalla regina io rispondevo a quel bel vitino: ' concedimi o regina che io vada a esaudire la tua richiesta.' ed ella mi diceva: ' va dunque con successo e buona fortuna, 20 che Brahmā, Śiva e Kāśyapa, le fiumane e gli dèi ti siano favorevoli, e che le erbe dei campi, i sacri inni attorno ai riti, le schiere dei ṛṣi, la terra, 21 gli oceani, le dakṣiṇa, le strofe degl'inni, gli avi, le stelle e i pianeti, le mogli degli dèi, le figlie degli dèi, e le madri degli dèi, 22 i manvantara, le vacche, la luna, il sole, Hari, Sāvitrī, la sapienza dei veda, le stagioni, gli anni, le notti, 23 gli istanti, i minuti e le ore, i batter d'occhi, il girare degli yuga, che tutti ti proteggano, e che tu abbia un felice viaggio o yādava, vai su un percorso privo di pericoli, e sii vigile o senza-macchia.' 24 avuto così il buon viaggio da lei, io inchinandomi alla figlia del re delle scimmie, andai verso mio padre il migliore degli uomini, da mia madre, dal re e da Āhuka, 25 informandoli di quanto mi aveva detto afflitta la figlia del re dei vidyādhara, e dopo averli salutati con grande dolore, io andavo dal fortissimo Gada e da Rāma, 26 avuto il permesso del fratello maggiore, io pensavo a Garuḍa, ed egli mi trasportava, e raggiunto l'himavat mi faceva scendere, 27 quindi là io scorgeva dei portentosi esseri sulla suprema montagna, e scorgevo il migliore luogo per il tapas, il supremo āśrama, 28 divino del grand'anima Umanyu, discendente di Vyāghrapad, onorato da dèi e gandharva, e pieno della bellezza dei veda, 29 di alberi dhava, kakubha, kadamba e cocchi, kuraba, kaketa, jambu e pāṭala, e di vaṭa, varuṇaka, vatsanābha, bilva, sarala, kapittha, prīyāl, sāla e palme, 30 e di badarī, kunda, e puṃnāga, di aśoka, manghi e atimuktaka, di bhallātaka, di madhūka, di campaka, e di panasa, 31 e di vari tipi di alberi silvestri, cha davano frutti e fiori era fornito, e pieno di fiori, di cespugli e rampicanti, adornato da boschi di banani, 32 abbellito da alberi da frutto cibo di molti uccelli, splendente per dei boschetti sparsi in bel modo, 33 pieno di ruru, elefanti, tigri, leoni e leopardi, e con molti pavoni e antilopi, coperto di gatti e di serpenti, e frequentato da bufali da orsi, e da branchi di animali selvatici, 34 con molti fiori mescolati a polline, e coll'odore del fluido degli elefanti, portando molti divini canti femminili, là un felice vento soffiava, 35 coi suoni delle acque, coi versi degli uccelli, e i barriti degli elefanti, e con i grandi canti dei kiṃnara, e i bei suoni dei recitanti i sāman o valoroso, 36 non si poteva pensare anche solo in mente un simile decoro di altre acque, e splendeva di ampi luoghi per i fuochi, e coperto di erba kuśa, 37 splendente delle sacre acque purificanti, sempre presenti della figlia di Jahnu, splendente di grandi ṛṣi simili a fuochi, grandi anime, supremi sostenitori del dharma, 38 ornato di asceti che recitando si nutrono d'aria e di vento, purificati e sempre meditanti, e da kṣīrapa, da ūṣmapa, da mangiatori di fumo, da grandi brahmani in ogni parte, 39 e gocārin, mangiatori di grano che usano i denti per mortaio, bevitori di luce e di schiuma, e asceti che agiscono come cervi, 40 e alcuni che digiunavano dolorosamnete, e altri che erano intenti in grande tapas, tutti questi vedevo ad occhi spalancati cominciando ad entrare, 41 e celebrato dalle schiere di dèi grandi anime, con pure e benefiche cerimonie, sempre splendeva il recinto dell'āśrama, come in cielo o re il cerchio del sole, 42 come amici le manguste giocavano coi serpenti, e le tigri coi cervi, in grazia degli accesi asceti pieni di qualità che erano vicino, 43 in quel supremo āśrama bellissimo per ogni essere, frequentato da tigri, fra i ri-nati seguaci dei veda e dei vedāṅga, 44 e da celebrati ṛṣi grandi anime impegnati in vari ascesi, entrando io vedevo il Signore che porta il crocchio ascetico, 45 acceso come un fuoco di splendore e di tapas, calmo in mezzo ai suoi discepoli, giovane toro dei brahmani, Upamanyu omaggiandomi con la testa diceva: 46 ' benvenuto o Occhi-di-loto, i nostri tapas hanno avuto frutto, che tu onorabile, ci rendi onore, che tu che sei da vedere ci vuoi vedere.' 47 io a mani giunte sulla salute di uccelli e animali e quella dei fuochi, del dharma e della schiera dei discepoli interrogavo quel benefico, 48 allora a me il venerabile diceva con suprema e gentile calma: ' otterrai un figlio o Kṛṣṇa pari a te senza dubbio, 49 impegnandoti in un grandissimo tapas, tu renderai soddisfatto il Signore Iśana, qui il dio con la sua paredra si diverte o Adhokṣaja, 50 qui gli dèi e le schiere dei ṛṣi un tempo il migliore delle divinità, col loro tapas, sincerità, autocontrollo e colla brahmacarya, avendo reso lui soddisfatto, ottennero le belle cose desiderate o Janārdana, 51 il beato quaggiù è il ricettacolo di tapas ed energia, creando e distruggendo egli ogni cosa sia essa bene o male, qui siede con la sua paredra l'impensabile dio, che tu cerchi o uccisore di nemici, 52 il dānava che fu Hiraṇyakaśipu che faceva tremare il monte meru, da Śarva ottenne la sovranità di tutti gli immortali, per milioni di anni, 53 e il suo principale figlio conosciuto col nome di Mandara, per grazia del Mahādeva, combatteva contro Śakra per milioni di anni, 54 il disco di Viṣṇu e la terribile folgore di Akhaṇḍala, furono o caro, un tempo inutili sulle membra di Graha o Lunghi-capelli, 55 gli dèi furono tormentati da Graha fortissimo e splendente, e i celesti violentemente colpirono i capi degli asura per dono avuto da Śiva, 56 ma soddisfatto da Vidyutprabha, gli offriva la sovranità del trimundio, e lui per contomila anni, divenne signore di tutto il mondo, e gli disse: ' sarai sempre un mio seguace.' 57 quindi il Potente gli diede miriadi di figli, e il beato Aja gli concedeva come regno Kuśadvīpa. 58 quindi da Dhātṛ fu creato il grande asura di nome Śatamukha, che per i cento anni della sua vita offriva al fuoco le sue carni, quindi Śaṃkara soddisfatto gli diceva: ' che posso fare per te?' 59 e a lui diceva Śatamukha: ' che possa avere un meraviglioso yoga, e una forza eterna o migliore degli dèi dona a me.' 60 il Nato-da-sé un tempo compiva un rito per avere figli, e si immergeva nello yoga per trecento anni, 61 a lui il dio concedeva mille figli potenti a misura del sacrificio, di certo tu o Kṛṣṇa, conosci il Signore dello yoga cantato dagli dèi, 62 i vālakhilya furono disprezzati un tempo dal benefico Indra, e loro irati col loro tapas resero soddisfatto il beato Rudra, 63 e a loro diceva lieto il migliore degli dèi, il signore dell'universo, ' col vostro tapas produrrete un uccello che rapirà il soma.' 64 per la collera del Mahādeva, un tempo le acque andarono perdute, e dagli dèi col rito saptakapāla altre acque furono prodotte, 65 la moglie di Atri, lasciando il marito, quella sapiente del brahman: ' che io non sia mai più di nuovo nella mani di questo muni.' così ella pregando il Mahādeva, ne cercava rifugio, 66 e per timore di Atri per trecento anni senza mangiare, giaceva su dei bastoni ella per aver il favore di Bhava, 67 a lei diceva dunque il dio ridendo: ' tu avrai un figlio, e nella tua progenie vi sarà certamente la fama che desideri.' 68 Śākalya dall'anima compiuta, pure per novecento anni, guadagnava il favore di Bhava, con la sua devozione interiore o Lunghi-capelli, 69 e a lui diceva soddisfatto il beato: ' tu diverrai autore di libri, e o caro, fama inesauribile nel trimundio tu ne avrai, e che la tua stirpe sia eternamente adornata da grandi ṛṣi.' 70 e pure un ṛṣi chiamato Sāvarṇi, vi era nel kṛtayuga, e lui quaggiù si impegnava nel tapas per sei mila anni, 71 e a lui diceva il beato Rudra in persona: ' soddisfatto sono di te o senza-macchia, un immortale e inesauribile autore diverrai famoso al mondo.' 72 e come pure io un tempo vidi il potente dio degli dèi, il Signore degli animali in persona o caro, ascolta o mādhava, 73 per quale scopo io devotamente un tempo del Mahādeva di grande splendore cercai il favore, pure ciò ascolta in dettaglio, 74 e quanto io allora ottenni dal dio degli dèi, dal grande Signore, tutto questo completamente ora ti racconterò o senza-macchia, 75 un tempo nel kṛtayuga o caro vi era un ṛṣi di grande gloria, Vyāghrapāda così chiamato, seguace di veda e vedāṅga, io ero suo figlio, e Dhaumya il mio fratello minore, 76 dopo qualche tempo, dunque assieme a Dhaumya o mādhava, io giunsi per sport all'āśrama di alcuni muni dall'anima compiuta, 77 e là io vidi una vacca mentre era munta, e quel latte apparve a me dolce come l'amṛta, 78 allora mescolato del riso con acqua o mādhava e a noi due questo succo da bere veniva dato, 79 quindi quel latte di vacca o caro, allora io consumavo, ma il gusto del riso o caro non mi dava piacere, 80 allora io dicevo per falciullaggine a mia madre: ' dammi del cibo preparato con del latte.' 81 allora mi diceva la madre, piena di dolore, abbracciandomi con affetto materno, e baciandomi in fronte o mādhava: 82 ' come possono aver il dono del latte i muni dall'anima compiuta o figlio mio, che risiedono sempre nella foresta vivendo di bulbi, radici e frutta? 83 senza il favore del benefico Sthānu, dell'immutabile Virūpākṣa, come possiamo avere il dono del latte e belle vesti? 84 inchinati sempre o figliolo, con tutta l'anima a Śaṃkara dal crocchio ascetico, per sua grazia otterrai il frutto dei tuoi desideri o figliolo.' 85 udite le parole della madre o uccisore di nemici, da allora in poi, la mia devozione per Mahāveva divenne senza fine, 86 quindi io impegnato nel tapas resi soddisfatto Śaṃkara, il divino, stando mille anni sulla punta dell'alluce, 87 e rimasi allora il primo anno mangiando solo frutta, nel secondo mangiando foglie morte, e nel terzo nutrendomi di acqua, e per settecento anni io allora mi nutrivo di aria, 88 allora lieto il Mahādeva, il potente signore di tutti i mondi, assunto l'aspetto di Śakra, circondato da tutte le schiere divine, divenuto il Mille-occhi, l'armato del fulmine quel grande glorioso, 89 su un bianco elefante dagli occhi rossi, dagli orecchi aperti, di grande furia, con la broboscide chiusa, fiero, e grande con quattro zanne 90 stando, il beato acceso del proprio splendore, giungeva con la corona, e adornato di bracciale e collana, 91 con un grande parasole bianco, aperto sulla testa, servito dalle apsaras, e accompagnato dalla divina musica dei gandharva, 92 allora il re degli dèi mi diceva: 'contento sono di te o migliore dei ri-nati, scegli dunque da me la grazia, che agiti nell'animo.' 93 udite le parole di Śakra, io non ne divenni lieto, e dicevo allora o Kṛṣṇa, queste parole al re degli dèi: 94 ' io non desidero una grazia da te, né da nessun'altra divinità, eccetto che dal Mahādava, o virtuoso, il vero io ti dico, 95 al comando del Signore degli animali, un insetto o un albero dai molti rami sarò ora, se non ottenuta per grazia di Paśupati, persino il regno del trimundio non desidero, 96 e pure un verme o una falena diverrei per ordine di Śaṃkara, io non desidero che mi sia dato da te neppure il trimundio o Śakra, 97 finché coronato del puro aspetto della luna, Paśupati il beato signore non mi gratifichi, fino allora io sosterrò i dolori sopportati dal corpo per cento rinascite morti e vecchiaie, 98 lui, il solo infinito inizio e fine del trimundio, splendido come fuoco, sole e luna, l'immutabile e immortale Rudra, senza la sua grazia quale uomo qui al mondo può avere la pace?' 99 Śakra disse: ' quale motivo hai tu riguardo il Signore che è causa di ogni causa, per cui non desideri la grazia di altro dio che lui.?' 100 Upamanyu disse: 'di quali altri motivi hai bisogno?, il Signore è la causa delle cause, non abbiamo udito che il liṅga di un altro sia venerato dai celesti, 101 il liṅga di chi altro, fra tutti gli dèi, escluso il Maheśvara viene venerato o è stato venerato? dimmelo se tu ne hai notizia, 102 Brahmā, Viṣṇu, e tu stesso con tutte le divinità, sempre venerate il suo liṅga perciò lui è il migliore di tutti, 103 e da lui io desidero una grazia, e pure rifugio o Kauśika, va o Śakra, oppure rimani come credi o uccisore di Bala, 104 se avrò la grazia desiderata oppure una maledizione dal Maheśvara, di nessun'altra divinità io desidero l'ottenimento dei miei desideri.' 105 detto questo al re degli dèi, con sensi agitati per il dolore, io pensavo: ' perché Rudra non mi mostra il suo favore?' quindi in un istante io scorgevo di nuovo l'elefante Airāvata 106 bianco come luna, gelsomino e oca, splendido come bocciolo di loto, assumere la sua forma di toro, simile all'oceano di latte, 107 colla coda nera, gigantesco, cogli occhi giallo-miele, tutt'intorno adornato da ghirlande d'oro, 108 cogli occhi rossi, con grande muso, e bei quarti e orecchi, bei fianchi, con grande dorso, di belle forme e bellissimo a vedersi, 109 la sua ingobbatura splendeva riempiendo l'intera schiena, le sue corna simili a monti innevati, simili a picchi di bianche nuvole, 110 su di esso stando il beato dio degli dèi assieme a Umā, splendeva il Mahādeva come la luna quando è piena, 111 il suo animale splendente come una nuvola piena di lampi, come mille soli, stava là riempiendo ogni cosa, 112 il Signore col suo immenso splendore simile al fuoco finale, che a fine yuga si alza per bruciare tutti gli esseri, 113 essendo difficile a vedersi, soffuso ovunque di splendore, io ancora con cuore agitato pensavo: ' che cos'è ciò?' 114 per un momento il suo splendore aveva raggiunto ogni luogo, ma in breve si estinse per il potere del dio degli dèi, 115 io vidi in piedi Sthāṇu, il beato grande Signore, sul suo toro, l'eccellente come un fuoco senza fumo, assieme a Pārvatī dalle belle membra, quel supremo Signore, 116 dalla gola blu, grand'anima, l'irresistibile scrigno di splendori, Stāṇu dalle diciotto braccia, adornato di ogni ornamento, 117 il dio con indosso una bianca veste, pure ghirlande e unguenti, con la splendida insegna, invincibile col santo cordone sacro, 118 da cantori, e da danzatori che saltavano qua e là, e dai suoi divini seguaci circondato simili a lui per ardimento, 119 con un corona bianca di luna crescente come un luna autunnale in cielo, lampeggiando coi tre occhi, simili a tre soli alti nel cielo, 120 splendeva la ghirlanda sul corpo argenteo del dio, composta da loti fatti d'oro, e adornata di gemme, 121 vidi pure le armi nelle loro forme, dotate di ogni energia, io o Govinda, che appartengono a Bhava dall'infinito splendore, 122 e l'arco di quel grand'anima simile a mille archi di Indra, esso è chiamato pināka, ed è come una grande serpente, 123 con sette teste, di corpo gigantesco, con aguzzi denti, pieni di veleno, legato dalla corda, con grande collo, di aspetto maschile, 124 e la freccia simile al sole, colla stessa luce del fuoco fatale, questa è la grande e terribilissima arma pāśupata, 125 che non ha eguale, incomparabile, terrificante per tutti di esseri, col grande corpo che sparge scintille come un fuoco, 126 con un solo piede, con grandi denti, portando mille teste e mille braccia, lingue e occhi, che vomitano quasi fuoco, 127 di quelle di Brahmā, di Nārāyaṇa, di Indra, di Agni, e di Varuṇa è questa superiore o grandi-braccia, che respinge ogni arma, 128 con questa bruciandola, un tempo ha ridotto in cenere in un istante tripura, con una sola freccia o Govinda, fu fatto facilmente dal Mahādeva, 129 potrebbe bruciare l'intero universo, il trimundio con mobili e immobili, scagliata dal braccio del Maheśvara, in un batter d'occhio senza alcun dubbio, 130 da cui nessuno degli dèi con Brahmā e Viṣṇu in testa, è immune questo supremo meravigliosa portentosa arma ho veduto a caro, 131 la sua suprema arma superiore a ogni altra sua, che è famosa in tutti i mondi, il tridente del dio dal tridente, 132 che potrebbe rompere l'intera terra o disseccare l'oceano, o distruggere l'intero universo, scagliata dall'armato del tridente, 133 da questa fu colpito un tempo col suo esercito Māndhātṛ figlio di Yuvanāśva, il sovrano imperatore, di grande splendore vincitore del trimundio, 134 fortissimo, di grande valore per ardimento pari a Śakra, avendola in pugno o Govinda, il rākṣasa Lavaṇa, 135 quel tridente dalle aguzze punte, terrificante da far rizzare i capelli, con tre punte, quasi stando deridendo corrugando la fronte, 136 come il sole finale alto, colle intere sue fiamme senza fumo, come un serpente in pugno incomparabile come il Distruttore col laccio in pugno, io vidi quest'arma o Govinda al fianco di Rudra, 137 e la scure dalla lama affilata, che un tempo fu data a Rāma, dal soddisfatto Mahādeva, per compiere la distruzione degli kṣatriya, con la quale fu ucciso in un grande scontro l'imperatore figlio di Kṛtavīrya, 138 con la quale per ventun volte la terra fu resa priva di Kṣatriya, da Rāma dalle infaticabili imprese, dal figlio di Jamadagni, 139 ammantata di luce, il manico coperto da un serpente, con la bocca feroce, stava vicino al dio come un fuoco dalle fiamme accese, 140 e altre innumerevoli divine armi di quel sapiente, ma solo sommariamante io te le ho citate o senza-macchia, 141 alla sinistra del dio vi era Brahmā il Grande-avo del mondo, che stava su un divino carro velocissimo, aggiogato ad oche selvatiche, 142 al suo fianco sinistro stava in piedi Nārāyaṇa, armato di conchiglia, disco e mazza, portato dal figlio di Vinatā, 143 Skanda sul suo pavone era al fianco della dea, tenendo al fianco la sua lancia, simile ad un secondo fuoco, 144 e davanti al dio io vidi schierato Nandin, che stava reggendo il suo tridente come un secondo Śaṃkara, 145 i muni con Svāyambhuva in testa e i ṛṣi a cominciare da Bhṛgu, e gli dèi con Śakra in testa, tutti questi si avvicinarono, 146 e onorando il grand'anima e circondandolo da ogni parte, gli dèi allora celebravano con vari tipi di elogi il Mahādeva, 147 Brahmā allora celebrava Bhava, glorificandolo coll'inno rathaṃtara e col migliore dei sāman al mondo Nārāyaṇa osannava il signore degli dèi, e Śakra celebrava coi supremi veda e con il supremo inno śatarudhīya, 148 Brahmā, Nārāyaṇa, e il re degli dèi Kauśika, quelle tre grandi anime splendevano come tre fuochi, 149 e brillava in mezzo a loro, il dio beato Śiva, come l'alone del sole appena uscito dalle nuvole, quindi io osannai il dio dai saldi voti con un elogio: 150 'mi inchino al dio supremo degli dèi, mi inchino al Mahādeva, a te che sei Śakra, coll'aspetto di Śakra, con indosso le vesti di Śakra, 151 mi inchino a te con la folgore in pugno, al rossastro Piṅgala, al dio sempre armato del pināka, e che porta spada e tridente, 152 mi inchino a te dal nero abito, e dalla nera crocchia nei capelli, a te dalla nera pelle per mantello, a Kṛṣṇāṣṭamirata, 153 a Śukla dal bianco colore, e dalle bianche vesti, al dio imbrattato di bianche ceneri, e impegnato in pure azioni, 154 tu sei il Brahmā di tutti gli dèi, il Nīlohita dei rudra, anima di tutti gli esseri, nel sāṃkhya sei detto il puruṣa, 155 tu il toro dei purificatori, tu Śiva, tu Niṣkala per gli yogin, delle fasi della vita sei lo stare in casa, e il Maheśvara dei Signori, il Kubera sei di tutti gli yakṣa, sei chiamato il Viṣṇu dei sacrifici, 156 il grande meru sei dei monti, e la luna di tutte le stelle, Vasiṣṭha tu sei tra i ṛṣi, e il sole sei chiamato degli astri, 157 il leone sei degli animali selvatici, tu sei il supremo Signore, e il toro sei di quelli domestici, tu sei il beato venerato dal mondo, 158 degli āditya tu sei Viṣṇu, e il fuoco dei vasu, il figlio di Vinata tra gli uccelli, e Ananta tra i serpenti, 159 il sāmaveda dei veda, e il śatarudrīya degli inni, Sanatkumāra tra gli yogin, e Kapila sei tra i saggi sāṃkhya, 160 Śakra sei tra i marut, e il dio Dharma come re dei morti, il mondo di Brahmā tra i mondi, e tra le mete sei la liberazione, 161 l'oceano di latte tra i mari, e il monte himavat tra le montagne, il brahmano tra i varṇa, e sei il ri-nato consacrato tra i savi, l'inizio tu sei e il fato distruttore dei mondi, 162 e quanto altro si ricorda di puro e di superiore per splendore nei mondi, tutto questo tu sei, questa e la mia ferma opinione, 163 mi inchino a te, o beato dio, mi inchino a te o tenero ai devoti, mi inchino a te Signore dello yoga, mi inchino a te origine universale, 164 mostra il tuo favore a me tuo devoto misero e triste, caduto nell'impotenza, sii dunque la mia meta eterna, 165 qualsiasi offesa io abbia fatto per ignoranza o Signore supremo, tu o Signore degli dèi, devi tutto perdonare a me che sono tuo devoto, 166 confuso io sono o signore degli dèi, dal tuo cambio di aspetto, per questo non ti ho dato l'offerta ospitale e l'acqua lustrale o Signore dei celesti.' 167 così avendo osannato Īśāna con devozione l'acqua per i piedi e l'arghya messomi puro a mani giunte a lui tutto questo offrivo, 168 quindi mescolata ad acqua fresca, dotata di divino profumo, una bellissima pioggia di fiori cadeva sulla mia testa, 169 e un divino tamburo era suonato da divini servitori, e un puro vento soffiava portendo felicità col suo puro profumo, 170 quindi, lieto il Mahādeva dal toro per insegna, colla sua paredra, diceva ai trenta dèi là, e quasi ridendo a me: 171 ' guardate tutti voi trenta dèi, la suprema e divina devozione verso di me rivolta ad un unico dio del grand'anima Upamanyu.' 172 così apostrofati dall'armato del tridente i celesti o Kṛṣṇa, dicevano tutti a mani giunte inchinandosi al dio dal toro per insegna: 173 ' o beato Signore dio degli dèi, protettore del mondo, signore dell'universo, che questo ottimo ri-nato ottenga da te il frutto di ogni suo desiderio.' 174 così richiesto dai celesti con Brahmā in testa allora Śarva, il beato Signore Śaṃkara mi diceva quasi ridendo: 175 ' Upamanyu, figliolo, contento sono di te, guardami o toro fra i muni, tu sei mio retto devoto o savio ṛṣi, e da me fosti messo alla prova, 176 e da questa tua devozione io sono supremamente allietato, perciò io ti concedo ora tutte le cose come le desideri.' 177 così avendomi parlato il Mahādeva o illustre, per la gioia mi sorgevano le lacrime e mi si rizzavano i capelli, 178 e allora io dicevo al dio con la voce resa incerta dalla gioia, cadendo in ginocchio a terra, e inchinandomi ripetutamente: 179 ' oggi io sono nato o dio, oggi il mio tapas ha avuto il suo frutto, che il Mahādeva in persona ben disposto mi sta davanti, 180 l'incomparabile per valore che venerandolo non scorgono gli dèi, quel dio io ho veduto, chi altri è più ricco di me? 181 così i sapienti ritengono questa la suprema ed eterna verità, indistruttibile migliore del migliore che è chiamata ṣaḍviṃśaka, 182 il beato dio è l'immutabile inizio di ogni verità, il sapiente dell'ordine di ogni verità, il signore puruṣa originario, 183 il Signore che ha creato dal suo fianco destro Brahmā l'origine del mondo, e dal fianco sinistro Viṣṇu per proteggere il mondo, il potente crea Rudra dal suo corpo, giunta la fine dello yuga, 184 e Rudra distrugge l'intero universo con mobili e immobili, divenuto il Fato dal grande splendore, come fuoco distruttore finale, 185 il dio Mahādeva avendo creato l'universo coi mobili e immobili, a fine kalpa, resta ad assorbire la memoria di ogni cosa, 186 onnipervadente, anima universale, origine e fine di ogni essere, siede in ogni dove sempre invisibile per tutte le divinità, 187 se io sono degno di una grazia, se il potente è contento di me, che io abbia sempre eterna devozione verso di te o Śaṃkara, 188 del passato, del futuro e del presente o Illustrissimo, che io sia sempre al corrente per tua grazia o migliore dei celesti, 189 che io possa nutrirmi dell'inesauribile oceano di latte coi miei famigliari, e che sempre nel mio āśrama tu sia sempre vicino a me.' 190 così richiesto, il beato venerato dal mondo mi diceva, il Maheśvara dal grande splendore, il potente guru di mobili e immobili, 191 Bhava, il non nato, l'immortale, il privo di ogni dolore, dalla virtuosa condotta, il dotato di ogni qualità, l'onnisciente, caro a vedersi: 192 ' che tu abbia immutabile giovinezza, e splendore simile al fuoco, e pure l'oceano di latte, dove e come desideri o muni, 193 tu sarai a tuo desiderio, vicino allo scrigno d'acque, e nutrendoti dell'oceano di latte tu possiederai l'immortalità, 194 assieme ai famigliari, rettamente tu verrai da me, sempre io agirò vicino al tuo āśrama o supremo ri-nato, 195 fermati o figliolo quanto vuoi, e non avere alcuna ansia, ogni volta che mi avrai in mente o savio, io mi presenterò a te.' 196 ciò detto il beato dallo splendore pari al disco del sole, il mio Signore datomi il dono, da là scompariva, 197 così io vidi assorto in contemplazione o Kṛṣṇa, il dio degli dèi, e tutto io ottennni quanto mi aveva detto quel saggio, 198 e davanti ai tuoi occhi o Kṛṣṇa, guarda i siddha qui schierati, i ṛṣi di grande sapienza, gli yakṣa, i gandharva e le apsaras, 199 guarda gli alberi meravigliosi, sempre pieni di fiori e frutti, pieni di boccioli in ogni stagione, dalle tenere foglie, e dai bei rami, tutto questo o grandi-braccia è pervaso di natura divina.” XV 1 Upamanyu disse: “ a questi e a molte altri migliaia di ṛṣi pensava Hara, per quale motivo vuoi che il beato non ti faccia la grazia o mādhava? 2 è sempre raccomandabile il concorso degli dèi con uno come te, che hai sincerità e religione, e pure ricchezza di fede io ti darò una preghiera colla quale vedrai Śaṃkara.” 3 Kṛṣṇa disse: “ io gli dicevo: ' o brahmano, per tua grazia o grande muni, io vedrò il signore dei trenta dèi, il ditruttore delle schiere dei daitya.' 4 all'ottavo giorno io fui consacrato dal savio secondo le regole, col bastone, rasato, coll'erba kuśa, le vesti di corteccia, e la cintura, 5 il primo mese mi nutrivo di frutti e nel secondo mi nutrivo d'acqua, e nel terzo, nel quarto, e nel quinto mi nutrivo del vento, 6 stando su un solo piede senza interruzione colle braccia levate, e lo splendore di mille soli io vidi nel cielo o bhārata, 7 e in mezzo quello splendore o rampollo di Pāṇḍu, una nuvola dal corpo coperto dall'arcobaleno, con un varco inghirlandato di lampi, ornata di gru, simile ad una montagna scura, 8 e in questa stando il beato dio con grandissima luce, con la sua bella paredra accesa di splendore e di tapas, 9 splendeva il beato Maheśvara là colla sua dea, assieme a Soma, come un sole in mezzo alle nubi, 10 coi capelli ritti o kuntīde, e gli occhi spalancati dalla meraviglia, io scorgevo Hara, il ditruttore dei dolori, la meta delle schiere divine, 11 coronato, con la mazza, lo scettro e il tridente in mano, la pelle di tigre, e il crocchio, armato del pināka e del fulmine, coi denti aguzzi, bei bracciali, una serpe per cordone sacro, 12 indossando una divina ghirlanda, sul petto dai molti colori, pendente dai fianchi, io lo vidi come è l'alone lunare al tramonto, finita la pioggia, 13 da ogni parte circondato dalle schiere dei demoni pramatha, arduo da guardare come il disco del sole in autunno, 14 gli undici rudra celebravano montato sul suo toro, il dio dalle belle imprese, con i loro riti con anima raccolta, 15 gli āditya, i vasu, i sādhya, i viśvedeva e pure gli aśvin, osannavano con ogni inno il dio che è il dio universale, 16 il Cento-riti, e il beato Viṣṇu quei due rampolli di Aditi, e Brahmā cantavano vicini a Bhava il sāman rathantara, 17 al guru, al padre che dona lo yoga, molti maestri di yoga, e ṛṣi dei brahmani coi figli, e i ṛṣi divini, 18 la terra, lo spazio intermedio, le stelle e i pianeti, i mesi, le quindicine, le stagioni, le notti, gli anni, gli istanti, 19 le ore e i minuti, e il trascorrere degli yuga, le sapienze divine e tutte le direzioni a lui si inchinavano, 20 e pure Sanatkumāra, i veda, e le leggende, Marīci, Aṅgiras, Atri, Pulastya, Pulaha, Kratu, 21 i sette Manu, Soma, gli atharva assieme a Bṛhaspati, Bhṛgu, Dakṣa, Kaśyapa, Vasiṣṭha, Kāśya, 22 gli elogi, le consacrazioni i sacrifici, le dakṣiṇa, il fuoco e l'offerta, gli strumenti rituali, gli elementi nel loro aspetto o Yudhiṣṭhira, 23 tutti i sovrani delle genti, i fiumi, i serpenti, i monti, tutte le madri degli dèi, e le mogli degli dèi colle figlie, 24 e migliaia, e miriadi di milioni di ṛṣi, si inchinavano al potente Asceta, e i monti, i mari e le direzioni, 25 i gandharva e le apsaras, esperti di canti e musiche, con divino suono cantando osannavano il meraviglioso Bhava, e i vidhyādhara, i dānava, i guhyaka, e i rākṣasa, 26 e tutti gli esseri mobili ed immobili, si inchinavano o grande re, al Signore con parole, mente e azioni, e davanti a me stava Śarva il signore dei trenta dèi 27 e vedendo stare davanti a me il Signore o bhārata, era come se l'universo con Prajāpati e Śakra mi guardasse, 28 io non avevo il potere di vedere il Mahādeva allora, quindi il dio mi diceva, guarda e parla o Kṛṣṇa, 29 colla testa in rispetto del dio, stava l'amata dea Umā, quindi io inneggiavo a Sthānu, gia osannato dai celesti con Brahmā in testa: 30 ' eterno omaggio a te origine di tutto, i ṛṣi ti dicono superiore a Brahmā, i virtuosi ti chiamano tapas, verità, sattva, rajas, e tamas, 31 tu sei Brahmā, tu Rudra e Varuṇa, tu Agni, tu Manu, tu sei Bhava, tu Dhātṛ, Tvaṣṭṛ, Vidhātṛ, tu sei il potente signore universale, 32 da te nascono gli esseri, mobili e immobili, tu sei l'origine di tutti gli esseri, e la loro distruzione, 33 tu sei tutti gli oggetti dei sensi e l'intera mente, i venti e i sette fuochi sacri, e tutti gli dèi che stanno in cielo, perciò i ṛṣi ti dicono il supremo degli esseri, 34 i veda, i sacrifici, Soma, le dakṣiṇa, i fuochi e l'oblazione, e gli strumenti rituali, tutto ciò tu sei senza dubbio, 35 quanto si desidera, si dà e si ottiene, i voti, le rinunce, modestia, fama, bellezza, splendore, soddisfazione, e perfezione vengono da te, 36 desiderio, ira, paura, avidità, follia, arroganza ed esaltazione, ansie e malattie o beato, sono tuoi pargoli, 37 tu sei azione, trasformazione, distruzione, la suprema origine, immutabile, la fonte della suprema mente, e l'eterna propria natura, il fuoco invisibile, lo splendente dai mille raggi fatto d'oro, 38 l'origine di tutte le qualità tu sei, il rifugio dei viventi, il mahat, l'anima, il pensiero, Brahmā, Viśva, Śambhu il Nato-da-sé, 39 l'intelligenza, saggezza e percezione, conoscenza, idea, fermezza e memoria, con suoni formati dalle parole tu stabilisci il mahat e l'anima, 40 il saggio brahmano conoscendoti, non cade nell'errore, tu sei il sapiente del campo nel cuore di tutti gli esseri, inneggiato dai ṛṣi, 41 ovunque sono i tuoi piedi e mani, e i tuoi occhi, teste e bocche, con l'intera conoscenza tu stai nel mondo coprendo tutto, 42 tu il frutto sei del fuoco, di tutte le azioni a cominciare dalle istantanee, tu sei il raggio della luce, il puruṣa, che sta nel cuore di ciascuno, la piccolezza, la grandezza, l'acquisiszione, tu sei il Signore, la luce immutabile, 43 in te vi è intelligenza, pensiero e i mondi che cercano in te rifugio, e i meditanti sempre nello yoga, pieni di sincerità, dai sensi vinti, 44 e chi ti sa con certezza come il solitario, il potente, l'antico puruṣa, la forma universale, il fatto d'oro, l'intelligenza, la suprema meta, è l'intelligente che sorpassa l'intelletto, 45 conoscendo i sette sottili enti, le sei membra, e te nel tuo corpo, il sapiente che sta nella suprema conoscenza dello yoga, entra in te.' 46 così elogiato da me Bhava, il distruttore dei dolori o pṛthāde, l'intero universo coi mobili e gli immobili lanciava un ruggito leonino, 47 con le schiere dei savi, dèi e asura, nāga, piśāca, avi, e uccelli, le schiere dei rakṣas, e quelle degli esseri, e i grandi ṛṣi, allora si inchinarono, 48 e sulla mia testa mucchi di divini fiori profumatissimi, cadevano e una brezza purissima soffiava, 49 e il beato benefattore dell'universo, scorgendo la dea Umā, e me e vedendo il Cento-riti mi diceva Śaṃkara in persona: 50 ' conosciamo o Kṛṣṇa, la tua suprema devozione verso di noi o uccisore di nemici, sia dunque compiuto il meglio per te, e il tuo supremo piacere, 51 scegli otto grazie o Kṛṣṇa e io te le darò o virtuoso, dimmi o tigre degli yādava cosa desideri pure di molto difficile. '” XVI 1 Kṛṣṇa disse: “ con la testa inchinandomi, composto a quel tesoro di splendore, preso da suprema gioia, io dicevo al beato dio: 2 ' nel dharma fermezza, in battaglia distruzione dei nemici, suprema forza e gloria, attaccamento allo yoga, la tua vicinanza, e cento centinaia di figli scelgo.' 3 ' così dunque sia!' alle parole da me pronunciate diceva Śaṃkara, (...) 4 quindi la madre dell'universo, che distribuisce tutte le cose che purificano Umā la moglie di Śarva, scrigno di tapas, mi diceva: 5 ' ti è stato dato dal Beato un figlio di nome Sāmba o senza-macchia, prendi pure da me otto doni che desideri, io te li darò.' inchinadomi con la testa io le dicevo o rampollo di Pāṇḍu: 6 ' benevolenza per i ri-nati, serenità verso il padre, cento figli, e suprema gioia, amore per la stirpe, serenità verso la madre, pace ineriore, e indrustriosità io scelgo.' 7 la dea disse: ' così sarà o splendido come un dio, io non ho mai detto nessuna falsità, sedicimila mogli tu avrai, e l'amore in esse sarà senza fine, 8 e grande affetto per te avranno i parenti, e ti darò la bellezza del corpo, settemila ospiti sempre mangeranno nella tua casa.' “ 9 Vāsudeva disse: “ avendomi dato quei doni il dio e la dea o bhārata, in un istante scomparirono col loro seguito o nato prima di Bhīma, 10 tutto questo fatto miracoloso io ho raccontato interamente, a quello splendore tra gli asceti e brahmani a Upamanyu o migliore dei kuru, 11 e inchinandosi egli diceva al dio degli dèi o saldo nei voti: ' nessuno è pari a Śarva nel donare, e nessuno è pari a Śarva in battaglia, non vi è un dio pari a Śarva, non vi è meta pari a Śarva, 12 vi era o caro nel kṛtayuga un ṛṣi nominato Taṇḍi, e il dio fu meditato in contemplazione da lui per diecimila anni, contento era duque di quella devozione, e alla fine a lui si mostrava, 13 scorgeva egli dunque il Mahādeva, e osannava lo splendente con questi inni: ' tu sei il purificatore dei purificatori, tu sei la meta o migliore dei mobili, tu il più fiero splendore degli splendidi, tu il supremo tapas degli asceti, 14 omaggio a te benafattore universale, occhi d'oro, il più invocato, o potente che dai molteplici felicità, omaggio sia te o suprema verità, 15 tu o illustrissimo che dai il nirvāṇa agli asceti impegnati, a chi teme nascita e morte, dio dai mille raggi, omaggio a te o rifugio di felicità, 16 Brahmā, il Cento-riti, Viṣṇu, tutti gli dèi e i grandi ṛṣi, non ti conoscono veramente, come possiamo conoscerti noi? 17 da te ha origine il tempo, e in te il tempo riposa, tu sei chiamato il Tempo tu il Puruṣa, tu sei chiamato Brahmā, 18 i divini ṛṣi che conoscono i purāṇa dicono che tu hai tre corpi, tu sei l'adhipauruṣa, l'adhyātman, l'adhibhūta, l'adhidaivata, l'adhilokya, l'adhivijñana, e l'adhiyajña tu sei, 19 pur sapendo che tu sei l'anima del corpo, sei arduo da conoscere pure dagli dèi, i sapienti liberati vanno alla suprema natura, ad Anāmaya, 20 chi non ti vuole o potente, innumerevoli nascite e morti ha, tu sei la porta dei liberati in paradiso, senza rifiutare tu doni, 21 tu la liberazione e il paradiso, tu sei la brama e la collera, tu il sattva, il rajas, e il tamas, tu sei il basso e l'alto, 22 Brahmā, Viṣṇu e Rudra, Skanda e Indra, il sole e Yama, la luna e Varuṇa, Manu, Dhātṛ, Vidhātṛ tu sei il signore delle ricchezze,, 23 la terra, Vayu, la luce, l'acqua, la parola, la ragione, tu sei il pensiero e la mente, tu l'azione, sia la verità che il falso, tu sei e non sei, 24 i sensi e i loro oggetti, la devozione tu sei la certezza aldilà della natura, tu sei superiore al tutto e non esistente, tu sei pensabile e impensabile, 25 quanto è il supremo brahman, e quanto è la suprema meta, la meta che è del sāṃkhya-yoga, sei tu non vi è qui dubbio, 26 forse oggi abbiamo successo, forse abbiamo ottenuto la meta dei buoni, la meta che raggiungono i sapienti senza macchia che hanno saggezza, 27 oh, dunque sciocchi e senza cervello per lungo tempo fummo, che non conoscevamo il supremo dio, l'eterno che conoscoscono i saggi, 28 in persona è stato raggiunto da me dopo molte rinascite, il dio che conferisce la devozione, che conoscendolo si ottiene l'immortalità, 29 quanto è l'eterno segreto di dèi, asura e uomini, il brahman reso segreto, arduo da conoscere pure dai celesti, 30 questo è il beato dio, autore di tutto, esteso ovunque, l'anima di tutto, che tutto vede, che tutto conosce e va ovunque, 31 datore di vita, e possessore di vita, soffio che da la vita, meta dei viventi, che da il corpo, e ha il corpo, è nel corpo e gode del corpo, meta dei corporati, 32 quale dei concentrati sapienti del sé, dei devoti alla meta dell'adhyātman, di quelli che desiderano non più rinascere quale è la meta, questa è il Signore, 33 egli fornisce la meta buona o cattiva, a tutti gli esseri, egli stabilisce nascita e morte a tutti i viventi, 34 egli è il potente che dona la perfezione ai ṛṣi, che la cercano, egli è il potente che dona la liberazione ai ri-nati che la cercano 35 avendo prodotto tutte le creature cogli dèi celesti e con la terra in testa, il dio porta e si dà in otto corpi diversi 36 da lui tutto si muove, in lui tutto è stabilito, il lui cammina la morte, lui è l'unico eterno, 37 lui e il mondo della verità di tutti quelli che la cercano, è la meta dei virtuosi, è l'emacipazione dei liberati, l'isolamento di chi parla col sé, 38 lui è il forte custode dei segreti, dei siddha con Brahmā in testa che non sono chiari agli dèi, né agli asura e neppure agli uomini, 39 non ti conoscono veramente come Bhava dèi, asura e uomini, confusi sono penetrati da lui che sta in ogni cuore, 40 quelli che si avvicinano a lui pieni di devozione o bhārata, a costoro stando nel loro cuore mostra sé stesso da sé, 41 conoscendo lui, non si ha di nuovo nascita e morte, conoscendo lui un'altra cosa da dover conoscere non si trova, 42 ottenendo lui, non si può pensare ad un ottenimento superiore, si arriva al supremo potere al soffio sottile che porta all'immutabilità, 43 i sāṃkhya che ben conoscono i guṇa, gli esperti degli śāstra e del sāṃkhya, i devoti alla conoscenza del sottile, dopo averlo conosciuto si liberano dai vincoli, 44 i sapienti dei veda lo ritengono la conoscenza stabilita nei vedānta, i devoti al prāṇāyāma sempre pregano ed entrano in lui, 45 lui è chiamato il sole e la porta dei carri divini, lui è chiamato la luna e la porta dei carri dei morti, 46 lui è il vario percorso del tempo negli anni e negli yuga, nell'essere e non essere, nel presente, nel futuro nel basso e in alto, 47 così un tempo Prajāpati conciliandolo con molti inni, spingeva alla figliolanza il conosciuto come Nīlalohita, 48 lo osannano coi ṛgveda i molti inni come prima azione, lo celebrano cogli inni yajur come la triplice sapienza nei riti i sacrificanti, 49 coi sāman lo cantano i cantori, perfettamente sapienti, lui è la suprema origine del sacrificio, lui è conosciuto come il supremo protettore, 50 ha notte e giorno per udito e vista, quindicine e mesi per testa e braccia, le stagioni per forza, il tapas per intelligena, e l'anno per ano, gambe e piedi, 51 è la morte, Yama, il fuoco sacro, il tempo, il violento distruttore, la suprema origine del tempo, egli è il tempo eterno, 52 egli è luna e sole, con le stelle e i pianeti, e con Vāyu, la stella polare, la costellazione i sette ṛṣi, e i sette mondi, 53 la grande origine immanifesta, la fine delle differenze e cambiamenti, sostegno e fine a cominciare da Brahmā, dagli elementi da quanto esiste e non, 54 le otto nature, e quanto è superiore alle nature, egli fa girare l'intera parte destinata al dio, 55 è la suprema beatitidune, e quanto vi è di eterno, egli è la meta degli indifferenti, il supremo stato dei virtuosi, 56 è lo stato senza tremore, è il brahman eterno, è la meditazione e il supremo stato dei sapienti di śāstra, veda e vedāṅga, 57 egli è la suprema sommità, e la suprema piccolezza, la suprema perfezione, e la suprema meta, 58 la suprema pace, e la suprema soddisfazione, i devoti che lo raggiungono pensano di aver ottenuto tutto, 59 è la contentezza, è la perfezione, la conoscenza, la memoria, l'acquisizione immutabile dei sapienti che cercano la meta dell'adhyātman, 60 la meta di chi bramando i riti, sacrifica con riti dalle ampie dakṣiṇa, la divina meta che è per gli dèi, questa meta tu sei o eterno dio, 61 di quelli che si votano a preghiere e offerte, saldi nelle sventure e nel decadimento, e praticano il tapas, quale di loro è la meta, o dio tu sei questa meta, 62 la meta di chi abbandona ogni agire, e quella di chi è indifferente al mondo, la meta che è la dimora di Brahmā, questa meta tu sei o eterno, 63 la meta di chi non vuole rinascere, e quella di chi vive nella rinuncia, e quella di chi vuole mutare e perire, questa meta tu sei o eterno, 64 la meta pura e indescrivibile di chi cerca sapienza e conoscenza, la meta assoluta o dio, questa suprema meta sei, 65 le cinque celebri mete menzionate nei veda, negli śāstra e nei purāṇa, si ottengono per tua grazia, e non si ottengono altrimenti o potente.' 66 così Taṇḍi unito al tapas, osannava il Signore immutabile, e cantava il supremo Brahmā, che un tempo anche il creatore del mondo cantava: 67 'Brahmā, il Cento-riti, Viṣṇu, i viśvedeva, e i grandi ṛṣi, non ti conoscono.' quindi Śiva soddisfatto a lui diveva: 68 ' tu sarai immutabile e indistruttibile, e libero da ogni dolore, glorioso e pieno di splendore, e dotato di conoscenza divina, 69 visitato sarai dai ṛṣi, e tuo figlio l'autore dei sūtra, per mia grazia o migliore dei ri-nati, diverrà senza dubbio, 70 quale desiderio ti devo esaudire oggi?, dimmi cosa desideri o figliolo.' a mani giunte lui gli dicava: ' salda devozione verso di te sia in me.' 71 avendo dato così il dono, il dio venerato da dèi e ṛṣi, e osannato dai saggi, da lì scompariva, 72 ed essendo scomparso il beato col suo seguito o Signore degli yādava, il ṛṣi giungendo al mio āśrama questo mi raccontava, 73 e i nomi celebrati che dall'inizio Taṇḍi mi elencava tutti questi nomi o migliore degli uomini ascolta per la tua perfezione, 74 il Grande-avo nei veda pronuncia diecimila nomi, di Śarva, e negli śāstra ve ne sono altri mille, 75 questi sono nomi segreti del beato, Taṇḍi o incrollabile, mi disse per grazia del dio, essi li rivelò al grand'anima un tempo il dio degli dèi.” XVII 1 Vāsudeva disse: “ quindi resosi in devozione, a me diceva o caro Yudhiṣṭhira, quel savio ṛṣi a mani giunte, i mille nomi dall'inizio. 2 Upamanyu disse: ' coi nomi contenuti da veda e vedāṅga, recitati da Brahmā, e dai ṛṣi, conosciuti in tutti i mondi, io inneggerò a Sthāṇu, 3 con quelli fissati dai grandi e sinceri siddha efficaci in ogni scopo, e dal devoto ṛṣi Taṇḍi, dalla divina anima compiuta, fatti 4 come sono detti dai muni che vedono il vero e conosciuti al mondo, al supremo, primo mezzo per il paradiso, allo splendido bene di tutti gli esseri, con questi conosciuti ovunque al mondo da chi cerca il mondo di Brahmā, 5 quanto è il supremo segreto eterno rivelato da Brahmā, io ti dirò o migliore della stirpe di Yadu, ascoltami con attenzione, 6 poiché tu sei devoto al dio Bhava, il supremo Signore, per questo io ti farò udire quello che è l'eterno brahman, 7 nessuno è in grado di dirti diffusamente tutto di Śarva, pure se dotato di molti poteri neppure in cento anni, 8 l'inizio, la fine e la metà di lui non è intesa neppure dai celesti, chi dunque potrebbe dire interamente le sue qualità o mādhava? 9 qualcosa del grande dio in versi e sillabe sparse, della sua condotta di conseguenza io dirò per sua grazia, 10 nessuno che non lo abbia avuto il permesso può venerare il Signore, e quanto da lui ne abbia avuto il permesso sempre allora venera Bhava, 11 io del grand'anima, senza inizio ne fine, dell'origine di tutto, dell'immanifesta origine, qualche nome completamente ti dirò, 12 delll'eccellente dio benefico, del saggio dalla forma universale, i nomi indicati ascolta come mi furono detti dal dio nato dal loto, 13 dai diecimila nomi che disse il Grande-avo, scegliendoli con la mente come il burro è estratto dal latte, 14 come l'oro è estratto del monte, come il miele è estratto del fiore, come la crema è estratta del burro, così questa essenza sarà estratta, 15 questo distrugge ogni male, possedendo i quattro veda, con grande sforzo si deve ottenere, e tenuto in mente con anima attenta, esso dà pace, e porta prosperità, distrugge i demoni ed è il grande purificatore, 16 si deve dare al devoto che crede ricco di fede, e non a chi non è ricco di fede, non crede e non ha vinto sé stesso, 17 e chi porti offesa al dio che è l'anima degli esseri, all'armato del pināka, costui cade nell'inferno o Kṛṣṇa con avi e discendenti, 18 questa e la meditazione, lo yoga insuperabile che si deve meditare, questa è la preghiera, la sapienza, l'insuperabile segreto, questo conoscendo, pure al momento della morte si ottiene la suprema meta, 19 purificatore, felicità, santità, esso è la suprema fortuna, io ti reciterò o grandi-braccia l'inno che è il supremo degli inni, 20 Brahmā, il Grande-avo di tutti i mondi avendo posto questo un tempo, come il re di tutti i divini inni lo produceva, 21 da allora in avanti quello del Signore grand'anima è chiamato stavarāja, ed è nel mondo venerato dagli immortali, lo stavarāja è disceso dal mondo di Brahmā, 22 di questo Taṇḍi per primo parlava, e da ciò divenne il compiuto da Taṇḍi, e dal paradiso, qui nel mondo terrestre da Taṇḍi fu fatto scendere, 23 auspicio di ogni felicità, distruttore di ogni male, io reciterò o grandi-braccia l'inno supremo degli inni, 24 che è pure il brahman dei brahman, il supremo dei supremi, e pure lo splendore degli splendidi, e il tapas di chi lo pratica, 25 la pace di chi è pacificato, e la luce dei luminosi, il controllo dei controllati, l'intelligenza degli intelligenti, 26 che è pure il dio degli dèi, e il muni dei muni, il sacrificio dei sacrifici, ed è pure il beneficio dei benefici, 27 e pure il Rudra dei rudra, il potente dei potenti, che è pure lo yogin degli yogin, e la causa delle cause, 28 da cui i mondi sono nati, e per cui di nuovo non esisteranno, essendo Hara dall'incomparabile splendore, divenuto l'anima di ogni essere, 29 più di ottomila dei nomi di Śarva ascolta da me, e quando li avrai uditi o migliore degli umani ogni desiderio otterrai, 30 Sthira, Sthāṇu, Prabhu, Bhānu, Pravara, Varada, Vara, Sarvātman, Sarvavikhyāta, Sarva, Sarvakara, Bhava, 31 Jaṭin, Carmin, Śikhaṇḍin, Sarvāṅga, Sarvabhāvana, Hari, Hariṇākṣa, il potente Sarvabhūtahara, 32 Pravṛtti, e Nivṛtti, Niyata, Śāśvata, Dhruva, Śmaśānacārin, Bhagavat, Khacara, Gocara, Ardaṇa, 33 Abhivadhya, Mahākarman, Tapavin, Bhūtabhāvana, tu sei vestito come un pazzo, tu sei il Prajāpati di tutti i mondi, 34 il Mahārūpa, Mahākāya, Sarvarūpa, Mahāyaśas, Mahātman, Sarvabhūta, Virūpa, Vāmana, Manu, 35 Lokapāla, Antarhitātman, Prasāda, Hayagardabhi, Pavitra, Mahat, Niyama, Niyamāśraya, 36 Sarvakarman, Svayaṃbhū, Adi, Adikara, Nidhi, Sahasrākṣa, Virūpākṣa, Soma, Nakṣatrasādhaka, 37 Candrasūryagati, Ketu, Graha, il migliore Grahapati, Adri, Adryālaya, Kartṛ, Mṛgabāṇārpaṇa, Anaga, 38 Mahātapas, Ghoratapas, Adīna, Dīnasādhara, Saṃvatsarakara, Mantra, Tapas di misura e supremo, 39 Yogin, Yogya, Mahābīja, Mahāretas, Mahātapas, Suvarṇaretas, Sarvajña, Subīja, Vṛṣvāhana, 40 Daśabāhu, e dunque Animiṣa, Nīlakaṇṭha, Umāpati, Viśvarūpa, Svayaṃśreṣṭha, Balavīra, Bala, Gaṇa, 41 Gaṇakartṛ, Gaṇapati, Digvāsas, e pure Kāmya, supremo Mantra purificatore, Sarvabhāvakara, Hara, 42 Kamaṇḍaludhara, Dhanvin, Bāṇahasta, Kapālavat, Aśanin, Śataghnin, Khaḍgin, Pattiśin, e il grande Ayudhin, 43 Sruvahasta, Surūpa, Tejas, Tejaskara, Nidhi, Uṣṇīṣin, Suvaktra, Udagra, e anche Vinata, 44 Dīrgha, Harikeśa, Sutīrtha, e anche Kṛṣṇa, Sṛgālarūpa, Sarvārtha, Muṇḍa, Kuṇḍin, Kamaṇḍalu, 45 Aja, Mṛgarūpa, Gandhadharin, e pure Kapardi, Urdhvaretas, Urdhvaliṅga, Urdhvaśāyin, Nabhastala, 46 Trijaṭa, Cīravāsas, Rudra, Senāpat, Vibhu, Ahaścara, e Nakta, Tigmamanyu, Suvarcasa, 47 Gajahan, Daityahan, Loka, Lokadhātṛ, Guṇākara, Siṃhaśārdūlarūpa, e Ardracarmāmbarāvṛta, 48 Kālayogin, Mahānāda, Sarvavāsa, Catuṣpatha, Niśācara, Pretacārin, Bhūtacārin, Maheśvara, 49 Bahubhūta, Bahudhana, Sarvādhāra, Amita, Gati, Nrtyapriya, Nityanarta, Nartaka, Sarvalāsaka, 50 Ghora, Mahātapas, Pāśa, Nitya, Giricara, Nabha, Sahasrahasta, Vijaya, Vyavasāya, Anindita, 51 Amarṣaṇa, Marṣaṇātman, Yajñahan, Kāmanāśana, Dakṣayajñnāpahārin, Susaha, e Madhyama, 52 Tejopahārin, Balahan, Mudita, Artha, Jita, Vara, Gambhīraghoṣa, Gambhīra, Gambīrabalavāhana, 53 Nyagrodharūpa, Nyagrodha, Vṛkṣakarṇasthiti, Vibhu, Tīkṣṇatāpas, Haryaśva, Sahāya, Karmakālavid, 54 Viṣṇuprasādita, Yajña, Samudra, Vaḍavāmukha, Hutāśanasahāya, Praśāntātman, Hutāśana, 55 Ugratejas, Mahātejas, Jaya, Vijayakālavid, Sentiero dei luminari, Siddhi, Saṃdhi, e dunque Vigraha, 56 Śikhin, Daṇḍin, Jaṭin, Jvālin, Mūrtija, Mūrdhaga, Balin, Vaiṇavin, Paṇavin, Tālin, Kāla, Kālakaṭaṃkaṭa, 57 Nakṣatravigrahavidhi, Guṇavṛddhi, Laya, Agama, Prajāpati, Diśābāhu, Vibhāga, Sarvatomukha, 58 Vimocana, Suragaṇa, Hiraṇyakavacodbhava, Meḍhraja, Balacārin, Mahācārin, e pure Stuta, 59 Sarvatūryaninādin, Sarvavādyaparigraha, Vyālarūpa, Bilāvāsin, Hemamālin, Taraṃgavid, 60 Tridaśa, Trikāladhrt, Karmasarvabandhavimocana, Bandhana, Śatruvināśana, distruttore in battaglia di re asura, 61 Sāṃkhyaprasāda, Durvāsas, Sarvasādhuniṣevita, Praskandana, Vibhāga, Atulya, Yajñabhāgavid, 62 Sarvāvāsa, Sarvacārin, Durvāsas, Vāsava, Amara, Hema, Hemakara, Yajña, Sarvadhārin, Dharottama, 63 Lohitākṣa, Mahākṣa, Vijayākṣa, Viśārada, Samgraha, Nigraha, Kartṛ, Sarpacīranivāsana, 64 Mukhya. Amukhya, Deha, Deharddhi, Sarvakāmada, Sarvakālaprasāda, Subala, Balarūpadhṛt, 65 Akāśanidhirūpa, Nipātin, Uraga, Khaga, Raudrarūpa, Aṃśu, Adidya, Vasuraśmi, Suvarcasin, 66 Vasuvega, Mahāvega, Manovega, Niśācara, Sarvāvāsin, Śriyāvāsin, Upadeśakara, Hara, 67 Muni, Ātmapati, nel mondo, Saṃbhojya, e Sahasrada, Pakṣin, e Pakṣirūpin, Atidīpta, Signore di popoli, 68 Unmāda, Madanākāra, Arthārthakararomaśa, Vāmadeva, Vāma, Prāgdakṣiṇya, Vāmana, 69 Siddhayogāpahārin, Siddha, Sarvārthasādhaka, Bhikṣu, Bhikṣurūpa, Viṣāṇin, Mṛdu, Avyaya, 70 Mahāsena, Viśākha, Ṣaṣṭibhāga, Signore delle vacche, Vajrahasta, Viṣkambhin, e pure Camūstambhana, 71 Ṛtu, Ṛtukara, Kāla, Madhu, Madhukara, Acala, Vānaspatya, Vājasena, sempre venerato negli āśrama, 72 Brahmacārin, Lokacārin, Sarvacārin, Sucāravid, Īśāna, Īśvara, Kāla, Niśācārin, Pinākadhṛt, 73 Nandīśvara, Nandin, Nandana, Nandivardhana, Distruttore degli occhi di Bhaga, Kāla, il Migliore dei sapienti del brahman, 74 Caturmukha, Mahāliṅga, e pure Caruliṅga, Liṅgādhyakṣa, Surādhyakṣa, Lokādhyakṣa, Yugāvaha, 75 Bījādhyakṣa, Bījakartṛ, Adhyātmānugata, Bala, Itihāsakara, Kalpa, Gautama e Jaleśvara, 76 Dambha, Adambha, Vaidambha, Vaśya, Vaśyakara, Kavi, Lokakartṛ, Paśupati, Mahākartṛ, Mahauśadhi, 77 Brahman eterno e supremo, Balavat, Śakra, Nīti, Anīti, Śuddhātman, Śudhha, Mānya, Manogati, 78 Bahuprasāda, Svapana, Darpana, Amitrajit, Vedakāra, Sūtrakāra, Vidvat, Samaramardana, 79 Mahāmeghanivāsin, Mahāghora, Vaśīkara, Agnijvāla, Mahājvāla, Atidhūmra, Huta, havi, 80 Vṛṣaṇa, Śaṃkara, Nitya, Varcasvin, Dhūmaketana, Nīla, e Aṅgalubdha, e Śobhana, Niravagraha, 81 Svastida, Svastibhāva, Bhāgin, Bhāhacara, Laghu, Utsaṅga, Mahāṅga, Mahāgarbha, Para, Yuvan, 82 Kṛṣṇavarṇa, Suvarṇa, Indriya, i Sensi di tutti i corporati, Mahāpāda, mahāhasta, Mahākāya, Mahāyaśas, 83 Mahāmūrdhan, Mahāmatra, Mahānetra, Digālaya, Mahādanta, Mahākarṇa, Mahāmeḍhra, Mahāhanu, 84 Mahānāsa, Mahākambu, Mahāgrīva, Śmaśānadhṛt, Mahāvakṣa, Mahoraska, Antarātman, Mṛgālaya, 85 Lambana, Lambitoṣṭha, Mahāmāya, Payonidhi, Mahādanta, Mahādaṃṣṭra, Mahājīva, Mahāmukha, 86 Mahānakha, Mahāroman, Mahākeśa, Mahājaṭa, Asapatna, Prasāda, Pratyaya, Girisādhana, 87 Snehana, Asnehana, Ajita, Mahāmuni, Vṛkṣākāra, Vṛkṣaketu, Anala, Vāyuvāhana, 88 Maṇḍalin, Merudhāman, Devadāvanadarpahan, prima parte dell'atharva, e del sāman, Ṛksahasra, Amitekṣaṇa, 89 Yajupādabhuja, Guhya, Prakāśa, e pure Jaṅgama, Amoghārtha, Prasāda, Abhigamya, Sudarśana, 90 Upahārapriya, Śarva, Kanaka, Kāñcana, Sthira, Nābhi, Nandikara, Bhāvya, Puṣkarasthapati, Sthira, 91 Dvādaśa, Trāsana, e Adya, Yajña, Yajñasamāhita, Nakta, Kali, Kāla, Makara, Kālapūjita, 92 Sagaṇa, Gaṇakāra, Bhūtabhāvanasārathi, Bhasmaśāyin, Bhasmagoptṛ, Bhasmabhūta, Taru, Gaṇa, 93 Agaṇa, Lopa, Mahātman, sarvapūjita, Śaṅku, Triśaṅku, Sampanna, Śuci, Bhūtanisevita, 94 Āśramastha, Kapotastha, Viśvakarman, supremo Pati, Śākha, Viśākha, Tāmroṣṭha, Ambujāla, Suniścaya, 95 Kapila, Akapila, Śura, Āyus, Para, e Apara, Gandharva, Aditi, Tārkṣya, Suvijñeya, Susārathi, 96 Paraṣvadhāyudha, Deva, Arthakārin, Subāndhava, Tumbaviṇin, Mahākopa, Ūrdhvaretas, Jaleśaya, 97 Ugra, Vaṃśakara, Vaṃśa, Vaṃśanāda, Anindita, Sarvaṅgarūpa, Māyāvin, Suhṛda, Anila, Anala, 98 Bandhana, Bandhakartṛ e Subandhanavimocana, Yajñāri, Kāmāri, Mahādaṃtra, Mahāyudha, 99 Bāhu, Anindita, Śarva, Śaṃkara, il benefico povero, Amareśa, Mahādeva, Viśvadeva, Surārihan, 100 Ahirbudhna, Nirṛti, Cekitāna, e pure Hari, Ajaikapād, Kāpālin, Triśaṅku, Ajita, Śiva, 101 Dhanvantari, Dhūmaketu, Skanda, Vaiśravanạ, Dhātṛ, Śakra, Viṣṇu, Mitra, Tvaṣṭṛ, Dhruva, Dhara, 102 Prabhāva, Sarvaga, Vāyu, Aryaman, Savitṛ, Ravi, Udagra, Vidhātṛ, Māndhātṛ, Bhūtabhāvana, 103 Ratitīrtha, Vagmin, Sarvakāmaguṇāvaha, Padmagarbha, Mahāgarbha, Candravaktra, Manorama, 104 Balavat, Upaśānta, Purāṇa, Puṇyacañcurin, Kurukartṛ, Kālarūpin, Kurubhūta, Maheśvara, 105 Sarvāśaya, Darbhaśāyin, Signore di tutti i viventi, Devadevamukha, Asakta, Sat, Asat, Sarvaratnavid, 106 Kailāsaśikharāvāsin, Himavadgirisaṃśraya, Kūlahārin, Kūlakartṛ, Bahuvidya, Bahuprada, 107 Vaṇija, Vardhana, Vṛkṣa, Nakula, Candana, Chada, Sāragrīva, Mahājatru, Alola, Mahauṣadha, 108 Siddhārthakārin, Siddhārtha, Chandovyākaraṇottara, Siṃhanāda, Simhadaṃṣṭra, Siṃhaga, Siṃhaga, Siṃhavāhana, 109 Prabhāvāatman, Jagatkāla, Tāla, Lokahita, Taru, Sāraṅga, Navacakrāṅga, Ketumālin, Sabhāvana, 110 Bhūtālaya, Bhūtapati, Ahorātra, Anindita, Vāhita, Distruzione di tutti gli esseri, Vibhu, Bhava, 111 Amogha, Saṃyata, Aśva, Bhojana, Prāṇadhāraṇa, Dhṛtimat, Matimat, Dakṣa, Satkṛta, Yugādhipa, 112 Gopāli, Gopati, Grāma, Gocarmavasana, Hara, Hiraṇyabāhu, e Guhāpāla, Protettore del segreto degli amanti, 113 Pratiṣṭāyin, Mahāharṣa, Jitakāma, Jitendriya, Gandhāra, Surāla, Tapaḥkarmarati, Dhanu, 114 Mahāgīta, Mahānṛtta, Apsarogaṇasevita, Mahāketu, Dhanu, Dhātu, Naikasānucara, Cala, 115 Āvedanīya, Āveśa, Sarvagandhasukhāvaha, Toraṇa, Tāraṇa, Vāyu, che corre da solo, 116 Saṃyoga, Vardhana, Vṛddha, Mahāvṛddha, Gaṇādhipa, Nitya, Ātmasahāya, Devāsurapati, Pati, 117 Yukta, Yuktabāhu, Dvividha, Suparvaṇa, Āṣāḍha, Suṣāḍha, Dhruva, Hatihaṇa, Hara, 118 la Bellezza di chi procede, Vasuśreṣṭa, Mahāpatha, Śirohārin, Vimarṣa, Sarvalakṣaṇabhūṣita, 119 Akṣa, Rathayogin, Sarvayogin, Mahābala, Samāmnāya, Asamāmnāya, Tīrthadeva, Mahāratha, 120 Nirjīva, Jīvana, Mantra, Subhākṣa, Bahukarkaśa, Ratnaprabhūta, Raktāṅga, Mahārṇavanipānavid 121 Mūla, Viśala, Amṛta, Vyaktāvyakta, Taponidhi, Ārohaṇa, Niroha, Śailahārin, Mahātapas, 122 Senākalpa, Mahākalpa, Yugāyugakara, Hari, Yugarūpa, Mahārūpa, Pavana, gahana, Naga, 123 Nyāyanirvāpaṇa, Pāda, Paṇḍita, Acalopama, Bahumāla, Mahāmāla, Sumāla, Bahulocana, 124 Vistāra, Lavaṇa, Kūpa, Kusuma, Saphalodaya, Vṛṣabha, Vṛṣabhāṅkāṅga, Maṇibilva, jaṭādhara, 125 Indu, Visarga, Sumukha, Sura, Sarvāyudha, Saha, Nivedana, Sudhājāta, Sugandhāra, Mahādhanu, 126 Gandhamālin, Bhagavat, Inizio di ogni azione, Manthāna, Bahula, Bāhu, Sakala, Sarvalocana, 127 Tarastālin, Karastālin, Ūrdhvasaṃhana, Vaha, Chatra chiamato Suchatra, Sarvalokāśraya, Mahat, 128 Muṇḍa, Virūpa, Vikṛta, Daṇḍimuṇḍa, Vikurvaṇa, Haryakṣa, Kakubha, Vajrin, Dīptajihva, Sahasrapād, 129 Sahasramūrdha, Devendra, Sarvadevamaya, Guru, Sahasrabāhu, Sarvāṅga, Śaraṇya, Sarvalokakṛt, 130 Pavitra, Trimadhu, Mantra, Kaniṣṭha, Kṛṣṇapiṅgala, Brahmadaṇḍavinirmātṛ, Śataghnin, Śatapāśadhṛt, 131 Padmagarbha, Mahāgarbha, Brahmagarbha, Jalodbhava, Gabhasti, Brahmakṛt, Brahmā, Brahmavid, Brahmano, Gati, 132 Anantarūpa, Naikātman, Tigmatejas, Svayaṃbhuva, Ūrdhvagaātman, Paśupati, Vātaraṃhas, Manojaya, 133 Candanin, Padmamālāgrya, Surabhyuttaraṇa, Karṇikāramahāsragvin, Nīlamauli, Pinākadhṛt, 134 Umāpati, Umākānta, Jāhnavīdhṛt, Umādhava, Vara, Varāha, Varada, Vareśa, Sumahāsvana, 135 Mahāprasāda, Damana, Śatruhan, Śvetapiṅgala, Prītātman, Prayatātman, Saṃyatātman, Pradhānadhṛt, 136 Sarvapārśvasuta, Tārkṣya, Dharmasādhāraṇa, Vara, Carācarātman, Sūkṣmātman, Suvṛṣa, Govṛṣeśvara, 137 Sādhyarṣi, Vasu, Āditya, Vivasvat, Savitṛ, Mṛḍa, Vyāsa, Essenza di tutto, Vistara, Paryaya, Naya, 138 Ṛtu, Saṃvatsara, Māsa, Pakṣa, Saṃkhyāsamāpana, Kalā, Kāṣṭhā, Lava, Mātrā, Muhūrta, Aha, Kṣapā, Kṣaṇā, 139 Viśvakṣetra, Prajābīja, Liṅga, Ādya, Anindita, Sat, Asat, Vyakta, Avyakta, Pitṛ, Mātṛ, Pitāmaha, 140 Svargadvāra, Prajādvāra, Mokṣadvāra, Triviṣṭapa, Nirvāṇa, Hlādana, Brahmaloka, suprema Gati, 141 Devāsuravinirmātṛ, Devāsuraparāyaṇa, Devāsuraguru, Deva, Devāsuranamaskṛta, 142 Devāsuramahāmātra, Devāsuragaṇāśraya, Devāsuragaṇādhyakṣa, Devāsuragaṇāgraṇī, 143 Devātideva, Devarṣi, Devāsuravaraprada, Devāsureśvara, Deva, Devāsuramaheśvara, 144 Sarvadevamaya, Acintya, Devātmātmasaṃbhava, Udbhida, Trikrama, Vaidya, Viraja, Virajombara, 145 Īḍya, Hastin, Suravyāghra, Devasiṃha, Nararṣabha, Vibudhāgravara, Śreṣṭha, Sarvadevottamottama, 146 Payukta, Śobhana, Vajra, Īśāna, Prabhu, Avyaya, Guru, Kānta, Nija, Sarga, Pavitra, Sarvavāhana, 147 Śṛṅgin, Śṛṅgapriya, Babhrū, Rājarāja, Nirāmaya, Abhirāma, Suragaṇa, Virāma, Sarvasādhana, 148 Lalāṭākṣa, Viśvadeha, Hariṇa, Brahmavarcasa, Signore degli enti immobili, Niyamendriyavardhana, 149 Siddhārtha, Sarvabhūtārtha, Acintya, Satyavrata, Śuci, Vratādhipa, supremo Brahman, suprema Meta dei liberati, 150 Vimukta, Muktatejas, Śrīmat, Śrīvardhana, e Jagat, nell'ordine il Bhagavat, da me è stato a te recitato con devozione, 151 lui che gli dèi con Brahmā in testa non lo conoscono, né i grandi ṛṣi, come il glorioso, il venerabile, e adorabile, chi dunque inneggerà a Jagatpati? 152 messa avanti la devozione, il Vasu, il Signore del sacrificio, il migliore degli intelligenti fu da me inneggiato dopo averne ottenuto il permesso, 153 omaggiando Śiva, il dio coi suoi nomi che portano prosperità, il sempre concentrato dattosi puro, ottiene l'ātman da sé stesso, 154 lui che è il supremo brahman, l'autoesistente, che si canta da sé, i ṛṣi e gli dèi lo osannano con intera devozione per lui, 155 e osannato il Mahādeva, coi suoi nomi si compiace, e simpatizzando coi devoti, il Beato, li fa stare con sé, 156 e quelli tra gli uomini che sono uomini preminenti, credenti, ricchi di fede, con molte nascite e inni, 157 sia da svegli o addormentati, o che procedono o sono fermi sulla via, che lo inneggino, o sentendone gli inni si rallegrino e si soddisfino, in migliaia di miriadi di rinascite, in molte grembi del saṃsāra, 158 di quel vivente liberato da ogni male, nascerà la devozione per Bhava, e la devozione per Bhava, e per nessun'altro con tutto il cuore, 159 sarà per lui causa della liberazione completa, cosa che è difficile da ottenersi tra gli dèi e non si ottiene tra gli uomini, 160 la devozione per Rudra, praticata inamovibile, senza tentennamenti, e per sua grazia la devozione per lui cade tra gli uomini, per essa raggiungono la suprema meta, e la sua natura dopo morti, 161 gli uomini che impegnati con tutta l'anima, prima vivevano, il dio amorevole per chi si inchina, costoro li libera dal saṃsāra, 162 così gli altri dèi non compiono la liberazione dal saṃsāra, degli uomini, come altrimenti fa il Mahādeva colla forza del tapas, 163 così il Beato Sadasatpati, vestito di pelli, fu osannato da Taṇḍi quel re degli esperti, dall'anima pura o Kṛṣṇa, 164 questo inno del Beato, la stesso Brahmā lo praticava, Brahmā lo disse a Śakra, e Śakra lo disse al dio-morte, 165 e la Morte lo disse ai rudra, e dai rudra giunse a Taṇḍi, attraverso un grande tapas, fu ottenuto da Taṇḍi nella regione di Brahmā, 166 Taṇḍi lo disse a Śukra, e quel bhṛguide lo rivelava a Gautama, e Gautama o mādhava, lo rivelava a Manu figlio di Vivasvat, 167 e Manu al sādhya Nārāyaṇa all'intelligente che lui amava, e il venerabile e incrollabile sādhya Nārāyaṇa, lo rivelava a Yama, 168 il beato Yama figlio di Vivasvat, lo diceva a Nāciketa, e Nāciketa o vṛṣṇi, lo raccontava a Mārkaṇḍeya, 169 e io con raccogliemento l'ho ottenuto da Mārkaṇḍeya o Janārdana, e io oggi questo rinomano inno lo dono a te o uccisore di nemici, esso porta al cielo, alla sanità, a lunga vita, a ricchezza e forza, 170 non possono distruggerlo i Dānava, gli Yakṣa e i Rākṣasa, né i piśāca, gli yātudhāna, i guhyaka, e neppure i serpenti, 171 chi lo ripeta resosi puro, in castità, e coi sensi domati, senza interruzione per un anno, ottiene il frutto dell'aśvamedha.” XVIII 1 Vaiśaṃpāyana, disse: quindi il grande yogin, il muni Kṛṣṇa il dvaipāyana disse: “ recitalo o figlio, fortuna sia a te, e si compiaccia di te il Maheśvara, 2 un tempo o figlio, io compivo un supremo tapas sul monte meru, per aver figli o grande re, e recitai quell'inno, 3 e io allora ottenni quanto desideravo o rampollo di Pāṇḍu, quindi pure tu da Śarva, tutti i tuoi desideri otterrai.” 4 diceva quindi, Catuḥśīrṣa quel caro amico di Śakra, conosciuto come figlio di Alambāyana, di animo compassionevole: 5 “io raggiunto che ebbi gokarṇa, e praticato il tapas pe cento anni, ottenni da Śarva allora cento figli o figlio del sovrano Pāṇḍu, 6 nati non da grembo materno, controllati, sapienti del dharma, di grande splendore, sempre giovani, privi di dolori, con vite di centomila anni.” 7 e pure il venerabile Vālmīki diceva a Yudhiṣṭhira: “ in una disputa dialettica da alcuni muni fui chiamato brahmanicida, e così accusato immediatamente fui colpito da quel peccato, 8 ed io cercando rifugio nel Signore senza-macchia, lo inneggiai, e subito fui libero dal peccato e quindi il dio che distrugge dolore, il distruttore di tripura mi disse:' tu avrai grande gloria.' “ 9 il figlio di Jamadagni, il migliore dei sostenitori del dharma diceva al kuntīde, stando in mezzo a quei ṛṣi o caro, bruciando come un fuoco: 10 “io afflitto dall'uccisione del savio padre, o maggiore dei pāṇḍava, purificandomi, andai in cerca di rifugio dal Mahādeva, 11 e inneggiai al dio coi sui nomi, e Bhava divenne soddisfatto, e il dio mi diede un'ascia da guerra, e altre divine armi: 12 ' tu non avrai ora alcun male, e invincibile diventerai, non sarai sopraffatto dalla morte, e glorioso diverrai.' 13 così mi diceva il Beato dio Śikhaṇḍin, fonte di benefici, e quanto fu da me ottenuto lo fu tutto per grazia del saggio dio.” 14 e Asita Devala, diceva al sovrano figlio di Pāṇḍu: “ per la maledizione di Śakra, l'accumolo del mio dharma andava distrutto, e Bhava mi dava il mio dharma, e grande gloria e lunga vita.” 15 il ṛṣi di nome Gṛtsamada, caro amico di Śakra, quel venerabile, splendido come Bṛhaspati, diceva all'ajamīḍhade: 16 “ il venerabile di nome Vasiṣṭha, figlio di Manu Cākṣusa, mentre il sattra di mille anni dell'impensabile Cento-riti, si svolgeva, diceva queste parole dopo che io avevo pronunciato il sāman, 17 ' il sāman rathaṃtara o migliore dei ri-nati, non è stato detto giustamente, badaci di nuovo con intelligenza, trascurando l'eccitazione o supremo ri-nato, un male tu hai portato al sacrificio o sciocco.' 18 così avendo parlato, con grande collera, furioso di nuovo diceva queste parole: ' sarai un abitante della selva privo di saggezza sempre pauroso e dolente, per diecimila anni più altre ottanta centinaia, 19 un animale feroce sempre pieno di grande dolore, vagando con altri animali senza acqua né pascolo, in un luogo privo di alberi sacri e abitato da leoni e da altre belve.' 20 alla fine di quelle parole o pṛthāde io sono nato come animale, quindi ottenuto il suo rifugio, lo yogin, il Maheśvara mi diceva: 21 ' immortale e senza invecchiare tu diverrai, abbandonando ogni dolore, la tua amicizia sarà salda come prima, e il rito di voi due che si compia.' 22 così il potente Beato mi mostrava i suoi favori, lui è il supremo, Dhātṛ e Vidhātṛ che distribuisce a tutti gioia e dolore, 23 impensabile è il Beato, sia nell'azione, che nella mente e nella parola, non c'è o figliolo, o supremo nelle armi, un sapiente pari a me per dottrina.” 24 Jaigīṣavya disse: “ un tempo mi donava il Beato la sovranità dalle otto qualità, a Vārāṇasī quel forte, solo con un lieve impegno, o Yudhiṣṭhira.” 25 Gārgya disse: “ a me donava la meravigliosa scienza del tempo nelle sue sessantaquattro parti, soddisfatto o pāṇḍava di un rito mentale sulla riva della Sarasvatī, 26 e mille figli simili a me tutti sapienti del brahman, e una vita lunga centinaia di miriadi di anni coi miei figli.” 27 Parāśara disse: “ resomi favorevole Śarva un tempo pensandolo colla mente o sovrano, un grande yogin, gloriosissimo, grande asceta e di grande splendore, ordinatore dei veda, scrigno di bellezza, religioso e di animo compassionevole, 28 un figlio così io volevo che mi desse il Maheśvara, e così conoscendo il desiderio nel mio cuore, mi diceva il Supremo dei celesti: 29 ' come frutto nato da me nascerà Kṛṣṇa, che sarà il settimo ṛṣi nella schiera di Manu figlio di Savarṇa, 30 egli avendo ordinato i veda, sarà il prosecutore della stirpe dei kuru, e l'autore di quella storia, sarà tuo figlio conosciuto nell'universo, 31 quel grande muni sarà caro al grande Indra, immortale, sempre giovane, sarà tuo figlio o Parāśara.' 32 ciò detto allora dunque scompariva, il Beato dio, il grande yogin, il dio valoroso indistruttibile e immutabile o Yudhiṣṭhira.” 33 Māṇḍavya disse: “ una volta sospettato di essere un ladro senza esserlo fui impalato, stando in quel modo, inneggiato da me, il dio Maheśvara mi disse: 34 ' sarai libero dal palo, e vivrai una miriade di anni, non avrai più o savio il disagio fattoti dal palo, e libero sarai tu da ogni tormento e malattia, 35 e quando tu rinascerai con quattro zampe o muni, tu diverrai impareggiabile, ottieni questa nascita col suo frutto, 36 e otterrai tu senza dubbio di bagnarti nei tīrtha coi loro frutti, e io ti darò o savio il potente e idistruttibile paradiso.' 37 ciò detto il Beato suprema benedizione, che cavalca il toro il Maheśvara o grande re, Kṛttivāsas dal grande splendore, col suo seguito, quel migliore degli dèi scompariva.” 38 Gālava disse: “ licenziato da Viśvāmitra, io tornai dal padre, e allora la madre dolente, forte piangendo mi diceva: 39 ' il figlio adornato dai veda, licenziato dal figlio di Kuśika, non più fanciullo ma educato, tuo padre non vedrà o senza-macchia.' 40 udite le parole della genitrice, disperato di non vedere il padre, con anima controllata, io vidi il Mahādeva che mi disse: 41 ' tuo padre e tua madre e anche tu o figlio liberi dalla morte, diverrete, entra rapidamente in casa e vedrai tuo padre.' 42 col permesso del Beato, entrato in casa o Yudhiṣṭhira, io vidi mio padre o caro, che usciva avendo fatto i suoi riti, 43 bagnatosi e afferrate dalla casa della legna e dei pesanti fasci di kuśa, gettatale via mi diceva il padre cogli occhi confusi dalle lacrime, 44 abbracciandomi mentre mi inchinavo e baciandomi in fronte o pāṇḍava: ' per fortuna ti vedo o figlio mio, tornato pieno di conoscenza.' " 45 Vaiśaṃpāyana disse: queste più che portentose azioni del grand'anima, raccontate dai muni, udendo, si meravigliava il pāṇḍava, 46 quindi Kṛṣṇa disse ancora queste parole quel migliore dei saggi, a Yudhiṣṭhira sempre saldo nel dharma, come il Signore a Puruhūta: 47 “ sole e luna, vento e fuoco, cielo, terra e acqua, vasu e viśvedeva, Dhātṛ e Aryaman, Śukra e Bṛhaspati, i rudra, coi sādhya, Varuṇa e Kubera, 48 Brahmā, Śakra, Māruta, il brahman e la verità, i veda, i riti, le offerte, i devoti ai veda, Soma, l'offerente, e quanto si deve sacrificare, amuleti e consacrazioni, e le regole, 49 oblazioni, esclamazioni, brahmani, i tori, la ruota del dharma, e quella del tempo, gloria, autocontrollo, intelligenza, fermezza, bene e male, e i sette muni, 50 il massimo intelletto nel vedere con la mente, il successo nel toccare e delle azioni, le schiere degli dèi, gli ūṣmapa, i somapa, i lekha, i suyāma, i tuṣita, i brahmakāya, 51 gli ābhāsvara, i gandhapa, e i dṛṣṭipa, i vacā, i viruddha, e i manoviruddha, i śuddha, e gli dèi nirvāṇarata, gli sparśāśana, i darśapa, e gli ājyapa, 52 e i principale tra gli dèi che vengono in mente, e pure le altre divinità o ajamīḍhade, gli alati, i gandharva, i piśāca e i dānava, gli yakṣa e i serpenti e i cāraṇa, 53 il sottile e denso, il morbido e il non sottile, gioia e dolore, e l'interno di gioia e dolore, il sāṃkhya e lo yoga, e il supremo dei supremi, sappi che è nato da Śarva, così mi fu insegnato, 54 da lui sono sorti i bhūtakṛt i vareṇya, tutti gli dèi e i custodi di questa terra, e quelli che proteggono la terra da dentro, questa è l'antica creazione del dio, 55 pensandolo con la mente io mi soddisfo, io mi inchino a qualcosa di vero per le creature, che il dio dia loro i dono voluti, sempre il potente immutabile osannato da noi, 56 l'uomo che resosi puro, coi sensi trattenuti, reciti questo inno, sempre nello yoga senza interruzione per un anno, ottiene il frutto del'aśvamedha, 57 il brahmano ottiene interamente i veda, e il re può vincere l'intera terra, il vaiśya ottiene profitto ed abilità, e lo śūdra nell'aldilà una meta felice, 58 quelli che mettono mente a Rudra, compiendo questo re degli inni, che libera da ogni male, santo purificatore, e glorioso, 59 quanti sono nei suoi corpi i pori dei capelli o bhārata, per altrettanti migliaia di anni quest'uomo vive in paradiso.” XIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ di quanto si dice siano le regole del dharma o toro dei bhārata, al momento del matrimonio per le donne, quanto si sa?, 2 quello che è il dharma dei ṛṣi, di Prajāpati, o degli asura, riguardo alle regole del dharma, prima l'hanno detto i grandi ṛṣi, 3 un grande dubbio è però sorto nel mio animo, chi quaggiù segue le leggi del dharma, dove finirà nell'aldilà? 4 in paradiso o nonno, vi è una legge del dharma per i morti? quando uno muore prima, dimmi dove resta l'altro, 5 quelli che godono i frutti di vari karma, portando vari karma, quando gli uomini distribuiti in vari tipi di inferni, 6 'le donne sono false.' così stabiliscono gli autori dei sūtra, quando le donne sono false o padre, da dove viene la legge del dharma? 7 ' le donne sono false.' così si recita pure nei veda, questa è l'antica scienza, il dharma è la giusta condotta nel compiere i riti, 8 oscuro questo appare a me che ci penso continuamente tutto senza dubbio come è nella tradizione o nonno, 9 e come questo sia tale, e come sia stabilito interamente o grande saggio, tu me lo devi dire.” 10 Bhīṣma disse: “ pure qui raccontano una storia antica, della discussione tra Aṣṭāvakra e Diśā o bhārata, 11 desiderando sposarsi un tempo il grande asceta Aṣṭāvakra, sceglieva la figlia del ṛṣi Vadānya grand'anima, 12 che aveva nome Suprabhā, incomparabile sulla terra per bellezza, di eccellenti qualità, virtuosa di condotta, e di splendido carattere, 13 coi suoi splendidi occhi aveva rapito il suo animo vedendola, come una bella foresta piena di boccioli in primavera, 14 il ṛṣi gli diceva:' ti darò mia figlia, ma ascoltami, vai fino alla santa regione settentrionale, e là tu vedrai.' 15 Aṣṭāvakra disse: ' che cosa devo vedere là tu me lo devi dire o signore, e immediatamente io agirò come tu mi dirai.' 16 Vadānya disse: ' superato il monte dhanada, e pure l'himavat, dopo aver visto la dimora di Rudra, frequentata da siddha e cāraṇa, 17 e abitata dai suoi felici compagni danzanti, con varie facce, con ornamenti divini, demoniaci e selvatici, di vario tipo, 18 con strumenti musicali e musiche di vario genere, che lietamente danzano, là risiede Śarva, 19 questa sede divina sulla montagna è la sua favorita abbiamo udito, e sempre è là presente il dio e il suo splendido seguito, 20 là la dea ha praticato un tapas arduo da farsi, per avere Śaṃkara, per cui è il preferito del dio e di Umā si dice, 21 là vi è una grande grotta sul fianco a nord del dio, le stagioni, notte e giorno, sia divine che umane, 22 tutte nei loro corpi adorano là il dio, tu devi sforzarti di superare la sua dimora, 23 quindi vedrai un nero luogo forestale simile ad una nuvola, e là vedrai una donna affascinante e gradevole, 24 un'asceta di grande gloria, anziana, intenta in una cerimonia, tu la devi vedere e là venerarla con impegno, 25 dopo averla vista ritorna e avrai la sua mano, se tu acconsenti al patto, vai e abbi successo.' XX 1 Aṣṭāvakra disse: ' così sia, io andrò, e senza dubbio avrò successo là, dove tu mi dici o virtuoso, che le tue parole siano sincere.' “ 2 Bhīṣma disse: “ quindi il venerabile si recava alla suprema regione settentrionale, sul monte himavat, il migliore dei monti frequentato da siddha e cāraṇa, 3 raggiunto che ebbe il grande monte himavat, quella tigre fra i ri-nati, si avvicinava al santo fiume Bāhudā, promotore di dharma, 4 e bagnatosi in un ampio tīrtha benefico, e venerato le divinità, là passando la notte su un letto di erba kuśa, felicemente abitava, 5 quindi passata la notte, alzatosi all'alba il ri-nato lavatosi, preparava il fuoco e sacrificato secondo le regole, 6 raggiunta la grotta della Rudrāṇī, in un laghetto si riposava, e alzandosi riposato, partiva verso il kailāsa, 7 egli scorgeva un porta d'oro, accesa di splendore, e la mandākinī e la nalinī, del signore delle ricchezze grand'anima, 8 quindi tutti i rākṣasa che proteggevano il laghetto di loti, con Maṇibhadra in testa, si alzavano incontro al venerabile, 9 egli onorava quei rākṣasa dal terribile coraggio, ' avvertite rapidi del mio arrivo il signore delle ricchezze.' così diceva, 10 i rākṣasa allora o re, dicevano quindi al venerabile: ' il re figlio di Viśravaṇa in persona verrà vicino a te, 11 il Beato sa già tutto, e si sta preparando a venire, guardalo quel gloriosissimo acceso di splendore.' 12 quindi il figlio di Viśravaṇa, raggiunto che ebbe l'irreprensibile Aṣṭāvakra, chiesto della salute secondo le regole, diceva allora al ṛṣi brahmano: 13 ' messoti a tuo agio o signore, che cosa cerchi da me? dimmelo e tutto io compirò quanto tu mi dirai o ri-nato, 14 entra nella mia dimora secondo il tuo desiderio o ottimo ri-nato, onorato da me e compiuto il tuo scopo o signore, tu te ne andrai liberamente.' 15 entrava dunque nella sua dimora e accolto l'ottimo ri-nato, gli dava un seggio, l'offerta ospitale e l'acqua lustrale, 16 e dopo che furono i due seduti, con Maṇibhadra in testa, il seguito di Kubera di yakṣa, gandharva e rākṣasa si sedeva, 17 quindi quando tutti furono seduti, il signore delle ricchezze diceva queste parole: 'conoscendo il tuo piacere le schiere delle apsaras danzeranno, 18 obbedienti al supremo dovere d'ospitalità verso di te.' ' che si inizi.' così diceva il muni con dolci parole, 19 allora Urvarā, Miśrakeśī, Rambhā, e anche Urvaśī, Alambusā e Ghṛtācī, Citrā Citrāṅgadā, Ruci, 20 Manoharā, Sukeśī, Sumukhī, Hāsinī, Prabhā Vidyutā, Praśama, Dāntā, Vidyotā, e Rati, 21 queste e molte altre bellissime apsaras danzavano, e suonavano i gandharva vari tipi di musiche, 22 svolgendosi la divina musica dei gandharva, il ṛṣi restava là per un anno divino rallegrandosi quel grande asceta, 23 quindi il figlio di Viśravaṇa, diveva a quel venerabile: ' un intero anno è passato mentre tu guardavi o savio, 24 è capace di rapire l'animo o brahmano, questa musica dei gandharva, a tuo piacere continuerà o savio come tu dirai o signore, 25 tu sei un ospite da onorare, e questa è la tua casa, di tutto quanto tu ordinerai noi saremo tuoi servitori.' 26 allora il venerabile contento rispondeva al figlio di Viśravaṇa: ' io sono stato onorato secondo le regole, e ora andrò o Signore delle ricchezze, 27 contento io sono di tutto quello fatto da te o signore delle ricchezze, colla tua grazia o beato, e per ordine del grande ṛṣi e grand'anima io ora me andrò, che tu abbia properità e fortuna.' 28 quindi partito, il venerabile, procedeva verso settentrione, attraversava interamente i monti kailāsa, mandara e haima, 29 e passati questi grandi monti, alla suprema sede del dio montanaro, compiva la pradakṣiṇa, onorandola inchinando la testa, e risceso a terra si era allora purificata l'anima, 30 fatta dunque la tripla deambulazione del supremo monte settentrionale, con animo gioioso andava verso un luogo pianeggiante, 31 quindi scorgeva un'altra gradevole foresta, con radici e frutti in ogni stagione, e abitata da uccelli, e adornata qua e là da gradevoli boschetti, 32 e il venerabile vedeva allora là un divino āśrama, e dei monti di vario aspetto e adornati da gemme e oro, e dei laghetti di loto dentro delle miniere di gemme, 33 e vide moltissimi altri luoghi piacevolissimi, e fortemente si rallegrava la mente del grande ṛṣi dall'anima compiuta, 34 e là una divina casa d'oro, fatta interamente di gemme, scorgeva all'apparenza meraviglioso e meglio della casa del signore delle ricchezze, 35 dove vi erano molti grandi e varie torri simili a monti, e palazzi graziosi, e vari tipi di gemme, 36 e quindi la fiumana Mandākinī piena di fiori corallini, e di perle da sé rilucenti e la terra era adornata di diamanti, 37 e da molte e varie dimore, con belle porte ingioiellate, incrostate di perle, e adornate di gemme e gioielli, belle e piacevoli da rapire mente e occhi, era interamente coperta, 38 il ṛṣi da ogni parte qua e là vedeva meraviglie, allora gli sorgeva il pensiero:' dove sarà la mia dimora?' 39 quindi andato vicino ad una porta fermatosi allora diceva: ' quelli che qui sono sappiano che io sono giunto ospite.' 40 quindi uscivano da quella casa delle fanciulle velate, di vario aspetto erano sette tutte fanciulle attraenti, 41 e ciascuna fanciulla che vedeva gli rapiva l'animo, e non era in grado si raffermare la sua mente che era sprofondata, 42 allora piene di contenzza per quel savio intelligente, felici allora gli dicevano: ' che il signore entri.' 43 allora pieno di curiosità per quella dimora di quelle fanciulle bellissime, entrava in casa il ri-nato, 44 e là scorgeva un'anziana indossante una linda veste, coi segni della vecchiaia adornata di ogni gioiello, seduta su un sofà, 45 esendo stata salutata da lui la donna salutava allora alzandosi quel savio e gli diceva: 'siediti dunque.' 46 Aṣṭāvakra disse: ' tutte vadano alle loro case una sola stia con me, la più saggia, e la più tranquilla, le altre vadano dove credono.' 47 allora le fanciulle fatta la pradakṣiṇa al ṛṣi quindi, uscivano da quella casa, e sola l'anziana vi rimaneva, 48 allora entrato in uno splendido letto le diceva: ' la notte e cominciata o bella e pure tu devi dormire.' 49 così apostrofata dal discorso di quel savio, allora ella entrava in un secondo divino letto di grande splendore, 50 quindi facendo finta di aver le membra tremanti a causa del freddo entrava nel letto del grande ṛṣi, 51 ' benvenuta essendo giunta da te.' così gli diceva il venerabile, con piacere ella abbracciava il ṛṣi colle sue braccia o toro fra gli uomini, 52 ma immobile vedendo il ṛṣi come una catasta di legna, dolendosi iniziava a discorrere con quel ṛṣi: 53 ' o brahmano non arreca piacere alle donne la fermezza dell'uomo io sono presa dal desiderio, godi di me mentre io godo di te, 54 contento sii o savio ṛṣi, e unisciti a me, abbracciami o savio io sono presa dal desiderio di te, 55 questo è un frutto da godere per il tuo tapas o anima pia, il desiderio mi è nato alla tua vista, godi di me mentre godo di te, 56 la dimora, la foresta, e quant'altro tu vedi qui, il possesso di tutto quanto è mio, sarà tuo senza dubbio, 57 tutti i tuoi desideri io esudirò, rallegrati assieme a me, in questa piacevole foresta o savio, che dona il frutto di ogni desiderio, 58 in tuo potere io sarò, rallegrati insieme a me, avendo ottenuto tutti i desideri sia divini che mortali, 59 non si trova nessuna azione superiore per le donne, di quella suprema di unirsi all'uomo, di questo noi avremo il frutto, 60 le donne vivono grande piacere per sé quanto sono spinte dalla passione, non sono bruciate neppure andando tra polveri ardenti.' 61 Aṣṭāvakra disse: ' io non mi posso mai unire o bella, alla moglie di un altro, il contanto con la moglie altrui è proibito nei dharmaśāstra, 62 sappi o bella che io in verità biasimo il desiderio di copula, inesperto io sono di queste cose, e sempre intento al dharma, 63 i mondi io percorrerò per aver figli non vi è qui dubbio, o bella, riconosci il dharma, e conosciutolo desisti.' 64 la donna disse: ' né il vento e il fuoco, né Varuṇa e né gli altri trenta dèi o ri-nato, sono cari alle donne come lo è Kāma, le donne seguono il piacere, 65 una sola donna tra migliaia, si trova quaggiù in qualche tempo, e anche una tra centomila che sia fedele al marito, 66 queste non conoscono padre, né stirpe, né madre, né fratelli, né marito, né figli né amanti, 67 esse si rallegrano, distruggono la stirpe, come i fiumi le loro sponde, Prajāpati stesso ha parlato delle folli colpe tra le deboli donne.' “ 68 Bhīṣma disse: “ quindi il ṛṣi fermamente rispondeva alla donna: ' cessi dunque questo lucido desiderio, cos'altro io debba fare dimmi.' 69 la donna diceva: ' o venerabile lo vedrai a tempo e luogo, risiedi qui o grande saggio, finché soddisfatto te ne andrai.' 70 il ṛṣi brahmano le diceva allora:' così sia.' o Yudhiṣṭhira, ' io risiederò con te finché potrò, non vi è qui dubbio.' 71 quindi il ṛṣi, vedendo la donna segnata dalla vecchiaia, una grande ansia agitava, e ne divenne quasi addolorato, 72 quasiasi parte del suo corpo che guardava quel toro dei savi, non gli piaceva e dove poneva lo sguardo la sua vista ne era stordita, 73 ' la divinità di questa casa forse è sfigurata per una maledizione, non è corretto che io di fretta ne conosca la causa.' 74 mentre lui voleva conoscere il motivo dell'ansia che lo colpiva, vagava il resto di quel giorno con la mente agitata, 75 quindi la donna allora diceva: ' o venerabile guarda l'aspetto del sole, scurito alla nube serale, quale servizio ti devo fare?' 76 lui allora diceva alla donna:' porta qui dell'acqua per lavarmi, io celebrerò i riti serali, in silenzio e coi sensi trattenuti.' “ XXI 1 Bhīṣma disse: “quindi la donna avendo detto al savio: 'così sia.' prendendo del divino olio, gli portava un telo da bagno, 2 e col permesso di quel muni grand'anima, la donna, ungeva tutte le sue membra con l'olio, 3 e spalmato, lentamente andava al luogo del bagno, e un bell'eccellente seggio nuovo, il ṛṣi occupava, 4 quando fu seduto su quell'eccellente seggio allora lavava lentamente con dolce mano quel ṛṣi, e compiva secondo le regole un servizio divino al muni, 5 per quella tiepidissima acqua e per la sua dolce mano, il grande asceta non si accorgeva che l'intera notte era passata, 6 quindi alzatosi il muni con supremo stupore, vedeva ad oriente il sole alto nel cielo, 7 e come se la sua percezione potesse essere invero confusa, quindi adorato il sole dai mille raggi, diceva alla donna: 'che devo fare?' 8 ella portava al ṛṣi del cibo simile all'amṛta, per il sapore di quel cibo, egli non ne prendeva molto, e passeggiava il resto del giorno e di nuovo giungeva il tramonto, 9 quindi la donna invitava il venerabile a dormire, là in un divino letto preparato per lui e per lei. 10 Aṣṭāvakra disse: ' o bella, il mio animo non indulge verso le mogli altrui, alzati o bella, fortuna sia a te, smettila e dormi.' “ 11 Bhīṣma disse: “ ella allora così respinta da quel savio, gli diceva: 'io sono donna libera non vi è dolo del dharma per te.' 12 Aṣṭāvakra disse: ' non vi è indipendenza per le donne, la donna non è indipendente, è desiderio di Prajāpati che la donna non debba essere indipendente.' 13 la donna disse: ' mi opprime il desiderio o savio, guarda la mia devozione, nell'ingiustizia incorrerai o savio, se tu non mi compiacerai.' 14 Aṣṭāvakra disse: ' i mali fatti rapiscono l'uomo che agisce come vuole, io mi conduco sempre con fermezza o bella, vai nel tuo letto.' 15 la donna disse: ' con la testa io mi inchino a te, o savio tu mi devi far grazia, a me che sono prostrata a terra tu devi essere rifugio o senza-macchia, 16 se consideri una colpa tu andare con le donne altrui, io ora ti offro me stessa, prendi la mia mano o ri-nato, 17 non vi sarà peccato io ti dico la verità, sappi che io sono padrona di me, se vi è adharma che sia mio.' 18 Aṣṭāvakra disse: ' come puoi essere padrona di te o bella, dimmene la causa, non vi è al mondo nessuna donna che possieda l'autodipendenza, 19 il padre la protegge da fanciulla, e il marito la protegge da giovane, e i figli quando è anziana, non vi è donna che possieda l'autodipendenza.' 20 la donna disse: ' fin da bambina ho praticato la castità io sono vergine senza dubbio, non aver dubbi o savio, non respingere la mia devozione.' 21 Aṣṭāvakra disse: ' come per te così per me, come per me così per te, ma vorrei sapere se la parola del ṛṣi sarà in questo modo violata, 22 questa è una suprema meraviglia, quale può essere il meglio per me, adornata da divini gioielli, questa vergine mi appare, 23 come questa sua suprema bellezza può essere stata una vecchia? ora ella ha l'aspetto di fanciulla come sarà in seguito? 24 come se fosse superiore alla forza della fermezza io recederò in alcun modo, non voglio recedere dalla fermezza mi farò forza.' “ XXII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ perché non temeva quella donna la maledizione di quello splendidissimo? e in che modo è ritornato il verenerabile? tu me lo devi dire.” 2 Bhīṣma disse: “ Aṣṭāvakra le chiedeva:' come fai a cambiare aspetto? dimmelo ma non devi parlare falsamente per desiderio di un brahmano.' 3 la donna disse: ' il desiderio o migliore dei brahmani è la misura di cielo e terra, ascolta con attenzione come è tutto questo o dal sincero vigore, 4 sappi che io sono il punto cardinale nord, e tu hai visto la mobilità delle donne, con questo tuo rifiuto hai vinto i mondi o di sincero ardimento, 5 per consoscerla da me fu messa alla prova la tua fermezza o senza-macchia, anche le donne anziane sono afflitte dalla febbre del coito, 6 soddisfatto è di te ora il Grande-avo, e gli dèi con Indra in testa, il motivo di quando devi fare qui, io lo conosco o venerabile, 7 comandato io fui dal quel savio padre della fanciulla o toro dei ri-nati, di darti un insegnamento, e tutto questo è stato da me compiuto, 8 in sicurezza andrai a casa, e non ti stancherai, la fanciulla otterrai o savio, ed ella ti darà dei figli, 9 spinto al desiderio da me tu mi hai dato una suprema risposta, il desiderio è sempre insuperabile in tutti i tre mondi, 10 vai dunque avendo agito virtuosamente, o se vuoi altro udire, io te lo dirò secondo verità o Aṣṭāvakra, savio ṛṣi, 11 io fui persuasa da quel ṛṣi in tuo favore o toro dei ri-nati, e per onorare lui io ti ha detto queste parole.' 12 udite le sue parole, quel savio stando a mani giunte, chiestone il permesso di nuovo tornava a casa propria, 13 raggiunta la sua casa e riposatosi, avendo onorato la sua gente, si recava dal brahmano nel giusto modo o rampollo dei kuru, 14 e richiesto da quel savio di rivelare cosa aveva visto, quel savio diceva al brahmano con lietissimo animo: 15 'avuto il tuo permesso sono partito per il monte gandhamādana, e sul suo lato nord io vidi una grande divinità, 16 e da lei fui istruito, e pure tu signore fosti menzionato, e udite le sue parole, io sono tornato a casa o potente.' 17 allora il brahmano diceva: ' prendi mia figlia, nel giorno e con le stelle favorevoli, tu sei supremamente adatto.' “ 18 Bhīṣma disse: " Aṣṭāvakra, rispondendo di si, prendeva la fanciulla o potente, e divenne allora felice quell'anima supremamente giusta. 19 e avendo ottenuto in moglie la fanciulla di suprema bellezza, contento risiedeva là nel proprio āśrama senza ansia alcuna.” XXIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ i savi chi chiamano un'eterna degna persona? chi appare come un brahmano oppure un brahmano senza che appaia?” 2 Bhīṣma disse: “quello che persegue la propria condotta, che sia apparente o no, dicono che sia degno di dono, se entrambi sono asceti.” 3 Yudhiṣṭhira disse: “chi purificato, con suprema fede offrisse ad un brahmano, un oblazione per i saggi, e altri doni, che colpa avrebbe o nonno?” 4 Bhīṣma disse: “ l'uomo di fede e puro o figlio, pure che fosse non ben controllato, certamente diverrebbe interamente e comunque purificato o signore della terra.” 5 Yudhiṣṭhira disse: “ l'uomo non deve mai esaminare un brahmano nei riti, ma nell'offrire l'oblazione i saggi dicono che si debba esaminare il brahmano.” 6 Bhīṣma disse: “ il brahmano non perfeziona l'offerta, dalla divinità è compiuta, per grazia degli dèi chi sacrifica compie i riti, senza dubbio, 7 i brahmani o migliore dei bhārata, sempre sono intenti al brahman, Mārkaṇḍeya sapiente nei mondi, un tempo lo disse quaggiù.” 8 Yudhiṣṭhira disse: “ l'incomparabile, il sapiente, o chi sia sposato, l'asceta e chi si impegna nei riti, come può divenire una degna persona?” 9 Bhīṣma disse: “ chi è nobile, abile nell'agire, sapiente, e privo di crudeltà modesto, onesto sincero, dei primi tre è una degna persona, 10 qui dunque ascolta da me o pṛthāde l'opinione di questi quattro splendidi: della Terra, di Kāśyapa, Agni e di Mārkaṇḍeya. 11 la Terra disse: ' come una zolla caduta nell'oceano rapidamente va distrutta, così ogni cattiva condotta in tre rinascite viene distrutta.' 12 Kāśyapa disse: ' tutti i veda, colle loro sei parti, il sāṃkhya e i purāṇa e la nobile nascita, tutte queste cose non danno una meta all'uomo privo di buona condotta.' 13 Agni disse: ' lo studioso che ritenendosi sapiente, colla sapienza distrugge la gloria altrui, con ciò o brahmano, compie un brahmanicidio, e i mondi saranno per lui perduti.' 14 Mārkaṇḍeya disse: ' se mille aśvameda e la verità sono messi sulla bilancia, io non so se questo, possa raggiungere la metà della verità'" 15 Bhīṣma disse: "ciò detto, rapidi se ne andarono quei quattro dall'incomparabile splendore, la Terra, Kāśyapa, Agni, e il bhṛguide che trascende la vita.” 16 Yudhiṣṭhira disse: “ quando i brahmani di saldi voti godono dell'oblazione, consumata a loro desiderio come può questo essere virtuoso?” 17 Bhīṣma disse: “i brahmani che ancora studiano o re dei re, intenti ai veda, che la consumano a loro volontà, infrangono i loro voti.” 18 Yudhiṣṭhira disse: “ incerto e di molte porte i saggi dicono sia il dharma, come vi può essere certezza? questo dimmi o nonno.” 19 Bhīṣma disse: “ assenza di violenza e di ira, sincerità, autocontrollo senza crudeltà, e onestà o re dei re, è il segno della certezza del dharma, 20 ma quelli che agiscono su questa terra proclamando il dharma, non praticando quel dharma, sono devoti alla confusione o potente, 21 chi dà a costoro gemme, oro oppure vacche o cavalli, per dieci anni caduto all'inferno, si nutre delle feci, 22 pur dei meda, dei pulkasa, e pure dei barbieri e di quelli che per confusione o ira divulgano le azioni fatte o no degli altri, 23 e gli sciocchi che l'offerta dei viśvedeva, ad un savio brahmacārin, offrono quaggiù o re dei re, godranno di cattivi mondi.” 24 Yudhiṣṭhira disse: “ cos'è superiore al casto studio, e qual'e il supremo segno del dharma? e cosa è meglio della purezza? questo dimmi o nonno.” 25 Bhīṣma disse: “ l'astenersi da miele e carne è superiore allo studio casto, nel limite delle regole sta il dharma, e la pace interiore è segno di purezza.” 26 Yudhiṣṭhira disse: “ in qual momento si deve praticare il dharma e in quale particare l'artha? e in quale momento si può essere felici? questo dimmi o nonno.” 27 Bhīṣma disse: “ all'inizio si pratichi l'artha, quindi di seguito il dharma, poi si partichi il kāma, ma non si cada mai nell'attaccamento, 28 si devono rispettare i brahmani, e si devono venerare i guru, e di seguito tutti gli esseri, con dolce condotta, e buone parole, 29 la falsità nel governo, e la calunnia davanti al re, e l'agire malamente verso il guru, è uguale al brahmanicidio, 30 non si devono attaccare i sovrani, né uccidere una vacca, chi pratica queste due cose è uguale ad un infanticida, 31 non si deve mai abbandonare un fuoco, né trascurare i veda, e con si deve offendere un brahmano, ciò è uguale al brahmanicidio.” 32 Yudhiṣṭhira disse: “ quale genere di savi sono virtuosi? a quali donando si ha grande frutto? e quali sono da nutrire? questo dimmi o nonno.” 33 Bhīṣma disse: “ i non collerici, saldi nel dharma, sempre sinceri, intenti nell'autocontrollo, questi sono i savi virtuosi, dando a questi si ha grande frutto, 34 i privi di arroganza, pazienti, che distinguono il vero, coi sensi domati, amichevoli e intenti al bene di tutti, a questi donando si ha grande frutto, 35 non avidi, puri, sapienti, modesti, di sincere parole, che sono fedeli al proprio dovere, a questi donando si ha grande frutto, 36 il toro fra i ri-nati, che studi i quattro veda coi vedāṅga, che si astenga dalle sei azioni, costui è ritenuto degno dai ṛṣi, 37 a quelli che hanno queste qualità, il donare da grande frutto, ottiene mille qualità, chi dona a chi possiede qualità, 38 dotato di virtuosa condotta, di saggezza e studio, da solo questo toro dei ri-nati può salvare un'intera stirpe quaggiù, 39 chi fornisce vacche, cavalli, cibo e sotentamento ad uno di tal fatta, e anche altre ricchezze, non ha dolore nel mondo dei morti, 40 da solo un supremo ri-nato può salvare un'intera stirpe quaggiù, quanto ancora devo dire perciò sul come si debbe agire degnamente? 41 vedendo un brahmano pieno di qualità risaputo virtuoso, da lontano si faccia venire in alleanza, e lo si veneri in ogni modo.” XXIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ sia al momento dello śrāddha, che nei riti divini e per il dharma o nonno, vorrei che tu mi dicessi quanto hanno stabilito i ṛṣi e i celesti.” 2 Bhīṣma disse: “ si faccia il rito divino al mattino, e nel pomeriggio quello per gli avi, impegnadosi con benedette preghiere, dopo la purificazione, 3 e in mezzo al giorno si compia propriamente quanto tocca agli uomini, il dono fatto nel tempo sbagliato, dicono sia la parte dei rakṣas, 4 quanto è mal fatto, e toccato e fatto senza pensare alle conseguenze, e che si veda coperto di polvere, questo dicono sia la parte dei rakṣas, 5 e quanto è consumato con strepito e senza osservanza o bhārata, o afferrato dai cani, questo dicono sia la parte dei rakṣas, 6 quanto è imbrattato da capelli o insetti, o guardato e annusato dai cani, o rovinato da lacrime dicono sia la parte dei rakṣas, 7 quanto è consumato senza la invocazione della oṃ, o bhārata, e quanto è consumato da un malvagio, questo dicono sia la parte dei rakṣas, 8 quanto è consumato sputato da un altro, e quanto fosse già assaggiato, nei riti divini o degli avi, questo dicono sia la parte dei rakṣas, 9 il cibo cattivo e deprecabile e offerto con rabbia, sia agli dèi che agli avi, questo dicono sia la parte dei rakṣas, 10 e l'oblazione funebre offerta senza mantra e senza riti, dai tre varṇa o migliore degli uomini, questa dicono sia la parte dei rakṣas, 11 e qualunque cosa che sia offerta priva del burro sacrificale, e quanto è consumato da chi male agisce, questo dicono sia la parte dei rakṣas, 12 quelle che sono le parti dei rakṣas ti ho detto, e dette queste o toro dei bhārata, ascolta ora poi, come si testa il merito in un brahmano, 13 tutti quanti i savi decaduti, e quelli che sono idioti, non meritano di essere invitati ai riti per dèi e avi, 14 il lebbroso, il leucoderma, l'eunuco, e chi è colpito ai polmoni, l'epilettico, e chi è cieco o re, non merita ospitalità, 15 i guaritori, quelli che servono un idolo, e chi falsamente osserva i voti, i venditori di soma, non meritano di partecipare ai riti funebri, 16 i cantanti e i danzatori, acrobati, e musicisti, narratori e lottatori di professione, o re non meritano accoglienza, 17 gli offerenti per gli śūdra, e i loro insegnanti, e pure i discepoli śūdra o re, non meritano accoglienza, 18 il savio che insegna e quello che è istruito o bhārata, entrambi vendendo il brahman, non meritano la cerimonia funebre, 19 il brahmano che ha accettato la prima offerta fatta, da uno di bassa casta, pur di ogni sapienza o re, non merita accoglienza, 20 i savi che non hanno fuoco, e quelli che trasportano i morti, i ladri e quelli decaduti o re, non meritano accoglienza, 21 quelli i cui antecedenti e qualità sono sconosciuti o bhārata, e quelli che sono stati figli illegittimi, non meritano accoglienza nei riti, 22 chi è debitore o re, e il ri-nato che fa l'usuraio, e chi vende esseri viventi o re, costoro non meritano accoglienza, 23 quelli che sono stati donna prima, e quanti fabbricano armi, e i brahmani che non pregano, non meritano accoglienza nei riti, 24 i brahmani che sono indicati nei riti funebri e degli dèi o toro dei bhārata, a dare assistenza nel dare e nel ricevere ancora ascolta, 25 gli osservanti i voti, dotati di qualità, pure che siano dediti all'agricoltura, gli iniziati al sāvitrī, che sanno compiere i riti, questi o re, sono degni di invito, 26 si inviti un ri-nato di nobile stirpe pure che segua il dharma kṣatriya in battaglia, ma se fosse un mercante non si deve invitarlo ai riti, 27 il savio che pratichi l'agnihotra, e che viva in un villaggio, che non sia ladro e accolga gli ospiti o re, è degno di invito, 28 chi reciti il sāvitrī tre volte al giorno o toro dei bhārata, che viva di elemosina, che compia i riti o re, è degno di invito, 29 quello che da prospero decade o da caduto prospera, innoffensivo, di piccole colpe o re, costui è degno di invito, 30 il brahmano privo di falsità, e di pure speculazioni o toro dei bhārata, che sia coscenzioso e viva di bhikṣa o re, è degno di invito, 31 il non saldo nei voti, il giocatore, il ladro, o chi vende creature viventi, che in seguito abbia bevuto il soma o re, è degno di invito, 32 chi avendo ottenuto prima della ricchezza, compiendo della dura agricoltura, accolga poi ogni ospite o re, costui è degno di invito, 33 la ricchezza ottenuta da una donna o nella vendita dei veda, e quella ottenuta per codardia, non di deve offrire a dèi e avi, 34 il ri-nato che alla fine del rito sacrificale o toro dei bhārata, non dichiari che è finito, incorre nell'adharma e in una menzogna, 35 il tempo dello śrāddha è giunto quando si ha il brahmano, il latte, il burro, e la carne di animali selvatici e la luna nuova o Yudhiṣṭhira, 36 alla fine dello śrāddha il savio deve dire svadhā e svaditā, e se compiuto da uno kṣatriya si deve dire: ' che gli avi siano soddisfatti.' 37 e alla fine dello śrāddha di un vaiśya o bhārata, 'che sia indistruttibile.' si deve dire, e 'svasti' in quello di uno śūdra o bhārata, 38 nella cerimonia di un brahmano, la dichiarazione puṇyāha, di deve dire accompagnata dalla oṃ, e senza in quella di uno kṣatriya, in quella di un vaiśya si deve dire:' ne godano le divinità.' 39 ascolta ora le azioni nell'ordine, fatte secondo le antiche regole, tutte a cominciare dal jātakarman, per i tre varṇa o bhārata, i mantra pronunciati per brahmani e kṣatriya, e per i vaiśya o Yudhiṣṭhira, 40 il cordone di un savio sia di erba muñja, e di corda d'arco per la persona regale, e di erba balvaja sia quella del vaiśya, questo è il dharma o Yudhiṣṭhira 41 e ascolta quanto si deve dare e ricevere, nel dharma e non, nella menzogna un brahmano è detto contro il dharma e incorre nel peccato, e per lo ksạtriya è stabilito il quadruplo, e per il vaiśya otto volte, 42 in un altro posto non mangi un brahmano invitato prima da un savio, peggiore diverrebbe, e con lo stesso dharma di chi uccide un animale, 43 se mangiasse, invitato da uno kṣatriya o da un vaiśya diverrebbe peggiore e otterrebbe metà della colpa di uccidere un animale, 44 chi mangiasse l'offerta divina e degli avi, fatta dai brahmani e altri, senza purificarsi, di questo brahmano o re, vi è la colpa di mentire per una vacca, 45 il brahmano che impuro o re, mangi tra brahmani e altri sapendolo prima, per avidità ha la colpa di mentire per una vacca, 46 chi desidera del cibo e dichiara che il cibo è per la cerimonia o bhārata, costui si sa che o re dei re, ha la colpa della menzogna, 47 quelli che agiscono senza voti né veda, che dai tre varṇa o Yudhiṣṭhira, abbiano offerte per i mantra, costoro hanno la colpa di mentire per una vacca.” 48 Yudhiṣṭhira disse: “ quanto è offerto nei riti degli dèi e degli avi o nonno, io vorrei sapere se il donare in questi da grande frutto.” 49 Bhīṣma disse: “ quelli le cui mogli aspettano, come gli agricoltori la buona pioggia, il resto delle rimanenze, questi mantieni o Yudhiṣṭhira 50 i poveri che con condotta regolata, si nutrono di poco, che vengono supplicanti, a costoro il dare ha grande frutto, 51 i devoti a ciò, che abitano in ciò o re, che sono ricchi di ciò, e di ciò necessitano, che sono supplici di beni, a costoro il dare ha grande frutto, 52 e quelli che afflitti dal pericolo di ladroni o Yudhiṣṭhira, vogliono supplici nutrirsi, a costoro il dare ha grande frutto, 53 i giovani di un savio senza peccati, dall'anima compiuta, che vive di bhikṣa, che mendichino per lui, a costoro il dare ha grande frutto, 54 i savi che hanno perso il proprio e le mogli, nella distruzione del loro luogo, e giungono in cerca di beni, a costoro il dare ha grande frutto, 55 quei savi dotati di studio, che sono di saldi voti e di rinunce, che per questo vogliono ricchezza, a costoro il dare ha grande frutto, 56 quelli che non trasghediscono i dharma con accordi cogli empi, e sono di piccole vite e possessi, a costoro il dare ha grande frutto, 57 quelli che senza colpa hanno perduto tutto, per opera di potenti, che vogliono cibo da mangiare, a costoro il dare ha grande frutto, 58 gli asceti impegnati nel tapas, e quelli che mendicano per loro, che supplici chiedano qualcosa, a costoro il dare ha grande frutto, 59 hai udito le regole nel donare con grande frutto o toro dei bhārata, ascolta ora per quali si vada all'inferno e in paradiso, 60 escludendo il farlo per il guru o per la propria sicurezza o Yudhiṣṭhira, quelli che parlano falsamente vanno nell'inferno, 61 i rapitori di mogli altrui, quelli che tocchino le mogli altrui, e quelli che forniscano mogli degli altri, vanno nell'inferno, 62 quelli che rubano le altrui cose, e quelli che distruggono le altrui cose, e quelli che ne informano altri, vanno nell'inferno, 63 gli uomini che distruggano case, pozzi, pubbliche assemblee, e ponti, costoro vanno all'inferno, 64 e gli uomini che ingannino una fanciulla senza marito, bambina o vecchia un'asceta o una spaventata, costoro vanno all'inferno, 65 la distruzione del sostentamento, della casa o della moglie, o la rovina dell'amicizia quelli che così desiderano, costoro vanno all'inferno, 66 i traditori, quelli che rompono le allenze, quelli che vivono delle ricchezze altrui, gli ingrati agli amici, costoro vanno all'inferno, 67 gli empi, i seduttori, e quelli che corrompono le alleanze, e quelli che vivono al contrario, costoro vanno all'inferno, 68 quelli che disturbando corrompono la speranza fatta, l'espiazione fatta, la salda devozione, e il lavoro compiuto, costoro vanno all'inferno, 69 quelli si nutrono davanti alle mogli, al fuoco, ai servi e agli ospiti, e rovinano i riti di dèi e avi, costoro vanno all'inferno, 70 quelli che fanno commercio dei veda, o corrompono i veda, e quelli che riscrivono i veda, costoro vanno all'inferno, 71 gli uomini che sono fuori dai quattro modi di vita, e fuori dai veda, e che vivono di inganni, costoro vanno all'inferno, 72 quelli che vendono capelli o re, e quelli che vendono veleni, e quelli che vendono latte, costoro vanno all'inferno, 73 quelli che si inframmischiano nelle azioni di brahmani o Yudhiṣṭhira, delle vacche e delle fanciulle, costoro vanno all'inferno, 74 i venditori di armi e i fabbricanti o Yudhiṣṭhira, di archi e lance, costoro vanno all'inferno, 75 quelli che ostruiscono le strade o toro dei bhārata, con lance, picche oppure con buche, costoro vanno all'inferno, 76 quelli che abbandonano i maestri, i servi, o toro dei bhārata, i devoti, e i deboli, costoro vanno all'inferno, 77 quelli che usano legando gli animali, senza addomesticarli, e ne forano i nasi, costoro vanno all'inferno, 78 i potenti che non proteggono, ricchi per frode, che si prendono la sesta parte, e quelli che potendo non fanno doni, costoro vanno all'inferno, 79 quelli che avuto successo, abbandonano per lungo tempo i conviventi che sono controllati, saggi, e pazienti, costoro vanno all'inferno, 80 gli uomini che senza dare, mangiano davanti a bimbi, vecchi e schiavi, costoro vanno all'inferno, 81 costoro furono dagli antichi ṛṣi visti e proclamati destinati all'inferno, parlerò ora dei meritevoli del paradiso o toro dei bhārata, 82 chi porta impedimendo ad un brahmano in ogni suo rito, cominciando da quelli divini, distrugge interamente i suoi figli e animali, 83 quelli che con disciplina, col tapas e colla sincerità o Yudhiṣṭhira perseguono il dharma, questi uomini sono destinati al paradiso, 84 quelli che con l'obbedienza e col tapas, hanno avuto i veda o bhārata, e che sono indifferenti ai doni, questi uomini sono destinati al paradiso, 85 quelli che liberano gli altri dalla paura, dal male, e dal dolore, dalla povertà e dalle malattie, per questa cosa questi uomini sono destinati al paradiso, 86 i saggi dotati di pazienza, e quelli che si impegnano nei giusti riti, e quelli dotati di ottima condotta, questi uomini sono destinati al paradiso, 87 quelli che si astengono da miele e carne, e dalle donne altrui, e quelli che si astengono dagli intossicanti, questi uomini sono destinati al paradiso, 88 quelli che costruiscono āśrama, o stirpi o bhārata, o luoghi per le città, questi uomini sono destinati al paradiso, 89 quelli che donano vesti e ornamenti, o cibi e bevande da consumare, e quelli che aiutano i matrimoni, questi uomini sono destinati al paradiso, 90 gli uomini che si astengono da ogni violenza e sopportano tutto, e che sono rifugio di tutti, questi uomini sono destinati al paradiso, 91 quelli che vinti i sensi, obbediscono a madre e padre, e sono affettuosi coi fratelli, questi uomini sono destinati al paradiso, 92 i ricchi, e i potenti, quelli che sono giovani o bhārata, che sono saggi, coi sensi domati, questi uomini sono destinati al paradiso, 93 quelli che sono affettuosi e teneri verso i peccatori, e affezionati agli amici, e pure quelli che sono lieti nell'omaggiare, questi uomini sono destinati al paradiso, 94 quelli che servono migliaia di persone, e che danno a migliaia, e che proteggono migliaia di persone, sono uomini destinati al paradiso, 95 i donatori d'oro e di vacche o toro dei bhārata, e di veicoli e animali, questi uomini sono destinati al paradiso, 96 quelli che donano alle fanciulle e alle serve che si sposano o Yudhiṣṭhira, e che donano pure vestimenti, questi uomini sono destinati al paradiso, 97 quelli che donano luoghi di piacere, parchi, pozzi, giardini, e padiglioni, e quelli che costruiscono argini, questi uomini sono destinati al paradiso, 98 quelli che donano luoghi di riposo, campi, e dimore o bhārata, a quelli che lo desiderano, questi uomini sono destinati al paradiso, 99 quelli che donano terre, sementi, e granaglie o Yudhiṣṭhira, da sé stessi procurate, sono uomini destinati al paradiso, 100 quelli che nati in qualsiasi famiglia, hanno molti figli, e lunghe vite, sono pieni di compassione, e hanno vinto l'ira, sono uomini destinati al paradiso, 101 ti ho parlato dell'aldilà, e dei riti di dèi e avi o bhārata, e del giusto e ingiusto del dono, come stabilito dagli antichi ṛṣi.” XXV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ questo o re, mi devi dire in verità o bhārata, come quaggiù senza uccidere si diviene brahmanicida.” 2 Bhīṣma disse: “ consigliandomi con Vyāsa o re di re, quanto io un tempo gli chiesi, questo ti rivelerò qui, ascolta con attenzione: 3 ' tu sei il quarto nella discendenza di Vasiṣṭha, dimmi la verità o muni, come quaggiù senza uccidere si diviene brahmanicida?' 4 così richiesto o grande re, il figlio di Parāśara, esperto del dharma diceva, con indubitabile certezza: 5 'chi avendo invitato da sé per la bhikṣa un brahmano di scarso vitto, in seguito gli dica che non vi è nulla, costui si sappia che è un brahmanicida,. 6 il malvagio che quaggiù rubi il vitto ad un savio esperto dei veda o bhārata, che sia in totale indifferenza, costui si sappia che è un brahmanicida, 7 chi porti impedimento a raggiungere l'acqua o signore della terra, ad una mandria di vacche assetate, costui si sappia che è un brahmanicida, 8 chi senza conoscerla disonori la tradizione rettamente trasmessa, o gli śāstra composti dai muni, costui si sappia che è un brahmanicida, 9 chi non conceda la figlia vergine grandemente dotata di bellezza, ad un pretendente meritevole, costui si sappia che è un brahmanicida, 10 il folle che intento nell'adharma, con l'inganno a dei ri-nati, procuri dolori e sofferenze, costui si sappia che è un brahmanicida, 11 chi rubi l'intera proprietà, ad uno privo della vista, o ad un paralitico o ad uno idiota, costui si sappia che è un brahmanicida, 12 chi appicchi il fuoco per confusione di mente ad un āśrama, ad una selva, ad un villaggio o a una città, costui si sappia che è un brahmanicida.' ” XXVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ visitare i tīrtha e bagnarvisi è un bene supremo o toro dei bhārata, e io o grande saggio, vorrei udirne in verità l'intera ragione, 2 i santi tīrtha che vi sono sulla terra o toro dei bhārata tu mi devi elencare ed io ascolterò con attenzione o potente.” 3 Bhīṣma disse: “ la successione dei tīrtha che fu rivelata da Aṅgiras o splendidissimo, tu devi ascoltare, fortuna sia a te, e ne otterrai un supremo dharma, 4 incontrando quel savio grande muni in una ascetica foresta, Gautama dai saldi voti o valoroso, chiedeva ad Aṅgiras: 5 ' io ho o venerabile qualche dubbio sul dharma riguardo i tīrtha, tutto questo io vorrei udire, dimmi questo dunque o grande muni, 6 quale sia il merito di bagnarsi in questi tīrtha o muni, nel mondo dell'aldilà o grande saggio, come stanno le cose dimmi.' 7 Aṅgiras disse: ' chi per sette giorni, entra nellla candrabhāgā, e nella vitastā piena di onde, astenendosi dal cibo, senza egoissmi, può divenire come un muni, 8 i fiumi che si immettono nel grande fiume sindhu nella regione Kāśmīra, questi fiumi raggiungendo, chi ha buona condotta ottiene il paradiso, 9 immergendosi nel puṣkara, nel prabhāsa, nel naimiṣa, nell'oceano, nella devikā, nell'indramārga e nello svarṇabindu, si risveglia su un carro divino, inneggiato dalle apsaras, 10 chi piamente agiti l'hiraṇyabindu e saluti con onore la divinità Kuśeśaya, si purifica da ogni macchia, 11 raggiunta la indratoyā, vicino al gandhamādana, e la karatoyā tra i monti kuraṅga, l'uomo che vi risieda tre notti, immergendosi, puro e raccolto, ottiene il merito dell'aśvamedha, 12 a gaṅgādvāra, a kuśāvarta, a bilvaka, sul monte nemi, e a kanakhala, bagnandosi, liberi da ogni male si raggiunge il cielo, 13 spruzzandosi l'acqua nel lago, da brahmacārin, vinta l'ira, saldo nelle promesse, senza violenza, ottiene il frutto del vājapeya, 14 nel luogo dove la Gaṅgā Bhāgīrathī procede verso nord, l'uomo che si consacri nella devozione al Maheśvara, per un mese, senza nutrirsi, da sé vede le divinità, 15 nel septagaṅga, nel trigaṅga, nell'indramārga l'uomo che si sazi, ottiene di bere il nettare quando nasce di nuovo, 16 chi puro, intento nell'agnihotra si spruzzi nel mahāśrama, per un mese senza cibo, in quel mese raggiunge la perfezione, 17 spruzzandosi nel mahāhrada, e nel bhṛgutuṅga privo di desideri, per tre notti fattovi residenza, si libera dal brahmanicidio, 18 spruzzandosi nel kanyākūpa, e fatte le abluzioni nella balākā, ottiene la fama tra gli dèi, e splenderà di gloria, 19 spruzzandosi nel deśakāla, e quindi nel lago sundarikā, l'uomo ottiene nell'aldilà lo splendido aspetto degli aśvin, 20 toccando la grande Gaṅgā, nel kṛttikāṅgāraka, mangiando una sola foglia, libero da colpe ottiene il paradiso, 21 bagnandosi nel vaimānika, e nell'āśrama kiṅkiṇīka, sarà felice nella divina dimora delle apsaras, muovendosi a piacere, 22 raggiunto l'āśrama kālika, e fatto il bagno nella vipāśā, in castità, e vinta l'ira per tre notti, si libera dalla rinascita, 23 chi sacrifica agli avi bagnandosi nell'āśrama delle kṛttikā, reso soddisfatto il Mahādeva libero dai peccati raggiunge il paradiso, 24 l'uomo che per tre notti risieda bagnandosi nel mahāpura, abbandona il pericolo di bipedi, mobili e immobili, 25 immergendosi nel devadāruna lavandosi di ogni peccato, e resiedendovi in purezza per sette notti si ottiene il mondo degli dèi, 26 facendo il bagno nella cascata a kauśanta, kuśasthamba e a droṇaśarmapada, si è serviti dalle schiere delle apsaras, 27 immergendosi nel citrakūṭa, nel janasthāna e nell'acqua della mandākinī, senza mangiare, si ottiene la prosperità dei re, 28 raggiunto l'āśrama sulla śyamā, abitandovi e consacrandosi, per tre volte tre notti giacendovi, si abiterà nella città dei gandharva, 29 bagnandosi nella ramaṇī e nel gandhatārika per un mese senza cibo, si ottiene il frutto dell'invisibilità, 30 raggiunto il kauśikīdvāra, vivendo di vento, e libero da desidesi, per ventun notti, l'uomo sale al paradiso, 31 chi si immerge nella mataṃgavāpī, in una sola notte ottiene il successo, chi si immerge nell'alamba, e nell'eterno andhaka 32 e si bagna nello svargatīrtha e nel naimiṣa, coi sensi domati, bagnandosi per um mese, ottiene il frutto del sacrificio umano, 33 bagnandosi nel lago della Gaṅgā, e nell'utpalāvana purificandosi per un mese ottiene il frutto dell'aśvamedha, 34 alla confluenza di Gaṅgā e Yamunā, e nel tīrtha sul monte kālaṃjara, e nel ṣaṣtihrada, del fare qui il bagno, nessun altro dono è superiore, 35 diecimila tīrtha, più altre tre miriadi, arrivano al monte māgha e a prayāga o toro dei bhārata, 36 bagnandosi a prayāga controllati e con saldi voti nel mese di māgha, però o toro dei bhārata, liberi dai peccati si raggiunge il paradiso, 37 a marudgaṇa bagnandosi, puro nell'āśrama dei padri, e nel tīrtha del figlio di Vivasvat, l'uomo diviene santificato, 38 raggiunto il brahmaśiras e fatte le abluzioni nella Bhāgīrathī, per un mese senza mangiare, si ottiene il mondo di Soma, 39 l'uomo che bagnatosi nel kapotaka, e che si purifica nell'aṣṭāvakra, per dodici giorni senza mangiare, ottiene il merito del sacrificio umano, 40 raggiunta muñjapṛṣṭha, e il divino monte nirṛti, e per terza la krauñcapādī, ci si libera dal brahmanicidio, 41 e bagnandosi nella kalaśī, e nella vedī dalla molta acqua, l'uomo che nella città di Agni, compie l'abluzione nella viśālā, e si bagna nel devahrada, splende divenuto brahman, 42 abitando alla nandā dove torna indietro, e alla mahānandā controllato e senza violenza, si vive nel giardino di Indra con le apsaras, 43 chi ben concentrato raggiunge la confluenza della urvaśī e della kṛttikā, e nel lauhitya secondo le regole si bagna, ottiene il frutto del rito puṇḍarīka, 44 bagnandosi nel lago di Rāma, e fatte abluzioni nella viśālā, per dodici giorni senza mangiare, si libera da ogni peccato, 45 l'uomo che si bagna nel mahāhrada, con animo puro, per un mese senza mangiare, ottiene la meta di Jamadagni, 46 praticando il tapas sul vindhya, senza violenza e saldo nella verità, stando sei mesi su un piede, con un solo mese si perfeziona, 47 bagnandosi nella narmadā e nelle acque della sūrpārakā in un quindicina senza mangiare si ottiene di nascere figlio di re, 48 stando nel jambūmārga per tre mesi, controllato e ben concentrato, in un giorno e una notte si ottiene la perfezione, 49 bagnandosi nella acque del kokāmukha, e raggiunto il caṇḍālikāśrama, mangiando erbe, vestito di corteccia, si trovano dieci fanciulle, 50 non andrà mai nella dimora del figlio di Vivasvat, chi risiede nel kanyāhrada, e raggiunge il mondo degli dèi, 51 stando a prabhāsa una notte nel giorno di luna nuova ben concentrato, ottiene qui il successo o grandi-braccia, l'uomo che rinasce di nuovo, 52 bagnandosi nell'ujjānaka e nell'āśrama di Ārṣṭiṣeṇa, e fatto il bagno nell'āśrama di Piṅgā, ci si libera da ogni male, 53 bagnandosi nella kulyā, e recitando l'inno aghamarṣaṇa, risiendendovi puro per tre notti si ottiene il merito dell'aśvamedha, 54 l'uomo bagnandosi nel piṇḍāraka e risiedendovi una notte, in purezza, divenuta chiara la notte ottiene il frutto dell'agniṣṭoma, 55 quindi raggiunto il brahmasaras, adornato dalla selva dharmāraṇya, standovi puro fino all'alba si ottiene il frutto del rito puṇḍarīka, 56 bagnandosi sul monte maināka, e celebrandovi il saṃdhyā, vincendo il desiderio per un mese, si ottiene il frutto del sarvamedha, 57 il santo monte, suocero di Śaṃkara, chiamato Himavat, è abbondante di ogni gemma, e fequentato da siddha e cāraṇa, 58 il ri-nato sapiente di ogni veda, che conoscendo l'impermanenza della vita, abbandoni il corpo sencondo l'antica regola di digiunare a morte, 59 venerando le divinità, e onorando là i muni, allora in perfezione arriva in cielo all'eterno mondo di Brahmā, 60 chi risieda nel tīrtha avendo vinto desiderio, ira e avidità, per lui non vi è più nulla di innottenibile, dopo aver raggiunto il tīrtha, 61 quei tīrtha che sono irragiungibi, difficili e pericolosi a tutti questi tīrtha in succinto si vada con la mente, 62 tutto ciò è fausto, è felice, dà ricchezza, e conduce al paradiso, questo è il segreto purificatore degli dèi che ivi si bagnano, 63 e questo si offra ai ri-nati, ai virtuosi o al proprio figlio, e agli amici, o si bisbigli all'orecchio del discepolo al seguito, 64 il grande asceta Aṅgiras, diede questo a Gautama, autorizzato dai guru lo ebbe dal saggio Kāśyapa, 65 questa è la suprema preghiera dei grandi ṛṣi purificati, pronunciando sempre questa preghiera si giunge senza peccati al paradiso, 66 e chi pure ascolti questo segreto onorato da Aṅgiras, otterrà una rinascita in una suprema stirpe, e ricorderà la vita precedente.” XXVII 1 Vaiśaṃpāyana disse: simile a Bṛhaspati per intelletto, e per pazienza pari a Brahmā, per ardimento pari a Śakra, e per energia pari al sole, 2 il figlio di Gaṅgā dal molto splendore ucciso in battaglia da Arjuna, era venerato da Yudhiṣṭhira assieme ai suoi fratelli, 3 e da quell'incrollabile che attendeva il giusto tempo giacendo nel letto dei valorosi, da quel migliore dei bhārata, vennero per vederlo dei grandi ṛṣi, 4 Atri, Vasiṣṭha, e Bhṛgu, Pulastya, Pulana, Kratu, Aṅgiras, Gautama, Agastya, Sumati, di grande vigore e controllo, 5 Viśvāmitra, Sthūlaśiras, Saṃvarta, Pramati, e Dama, Uśanas, Bṛhaspati, Vyāsa, Cyavana, Kāśyapa, Dhruva, 6 Durvāsas, Jamadagni, Mārkaṇḍeya, e Gālava, Bharadvāja, Raibhya, Yavakrīta, e Trita, 7 Sthūlākṣa, Śakalākṣa, Kaṇva, Medhātithi, Kṛśa, Nārada, Parvata, Sudhanvan, Ekata, e Dvita, 8 Nitambhū, Bhuvana, Dhaumya, Śatānanda, Akṛtavraṇa, e Rāma il figlio di Jamadagni, e Kāmya, a cominciare da questi, questi grandi ṛṣi, grandi anime vennero a vedere Bhīṣma, 9 Yudhiṣṭhira compiva gli onori a queste grandi anime giunte, assieme ai fratelli secondo le regole nel giusto ordine, 10 i grandi ṛṣi onorati e comodamente seduti, raccontarono delle storie, vicino a Bhīṣma, con grandissima gentilezza, affascinando la mente e i sensi, 11 Bhīṣma udite le storie di quei ṛṣi dall'anima compiuta, pensava di stare già in cielo, pieno di suprema soddisfazione, 12 allora salutando Bhīṣma e i pāṇḍava, quei grandi ṛṣi, tutti quanti sparivano sotto gli occhi di tutti, 13 e pure quando quei ṛṣi di grande venerabilità erano già spariti, i pāṇḍava li veneravano e li salutavano ripetutamente con onore, 14 con animi ben disposti, tutti quei supremi kuru stavano attorno al figlio di Gaṅgā, come gli esperti di mantra al sole che sorge, 15 i pāṇḍava per grazia del tapas di quei ṛṣi, scorgendo tutte le direzioni illuminate, caddero in suprema meraviglia, 16 e pensando alla suprema potenza di quei ṛṣi, i pāṇḍava allora avvicinatesi, fecero conversazione con Bhīṣma, 17 e alla fine del dialogo, i pāṇḍava toccando con la testa i piedi di Bhīṣma, il figlio di Dharma Yudhiṣṭhira poneva ancora domande sul dharma: 18 “ quali luoghi, e quali nazioni, e quali āśrama e monti, sono i migliori per santità, e quali fiumi sono così saputi o nonno?” 19 Bhīṣma disse: “ pure qui raccontano una storia antica, della conversazione di un siddha con uno che viveva spigolando o Yudhiṣṭhira, 20 un certo ottimo bipede avendo percorso l'intera terra adornata dai monti, ripetutamente, la casa di un ottimo padre di famiglia, 21 che viveva spigolando raggiunta, da lui fu rettamente onorato, in tutti i modi infatti serviva quel siddha suo ospite, 22 e insieme quelle due grandi anime, felicemente seduti, belle conversazioni facevano connesse ai veda, e relative al resto di ciò, 23 lo spigolatore, alla fine dei discorsi salutanto il siddha con onore, quel saggio gli chiedeva quanto tu mi hai chiesto. 24 lo spigolatore disse: ' quali luoghi, e quali nazioni, e quali āśrama e monti, sono i migliori per santità, e quali fiumi si dice si devono conoscere?' 25 il siddha disse: ' i luoghi, le nazioni, gli āśrama e i monti, in cui scorre in mezzo la Gaṅgā Bhāgīrathī la migliore fiumana, 26 col tapas, col casto studio, coi riti, e anche con le rinunce, il vivente non ottiene la meta che si ottiene venerando la Gaṅgā, 27 di quei mortali le cui membra sono bagnate dalle acque della Gaṅgā, o anche vi sono deposte, non si ha allontanamento dal paradiso, 28 gli uomini i cui riti corporali sono fatti tutti con le acque della Gaṅgā, lasciata la terra o brahmano, stanno inamovibili in cielo, 29 gli uomini che nella prima parte dei vita hanno commesso azioni malvage, dopo che attendano alla Gaṅgā, essi raggiungono una suprema meta, 30 il merito di quelli che con anima pia, si bagnano nelle acque della Gaṅgā. non lo hanno gli uomini neppure con centinaia di sacrifici, 31 per quanto che le ossa di un uomo stanno nelle acque della Gaṅgā, per tante migliaia d'anni raggiunto il paradiso ne è onorato, 32 come il sole splende levandosi distruggendo la fiera tenebra, così splende chi si bagna nelle acque della Gaṅgā distruggendo i suoi peccati, 33 come le notti senza luna, come gli alberi senza fiori, così sono i luoghi e le regioni prive delle sante acque della Gaṅgā, 34 come tutti i varṇa e i modi di vita privi della conoscenza del proprio dharma, come i sacrifici senza soma, così è l'universo senza la Gaṅgā, 35 come il cielo senza sole, la terra senza monti, e l'aria senza venti, così sono senza dubbio i luoghi e le regioni senza la Gaṅgā, 36 alcuni dei viventi nei tre mondi e pure tutti loro, sono sommersi da suprema gioia quando vanno alle sublimi acque della Gaṅgā, 37 ma chi accaldato dal sole beva l'acqua della Gaṅgā, ha un merito superiore a chi viva di granaglie e dei prodotti delle vacche, 38 chi faccia migliaia di induvrata, per purificarsi il corpo, e chi beve l'acqua della Gaṅgā, non si sa se siano uguali i due o no, 39 l'uomo che stia per migliaia di yuga su un solo piede, e quello che sta un mese sulla Gaṅgā, non si sa se siano uguali i due o no, 40 dell'uomo che penda a testa in giù per miriadi di yuga, chi sta quanto vuole sulla Gaṅgā è di certo superiore, 41 come il cotone raggiunto il fuoco brucia o migliore dei ri-nati, così ogni male si brucia immergendosi nella Gaṅgā, 42 la meta che cercano quaggiù tutti gli esseri coll'animo sommerso dal dolore, non è paragonabile alla meta che dà la Gaṅgā, 43 come i serpenti divengono privi di veleno alla vista di Garuḍa, così alla vista della Gaṅgā ci si libera da ogni male, 44 quelli che non sono stabili, e quelli che non hanno un giusto rifugio, per questi la Gaṅgā è stabilità, rifugio, protezione e scudo, 45 gli uomini che sono affliti da svariate e violenti mali azioni, che mentre cadono all'inferno si affidano alla Gaṅgā sono salvati nell'aldilà, 46 hanno la stessa parte dei muni e degli dèi con Indra in testa, quelli che si appressano sempre alla Gaṅgā, frequentata dai celesti, 47 gli uomini vergognosi, pericolosi, privi di buona condotta, che si rifugiano nella Gaṅgā divengono beneficati o savio, 48 come l'amṛta per i celesti, e come l'offerta funebre per gli avi, come il nettare per i nāga, così l'acqua della Gaṅgā è per gli umani, 49 come i fanciulli afflitti dalla fame vanno dalla madre, così i viventi vanno qui dalla Gaṅgā in cerca del meglio, 50 come la sede del Nato-da-sé, si dice sia la migliore di tutte, la Gaṅgā è nota per essere la migliore delle fiumane in cui bagnarsi, 51 come il latte lo è dei nutrimenti e come è detta la terra per tutti, dèi compresi, così la Gaṅgā per tutti i viventi è il miglior nutrimento, 52 come gli dèi vivono dell'amṛta che sta nel sole e nella luna, nei sacrifici a cominciare dai sattra, così gli uomini dell'acqua della Gaṅgā, 53 spruzzato colle sabbie salite dal fondo della Jāhnavī, l'uomo pensa di stare splendente in cielo, 54 chi tiene sulla testa il fango sorto sulle rive della Jāhnavī, ha lo splendido aspetto del sole quando ha distrutto le tenebre, 55 quando la brezza profumata dalle onde della Gaṅgā tocca un uomo, costui si lava immediatamente da tutti i mali, 56 per un uomo afflitto da sventure, che sta per soccombere, la gioia nata alla vista della Gaṅgā, toglie via le sventure, 57 coi versi delle oche selvatiche, i versi di cuculi, e degli altri uccelli, la Gaṅgā compete coi gandharva, e coi monti colle sue secche, 58 piena di moltissimi e vari uccelli colle oche in testa, vedendo la Gaṅgā circondata da pascoli di vacche, anche il paradiso ne è stupito 59 la gioia di chi sta in cielo, godendo di ogni desiderio, è come la suprema gioia degli uomini sul greto della Gaṅgā, 60 qui pure l'uomo tormentato da peccati nati da parole, atti e pensieri, vedendo la Gaṅgā ne diviene purificato, qui per me non vi è dubbio, 61 sette discendenti e sette antenati, e gli altri che gli sono avi, salva un uomo vedendo la Gaṅgā, toccandola e immergendosi, 62 desiderando ascoltarla, vederla, toccarla, berne e immergersi, la Gaṅgā salva interamente entrambe le linee di successione degli uomini, 63 a vederla, toccarla, berla, o anche a celebrare la Gaṅgā, si purificano gli uomini impuri a centinaia e a migliaia, 64 chi voglia avere il frutto della rinascita, della vita e dello studio, sacrifichi agli dèi e agli avi, dopo aver raggiunto la Gaṅgā, 65 né coi figli, né colla ricchezza, né colle imprese l'uomo ottiene un frutto che superi quanto ottiene raggiungendo la Gaṅgā, 66 simili a nati ciechi, a morti, a gente paralizzata uguali sono quelli che non vedono le benefiche e sante acque della Gaṅgā, 67 visitata dai grandi ṛṣi che conoscono passato, presente e futuro, dagli dèi assieme ad Indra, quale dunque uomo non debba visitare la Gaṅgā? 68 da asceti dal casto studio, dagli abitanti della selva, da quelli delle case, dai sapienti è venerata la Gaṅgā, quale uomo non sceglierebbe di onorarla? 69 il pio devoto onorato dai virtuosi che in fin di vita, pensi con la mente alla Gaṅgā, ottiene una suprema meta, 70 non avrà paura dei pericoli, né dei malvagi né del re, l'uomo che risieda nella Gaṅgā mentre diparte dal corpo, 71 il Maheśvara la dea di grande sacralità che cade dal firmamento, la regge sulla sua testa, e in cielo la venerano, 72 i tre mondi sono adornati dai tre ampi corsi, e l'uomo che la sua acqua usa, diviene pieno di successo, 73 come in cielo è luce il sole, e la luna per gli avi e come il Signore divino è per gli uomini, così la Gaṅgā lo è per i fiumi, 74 di chi è privato da madre, padre, figli o mogli, o dalla ricchezza, non vi è tanto dolore quanto dall'esser privato della Gaṅgā, 75 né dalle foreste, dai riti o dagli oggetti dei sensi, né da figli o da aver ricchezze, si ottiene la felicità pari a quella degli uomini che hanno visto la Gaṅgā, 76 come vedendo la luna piena la vista degli uomini si soddisfa, così vedendo la Gaṅgā dai tre percorsi, la vista si soddisfa, 77 chi in essa colla propria natura, ha in essa la mente, in essa devoto si rifugia, chi segue la Gaṅgā con devozione, ottiene il suo amore, 78 gli esseri grandi e piccoli che stanno sulla terra in cielo, e nell'aria, sempre si immergono nella Gaṅgā, questa è il miglior rito dei virtuosi, 79 nei tre mondi è rinomata la gloria della Gaṅgā per la sua santità, quando ella, i figli di Sagara ridotti in cenere ha condotto in cielo, 80 chi è illuminato dalle splendide onde della Gaṅgā, grandemente sollevate, rapide e piene del rumore prodotto dal vento, splende come il sole dai mille raggi, 81 raggiunta la Gaṅgā, che da fortuna, più benefica di latte e burro, dai quali è prodotta, violenta da essere difficile da immergersi, i saggi raggiungono l'uguaglianza coi celesti, 82 la splendida Gaṅgā dalla forma universale, nutre ciechi, idioti e i privi di ricchezza, essa venerata dagli dèi assieme ad Indra, da muni e uomini, li unisce ad ogni desiderio, 83 quelli che si rifugiano nella Gaṅgā, protettrice del trimundio, dai tre corsi, di grande sacralità, dolcissima, e potentissima, vanno in cielo, 84 chi vi vivrà e la vedrà pure da morto, avrà in dono dagli dèi ogni gioia, chi la celebra bagnandosi e vedendola, avrà dagli dèi la meta desiderata, 85 chi raggiunge la Gaṅgā consacrata da tutti gli esseri, splendente, gradita agli dèi, ampia e traversabile, profonda, dragabile, benefica, rispettata, raggiunge il terzo cielo, 86 la sua fama è stabilita sempre in cielo, in terra e nel firmamento e in ogni dove, i mortali che usano l'acqua del migliore dei fiumi, tutti ottengono sucesso, 87 indicando:' questa è la Gaṅgā.' ella porta in grembo oro e Guha, al mattino ha tre corsi, lava ogni male, corre come latte, la Gaṅgā scende dal cielo, acqua universale, 88 figlia del monte è moglie di Hara, è pure la cintura che segue cielo e terra, splende come prosperità della terra, la Gaṅgā dà santità ai tre mondi, 89 dolce corrente, e adornata da grandi onde e da brahmani appassionati di sacro burro, caduta dal cielo, è rotta dalla testa di Bhava, la Gaṅgā montana è la ghirlanda del cielo, 90 è il miglior grembo, pura, snella, sottile, bevibile, porta acqua che dà gloria, protettrice universale, è forma, desiderio e luce di chi vi si bagna, e via del trimundio, 91 in pazienza uguale alla terra, per proteggere e sostenere, e in splendore al fuoco e e al sole, dai brahmani è paragonata la Gaṅgā, e sempre a Guha per religiosità, 92 dai ṛṣi celebrata, nata dal piede di Viṣṇu, l'antica sacrissima acqua al mondo, anche solo con la mente e con tutta l'anima, chi si inchina alla Jāhnavī va alla dimora di Brahmā, 93 Gaṅgā che guida i mondi, con tutta sé stessa, come una madre i figli, dotata di ogni dote, è venerata sempre dalle anime compiute che cercano il desiderato posto che è del brahman, 94 chi per la perfezione vada con tutta l'anima alla Gaṅgā amata da Brahmā, piena di saggezza, immortale, piacevole vacca, splendida acqua universale, potabile e ricca per chi vi abita, 95 favorendosi gli dèi insieme col loro re, Bhagīratha, con un fiero tapas conduceva a terra la Gaṅgā, e l'uomo che sempre l'avvicini, non avrà timore né qui né nell'aldilà, 96 in ogni modo ti ho illustrato solo una parte delle doti, esaminate con intelligenza, non ho alcuna possibilità di determinare e dirti tutte le sue qualità, 97 si possono contare tutte le gemme e del meru e del mare, oppure le pietre nell'acqua, ma non si possono esaminare ed elencare tutte le doti delle acque della Gaṅgā, 98 perciò tutte queste qualità piene di suprema devozione nate dalla Jāhnavī, chi pieno di devozione coltivi con parole, mente e azioni, con suprema fede, 99 diffondendo i tre mondi colla sua gloria, raggiunge la grande e difficile perfezione, in breve i mondi creati dalla Gaṅgā, che desideri, a tuo piacere abiterai, 100 che la Potentissima riempia sempre a me e a te l'animo delle sue doti piene di dharma, la Gaṅgā che ama le gente che l'avvicina, concede ogni gioia al suo devoto.'” 101 Bhīṣma disse: “ così quel supremo saggio, insegnate al savio spigolatore le molteplici doti, di vario genere della dea dai tre corsi, quello splendido siddha saliva al cielo, 102 lo spigolatore, istruito dalle parole del siddha allora, venerata la Gaṅgā nel giusto modo, otteneva la perfezione ardua da ottenersi, 103 perciò pure tu o kuntīde pieno di suprema devozione, recati sempre alla Gaṅgā e otterrai la suprema perfezione.” 104 Vaiśaṃpāyana disse: ascoltata la storia raccontata da Bhīṣma piena di elogi per la Gaṅgā, Yudhiṣṭhira cadde in suprema gioia, assieme ai fratelli, 105 chi ascolti così o ripeta questa santa storia, piena di elogio per la Gaṅgā, si libera da tutte le colpe. XXVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ giacché tu possiedi saggezza e sapienza, disciplina e buon carattere, e sei dotato di tutte le qualità e possiedi pure lunga vita, allora io ti chiedo del dharma o migliore dei sostenitori del dharma, 2 uno kṣatriya, o un vaiśya oppure uno śūdra o ottimo re, in che modo può otterere lo stato di brahmano? questo mi devi dire, 3 con il tapas, con una grandissima impresa o con la sapienza, allora si abbia lo stato di brahmano? questo dimmi o nonno.” 4 Bhīṣma disse: “ lo stato di brahmano o figlio, è arduo da ottenersi dai tre varṇa con gli kṣatriya per primi, questo è lo stato superiore di tutti gli esseri o Yudhiṣṭhira, 5 passando molti grembi e rinascendo ripetutamente, lungo una certa successione certo o figlio, si nasce brahmano, 6 e pure qui raccontano un storia antica, della conversazione tra Mataṅga e un'asina o Yudhiṣṭhira, 7 un potente figlio o caro, dello stesso varṇa di un certo ri-nato, vi era, di nome Mataṅga dotato di tutte le qualità, 8 egli occupato in un sacrificio o kuntīde, dal padre abbandonato, andava con un carro aggiogato ad un'asina di grande velocità, 9 egli batteva quel giovane asino o re, che lo portava vicino alla madre, con una frusta ripetutamente sul muso, 10 l'asina veduta quei fieri colpi, in ansia per il figlio, diceva: ' non dolerti figlio, ti sta sopra un sangue-misto, 11 non vi è violenza nel brahmano, amichevole si dice sia il brahmano, maestro di tutti gli esseri, come puo essere così punitivo? 12 ma costui è un malvagio villano che non ha pietà per un cucciolo, la sua natura rende onore alla sua nascita, e incontra la sua natura.' 13 udito queste dure parole dell'asina Mataṅga, sceso rapidamente dal carro si rivolgeva a quell'asina: 14 ' dimmi o nobile asina, per quale motivo mia madre è indegna, in che modo tu sai che sono un sanguemisto, rapida dimmelo o asina, 15 per cosa io sono nato mezzosangue, per cui è perduto lo stato di brahmano? tutto questo in verità o grande saggia, dimmelo interamente.' 16 l'asina disse: ' da un barbiere śūdra con tua madre brahmana tu sei nato, tu sei un sanguemisto, per te è perduto lo stato di brahmano.' 17 così apostrofato Mataṅga, ritornava verso casa, il padre vedutolo tornare gli diceva allora queste parole: 18 'ti avevo mandato a fare la dura azione per poter fare il sacrifico, perché sei tornato? non sarai per caso malato?' 19 Mataṅga disse: ' come può essere felice, chi diviene senza origine da una eccellente? come star bene chi ha una tale genitrice o padre? 20 da una brahmana con uno śūdra mi ha rivelato o padre, che sono nato, la femmina di asino, perciò io compirò un grande tapas. 21 così avendo parlato al padre si impegnava nella decisione presa, quindi raggiunta la grande foresta, si tormentava in un grande tapas, 22 quindi così impegnato nel tapas preoccupava gli dèi, Mataṅga, in cerca dello stato più felice colla sua condotta, 23 a lui così impegnato nel tapas diceva dunque il dio dai fulvi cavalli: ' o Mataṅga perche ti tormenti abbandonando i godimenti umani? 24 io ti concedo una grazia, scegli dunque quello che vuoi, anche se fosse difficile tu tutto avrai, dimmi dunque in fretta.' 25 Mataṅga disse: ' desiderando lo stato di brahmano io mi sono impegnato nel tapas, me ne andrei dopo averla ottenuta, questa è la grazia che scelgo.' 26 udite le sue parole gli rispondeva allora il Distruggi-fortezze: brami lo stato di brahmano, ma per te è inottenibile, per le anime incompiute, 27 il miglior stato per tutti gli esseri non lo procura il tapas, perciò cercando questa eccellenza tu in breve perirai, 28 quanto è ricordato essere il supremo purificatore da dèi, asura e mortali, da uno nato da un grembo di śudra non si può ottenere in alcun modo.' ” XXIX 1 Bhīṣma disse: “ così apostrofato Mataṅga, salda anima e fermi voti, stava su un piede solo per cento anni o incrollabile, 2 e a lui diceva allora di nuovo Śakra dalla grandissima gloria: ' o Mataṅga, cercando il supremo stato impossibile da ottenersi, 3 non compiere questa temerarietà o figliolo, non è questa per te la via del dharma, cercando l'inottenibile in breve tempo ti distruggerai, 4 o Mataṅga pur da molte volte sconsigliato, il supremo stato, tu cerchi di avere col tuo tapas, ma in nessun modo lo otterrai, 5 ognuno da una nascita animale se na ha una umana, egli nasce pulkasa o caṇḍala in un qualche momento, 6 e chi qui appare essere un fornicatore di cattiva nascita, in quello stato a lungo deve vivere o Mataṅga, 7 quindi in un tempo decuplicato può ottenere lo stato di śūdra, e pure in un grembo di śūdra molte volte deve vivere, 8 quindi in tempo moltiplicato per trenta ottiene lo stato di Vaiśya, e nello stato di vaiśya per lungo tempo deve vivere, 9 quindi dopo un tempo moltiplicato per sessanta nasce di stirpe reale, e per lungo tempo deve vivere lì nello stato regale, 10 quindi nel tempo moltiplicato per sassanta ottiene lo stato nominale di brahmano, e come brahmano nominale lungo tempo lì deve vivere, 11 quindi dopo duecento volte quel periodo, diviene un brahmano di armi, e come brahmano armato lungo tempo là deve vivere, 12 ma dopo trecento volte quel tempo ottiene pure lo stato di brahmano vero, e raggiunto questo stato per lungo tempo vi deve vivere, 13 quindi dopo quattrocento volte quel periodo, nasce versato nei veda, e in quello stato di erudito lungo tempo deve vivere, 14 e ira e gioia, brama e odio o figliolo, arroganza e offesa lo penetrano e diviene la vergogna dei ri-nati, 15 ma se questi nemici riesce a vincerli, allora ottiene la meta dei virtuosi, ma se essi lo vincono cade come uno cade dall'alto di una palma, 16 o Mataṅga fissati in mente tutto ciò che io ti ho rivelato, scegli un altro desiderio, lo stato di brahmano è irragiungibile.' ” XXX 1 Bhīṣma disse: “ così apostrofato Mataṅga, preso da violenta sofferenza, raggiunta la città di gayā, stava cento anni sull'alluce, 2 conducendo un difficilissimo yoga, magro da mostrare le vene, ridotto pelle e ossa, quell'anima pia alla fine cadeva, così abbiamo udito, 3 correndo da lui così caduto lo abbracciava il Vāsava, il signore e datore di grazie, felice per il bene di tutti gli esseri. 4 Śakra disse: ' o Mataṅga lo stato di brahmano è per te coperto di ostacoli, venerando si ottiene la felicità, non venerando si ottiene il dolore, 5 nel brahmano è radicata la prosperità di tutti gli esseri, dai brahmani sono soddisfatti coi riti avi e divinità, 6 il brahmano di tutti gli esseri è detto il supremo o Mataṅga, il brahmano procura ciascuna cosa uno vuole e come la vuole, 7 nella succesione di molti grembi ripetutamente rinascendo, in qualche momento del ciclo qui si ottiene lo stato di brahmano.' 8 Mataṅga disse: ' perché mi colpisci a morte e mi fai morire, mentre sono afflitto dal dolore, io mi dolgo per chi ottenuto lo stato di brahmano non lo onora, 9 se lo stato di brahmano non è ottenibile dai tre varṇa o Cento-riti, avendo ottenuta questa difficile cosa, degli uomini non la seguono, 10 è dunque il più malavagio dei malvagi e vergogna di questi, chi disprezzi lo stato di brahmano, che è come ottenere un difficile ricchezza, 11 ottenuto lo stato di savio arduo da ottenersi, e difficile da mantenere, e degli uomini ottenuto questo difficile stato non lo seguono, 12 io intento solo in quello o Śakra, lontano dagli opposti e privo di possessi, saldo nel dono, nel controllo e nella non-violenza perché non merito il savio stato? 13 che possa vagare a mio piacere, assumere ogni forma e volare in cielo, e che io possa ottenere la venerazione per la pace tra brahmani e kṣatriya, e che abbia indistruttibile fama o Distruggi-fortezze.' 14 Indra disse: ' Chandodeva sarai chiamato e diverrai onorato dalle donne.' (...) 15 Bhīṣma disse: “ e dopo avergli conferito quella grazia il Vāsava scompariva, e lasciata la vita anche Mataṅga otteneva la suprema sede, 16 così lo stato di brahmano è certo il supremo stato o bhārata, che quaggiù è inottenibile come dalle parole del grande Indra.” XXXI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ho ascoltato questo grande racconto o discendente dei kuru, tu hai detto che lo stato di brahmano è inottenibile o migliore dei parlanti, 2 ma un tempo Viśvāmitra ha pur ottenuto lo stato di brahmano, si è udito, e tu dici che è inottenibile o virtuoso, 3 e pure il regale ṛṣi Vītahavya ho udito che ha avuto lo stato di savio, questo ancora o figlio di Gaṅgā io vorrei udire o illustre, 4 con quale azione si raggiunge lo stato di brahmano o migliore dei re, se attraverso una grazia o col tapas? questo mi devi dire.” 5 Bhīṣma disse: “ ascolta o re come il gloriosissimo re Vītahavya, pure essendo uno kṣatriya ha ottenuto lo stato di brahmano onorato al mondo, 6 mentre Manu grand'anima o figlio, governava secondo il dharma le creature, aveva un figlio di animo giusto, chiamato Śaryāti, 7 nella sua discendenza o re, nascevano due re, Haihaya e Tālajaṅgha, o migliore dei nati tra i figli, 8 Haihaya aveva dei figli da dieci donne o bhārata, che erano in numero di cento, tutti guerrieri che mai indietreggiavano, 9 simili per aspetto e potenza, saggi, esperti nelle armi, perfettamente esercitati in tutti i veda e nell'arte dell'arco, 10 e pure tra i kāśi vi era un sovrano o re, nonno di Divodāsa, chiamato Haryaśva, il migliore dei conquistatori, 11 coi figli di Vītahavya scontrandosi o toro degli uomini, in battaglia tra la Gaṅgā e Yamunā ne fu abbattuto, 12 i figli di Haihaya grandi guerrieri ucciso quell'ottimo uomo, tornarono senza paura alla bella città dei discendenti di Vatsa, 13 invece il figlio di Haryaśva fu consacrato re dei kāśi, di nome Sudeva, simile a un dio, come un secondo Dharma in persona, 14 quel rampollo dei kāśi anima pia, mentre governava la sua terra, con tutti i figli di Vītahavya scontrandosi in battaglia ne fu sconfitto, 15 e avendolo sconfitto in battaglia se ne andarono donde erano venuti, quindi però il figlio di Sudeva Divodāsa fu consacrato signore dei kāśi, 16 ma Divodāsa conoscendo il valore di quelle grande anime, quello splendidissimo costruiva la città di vārāṇasī per ordine di Śakra, 17 affollata di savi e kṣatriya, e piena di vaiśya e śūdra, fornita di grandi ricchezze, e ricca di botteghe e mercati, 18 coi confini settentrionali sulle rive della Gaṅgā o migliore dei re, e a sud quelli della gomatī, era simile alla divina città di Śakra, 19 e mentre quella tigre dei re, e protettore della terra là risiedeva, i figli di Haihaya giungendo di nuovo lo attaccarono o bhārata, 20 dava battaglia a costoro, il fortissimo re uscendo, Divodāsa dal grande splendore, battaglia terribile come quella tra dèi e asura, 21 per mille goirni in quella battaglia o grande re, con uccisi la maggior parte degli animali, egli cadeva depresso, 22 quel sovrano della terra coi soldati uccisi o re, ed esaurito il tesoro, Divodāsa laciata la città andava in cerca di protezione, 23 raggiunto però l'āśrama del saggio Bharadvāja, il re a mani giunte vi chiedeva rifugio o uccisore di nemici: 24 il re disse: ' o venerabile, i figli di Vītahavya hanno distrutto la mia stirpe, io solo rimango e miserabile sono venuto a te per rifugio 25 per amore al discepolo o venerabile tu mi devi proteggere, senza nessun altro rimasto, quei malvagi hanno ridotto la mia stirpe.' 26 a lui diceva il gloriosissimo e potentissino Bharadvāja: ' non temere, non temere o figlio di Sudeva, allontana ogni timore, 27 io compirò un sacrificio oggi per darti progenie o signore di popoli, in modo che tu sconfiggerai a migliaia quelli dei figli di Vītahavya.' 28 sacrificio per lui che desiderava un figlio compiva il ṛṣi, e quindi un figlio nacque a lui, nominato Pratardana, 29 appena nato, immediatamente cresceva ai trentanni, e otteneva interamente i veda e la scienza dell'arco o bhārata, 30 penetrato con lo yoga dal saggio Bharadvāja, e in quel corpo vi entrava raccogliendo ogni umana energia, 31 quindi con corazza, arco e frecce, acceso come il fuoco, partiva agitando il suo arco, come una nuvola pronta alla pioggia, 32 il figlio di Sudeva vedendolo s'infiammò di suprema gioia, e quel sovrano pensava nel suo animo che i figli di Vītahavya fossero bruciati, 33 quindi stabilito Pratardana come principe ereditario, si rallegrava il re di aver ottenuto ogni cosa per sé, 34 quindi il sovrano per la distruzione dei figli di Vītahavya, comandava il figlio Pratardana uccisore di nemici, 35 quel valoroso dunque col suo carro, rapidamente passata la Gaṅgā, quel vincitore di città nemiche marciava contro la città di Vītahavya, 36 i figli di Vītahavya udendo innalzarsi il frastuono del carro, partirono sui carri simili a fortezze capaci di distruggere i carri nemici, 37 e usciti quelle tigri fra gli uomini, armati di belle armi, con le armi levate colpirono con piogge di frecce Pratardana, 38 e con varie frecce e con schiere di carri o Yudhiṣṭhira, innondarono il re, come le nubi fanno sull'himavat, 39 il re Pratardana parando le loro armi colle sue armi, li colpiva quello splendidissimo, con frecce simili a folgori infuocate, 40 e tagliate loro le teste con frecce bhalla a centinaia e a migliaia, li abbatteva imbrattati del loro sangue come alberi kiṃśuka recisi, 41 uccisi dunque tutti i figli, Vītahavya quindi lasciato la città, correva all'āśrama di Bhṛgu, 42 il sovrano Vītahavya si recava all'āśrama di Bhṛgu, e a quel re Bhṛgu concedeva allora sicurezza o re, e un discepolo di Bhṛgu gli dava quindi un seggio, 43 allora rapidamente Pratardana gli andava dietro, e raggiunto il luogo dell'āśrama il figlio di Divodāsa diceva: 44 ' oh, oh, quali che siano qui i discepoli di Bhṛgu grand'anima, io voglio vedere il muni, fategli sapere di me.' 45 Bhṛgu saputo di lui usciva dall'āśrama allora, e lo onorava allora con supremi omaggi, 46 e gli diceva o re dei re: ' che posso fare per te o sovrano?' e il sovrano gli diceva il motivo della sua venuta: 47 ' il re Vītahavya o brahmano sia fatto uscire, i suoi figli o brahmano hanno sterminato interamente la mia stirpe, e distrutto il regno dei kāśi pieno di gemme, 48 io ho ucciso i cento figli di questo arrogante guerriero, e con la morte di costui o brahmano io mi sdebiterò col padre.' 49 a lui diceva pieno di pietà Bhṛgu, il migliore dei sostenitori del dharma: ' non vi è qui nessun kṣatriya, tutti qui siamo brahmani.' 50 udite così le veritiere parole di Bhṛgu, Pratardana, toccando i suoi piedi, dolcemente ridendo diceva queste parole: 51 ' pure così o venerabile io ho compiuto ogni cosa senza dubbio, che questo re, da me con valore è stato tolto alla propria nascita, 52 dammi licenza o brahmano, e sii a me benvolente propizio, io ho staccato il re dalla sua nascita o fondatore della stirpe di Bhṛgu.' 53 quindi da lui licenziato il re Pratardana se ne andava, donde era venuto o grande re, come un uraga liberatosi del suo veleno, 54 e per le sole parole di Bhṛgu, ottenne lo stato di ṛṣi brahmano, Vītahavya o grande re, la sapienza del brahman, 55 suo figlio Gṛtsamada era come un secondo Indra per aspetto, che fu assalito dai daitya che lo credevano Śakra, 56 si trova nel ṛgveda una suprema lezione o signore di popoli, dove Gṛtsamada come brahmano fu onorato dai brahmani, 57 quel savio ṛṣi lo splendido Gṛtsamada divenne un casto studioso, e pure il figlio di Gṛtsamada di grande inelligenza era un brahmano, 58 Varcas fu il figlio di questo Sutejas, e Vihavya fu di lui il figlio, il figlio nato dai lombi di Vihavya fu Vitatya, 59 il figlio di Vitatya fu Satya, e il rampollo di Satya fu Santa, e il ṛṣi Śravas fu suo figlio, e Tamas lo fu di Śravas, 60 e il figlio di Tamas fu Prakāśa supremo brahmano, e Vāgindra il migliore dei vincitori, lo fu di Prakāśa, 61 suo figlio fu Pramati, maestro dei veda e dei vedāṅga, e suo figlio, Ruru di nome fu generato nel grembo di Ghṛtācī, 62 e da Pramadvarā nacque il figlio di Ruru, Śunaka di nome, savio ṛṣi che ebbe per figlio Śaunaka, 63 così acquistava lo stato di brahmano il sovrano Vītahavya, uno kṣatriya o re dei re, per grazia di Bhṛgu toro fra gli kṣatriya, 64 così ti ho elencato tutta la discendenza di Gṛtsamada, interamente o grande re, che altro mi vuoi chiedere?” XXXII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ chi sono da venerare e chi da omaggiare dagli uomini o toro dei bhārata, in dettaglio dimmelo, io non mi sazio delle tue storie.” 2 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano l'antica storia della conversazione tra i due, tra Nārada e Vāsudeva, 3 vedendo Nārada che a mani giunte onorava dei tori fra i ri-nati, il Lunghi-capelli gli chiedeva.' o venerabile chi stai omaggiando? 4 suprema stima verso di questi hai tu che li stai omaggiando, se posso, io vorrei saperlo, dimmelo dunque o sapientissimo del dharma.' 5 Nārada disse: ' ascolta o Govinda, chi sono quelli che io onoro o uccisore di nemici, nessun altro uomo al mondo eccetto te è degno di udire ciò, 6 Varuṇa, Vāyu, il sole, il dio piovoso, il fuoco che tutto possiede, Stāṇu, e Skanda, Lakṣmī, Viṣṇu, e Brahmā, 7 Vācaspati, la luna, le acque, la terra e la Sarasvatī, quelli che sempre onorano costoro, io li onoro o illustre, 8 dei ricchi in tapas, sapienti dei veda, e sempre seguaci dei veda, io sempre venero o tigre dei vṛṣṇi, questi grandi meritevoli, 9 quelli che a digiuno senza vantarsi compiono i riti divini, soddisfatti, dotati di pace interiore, costoro io onoro o illustre, 10 e quelli che in pace, controllati, coi sensi vinti, rettamente danno quanto si desidera, di grano, ricchezze, terra e vacche, a costoro io rendo omaggio o yādava, 11 quelli che s'impegnano nel tapas, nella selva mangiando radici e frutta, privi di possessi, dediti ai riti, a costoro io rendo omaggio o yādava, 12 quelli che, intenti a mantenere i servi, e sempre cari verso gli ospiti, consumano il resti degli dèi, a costoro io rendo omaggio o yādava, 13 quelle che avuti i veda, sono invincibili, eloquenti a recitare il brahman, sempre intenti ai riti altrui e all'insegnamento, costoro io onoro, 14 quelli che benevoli amici sono sempre verso tutti i virtuosi, e che fino al tramonto sono impegnati negli studi, costoro io onoro, 15 quelli che con saldi voti si impegnano nei loro studi per grazia del guru, obbedienti, senza invidie, a costoro io rendo omaggio o yādava, 16 i muni che con grandi voti, con religione, con sinceri accordi, portano offerte e oblazioni, a costoro io rendo omaggio o yādava, 17 quelli impegnati nella questua, emaciati, rifugiati nella famiglia del guru, senza gioie, senza ricchezze, a costoro io rendo omaggio o yādava, 18 quelli privi di posseso, lontani dagli opposti, indifferenti, senza vergogne, che sono saldi nella non violenza, e gli uomini che hanno sinceri voti, controllati, e devoti alla pace, a questi io mi inchino o Lunghi-capelli, 19 quelli devoti a venerare dèi e ospiti, e ai riti domestici, che sempre hanno il vitto dei colombi, a costoro io rendo omaggio o yādava, 20 quelli che nei tre stadi della vita si impegnano nei riti senza abbandonarli, consumando il resti del maestro, a questi io sempre rendo omaggio, 21 i brahmani che nei tre stadi della vita sono saldi nei tre modi di vita, privi di desideri, di santa condotta, a costoro io mi inchino o Lunghi-capelli, 22 quelli che si nutrono d'acqua e di vento, e di nettare divino, saldi nei loro vari voti, a costoro io mi inchino o mādhava, 23 ai non nati da donne, ai nati dal fuoco, e ai nati da Brahmā, ai nati dall'anima di tutti gli esseri, a questi ri-nati io mi inchino, 24 sempre io mi inchino o Kṛṣṇa, a questi ṛṣi creatori del mondo, i migliori nel mondo, pieni di saggezza, che illuminano il mondo contro le tenebre, 25 perciò anche tu o vṛṣṇi, sempre venera questi ri-nati, venerati questi che meritano venerazione, ti daranno la felicità o senza-macchia, 26 sempre in questo mondo e nell'altro questi donano felicità, essi quando sono onorati, ti daranno la felicità, 27 quelli che a tutti sono ospitali, che verso vacche e brahmani, e alla sincerità sempre sono devoti, superano ogni difficoltà, 28 quelli che sempre sono saldi nella pace, e quelli che sono privi di invidie, e quelli che sono sempre intenti allo studio, superano ogni difficoltà, 29 quelli che affidandosi ad un solo dio si inchinano a tutti gli dèi, ricchi di fede e controllati, superano ogni difficoltà, 30 e rendendo omaggio ai migliori savi dai saldi voti, quelli che sono intenti al donare, superano ogni difficoltà, 31 quelli che accendendo i fuochi rettamente si impegnano a mantenerli, compiono il sacrificio del soma, superano ogni difficoltà, 32 e quelli che sempre rettamente agiscono verso madre, padre e guru, come fai tu o tigre dei vṛṣṇi.' ciò detto rimase in silenzio, 33 perciò anche tu o kuntīde, dèi, avi e ospiti, sempre onora, e con ciò tu otterrai la meta desiderata.” XXXIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quale di tutti i riti dei re, può essere il più grande o nonno? quale azione facendo il sovrano ottiene entrambi i mondi? 2 Bhīṣma disse: “ questa è la migliore azione per un re consacrato o bhārata, che voglia ottenere infinita felicità: agire secondo i brahmani, sempre onori gli anziani brahmani sapienti dei veda, 3 e pure i brahmani di molte sapienze sia cittadini che delle campagne gentilmente e con doni e beni e onori, li veneri, 4 questa appare essere sempre la miglior azione per un re, che questi protegga come sé stesso e come i suoi figli, 5 e quelli che di questi meriti maggiore onore, fermamente li onori, quando questi sono in agio, tutto il regno risplende, 6 quelli che meritano onore e venerazione siano protetti come padri, in loro sta la marcia del mondo, come in Śakra quella degli esseri, 7 col loro splendore, espedienti e incantamenti potrebbero bruciare e ridurre tutto in cenere se adirati, questi che sono dal sincero valore, 8 io non vedo limiti in loro, né luoghi che non raggiungano, adirati, appaiono come fiamme di fuoco nelle foreste, 9 conoscendo i loro poteri, e le loro grandi qualità, alcuni di essi sono come buche coperte di erbe, altri sono chiari come il cielo, 10 alcuni sono violenti, e altri morbidi come cotone, e alcuni sono molto maligni e altri molto ascetici, 11 altri sono impegnati nella coltivazione e allevamento, e altri pure nella questua, alcuni sono ladri, e altri mentitori, e altri ancora attori e danzatori, 12 in tutti loro, azioni si trovano sia buone che cattive, dediti a varie condotte sono i brahmani o toro dei bhārata, 13 e di questi virtuosi, sapienti del dharma, che vivono in vari modi, che sono impegnati in varie azioni, sempre si deve parlare, 14 degli avi e delle divinità, di uomini, uraga e rakṣas, sono purohita i gloriosi brahmani o sovrano di uomini, 15 né dèi, né avi, né gandharva o rākṣasa, né asura e neppure i piśāca sono in grado di vincere i brahmani, 16 possono fare una divinità di chi non è dio, e un dio di chi è privo di divinità, quello che vogliono sarà re, e quello che odiano perisce, 17 quelli che portano offesa ai brahmani sono senza cervello, esperti di elogi e calunnie, di fama e infamia alte e basse, i ri-nati o re, si adirano sempre contro chi li odia, 18 l'uomo che i brahmani elogiano, prospera, ma chi dai brahmani è bandito, in breve perisce, 19 gli śaka, gli yavana e i kāmboja, e altri nati come kṣatriya, sono caduti in basse caste senza lo sguardo dei brahmani, 20 i dramiḷa, i kaliṅga, i pulinda, e uśinara, i kaula, i sarpa, i mahīṣaka, tutti nati come kṣatriya, 21 sono caduti in basse caste senza lo sguardo dei brahmani, è meglio la sconfitta che la vittoria con loro o migliore dei vincitori, 22 chi uccide ogni cosa, non ha colpa pari ad uccidere un brahmano, l'uccisione di un brahmano è il più grande peccato, così dicono i supremi ṛṣi, 23 e l'offesa fatta ad un brahmano non si deve ascoltare in alcun modo, ci si sieda a testa bassa restando in silenzio e si vada via, 24 non è mai nato o non nascerà qui sulla terra quello che possa vivere felice dopo che abbia litigato con un brahmano, 25 non si può prendere il vento in pugno, né si può toccare la luna, non si può portare la terra in testa, e non si può vincere un brahmano sulla terra.” XXXIV 1 Bhīṣma disse: “ i brahmani si devono sempre grandemente venerare, hanno Soma come re, e sono i signori di felicità e dolore, 2 con beni e ornamenti e con le altre cose che desiderano, sempre devono essere venerati, onorati, e protetti come padri, dai re, da loro si ha la pace del regno, come da Śakra per gli esseri, 3 che faccia nascere nel regno un santo, che sia un puro brahmano, il principe grande guerriero che voglia essere un tormenta-nemici, 4 il re faccia vivere nella sua casa un brahmano di buona nascita, saldo nei voti e sapiente del dharma, non vi è nulla superiore a ciò, 5 l'oblazione offerta dai brahmani, la accettano le divinità, e anche gli avi, tra tutti gli esseri non vi sono superiori a loro, 6 il sole, la luna, il vento, la terra, le acque, il cielo e le direzioni, tutte entrano nel brahmano e si nutrono sempre del suo cibo, 7 non si nutrono gli avi, di quanto i savi non consumano, e neppure gli dèi si nutrono, di quello del malvagio odiatore dei brahmani, 8 quando i brahmani sono soddisfatti, sempre ne sono gratificati gli avi, così come le divinità o re, non vi è qui dubbio da farsi, 9 ma così sono gratificati i possessori di questa oblazione, essi non periranno nell'aldilà, ma otterranno la suprema meta, 10 con qualsiasi offerta un uomo soddisfi i brahmani, di tutte queste si rallegreranno avi e divinità, 11 dal brahmano viene la materia da cui nascono le creature, da quando uno nasce, fino a quando raggiunge l'aldilà, 12 egli conosce la via per il paradiso e quella per l'inferno, il brahmano è il migliore dei bipedi, in tutto quanto è accaduto e non accaduto, il brahmano o migliore dei bhārata, conosce con saggezza il proprio dharma, 13 quelli che lo seguono non vanno alla distruzione, non periranno nell'aldilà, non andranno alla distruzione, 14 quelli che accolgono le parole giunte dalla bocca del brahmano, hanno grandi anime compiute, e non andranno alla distruzione, 15 gli kṣatriya hanno potenza, energia e forza, ma nei brahmani si estinguono energie e forze, 16 i bhṛguidi vinsero i tālajaṅgha, gli aṅgirasidi vinsero i nīpa, Bharadvāja i figli di Vītahavya, e quelli di Ila, o toro dei bhārata, 17 con la nera pelle per insegna sconfissero questi grandi guerrieri, lanciando avanti le forze spirituali si può attraversare ogni cosa, 18 quanto si racconta al mondo, si ascolta o si vede, tutto ciò è nascosto nei brahmani, come il fuoco negli incendi, 19 e pure qui raccontando un'antica storia, della conversazione di Vāsudeva con la Terra o toro dei bhārata. 20 Vāsudeva disse: ' io chiedo a te o splendida, che sei la madre di tutti gli esseri questo mio dubbio, in che modo l'uomo che è padre di famiglia può espiare una cattiva azione?' 21 la Terra disse: ' servire i brahmani è il migliore dei purificatori, di chi serve i brahmani ogni tenebra è distrutta, 22 da qui la prosperità, da qui la fama, da qui nasce l'intelligenza, di quelli che sono inferiori e superiori, e di quelli che sono superiori dei superiori, 23 l'uomo che i brahmani elogiano prospera, e chi essi denunciano in fretta costui perisce, 24 come un pezzo di terra non cotto gettato nell'oceano si distrugge, così una azione mal fatta incorre nella distruzione, 25 guarda i segni fatti sulla luna, e l'acqua salata nel mare, e pure il grande Indra era marcato da mille vulve, 26 e per grazia dei brahmani mille occhi, sorgevano al Cento-riti, guarda tale cosa o mādhava, 27 volendo prosperità, fama e i mondi o uccisore dei Madhu, l'uomo puro e prudente, resti all'approvazione dei brahmani.' 28 l'uccisore di Madhu udite le parole della Terra, dicendo: ' brava, brava!' rendeva quindi onore alla Terra, 29 udita questa suprema storia o pṛthāde, con impegno sempre venera i tori tra i brahmani, e allora il meglio possiederai.” XXXV 1 Bhīṣma disse: “ con la nascita il venerabile nasce come brahmano di nome, e merita l'onore di tutti gli esseri, ed è l'ospite degno di mangiare per primo, 2 di noi tutti sono amici i brahmani, che sono i principali benevolenti, usando parole di auspicio ci trattano se venerati, 3 di tutti noi sono nemici o figlio, i brahmani divenuti furiosi, usando terribili parole ci colpiscono, se non venerati, 4 questi versi cantati da Brahmā, recitano gli antichi sapienti, dopo aver creato i ri-nati Dhātṛ dava loro secondo l'ordine: 5 ' nessuno di voi deve qui fare altro che sia oltre le regole date, protetti proteggete, il brahman è il meglio per voi e da esso avete ornamento, 6 compite le vostre proprie azioni, e la prosperità sarà vostra moglie, e autorità e guida su tutti gli esseri otterrete, 7 il brahmano sapiente non deve mai fare compiti da śūdra, il dharma di chi fa compiti da śūdra viene ostruito, 8 prosperità, intelligenza, splendore, potenza, e maestà, sono nei vostri studi, e con essi otterrete un'ampia grandezza, 9 sacrificando ai fuochi sacri, saldi restando nella grande posizione, consumando per primi i prodotti, seguiti dalla prosperità brahmanica, 10 pieni di suprema fede, e raggiunta la completa non violenza, intenti nel controllo e negli studi, tutti i desideri otterrete, 11 e pure quanto vi è nel mondo umano e quello che c'è tra gli dèi, tutto questo sarà vinto, col tapas, colla conoscenza e l'educazione.' 12 questa è la brahmagītā da me raccontata a te o senza-macchia, da quel saggio mi fu così recitata per simpatizzare coi savi, 13 e ancora io ritengo che la loro forza sia come quella di un re, gli asceti ardui da affrontare, impetuosi, forti, e svelti nell'agire, 14 alcuni hanno l'enrgia di leoni, e altri quella di tigri, e altri ancora hanno l'energia di cinghiali e di elefanti, 15 alcuni sono morbidi come cotone, e altri duri come kaimani, alcuni uccidono con le parole, e altri uccidono con lo sguardo, 16 vi sono di quelli simili a serpi velenosi, e altri sono indulgenti, svariati sono i comportamenti dei brahmani quaggiù o Yudhiṣṭhira, 17 i mekala, i dramiḍa, i kāśa, i pauṇḍra, e i kollagira, gli śauṇḍika, i darada, i darva, i caura, śabara e barbara, 18 i kirāta, e gli yavana, tutti questi kṣatriya per nascita, sono caduti in bassa casta, senza lo sguardo dei brahmani, 19 per il disprezzo dei brahmani gli asura vivono in fondo al mare, e per il favore dei brahmani gli dèi abitano in paradiso, 20 il firmamento non si può toccare, il monte himavat non si può muovere, non si può deviare la Gaṅgā dal suo corso, e i brahmani sono invincibili sulla terra, 21 in contrasto coi brahmani non si può governare la terra, i brahmani sono grandi anime, e le divinità degli stessi dèi, 22 devi onorarli sempre e servirli con donazioni, se vuoi godere della terra circondata dal mare, 23 con le donazioni, la virulenza dei savi si calma o senza-macchia, e quelli che non desiderano doni, anche questi devi proteggere o senza-macchia.” XXXVI 1 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano una antica storia, della conversazione tra Śakra e Śambara, ascoltala o Yudhiṣṭhira, 2 Śakra divenuto un asceta in incognito, arrossato di polvere, travestito in questo aspetto, chiedeva questa domanda a Śambara: 3 ' con quale comportamento o Śambara tu governi le tue genti? per quale motivo ti ritengono il migliore? a me che te lo chiedo dimmi ciò.' 4 Śambara disse: ' mai io mi inquieto coi savi e con il Grande-avo Brahmā, io onoro sempre a loro piacere i savi che recitano gli śāstra, 5 e ascoltandoli, non li dispregio, o li offendo in nessun modo, ma con onori li riverisco, e tocco i piedi di quei saggi, 6 essi appaiono tranquilli, e sempre si presentano a me, quando sono eccitati, io resto calmo, e quando dormono io veglio, 7 io che sono intento sulla via degli śāstra, e privo di avversione religiosa, sono coperto da quei maestri, come il favo dal miele delle api, 8 quanto loro dicono da soddisfatti io accolgo con intelligenza, sempre in successione non pensando al mio interesse, 9 io lecco il succo delle parole che escono dalla loro bocca, e primeggio sulle mie genti come la luna fa colle stelle, 10 questa è l'amṛta sulla terra, è la suprema visione, che quaggiù si produce, ascoltando gli śāstra dalla bocca dei brahmani, 11 conoscendo questo mezzo, e avendo vista l'antica guerra tra dèi e asura, mio padre con animo lieto sempre cadeva in meraviglia, 12 e vedendo la potenza dei brahmani grandi anime, e chiedeva alla luna come potessero aver così successo. 13 Soma disse: ' i brahmani sono tutti asceti, e hanno successo sempre con la forza delle parole, di braccia valorose sono i re, e hanno le parole per armi i brahmani, 14 stando fuori di casa deve studiare abitando molto scomodamente, privo di ira e di egoismo, l'asceta deve guardare a tutto con uguale occhio, 15 anche se è di nobile nascita, e nella casa del padre tutti i veda studi, lo dicono uno confortato nel suo villaggio, 16 la terra ingoia, come il serpente i topi nelle tane, il re che non combatte, e il brahmano che non vada fuori di casa, 17 la supponenza distrugge la prosperità dell'uomo di scarsa intelligenza, con un figlio si rovina la fanciulla, e il brahmano col restare a casa.' 18 così mio padtre avendo ciò udito da Soma, dal meraviglioso aspetto, venerava i brahmani dai grandi voti e così faccio anch'io.' “ 19 Bhīṣma disse: “udite queste parole uscite dalla bocca del re dei dānava, Śakra, venerava i ri-nati, e otteneva la sua grandezza.” XXXVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ o uno che sia nuovo come persona degna, o uno che lo sia da lungo tempo, o che giunga da lontato, qual'è una persona degna o nonno?” 2 Bhīṣma disse: “ di alcuni l'azione sacra è un supremo voto segreto, e a ciascuno di questi che chieda, noi daremo, 3 senza opprimere la servitù, così abbiamo imparato, chi opprime la servitù disonora sé stesso, 4 sia chi sia degno per la prima volta, o chi lo sia da lungo tempo, o chi sia giunto da lontano, persona degna lo ritengono i saggi.” 5 Yudhiṣṭhira disse: “ senza opprimere i servi, e senza violenza al dharma, noi dobbiamo conoscere in verità il degno a cui dare senza tormento.” 6 Bhīṣma disse; “ ṛtvij, purohita, maestri, discepoli, parenti acquisiti e non, tutti questi se di buona condotta ed erudizione, sono degni di onore, e venerazione, 7 tutti quelli che in altro modo da questo agiscono, non meritano rispetto, perciò sempre si devono esaminare gli uomini con cura, 8 assenza d'ira, sincera parola, non violenza, controllo, onestà, rettitudine, non troppo orgoglio, modestia, pazienza, tapas, pace interiore, 9 quello in cui si vedono queste doti, e non quelle improprie o bhārata, risiedervi per natura, merita un degno onore, 10 e se pur sia stato via a lungo e poi ritornato sia che prima ne fosse degno o non, costui merita onore, 11 chi non riconosce l'autorità di veda, e oltrepassi gli śāstra, e in ogni cosa sia instabile, costui distrugge sé stesso, 12 il brahmano che si consideri saggio, che biasimi i veda, seguendo l'insensate logica e ragione filosofica, 13 compiendo dispute coi virtuosi, disprezzandone le argomentazioni, insultando con grande eloquio sempre i brahmani, 14 lo sciocco che dubita di tutto, e pure l'infantile che usa parole pungenti, un tale uomo si deve riconoscere e dicono che sia o caro, un uomo-cane, 15 come il cane abbaia e tenta di attaccare, così dalla pura conversazione, dal colpire tutti gli śāstra, gli ignoranti, di falsa logica, i cattivi scolari appaiono essere afflitti, 16 ai sapienti dei veda, della tradizione, dei purāṇa e delle altre scritture, ai paṇḍita che molto sanno, e che conoscono il meglio, si deve aderire, 17 si deve guardare agli affari mondani, al dharma, e al proprio bene, così agendo l'uomo, prospera in anni eterni, 18 liberandosi dal debito verso dèi, e verso i ṛṣi, e anche verso avi, savi, e ospiti per quinti, 19 con successive azioni virtuose e di grande purificazione, così il padre di famiglia, compiendo queste azioni, dal dharma non si allontana.” XXXVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ io voglio conoscere la vera natura delle donne o migliore dei bhārata, le donne che hanno scarsa intelligenza sono la radice dei peccati, o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano un'antica storia, della conversazione di Nārada, colla cortigiana Pañcacūḍā, 3 viaggiando per i mondi un tempo, il saggio divino ṛṣi Nārada scorgeva l'apsaras Pañcacūḍā, irreprensibile femmina pia, 4 il muni vedutala interamente di belle membra chiedeva all'apsaras: ' un certo dubbio ho nel cuore, questo risolvimi o bel vitino.' 5 così apostrofata allora ella rispondeva al savio Nārada: 'se il soggetto mi è noto, e se mi ritieni competente te lo dirò.' 6 Nārada disse: 'non ti affibierò in nessun modo o splendida, un argomento che non conosci, io voglio sapere in verità la vera natura delle donne o bel visetto.' " 7 Bhīṣma disse: “ quell'ottima apsaras udite le parole del divino ṛṣi, rispondeva: ' non sono in grado da donna virtuosa di censurare le donne, 8 tu conosci bene le donne e quale che sia la loro natura, non mi devi porre o divino ṛṣi, una tale domanda.' 9 a lei diceva il divino ṛṣi: ' dici il vero o bel vitino, nel dire il falso vi è il peccato, e colpa non si trova nella sincerità.' 10 così apostrofata, quel dolce sorriso, acconsentiva, e procedeva a parlare delle eterne e vere colpe delle donne. 11 Pañcacūḍā disse: ' le donne di buona famiglia, dotate di bellezza e maritate, non stanno alle buone regole, la colpa sta nelle donne o Nārada, 12 nessun'altra cosa vi è di più malefica delle donne, le donne sono la radice dei peccati, e pure tu sai questo, 13 avuti dei mariti onorati, prosperi, di bell'aspetto, e pure in loro potere, le donne non cessano di attendere opportunità, 14 cattiva condotta abbiamo noi donne, o potente, abbandonando la vergogna noi godiamo degli uomini più malvagi, 15 uno che faccia la corte ad una donna e la segua da vicino, e gli faccia piccoli servigi, costui vogliono le donne, 16 per non chiedere agli uomini, e per paura dei servi, le donne che sono senza limiti stanno nei limiti posti dai mariti, 17 nessuno per loro è improprio a venire, e non vi è per loro costanza in ogni età, ma godono di un uomo che sia bello o brutto, 18 né per paura, né per tenerezza, né per denaro, mai, né per aderire ai parenti, le donne stanno coi mariti, 19 le donne di buona famiglia invidiano le donne che, sono giovani ben vestite e adornate, e che agiscono liberamente, 20 pure le donne che sono stimate e protette e amate, anche queste si uniscono a gobbi, ciechi, idioti e nani, 21 e gli altri uomini o divino ṛṣi, che sono afflitti nelle membra, in questo mondo non vi è nessuno che sia escluso dalle donne o grande muni, 22 se non capita in alcun modo o brahmano, la venuta di uomini, pure se la fanno tra di loro, non restano fedeli ai mariti, 23 per non aver trovato uomini, e per timore dei parenti, e per timore di morte o punizioni, si mantengono oneste da sé, 24 incostanti, intrattabili, e ostinate per natura, le donne sono come le parole dell'uomo sapiente 25 il fuoco non è mai sazio di legna, né l'oceano di fiumi, né il Distruttore di tutti gli esseri, né le belle donne degli uomini, 26 questo è un altro segreto di tutte le donne o divino ṛṣi, alle donne vedendo un uomo piacevole si inumidisce la vulva, 27 le donne non rispettano neppure il supremo marito che le protegga, che dia loro ogni dono e desiderio, onore e conforto, 28 né l'abbondandanza di beni desiderati, né i mucchi di ricchezze e gioielli tengono in gran conto come gli incontri notturni, 29 il Distruttore, Śamana, la Morte, l'inferno, il vaḍavāmukha, le lame del rasoio, il veleno, il serpente, il fuoco, sono tutti nella donna, 30 fin da quando i cinque grossi elementi, e i mondi furono creati e stabiliti, e da quando uomini e donne furono creati, da allora vi sono peccati nelle donne o Nārada.' “ XXXIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ al mondo gli uomini si uniscono alle donne perpetuamente, posseduti da supremo errore, e spinti dal destino o principe, e pure le donne agli uomini, questo è palese e pure testimoniato, 2 qui un pungente dubbio in cuore mi vive, perché gli uomini cercano l'unione con quelle o rampollo dei kuru? e le donne sono attratte da alcuni, e da altri non sono attratte, 3 e come possono essere protette quelle, o tigre fra gli uomini, e accontentate dall'uomo quaggiù? questo mi devi dire, 4 esse con delle illusioni ingannano gli uomini, nessun uomo si libera di loro, finito in loro potere, come le vacche cercano nuove erbe, così loro ne cercano sempre di nuovi, 5 l'illusione che possiede Śambara, e quella di Namuci, e quelle di Bali e di Kumbhīnasi, tutte queste conoscono le donne, 6 ridono con chi ride, e piangono con chi piange, con parole piacevoli accolgono lo sgradito, se il momento è opportuno, 7 il sapere che conosceva Uśanas, e che conosceva Bṛhaspati, non vince la mente femminile, non possono essere mai custodite dagli uomini, 8 il falso dicono vero, e pure vero il falso, in che modo loro che così sono, possono essere custodite dagli uomini quaggiù? 9 dall'essenza della mente femminile o uccisore di nemici, i trattati di politica, fatti da Bṛhaspati e altri, io credo da questi saggi siano stati fatti, 10 quelle venerate dagli uomini pongono mente ostile verso gli uomini, e le donne trascurate o re, pongono pure mente ostile, 11 chi sia capace di custodirle, questo è il mio grande arroverlo, questo dimmi dunque o grandi-braccia, o prosperità della stirpe dei kuru, 12 se in qualche modo si possono quelle custodire o migliore dei kuru, se si può fare o se fu fatta un tempo, questo tu mi devi dire.” XL 1 Bhīṣma disse: “ così è ciò o grandi-braccia, non vi è qui alcun inganno, è come tu dici o kauravya, intorno alle donne o signore di genti, 2 e qui io ti narrerò un'antica storia, di come furono custodite un tempo da Vipula grand'anima, 3 e di come furono create le donne da Brahmā o toro dei bhārata, e per quale scopo o caro, io ti dirò o protettore della terra, 4 non vi nulla di più malevole delle donne o figlio, la donna è un fuoco acceso, è una malìa creata da Maya o potente, la lama di un rasoio, un veleno, una serpe, la Morte, tutto ciò è la donna, 5 abbiamo udito che le creature salde nel dharma, naturalmente raggiungevano lo stato divino, e il timore raggiunse gli dèi, 6 allora gli dèi si recarono dal Grande-avo o uccisore di nemici, e apertigli i loro cuori, restarono in silenzio a testa bassa, 7 il Grande-avo conoscendo quanto avevano in cuore gli dèi, quel Potente creava delle donne fatte per confondere gli uomini, 8 nella prima creazione o kuntīde, le donne quaggiù erano virtuose, ma non virtuose erano state fatte in questa creazione di Prajāpati, 9 il Grande-avo dava a loro ogni desiderio a loro piacere, ed esse bramose di eros, infiammate, tormentavano gli uomini, 10 e il potente signore degli dèi, creava l'ira come compagna dell'amore, e tutte le creature si uniscono, caduti in preda di eros ed ira, 11 nessuna azione sacra è nelle donne, così è stabilito nel dharma, deboli, senza i veda sono le donne, e sono inganno, così dice la śruti, 12 il letto, gli ornamenti, cibo e bevande, ignobiltà, mali parole per natura, e piacere erotico dava alle donne Prajāpati, 13 il maschio in nessun modo è in grado di custodirle, neppure il creatore del mondo, come dunque solo gli uomini? 14 né con le parole, né con punizioni, né con varie angustie, le donne possono essere custodite, esse sono sempre senza limiti, 15 questo è quanto o tigre fra gli uomini, un tempo ho udito, di come furono custodite un tempo le donne del guru da Vipula, 16 vi era un ṛṣi o grandi-braccia, chiamato Devaśarman, sua moglie di nome Ruci, per bellezza era ineguale sulla terra, 17 per la sua bellezza dèi, gandharva e dānava ne erano infatuati, e specialmente o re dei re, l'uccisore di Vṛtra, il punitore di Pāka, 18 il grande muni Devaśarman, conoscendo la condotta delle donne, custodiva come poteva secondo le sue forze la moglie, 19 e conosceva il Distruggi-fortezze, intento ad amare le donne altrui, perciò con ogni sforzo custodiva la propria moglie, 20 un giorno quel ṛṣi o figlio, desiderando compiere un sacrificio, pensava in quale modo potesse custodire la moglie, 21 e quel grande asceta pensando nell'animo al modo di custodirla, chiamato l'amato discepolo Vipula, diceva a quel bhṛguide: 22 ' io andrò a compiere un sacrificio, ma il signore degli dèi o figliolo, sempre brama la mia Ruci, custodiscila quanta forza ne hai, 23 con grande attenzione devi agire sempre verso il Distruggi-fortezze, egli può mutarsi in vari aspetti o continuatore di Bhṛgu.' 24 così apostrofato da lui, Vipula asceta dai sensi domati, sempre intento a fiero tapas o re, splendido come sole e fuoco, 25 sapiente del dharma, e di sincera parola, rispondeva di si, ma ancora chiedeva o grande re, al guru che stava partendo: 26 ' quali aspetti può avere Śakra giungendo o Muni? e di che tipo è il suo corpo e il suo splendore? questo mi devi dire.' 27 allora quel venerabile, a Vipula grand'anima, illustrava secondo verità la māyā di Śakra, o bhārata: 28 'di molte illusioni o savio ṛṣi, è l'uccisore di Bala, il punitore di Pāka, egli può assumere molte nature, una dopo l'altra continuamente, 29 con la corona, armato di folgore, coll'arco, con un diadema, cogli orecchini appesi, egli diventa, in un momento uguale alla luna a vedersi, 30 e ancora con dei ciuffi, o crocchie sulla testa egli diviene o figliolo, e ancora con corpo ampio e robusto, oppure magro, 31 e ancora assume un colore chiaro, o nero, o bruno, bello e anche brutto, giovane e vecchio, 32 intelligente e idiota, muto, piccolo e grande, appare come brahmano, e kṣatriya, come vaiśya e śūdra, di bassa casta e di casta mista diviene il Cento-riti, 33 con l'aspetto di un pappagallo, o con quello di oca o cuculo, e ancora assume l'aspetto di leone, di tigre o di elefante, 34 oppure assume il corpo di re, o di un dio, e pure di un daitya, deperito, con le membra di uno che si nutre d'aria, o un orribile avvoltoio, 35 con l'aspetto di vari quadrupedi, e ancora diviene un fanciullo, e assume pure il corpo di api, zanzare e altri insetti, 36 nessuno può averne conoscenza o Vipula, e pure diviene il creatore universale che ha creato l'universo o figlio, 37 e ancora sparito Śakra si può vedere solo con l'occhio della saggezza, e divenire della natura del vento ancora può il re degli dèi, 38 tutti questi aspetti sempre assume il punitore di Pāka, perciò o Vipula con ogni impegno custodisci questa membra-snelle, 39 affinché il re degli dèi non sfiori Ruci o migliore dei bhṛguidi, come un malefico cane fa col burro deposto e offerto nei riti.' 40 così avendo parlato il muni partiva per compiere il sacrificio, di Devaśarman o toro dei bhārata, udite le parole, 41 il glorioso Vipula, divenne pensieroso per il suo guru, e compiva una suprema guardia verso il potentissimo re degli dèi, 42 ' come potrò custodire la moglie del guru? il re dei celesti è esperto di illusioni, valoroso e invincibile, 43 non si può difendersi dal punitore di Pāka chiudendo l'āśrama, che è solo un rifugio ascetico, e lui puo assumere molte e svariate forme, 44 Śakra in forma di vento può violare la moglie del guru, perciò io entrando nel corpo di Ruci, oggi là vi starò, 45 colla mia sola valentia sono incapace di guardarmi da lui, molti aspetti ho sentito ha il beato dio dai fulvi cavalli, 46 dunque io con la forza dello yoga mi guarderò dal punitore di Pāka, nelle sue membra colle mie entrerò per custodirla, 47 se vedesse sua moglie Ruci resa impura, il mio guru per l'ira senza dubbio mi maledirebbe, è un grande asceta con vista divina, 48 né in altro modo è possibile trattenere la lussuria alle donne, il re dei celesti è esperto di illusioni, certo sono in ambascia, 49 necessariamente io devo qui eseguire l'ordine del guru, e se potrò fare ciò, avrei fatto di certo un miracolo, 50 quindi con lo yoga entrando nel corpo della moglie del guru, se io resto libero da ogni passione, non ne avrò un peccato, 51 come un viaggiatore che sulla via abiti un padiglione vuoto, così ora io abiterò il corpo della moglie del guru, 52 come una goccia d'acqua scorre senza attaccarsi sulla foglia di un loto, così concentrato io abiterò nel suo corpo.' 53 così dunque guardando al dharma e all'intera sapienza dei veda, e veduto il grande tapas del guru e il proprio, 54 presa questa decisione nell'animo di fare la guardia, quel bhṛguide, si impegnava con supremo sforzo, ascolta come ha fatto o sovrano, 55 Vipula dal grande tapas, sedeva vicino alla moglie del guru, dalle irreprensibili membra che era seduta e la allettava con delle storie, 56 unendo i raggi dei suoi occhi coi raggi degli occhi di lei, Vipula entrava nel suo corpo, come il vento nell'aria, 57 parte per parte, viso per viso, il muni senza muoversi stava dentro quel corpo, 58 quindi ben fissato nel corpo della moglie del guru, Vipula, vi risiedeva intendo a custodirla a sua insaputa, 59 e per tutto quel tempo o re, il cui il guru di quel grand'anima era andato a compiere il sacrificio, e fino a quando tornò a casa, la custodiva.” XLI 1 Bhīṣma disse: “ un giorno il re degli dèi, assunto un corpo di divina bellezza, pensando fosse il momento, allora si avviava all'āśrama, 2 un incomparabile e desiderabile aspetto assunto o signore di genti, bellissimo avendo reso, entrava in quell'āśrama, 3 e scorgeva il corpo seduto di Vipula, immobile cogli occhi fissi, come fosse un quadro dipinto, 4 e Ruci dalle splendide membra, con ampi seni e natiche, cogli occhi a foglia di loto, e col suo viso come luna piena, 5 ella vedendolo fortemente desiderava alzarsi, meravigliata dal suo aspetto, volendo chiedergli chi fosse, 6 ma pur volendo alzarsi ella era immobilizzata da Vipula, e così trattenuta o sovrano di uomini, non era in grado di muoversi, 7 il re degli dèi a lei si rivolgeva con gentili parole supremamente affascinanti: ' sappi o dolce-sorriso, che io sono il re degli dèi qui giunto per te, 8 afflitto dall'amore sorto dal desiderio verso di te, prendimi dunque in fretta o belle ciglia, il tempo fugge via.' 9 il muni Vipula udiva Śakra parlare così, e stando nel corpo della moglie del guru, guardava il signore dei celesti, 10 quella irreprensibile non era in grado o re, di alzarsi, e non poteva neppure parlare o re, trattenuta da Vipula, 11 il discendente di Bhṛgu conoscendo l'animo della moglie del guru, quello splendido la tratteneva con la forza dello yoga o potente, e legava coi lacci dello yoga tutti i sensi di lei, 12 vedendola ancora immota allora il marito di Śacī, imbarazzato o re, diceva a lei confusa dalla forza dello yoga: 13 ' vieni, vieni!' e lei voleva rispondergli, ma Vipula quelle parole della moglie del guru girava in: 14 ' per quale motivo sei qui giunto?' queste parole uscirono, dalla sua bocca bella come luna, musicali e perfettamente adornate, 15 ed ella era stupita di udire le sue parole comandate da altri, il Distruggi-fortezze, divenne agitato e perplesso allora 16 ma il re degli dèi vedendo quella stranezza o signore di popoli, allora il Mille-occhi investigava colla sua vista divina, 17 e scorgeva il muni all'interno del corpo di lei, e lo vedeva come un riflesso nel corpo della moglie del guru, 18 e il Distruggi-fortezze vedendolo dotato di un fiero tapas, molto agitato tremava temendo una maledizione o illustre, 19 allora Vipula dal grandissimo tapas, lasciata la moglie del guru, ritornato nel proprio corpo così diceva allo spaventato Śakra: 20 ' o malvagio senza controllo sui sensi, o Distruggi-fortezze in preda all'eros, non per molto ti venereranno dèi e uomini, 21 forse che hai dimenticato o Śakra, non tieni in mente, che sei stato liberato da Gautama quando eri marchiato dalle vulve, 22 io so che tu sei infantile, dall'anima incompiuta e privo di fermezza, io la sto custodendo o folle, vattene o malvagio donde sei venuto, 23 io ora non brucerò la tua sciocca anima colla mia energia, ma pieno di compassione per te, non voglio bruciarti o Vāsava, 24 e pure il mio saggio guru possiede un fiero tapas, e vedendo il tuo malvagio animo potrebbe ora bruciarti col suo sguardo acceso d'ira, 25 non devi o Śakra di nuovo comportarti così, degni di onore sono i ri-nati, non andare alla distruzione con figli e ministri, colpito dalla forza del brahman, 26 tu agisci avendo in mente che sei immortale, ma non disprezzare gli asceti, di certo nulla è inottenibile da loro.' 27 udite le parole di Vipula grand'anima, allora Śakra, non dicendo nulla imbarazzato, da là scompariva, 28 appena Śakra era andato, dunque Devaśarman, dal grande tapas, compiuto il suo sacrificio, come desiderava tornava al suo āśrama, 29 tornato dunque il guru o re, Vipula dopo aver compiuto il suo bene, riferiva al guru di come era stata custodita la sua irreprensibile moglie, 30 e avendo salutato il guru, con anima tranquilla, affezionato al guru, Vipula senza timore lo serviva come prima, 31 e quindi a lui che riposato sedeva assieme alla moglie, Vipula allora raccontava il comportamento di Śakra, 32 e il muni ciò udito, contento di quel possente di Vipula, divenne per la sua condotta, disciplina, tapas e controllo, 33 la fedele condotta di Vipula verso il guru e verso di sé, e la fermezza nel dharma svendo visto, quel potente, diceva:' bene, bravo!' 34 e quell'anima giusta avendo onorato il discepolo seguace del dharma, lo gratificava del dono, di aver affetto per il suo guru, e col permesso del guru, praticava un supremo tapas, 35 quindi pure il grande asceta Devaśarman con la moglie, senza timori per l'uccisore di Bala e di Vṛtra, viveva nella solitaria foresta.” XLII 1 Bhīṣma disse: “ Vipula praticava un fiero tapas, avendo obbedito all'ordine del guru, e quel valoroso pensava allora di essere saldo nel tapas, 2 e rivaleggiando colla sua impresa o signore della terra, percorreva senza timore la terra, contento della fama ottenuta di migliore fra gli uomini, 3 e quel potente pensava di aver vinti entrambi i mondi, colla sua impresa o kauravya e col suo grande tapas, 4 quindi passato qualche tempo o rampollo dei kuru, vi fu un dono alla sorella da parte di Ruci pieno di ricchezze e di grano, 5 e in quel tempo un dea di splendide membra, che aveva una suprema bellezza, giungeva su nel cielo, 6 e dal suo corpo cadevano al suolo dei fiori, dal divino profumo, non distante dal suo āśrama, 7 allora li raccoglieva o re, Ruci dagli occhi di loto, quindi invitata da lei, rapida si recava dagli aṅga, 8 la sua sorella maggiore o caro, di nome Prabhāvatī, era la moglie di Citraratha, che era il signore degli aṅga, 9 avendo infilato quei fiori nei suoi capelli la bellissima, Ruci invitata, allora si recava nella dimora del signore di aṅga, 10 e la bellissima moglie del re degli aṅga veduti quei fiori, chiedeva alla sorella di quei fiori, coi sui begli occhi, 11 Ruci col suo delizioso viso, tutto raccontava al marito, di quanto aveva detto la sorella, e il ṛṣi approvava, 12 quindi Devaśarman dal grande tapas, chiamava Vipula, e gli ordivana di trovare i fiori:' vai dunque, vai! ' così o bhārata, 13 Vipula dal grande tapas, senza riflettere sulle parole del guru, diceva di si, o re, e si avviava in quel luogo, 14 nel quale erano caduti dal cielo quei fiori, e là vi erano altri di quegli splendidi fiori, 15 quindi raccoglieva quei divini e bellissimi fiori, dal divino profumo ottenuti col suo tapas, 16 e avendolo raccolti, con animo lieto, avendo compiuto gli ordini del guru, quindi si recava rapidamente alla città di campā, inghirlandata di campaka, 17 nella solitaria foresta o caro, egli vedeva una coppia di uomini, che giravano come una ruota tenendosi mano con mano, 18 ma uno dei due andava veloce, ritornando sul suo piede, mentre l'altro non lo faceva o re, e allora ai due nacque una disputa: 19 ' tu vai troppo veloce.' diceva uno, e l'altro rispondeva di no, di no, di no, i due si dicevano reciprocamente, 20 tra quei due che litigavano sorgevano allora delle imprecazioni, e mostrando il proprio animo allora dicevano queste parole a Vipula: 21 ' quello di noi due che dice il falso, avrà nell'altro mondo la stessa fine del brahmano Vipula.' 22 udito ciò però Vipula assumeva un'espressione depressa: ' io che ho un così fiero tapas, ne ho ottenuto un tormento 23 da questa coppia, quale dunque può essere la mia colpa per questa meta indesiderabile, io che sono ora stimatissimo da tutti gli esseri?' 24 e così pensando allora Vipula o migliore dei re, guardando in basso a testa bassa, pensava a quale fosse la sua mala azione, 25 quindi altri sei uomini che giocavano con dei dadi, d'oro e d'argento scorgeva, e che erano eccitati dalla cupidigia, 26 e che dicevano le stesse imprecazioni che aveva fatto la coppia, e indicando Vipula, anche loro queste parole dicevano: 27 ' chi tra di noi osi di compiere una disonestà, che possa ottenere nell'altro mondo la fine di Vipula.' 28 udito ciò Vipula, non scorgeva però una sua offesa del dharma, fin dalla nascita o kauravya, che lui avesse precedentemente compiuto, 29 egli meditava o re, allora come un fuoco attorniato da fuoco, con la mente bruciante, avendo udito una tale maledizione, 30 e mentre lui pensava o caro, molti giorni e notti passarono, e così gli tornò in mente quanto aveva fatto per custodire Ruci. 31 ' parte per parte, viso per viso, essendomi disposto in lei, io non ho detto allora tutta la verità al guru,' 32 allora o kauravya, Vipula pensava che questa fosse la sua male azione o gloriosissimo: ' questa è, non vi è dubbio.' 33 raggiunta quindi la citta di campā dava i fiori al guru, e venerava secondo le regole il suo guru, affezionato al guru.” XLIII 1 Bhīṣma disse: " vedendo tornare il discepolo, queste parole gli diceva, Devaśarman dal grande splendore, quali che furono ascolta o signore di uomini. 2 Devaśarman disse: ' che cosa hai visto o Vipula nella grande foresta? tutti ti hanno riconosciuto abile, e io pure assieme a Ruci.' 3 Vipula disse: ' o ṛṣi brahmano, chi era quella coppia e chi quegli uomini o illustre, che mi hanno riconosciuto in verità? tu me lo devi dire.' 4 Devaśarman disse: ' sappi che la coppia o brahmano, era la notte e il giorno che gira in cerchio, e conosce la tua malefatta, 5 e quegli uomini che o savio, con eccitazione giocano a dadi, sappi che sono le stagioni, e che essi conoscono la tua malefatta, 6 non deve confidare che nessuno sappia quanto ha fatto, l'uomo che in segreto abbia compiuto da malvagio una cattiva azione o ri-nato, 7 quest'uomo che compie in segreto una cattiva azione, sempre è visto dalle stagioni e pure da notte e giorno, 8 avendoti visto con gioioso sorriso raccontare la tua impresa al guru, e ricordandola, allora ti hanno detto quanto tu hai udito, 9 il giorno e la notte, e le stagioni sempre conoscono nell'uomo l'azione cattiva e quella buona fatta da un ben-agente, 10 tu mi hai agito male per timore, in modo che l'azione che hai compiuto, non si sapesse, ma essi conoscendola ti hanno detto o ri-nato, 11 i mondi che possono essere di chi male agisce, come te che avendo compiuto l'azione non mi hai detto, 12 come hai potuto custodire la donna lussuriosa che male agisce o ri-nato, tu non hai compiuto nessuna trasgressione, io sono contento di te, 13 se io ti avesssi visto male agire o migliore dei ri-nati, ti avrei maledetto per l'ira, io non ho qui dubbio alcuno, 14 le donne si uniscono all'uomo, questo scopo è potente negli uomini, custodendole diversamente ne avresti avuto una maledizione e questa fine, 15 come ella fu custodita da te o figlio, e pur se non me l'hai detto, io sono contento di te o caro, e fortuna otterrai e il paradiso.' “ 16 Bhīṣma disse: “ così avendo parlato a Vipula, contento il grande ṛṣi Devaśarman, si rallegrava salendo in paradiso con la moglie e i discepoli, 17 e pure questa storia a me l'ha raccontata il grande muni, Mārkaṇḍeya o re, un tempo durante una conversazione sulle rive della Gaṅgā, 18 perciò questo io ti dico, tutte le donne sempre, si devono custodire, sia che siano sempre nella virtù o nel vizio, 19 le donne virtuose sono molto benedette, e ritenute come le madri del mondo, esse reggono questa terra o re, con le sue foreste e boschetti, 20 quelle non virtuose, e di cattiva condotta, dittruttrici della stirpe, e salde nel male, si devono riconoscere dai segnali cattivi congeniti nelle loro membra o sovrano, 21 così le grandi anime sono in grado di custodirle, altrimenti o tigre fra gli uomini, non si possono custodire le donne, 22 esse o tigre fra gli umani, sono fiere e al fiero ardimento, non vi è nulla di più caro a loro dell'accoppiarsi cogli uomini, 23 esse sono maghe, esperte di incantamenti o toro dei bhārata, e non si accontentano di un solo uomo o rampollo di Pāṇḍu, 24 gli uomini non debbono aver amore per loro, né gelosia o signore di genti, né goderne in preda alla passione, ma siano saldi nel dharma, 25 perirebbe l'uomo agendo diversamente o rampollo dei kuru, in ogni caso questo mezzo è in ogni luogo stimato, 26 il solo Vipula è riuscito a custodire le donne, nessun altro al mondo è capace o sovrano di custodire le donne.” XLIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quale che è la radice di ogni dharma per il padre di famiglia, e per avi, dèi e ospiti, questo mi devi dire o nonno.” 2 Bhīṣma disse: " questo è il dharma che si deve pensare di più in tutte le circostanze: ' a chi di debba dare la propria figlia.' questo o signore della terra, 3 virtù e buona condotta si deve conoscere, e sapienza, nascita e azioni, e con l'acqua, si deve concedere la fanciulla al migliore per qualità, questo è sempre il dharma dei virtuosi brahmani o Yudhiṣṭhira, 4 si deve invitare chi lo merita, e conformemente si deve donare, questo è l'eterno dharma degli kṣatriya di buona educazione, 5 e trascurando la propria propensione, la propensione della figlia, e prendendo in cosiderazione, si deve dare a quello che lei desidera o Yudhiṣṭhira, le persone sapienti del dharma, chiamano questo la regola dei gandharva, 6 con grande ricchezza comprata e favorendosi i suoi parenti, questo o sovrano i sapienti lo chiamano la regola degli asura, 7 uccidendo e tagliando teste dei parenti piangenti, e dalla casa di lei piangente compiere il rapimento o caro, questa è la regola dei rākṣasa, 8 di questi cinque, tre sono secondo il dharma, e due contro o Yudhiṣṭhira, quello degli asura e dei demoni non si deve fare in nessun modo, 9 quelli di brahmano, di kṣatriya e dei gandharva sono giusti o toro degli uomini, e sia separatemente che insieme si devono fare, non vi è qui incertezza, 10 tre mogli può avere il brahmano, due mogli invece lo kṣatriya, il vaiśya la trovi nella sua casta, la progenie nata da queste è regolare, 11 la brahmana è la migliore per il brahmano, e quella kṣatriya lo è per lo kṣatriya, delle persone dicono che la śūdra è solo per la notte, ma altri dicono di no, 12 la progenie nata da donna śūdra, non è approvata dai virtuosi, il savio che generi con una donna śūdra deve effettuare un'espiazione, 13 un uomo di trent'anni trovi una moglie di dieci anni premestruata, o uno di ventun'anni può ottenerne una di sette, 14 quella che non ha fratelli o padre o toro dei bharata, non si deve mai sposare essa è una figlia adottata legalmente, 15 una fanciulla che abbia il mestruo deve aspettare tre anni, raggiunto il quarto anno si procuri da sé il marito, 16 un padre che trascuri la scelta di lei o toro dei bhārata, e che quindi ne segua un'altra, diviene censurabile da parte di Prajāpati, 17 ad una che non sia parente della madre, e che non sia della stirpe del padre, ci si può congiungere, Manu ha rivelato questo dharma.” 18 Yudhiṣṭhira disse: “ uno dice: 'per denaro sia data', e: ' la darò.' altri dicono uno dice con la forza, e un altro mostra la sua ricchezza, 19 e un altro che sia presa per mano, com'è dunque la sposa o nonno? tu devi essere l'occhio di noi che bramiamo la verità.” 20 Bhīṣma disse: “ qualsiasi azione umana che si distacchi dall'obbedienza, pur che sia recitata da lui con mantra, come una falsa parola è causa di caduta, 21 moglie e marito, sacrificato, e maestro, discepolo e insegnante, nel compiere una falsità meritano una punizione, ma altre persono dicono di no, 22 Manu non approva un unione fatta senza desiderio, è disonorevole, e ingiusta, la falsità è deleteria per il dharma, 23 non vi è necessariamente colpa in chi non accetti questo dare, pure se offerta secondo il dharma, o che sia acquistata o bhārata, 24 col permesso dei parenti, con mantra e oblazioni ci si deve unire, ma se non è concessa i mantra non hanno alcun effetto, 25 quando però vi è consenso, è fatta la giusta unione tra moglie e marito, questa dicono la più importante unione, quella che è compiuta dai parenti, 26 il marito deve ritenere la moglie data dagli dèi per ordine di Dharma, ella rifiuta ogni ingiusta parola sia umana che divina.” 27 Yudhiṣṭhira disse: “ se rifiuti il dono considerando la fanciulla superiore al prezzo ricevuto, se è esperto di dharma, kāma e artha si deve qui dire una menzogna o no? 28 quale di queste due colpe compiendo si agisce è meglio? questo dharma di tutti i dharma per noi è quello su cui pensare, 29 sii dunque o signore l'occhio di noi che vogliamo conoscere la verità, tutto questo illustrami, io non mi sazio di questi discorsi.” 30 Bhīṣma disse: “ non conoscendo la decisione sul prezzo, non deve portarla via, i virtuosi non sono bramosi di prezzo, e non concedono mai la fanciulla, 31 a uno dotato di altre qualità però, per prezzo i parenti la concedono, ' e dopo averla adornata portala via.' così acconsente chi la concede, 32 e la dà, non certo per prezzo, questa non è una vendita, e il dono può essere preso, questo è il dharma eterno, 33 se prima non è stato detto: ' io ti darò la fanciulla.' alcuni dicono così, e altri dicono di no, e altri dicono che è inevitabile, 34 perciò col prendersi la mano si chiedono vicendevolmente, la concessione della fanciulla così un tempo fu fatta dai marut, abbiamo imparato, 35 senza che lo voglia non si deve dare la fanciulla, così è stabilito dai ṛṣi, questo è la radice del desiderio erotico e della progenie, io ritengo, 36 osservando i molti mali di una unione tra due che si odiano, ascolta come la richiesta per prezzo non si debba mai fare, 37 io condussi a Vicitravīrya due fanciulle, avendo sconfitto tutti i māgadha, i kāśi e anche i kosala, presa per la mano fu una, ma l'altra appariva avuta per dote, 38 e avuto in mano doveva essere lasciata libera, così il padre mio, diceva, e che il kaurava prendesse l'altra fanciulla, 39 pure riguardo a questa io chiedevo, in apprensione per le parole del padre, più del desiderio del dharma era per me l'autorità del padre, 40 allora volendo ben condurmi dissi o re, queste parole: ' voglio conoscere in verità in tutti i partcolari la giusta condotta.' 41 allora da me con quelle parole apostrofato, il migliore dei sostenitori del dharma, Bāhlīka il padre mio o grande re, diceva queste parole: 42 ' se la richiesta da voi fu fatta per prezzo, e non col rito della mano, la donna avuta per prezzo si approccia al marito come trovato in mezzo al grano, 43 i sapienti del dharma dicono le scritture la misura di chi afferma, la richiesta delle donne sia fatta per danaro e non per reciproca mano, 44 si dice ancora che sia perfetta l'unione di esse fatta per dono, quelli che pensano ad una vendita di prezzo, non sono genti esperte del dharma, 45 a questi non si deve concederla, né una tale sposa si deve portar via, la moglie non si deve comprare, né vendere in alcun modo, 46 quelli che le comprano come schiavi, e quelli che vendono le persone, da questi avidi male agenti si fanno simili richieste, 47 intorno a questo dharma le persone chiesero a Satyavat: ' se chi ha pagato il prezzo di una fanciulla venduta trova la morte, 48 e un altro la voglia prendere per mano, noi abbiamo un dubbio sul dharma, taglialo dunque o grande saggio, tu sei dotato di sapienza, tu devi essere l'occhio di noi che vogliamo conoscere la verità.' 49 Satyavat a loro che così parlavano diceva queste parole: ' a chi è desiderato, là si deve dare, non vi è qui incertezza da farsi, così si fa anche se sia vivo ma essendo morto, non vi è qui dubbio, 50 la vedova vergine il cognato sposi, oppure si applichi ad un grande tapas, e divenuta affezionata a lui, ella di certo ne prenderà la mano, 51 o la uniscano ad alcuni o di seguito ad altri, così affermano quelli che conoscono la risposta, 52 dove prima vige il prendersi per mano, qui vi è il superiore, con tutti i mantra di auspicio, il mentitore cade all'inferno, 53 vi sia il matrimonio al settimo passo, con prendersi per mano coi mantra, e sia moglie di chi la prende per mano che l'abbia avuta con l'acqua, 54 ben disposta, di simile stirpe del marito e data davanti al fuoco, così trovi moglie l'ottimo ri-nato, seguendo ogni giusta regola.' ” XLV 1 Yudhiṣṭhira dise: “ se non vi è nessun marito della fanciulla che la prenda per prezzo, allora qual'e la cosa da fare? questo dimmi o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ se ella fosse figlia di uno senza figli ed eredi, 3 sarebbe tenuta in vendita per prezzo per uno che dia questo prezzo, se un figlio per lei si avesse ottenuto in qualche modo lecito, 4 nessuno può in alcun modo sposarla coi giusti riti, 5 ' sceglilo da te.' così Sāvitrī ottenne il permesso dal padre, alcuni sapienti del dharma approvano ciò, ma altre persone no, 6 altri che sono vistuosi non lo fecero mai, e dunque il comportamento dei virtuosi è il più importante segno del dharma, 7 su questo soggetto, queste parole diceva Sukratu, il nipote di Janaka grand'anima, re dei videha: 8 ' nel modo di agire dei non virtuosi come può esserci pubblico onore? o per quello dei virtuosi come può esserci qualche dubbio? 9 la viziosa negligenza del dharma è il dharma degli asura, e questa condotta in quelli nati prima, non l'abbiamo mai udita, 10 l'unione tra moglie e marito, e solo simile a quella tra uomo e donna, il piacere sessuale è simile al dharma.' così diceva quel sovrano.” 11 Yudhiṣṭhira disse: “ in quale misura la ricchezza degli uomini si deve distribuire? per il padre la fanciulla può essere come un figlio maschio?” 12 Bhīṣma disse: “ il figlio è come sé stessi, e la figlia femmina è uguale al figlio, ma come può un altro prendere la ricchezza, quando in lei vive sé stesso? 13 e quella che sia la proprietà della madre questa è la parte della figlia, e la figlia prenda pure l'eredità del padre senza altri figli, 14 il figlio di lei offrirà l'offerta funebre al padre e al nonno materno, non vi è qui differanza tra figlio e nipote, riferita secondo il dharma, 15 se in altro modo ella ottiene un figlio o figliolo, nato da lei, la figlia viene prima di quel figlio nato così, 16 io qui non vedo motivo di priorità su un nipote legale, di quelli che acquistandoli sono divenuti figli del padre, 17 invidiosi saldi nell'adharma, maligni, che bramano l'altrui proprietà, dalla condotta disonesta sono, poiché sono nati dal dharma degli asura, 18 qui menzionano dei versi cantati da Yama, gli antichi saggi, sapienti del dharma che si affidano alle leggi e alle tradizioni del dharma: 19 ' l'uomo che voglia della ricchezza vendendo il proprio figlio, o che conceda la figlia per prezzo per il suo sostentamento, 20 nei sette peggiori e terribili inferni chiamati kālasyāhvaya, si dovrà nutrire nell'aldilà della proprie feci e urine, 21 alcuni dicono un prezzo travestito, il toro e una vacca nelle nozze dei ṛṣi, poco o molto che sia o re, questa è comunque una vendita, 22 seppur da alcuni è praticato non è certo questo il dharma, pure in altri appaiono comportamenti dettati dalla brama, 23 quelli che si impadroniscono della fanciulla e ne godono, costoro sono autori del male, e giacciono nella scura tenebra, 24 perfino un altro uomo non si deve vendere, come dunque un figlio? dalle ricchezze nate dall'adharma non vi è alcuna utilità.' ” XLVI 1 Bhīṣma disse: “ gli anticchi sapienti menzionano le parole del figlio di Pracetas, ' di quella per cui non fu dato nulla, non si può dire che vi fu vendita, 2 l'onore che è delle donne, e la massima benevolenza, tutto e interamente deve darsi alla fanciulla, 3 da parte dei padri, dei fratelli, dei suoceri e da parte dei mariti, devono essere vezzeggiate e onorate se desiderano molto bene, 4 se alla donna non piace l'uomo, non lo fa godere, allora senza godimento l'uomo non produce la sua progenie, 5 le donne di devono onorare e sempre vezzeggiare o signore di genti, laddove non sono tutte esse onorate, vi sono azioni senza frutto, e la stirpe non esiste, quando le nuore soffrono, 6 dalle imprecazioni delle nuore, le case vanno distrutte, non splendono né prosperano, prive di prosperità o sovrano, 7 Manu volendo salire al cielo, conferiva le donne agli uomini, deboli, seduttive, amichevoli e dovote alla sincerità, 8 e alcune gelose, bramose di onori, crudeli, nemiche e sciocche, le donne comunque meritano onori, e gli uomini le devono onorare, 9 la donna è la base del dharma, è l'intero godimento dei piaceri, servendole con cibi e ornamenti, allora impegnatevi sempre, 10 la generazione dei figli, e la cura di quelli nati, l'amore, e i mezzi di vita, guardate come sono legati alle donne, 11 quando sono onorate, ogni faccenda otterrete da loro, e la figlia del re dei videha qui cantava questa strofa: 12 ' le donne non hanno nessun rito, né śrāddha né digiuni, il loro dharma è ubbidire al marito, e con questo conquistano il paradiso, 13 il padre la custodisce da fanciulla, il marito la custodisce da giovane, e i figli lo fanno quando è anziana, la donna non deve essere indipendente, 14 le dee della prosperità sono donne, e chi vuole la prosperità le deve onorare, vezzeggiata e custodita, la donna diviene la prosperità o bhārata. ' ” XLVII 1 Yudhiṣṭhira disse: ' o sapiente di ogni precetto degli śāstra, o esperto del dharma e dell'artha regale, tu sei il migliore di chi taglia i dubbi sulla terra, 2 ma io ho un dubbio, e di questo parlami o nonno, in questa dolorosa circostanza, che altro possiamo chiedere. 3 se non come si deve comportare un uomo che sia sempre nel dharma? tutto questo o grandi-braccia tu lo devi dire, 4 quattro mogli sono stabilite per un brahmano o nonno, una moglie brahmana, kṣatriya, vaiśya e una śūdra se vuole il piacere, 5 e là essendo nati dei figli da tutte loro o migliore dei kuru, chi di questi in ordine discendente ha diritto all'eredità paterna? 6 da chi e in che misura viene data la ricchezza paterna o nonno? questo vorrei sapere, qual'è la parte stabilita per loro.” 7 Bhīṣma disse: “ brahmani, kṣatriya e vaiśya sono i tre varṇa dei nati due volte, tra questi è stabilito il giusti connubio per un brahmano o Yudhiṣṭhira, 8 per errore, per cupidigia, o pure per amore o tormenta-nemici, un brahmano può avere una donna śūdra, ma non è mezionata dalle scritture, 9 giacendo con una śūdra, il brahmano diviene diminuito, e deve subire un'aspiazione, secondo i modi stabilititi dalla tradizione, 10 e questo sia fatto due volte se sono nati dei figli o Yudhiṣṭhira, quindi ti parlerò della distribuzione della ricchezza o bhārata, 11 un toro di bell'aspetto, e il veicolo che sia il migliore, si prenda il figlio della brahmana, come parte della ricchezza paterna, 12 del resto fatte dieci parti della proprietà del brahmano o Yudhiṣṭhira, lui si prenda quattro parti della ricchezza ereditata dal padre, 13 il figlio che è nato dalla kṣatriya, anche lui è indubbiamente un brahmano, egli però differente per madre ha diritto di avere tre parti, 14 il nato da una vaiśya nel terzo varṇa e pure da un brahmano, due parti deve avere della proprietà del brahmano o Yudhiṣṭhira, 15 e quello nato dalla śūdra e dal brahmano nulla deve avere si dice, oppure una piccola parte si deve dare al figlio della śūdra o bhārata, 16 questo sia il modo di distribuire la ricchezza fatta in dieci parti, e si dia la stessa parte a tutti i nati nello stesso varṇa, 17 il figlio della śūdra non è un brahmano per sua incapacità, ma il nato negli altri tre varṇa dal brahmano diviene un brahmano, 18 sono stabiliti solo quattro varṇa un quinto non si trova, e si prenda la decima parte della ricchezza paterna il figlio della śūdra, 19 e quanto gli ha dato il padre prenda, e non deve prendere il non dato, certamente si deve dare della ricchezza al figlio della śūdra o bhārata, 20 la compassione è il supremo dharma, così a lui si deve dare qualcosa, laddove egli appaia di qualità allora se lo merita. 21 e seppure abbia un solo figlio, o sia privo di figli, non più della decima parte si deve dare al figlio della śūdra, o bhārata, 22 e quanto sia maggiore a consumarsi in tre anni per il ri-nato, egli deve sacrificare con quella ricchezza, egli non accumuli ricchezza invano, 23 della ricchezza che si deve dare alla donna sia più di tremila monete, e che questa sia stata data dal marito, altrimenti non si può goderne, 24 ma della eredità del marito è scritto che le donne ne godano il frutto, le donne non devono appropriarsi in nessun modo della proprietà del marito, 25 le donne abbiano la ricchezza data loro dal padre o Yudhiṣṭhira, e la figlia della brahmana la può avere ella è come un figlio maschio, che ella sia pari ad un figlio maschio o re, è stato stabilito o rampollo dei kuru, 26 così questo è stabilito in tutte le regole o toro dei bhārata, ma ricorda questo dharma: non si accumuli ricchezza inutilmente.” 27 Yudhiṣṭhira disse: "e al figlio nato da una śūdra e da un brahmano è scritto che non si dia ricchezza, in quali circostanze, pure si deve dare la decima parte? 28 il nato da brahmana e brahmano è senza dubbio un brahmano, e così quello nato da una kṣatriya e quello di una vaiśya, 29 perché allora devono godere di una diversa parte o migliore dei re? quando tu hai detto che tutti e tre i varṇa sono dei brahmani.” 30 Bhīṣma disse: “ sono chiamate al mondo mogli ciascuna di nome o tormenta-nemici, ma tra una e l'altra vi è una grandissima differenza, 31 se avute tre mogli, e dopo sia stata presa la brahmana, ella è comunque la prima da onorare e la più importante delle altre, 32 il bagno, gli ornamenti, i balsami e l'occorrente per pulire i denti, oblazioni e offerte sacre, e quant'altro sia riferito al dharma, stia nel suo alloggio, 33 finché lei è presente, nessun altra deve compiere ciò, ma solo la brahmana faccia ciò per il brahmano o Yudhiṣṭhira, 34 cibo bevande, ghirlande, vesti e ornamenti, il marito li deve dare alla brahmana, ella è la più importante, 35 questa tradizione fu stabilita da Manu o rampollo dei kuru, e pure qui o grande re, si vede il dharma eterno, 36 e se egli agisce altrimenti, per amore o Yudhiṣṭhira, egli è dichiarato dagli antichi come un brahmano decaduto, 37 di un tale figlio avuto dalla brahmana, e di quello nato dalla kṣatriya, non vi è o re alcuna differenza qui in questi due varṇa, 38 ma per nascita il nato dalla brahmana e dalla kṣatriya sono uguali, primo è il figlio della brahmana, anche di uno nato prima o migliore dei re, ed essendo il precedente maggior parte ha della ricchezza paterna o Yudhiṣṭhira, 39 e come non è uguale il nato dalla brahmana e dalla kṣatriya, quello nato dalla kṣatriya non è uguale a quello della vaiśya, 40 ricchezza, regno e tesoro appartengono agli kṣatriya o Yudhiṣṭhira, e a loro appare concessa o re, la terra che confina col mare, 41 lo kṣatriya per il proprio dharma ottiene la più grande ricchezza, il re porta lo scettro o re, il proteggere e null'altro viene dallo kṣatriya, 42 i brahmani sono i più gloriosi, e pure sono le divinità degli dèi, verso di loro il re agisca onorandoli secondo regole, 43 conoscendo il dharma eterno e immutabile stabilito dai ṛṣi, lo kṣatriya per il suo dharma protegge le creature oppresse, 44 delle donne e le ricchezze tutte che rubano i ladroni, di tutti quanti i varṇa, il sovrano è il protettore, 45 e maggiore dunque sia il figlio della kṣatriya del figlio della vaiśya senza dubbio, e quindi una maggiore parte della ricchezza paterna deve avere o Yudhiṣṭhira.” 46 Yudhiṣṭhira disse: “ hai parlato secondo la legge o re, dell'eredità del brahmano o nonno, ma per i rimanti varṇa, quale regola vige?” 47 Bhīṣma disse: “ due mogli sono stabilite per lo kṣatriya o rampollo dei kuru, e ne abbia per terza una śūdra, ma non è contemplato nelle scritture, 48 questo dunque sia il modo per gli kṣatriya o Yudhiṣṭhira, la proprietà dello kṣatrriya sia divisa in otto parti o Yudhiṣṭhira, 49 il figlio della kṣatriya abbia quattro parti dell'eredità paterna, e quanti strumenti per la guerra che abbia il padre si prenda, 50 il figlio della vaiśya abbia tre parti, e il figlio della śūdra l'ottavo rimanente, ma solo se conferito dal padre se no, non lo deve prendere, 51 solo una moglie deve avere il vaiśya o rampollo dei kuru, o ne abbia per seconda una śūdra, ma non è contemplato dalle scritture 52 il vaiśya deve comportarsi verso la moglie vaiśya o toro dei bhārata, e verso quella śūdra o kuntīde, facendo differenza fra le due, così è scritto, 53 la proprietà del vaiśya che sia divisa in cinque parti o toro dei bhārata, e ti dirò la distribuizione nella progenie delle due mogli o signore di genti, 54 il figlio della vaiśya deve avere quattro parti della ricchezza paterna, e la quinta sia la parte del figlio della śūdra o bhārata, 55 ma solo se conferita dal padre la prenda, se no, non deve prenderla, così nei tre varṇa al figlio nato śūdra sia distribuita la ricchezza, 56 lo śūdra abbia una moglie del suo stesso varṇa e mai di un altro, la stessa parte abbiano i figli dello śūdra seppur siano cento, 57 tutti i figli nati nello stesso varṇa, senza differenze per tutti i varṇa abbiano la stessa parte di ricchezza, così è scritto, 58 il maggiore abbia la parte migliore, e una parte da ciascuno dei minori, questo è il modo di dare o pṛthāde indicato anticamente dal Nato-da-sé, 59 fra i nati negli stessi varṇa c'è un'altra differenza o sovrano chi è fatto prima nel primo matrimonio, per primo si distingue, 60 il maggiore prenda una parte maggiore tra ciascuno dei figli, il mediano una parte media, e il più giovane la più piccola, 61 tra tutti i nati quelli nati nel suo varṇa hanno la precedenza, così fu detto pure dal ṛṣi Kāśyapa il figlio di Marīci.” XLVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ per attaccamento alla ricchezza, o per amore, o per dubbio sui varṇa, o anche per ignoranza dei varṇa nasce la confusione dei varṇa, 2 per quelli che in questo modo nascono nella confusione dei varṇa, qual'è il dharma e quali le loro azioni? questo dimmi o nonno.” 3 Bhīṣma disse: “ la azioni dei quattro varṇa, sono le specifiche dei quattro varṇa, Prajāpati le creava un tempo per mezzo del sacrificio, 4 il savio ha quattro mogli, chi nasce dalle prime due è come lui stesso, inferiori sono i nati da quelle che seguono le prime due, e seguono la madre, 5 il figlio del brahmano nato da una śūdra lo chiamano pāraśava, come nato da un cadavere, egli deve servire nella propria famiglia, e non abbandoni mai questa sua condotta, 6 usando tutti i suoi mezzi, egli deve promuovere la continuazione della sua stirpe, che sia maggiore o più giovane di quello che è un ri-nato deve servire e avere solo i doni, 7 tre ne ha lo kṣatriya, e i nati dalle prime due ereditano il proprio varṇa, ma di varṇa inferiore è quello nato dalla terza, questo śūdra è detto ugra, 8 due sono le mogli del vaiśya, e dalle due nasce uno dello stesso varṇa, lo śūdra solo una moglie śūdra ha, e genera un figlio śūdra, 9 altrimenti da ciò, infimo è chi vìola la moglie del guru, e nasce al di fuori dei varṇa riguardo ai quattro varṇa, 10 se lo fa lo kṣatriya, nasce il sūta, un degradato dedito all'elogio altrui, se il vaiśya, nasce un vaidehaka e pure un maudgalya, 11 se lo fa uno śūdra, nasce un caṇḍāla crudelissimo, che vive fuori e fa il boia, questi sono nati da una brahmana, e sono biasimevoli per la stirpe, questi sono o migliore degli intelligenti, i nati nella confusione dei varṇa o potente, 12 il bardo nasce dal vaiśya e da una kṣatriya, ed è un elogiatore che vive di parole, dallo śūdra con questa per colpa, nasce il cacciatore che uccide gli animali, 13 e da uno śūdra che vive in un villaggio con una vaiśya nasce un āyogava, e dai brahmani non è accettato, egli vive nella foresta come carpentiere, 14 pure questi generano con le loro donne un figlio del medesimo varṇa, nascono nella jāti della madre e sono meglio dei senzacasta, 15 come nei quattro varṇa nasce di due generi, quelli di conseguenza nascono al di fuori di questa superiorità, 16 e pure essi generano colle loro donne figli dello stesso varṇa, ma vivendo gli uni colle altre generano persone proibite, 17 come uno śūdra con una brahmana genera un figlio fuori casta, così il fuori casta genera figli ancora più fuori dai quattro varṇa, 18 e agendo contrario alla casta, un fuoricasta è ancora più fuori, e da inferiore a inferiore, nascono quindi quindici varṇa, 19 e procedendo avanti con la confusione dei varṇa, dai fuori casta con i māgadha, nascono le donne sairandhrā, esperte nel servire e adornare, che vivono come schiave, da non schiave, 20 e partoriscono un āyogava che vive di trappole nella foresta, il vaideha genera un mairekya che prepara l'idromele, 21 il niṣāda genera il mudgara e il dāśa, che vivono di barche, e pure il caṇḍāla genera il miserevole śvapāka che guarda i morti, 22 con questi quattro infimi, la donna māgadhī produce figli che vivono di inganni, māṃsa, svādukara, sūda, e saugandha, così sono chiamati, 23 dal vaidehaka, nasce la peggiore e crudele casta che vive sulla moglie, e dal niṣāda la casta madranābha, che guidano carri trainati da asini, 24 e dal caṇḍāla quella pulkasa, che si nutre di asini, cavalli ed elefanti, che si copre colle vesti dei morti, e mangia in vasi sbrecciati, 25 dalle donne āyogava, nascono tre caste di fuori casta, dal vaidehaka, nascono kṣudra e andhra, che si rifugiano fuori dai villaggi, 26 e il kārāvara nasce da una niṣāda e da un carmakāra, dal cāṇḍāla il pāṇḍusaupāka, che si occupa dei bambù, 27 e nasce un āhiṇḍika da un niṣāda con una vaideha, ma dal caṇḍāla il saupaka che ha la stessa occupazione del maudgalya, 28 e pure una niṣāda da caṇḍāla genera un figlio che fa il barbiere, che resta nei cimiteri, ed è bandito dagli altri fuori casta, 29 queste sono le jāti nate nella confusione per ordine di madre e padre, se in incognito o no si possono conoscere dalle loro occupazioni, 30 il dharma è stabilito solo per i quattro varṇa non per un altro, per i privi del dharma dei varṇa, non vi è qui nessuno che lo sappia, 31 vivendo spontaneamente, essendo banditi dai virtuosi sacrifici, i fuoricasta che nascono da fuoricasta hanno la stessa sorte e condotta, 32 si aggregano nei crocicchi e nei cimiteri, su monti e foreste, e fabbricano ornamenti e anche utensili, 33 dando assistenza ai brahmani per le vacche, senza dubbio, e praticando compassione, sincerità, perdono e assenza di crudeltà, 34 e proteggendo coi propri corpi gli altri fuori casta ottengono la perfezione, o tigre fra gli uomini, qui io non ho alcun dubbio, 35 come è stato stabilito con le donne stabilite generi l'uomo agendo con intelligenza, il figlio di bassa madre decade, come un sasso chi voglia attraversare il mare, 36 che sia al mondo del tutto ignorante oppure sapiente, la donna conduce sulla cattiva strada l'uomo in preda alla furia dell'amore, 37 la natura delle donne è quaggiù la rovina degli uomini, così non vi è utilità per chi si lega alle donne vogliose.” 38 Yudhiṣṭhira disse: se di un uomo di cattiva nascita, non si conosce il varṇa, e sia ignobile ma di aspetto nobile, come lo possiamo conoscere o sovrano?” 39 Bhīṣma disse: “ il nato in grembo impuro, e dotato di vari comportamenti, dalle loro azioni si conoscono i virtuosi, e la purezza della nascita, 40 ignobiltà, accidia, crudeltà, inattività religiosa, queste cose manifestano quaggiù l'uomo nato in grembo impuro, 41 o del padre assume la condotta o della madre o di entrambi, in nessun modo può fare a meno di mostrare la sua natura, 42 come nasce simile all'aspetto di madre e padre, la tigre nei colori, così l'uomo non nasconde la propria nascita, 43 quando sia nascosta la stirpe di chi sia di confusa nascita, quest'uomo è legato alla propria condotta, sia piccola o grande, 44 chi agisce su una via innaturale, agendo come un nobile, certamente la sua condotta rivela il suo varṇa o un altro che sia, 45 essendo di varie condotte gli esseri, e attaccati a varie azioni, al mondo non può mutare l'attaccamento alla condotta nativa, 46 se quaggiù il corpo dell'uomo è empito dal sattva, maggiore, medio o minore che sia il sattva sempre del sattva gode, 47 per quanto sia importante il vile, per la sua condotta non viene onorato, ma pure uno śūdra sapiente del dharma e di virtuosa condotta viene onorato, 48 l'uomo rivela sé stesso colle sue azioni, belle e brutte fatte conforme alla sua condotta, ma l'uomo pure la sua stirpe decaduta di nuovo può farla splendere con le sue azioni, 49 quindi in tutti questi grembi confusi di casta, il saggio non generi ma eviti queste donne.” XLIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ parlami o migliore dei kuru dei figli di ogni varṇa ad uno ad uno, quali e come sono e da chi sono nati e da quale madre, 2 moltissime parole dei savi si odono riguardo ai figli, qui noi siamo confusi o re, tu devi tagliare questo dubbio.' 3 Bhīṣma disse: “ il figlio proprio si dice come sé stesso, e quello nato da casta inferiore, si dice niyuktaja, e pure un figlio prasṛtaja, 4 e quello di un decaduto pur essendosi il marito unito colla moglie, e vi sono due altri figli, il fatto e il donato, e un altro detto adhyūḍha, 5 e sei sono detti apadhvaṁsaja, e kānīna e apasada, così questi sono menzionati, imparali o bhārata.” 6 Yudhiṣṭhira disse: “ i sei apadhvaṁsaja chi sono, e chi sono pure gli apasada? tutto questo secondo verità tu mi devi dire.” 7 Bhīṣma disse: “ i figli che nei tre varṇa sono di un brahmano o Yudhiṣṭhira, e i due che nei due varṇa sono di uno kṣatriya o bhārata, 8 e uno solo dei due varṇa di quello che segue, questi sono i sei apadhvaṁsaja, ascolta dunque degli apasada, 9 un caṇḍāla, un vrātya e un vena, con una brahmana, con delle kṣatriya, e con una vaiśya è il figlio di un śūdra, e i tre sono definiti apasada, 10 e māgadha, e vāmaka sono chiamati i due del vaiśya, con una donna brahmana e una kṣatriya, e uno è pure dello kṣatriya, 11 con una donna brahmana, egli è chiamato sūta, questi sono detti gli apasada, la progenie di questi figli non si può dire impropria o sovrano di uomini,” 12 Yudhiṣṭhira disse: “ alcuni dicono figlio chi nasce dal campo, e altri quello nato dal seme, per chi questi due figli sono uguali? questo dimmi o nonno.” 13 Bhīṣma disse: “ se il figlio nato dal seme è abbandonato, lo diviene quello nato dal campo, lo stesso accade per l'adhyūḍa, dammi ascolto.” 14 Yudhiṣṭhira disse: “ io riconosco il figlio nato dal seme, come posso per quello nato dal campo? io so che l'adhyūḍha è un figlio abbandonato, come può essere lo stesso?” 15 Bhīṣma disse: “ chi generndo un proprio figlio lo abbandoni per qualche motivo, il seme qui non è più la causa, ma diviene del padrone del campo, 16 volendo figli per averne, la donna che si sceglie o signore di popoli, lei che è il campo sia la misura, anche se non è il proprio figlio, 17 il figlio che appare nato dal campo in altro modo o toro dei bhārata, non può nascondere da sé la somiglianza ereditata, 18 qualcuno lo considera essere simile ad un figlio addottato, qui né il seme né il campo deve essere la misura o Yudhiṣṭhira.” 19 Yudhiṣṭhira disse: “ di quale genere è questo figlio improprio che appare dal matrimonio? di seme, di campo, o di che misura appare o bhārata?” 20 Bhīṣma disse: “un figlio che è trovato sulla via abbandonato da padre e madre, non si conosce di lui né madre né padre, è un figlio adottivo, 21 e la proprietà del trovatello, ricade in quello che l'ha trovato, e il varṇa in cui viene allevato, in quel varṇa egli nasce.” 22 Yudhiṣṭhira disse: “ quale purificazione è stabilità per costui, e di che tipo e come? e quale donna gli si deve dare? questo dimmi o nonno” 23 Bhīṣma disse: “ la sua purificazione di sé stesso sia fatta come per il padre adottivo (...) 24 lui che fu abbandonato da madre e padre, acquista quello stesso varṇa, e quindi deve compiere i riti del varṇa della famiglia adottiva o incrollabile, 25 e a lui si deve dare una fanciulla di quello stesso varṇa o Yudhiṣṭhira, ma se si conosce il varṇa della madre si compia il rito della stirpe materna, 26 sia il kānīna che l'adhyūḍha, si riconoscono figli della colpa, pure questi due certamente hanno gli stessi riti dei propri figli, 27 il nato dal campo, o l'apasada, e pure quelli che sono gli adhyūḍha, a cominciare dai brahmani hanno gli stessi riti dei figli veri, 28 questa e la disposizione che appare nelle scritture sul dharma dei varṇa, tutto questo ti è stato detto, cosa vuoi ancora sapere?” L 1 Yudhiṣṭhira disse: “ nel vedere qualcuno e nel viverci insieme che genere di affetto vi è o nonno? e qual'è la benedizione delle vacche? questo dimmi o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ dunque ti racconterò una antica storia o splendidissimo, della conversazione di Nahuṣa, e del grande ṛṣi Cyavana, 3 un tempo il bhṛguide Cyavana, grande ṛṣi o toro dei bhārata, e di grandissimi voti, divenne intento a vivere da udavāsa, 4 abbandonando ira, furia, dolore e gioia, per dodici anni il muni dal saldi voti, viveva nell'acqua, 5 instillava in tutti gli esseri suprema e bella confidenza, e pur in tutti gli esseri che vivono nell'acqua, quel potente come fosse la luna, 6 inchinandosi agli dèi puro, e divenuto immobile, era entrano nell'acqua alla confluenza tra la Gaṅgā e la Yamunā, 7 la violenza della Gaṅgā e della Yamunā, è terribile e di terribile frastuono, e simile alla forza del vento, ma egli la reggeva colla testa nell'acqua, 8 la Gaṅgā e la Yamunā, e gli altri corsi d'acqua che seguono le due, compivano la pradakṣiṇa al ṛṣị, e non lo tormentavano, 9 il grande muni come un pezzo di legno giaceva nell'acqua, e quindi stando a galla quel saggio rimaneva o toro dei bhārata, 10 egli era piacevole a vedersi per gli esseri che vivono nell'acqua, e i pesci allora lo baciavano con animo lieto, e molto tempo era trascorso mentre lui era li seduto, 11 quindi un giorno, alcuni pescatori con qualche accordo, in quel luogo si recavano insieme imbracciando delle reti o splendidissimo, 12 là vi erano molti niṣāda decisi a prendere dei pesci, erano forti e potenti, di grande impegno, che mai si impauriscono nell'acqua, e si recarono in quel luogo decisi a usare le reti, 13 essi stendevano le reti o signore di genti, in particolare avanzando allora per prendere i pesci o toro dei bhārata, 14 quindi i pescatori in molte maniere volendo pescare i pesci, coprirono con le reti un tratto della Gaṅgā e della Yamunā, 15 ben stendevano allora la loro rete fatta di fili nuovi, estesa in larghezza e lunghezza, e appropriata per quelle acque, 16 quindi essi ben maneggiandola con grande forza, quindi tenendola tutti insieme tiravano la rete, 17 contenti e senza mostrare paura, insieme lavorando in armonia, catturavano i pesci e gli altri abitanti dell'acqua, 18 quindi circondato da pesci tirarono fuori anche Cyavana, il rampollo di Bhṛgu o grande re, colla loro rete senza volerlo, 19 con le membra coperte di alghe del fiume, con la barba e i capelli verdi, con le membra incrostate di conchiglie, e coperto da vari molluschi, 20 vedendo trascinato nella rete, allora quel seguace dei veda, tutti quei pescatori a mani giunte si gettavano a terra con le teste, 21 per la debolezza e la paura, per esser tirati dalla rete, e per esser stati trascinati e riva, i pesci andarono alla morte, 22 il muni allora vedendo compiuta quella strage di pesci, divenne pieno di compassione, sospirando ripetutamente. 23 i pescatori dissero: ' senza saperlo abbiamo compiuto il male, perdonaci dunque, cosa possiamo fare per te? diccelo o grande muni. ' ” 24 Bhīṣma disse: “ così apostrofato, stando in mezzo ai pesci queste parole diceva: ' quale sia oggi il mio supremo desiderio ascoltate con attenzione, 25 o lasciando la vita e in vendita io andrò con questi pesci, non posso abbandonare lo stare con questi abitanti dell'acqua.' 26 così apostrofati i pescatori, tremando per la grande paura, tutti con viso disperato, informarono Nahuṣa.” LI 1 Bhīṣma disse: “ Nahuṣa udito quindi di come era finito Cyavana, rapido là si precipitava, coi suoi ministri e il purohita, 2 e purificatosi secondo le regole, a mani giunte e piamente il sovrano, annunciava sé stesso a Cyavana grand'anima, 3 e lo venerava pure il purohita del re, quel glorioso dai sinceri voti simile ad un dio o signore di popoli. 4 Nahuṣa disse: ' quale bene io debba fare per te tu me lo devi dire, tutto io compirò o venerabile anche se fosse difficile a farsi.' 5 Cyavana disse: ' questi pescatori che vivono di pesce sono pieni di grande fatica, offri loro il prezzo per me assieme alla vendita dei pesci.' 6 Nahuṣa disse: ' dai mille monete per prezzo a questi pescatori o purohita, come prezzo equivalente del venerabile, come il rampollo di Bhṛgu ha detto.' 7 Cyavana disse: ' mille non è il mio valore, o cosa ne pensi tu o sovrano? dai dunque un prezzo adeguato, prendi una decisione col tuo intelletto.' 8 Nahuṣa disse: 'centomila siano dati rapidamente ai pescatori, questo che sia il tuo prezzo, o quale altro tu pensi o signore.' 9 Cyavana disse: ' io non sono della misura di centomila o toro dei sovrani, sia dato un prezzo adeguato, pensaci coi tuoi ministri.' 10 Nahuṣa disse: ' dieci milioni sia il prezzo da dare ai pescatori o purohita, se pure questo non è adeguato allora ancora ne sia dato.' 11 Cyavana disse: ' o re il mio valore non è dieci milioni o anche di più o splendidissimo, sia dato un prezzo adeguato, pensaci assieme ai brahmani.' 12 Nahuṣa disse: ' metà del regno o tutto intero sia dato ai pescatori, questo io penso sia il prezzo, o che altro tu credi o ri-nato?' 13 Cyavana disse: ' metà del regno o anche tutto quanto non mi vale o sovrano, sia dato un prezzo adeguato, pensaci assieme ai ṛṣi.' ” 14 Bhīṣma disse: “ udite le parole del grande ṛṣi, Nahuṣa afflitto dal dolore, si consultava allora coi suoi ministri e col purohita, 15 là però vi era un altro ṛṣi della foresta che si nutriva di radici e frutti, e il muni Gavijāta fu avvicinato da Nahuṣa, 16 e quel supremo ri-nato si rivolgeva al re e gli diceva: ' io soddisferò il savio affinché tu ne sia soddisfatto, 17 io non dico il falso neppure nelle piccole cose, come dunque nelle altre? quanto io ti dico questo si deve fare senza esitazione.' 18 Nahuṣa disse: ' dimmi o venerabile, il prezzo adeguato per il grande ṛṣi bhṛguide, da lui salva me, il mio regno e la mia famiglia, 19 quel venerabile infuriato potrebbe distruggere l'intero trimundio, come dunque non me che privo di tapas, mi affido al valore del braccio? 20 mentre sto sprofondano con ministri e cappellano nelle profonde acque, divieni tu o grande ṛṣi la mia zattera, fammi sapere il prezzo.' “ 21 Bhīṣma disse: “ udite le parole di Nahuṣa, il potente Gavijāta, ridendo diceva al sovrano e a tutti i ministri: 22 ' senza prezzo o grande re, sono i ri-nati del migliore dei varṇa, e anche le vacche o signore della terra, una vacca sia destinata come prezzo.' 23 Nahuṣa udite quindi le parole del grande ṛṣi o sovrano. fu preso da grande gioia assieme a ministri e purohita, 24 e tornava dal figlio di Bhṛgu, da Cyavana dai fermi voti, e gli diceva queste parole o sovrano per poterlo soddisfare: 25 ' alzati, alzati o savio ṛṣi, per una vacca devi essere comprato o bhṛguide, questo io penso sia il tuo prezzo o migliore dei sostenitori del dharma.' 26 Cyavana disse: ' io mi alzo o re dei re, adequatamente sono comprato o senza-macchia, pari alle vacche io non vedo nessuna ricchezza o incrollabile, 27 delle vacche il parlare, il donare, vederle e sentirne parlare o sovrano, è commendevole o valoroso, e un beneficio che toglie ogni male, 28 le vacche sono sempre la radice della prosperità, non vi è male nelle vacche, le vacche danno sempre il supremo cibo, l'oblazione per gli dèi, 29 lo svāhākāra e il vaṣaṭkāra sempre sono radicati nelle vacche, le vacche sono la guida del sacrificio, e la bocca del sacrificio, 30 danno il divino imperituro amṛta, e trasportano la scrigno dell'amṛta, e a loro si inchinano tutti i mondi, 31 per lo splendido corpo le vacche sono sulla terra pari al fuoco, le vacche danno felicità e grandissima energia ai viventi, 32 laddove abita una mandria di vacche e vi respira senza paura, quel luogo splende, e si libera di ogni male, 33 le vacche sono la scala per il paradiso, le vacche sono venerate anche in paradiso, le vacche sono il latte dei desideri, nessun'altra cosa è detta più divina. 34 così ti ho parlato della grandezza delle vacche o toro dei sovrani, e solo una parte sono in grado di dirne, non la totalità.' 35 i pescatori dissero, ' ti sei mostrato e hai parlato con noi o muni, con sette passi uno è amico dei virtuosi, facci la grazia o potente, 36 come tutte le oblazioni consuma il divora-offerta, così tu anima pia, sei il potente fuoco per gli uomini, 37 non imploriamo il tuo favore o sapiente, inchinandoci a te, per gentilezza, accetta questa vacca da noi.' 38 Cyavana disse: 'l'occhio del miserevole, del ṛṣi, e della serpe velenosa, brucia l'uomo alla radice, come un fuoco acceso il bosco, 39 io accetto la vostra vacca, e voi pescatori liberi da colpe, andate rapidi al cielo, assieme ai pesci pescati nell'acqua.' ” 40 Bhīṣma disse: “ quindi per la grazia di quel grande ṛṣi, dall'anima santa, i pescatori per le sue parole, assieme ai pesci salgono al cielo, 41 allora il re Nahuṣa fu meravigliato, vedendo i pescatori e i pesci che salivano al terzo cielo, o toro dei bhārata, 42 poi Gavijāta e Cyavana il figlio di Bhṛgu, gratificarono il sovrano con due grazie a lui adatte, 43 quindi il re Nahuṣa, quel signore della terra dal grande valore, contento disse allora:' uno solo.' o toro dei bhārata, 44 accettava di stare fisso nel dharma, quel sovrano pari ad Indra, e così stabilito, contento rendeva onore ai due ṛṣi, 45 completato il suo voto, Cyavana quindi si recava al suo āśrama, e Gavijāta dal grande splendore pure partiva verso il suo āśrama, 46 i pescatori e i pesci salirono in cielo o signore di uomini, e Nahuṣa ottenuto il dono, entrava nella sua città. 47 ti ho riferito o figlio, quanto tu mi hai chiesto, qual'è l'affetto e che sia nel vedersi e nel coabitare o Yudhiṣṭhira, 48 e della grande fortuna della vacche, così stabilito dal dharma, che altro vuoi ascoltare o valoroso? quale desiderio hai in cuore?” LII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ io ho un dubbio o grande saggio, così grande come l'oceano, questo ascolta da me o grandi-braccia, e uditolo, me lo devi risolvere, 2 io ho una grandissima curiosità riguardo il figlio di Jamadagni o potente, tu mi devi parlate di Rāma il migliore degli armati, 3 come è nato Rāma dal sincero ardimento? e come essendo di stirpe brahmana, si è rivolto al dharma kṣatriya? 4 della sua nascita o re, narrami ogni cosa, e in che modo il figlio di Kauśika dalla stirpe kṣatriya divenne brahmano? 5 oh, grandissima fu la potenza di queste due grandissime anime, di Rāma e di Viśvāmitra tigre fra gli uomini, 6 perché scartando i figli così avvenne dei nipoti? per una colpa i figli furono saltati? questo mi devi raccontare.” 7 Bhīṣma disse: “ pure qui raccontano una antica storia, della conversazione tra Cyavana e Kuśika o bhārata, 8 un tempo il bhṛguide Cyavana prevedendo questa macchia, che stava per giungere nella sua stirpe, quel toro fra i muni di grande intelletto, 9 meditando nella sua mente, interamente ogni forza e debolezza, merito e colpa, a quel ricco in tapas sorgeva il desiderio di bruciare l'intera stirpe di Kuśika, 10 e Cyavana recatosi da Kuśika gli disse queste parole: 'mi è sorto il desiderio di convivere co te o senza-macchia.' 11 Kuśika disse: ' o venerabile, la regola di coabitare è stabilita quaggiù dai sapienti, per le fanciulle al momento del matrimonio, così sempre affermano i saggi, 12 ma pur se ciò va aldilà del dettato del dharma o ricco in tapas, io compirò questa cosa, tu meriti ti sia permesso.' ” 13 Bhīṣma disse: “ quindi un seggio fatto dare al grande muni Cyavana, Kuśika assieme alla moglie andava dove stava il muni, 14 e prendendo un vaso d'oro, gli offriva l'acqua per i piedi, e faceva compiere tutte le azioni rituali per quel grand'anima, 15 quindi il re, offriva a Cyavana il cibo ospitale secondo le regole, e lo accettava in sicurezza il grand'anima dai fermi voti, 16 e avendo così onorato il savio, queste parole gli diceva: ' o venerabile, dicci cosa dobbiamo fare noi due tuoi servi, 17 se vuoi il regno se delle ricchezze, se vacche o fermo nei voti, o i doni dati nei sacrifici, diccello, e ogni cosa io ti darò, 18 questa casa, questo regno, e questo trono nel dharma, tu sei il re, governa la terra, io ti sono servo obbediente.' 19 così essendo pronunciate quelle parole il bhṛguide Cyavana allora, pieno di suprema gioia, rispondeva a Kuśika: 20 ' il non desidero il regno o re, né ricchezze né donne, né vacche, né le tue terre, e neppure i doni dei sacrifici, ascoltami: 21 un certo voto io sto per iniziare, se a voi due piace, che io sia accudito da voi due con grande attenzione.' 22 così richiesti da lui i due regnanti, allora si rallegrarono, e rispondevano al ṛṣi: ' così sia.' così o bhārata, 23 quindi Kuśika felice lo faceva entrare in una suprema parte del palazzo bella a vedersi e gliela mostrava: 24 ' questo letto è del venerabile, e qui risieda a suo desiderio, noi ci impegneremo a offrirti ogni piacere o ricco in tapas.' 25 quindi mentre loro stavano conversando, il sole passava, e il ṛṣi, chiedeva allora dunque cibo e bevande, 26 il re Kuśika inchinandosi a lui chiedeva allora: quale genere di cibo tu desideri? quale cibo io debbo servirti?' 27 allora egli con supremo piacere rispondeva al sovrano: ' un cibo appropriato offrimi.' così o bhārata, 28 onorando queste parole, dunque il sovrano diceva di si, e quel signore di uomini offriva a lui quanto era il cibo appropriato, 29 allora il venerabile dopo aver mangiato diceva quel sapiente del dharma ai sovrani: ' io desidero dormire, il sonno mi opprime o potente.' 30 quindi raggiunta la camera da letto, il venerabile supremo ṛṣi, vi entrava e il sovrano assieme alla moglie stavano in piedi, 31 ' non dovete svegliarmi finché dormo.' così diceva il bhṛguide, 'massaggiate i miei piedi, e rimanete svegli voi due durante la notte.' 32 senza esitazione Kuśika, sapiente del dharma rispondeva di si, e non lo svegliavano i due allora per la durata della notte, 33 come aveva ordinato il grande ṛṣi, i due intenti ad obbedire, divennero suoi dipendenti o grande re, i due regnanti, 34 mentre il venerabile savio, così avendo ordinato a quel signore di uomini, dormiva su un fianco per ventun giorni, 35 il re dunque con la moglie stava senza mangiare o rampollo dei kuru, e gli stava accanto, felice intento a propiziarsi Cyavana, 36 il bhṛguide dunque si alzava da da sé quel ricco in tapas, senza dire nulla però, quel grande nel tapas usciva dalla stanza, 37 e i due lo seguirono, affamati e distrutti dalla stanchezza, ma quel migliore dei muni non guardava neppure i due, moglie o marito, 38 ma davanti a quei due il prosecutore della stirpe dei bhṛguidi, scompariva o re dei re, e allora il re cadeva a terra, 39 dopo un po' ristabilendosi, assieme alla regina, quello splendidissimo, di nuovo allora si impegnava supremamente nella sua ricerca.” LIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quando quel savio scompariva, che fece allora il re, e la sua gloriosissima moglie? questo dimmi o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ il protettore della terra assieme alla moglie, non vedendo più il ṛṣi, imbarazzato, stanchissimo, persosi d'animo tornava indietro, 3 e entrando nel palazzo depresso, non diceva nulla, e meditava sul comportamento di Cyavana, 4 quindi con mente assente, entrato nel palazzo, il sovrano vedeva il rampollo di Bhṛgu steso in un letto, 5 stupiti i due vedendolo, e pensando fosse un miracolo, e alla vista di quel muni, divennero privi di stanchezza, 6 e stando al loro posto, di nuovo i due lo massaggiavano, e allora il grande muni dormiva sull'altro fianco, 7 e dopo lo stesso tempo quel valoroso si svegliava, e i due non mutarono il loro atteggiamento, in ansia per la paura, 8 svegliatosi il muni, diceva ai due o signore di popoli: 'dell'unguento mi sia dato, io mi farò il bagno.' così o bhārata, 9 e i due affamati e oppressi dalla fatica, risposero di si, col preziosissimo unguento śatapāka, lo servivano, 10 quindi senza parlare massaggiavano il ṛṣi comodamente seduto, ma il bhṛguide dal grandissimo tapas diceva: ' non è abbastanza.' 11 e quando il bhṛguide si accorse che i due erano immoti, allora alzandosi rapidamente entrava nella stanza da bagno, e la depositati vi erano gli strumenti da bagno preparati per il sovrano, 12 e senza onorare tutto ciò, là scompariva di nuovo il muni allora sotto gli occhi del sovrano, e nessun dispiacere mostrarono i due regnanti o toro dei bhārata, 13 quindi dopo il bagno il potente venerabile si mostrava a Kuśika e alla moglie seduto sul trono, quel rampollo di Bhṛgu, 14 con aspetto lieto, il re Kuśika colla moglie, al muni offriva del cibo perfetto, inchinandosi immobile, 15 'mi sia servito.' così il muni diceva al sovrano di uomini, e il re assieme alla moglie gli serviva allora quel cibo, 16 carni di vario genere, e vari tipi di vegetali, preparati di spezie, e toniche bevande, 17 vari tipi di pane e latticini, e dolci e pasticcini, gustosi di molti generi, e il cibo selvatico dei muni, 18 vari tipi di frutti edibili in quantità, giuggiole, noci, kāśmarya, bhallātaka, banane, 19 e qual'è il cibo dei villaggi e quello degli abitanti della foresta, tutto questo il re colla moglie serviva al muni. 20 quindi tutto questo fu messo davanti a Cyavana, e tutto fu posto su un seggio e un sofà, il muni 21 con vesti bianche coprendoli assieme agli utensili da pranzo, tutto accendeva di fuoco, Cyavana il figlio di Bhṛgu, 22 non andarono in collera i due regnanti dai grandissimi voti, e sotto gli occhi dei due, di nuovo egli scompariva, 23 e là quel re e ṛṣi, stava vicino alla regina allora, senza parlare assieme alla moglie quel virtuoso e non cadeva nell'ira, 24 sempre erano pronti vari tipi di cibo nel palazzo reale, e preziosi giacigli, e numerosi strumenti per lavarsi, 25 e sempre erano approntate vesti di varia foggia, e Cyavana non fu in grado di vedere allora alcun fallo, 26 e ancora il savio ṛṣi diceva al sovrano Kuśika: ' assieme a tua moglie conducimi rapido sul carro dove di dirò.' 27 il sovrano senza esitazione diceva di si a quel ricco in tapas: ' un carro da passeggio deve essere o un carro da guerra?, 28 così richiesto dal re felice, il muni Cyavana rispondeva lieto queste parole al vincitore di città nemiche: 29 ' aggioga rapidamente il carro che ritieni sia da guerra, colle sue armi, coi pennoni, colle lance, e ogni minimo strumento, 30 col rumore di cento campanelle, pieno di affilati giavellotti, fornito di spade e mazze, dotato di centinaia di supreme frecce.' 31 avendo risposto di si, faceva preparare il grande carro, con la moglie alla sinistra del giogo e lui stesso a destra, 32 e poneva là un frusta a tre denti con le punte aguzze come folgori, e tutto questo avendo fornito, il sovrano queste parole diceva: 33 ' o venerabile dove vuole che vada il carro il figlio di Bhṛgu, dove mi dirai o savio ṛṣi, là andrà il carro.' 34 così apostrofato dunque il venerabile rispondeva al sovrano: ' da qui in avanti procedi lentamente passo a passo, 35 affinché io non mi stanchi procedete gentilmente voi due, devo essere trasportato felicemente, e tutta la gente lo veda, 36 nessuno che proceda sulla via sia allontanato, io a questi darò delle ricchezze, e quanto desiderano ai brahmani che mi supplicheranno sulla via, 37 tutta la ricchezza io la darò via e anche le gemme, tutto quanto sia interamente compiuto, non esitare o sovrano.' 38 udite le sue parole, il re così diceva ai servi: ' ciascuna cosa dica il muni tutto quanto sia dato senza esitazione.' 39 quindi moltissime gemme, donne, animali da tiro, capre e pecore, e oro lavorato e no, e grandi elefanti simili a monti, 40 e i ministri del re, in ogni luogo seguivano il ṛṣi, un frastuono di urla varie vi era nella città così afflitta, 41 violentemente spinti con quella fiera e crudele frusta, colpiti sulle schiene, e sui fianchi, senza curarsene lo trasportavano i due, 42 tremando, deboli per il digiuno di cinquanta notti, in qualche modo trainavano quel supremo carro, i due valorosi regnanti, 43 i due molte volte fieramente colpiti, perdendo sangue, apparivano o grande re, come due piante kiṃśuka fiorite, 44 e vedendo quei due, la moltitudine dei cittadini, era piena di sofferenza, ma agitata per la paura di una maledizione non diceva nulla, 45 a coppie si dicevano tutti:' guardate la forza del tapas, pur se adirati non possiamo guardare al quel grande muni, 46 oh, guardate la potenza del venerabile grande ṛṣi dall'anima compiuta, e pure qual'è l'intelligenza del re e di sua moglie, 47 pur stanchi i due per il dolore, trascinano quel carro.' e il rampollo di Bhṛgu non scorgeva in quei due alcun fallo.” 48 Bhīṣma disse: “ quindi il continuatore della stirpe di Bhṛgu non vedendo alcun cedimento nei due, distribuiva ricchezze come fosse il figlio di Viśravaṇa, 49 e pure il re con animo lieto agiva come prima aveva detto, allora quel supremo e venerabile muni divenne contento di lui, 50 e sceso dal grande carro, scioglieva i due regnanti, e avendoli liberati correttamente allora diceva queste parole, 51 con voce profonda e affettuosa e ben disposta, il figlio di Bhṛgu: ' io vi concedo la miglior grazia, ditemi quale.' così o bhārata, 52 e quel supremo e sapiente muni colle sue mani che erano come nettare, quei due teneramente toccava con affetto o migliore dei bhārata, 53 allora il sovrano diceva queste parole:' non vi è più stanchezza in noi due.' riconfortati siamo per tua grazia dal tuo potere mentale o bhṛguide.' 54 quindi il venerabile Cyavana contento diceva allora: ' io non ho mai detto prima una falsità, e sarà come ho detto, 55 piacevole è questa località, e bella questa sponda della Gaṅgā, io risiederò qui per qualche tempo intento in un voto o sovrano, 56 torna alla tua città o figlio, e riposato di nuovo ritorna, domani tu con tua moglie mi vedrai ancora qui o signore di uomini, 57 non aver nessuna furia, tu otterrai il meglio, tutto quanto desideri in cuor tuo, si avverrerà.' 58 così apostrofato Kuśika, con animo gioioso, rispondeva queste appropriate parole a quella tigre fra i muni: 59 ' io non ho alcuna furia o gloriosissimo, purificato io sono da te o venerabile, noi abbiamo ottenuto di nuovo la giovinezza, e dei corpi pieni di forza, 60 per le ferite con la frusta che tu hai fatto a me e a mia moglie, e queste non le vedo più sulle membra, io e mia moglie siamo risanati, 61 io vedo questa regina o muni, simile ad una divina apsaras, piena di supremo splendore, come prima non ho mai visto, 62 per tua grazia tutto questo è stato compiuto o grande muni, non vi è o venerabile nulla di straordinario per te o dal sincero potere.' 63 così apostrofato, Cyavana rispondeva allora a Kuśika: ' tornate qui tu e tua moglie.' così o signore di uomini, 64 e così apostrofato, avutone il permesso quel re e ṛṣi salutandolo, partiva col suo bel corpo verso la città come fosse il re degli dèi, 65 e lo avvicinavano i suoi ministri e il suo purohita, i soldati, e tutte le cortigiane e i servi, 66 cisrcondato da questi Kuśika, brillando di supremo splendore, entrava lieto nella città, pure onorato dai suoi parenti, 67 quindi entrato in città, compiuti tutti i riti del giorno, e dopo aver mangiato con sua moglie, quel signore della terra passava la notte, 68 quindi i due vedendosi vicendevolmente di nuova giovinezza, lieti come due immortali, si rallegrarono, andando a letto coi loro corpi pieni di bellezza per dono del ri-nato, 69 e pure il prosperoso ṛṣi innalzante la gloria dei bhṛgudi, ricco in tapas quella bella selva, con perle e vari tipi di gemme adornava, quanto non c'e in quella del Cento-riti.” LIV 1 Bhīṣma disse: “ quindi il re dal grande intelletto, svegliatosi alla fine della notte, compiuti i riti mattutini, partiva colla moglie verso quella selva, 2 e allora il sovrano là scorgeva un palazzo interamente d'oro, ricco di mille colonne di gemme, simile ad una città dei gandharva, e là Kuśika vedeva fatte a desiderio divino, 3 delle colline dalle belle cime, e stagni di loti paṅkaja, e varie e belle dimore e portali o bhārata, e la terra era piena di fresche erbe, e pavimentata d'oro, 4 e manghi pieni di fiori, e ketaka, uddālaka, e dhava, aśoka, mucukunda fioriti, e pure atimuktaka, 5 e campaka, tilaka, bhavya, panasa, e pure vañjula, e qua e là scorgeva pure dei karṇikāra fioriti, 6 e vedeva il śyāmā, il vāraṇpuṣī, e il rampicante aṣṭāpadikā, distribuiti qua e là quel sovrano signore della terra, 7 e alberi con fiori di loto, e fioriti in tutte le stagioni, e dimore belle come carri divini e del colore di loto, 8 e acque fresche, e in altre parti anche calde o bhārata, e bellissimi seggi, ed eccellenti giacigli, 9 e divani tutti d'oro, ed eccellenti tappeti, indistruttibili, e infiniti cibi da mangiare là erano preparati, 10 e vāṇīvāda, pappagalli, tordi, e api regine, cuculi, pavoni, gru, galli selvatici, e koyaṣṭi, 11 e altri pavoni e galli selvatici, putraka, e fagiani, pernici, scimmie, oche selvatiche, gru indiane, cakravāka, 12 da ogni parte vedeva che cantavano musiche affascinanti, in quel luogo schiere di apsaras, e di gandharva o sovrano, 13 e altri là ne vedeva abbracciati da splendide donne, e più non li vedeva e poi di nuovo li rivedeva quel sovrano, 14 e suoni di canti dolcissimi, e quelli di studio dei veda, e i canti dolcissimi delle oche selvatiche là udiva il sovrano, 15 veduto quel portento, il re pensava nella sua mente: ' è questo un sogno, o uno scherzo della mente, oppure è vero? 16 dunque col mio corpo ho raggiunto la suprema meta, oppure i santi kuru del nord, o anche la residenza degli immortali, 17 è qulla che io scorgo in questo grande portento.' così egli pensava, e mentre così pensava egli scorgeva quel toro dei muni, 18 in un carro divino d'oro, pieno di colonne di gemme, quel figlio di Bhṛgu, che giaceva in un divino e preziosissimo letto, 19 e a lui avvicinandosi con gioia, il re dei re colla moglie, Cyavana allora di nuovo spariva assieme al suo letto, 20 quindi in un altro luogo della foresta di nuovo scorgeva, quel grande nei voti che pregava seduto su un seggio di erba kuśa, e così con la forza del suo yoga quel savio confondeva il sovrano, 21 e in un istante la foresta, e le schiere di apsaras, i gandharva e gli alberi, interamente scomparivano, 22 e di nuovo divenne silenziosa la riva della Gaṅgā o sovrano, e per lo più piena di erba kuśa e di formicai come prima, 23 allora il re Kuśika assieme a sua moglie, per quell'impresa, cadde in suprema meraviglia avendo veduto quel grande portento, 24 allora Kuśika pieno di gioia diceva alla moglie: ' guarda o bella, come hai veduto queste belle immagini ardue da avere, 25 per grazia del primo dei bhṛguidi, come altrimenti che con la forza del tapas? col tapas si è ottenuto quanto non è possibile coi soli desideri, 26 il tapas è superiore anche del regno del trimundio, col suo severissimo tapas, quel ricco in tapas gioca, 27 oh, grande è il potere di Cyavana, brahmano e ṛṣi grand'anima, volendo egli colla forza del suo tapas potrebbe creare altri mondi, 28 e dei brahmani potrebbero nascere, santi per parole, pensieri e azioni, chi altri potrebbe qui compiere ciò se non Cyavana? 29 un regno è ottenibile dagli uomini ma lo stato di brahmano non lo è, per la potenza di un brahmano fummo aggiogati al carro di nostra volontà.' 30 Cyavana sapeva che così stava pensando, e scorgendolo diceva al sovrano: ' in fretta venite qui.' 31 così apostrofato assieme alla moglie si avvicinava al grande muni, e inchinandosi colla testa il sovrano lo onorava, 32 e il muni dava la sua benedizione a quel signore di uomini: 'siediti.' così disse quel saggio gentilemente o toro dei bhārata, 33 quindi nella sua propria natura, il bhṛguide o sovrano, al monarca diceva con gentile voce come per renderlo lieto o bhārata: 34 ' o re, tu rettamente hai vinto cinque sensi su cinque, con la mente per sesta, per questo tu sei libero da questa difficoltà, 35 rettamente sono stato da te onorato o migliore dei parlanti, nessuna pecca in te si trova seppur minima, 36 licenziami o re, io tornerò donde sono venuto, contento sono di te o re dei re, accetta una grazia.' 37 Kuśika disse: ' vicino a te io stavo in mezzo al fuoco o venerabile, questo è passato o tigre dei bhṛguidi, e io non ne fui molto bruciato, 38 questo il miglior dono che io ho oettenuto o rampollo di Bhṛgu, che tu sia contento e che la mia stirpe viva purificata o senza-macchia, 39 questo benficio che ho o savio, era lo scopo della mia vita, che il mio tapas sia superiore ai frutti del regno, 40 ma se tu hai affetto verso di me o rampollo di Bhṛgu, vi è un certo dubbio che tu mi devi sciogliere.' LV 1 Cyavana disse: ' accetta una grazia da me, e il dubbio che hai in cuore, rivelami o migliore degli uomini, e tutto ti risolverò.' 2 Kuśika, disse: ' se ti piace o venerabile allora rivelami o bhṛguide, il motivo della tua residenza nella mia casa, questo vorrei sapere, 3 avendo dormito su un fianco per ventun giorni, senza nulla dire, sei uscito fuori o toro fra i muni, 4 e sparendo all'improvviso, di nuovo sei tornato visibile, e ancora hai dormito o savio, per ventun giorni, 5 e sei andato via dopo che fosti spalmato d'olio, e il cibo che nella mia casa, fu variamente servito, tu lo hai bruciato col fuoco che tutto possiede, e poi il viaggio sul carro che fu da te fatto in fretta, 6 e la distribuizione delle ricchezze e la visione di quella foresta, e di moltissime dimore tutte d'oro o grande muni, 7 e la visione di colonne di gemme e coralli, e di divani, e di nuovo tu sei sparito, il motivo di ciò io vorrei sapere, 8 io sono altamento confuso su ciò, pensandovi giorno e notte, e non riesco a rangiungere una certezza su tutto questo, questo vorrei udire interamente e in verità o ricco in tapas.' 9 Cyavana disse: ' ascolta interamente quale fu lo scopo di ciò, non posso non dirlo a te che così me lo chiedi o sovrano, 10 un tempo nell'assemblea degli dèi mentre parlava il Grande-avo, io ho udito quanto o re, devi ora ascoltare da me, 11 per una disputa tra brahmani e kṣatriya vi sarà una confusione nella stirpe, tuo nipote o re diverrà dotato di splendido valore, 12 quindi per proteggere la mia stirpe, io sono venuto da te, cercando di distruggere Kuśika e di bruciare la tua stirpe, 13 allora io giunto, d'apprima ti dissi o signore della terra: ' io sto iniziando un certo voto, ascoltami e ubbidisci,' 14 e nessuna cosa mal compiuta io ho trovato nella tua casa, per questo tu sei vivo o ṛṣi regale, né potrebbe essere altrimenti, 15 stando saldo in questa decisione per ventun giorni, io ho dormito per vedere se qualcuno mi svegliasse o sovrano, 16 e quando né tu né tua moglie mi avete svegliato, io allora divenni nell'animo contento di te o migliore dei re, 17 alzatomi io me ne sono andato, se tu o signore della terra mi avessi chiesto: ' dove vai?' io ti avrei maledetto o potente, 18 quindi sono di nuovo sparito, e poi di nuovo nella tua casa, affidandomi allo yoga, ho dormito per altri ventun giorni, 19 per vedere se tu affamato, o per la fatica mi avessi irritato o signore di uomini, questa era la mia intenzione, per cui vi ho tormentato colla fame, 20 ma nel tuo animo non vi fu neppur la minima irritazione o sovrano, né in tua moglie o migliore degli uomini, per questo sono contento di te, 21 e quando io ho bruciato il cibo che avevi servito, era per vedere se tu ti fossi irritato per malizia, ma anche ciò hai sopportato, 22 quindi io salito sul carro, ti dissi o signore di uomini: ' trasportami insieme a tua moglie.' e tu lo ha fatto, 23 senza esitazione o signore di uomini, e per questo sono contento di te, e pure per la distribuizione delle ricchezze tu non fosti agitato dall'ira, 24 quindi ero compiaciuto di te o re, per quanto tu avevi fatto, assieme a tua moglie, ancora nella foresta, questo sappi o signore di uomini, 25 e per il tuo piacere io ti ho mostrato la visione divina del paradiso, che tu hai veduto in quella foresta o sovrano, 26 e di essere in paradiso o re, col tuo proprio corpo o principe, a lungo hai sperimentato assieme a tua moglie o migliore degli uomini, 27 per mostrarti il potere del tapas e del dharma o signore di uomini, e il desiderio che era in te o re, io pure lo conoscevo, 28 tu desideri lo stato di brahmano e il tapas o signore della terra, trascurando la sovranità degli uomini e quella degli dèi o principe, 29 e così come tu hai detto o caro, lo stato di brahmano è arduo da ottenersi, come quello di ṛṣi per i brahmani, e quello di asceta per i ṛṣi, 30 si avverrerà il tuo desiderio, da Kuśika vi sarà un tuo discendente brahmano, il terzo uomo nella discendenza, otterrà lo stato di brahmano, 31 per la potenza dei bhṛguidi o migliore dei principi, la tua discendenza, tuo nipote sarà un brahmano, e asceta splendido come il fuoco, 32 che farà sorgere il timore in uomini e dèi, in tutti i tre mondi, la verità io ti dico, 33 accetta o ṛṣi regale, il dono che si agita nel tuo animo, io andrò in pellegrinaggio a tutti i tīrtha, il tempo è ormai passato.' 34 Kuśika disse: ' questo è il dono per me, che tu sia contento o grandi muni, e sia come tu hai detto, che mio nipote possieda il tapas o senza-macchia, e lo stato di brahmano nella mia famiglia o venerabile sia il mio dono, 35 e ancora voglio conoscere o venerabile in dettaglio, come verrà lo stato di brahmano nella mia stirpe o rampollo di Bhṛgu, e chi sarà questo mio famigliare, e come sarà chiamato?' LVI 1 Cyavana disse: ' inevitabilmente ti ho raccontato o toro tra gli uomini, per quale motivo io mi ero proposto di distruggerti, o signore di uomini, 2 i sacrifici degli kśatriya sempre sono celebrati dai bhṛguidi, o signore di genti, ed essi andranno in discordia per qualche motivo legato al fato, 3 e gli kṣatriya distruggeranno tutti i bhṛguidi o signore di uomini, abbattendoli fin dentro il grembo, spinti dal bastone del fato, 4 quindi nascerà nella nostra stirpe, il continuatore della famiglia, Aurva di nome, di grande energia, e splendido come fuoco e come il sole, 5 egli poteva produrre un fuoco nato dall'ira per la distruzione del trimundio, che poteva ridurre in cenere la terra con tutte le sue foreste e montagne, 6 ma tratteneva quel fuoco dopo qualche tempo, quel supremo muni, gettandolo nella bocca della ninfa Vaḍava nell'oceano, 7 lui avrà un figlio gloriosissimo, di nome Rcīka nella stirpe di Bhṛgu, e otterrà di persona l'intera scienza dell'arco o senza macchia, 8 per la distruzione degli kṣatriya, per qualche scopo stabilito dal fato, egli avendo posseduto questa arte, la passerà al figlio, 9 al glorioso Jamadagni, che col tapas diverrà di anima compiuta, quella tigre dei bhṛguidi, custodiva questa scienza, 10 dalla tua stirpe prenderà in moglie una fanciulla quell'anima pia, per poter continuare la sua stirpe o migliore dei sovrani, 11 quel grande asceta sposata la figlia di Gādhi, tua nipote, genererà il brahmano Rāma intento nel dharma kṣatriya, 12 e uno kṣatriya di azioni brahmaniche, per splendore come Bṛhaspati, di nome Viśvāmitra di grande dharma nascerà nella stirpe tua e di Gādhi, dotato di grande tapas egli ne sarà fornito o splendidissimo, 13 la causa di questo risiederà nello scambio di due donne, per ordine del Grande-avo, né altrimenti avverrà, 14 il terzo uomo della tua stirpe otterrà lo stato di brahmano, e tu diverrai parente dei bhṛguidi dall'anima compiuta.' ” 15 Bhīṣma disse: “Kuśika udite le parole del muni Cyavana grand'anima, felice divenne quel re, e queste parole diceva: ' così sia.' allora quell'anima giusta o migliore dei bhārata, 16 Cyavana dal grande splendore però al sovrano di uomini, di nuovo offriva di scegliere un dono, e quel principe gli diceva: 17 ' certamente lo accetterò, secondo il tuo desiderio o grande muni, che la mia stirpe sia sempre nel brahman e ponga mente al dharma.' 18 così richiesto il muni Cyavana rispondeva affermativamente, e col permesso del sovrano si recava allora in pellegrinaggio nei tīrtha. 19 interamente io ti ho raccontato tutto questo o sovrano, della parentela acquisita tra i bhṛguidi e i discendenti di Kuśika, 20 e pure come fu detto dal muni, così poi accaddero o sovrano, le nascite di Rāma e del muni Viśvāmitra.” LVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ io sono confuso, avendoti udito ora, e pensando continuamente, a questa terra privata delle schiere dei gloriosi principi, 2 avendo acquistato centinaia di regni, e conquistata la terra, dopo aver ucciso miriadi di uomini, io me ne dolgo o nonno, 3 quale sarà dunque la situazione di queste ottime donne, che sono prive di mariti, figli, fratelli e zii materni? 4 noi avendo uccisi maestri, famigliari e pure amici, a testa in giù cadremo nell'inferno, non vi è qui dubbio, 5 io voglio affliggere il mio corpo con un fiero tapas o bhārata, io voglio essere istruito da te o signore di popoli.” 6 Vaiśaṃpāyana disse: udite le parole di Yudhiṣṭhira, Bhīṣma dal grande intelletto, guardando ogni cosa con intelligenza, si rivolgeva a Yudhiṣṭhira: 7 “ ascolta dunque il meraviglioso segreto che ti dirò, la meta che si ottiene tra le creature nell'aldilà o bhārata, 8 col tapas si ottiene il paradiso, col tapas si ottiene la gloria, col tapas o illustre, si ottiene una lunga vita e ogni bene, 9 sapienza, dottrina, salute, bellezza e pure successo, e buona fortuna, col tapas si ottiene o toro dei bhārata, 10 col tapas si ottiene ricchezza, e si raggiunge saggezza e lo stato di muni, col donare invece le piacevolezze, e colla castità nello studio una lunga vita, 11 la bellezza è il frutto della non violenza, e una nobile nascita lo è della dīkṣā, il regno è di chi si nutre di frutti e radici, e il paradiso di chi si nutre di foglie, 12 chi consuma solo acqua va in cielo, colle abluzioni si aumenta la ricchezza, obbedendo al guru si ha la sapienza, e con perenne śrāddha, la discendenza, 13 nutrendosi di vegetali si è ricchi in vacche, e mangiando erbe si ha il paradiso, con le tre abluzioni si hanno donne, e bevendo il vento si ottiene il desiderato, 14 chi sempre si bagna diviene talentuoso, e pregando alba e tramonto, un ri-nato praticando ascesi nel deserto si ha un regno, e digiunando il supremo cielo, 15 chi dorme sulla nuda terra avrà case e letti, e chi veste abiti di corteccia, avrà vestiti e gioielli, 16 e seggi e veicoli avrà l'asceta concentrato nello yoga, entrando nel fuoco certamente si merita il mondo di Brahmā, 17 astenedosi dai sapori, grande prosperità si trova, astenendosi dalla carne, si ottiene progenie di lunga vita, 18 chi risiede nell'acqua, diverrà un sovrano di uomini, chi parla sinceramente o migliore degli uomini, si rallegra assieme agli dèi, 19 col donare si ha la fama, e la salute colla non-violenza, obbedendo ai ri-nati si ha un regno, oppure il completo stato di ri-nato, 20 donando acqua, si ottiene eterna fama, col dono di cibo e bevande, si diviene soddisfatti nei beni desiderati, 21 chi da conforto a tutti gli esseri, si libera da ogni dolore, abbedendo agli dèi si raggiunge un regno e un divino aspetto, 22 col dono di una lampada, l'uomo diviene di grande vista, offrendo uno spettacolo, memoria e intelligenza si ottiene, 23 coll'astenersi da ghirlande profumate, si ha grandissima fama, chi porta barba e capelli, avrà un'eccellente discendenza, 24 dimora nell'acqua, consacrazione e pie abluzioni o sovrano, compiendo per dodici anni, si è superiori ad ogni eroismo, 25 e schiavi e schiave, ornamenti, campi e case, si ottiene o toro fra gli uomini, dando una figlia degna ad un brahmano, 26 con sacrifici e residenze nell'acqua raggiunge il terzo cielo o bhārata, e vi ottiene una lunga residenza, l'uomo che offre fiori per oblazione, 27 l'uomo che dona mille vacche con le corna adornate d'oro, ottiene in cielo il più puro mondo divino, così dicono le schiere dei dèi e muni, 28 chi offre un vacca bruna colla sua coperta e le corna dorate, e un secchio d'ottone, ciascuna cosa che desidera mungendola dà la vacca all'uomo che l'ha donata, 29 quanti capelli possiede il mungitore tanti frutti ottiene chi ha donato la vacca, e figli e nipoti e l'intera stirpe per sette generazioni future protegge, 30 come dakṣiṇa una vacca con le corna dorate, con un secchio d'ottone, e una ricca coperta, e una misura di sesamo, chi da ad un brahmano, ottiene i facili mondi dei vasu, 31 l'uomo che fortemente attaccato alle proprie azioni cade nell'aspra tenebra dell'inferno, dal dono di una vacca come una nave spinta dal vento nel mare, è salvato nell'altro mondo, 32 chi dà una figlia degna ad un brahmano e dona della terra ad un savio, e chi offre del cibo secondo le regole, ottiene il mondo del Distruggi-fortezze, 33 e l'uomo che dona un casa con tutte le sue attrezzature, ad un brahmano dotato di qualità, studio e condotta, ottiene i mondi tra kuru settentrionali, 34 l'uomo che dona un'ottima vacca e dei cavalli, ottiene i mondi dei vasu, il dono dell'oro dicono conduca al paradiso, quindi è ottima cosa donare oro, 35 col dono di un parasole, si ha un'ottima casa, e un carro donando dei sandali, col donare vestiti, si ha un bellissimo frutto, e donare profumi, porta l'uomo assieme agli dèi, 36 chi offra ad un brahmano un albero pieno di fiori e di frutti, ottiene senza sforzo una casa piena di molte gemme e abbondante di donne, 37 chi dona edibile cibo e saporite bevande, ottiene facilmente tutti i cibi saporiti, chi offre vesti e rifugio, queste cose ottiene senza alcun dubbio, 38 l'uomo che offra ghirlande e abluzioni, unguenti e profumati incensi ai brahmani, diviene sano, e di bell'aspetto, nel mondo dei sovrani, 39 l'uomo che dia ad un brahmano una casa dotata di letti e non priva di gemme, ottiene un'ottima residenza piena di molte gemme, bellissima e pura, 40 l'uomo che dia ad un brahmano, un letto dotato di belle e profumate coperte, otterrà senza alcun sforzo, una moglie dotata di bellezza di buona stirpe e gradevole, 41 l'uomo che giace su un letto da eroe, è compagno del Grande-avo, nulla di migliore si trova di questo, dicono i supremi ṛṣi.” 42 Vaiśaṃpāyana disse: udite queste parole con animo lieto, quel rampollo dei kuru, non più preferiva il vivere in un āśrama, per il desiderio di una fine eroica, 43 quindi Yudhiṣṭhira diceva ai pāṇḍava o toro dei bhārata: ' apprezzate queste parole che ha detto il nonno.' così quel potente, 44 allora dunque tutti i pāṇḍava e la splendida Draupadī, applaudirono fortemente queste parole di Yudhiṣṭhira. LVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “dei doni che sono menzionati fuori dai veda, qual'è il dono migliore secondo la tua opinione o toro dei kuru? 2 io ho una suprema curiosità in ciò o potente, dimmi qual'è il dono che dato ne segua l'offerente.” 3 Bhīṣma disse: “ sicurezza a tutti gli esseri, e anche sostegno nell'avversità, chi dà, e chi offra quanto desidera ad un assetato, 4 e ritenga di dare, una volta dato sia detto il miglior dono, questo è il dono che dato segue l'offerente o toro dei bhārata, 5 il donare oro, o vacche, e il donare terre, sono questi dei purificatori e riscattano pure il mal fatto, 6 queste cose dona sempre dunque ai virtuosi o tigre fra gli uomini, il dare doni, libera l'uomo dai peccati, senza alcun dubbio, 7 ciascuna cosa che più si desidera al mondo e che sia preziosa in casa, tutto ciò deve dare ad uno che lo meriti chi desidera non perire, 8 care cose ottiene al mondo chi da e compie care cose, e caro diviene per gli esseri quaggiù e nell'aldilà, 9 chi per arroganza un povero che chiede con speranza, non onori secondo le proprie forze, è un ingannatore o Yudhiṣṭhira, 10 chi uno triste seppur un nemico giunto in cerca di rifugio, mentre è in difficoltà, accolga con favore, costui è il miglior uomo, 11 chi un uomo tormentato o caro, pieno di vergogna, che siede privo di vitto, respinga crudelmente, costui per questo non è pari ad un uomo, 12 con modestia invitando dei virtuosi educati, e tormentati con moglie e figli che mendicano per ogni cosa, 13 di quelli che non fanno benedizioni verso dèi, e mortali pur essendo meritevoli, sempre sinceri e che si sostengono di quanto ottengono, 14 sono simili a serpi velenose, da questi guardati o bhārata, dalle cose che dicono si debbono riconoscere i migliori brahmani, 15 sempre con abitazioni, con servi e con tutto il necessario, e fornendo loro ogni cosa desiderata devi invitarli o kaurava, 16 se possiedono la pura fede o Yudhiṣṭhira, i giusti dalle pure azioni, pensano che così si debba agire, 17 chi si bagna nella sapienza, e nei voti, quelli che vivono di sé stessi, i brahmani dai saldi voti che praticano in segreto tapas e studi, 18 verso questi puri, disciplinati, che sono attaccati alle proprie mogli, tutto quanto tu fai di nobile, ti condurrà nei mondi, 19 come l'agnihotra è celebrato dal ri-nato all'alba e al tramonto, così deve essere il donare ai brahmani per chi ha anima compiuta, 20 da te sia preparato dunque questo sacrificio di pura fede, colle sue donazioni, è il migliore di tutti i sacrifici, procedi dunque con le donazioni, 21 un'oblazione è tale dono a persone di tal genere o Yudhiṣṭhira, dando offerte e onorando costoro, ci si libera da ogni debito, 22 quelli che non si adirano, e non desiderano neppure le piccole cose, e altri che sono di buone parole, questi devono essere da noi onorati, 23 quelli che non pensano troppo di sé, e non agiscono così, devono essere protetti come figli, e onorati senza paura, 24 i celebranti, i cappellani e i maestri, e i sapienti dei veda gentili, anche l'energia dello kṣatriya si calma nell'incontro con un brahmano, 25 ' io sono potente, io sono un re.' così pensando o Yudhiṣṭhira, pur avendo ottenuto ricchezze, non raggiungi i brahmani, 26 con quanto tu hai di bellezza di forza e di ricchezza o senza-macchia, devi onorare i brahmani, che sono saldi nel proprio dharma, 27 rendi omaggio ai savi, che agiscono secondo verità, e quanto vogliono e come possono, che ti trattino come un figlio, 28 chi altri deve dare sussistenza a questi propizi amici, che si accontentano di poco, eccetto te o migliore dei kuru, 29 come nel mondo per le donne il dharma perenne è la fedeltà al marito, che è dio per loro, così non vi è altra via per noi che i brahmani, 30 se i brahmani sono da noi trascurati senza onorarli, guarderanno sempre le crudeli azioni insite negli kṣatriya, 31 e senza i veda, senza gloria, senza i mondi e senza sacrifici, chi ci darà i mezzi per vivere senza l'assistenza dei brahmani? 32 io qui ti illustrerò come l'eterna condotta, dei re, si svolgeva un tempo verso i brahmani, e quella vaiśya verso i re, e quella śūdra verso i vaiśya, così è scritto, 33 da distante dallo śūdra è servito il brahmano che brucia come un fuoco, e invece con contatto è servito da vaiśya e kṣatriya, 34 gentili per natura, di sincera condotta, protettori del vero dharma, ma venenosi come serpi se adirati, servite dunque i ri-nati, 35 migliori essi sono dei migliori, e degli alti e dei bassi, lo splendore e la potenza dei potenti kṣatriya, nei brahmani si estinguono colla loro energia e tapas, 36 il padre mio non mi fu più caro di quanto tu mi sei caro o figlio, né il padre di mio padre o re, né me stesso o la vita, 37 non vi è nessuno sulla terra che mi è più caro di te, ma di te mi sono più cari i brahmani o toro dei bhārata, 38 io ti dico la verità questo è come io sono o rampollo di Pāṇḍu, e per questa verità io potrò andare ai mondi in cui è Śaṃtanu, 39 e vedrò i puri mondi dei virtuosi a cominciare da quello di Brahmā, dove io dovrò andare o figlio, presto e restarci a lungo, 40 e dopo aver visto tali mondi o migliore dei bhārata, di quanto io ho compiuto per i brahmani non mi dolgo o sovrano.” LIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ a quale di due che siano uguali per condotta, per sapienza e per nascita, uno dei quali chieda e l'altro no, è meglio fare una donazione?” 2 Bhīṣma disse: “ si dice che è meglio il dono o pṛthāde, a chi non chieda che ad uno che chieda, il dotato di fermezza è più meritevole del misero privo di fermezza, 3 la fermezza dello kṣatriya è la protezione, quella del brahmano è il non chiedere, il sapiente brahmano di fermezza rallegra e soddisfa gli dèi, 4 il richiedere e il prendere dicono sia del debole, o bhārata, sempre i viventi scacciano i richiedenti come ladri, 5 perisce il richiedente e dopo di lui muore il donatore, ma il donatore fa rivivere sé stesso o Yudhiṣṭhira, 6 la benevolenza è il supremo dharma, a chi chiede sia dunque dato, a quelli che non chiedono seduti, devono essere offerti tutti i mezzi, 7 se tali ottimi brahmani risiedono nel regno, tu sappi con tutta l'attenzione che sono come fuochi coperti dalla cenere, 8 accesi dal tapas, potrebbero bruciare anche la terra, e devono essere onorati perche dotati di yoga, tapas, sapienza e conoscenza, 9 rendi onore a questi brahmani o tormenta-nemici, doni di vario tipo devono essere dati e i beni necessari a chi non chiede, 10 quale è il frutto dell'agnihotra celebrato all'alba e al tramonto, tale si dice sia il frutto del dono ad uno che abbia voti, e sapienza dei veda, 11 quei brahmani dai fermi voti, purificati nei voti e nella sapienza dei veda, che vivono senza aiuto, intenti in segreto a studi e tapas, 12 con piacevoli dimore, fornite di servi, e di ogni mobilio, e con altro che desiderino siano da voi invitati o kuntīde, questi ottimi ri-nati, 13 e ciò accetteranno con pura fede o Yudhiṣṭhira, questi sapienti del dharma che vedono le sottigliezze, pensando: ' si deve fare.' 14 e soddisfatti questi brahmani, giungano alle case coi loro dolci cibi, dove le mogli li aspettano come i contadini la pioggia, 15 questi brahmani di religiosa condotta consumando i cibi, sempre nelle cerimonie del mattino o caro, per soddisfare i tre fuochi, 16 e nella cerimonia di mezzogiorno che sia fatta la donazione o caro, di vacche, oro e vesti, e con ciò Indra ti avrà per caro, 17 e nella cerimonia della sera sacra ai viśvedeva o Yudhiṣṭhira, offri quanto spetta a dèi, agli avi e ai brahmani, 18 non violenza verso tutti gli esseri, distribuzione universale, controllo, dono, fermezza e sincerità siano sempre nei tuoi sacrifici, 19 questo sacrificio celebrato puro di fede, colle sue dakṣiṇa, il migliore di tutti i sacrifici sia sempre celebrato da te o figlio.” LX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ il dono e il sacrificio qui celebrato, quale grande frutto avranno di là? per quale richiedente il frutto è stabilito, e come e quando e a chi? 2 questo voglio sapere secondo verità o bhārata, o sapiente, a me che desidero conoscere racconta del dharma del donare, 3 quello dato sulla vedī sacrificale con fede, e quello dato per pura gentilezza, di questi quale dei due è il migliore o caro, questo dimmi o nonno.” 4 Bhīṣma disse: “ crudeli azioni sempre si trovano o figlio nello kṣatriya, e le azioni sacrificali e il donare, sono per lui quaggiù una purificazione, 5 i virtuosi non accettano doni dai re che male agiscono, per questo motivo il re faccia celebrare con riti di adeguata dakṣiṇa, 6 e se lo possono accettare che il sovrano doni ogni giorno, saldo nella suprema fede, questo è il supremo purificatore, 7 si devono soddisfare nei sacrifici, con ricchezze i brahmani dai saldi voti, amichevoli e virtuosi, dotati di condotta e tapas, e sapienti dei veda, 8 e quanto loro compiranno, sarà fatto da lui, celebra sacrifici, assieme ai virtuosi con cibi saporiti e con grandi dakṣiṇa, 9 nel compiere un dono, devi pensarti intento ad un sacrificio, e devi onorare i sacrificanti, come se una parte sia pure per te, 10 devi mantenere i brahmani che hanno molta prole da mantenere, per questo diventerai di molta prole, come un padre, 11 come i virtuosi soddisfano i buoni nel dharma, pure tutti gli uomini con molti da mantenere, si devono sostenere, 12 abbondantemente dona ai brahmani o Yudhiṣṭhira, vacche, carri, cibi, parasoli, vesti e sandali, 13 burro sacro, e cibi edibili ai sacrificanti o bhārata, e carri coi loro cavalli, dimore e letti, 14 queste cose con dolci bevande si devono dare a chi le merita o bhārata, riconoscendo i brahmani incensurabili, deboli nella loro condotta, 15 di nascosto o apertamente forniscili di sostentamento, riguardo agli kṣatriya questo è meglio del rājasūya e dell'aśvamedha, 16 così libero dai peccati, purificato raggiungerai il paradiso, pur esaurendo il tuo tesoro, tu proteggerai il tuo regno, 17 quindi otterrai lo stato di brahmano, e altre ricchezze, proteggi la tua floridezza e quella altrui o bhārata, 18 proteggi come tuoi figli i dipendenti e le tue genti, e abbi sempre riguardo per la sicurezza dei brahmani o bhārata, 19 quello che non protegge, che non dona, che distrugge e ruba, la gente riunendosi afferma che è un crudele e cattivo re, 20 il sovrano che avendo detto: ' io vi proteggerò.' poi non lo fa, da tutti insieme deve essere abbattuto come un cane affetto dalla rabbia, 21 le genti che compiono qualche mala azione non siano protette dal re, il re infatti o bhārata, riceve un quarto di questo male, 22 e alcuni dicono pure tutto, o anche la metà, vi è opinione, ma noi pensiamo che sia la quarta parte, udito l'insegnamento di Manu, 23 le genti che si comportano bene devono essere ben protette dal re, il re infatti acquista la quarta parte di quel bene, o bhārata, 24 che tutte le tue genti si affidino alla tua vita o Yudhiṣṭhira, come gli esseri a quella del dio nuvoloso, e come gli uccelli ai grandi alberi, 25 come i rākṣasa si affidano e Kubera, come gli dèi al Cento-riti, che gli amici e i famigliari si affidino a te o tormenta-nemici.” LXI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ l'insegnamento della śruti ci dice: ' questo si deve dare, e quest'altro.' ma dei molti doni del re, qual'è il supremo da dare?” 2 Bhīṣma disse: “ di tutti i doni, questo è detto il donare della terra, immobile e indistruttibile è la terra e di tutte le cose più desiderata, 3 essa da vesti, gemme, bestie, riso e altre granaglie, il dono della terra, porta eterni anni di prosperità per tutte le creature, 4 finché la terra ha vita, prospera allora il dono della terra, non vi è nulla quaggiù superiore al dono della terra o Yudhiṣṭhira, 5 pure gli antichi hanno fatto dono di un po' di terra, abbiamo udito, tutte le genti che possiedono della terra, ne hanno fatto dono, 6 gli uomini vivono quaggiù e nell'aldilà per il prorpio agire, la terra che è una potente divinità, compie il bene al donatore, 7 il signore della terra che doni questa indistruttibile dakṣiṇa, di nuovo ottenuta una nascita umana, sarà un sovrano della terra, 8 come è il donare così sarà il godimento, così è affermato nel dharma, o perdere la vita in battaglia, o donando della terra, 9 questo dicono sia la suprema speranza dei membri degli kṣatriya, il dono della terra purifica il donatore, così abbiamo udito, 10 pure chi si comporta male, l'ingannatore, il brahmanicida, purifica da tutti i mali, e costui si libera del peccato, 11 pure dai re di mala condotta, i virtuosi accettano e null'altro vogliono che la terra, che è come la madre delle purificazioni, 12 questo è l'eterno segreto, la divina è chiamata 'Priyadattā.' poiché il donare, e la conoscenza del suo nome è il supremo bene, perciò il sovrano ottenuta la terra, ne offra ai savi, 13 il sovrano della terra non deve mai governare la terra da sé, non la tenga segreta ai competenti, e non agisca di nascosto, quelli che desiderano la terra senza dubbio così agiscono, 14 chi toglie la terra ad un virtuoso, non troverà della terra, ma dando la terra ai virtuosi, trova ancora della terra, qui e nell'aldilà le anime giuste, ottengono grande gloria, 15 il virtuoso di cui i savi governano sempre la terra, non avrà mai nemici o re, che governino la sua terra, 16 l'uomo che faccia qualcosa di male, afflitto per il vitto, col dono pure di un solo gocarman di terra si purifica, 17 e pure per quei re che sono di azioni impure e crudeli, si dice che il donare la terra sia il supremo purificatore, 18 sempre le antiche genti pensavano vi sia poca differenza, tra chi celebri l'aśvamedha e chi dia della terra ad un virtuoso, 19 anche compiendo ben fatte azioni, i sapienti dubitano, solamente su una cosa non lo fanno, il donare la terra e il supremo bene, 20 oro, argento, vestimenti, perle, gemme e altre ricchezze, tutto questo dà o grande saggio chi dona la terra, 21 tapas, sacrificio, studio, condotta, assenza di avidità, saldezza nella sincerità, venerazione per guru e dèi, non sorpassano il donare la terra, 22 quelli che sono uniti alla beatitudine del Signore, morti uccisi in battaglia, e i siddha che sono nel mondo di Brahmā non sono superiore a chi dona terra, 23 come una madre, col suo latte sempre supporta il proprio figlio, così la terra con tutti i suoi frutti nutre il donatore, 24 il servo della morte, il bastone, il terribile tormento del fuoco, e i terribili lacci di Varuṇa non toccano chi dona la terra, 25 gli avi che sono nel mondo dei morti, gli dèi nei mondi divini, sono resi soddisfatti dall'anima gentile che dona la terra, 26 l'uomo che ha dato la terra a sostegno di chi è depresso, privo di vitto, debole e moribondo, è come chi compie un sattra, 27 come la vacca corre al vitello a dargli il suo latte, così o gloriosissimo, la terra diviene per chi dona la terra, 28 dando della terra coltivabile, coi suoi semi e frutti, e con una dimora costruita, diviene il donatore di ogni desiderio, 29 l'uomo che offra ad un brahmano dai puri voti, della terra, che gli dia vitto e fuoco, non va alla dimora di Yama, 30 come si produce giorno per giorno la crescita della luna, così il dono della terra compiuto, cresce di ogni merito, 31 qui gli antichi sapienti, menzionato le strofe del canto della terra, il quale avendo udito, il figlio di Jamadagni diede la terra a Kāśyapa, 32 ' ricevi dunque me, dai via me, e me avendo dato via, me riotterrai.' in questo mondo vi è di nuovo un all'altra nascita, 33 il brahmano saldo nei veda che conosca questo insegnamento, sacrificando con fede, raggiunge l'identità col brahman, 34 avendo io compiuto questa grande purificazione che abbatte il male pure di chi compie infamie, ho purificato dieci generazioni di parenti passati e futuri, 35 e si purifica chi questo conosce, e pure io lo conosco, la terra è la natura di tutti gli esseri, e la loro eterna madre, 36 nel consacrare il sovrano gli si faccia udire questo precetto, in modo che uditolo doni la terra e non la tolga al virtuoso, 37 interamente al brahmano appartiene la ricchezza del re, senza dubbio, il re esperto del dharma, è il principale segno di prosperità, 38 quelli per cui divenga re un ateo intento nell'adharma, non conoscono la felicità, né da svegli né da addormentati, 39 ma gli uomini sono sempre agitati per le sue male azioni, e i molti che vogliono la sicurezza, non risiederanno in quel regno, 40 ma quelli per cui sia re, un saggio saldo nel dharma, hanno la felicità sia da svegli che da addormentati, 41 le genti sono soddisfatte dalle pure e nobili azioni del re, e per la sicurezza e le piogge, prosperano nei loro affari, 42 è uomo di nobile nascita, è un parente, è santo nell'agire, è un benefattore, è un coraggioso chi dona la terra, 43 come dei soli brillano di splendore sulla terra gli uomini, che donano della terra prosperosa ad un brahmano sapiente dei veda, 44 come i semi crescono sparsi sulla faccia della terra, così i desideri sono gratificati da chi si impegna nel donare la terra, 45 il sole, Varuṇa, Brahmā, Soma, il Divora-offerta, e il beato dio armato del tridente, si rallegrano per il dono della terra, 46 in terra nascono gli uomini, nella terra giungono alla morte, quattro tipi di creature al mondo sono costituiti dalle qualità della terra, 47 essa è la madre e il padre dell'universo o signore della terra, nessun'altra cosa è paragonabile ad essa o signore di genti, 48 e pure qui raccontano l'antica storia, del colloquio tra Bṛhaspati, e Indra o Yudhiṣṭhira, 49 avendo sacrificato con cento cerimonie dotate di grandissime dakṣiṇa, il maghavat, chiedeva a Bṛhaspati il migliore dei sapienti del parlare: 50 ' o beato, con quale dono si ottiene la felicità in paradiso, che sia preziosa e indistruttibile? questo dimmi o migliore dei parlanti.' 51 così apostrofato dal re degli dèi, allora il divino purohita, Bṛhaspati dal grande splendore rispondeva al Cento-riti: 52 'donare oro, donare vacche, e donare la terra o uccisore di Vṛtra, libera questo donatore di grande saggezza da tutti i mali, 53 ma non vi è o re degli dèi, nulla superiore al dono della terra o potente, e anch'io lo ritengo il migliore, come dicono i saggi, 54 i guerrieri che sono uccisi in battaglia, gli intenti ai donare, dopo morti, tutti questi o migliore degli dèi, non superano chi dona la terra, 55 i morti uccisi in battaglia che godono della beatitudine del Signore, i prodi che sono nel mondo di Brahmā non superano chi dona terra, 56 cinque generazioni prima e altre sei che vengono sulla terra, undici in tutto riscatta quaggiù l'uomo che dona la terra, 57 chi dona la terra piena di gemme o Distruggi-fortezze, libero da ogni impurità, si rallegra in paradiso, 58 il re che dia della terra prosperosa, dotata di ogni qualità desiderabile, diviene sovrano dei re, questo è il supremo dono, 59 a chi offra della terra fornita di ogni desiderio, ogni vivente pensa:'a me la da.' così o Vāsava, 60 chi da questa vacca dei desideri dotata di ogni desiderio, o Mille-occhi, questo uomo sale in paradiso, 61 fiumi che danno miele e burro, e che trasportano latte rallegrano o re degli dèi chi dona della terra, 62 col dono della terra il sovrano si libera dalle colpe regali, non si trova un altro dono che sia superiore a quello della terra, 63 chi dona la terra circondata dal mare conquistata colle armi, sarà celebrato dalle genti finché dura questa terra, 64 chi dà della pura terra prosperosa di frutti o Distruggi-fortezze, i mondi che lui ha conquistato col dono della terra non periscono mai, 65 il sovrano che desidera sempre con ogni mezzo il potere, offra secondo le regole della terra a chi lo merita, se desidera il bene, 66 pure l'uomo che ha compiuto il male, dando la terra ad un brahmano, si libera da quel male, come un uraga dalla vecchia pelle, 67 interamente mari, fiumi, montagne, e foreste, tutto questo offre o Śakra l'uomo che dona la terra, 68 stagni, pozzi, fiumi, e laghi, e unguenti di ogni tipo dona chi dona la terra, 69 erbe medicinali, piene di succhi, alberi pieni di frutti e fiori, e monti pieni di pietre e foreste dona, chi dona la terra, 70 chi sacrifica con riti pieni di dakṣiṇa a cominciare dall'agnistoma, non ottiene il frutto che acquista chi dona la terra, 71 il donatore supporta dieci generazioni, e dieci ne distrugge e disperde, riprendendosi la terra prima data, e precipita nell'inferno, 72 chi non dona avendolo promesso, e chi si riprende il donato, legato dai lacci di Vāruṇa, si tormenta per volontà della Morte, 73 quelli che supportano un ottimo brahmano che alimenta il suo fuoco, e sempre sacrifica, è gentile cogli ospiti e ha scarso vitto, non vanno da Yama, 74 il sovrano si liberi dal debito verso i brahmani o Distruggi-fortezze, e protegga i deboli e i miseri degli altri varṇa, 75 e non tolga la terra prosperosa che un altro o signore dei trenta dèi, ha dato ad un brahmano di scarsi mezzi o migliore dei celesti, 76 le lacrime cadute di questi miseri brahmani caduti in difficoltà, perche rubati del campo, possono distruggere la stirpe per tre generazioni, 77 chi rimette sul trono un signore della terra allontanato dal regno, ha residenza e di rallegra nel più alto cielo o Mille-occhi, 78 chi dona della estesa terra piena di orzo e grano come canne, piena di vacche, cavalli e altri animali, conquistata col valore del proprio braccio, 79 terra piena di tesori nel sottosuolo, coperta di ogni gemma, ottiene i mondi indistruttibili, avendo compiuto il sattra della terra, 80 liberandosi da ogni impurità, purificato e onorato dai virtuosi, nel mondo dei virtuosi si rallegra, chi dona la terra, 81 come un seme di sesamo caduto nell'acqua germoglia, così il dono della terra di ogni merito germoglia, 82 i prodi sovrani splendidi in guerra che sul fronte della battaglia, sono uccisi di fronte al nemico o Śakra, volano al mondo di Brahmā, 83 e le donne esperte di canti e danze, adornate da divine ghirlande, sempre sono al servizio in cielo di chi dona la terra o re degli dèi, 84 e gioisce felicemente in paradiso onorato da dèi e gandharva, chi dona rettamente secondo le regole la terra ad un brahmano, 85 e cento apsaras adornate con divine ghirlande, sempre sono al servizio o re dei re, dell'uomo che dona la terra, 86 bei seggi e conchiglie, parasoli, eccellenti cavalli ed elefanti, fiori e quantità d'oro si hanno col donare la terra, 87 sempre obbedito è il suo comando, con suono di vittoria, ha fiori, frutti, e il paradiso chi dona la terra o Distruggi-fortezze, 88 fiori e oro, ed erbe medicinali, ed erbe kuśa e di altri tipi, e immortale procreazione ottiene l'uomo che dona la terra, 89 non vi è dono pari a quello della terra, non vi è guru pari alla madre, non vi è dharma pari alla sincerità, non vi è tesoro pari al donare.' 90 udito ciò dal discendente di Aṅgiras, il Vāsava, questa terra piena di gemme e di ricchezze, dava allora all'aṅgiraside, 91 chi ascolti questo elogio del dono della terra nel rito funebre, nessuna parte delle sue offerte sarà dei rakṣas e degli asura, 92 ed imperituro sarà l'offerta data agli avi, non vi è dubbio, perciò negli śrāddha, il savio questo reciti ai ri-nati che ne godono, 93 così ti ho parlato del migliore di tutti i doni o senza-macchia, cosa dunque vuoi di nuovo udire da me o tigre dei bhārata?” LXII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quali doni dunque in questo mondo, il sovrano che desideri dare, deve donare ai savi primi per qualità o migliore dei bhārata? 2 di quale dono subito si soddisfano, e soddisfatti che cosa garantiscono? raccontami o grandi-braccia, qual'è il grande frutto del santo agire, 3 qual'è il futto del donare o re, quaggiù e nell'altro mondo? io vorrei udire ciò da te, dimmelo in dettaglio.” 4 Bhīṣma disse: “ un tempo questo argomento fu da me chiesto a Nārada dalla divina vista, e quanto lui mi disse allora, ascolta mentre te lo dico o bhārata. 5 Nārada disse: ' gli dèi e le schiere dei ṛṣi un tempo elogiarono il cibo, la vita del mondo e i sacrifici sono interamente fondati sul cibo, 6 un dono pari al cibo non vi fu né mai vi sarà, perciò cibo eccellente sempre gli uomini vogliono donare, 7 il cibo da forza, e nel mondo la vita è fondata sul cibo, dal cibo totalmente l'intero universo è supportato o potente, 8 dal cibo al mondo vivono quelli che abitano le case e i mendici, è manifesto che dal cibo originano le vite, non vi è qui dubbio, 9 pure chi è colpito nella vita famigliare, ad un brahmano grand'anima, che mendichi deve dare del cibo, se desidera la propria prosperità, 10 chi dona del cibo ad un erudito brahmano che lo meriti, raccoglie per sè il migliore tesoro per l'altro mondo, 11 un capofamilia, che onori un anziano stanco sulla via, che sia meritevole, giunto nella sua casa ottiene la prosperità, 12 lasciata cadere l'ira, chi dona cibo con buona condotta e privo di egoismo, ottiene o re, in cielo e quaggiù quanto sia di bene, 13 chi non trascuri chi giunge, e non la cacci via in qualche modo, il dono fatto ad un fuoricasta oppure ad un cane non va mai distrutto, 14 chi dia del cibo non stantio ad uno che viaggi sulla via, avendolo visto prima stanco, un grande dharma raggiunge, 15 l'uomo che conforti avi, dèi, savi, e ospiti o signore di genti, costui ne avrà un grande e santo frutto, 16 anche chi abbia compiuto del male, che dia del cibo ad un meritevole brahmano, da quel particolare male non sarà legato, 17 il dono di cibo ad un brahmano è imperituro, fatto ad uno śūdra da grande frutto, questo è la differenza del dono di cibo fatto a brahmani e a sūdra, 18 non si interroghi sulla stirpe, regione e studi fatti, mendicato da un brahmano di nascita, che chiede cibo, 19 gli alberi del cibo di chi dona cibo, danno tutti i frutti desiderabili, sia quaggiù che nell'aldilà o sovrano, qui non vi è dubbio, 20 come i seminatori aspettano la pioggia, gli avi si aspettano che i nostri figli o nipoti donino loro del cibo, 21 il brahmano è una grande prosperità, quando chiede di dare, donando volentieri o no, si raggiunge la purezza, 22 il brahmano è l'ospite di tutti gli esseri, egli consuma il miglior cibo, i savi che arrivano in un casa chiedendo la bhikṣa, 23 e se ne vanno onorati, qul luogo grandemente prospera, in una fortunata stirpe, una nuova nascita ottiene o bhārata, 24 l'uomo che dona cibo, un supremo stato nel mondo, ottiene, e chi dà sempre cibo dolcissimo, risiede onorato in paradiso, 25 il cibo è la vita delgfli uomini, ogni cosa è fondata sul cibo, chi dona cibo, diviene ricco di bestie, di figli, di oro e di altri beni, 26 e vigoroso e di bell'aspetto diviene anche o sovrano, chi dona cibo, si dice che doni la vita e ogni cosa dona costui, 27 donando del cibo all'ospite brahmano secondo le regole, il donatore ottiene la felicità, e viene applaudito dagli dèi, 28 il brahmano è una grande prosperità, come un aratro che ari un campo, là dove cade il seme, sorge dunque un grande e puro frutto, 29 questo dono visibile produce piacere, al datore e al ricevente, tutti gli altri doni producono frutti invisibili, 30 sappi che dal cibo si ha progenie, e dal cibo si ha piacere o bhārata, sappi che dal cibo vi è dharma e artha, e dal cibo si ha la fine delle infermità 31 in un precedente kalpa, Prajāpati disse che il cibo è l'amṛta, il cibo è terra, cielo ed etere, tutto è fondato sul cibo, 32 per l'assenza di cibo il corpo si separa nei cinque elementi, e pure la forza di chi la possiede, va distrutta per mancanza di cibo, 33 inviti, matrimoni, sacrifici, in assenza di cibo, non hanno luogo o migliore degli uomini, il brahman stesso si dissolve, 34 dal cibo vi è tutto quanto sia mobile ed immobile nei tre mondi esso è dharma e artha, i saggi devono donare il cibo, 35 l'uomo che dona cibo possiede, forza, energia gloria e felicità, e la sua fama cresce eterna nei tre mondi o sovrano, 36 l'acqua è depositata nelle nuvole, è benefica e purificatrice per i viventi, e l'acqua delle nuvole la fa piovere Śakra o bhārata, 37 il sole coi suoi raggi porta via i succhi terreni, il vento e il dio Prajāpati prendono dal sole quei succhi, 38 e quando l'acqua dalle nuvole è caduta al suolo, allora la dea terra diviene soffice o bhārata, 39 quindi crescono le messi, e di questi il mondo vive, e ancora si producono carni, grasso, ossa, e sperma, 40 poi dallo sperma nascono le creature, o signore della terra, e Agni e Soma fanno nascere e mantengono questo seme, 41 così cibo, Sūrya, il vento, e il seme virile, si dice che siano una sola cosa sommata da cui nascono i viventi, 42 la vita dona ai viventi, e pure l'energia o toro dei bhārata, chi offra del cibo ad uno meritevole giunto alla sua casa.' ” 43 Bhīṣma disse: “ così io udii da Nārada, e sempre io donai cibo a sovrano, perciò senza invidia né ansie anche tu devi donare del cibo, 44 e avendo dato anche tu o potente, secondo le regole del cibo ai savi rettamante meritevoli, allora otterrai il paradiso, 45 ascolta ora quali sono i mondi di chi dona cibo o signore di uomini, e quali le dimore che appaiono in cielo per queste grandi anime, di varie forme ed apparenze, e dotate di varie colonne, 46 splendide come il disco lunare, piene di reti di campanelle, del colore del sole nascente, mobili ed immobili, 47 di molte centinaia di piani, e con parchi e laghetti interni, splendide di gioielli come il sole, fatte d'oro e d'argento, 48 e in quelle dimore vi sono alberi con tutti i frutti desiderabili, e laghetti, strade, padiglioni, e profondi pozzi ovunque, 49 e rumorosi carri aggiogati a migliaia, montagne fatte di cibi gustosi, e vesti e ornamenti, 50 e fiumi che producono latte e monti di cibo, e terrazze simili a bianche nuvole, e sofà splendenti d'oro, queste cose ottengono i donatori di cibo, perciò dona del cibo, 51 questi mondi appartengono alle grandi anime dal santo agire che donano cibo, perciò gli uomini sulla terra devono donare specialmente del cibo.” LXIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ho udito da te il doscorso sul dono del cibo, dimmi ora, la regola del donare in relazione alla configurazione astrale.” 2 Bhīṣma disse: “ qui pure raccontano questa antica storia, sulla conversazione di Devakī, col divino ṛṣi Nārada, 3 a Nārada dalla vista divina, che era giunto a dvārakā, una domanda chiedeva allora Devakī guardando al dharma, 4 e quanto il divino ṛṣi Nārada allora a lei che gli chiedeva, raccontava tutto secondo verità, ascolta o signore di popoli. 5 Nārada disse: ' sotto la costellazione kṛttika chi o gloriosissima, con bevande e burro chiarificato, soddisfi dei virtuosi brahmani, ottiene i mondi supremi, 6 in quella rohinī con cibo di carne, legumi e burro, e acqua da bere si deve dare per pagare il debito verso i brahmani, 7 e una vacca col suo vitello donando nel nakṣatra somadaivata, si parte dal mondo umano verso il supremo mondo paradisiaco, 8 e in quello ārdrā, donando un piatto di grano misto a sesamo, digiunando, l'uomo attraversa i dirupi e le creste a rasoio dei monti, 9 e donando dei pani nel punarvasu e altri cibi o bellissima, si rinasce in una famiglia ricca di cibo, bellissimi e gloriosi, 10 donando invece oro lavorato e non, nel puśya, si splende come Soma nei mondi privi di splendore, 11 chi dell'argento o un toro offra nell'āśleṣā, libero da ogni paura soverchierà i nemici, 12 l'uomo che dia piatti pieni di sesamo, ottiene figli e bestiame quaggiù, e si rallegra nell'aldilà, 13 chi digiunando nella piena phalgunī, a dei brahmani, dia dei cibi mescolati con zucchero, raggiunge la prosperità, 14 donando secondo le regole una polenta di riso novello con burro e latte, nell'uttarāviṣaya, si viene onorati nel mondo del paradiso, 15 ciascun dono che sia donato dagli uomini nell'uttarāviṣaya, produce grande frutto senza fine, così si crede, 16 nell'hasta, donando in digiuno un carro con quattro elefanti, si ottengono i supremi mondi che esaudiscono tutti i desideri puri, 17 donando nel citrā un toro e puri profumi o bhārata, si vive nel mondo delle apsaras, con gioia e allegrezza, 18 donando nello svāti la ricchezza che uno desiderà di più, si ottengono mondi splendidi, e quaggiù una grande gloria, 19 nella viśākhā donando un toro e una vacca da latte, e un carro di grano col suo giogo, unito a delle vesti, 20 ci si ingraziano avi e dèi, e si ottiene l'eternità nell'altro mondo, e non si incontrano difficoltà, e si raggiunge il paradiso, 21 donando come detto ai savi, si ottiene lo stato desiderato, e non si cade nei dolori a cominciare dall'inferno, così è stabilito, 22 digiunando sotto le anurādha, donando un prezioso mantello, l'uomo viene onorato in paradiso, per cento yuga, 23 un mortale donando ai savi della kālaśāka con le sue radici, la desiderata prosperità dei migliori e la giusta meta trova, 24 nel mūla, controllati donando ai brahmani frutti e radici, ci si ingraziano gli avi, e si raggiunge la meta desiderata, 25 sotto le pūrvāṣāḍha, digiunando e offrendo vasi di latte, ad un brahmano esperto nei veda, dotato di nascita e di condotta, si rinasce per questo dono in una famiglia con molte vacche, 26 donando una mistura di burro e di abbondante succo dolce di canna, sotto le uttarāṣāḍha, si ottiene ogni desiderio, 27 donando in congiunzione coll'abhijita del latte con miele e burro, sempre saldi nel dharma, si viene onorati dai saggi in paradiso, 28 donando sotto la śravaṇa una coperta e un mantello, si va su un carro bianco in tutti i mondi scoperti, 29 controllati donando sotto le dhaniṣṭha, un carro aggiogato a buoi, pieno di splendide vesti, subito nell'aldilà si ottiene un regno, 30 donando in congiunzione col śatabhiṣa, profumi di aloe e sandalo, si ottiene nell'aldilà i mondi sempre profumati delle apsaras, 31 in congiunzione colla pūrvabhādrapada donando dei legumi, si diviene felici nell'aldilà, pieni di ogni frutta gustosa, 32 chi in congiunzione coll'uttarā offra della carne di montone, si ingrazia gli avi, e ottiene l'eternità nell'altro mondo, 33 chi offra nella revatī una vacca con un secchio da latte, questa vacca servirà il donatore nell'aldilà fornendogli ogni desiderio, 34 l'ottimo uomo che doni nell'aśvinī un carro aggiogato a cavalli, rinasce splendido in una famiglia piena di carri, cavalli ed elefanti, 35 nelle bharaṇī donando ai brahmani una tiladhenu, l'uomo ottiene numerosissime vacche, e la gloria nell'aldilà.' ” 36 Bhīṣma disse: così ha enunciato le spiegazioni dei meriti uniti ai nakṣatra, a Devakī, Nārada, ed ella le riferiva alle nuore.” LXIV 1 Bhīṣma disse: “ 'quelli che offrono dell'oro, offrono ogni cosa desiderabile.' così diceva il venerabile Atri, figlio del Grande-avo, 2 purificatore, puro, di lunga vita, e imperituro per gli avi, è l'oro, così ha affermato il sovrano di uomini Hariścandra, 3 e Manu ha detto che l'offerta dell'acqua è il migliore dei doni, perciò si facciano scavare pozzi, laghi e cisterne, 4 si toglie metà dei mali, l'uomo costruendo, pozzi, cisterne costruite, e sempre fatte benissimo, 5 salva tutta la sua progenie, chi scavi uno stagno, le vacche ne bevono sempre e i savi, e gli uomini virtuosi, 6 chi possiede una pozza d'acqua che rimanga nella stagione calda, non cade mai in nessuna terribile e difficile sventura, 7 il burro sacro porta piacere al beato Bṛhaspati, a Pūṣan, a Bhaga, ai due aśvin, e al fuoco, 8 esso è il supremo medicamento, e il migliore dei sacrifici, il migliore dei sapori, e il migliore dei frutti, 9 chi desideri frutto, gloria e perpetua salute, che dia del burro chiarificato ai brahmani, quell'uomo sarà puro e padrone di sé, 10 chi doni del burro chiarificato ai savi nel mese āśvina, a costui concederanno la bellezza i due aśvin contenti, 11 chi offra ai brahmani riso mescolato con burro, nella sua casa non si mostreranno mai i rakṣas, 12 non morirà di sete, e apparirà del tutto soddisfatto, e non cadrà in disgrazia, chi offra un vaso d'acqua, 13 chi piamente disposto e pieno di suprema fede doni ai migliori brahmani, quest'uomo ottiene sempre la sesta parte delle loro abluzioni, 14 chi per onorarli doni della legna a dei virtuosi brahmani, perchè sempre si scaldino o re dei re, quest'uomo 15 sempre ottiene i suoi scopi nelle sue varie imprese, e per di più egli splenderà col suo corpo sui nemici, 16 il beato fuoco di costui sempre rimane soddisfatto, le bestie non lo abbandoneranno, e vincerà in battaglia, 17 chi offra un parasole, ottiene figli e prosperità, non avrà mai malettie degli occhi, e ottiene la sua parte nel sacrificio, 18 chi doni un ombrello nella stagione calda o in quella della pioggia, mai a costui nascerà un qualche affanno del cuore, e da sventura e difficoltà questo saggio sarà libero, 19 di tutti i doni, il dono di un carro è il migliore, così ha detto, il gloriosissimo Śāṇḍilya, venerabile ṛṣi.” LXV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ chi doni un paio di sandali ad un savio accaldato, dimmi o nonno quale frutto ne ottiene.” 2 Bhīṣma disse: “ chi controllato offra un paio di sandali a dei brahmani, distruggerà tutti i nemici, e supererà pure le difficoltà, e soverchierà i suoi nemici o Yudhiṣṭhira, 3 su uno splendido veicolo trainato da mule, o signore di popoli, adornato d'oro e d'argento egli sta o kuntīde, e diviene come uno che ha dato un carro, aggiogato ad un bufalo domato.” 4 Yudhiṣṭhira disse: “ quale frutto è stabilito nel donare del sesamo, della terra, delle vacche, e del cibo, questo ancora rivelami o kaurava.” 5 Bhīṣma disse: “ ascolta da me o kuntīde qual'è il frutto del donare del sesamo, e ascoltando dona secondo le regole o migliore dei kuru, 6 il Nato-da-sé ha creato il sesamo come la migliore offerta per gli avi, perciò col dono del sesamo si rallegra la schiera degli avi, 7 chi offre ai brahmani dei semi di sesamo nel mese di māgha, non vedrà l'inferno strapieno di ogni essere, 8 celebra ogni rito deisderabile chi sacrifica agli avi col sesamo, né si deve mai celebrare lo śrāddha di sesamo senza volerlo, 9 dalle membra del grande ṛṣi Kaśyapa sono sorti i semi del sesamo, quindi i semi di sesamo nelle donazioni hanno una natura divina o potente, 10 danno vigore e bell'aspetto, e distruggono ogni male, perciò il dono di sesamo è il migliore di tutte le donazioni, 11 il saggio Apastamba, Śaṅkha e Likhita, e pure il grande ṛṣi Gautama, sono andati in cielo donando del sesamo, 12 tutti i savi controllati nel coito, intenti nell'offerta di sesamo, saldi nelle devozioni, sono pari all'oblazione vaccina, 13 di tutti i doni il dono del sesamo è detto il migliore, si dice che quaggiù il dono del sesamo di tutti i doni sia l'imperituro, 14 il ṛṣi Kuśika un tempo, pur essendo pronto il burro sacrificale o tormenta-nemici, offrendo del sesamo ai tre fuochi, ottenne la suprema meta, 15 così ti ho detto o migliore dei kuru, come il dono di sesamo sia il supremo secondo le regole, per cui l'omaggio del sesamo è elogiato, 16 procedendo ascolta come gli dèi volendo sacrificare, si incontrarono o grande re, con Brahmā il Nato-da-sé, 17 gli dèi unitisi con Brahmā, volendo sacrificare in un luogo sulla terra, chiesero uno splendido luogo, e dissero:' qui sacrifichiamo.' così o principe. 18 gli dèi dissero: ' o Beato, tu sei il signore della terra e dell'intero terzo cielo, non vogliamo o gloriosissimo, celebrare un sacrificio, dacci il tuo permesso, un luogo della terra non permesso non ottiene il frutto del sacrificio, 19 tu, di tutto l'universo coi suoi mobili e immobili, sei il signore, perciò tu ci devi dare il permesso.' 20 Brahmā disse: 'io darò a voi un pezzo di terra o tori fra i celesti, e in quel luogo, compirete il sacrificio o rampolli di Kaśyapa.' 21 gli dèi dissero: ' o Beato, il nostro desiderio è compiuto, noi sacrificheremo con larghe dakṣiṇa, in quel luogo sempre risiedono dei muni.' ” 22 Bhīṣma disse: “ allora Agastya, Kanva, Bhṛgu, Atri, e Vṛṣākapi, e Asita Devala, si avvicinarono al sacrificio degli dèi, 23 quindi gli dèi grandi anime, celebrarono il sacrificio o incrollabile, e lo completarono come desideravano quei tori dei celesti, 24 i trenta dèi compiuti i sacrifici, sull'himavat suprema montagna, fornirono la sesta parte del sacrificio al donatore della terra, 25 chi doni anche un pollice di terra nuda, non perisce nelle sventure, e non cade mai nelle difficoltà, 26 una casa ben costruita sulla terra potente contro freddo, vento e caldo, donando, si sta saldi nel mondo degli dèi, anche alla fine dei meriti, 27 questa creatura risiede felice assieme a Śakra, o principe, avendo donato un rifugio, ed è pure onorato in paradiso, 28 nasce istruito nei veda e coi sensi domati, nella famiglia di un maestro, nella cui casa vive contento, e ottiene il miglior mondo, 29 e chi dà un grande rifugio per la vacche forte contro freddo e vento, protegge la stirpe per sette generazioni o migliore dei bhārata, 30 chi doni un campo di terra, al mondo ottiene figli e prosperità, donando invece una terra piena di gemme, aumenta la propria discendenza, 31 non si doni mai una terra salata, o che è stata bruciata, né una vicina al cimitero, e neppure una abitata da malvagi, 32 chi offra un luogo della terra degli avi o di uno straniero, l'azione dello śraddha viene distrutta dagli avi o dal proprietario della terra, 33 perciò il sagace comprandola dia della terra anche se piccola, e la piṇḍa data agli avi su quella, sarà eterna, 34 monti e foreste, e quelli che sono i fiumi e i tīrtha, tutti si dice che non abbiano proprietà, e non si possono acquisire, 35 così ti è stato detto del frutto del dono della terra o signore di popoli, qui di seguito, io ti racconterò del donar vacche o senza-macchia, 36 le vacche sono superiori agli asceti, e dunque a tutti, perciò il dio Maheśvara, si impegna nel tapas con esse, 37 esse risiedono nel mondo di Brahmā assieme a Soma o bhārata, e per esse i ṛṣi brahmani, e i siddha desiderano la suprema meta, 38 col latte, col burro, colla panna, collo sterco, colla pelle, cogli ossi, e colle corna e colle code ci provvedono o bhārata, 39 senza sentire mai freddo né caldo, compiono le loro azioni, e non temono né pioggia, né difficoltà né dolore, 40 assieme ai brahmani raggiungono perciò il supremo stato, una cosa sola perciò i saggi dicono che sono vacche e brahmani, 41 nel sacrificio di Rantideva, molti animali furono sacrificati, quindi dalle pelli delle vacche o re, è sorto il fiume carmaṇvatī, 42 libere dall'essere vittime sacrificali, sono atte alla donazione, chi doni quelle ai migliori savi o signore della terra, sfugge all'avversa sfortuna, anche sull'orlo del precipizio o principe, 43 chi dona migliaia di vacche nell'aldilà non cade all'inferno, e pure ottiene vittoria su ogni cosa o signore di uomini, 44 ' amṛta è il latte delle vacche.' così afferma il signore dei trenta dèi, perciò chi dona del latte, dona dell'amṛta, 45 esso è l'imperitura oblazione per i fuochi, così dicono i sapienti dei veda, perciò chi dona del latte, offre la vera oblazione, 46 il paradiso incarnato è il toro, chi dunque il maschio delle vacche, doni ad un savio pieno di qualità, viene onorato in paradiso, 47 la vita dei viventi sono chiamate esse o toro dei bhārata, perciò chi dona una vacca, dona la vita stessa, 48 le vacche sono la protezione degli esseri, così sanno i sapienti dei veda, perciò chi dona una vacca offre rifugio, 49 non si deve donarla per il macello, né ad un miscredente, né ad un aratore, né si deve donare una vacca a chi vive di vacche o toro tra gli uomini, 50 l'uomo che doni vacche a tali uomini di male azioni, precipita nell'eterno inferno, così dicono i saggi, 51 non avrà una mala o debole discendenza, né piena di passioni e infertile, né deforme o debole, chi doni una vacca ad un brahmano, 52 chi rettamente doni diecimila vacche, è felice assieme a Śakra, e l'uomo che ne dona centomila ottiene i mondi imperituri, 53 così e conosciuto il donare vacche e il donare del sesamo, e il donare della terra, ascolta ora quello del cibo o bhārata, 54 il dono del cibo o kuntīde è chiamato il più importante, col donare del cibo, Rantideva è andato in cielo, 55 chi offra del cibo ad uno stanco e affamato o signore della terra, vedrà il gloriosissimo Nato-da-sé o signore di uomini, 56 non col donare oro, né con ricchezze, né donando cavalli o bhārata, gli uomini ottengono miglior meta che donando del cibo o potente, 57 il cibo è la suprema sostanza, il cibo è considerato la suprema prosperità, dal cibo sorge la vita, l'energia, il valore e la forza, 58 l'uomo che dona del cibo ai virtuosi con mente attenta, non cadrà mai in difficoltà, così dice Parāśara, 59 chi venerandoli secondo le regole, offra del cibo agli dèi, quest'uomo o re, mangerà lo stesso cibo di cui godono gli dèi, 60 nel mese kaumudī colla luna chiara chi faccia dono di cibo, supererà ogni difficoltà, e otterrà l'eternità nell'aldilà, 61 chi controllato offra del cibo ad un ospite affamato, otterrà i mondi dei sapienti del brahman o toro dei bhārata, 62 l'uomo che doni del cibo, pur caduto nell'estrema difficoltà, se ne libera, e ogni male attraversa quaggiù, e si libera dalle cattive azioni, 63 così è stabilito il frutto del donar cibo, e del dono del sesamo, del dono della terra, e del dono delle vacche.” LXVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ho udito o padre, il frutto del dono che tu mi hai illustrato, e quello del cibo è quaggiù specialmente elogiato o bhārata, 2 ma qual'è il grande merito del supremo dono della bevanda? questo io vorrei conoscere in dettaglio o nonno.” 3 Bhīṣma disse: “ dunque rettamente te ne riferirò o toro dei bhārata, ascoltami ora mentre te ne parlo o sinceramente valoroso, a compinciare dal dono delle bevande io tutto ti dirò o senza-macchia, 4 di quanto ottiene l'uomo donando cibo e bevande, a mio parere, non vi è nessun dono superiore a questo, 5 dal cibo sorge la vita o figlio, ed esiste ogni cosa, perciò il cibo è ritenuto il migliore di tutti i doni al mondo, 6 dal cibo la forza e l'energia di tutti i viventi sempre s'intesifica, perciò Prajāpati affermò che il dono del cibo è il migliore, 7 e pure di Sāvitrī o kuntīde, hai udito le belle parole, quali e come furono nel sattra divino o grande intelletto: 8 ' dando del cibo quaggiù un uomo dona la vita, e del dono della vita non vi è quaggiù dono superiore.' 9 e hai pure udito o grandi-braccia le parole di Lomaśa: 'quanto ottenuto un tempo da Śibi, avendo dato la vita ad un piccione, 10 questa meta si raggiunge dando del cibo ad un brahmano o signore di popoli, quelli che donano la vita raggiungano la miglior meta.' così abbiamo udito, 11 e pure il cibo sorge dall'acqua o migliore dei kuru, nessuna cova esiste senza essere nata nell'acqua, 12 e pure il beato Soma, signore della schiera degli astri è nato nell'acqua, e pure l'amṛta, e sudhā, svāhā, e vaṣaṭ, 13 le erbe edibili o grande re, e le altre piante nascono dall'acqua, affinché la vita nei viventi possa sorgere o signore di popoli, 14 l'amṛta è il cibo degli dèi, e il sudhā è quello dei nāga, lo svadhā è detto quello degli avi, e le piante quello degli animali, 15 i saggi dicono che il cibo è la vita degli uomini, e tutto questo o tigre fra gli uomin sorge dall'acqua, 16 perciò non si trova mai nulla meglio del dono dell'acqua, la doni sempre l'uomo che desidera la propria fortuna, 17 è ricco, glorioso, di lunga vita il donatore dell'acqua o signore di popoli, e pure sopra tutti i nemici o kuntīde, sempre si pone chi dona dell'acqua, 18 ogni desiderio ottiene, ed eterna fama al mondo, e l'eternità ottiene nell'aldilà, e si libera da ogni male, 19 chi dona dell'acqua o tigre fra gli umani, andando in paradiso o splendidissimo, i mondi imperituri ottiene, così disse Manu.” LXVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ancora dimmi com'è il dono del sesamo e della luce, e pure quello dei cibi e quello delle vesti.” 2 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano una antica storia, sulla conversazione tra un brahmano e Yama o Yudhiṣṭhira, 3 nella regione mediana vi era un grande villaggio di brahmani, tra la Gaṅgā e Yamunā, sotto la montagna yāmuna, 4 chiamato parṇaśāla, molto piacevole o signore di uomini, e là allora vivevano per lo più dei sapienti brahmani, 5 quindi Yama diceva ad un uomo vestito di nero, cogli occhi rossi, coi capelli ritti, con naso, occhi e cosce di corvo: 6 ' recati in quel villaggio di brahmani, e giuntovi conducimi, l'uomo chiamato Śarmin, della stirpe di Agastya, 7 che in pace siede, quel sapiente, indifferente maestro dei veda, non condurmi un altro della stessa stirpe, che gli sta vicino, 8 costui ha le sue stesse qualità e pari a lui per studi, condotta e nascita, e per discendenti e condotta è simile a quel saggio, conducilo secondo gli ordini, che devo porgergli i miei onori.' 9 costui là giunto agiva contrariamente agli ordini di Yama, e tornando conduceva con sè quello che era stato proibito da Yama, 10 il valoroso Yama alzandosi e resogli i suoi onori, ordinava: ' riportalo indietro e conducimi l'altro.' 11 così pronunciate quelle parole dal re Dharma, il ri-nato diceva al re Dharma: ' io ho completato i miei studi, e per il tempo che mi resta io risiederei qui o incrollabile.' 12 Yama disse: ' io non sono in grado di determinare quanto stabilito dal Tempo, che segue il dharma ma conosco di te ogni cosa, 13 vai o savio, torna ora a casa tua o splendidissimo, o dimmi come desideri cosa io debba fare per te.' 14 il brahmano disse: ' quale cosa compiendo sia di più grande merito rivela a me, tu, di ogni cosa del trimundio sei sapiente o supremo.' 15 Yama disse: ' ascolta in verità o savio ṛṣi, la suprema regola del donare, il sesamo è il miglior dono, e quaggiù dà meriti eterni, 16 del sesamo sempre di deve donare secondo le possibilità o toro dei ri-nati, donando sempre del sesamo si ottengono tutti i propri desideri, 17 i semi dei sesamo nello śrāddha sono elogiati come il supremo dono, questi dunque offri ai savi, con azioni prescritte dalle regole, 18 i semi di sesamo devono essere consumati sempre nel sacrificio da loro, chi voglia il meglio sempre devo compiere ciò in casa con tutta l'anima, 19 e quindi senza dubbio in ogni momento si deve donare l'acqua per bere, e si devono far scavare pozzi, stagni e laghetti, 20 questa cosa quaggiù nel mondo è la più difficile da ottenere, l'acqua sempre di deve donare, questo dà il supremo merito, 21 riserve d'acqua da bere si devono sempre costruire o migliore dei ri-nati, e pure e specialmente col cibo si deve dare da bere.' 22 così istruito da lui, dall'inviato di Yama fu condotto a casa, e quindi egli compiva tutto come comandato da Yama, 23 e ricondotto costui, l'inviato di Yama prendendo allora Śarmin, tornava dal re Dharma, e glielo consegnava, 24 il potente re Dharma avendo onorato quel sapiente del dharma, e avendo avuta una conversazione con lui lo lasciava tornare donde era venuto, 25 e pure a lui Yama conferiva tutti gli insegnamenti, e avendo inteso quanto Yama gli aveva detto tutto compiva, 26 quindi approvava Yama le lampade poste per il bene degli avi, perciò sempre chi dona lampade protegge i propri avi, 27 sempre perciò devono essere donate delle lampade o migliore dei bhārata, queste a mio parere sono gli occhi di dèi e avi, o potente, 28 si dice che il donar gemme dia un grandissimo merito o signore di uomini, infatti vendendo queste il brahmano può sacrificare senza timori, 29 chi dona a dei savi, e il brahmano che accetta quel dono, entrambi chi dona e chi accetta ne hanno prosperità, 30 chi saldo nella fermezza, doni quanto ha ricevuto ad uno ugualmente saldo, entrambi avranno dharma imperituro, questo afferma Manu sapiente del dharma, 31 donando delle vesti, invero l'uomo fedele alla moglie, ben vestito ed elegante sempre diviene, così abbiamo udito, 32 vacche, dell'oro e anche i semi di sesamo sono ampiamente lodati o tigre fra gli uomini, da chi conosce l'autorità dei veda, 33 bisogna sposarsi e generare dei figli, l'acquisizione dei figli o kauravya, è superiore ad ogni altro acquisto.” LXVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ancora o migliore dei kuru parlami della suprema regola dei vari doni o grande saggio, e specialmente del donar terra, 2 lo kṣatriya dona della terra, e il brahmano quella, col suo agire, secondo le regole accetta, nessun altro è in grado di donarla, 3 ma per gli altri varṇa che ne vogliano il frutto che cosa è possibile dare che sia stabilito nei veda, questo tu mi devi dire.” 4 Bhīṣma disse: " tre sono i doni da dare che hanno lo stesso nome e gli stessi frutti, vacche, terra e conoscenza quaggiù hanno per frutto ogni cosa desiderabile, 5 chi insegni ad un discepolo, la conoscenza del brahman e del dharma, ottiene lo stesso merito di chi dona delle vacche oppure della terra, 6 e pure le vacche sono elogiate, non vi è dono superiore, hanno lo stesso merito, e danno larga ricchezza o Yudhiṣṭhira, le vacche sono le madri di tutti gli esseri, che donano ogni bene, 7 chi desidera la prosperità, sempre deve compiere la pradakṣiṇa alle vacche, queste divine sono dimore di felicità, e perciò si devono sempre venerare, 8 un tempo per comando degli dèi i buoi si usarono nei lavori, questo è imperituro, e nessun'altra cosa fu mai stabilita, 9 nei pascoli o agli abbeveratoi il saggio non tormenti le vacche, piene di sete guardandolo, potrebbero uccidere un uomo coi suoi parenti, 10 i sacelli degli avi e i templi delle divinità sempre sono purificati dallo sterco di vacca, cosa c'è di più puro di esse? 11 chi offra un pugno di cibo ad una vacca altrui, per un anno, prima di aver egli stesso mangiato, compie un voto che dà ogni desiderio, 12 costui ottiene figli, ricchezza, gloria e prosperità, e rimuove ogni male, e allontana i cattivi sogni.” 13 Yudhiṣṭhira disse: “ quali sono i segni delle vacche da donare, e quali quelle da scartare? e a chi si devono donare, e chi non si devono donare?” 14 Bhīṣma disse: “ al malvagio di cattiva condotta, all'avido, a chi parla falsamente, a chi spregia oblazioni a dèi e ad avi, non si deve mai donare un vacca, 15 ad un mendico brahmana, dai molti figli, ad un erudito celebrante, donando dieci vacche, il donatore ottiene i mondi supremi, 16 il dharma che costui compie, e il frutto dei suoi meriti, di tutto quanto gli compete, una parte è stabilita per il donatore, 17 chi genera una persona e chi lo salva dal pericolo, e chi gli fornisce il vitto, tutti questi tre sono dei padri, 18 obbedendo al guru si distrugge il peccato, l'orgoglio distrugge una grande gloria, tre figli la mancanza di prole, e dieci vacche distruggono la miseria, 19 all'erudito che è devoto ai vedānta, a chi coi sensi domati è soddisfatto della saggezza, al controllato che consuma i resti, a chi sempre parla bene dei viventi, 20 a uno che pur per fame o paura, non compie male azioni agli ospiti, ma sta dolce, e controllato, ad un tale savio fornisca il vitto chi ha uguale condotta con moglie e figli, 21 le qualità che ha il buon dono di una vacca, è pari al peccato del furto ad un brahmano, in ogni condizione il furto ad un brahmano, e la vicinanza a sua moglie si devono evitare.” LXIX 1 Bhīṣma disse: “ qui viene ricordato dai virtuosi, della grandissima sventura, capitata a Nṛga per aver derubato un brahmano o prosecutore dei kuru, 2 un tempo abbiamo udito che alcuni abitanti di dvāravatī o pṛthāde, soverchiati da fame e sete scorgevano un grande pozzo, 3 mettendoci grande impegno, perciò volevano prendere l'acqua dal pozzo, impegnandosi con grande fatica, essendo l'acqua molto coperta, 4 scorgevano la dentro una lucertola dal grande corpo, e fecero quelli un grande sforzo pari a mille, per tirarla su, 5 con delle corde piatte avendo legata quella, che era grande come un monte, non erano capaci di sollevarla, e allora si recarono da Janārdana, 6 ' una grande lucertola sta dentro un pozzo riempiendo il buco, e non vi è modo di tirarla fuori.' così riferivano a Kṛṣṇa, 7 tirato fuori da Vāsudeva, e interrogato, il re volentieri gli rispondeva, e gli faceva sapere di essere Nṛga, che anticamente celebrava mille sacrifici, 8 e a lui che così parlava diceva il mādhava: ' tu hai compiuto buone azioni, non malvage, perché dunque tu sei caduto in una tale difficoltà o re dei re? dimmi il perché ti tale cosa, 9 cento mila e ancora altre centinaia di vacche e altre ottocento miriadi, hai donato un tempo ai brahmani, così abbiamo udito o sovrano, com'è che sei qui giunto?' 10 Nṛga allora diceva a Kṛṣṇa: ' di un celebrante brahmano, che era in viaggio, una vacca fuggiva nella mia mandria, 11 e i miei mandriani la contavano allora nelle migliaia di vacche, e quella fu da me donata ad un brahmano guardando all'altro mondo, 12 il brahmano cercandola la scorgeva nella casa di un altro, ' questa è mia.' così diceva il brahmano che la possedeva, 13 entrambi i due avendola acquisita, si parlavano con grande ira, ' tu me lai data.' e ' tu me l'hai presa.' allora i due mi dicevano, 14 mille vacche allora io offrivo in cambio, a chi l'avevo data, ma lui mi diceva allora: 15 ' la vacca è perfetta per tempo e luogo, tranquilla ed affezionata, fornisce latte saporito questa vacca sempre nella mia dimora, 16 questa è la vacca che nutre il mio debole figlio appena svezzato, non posso fare a meno di lei.' ciò detto se ne andava, 17 quindi all'altro savio io offrivo in cambio, centomila vacche, che prendesse per quella.' 18 il brahmano disse: ' non posso accettare doni dai re, ma solo nella mia questua, quindi rapidamente ridammi la mia vacca.' così o uccisore di Madhu, 19 né oro, né i cavalli che gli davo, o argento e carri, quel toro tra i brahmani accettava, e pure lui se ne andava, 20 in quel tempo dunque io fui richiamato dalla legge del tempo, e raggiunto che ebbi il mondo degli avi, mi recai dal re Dharma, 21 e Yama dopo avermi onorato mi disse queste parole: ' non si conta fine o re, alle tue meritevoli azioni, 22 ma hai compiuto una cattiva azione seppur senza saperlo, sconta questo male prima o dopo come preferisci, 23 la promessa che tu hai fatto di essere il protettore, non è stata mantenuta, e col dono del brahmano hai trasgredito tre volte.' 24 ' prima sconterò il dolore e dopo la felicità.' così dissi o potente, e mentre così parlavo al re Dharma, sono caduto sulla terra, 25 e mentre cadevo io udivo forte queste parole di Yama: ' Vāsudeva ti salverà, e Janārdana farà per te 26 la fine di questa cattiva azione passati interamente mille anni, e tu otterrai i mondi eterni conquistati colle tue azioni. 27 e mi vidi allora caduto a testa in giù in quel pozzo, mutato in aspetto di animale, ma senza perdere la memoria, 28 e da te io fui ora salvato, che altro c'è se non la forza del tapas? dammi il tuo permesso o Kṛṣṇa, e io andrò ora in cielo.' 29 col permesso di Kṛṣṇa, inchinandosi a Janārdana, salito su un divino carro, saliva in cielo o uccisore di nemici, 30 quindi salito in cielo Nṛga o migliore dei bhārata, Vāsudeva questa strofa cantava o rampollo dei kuru: 31 ' l'uomo di saggezza non deve rubare i beni di un brahmano, il rubare ad un brahmano colpisce come la vacca del brahmano colpì Nṛga.' 32 l'associazione coi virtuosi, per i virtuosi non è priva di frutti o pṛthāde, guarda Nṛga liberato dall'inferno per l'assistenza di un virtuoso, 33 il donare ha sempre frutto, la perfidia né è priva, perciò o Yudhiṣṭhira astieniti dall'offendere le vacche.” LXX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ parlami ancora o senza-macchia dei meriti acquisiti donando vacche, diffusamente o grandi-braccia, non mi sazio di sentirti parlare.” 2 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano un'antica storia, delle parole scambiate dai due, dal ṛṣi, Uddālaki, e da Nāciketa, 3 il ṛṣi Uddālaki preparandosi alla dīkṣā, allora diceva al figlio Nāciketa:' agisci tu in mia assistenza.' e quel grande ṛṣi diceva al figlio dopo aver compiuto i suoi doveri: 4 mentre sono intento alle abluzioni, immerso negli studi, le erbe accese, il vaso, e i fiori vicino all'acqua, io ho dimenticato, vai a prenderli e in fretta torna qui.' 5 giunto là non li trovava, tutto era stato sommerso dalla violenza del fiume, così il muni diceva al padre: ' non li ho trovati.' 6 allora il muni Uddālaki soverchiato da fame e sete e dalla stanchezza, quel grande asceta malediva il figlio:' vai a vedere Yama.' 7 quindi colpito dalle folgoranti parole del padre, a mani giunte, dicendo: ' perdonami.' morto cadeva al suolo, 8 il padre vedendo Nāciketa cadere, soverchiato dal dolore, dicendo: 'cosa ho mai fatto.' cadeva al suolo, 9 e mentre pieno di dolore abbracciava il proprio figlio, passava il resto del giorno, e tremenda giunse la notte, 10 per le lacrime del padre che cadevano, Nāciketa o prosecutore dei kuru, si muoveva nel suo giaciglio d'erba, come grano bagnato dalla pioggia, 11 ed egli ancora chiedeva al lodevole figlio di nuovo tornato dall'aldilà, baciato da fiori divini, che appariva come appena svegliato: 12 ' dunque o figlio hai conquistato i mondi favorevoli colle tue azioni? per fortuna che sei di nuovo tornato nel corpo umano.' 13 così richiesto dal padre grand'anima, avendo visto tutto coi suoi occhi, in obbedienza al padre in mezzo ai grandi ṛṣi gli diceva: 14 ' obbedendo al tuo comando rapido sono andato, nell'ampia regione di splendida luce, e raggiunta la dimora del figlio di Vivasvat, io la vidi con mille pavimenti splendenti d'oro, 15 e avendomi visto cadere a testa in giù, rivolgendosi ai famigliari ordinava un seggio, il figlio di Vivasvat, per tuo merito mi onorava con doni ospitali e altri onori, 16 quindi io gentilmente dicevo a lui circondato riverentemente dai suoi servi: ' giunto io sono nel tuo regno o re Dharma, mostrami quali mondi io merito.' 17 Yama mi disse: ' tu non sei morto o virtuoso, il ricco in tapas ti disse di vedere Yama, tuo padre dall'energia di un fuoco acceso, non può fare qualcosa di falso o savio, 18 ora mi hai visto e torna indietro a figlio, chi ti ha dato il corpo sta soffrendo, pure ti darò i desideri che tu hai nel cuore, per compiacere l'ospite scegli.' 19 così da lui apostrofato io rispondevo:' ho raggiunto il regno dall'arduo ritorno, io vorrei vedere i mondi stabiliti per chi ha agito bene, se io merito questo tuo dono.' 20 fattomi salire su un carro, splendito come il sole, trainato da animali, il dio, mi mostrava allora tutti i mondi di chi agisce nel bene o Indra dei ri-nati, 21 io vidi là le splendide dimore di quelle anime compiute, di varie forme e bellezze, costruite tutte di gemme, 22 luminose come il disco lunare, e piene di reti di campanelle, con molte centinaia di piani, con dentro parchi e laghetti, 23 brillanti della luce di gemme, fatte d'oro e d'argento, del colore del sole nascente, immobili e mobili, 24 e montagne di saporiti cibi, e vesti e giacigli, e alberi piantati in quelle dimore, con ogni tipo di frutti, 25 e fiumi e strade, padiglioni, e profondi laghetti in ogni luogo, e i carri coi loro tiri rumoreggiavano a migliaia, 26 e fiumi di latte, e monti, e burro chiarificato e acque purissime, e vidi moltissimi altri luoghi amati dal figlio di Vivasvat, mai visti prima, 27 avendo visto tutto, io dicevo al potentissimo e antico re Dharma: ' questi fiumi di latte e di burro, che perenni scorrono, per chi sono cibo?' 28 Yama mi disse: ' sappi che questi sono i cibi dei virtuosi donatori di latte vaccino, e altri mondi eternamente privi di sofferenza, sono pieni dei devoti a donar vacche, 29 ma il mero dono di esse non è auspicabile, il tempo, chi ne è degno, le regole e il tipo di vacca da dare o savio si deve sapere, e conoscere se dentro soffrirà per fuoco o sole, 30 il brahmano ricco di studi e grande asceta, intento ai tre fuochi, è degno di esse, specialmente le vacche liberate da difficoltà e giunte a nutrirsi, sono adatte a questi mezzi, 31 per tre notti vivendo di acqua sulla terra, vacche felici si devono dare a brahmani contenti, deliziate dai vitelli, fertili, e adornate, e datele, si deve vivere per tre giorni di solo latte, 32 e dando una vacca mansueta, con un secchio di ottone, con un bel vitello, che non fugga, di quanti peli possiede essa, di tanti anni otterrà nel mondo del paradiso, 33 quindi donato al brahmano un bove, mansueto, atto al tiro, forte e giovane, grande e valoroso a nutrire la famiglia, si godono i mondi stabiliti per chi dona bovidi, 34 paziente rifugio verso le vacche, di compiuta sapienza, e di scarso vitto, tale dicono il degno, nella scarsità di vitto, o in grande ricchezza, o nella perdida, o per un rito per aver figli, 35 o per il guru, o per il sostentamento dei bimbi, si devono donare vacche a tempo e luogo, o nate in casa, o avute per mercato o sapienza, comprate con viventi, vinte, o benedette.' 36 Nāciketa disse: ' udite le parole del figlio di Vivasvat, io di nuovo dicevo: ' chi non possiede vacche, come può ottenere i mondi dei donatori di vacche?' 37 allora il saggio Yama diceva:' la suprema meta per chi dona vacche, in assenza di vacche, un dono che sostituisca la vacca rende come chi dona vacche, 38 il fermo nei voti che ottenga una vacca, doni latte e burro, questi fiumi di burro scorrono come per i vitelli, 39 il fermo nei voti che avuto il burro, dia una vacca di sesamo, attraversa le difficoltà per quella vacca e si rallegra nel fiume di latte, 40 il fermo dei voti che avuto il sesamo dia una vacca di acqua, raggiunge il fresco fiume che porta ogni desiderio.' 41 in questo modo mi istruiva là il re Dharma, e vedutò ciò io ne ottenni suprema gioia o incrollabile, 42 ti dirò ora qual'è il tuo bene, un grande sacrificio occorrente di poca ricchezza, io ho ottenuto o padre, e fu da me prodotto, e si può ottenere secondo le leggi dei veda, 43 io fui maledetto da te per beneficarmi, laddove io ho ottenuto di vedere Yama, e ho veduto la preziosissima conseguenza del dono, e certo io praticherò le regola del dono, 44 questo mi ha detto il re Dharma, con continua contentezza o savio ṛṣi: ' stai sempre intento a donare, e specialmente compi il dono di vacche, 45 mezzo perfetto, non allontanarti dal tuo dharma, dona al meritevole a tempo e luogo, perciò le vacce sempre si devono donare, non si deve aver alcun dubbio, 46 sempre un tempo le donarono le anime in pace, intente sulla via del dono, quelli che praticano con cura fieri tapas, offrono doni quanto possono, 47 a tempo e quanto possono, rigettato l'egoismo, le anime perfette, sincere, di santa condotta, donando, e col tapas giungono a quel mondo, in cui i virtuosi splendono in cielo, 48 questo dono legalmente ottenuto, dai ri-nati, si dà a chi lo merita, avendone visto i meriti, il decimo giorno di kāmyāṣṭamī si deve vivere del latte di vacca e di sterco e urine, 49 chi dona un toro è osservante dei veda, per il dono di un giogo di buoi acquisisce i veda, ottiene ogni tīrtha donando un'ottima vacca, e si libera dei mali donandone una bruna, 50 offrendo una vacca rossastra, ottenuta legalmente si libera da ogni colpa, non vi nulla superiore al latte di vacca, e supremo dicono il dono delle vacche, 51 le vacche originano e supportaro i mondi, le vacche producono il cibo del mondo, chi questo sapendo, non ottiene l'amore delle vacche, è un malvagio che andrà all'inferno, 52 chi da mille vacche o cento, o cinquanta, o dieci di buona razza, o anche una sola ad un virtuoso brahmano, in questa trova un fiume con sacri tīrtha, 53 per la prosperità, e la protezione del mondo, le vacche sono pari a raggi di sole sulla terra, il suono stesso di quella è causa di piacere, perciò chi dona vacche splende come il sole, 54 l'allievo scelga il guru tra chi dona vacche, questo saggio gli darà sempre il paradiso, grandissimo è il dharma di chi conosce le regole, questa è la prima regola le altre verranno, 55 questo dono legalmente acquisito dai ri-nati, si deve dare a chi lo meriti, fanne una prova, ti elogeranno uomini e dèi, e pure noi nel mostrarci di santa condotta.' 56 così mi fu detto dal re Dharma o grande ṛṣi, e inchinatomi allo stesso Dharma, col permesso del figlio di Vivasvat, sono tornato alla radice dei tuoi piedi.' ” LXXI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ mi hai parlato del donar vacche riguardo al ṛṣi Nāciketa, e pure hai parlato della grandezza in relazione alle vacche o potente, 2 e come Nṛga grand'anima incorse nel dolore, per averne presa una senza saperlo o sapientissimo nonno, 3 e come egli vivendo vicino a dvāravatī fu tirato fuori, io pure ho inteso che Kṛṣṇa fu il mezzo della sua liberazione, 4 ma poiché io ho un dubbio intorno al mondo delle vacche o potente, vorrei udire in verità, dove risiedono i donatori di vacche.” 5 Bhīṣma disse: “ anche su ciò raccontano un antica storia, di come il Cento-riti interrogava il Nato dal loto. 6 Śakra disse: ' sorpassando col proprio splendore la prosperità dei residenti nel supremo cielo, io scorgo andare i residenti del mondo delle vacche, ma vi è un dubbio in me, 7 questo dimmi o senza-macchia, come sono o Beato, i mondi delle vacche, che abitano i donatori? questo vorrei conoscere, 8 quali sono, e quale frutto e quale sia la loro suprema qualità? e in che modo gli uomini li raggiungono privi di ansie? 9 per quanto tempo il donatore ottiene il frutto del suo dono? come deve essere il dono se abbondante oppure piccolo? 10 e com'è il dono di chi ne dà molti, e quello di chi dà poco? in che modo si diviene donatori di vacche senza darle? questo dimmi, 11 e perché chi dà molto, sia pari a chi dà poco o potente? come può uno che dà poco essere uno che dà molto o Signore? 12 e quale tipo di dakṣiṇa è superiore al dono di vacche? questo in verità o Beato tu mi devi dire.' LXXII 1 Brahmā disse: ' questa domanda che tu chiedi sulle prerogative del donar vacche, non ha altra domanda pari in questo mondo o Cento-riti, 2 vi sono molti generi di mondi che tu non hai veduto, io scorgo i mondi che sono delle donne fedeli ad un solo marito, 3 e i ṛṣi dai grandi voti, colle loro santissime azioni, i brahmani dalla santa condotta li raggiungono coi loro corpi, 4 abbandonando il corpo con animo puro, durante il sonno, e pure saldi nei voti vedono questi mondi, 5 quali qualità possiedono questi mondi ascolta o Mille-occhi, là non scorre il tempo, non vi è né malattia né malvagità, né alcun altro male, né tormento né stanchezza, 6 e ciascuna cosa che là nell'animo desiderano le vacche o Vāsava, la ottengono interamente, di questo sono testimone, vagano e agiscono a piacere, e a piacere godono di quanto desiderano, 7 acqua, laghi, fiumi, e vari tipi di boschi, dimore, e montagne, e fino a qualsiasi sostanza, 8 ogni cosa là appare deliziosa per tutti gli esseri, sappi che non esistono mondi superiori a tali mondi, 9 là vanno i pazienti, che perdonano e amano, i devoti ai guru, i migliori uomini che si sono liberati degli egoismi o Śakra, 10 l'uomo che evita sempre di consumare ogni carne, finché giunga la morte, l'irreprensibile che venera madre e padre, saldo nella sincerità, e obbediente ai brahmani, 11 senza adirarsi verso vacche e brahmani, saldo nel dharma, e obbediente al guru, devoto a sincera condotta finché vive, devoto al controllo, che sia paziente nelle offese, 12 gentile, disciplinato, devoto agli dèi, e pure pietoso verso tutti gli ospiti, un tale uomo raggiunge il mondo delle vacche eterno e immutabile, 13 chi segue la moglie altrui non vedrà questo mondo, né chi batte il guru o chi dice il falso, né il brahmano pronto nei veda che sempre biasimi con malanimo, guardando ai mali altrui, 14 né chi tradisce l'amico, il disonesto, l'ingrato, il fraudolento, il malvagio avverso al dharma, e neppure con la mente il brahmanicida può vedere il mondo delle vacche abitato dai buoni, 15 tutto questo ti è stato detto perfettamente o sovrano dei celesti, ascolta ora il merito che hanno i devoti al dono di vacche o Cento-riti, 16 chi avendo acquistato delle vacche con mezzi avuti in eredità, le doni, ottiene i mondi imperituri di chi ha acquisito ricchezze secondo il dharma, 17 chi vinta ricchezza al gioco, comprate delle vacche le doni, ottiene o Śakra, divini meriti per miriadi di anni, 18 le vacche di chi le ha ereditate, acquisite legalmente dagli avi, una volta donate, essi certamente ottengono gli imperituri mondi dei donatori, 19 avendole avute in dono chi doni delle vacche con animo purissimo, sappi che pure qui, egli avrà i mondi celesti imperituri o Signore di Śacī, 20 chi coi sensi controllati parli sinceramente fin dalla nascita, paziente col guru e coi brahmani, saldo nel perdono, avrà la stessa meta delle vacche, 21 mai il brahmano dica parole innominabili o Signore di Śacī, pur colla sola mente, verso le vacche, né sia ostile alle vacche ma ne provi affetto, 22 ascolta o Śakra quale frutto abbia il devoto al sincero dharma, la sua vacca sarà pari a mille vacche insieme, 23 ascolta ora il merito dello kṣatriya dotato delle sue qualità, la sua vacca sarà pari a cento, così è stabilito, 24 e se un vaiśya ha qualità, la sua vacca varrà cinquecento volte, e quella di uno śūdra disciplinato, si dice abbia la quarta parte di meriti, 25 chi così ciò segua concentrato, saldo nella sincerità e nell'obbedienza al guru, disciplinato, tollerante, devoto agli dèi, tranquillo, puro, saggio nel dharma, senza egoismi, 26 ottiene un grande merito dando secondo le regole ad un brahmano una vacca da latte, sempre la doni, con un solo pasto e sempre saldo nella sincerità e nell'obbedienza al guru, 27 chi con fede nelle vacche studia i veda, e chi sempre si rallegri vedendo delle vacche, e chi fin dalla nascita onori le vacche, di costui ascolta i meriti o Śakra, 28 qunt'è il merito di celebrare il rājasūya, quanto quello di molti sacrifici dotati d'oro, simile a ciò dicono questo grande merito, tutti i virtuosi ṛṣi e i siddha, 29 chi prima dei pasti dia qualcosa da mangiare alle vacche, sempre a loro devoto e sincero, per un anno, gentile, intelligente, e di pura condotta, ottiene i meriti di mille vacche, 30 chi consumi un solo pasto, e ne dia uno alle vacche, questo devoto e affezionato alle vacche, per dieci anni ne ottiene di infiniti, 31 colui che pratica un solo pasto, dopo acquistata una vacca la offra, per tutti quei giorni suddetti o Cento-riti, ottiene il merito eterno di cento vacche, 32 questo è il merito di un brahmano, ora ascolta quello stabilito per lo kṣatriya, di cinque anni è il merito dunque dello kṣatriya, quindi è la metà per il vaiśya e per lo śūdra si dice sia la metà del vaiśya, 33 chi, fatto mercato di sé abbia comprato delle vacche e le doni, per quante vacche doni per tante ottiene il merito, e per ciascun pelo o gloriosissimo, tanti mondi imperituri possiede, così è scritto, 34 chi avendole conquistate in battaglia doni delle vacche, sappi o Kauśika che ha gli stessi eterni mondi di vendere sé stesso, 35 chi non avendo delle vacche doni con fermi voti una vacca di sesamo, dalle difficoltà è salvato dalla vacca, e si rallegra nel fiume di latte, 36 ma non è da elogiare il mero dono di esse, tempo, genere di vacca, regola, e chi ne è degno, a tempo si deve sapere o saggio, se la vacca soffrirà dolore per sole o fuoco nella casa, 37 ricco di studi, di perfetta nascita, composto, intento ai fuochi, sapiente che tema il male, protettore paziente delle vacche, e non troppo duro, e di scarso vitto, tale dicono il degno, 38 ad uno scarso di vitto che molto soffra, o per l'agricoltura, o per il sacrificio, per la prole, o per il guru, o per far crescere i bimbi, a tempo e luogo la vacca deve essere data, 39 quelle possedute, avute come onorario, o scambiate con animali vivi, o vinte o di casa, tolte dalle difficoltà, giunte per mangiare, di questi mezzi sono le vacche raccomandabili, 40 quelle piene di forza, vitali e di buona condotta, e di buon profumo sono tutte elogiabili, come la Gaṅgā è la migliore delle fiumane, così la bruna è migliore delle bianche, 41 per tre notti vivendo di acqua sul terreno, delle felici vacche si diano a dei contenti, belle con nutriti vitelli da latte e datele, per tre giorni si deve vivere di latte, 42 donata una vacca mansueta, ben fertile, di eccellente condotta che mai fugge via, per quanti peli essa possiede, per tanti anni si risiederà nell'aldilà, 43 e dando ad un brahmano un toro vaccino, giovane, forte e docile, capace di trainare il vomere, di infinito valore, ottiene i mondi di chi dona dieci vacche, 44 chi salvi brahmani e vacche dalle difficoltà o Kauśika, e li liberi dalla fatica, quale sia il suo merito ascolta, egli avrà il merito pari a quello eterno di chi celebra l'aśvamedha, 45 e al momento della morte o Mille-occhi, ottiene la fine che desidera, e i divini mondi dei vari generi che lui agita nel suo cuore, 46 tutto ciò quell'uomo otterrà colla sua azione, e col permesso delle vacche in ogni dove sarà onorato, 47 chi alla maniera delle vacche le segua nelle foreste, nutrendosi di erba letame e foglie, privo di brame e sempre puro, 48 vivrà senza desideri con questa felicità o Cento-riti, nel mio mondo assieme ai celesti, o nel mondo che desidera.' LXXIII 1 Indra disse: ' chi sapendo che una vacca è rubata, la compri per guadagno, quale meta avrà costui, questo vorrei conoscere.' 2 Brahmā disse: ' chi compie un furto per mangiare o per commercio, o per donare ad un brahmano, ascolta qui quale merito ne avrà, 3 chi la uccida per guadagno o per divorarla senza controllo, e quelli che ne chiedono approvando l'uomo che la uccide, 4 l'uccisore, o chi la mangia, e anche chi lo approva, per quanti peli essa ha, per tanti anni deve sprofondare, 5 le stesse colpe che ha uno che distrugge il sacrificio di un brahmano, queste colpe ha chi vende e ruba, così è scritto o potente, 6 chi rubata una vacca, la dona poi ad un brahmano, per quanto è il merito del dono di essa, per tanto cadrà all'inferno, 7 dicono che vi è una dakṣiṇa di oro nel dono di una vacca o splendidissimo, e la dakṣiṇa di ricchezza d'oro è detta senza dubbio la suprema, 8 il donar vacche salva sette generazioni prima e dopo, dando una vacca e dell'oro in dakṣiṇa, si dice che ne abbia il doppio, 9 l'oro è il supremo dono, l'oro è la migliore dakṣiṇa, l'oro è il purificatore o Śakra, migliore di tutti i purificatori, così è scritto, 10 l'oro lo dicono essere il purificatore delle stirpi o Cento-riti, delle dakṣiṇa ti ho parlato in succinto o splendidissimo.' ” 11 Bhīṣma disse: “questo fu detto ad Indra dal Grande-avo o toro dei bhārata, Indra lo disse a Daśaratha, e quindi il padre a Rāma, 12 il raghuide lo disse per affetto fraterno al glorioso Lakṣmana, e ai ṛṣi fu rivelato da Lakṣmana quando abitava nella selva o illustre, 13 e i ṛṣi di saldi voti questo lo ottennero uno dall'altro, e i re saldi nel dharma portano avanti questa difficile cosa, e il maestro lo ha detto a me o Yudhiṣṭhira, 14 il brahmano che sempre lo dica nell'assemblea di brahmani, o durante i sacrifici, o nelle donazioni di vacche o anche nell'incontro a due, 15 avrà i mondi imperituri, sempre assieme agli dèi. così il Beato Brahmā il Signore supremo, ha parlato.” LXXIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ io credo o illustre, a quanto tu hai detto riguardo al dharma, ma io ti dirò il mio dubbio, e tu di questo parlami o nonno, 2 quale il merito e di quale genere ha chi osserva i voti, o splendidissimo? e qual'è il merito di chi pratica la rinuncia, e quello di chi pratica gli studi? 3 e quale merito ha qui il controllato? e quale chi sostiene i veda? e qual'e il merito di chi insegna? tutto questo vorrei conoscere, 4 e qual'e il merito al mondo di chi non accetta nulla o nonno? quale merito ha chi, sapendo e vedendo faccia donazioni? 5 e qual'è il merito dei guerrieri, saldi nel proprio dovere? e quale merito è stabilito nella sincerità e quale nel casto studio? 6 e quale nell'obbedire al padre, e nell'obbedire alla madre? e nell'obbedire a maestro e guru, e nel seguire la via della compassione? 7 tutto questo in dettaglio e in verità o nonno, io vorrei conoscere o sapiente del dharma, ne ho una grande curiosità.” 8 Bhīṣma disse: “ chi persegue il suo voto come stabilito, interamente e correttamente agendo, ottiene i mondi eterni, 9 il frutto di chi pratica la rinuncia o re, appare evidente, tu stesso hai avuto il frutto delle rinuncie e dei riti sacrificali, 10 e pure il merito di chi è intento agli studi è evidente quaggiù e nell'aldilà, qui nel mondo è dotato di ricchezze, e sempre si rallegra nel mondo di Brahmā, 11 ora ascolta in dettaglio o re il merito di chi si controlla, i controllati, in ogni caso sono felici, i controllati sempre sono soddisfatti, 12 vanno dove vogliono i controllati, uccidendo tutti i nemici, e ottengono quanto desiderano senza dubbio i controllati, 13 e in ogni momento godono dei propri desideri i controllati o pāṇḍava, e si rallegrano in paradiso, come quelli per il loro valore e tapas, 14 per i doni, e i vari riti sacrificali, i controllati sono nella pace interiore, chi dona è soggetto all'ira, il controllato no, perciò il controllo è superiore al dono, 15 chi dunque dona senza adirarsi ottiene i mondi eterni, l'ira distrugge quanto donato, perciò il controllo è superiore al dono, 16 vi sono in cielo o grande re, miriadi di regioni invisibili, in tutti i mondi dei ṛṣi, verso i quali vanno gli dèi, 17 verso i quali coll'autocontrollo vanno o sovrano, i supremi ṛṣi, desiderosi della suprema sede, perciò il controllo è superiore al dono, 18 l'insegnante per la sua fatica ottiene imperituro merito, nel mondo di Brahmā o signore di uomini, avendo sacrificato rettamente al fuoco, 19 chi studiando i veda abbia offerto metodo e conoscenza, elogiando le azioni del guru, pure costui è onorato in paradiso, 20 lo kṣatriya intento agli studi, ai riti e agli atti di donazione, e che sia difensore nelle battaglie, pure lui è onorato in paradiso, 21 il vaiśya intento al proprio compito, col donare ottiene molto, lo śūdra intento nel proprio compito, coll'ubbidire ottiene il paradiso, 22 i prodi sono detti di vario genere, ascolta quali modi hanno questi prodi in successione, e qual'è il merito del prode, 23 vi sono i prodi nei riti, i prodi nel controllo, i prodi nella sincerità e altri ancora, i prodi nel combattere, e sono menzionati pure gli uomini prodi nel dono, 24 e altri prodi nell'intelletto, e altri ancora prodi nella pace interiore, e i prodi nell'onestà, e gli uomini che vivono nella pace, 25 e molti altri vi sono, prodi in ciascuno dei possibili controlli, i prodi nello studio dei veda, e i prodi devoti al maestro, 26 i prodi nell'obbedire al guru, e altri nell'obbedire al padre, i prodi nell'obbedire alla madre, e altri prodi nella bhikṣā, 27 i molti prodi negli scontri, e gli altri prodi nello yoga, e i prodi nel vivere nelle foreste e quelli nell'onorare gli ospii, tutti vanno nei supremi mondi vinti colle proprie azioni, 28 il memorizare tutti i veda, il bagnarsi in tutti i tīrtha, può essere e non essere uguale a dire sempre la verità, 29 messi sulla bilancia mille aśvamedha e la verità, la verità è superiore ai mille aśvamedha, 30 dalla verità il sole riscalda, dalla verità il fuoco brucia, dalla verità il vento soffia, ogni cosa è radicata nella verità, 31 della verità si compiacciono dèi, avi e brahmani, la verità dicono sia il supremo dharma, perciò non si deve violare la verità, 32 i muni sono devoti alla verità, i muni sono valorosi nella verità, i muni hanno sincere maledizioni, perciò la verità è superiore, chi possiede la verità gioisce in paradiso o toro dei bhārata, 33 del controllo che si ottiene dal frutto della verità ti ho detto con tutta l'anima, senza dubbio tutti quelli di anima educata sono onorati in paradiso, 34 ascolta ora da me le qualità del casto studio o signore della terra, chi rimanga un brahmacārin dalla nascita alla morte, sappi che non vi nulla di inottenibile per lui o signore di genti, 35 molte miriadi di ṛṣi, risiedono nel mondo di Brahmā, sempre devoti alla verità, controllati e in castità, 36 onorato è il casto studio che brucia ogni male o re, specialmente dal brahmano, il brahmano è infatti chiamato il fuoco, 37 davanti a te sta questo nei brahmani intenti al tapas, Śakra stesso prova timore quanto è colpito da un brahmacārin, questo appare quaggiù il frutto del casto studio dei ṛṣi, 38 ascolta però ora quale sia il dharma nel venerare madre e padre, chi ubbidisce al padre e non se ne dispiace in alcun modo, e senza parole egoistiche obbidisce a madre, guru e maestro, 39 sappi o re che il frutto di costui è la suprema sede nel paradiso, l'anima compiuta che obbedisce al guru non vedrà mai l'inferno.” LXXV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ la regola suprema delle vacche io vorrei udire in verità, colla quale noi possiamo ottenere interamente gli eterni mondi.” 2 Bhīṣma disse: “nulla si trova di superiore al donar vacche o signore della terra, donare una vacca avuta legalmente, immediatamente protegge la stirpe, 3 quanto rettamente è prodotto nel modo dei virtuosi, dà ogni desiderio alle creture, perciò fu stabilito all'inizio dei tempi, ascolta ora o re la regola del donar vacche, 4 un tempo verso il donar le vacche apparendo dubbioso, il re Māndhātṛ pose una domanda a Bṛhaspati e costui diceva: 5 ' avendo onorato un brahmano, il giorno dopo accertato il giusto tempo, con saldi voti si offra in dono una vacca rossa, 6 e si pronunci l'invocazione: ' questa è la vacca Bahulā nel suo corpo.' ed entrando in mezzo alle vacche si pronunci questa formula: 7 ' la vacca è mia madre, il toro è mio padre, la vacca mi è fondamento e divino rifugio, e così agendo e passando la notte tra le vacche, il muni dica la formula nel dare la vacca, 8 egli con uguale amicizia e uguale voto passata la notte colle vacche, per questa unione avuta, immediatamente si libera dalle colpe, 9 e si dia la vacca con un vitello maschio all'apparire del sole, per queste benefiche parole di elogio si deve salire nel terzo cielo, 10 potenti sono e sagge, sono il sacrificio fonte di immortalità, e fondamento dell'universo, eterna origine del successo sulla terra, sono le madri di tutto, così sia l'elogio: 11 'queste mie vacche si muovano come sole e luna, e siano la via del paradiso, quanto detto sia il mio rifugio, e quanto non detto siano tutte le mie speranze, 12 nell'abbandonare il resto coll'agire, lasciando il corpo conducono al meglio dei discorsi, sempre che voi portate sante azioni, comandate per me che mi inchino, la desiderata meta, 13 io ora con voi sono della stessa natura, e donadovi io, è come se dessi me stesso, con mente salda, come dotate di mente, bruciate con fiero aspetto simili a soma.' 14 così pronunci la prima metà di queste parole, il datore delle vacche, con le antiche regole, e il brahmano esperto delle regole, dica la metà rimanente, accettando il dono delle vacche, 15 ' ti darò la vacca.' così deve ritenersi il donatore di arghya vesti e ricchezza, 'per mungerla, deve essere nutrita, e appartiene a Viṣṇu.' deve pronunciare 16 e la chiami per nome come è stata chiamata prima, il merito è di ventiseimila, ottomila e ventimila anni, 17 così durano le qualità dei donatori di vacche, nell'ordine, chi dona vacche ottiene tutti questi nell'ottavo ordine, 18 chi dona vacche è virtuoso, e senza paure è chi dà l'arghya, e chi dà ricchezza non ha dolore ma amore, è saggio o bhārata, e sono chiamati mondi di Viṣṇu e della luna quelli con latte per acqua, 19 il donatore di vacche sia frugale come esse per tre notti, e una sola risieda con loro, se vuole, dall'ottava notte viva per tre notti di latte di vacca, di urine e sterco, 20 un esperto dei veda sia chi dona un toro, e possiede i veda chi dona un giogo di buoi, e sacrificando sapendo le regole delle vacche, trova i primi mondi, ma non chi non sa, 21 chi dona una vacca che dia latte a volontà, dà tutto insieme ogni cosa desiderabile in terra, pienamente esse sono fiumi di offerte rituali, e il loro dono è superiore a quello dei tori, 22 non si offra a ignoranti senza voti, né a gente senza fede, né a scarsi di intelletto, questo è il segreto dharma dell'intero mondo, in ogni luogo non si riveli questo dharma, 23 vi sono uomini al mondo di sincera fede, e vi sono dei vili demoni tra gli uomini, il dono di questi è dato come indesiderabile, gli impuri si rifugiano nell'atesimo.' 24 guardando al discorso di Bṛhaspati, i re che compiute donazioni di vacche, con santa e virtuosa condotta, hanno ottenuto i mondi, ascolta da me o re chi sono, 25 Uśīnara, Viṣvagaśva, Nṛga, Bhagīratha, il celebrato figlio di Yuvanāśva, MāndhAtṛ, e il re Mucukunda, Bhūridyumna, Naiṣadha, e Somaka, 26 Purūravas, Bharata, l'imperatore da cui discendono tutti i bhārata, quindi il valoroso Rāma figlio di Dāśaratha e pure altri celebrati come gloriosi, 27 e pure il re Dilīpa dalle grandi imprese ha ottenuto il cielo ben conoscendo il donar vacche, con riti, doni, col tapas, e il dharma dei re, MāndhAtṛ fu intento a donar vacche, 28 perciò o pṛthāde, anche tu questo insegnamento di Bṛhaspati da me rivelato persegui, risoluto dona delle pure vacche ai primi brahmani, avendo ottenuto il regno dei kuru.” 29 Vaiśaṃpāyana disse: così tutto compiva il dharmarāja, istruito da Bhīṣma nel donar rettamente vacche, il re portava rettamente avanti il dharma che il dio degli dèi insegnava a MāndhAtṛ, 30 così o sovrano, sempre nel donar vacche, lui si nutriva di granaglie e orina di vacca, giacendo sulla nuda terra, col crocchio e salda anima, e quel toro dei re era come un toro, 31 il sovrano era sempre con animo devoto a loro, e cantava elogi alle vacche, quell'eccellente re, non aggiogava più le vacche, ma coi cavalli viaggiava dove voleva. LXXVI 1 Vaiśaṃpāyana disse: allora il re Yudhiṣṭhira ancora in dettaglio chiedeva o sovrano, quel saggio intento ad imparare, al figlio di Śaṃtanu del donar vacche. 2 Yudhiṣṭhira disse: “ ancora rettamente parlami o bhārata, dei modi del donar vacche, io non mi sazio di ascoltar le tue parole o valoroso, che sono come l'amṛta.” 3 così richiesto dal dharmarāja, allora il figlio di Śaṃtanu o sovrano, rettamente a lui raccontava gli interi modi del donar vacche. 4 Bhīṣma disse: “ una giovane buona fattrice, piena di qualità e avvolta di vesti, una tale vacca donando ad un brahmano, ci si libera da ogni male, 5 i mondi chiamati asurya si raggiunge dando una vacca, che beva acqua, mangi erba, ma sia senza latte e debole, 6 di fiera vecchiaia, troppo vecchia per usarla, come un pozzo senza acqua, dandola si cade nella tenebra, e si affligge il brahmano con un fastidio, 7 maligna, irritabile, debole o malata, o se non pagata, questa non si deve dare, chi affligge con inutili affanni un savio, avrà i mondi senza meriti dei vili, 8 tutte quelle piene di forza, dotate di condotta ed energia, e profumate sono da elogiare come la Gaṅgā è la migliore delle fiumane, così la bruna è migliore della bianca.” 9 Yudhiṣṭhira disse: “ perche nel paragone delle vacche da donare, i virtuosi elogiano il dono di una bruna? interamente questo vorrei udire o potente, tu sei in grado di dirmelo.” 10 Bhīṣma disse: “quanto tu mi chiedi o caro, l'ho udito pronunciato dagli anziani, e questo io ti dirò interamente di come è prodotta la vacca bruna, 11 un tempo Dakṣa fu comandato dal Nato-da-sé di creare le creature, per primo creava il vitto, per desiderio di fare il bene delle creature, 12 come gli abitanti del cielo si mantengono affidandosi all'amṛta, così affidandosi al vitto si mantengono le creature o illustre, 13 i mobili sono migliori degli esseri immobili, e gli uomini i migliori di essi, e quindi i brahmani che sono i migliori, in essi sono stabiliti i sacrifici, 14 pure Soma viene ottenuto coi sacrifici, e nelle vacche egli è stabilito, tutti gli dèi si rallegrano che le creature siano da allora esistenti, 15 tutti i viventi gridano per desiderio di vitto, e bramosi seguono chi dà loro vitto, come padre e madre, 16 avendo in mente lo scopo di creare le creature, Prajāpati, allora beveva l'amṛta per acquistare forza, 17 soddisfatto di essa, emettendo dalla bocca un soave profumo, scorgeva la figlia Surabhi nata dalla sua bocca coperta di saliva, 18 e Surabhi creava le sue figlie che sono le madri del mondo, che sono rosso brune del colore dell'oro, e danno il vitto a tutte le creature, 19 mentre quelle del colore dell'amṛta emettevano ovunque il loro latte, apparva la schiuma nata dal loro nettare, come quella delle onde dei fiumi, 20 sporgendo dalle bocche dei vitelli ne cade sulla testa di Bhava, che sta a terra, e il potente infuriato, allora la guarda, e la vacca Rohiṇī sembra quasi bruciare per l'occhio nella sua fronte, 21 la vacca bruna allora per lo splendore di Rudra o signore di popoli, si mutava in molti colori, come il sole fa colle nuvole, 22 quelle che si rifugiano verso Soma, allontanandosi da quell'occhio, mantengono il proprio colore come ne sono dotate, e non mutano in molti colori, 23 allora Prajāpati diceva all'infuriato Mahādeva: bagnato di amṛta sei tu, non si trova impurità nelle vacche, 24 come Soma dopo aver preso l'amṛta di nuovo la emette, così queste vacche nate dall'amṛta producono il latte, 25 non è impuro il vento, né Agni, né l'oro, né il latte, né l'amṛta bevuta da un'immortale, né una vacca che allatta un vitello, 26 latte e burro scorrendo, sostengono questi mondi, ottieni dunque la splendida sovranità su di esse, interamente fatta di amṛta.' 27 Prajāpati donava a lui assieme a quelle un toro, e da quello si rasserenava l'animo di Rudra o Bhārata, 28 e contento allora il Mahādeva faceva di quel toro, insegna e veicolo, e per questo è il dio dal toro nel pavese, 29 quindi dagli dèi Mahādeva fu fatto signore degli animali, è Signore egli è, e in mezzo alle vacche è chiamato Vṛṣāṅka, 30 così essendo le splendide vacche brune di immutato colore, nei doni sono di tutte rinomate come la prima regola, 31 sono le migliori del mondo, dando il vitto del mondo, dotate di Rudra, producono il soma, nobili, sante, danno ogni desiderio e la vita, dando una vacca si dà ogni desiderio, 32 ripetendo questa suprema storia della nascita delle vacche, l'uomo sempre puro, intento alla massima benedizione, si libera dai mali, e ottiene bene, figli e ricchezza di bestie, 33 oblazione e burro, sazietà, azione di pace, veicolo, ricchezza, prosperità di vecchi e bimbi, tutti questi sono le qualità del donar vacche, che il donatore sempre può ottenere.” 34 Vaiśaṃpāyana disse: guardando dunque alle parole del nonno, il re ajamīḍhade coi suoi fratelli, quel pṛthāde donava vacche con secchi di ottone e d'oro, ai migliori brahmani, 35 quindi a quei ri-nati donava centinaia e migliaia di vacche, come dakṣiṇa allestendo dei sacrifici, a conquistare i mondi e suprema fama. LXXVII 1 Bhīṣma disse: “ a quel tempo invero, il re Saudāsa, discendente di Ikṣvaku, il migliore dei donatori, dal supremo ṛṣi Vasiṣṭha, 2 che da siddha percorreva l'intero mondo, eterno tesoro di brahman, salutandolo si recava a chiederlo come purohita. 3 Saudāsa disse: ' che cosa nel trimundio o venerabile, sia chiamato purificatore o senza-macchia, che sempre recitandolo il mortale, possa ottenere il supremo merito?' ” 4 Bhīṣma disse: “ a lui che era inchinato, rispondeva allora queste benefiche parole, quel saggio avvicinandosi alle vacche e da puro, onorandole: 5 ' le vacche soavemente profumano, con aroma di guggulu, le vacche supportano i viventi, le vacche sono la grande via della fortuna, 6 le vacche sono passato e futuro, le vacche sono l'eterno rito di prosperità, le vacche sono buoni auspici, la radice del dono di vacche non perisce, le vacche danno l'eterno cibo, la suprema offerta per gli dèi, 7 i mantra svāhākāra e vaṣaṭ sono sempre fondati sulle vacche, le vacche sono il frutto del sacrificio, i sacrifici sono fondati sulle vacche, 8 mattina e sera, sempre nei sacrifici o grande intelletto, le vacche danno il burro sacrificale ai ṛṣi o toro fra gli uomini, 9 quelli che donano una vacca, attraversano le calamità o potente, e le difficoltà che gli sono capitate o che hanno commesso, 10 chi possiede dieci vacche ne doni una, e dieci chi ne possiede cento, cento ne dia chi possiede mille vacche, tutti ottengono lo stesso merito, 11 chi ha cento vacche che sia senza fuoco sacro, chi ne ha mille che non sacrifichi, il ricco che sia avaro, questi tre non meritano i doni ospitali, 12 quelli che donano un vacca bruna col vitello, e un secchio di ottone, facile a mungere, e coperta da una veste, entrambi i mondi conquistano, 13 un toro giovane, al pieno dei sensi, capobranco su altri cento, dalle lunghe corna adornato, questo re dei tori, chi lo 14 dona ad un grande ed erudito brahmano o tormenta-nemici, conquista la completa sovranità, vincendo ogni battaglia, 15 senza elogiare le vacche non si vada a dormire, e non lo dimentichi quando si alza, mattina e sera si deve onorare le vacche, quindi si ottiene la prosperità, 16 non si deve mai essere molestati da sterco e orina delle vacche, non si deve mangiare la carne delle vacche, si ottiene così la felicità, 17 si devono elogiare sempre le vacche, e mai disprezzarle, apparendo un cattivo sogno l'uomo deve invocare le vacche, 18 sempre si bagni collo sterco vaccino, e si corichi su quello secco, ed è proibito scaricarvi sputo, orina o feci, 19 si mangi su una pelle bagnata, guardando verso il mare, a terra in silenzio, il burro chiarificato, e così si ottiene la felicità delle vacche, 20 col burro sacro si sacrifichi ad Agni, col burro sacro si invochi la fortuna, si doni del burro sacro, e si mangi il burro, così si ottiene la felicità delle vacche, 21 chi, con la formula gomatī consacrata una vacca di sesamo, fatta con gemme ed oro la doni, non si deve dolere di quanto ha compiuto e non, 22 le vacche da latte vengano a me colle corna d'oro, le surabhi, e le loro figlie, come i fiumi all'oceano, 23 che le vacche sempre mi guardino, e io sempre guarderò le vacche, le vacche ci appartengono e noi a loro, dove sono le vacche noi siamo, 24 così di giorno o di notte, nel bene e nel male, e nei grandi pericoli, l'uomo invocandole, si libera dalla paura.' LXXVIII 1 Vasiṣṭha disse: ' per cento migliaia di anni praticarono un difficile tapas, le vacche anticamente create: ' diverremo in questo mondo 2 le migliori dakṣiṇa, le supreme di tutte quante diverremo, e non saremo toccate da colpe.' così o tormenta-nemici, 3 ' presi da questo pensiero ci si imbratti sempre, collo sterco, uomini e dèi questo faranno per purificazione, 4 a tutti gli esseri mobili ed immobili, e i donatori andranno al mondo delle vacche.' così o onorevole, 5 ad esse concedeva un dono il signore Brahmā alla fine del loro tapas, ' così sia dunque. preservate i mondi.' così quel potente, 6 si alzarono allora desiderando la perfezione quelle madri del passato e del futuro, alla fine del tapas o grande re, le vacche rifugio del mondo, 7 perciò le gloriose vacche sono dette il supremo purificatore, e stanno le vacche alla testa di tutti gli esseri, 8 donando una vacca bruna piena di latte, col vitello simile a lei, facile da mungere, coperta di una veste, si è onorati nel mondo di Brahmā, 9 dando una vacca rossa piena di latte col vitello simile a lei, facile da mungere e coperta da una veste, si è onorati nel mondo di Sūrya, 10 dando una vacca pezzata piena di latte col suo vitello, facile da mungere e coperta da una veste, si è onorati nel mondo di Soma, 11 donando una vacca bianca piena di latte col suo vitello, facile da mungere e coperta da una veste, si è onorati nel mondo di Indra, 12 donando una vacca nera piena di latte, col suo vitello, facile da mungere e coperta da una veste, si è onorati nel mondo di Agni, 13 donando una vacca grigia piena di latte, col suo vitello, facile da mungere e coperta da una veste, si è onorati nel mondo di Yama, 14 una vacca del colore della schiuma dell'acqua col vitello ed un secchio di ottone, coperta da una veste donando si ottiene il mondo di Varuṇa, 15 una vacca color sabbia-al-vento, col vitello e un secchio di ottone, coperta da una veste donando, si è onorati nel mondo di Vāyu, 16 una vacca color dell'oro cogli occh gialli, col vitello e un secchio di ottone, coperta da una veste, si ottiene il mondo di Kubera, 17 una vacca color fumo di paglia, col vitello e un secchio di ottone, coperta da una veste donando, si è onorati nel mondo degli avi, 18 donando una vacca dalla gola bianca, adornata e col suo vitello, si vola alla migliore sede priva di afflizioni dei viśvedeva, 19 donando una vacca biancastra piena di latte, e con uguale vitello, facile da mungere, e coperta di una veste, si ottiene il mondo dei vasu, 20 una vacca color lana pallida, col vitello e un secchio di ottone, coperta di una veste donando, si ottiene il mondo dei sādhya, 21 un toro color lombrico, adornato di ogni gemma donando, si raggiungono i mondi sempre giovani dei marut, 22 una vacca dalle membra nere, col suo vitello, coperta di ogni gemma, donando, l'uomo ottiene i mondi dei gandharva e delle apsaras, 23 un toro dalla gola bianca adornato da ogni gemma, donando si raggiungono i mondi privi di dolore di Prajāpati, 24 il devoto al donar vacche procede, trapassando le schiere delle nuvole, su un carro splendente color del sole, verso il cielo o re, 25 migliaia di donne dalle belle natiche e ben vestite, si rallegrano o migliore degli uomini, con l'uomo devoto al donar vacche, 26 con suoni di liuti, vīna, e di bracciali da piedi, e con le risate di donne dagli occhi di cerbiatto si addormenta e si sveglia, 27 per quanti peli hanno le vacche, per tanti anni viene onorato, caduto dal paradiso, nel mondo umano rinasce in una famiglia di ricchi in vacche.' LXXIX 1 Vasiṣṭha disse: ' le vacche danno latte e burro, sono l'origine e le madri del burro sacro, sono fiumi e gorghi di burro sacro, esse siano sempre nella mia casa, 2 il burro è sempre nel mio cuore, il burro è saldo nell'ombelico, il burro è in tutte le membra, il burro è saldo nella mia mente, 3 le vacche mi sono sempre davanti e sempre dietro mi sono le vacche, le vacche sono intorno a me, io vivo in mezzo alle vacche.' 4 così preso dell'acqua, prega mane e sera, sempre l'uomo, quanto di male egli commetta di giorno, da questo si libera, 5 dove stanno i donatori di oro, e dove stanno i donatori di ricchezza, dove stanno gandharva e apsaras, là si reca chi dona mille vacche, 6 dove scorrono fiumi che portano latte, che hanno burro per fango, pieni di latte cagliato come alghe, là va chi ne dona migliaia, 7 chi doni secondo le regole centomila vacche, suprema prosperità ottenendo, viene poi onorato nel mondo delle vacche, 8 costui dona agli avi di madre e padre per dieci generazioni, i migliori mondi, e purifica quest'uomo, la sua stirpe, 9 donando vacche in giusta misura oppure una vacca di sesamo della stessa misura, il donatore di latte nel mondo di Yama non cade in nessun tormento, 10 il migliore purificatore, esse sono supporto al mondo, sono le infinite madri degli dèi, le tenga a destra chi viaggia, le doni al tempo opportuno ad un meritevole, 11 un vacca bruna dalle lunghe corna, col suo vitello, un secchio d'ottone ed una coperta, donando, l'uomo senza paura si reca nella dimora di Yama ardua da raggiungere, 12 'madri di bell'aspetto, di molte forme, di forma universale, le vacche che vengano a me.' così sempre si deve recitare, 13 non di esse vi è dono più puro, né di esse vi è frutto più puro, nessun essere al mondo è superiore ad esse, vi fu o vi sarà, 14 con la pelle, coi peli, colle corna, colle code, col latte e col grasso, con tutto insieme conducono il sacrificio, che c'è dunque di superiore ad esse? 15 la vacca da cui è pervaso l'intero universo coi suoi mobili ed immobili, a questa vacca madre del passato e del futuro con la testa mi inchino, 16 solo una parte di tutti i meriti delle vacche o migliore degli uomini, io ti ho elencato, non vi è dono superiore alle vacche, né vi è un'altra panacea come loro.' ” 17 Bhīṣma disse: “quel sovrano grand'anima pensando che quelle eccellenti parole del ṛṣi fossero supreme, dava con anima composta ai brahmani moltissima ricchezza di vacche, e otteneva i mondi.” LXXX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ciò che al mondo è il miglior purificatore dei purificatori, e la suprema santità, di questo parlami o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ le vacche che sono le più importanti sacralità, proteggono gli uomini, e sostengono le creature, col latte e col burro sacro, 3 non vi è nulla di più sacro delle vacche o migliore dei bhārata, esse sono le sacre purificatrici, incomparabili nei tre mondi, 4 le vacche vivono al di sopra delle divinità, e donandole o signore di uomini, i saggi vanno in paradiso, 5 Māndhātṛ il figlio di Yuvanāśva, Yayāti e Nahusa, donando sempre delle vacche contate a centinaia di migliaia, hanno raggiunto il supremo stato, arduo da ottenersi anche per gli dèi, 6 e pure qui una passata storia ti racconterò o senza-macchia, (...) 7 il saggio Śuka salutando quel supremo ṛṣi, Kṛṣṇa il dvaipāyana, puro per aver fatto i riti quotidiani, e con mente devota, chiedeva al padre che aveva visto i mondi vicini e lontani: 8 ' quale sacrificio appare il migliore di tutti i sacrifici? e quale celebrando, i saggi ottengono il supremo paradiso? 9 con quale mezzo di purificazione gli dèi godono del paradiso o illustre? qual'è la sacralità del sacrificio, e dove si fonda il sacrificio? 10 qual'è il supremo dei doni, e quale il sattra superiore a tutti? dimmi o senza-macchia, qual'è il purificatore dei purificatori.' 11 udite queste parole, Vyāsa supremo sapiente del dharma, al figlio su ogni cosa in verità rispondeva o toro dei bhārata. 12 Vyāsa disse: ' le vacche sono fondamento degli esseri, le vacche sono rifugio universale, le vacche sono sacre purificatrici, santità e dharma, 13 un tempo le vacche ottennero le corna, così abbiamo udito, per aver le corna esse venerarono l'eterno Signore, 14 allora Brahmā vedendo le vacche intente al digiuno mortale, quel potente concedeva alle vacche un desiderio per ciascuna, 15 e nascevano le loro corna, a ciascuna come aveva in mente, ed esse apparvero di vari colori e colle loro corna o figlio mio, 16 e da Brahmā furono dati a loro bellezza, il produrre havya e kavya, sacralità e purificazione, fortuna, divina forma ed aspetto, le vacche hanno grande e divino splendore, il dono delle vacche è elogiato, 17 i virtuosi privi di passioni che le offrono, sono ritenuti di buona condotta e fornitori di ogni dono, e ottengono quindi il santo mondo delle vacche o senza-macchia, 18 dove vi sono alberi dai dolci frutti, forniti di divini fiori e frutti, e pure divini e profumati fiori o migliore dei ri-nati, 19 l'intera terra è fatta di gemme, e contiene sabbie d'oro, e ovunque è pulita, priva di polvere, splendente e piacevole a toccarsi, 20 là appaiono laghetti con boschetti di rossi loti, collo stelo di gemme, fatti d'oro e splendidi come soli nascenti, 21 e insieme loti blu dai petali di preziose gemme, e steli splendenti d'oro, e con stagni di molti loti paṅkaja, 22 e con boschetti di oleandri, coperti di migliaia di ciuffi di boccioli, e con boschetti di alberi divini tutti adornati di boccioli, 23 e con pure gemme e perle di grande ricchezza, là vi sono fiumi con isolotti pieni d'oro, 24 e bagnate dagli ottimi fiumi sublimi e fatti di ogni gemma, e da altri pieni d'oro e simili al fuoco che divora l'offerta 25 là montagne d'oro, e monti di perle e gemme, splendono con i picchi alti e bellissimi, fatti di ogni gemma, 26 e vi sono fiumi con perenni fiori e frutti, pieni di uccelli, e con fiori dal divino profumo e frutti o toro dei bhārata, 27 là sempre si rallegrano quelli dalle pure azioni o Yudhiṣṭhira, ottenendo ogni scopo desiderato, privi di sofferenza e di malevoli passioni, 28 in bellissimi e piacevolissimi carri celesti o bhārata, si rallegrano passando il tempo i gloriosi dalle pure azioni, 29 e giocano o re, le splendenti schiere delle apsaras, chi dona una vacca o Yudhiṣṭhira, ottiene questi mondi 30 di cui è signore Pūsan, e il potente e fortissimo Māruta: 'nel suo potere il re Varuṇa e quelle vacche mi rallegrino, 31 quelle madri bellissime, di molti aspetti, dalla forma universale, protettrici delle creature.' così deve recitare la preghiera saldo nei voti, 32 chi venera le vacche e sempre le segue, soddisfatte a costui concederanno grazie ardue da ottenersi, 33 non sia ostile nell'animo alle vacche, esse danno la felicità, ma sempre le veneri, e le onori inchinandosi, il controllato, con animo lieto, e così ottiene l'eterna fortuna delle vacche, 34 con questo mezzo di purificazione, gli dèi godono del suprempo mondo, che porta sulla testa il burro sacro, il purificatore dei purificatori, 35 si celebri Agni col burro sacro, si invochi la fortuna col burro sacro, si consumi il burro sacro, si doni il burro, così si ottiene la fortuna delle vacche, 36 per tre giorni si beva dell'orina calda, per tre giorni si beva del latte caldo, e bevuto il latte caldo, si beva per tre giorni del burro caldo chiarificato, e bevuto per tre giorni il burro caldo, si viva nutrendosi di aria per tre giorni, 37 una parte di focaccia d'orzo, fatta col latte estratto dalle vacche, con questa ci si libera di ogni male pari al brahmanicidio, 38 per la distruzione dei daitya, gli dèi compirono questa purificazione, e ottenuto lo stato divino, ottennero ogni cosa quei fortissimi, 39 le vacche sono sacre purificatrici, e sono la grande e suprema santità, donandole ai brahmani, l'uomo ottiene il paradiso, 40 fattosi puro in mezzo alle vacche con la mente si reciti l'inno sacro, bagnandosi con acque pure, si diviene puro e privo di colpe, 41 in mezzo ai fuochi, in mezzo alle vacche, e nell'assemblea dei brahmani, i brahmani dalle pure azioni, con la sapienza dei veda, i voti e i lavacri, 42 istruiscono i discepoli, colla preghiera corrispondente al sacrificio, digunando tre notti, e udita la preghiera si ottiene il meglio, 43 chi desidera figli ottiene un figlio, e pure ricchezza, quella che desidera marito trova marito, e l'uomo ottiene ogni desiderio le vacche venerate, soddisfatte questo concedono senza dubbio, 44 così le venerabili e sacre vacche concedono ogni desiderio, delle vacche sappi, che non si trova cosa superiore.' 45 così apostrofato lo splendidissimo Śuka, dal padre grand'anima, venerava sempre le vacche e perciò pure tu devi venerarle.” LXXXI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ io ho udito che lo sterco di vacca è dotato di splendore, questo vorrei udire, io qui ho un grande dubbio.” 2 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano un'antica storia, della conversazione quaggiù tra le vacche o sovrano, e Śrī o migliore dei bhārata, 3 Śrī assunto quaggiù un bellissimo corpo entrava in mezzo alle vacche, e le vacche erano meravigliate vedendo la perfezione del suo aspetto. 4 le vacche dicevano: ' chi sei o divina, e da dove vieni tu che hai incomparabile bellezza sulla terra? stupite noi siamo o gloriosissima della perfezione della tua bellezza, 5 e vogliamo conoscerti, e sapere chi sei tu, e dove stai andando, in verità o bella come l'oro, tutto questo rivelaci.' 6 Śrī disse: ' io sono la desiderabile del mondo, fortuna sia a voi conosciuta col nome di Śrī, i daitya da me abbandonati vanno alla distruzione per anni eterni, 7 Indra, Vivasvat, Soma, Viṣṇu, l'acqua e Agni, i ṛṣi e le divinità prosperano assistiti da me, 8 quelli che io detesto o vacche, vanno interamente distrutti, privi di dharma, artha e kāma, cadono in preda all'infelicità, 9 sappiate o vacche che io possiedo il tale potere di dare felicità, io voglio però risiedere perennemente in tutte voi, giunta qui vi chiedo: siate sempre dotate di Śrī o prive di macchia.' 10 le vacche dissero: ' tu che sei incerta e mobile, e ti accompagni con molti, non ti vogliamo fortuna sia a te, vattene dove ti piace, 11 noi tutte abbiamo bei corpi, che possiamo avere da te ora? dove desideri là vattene, ogni cosa tu hai fatto per noi.' 12 Śrī disse: ' è degno di voi o vacche che non mi approviate? perche dunque non mi accettate immediatamente, ardua come sono da ottenere? 13 è vero dunque il proverbio che nel mondo si sente o salde nei voti: 'che quanto giunge da sé è disprezzato.' così si ritiene, 14 compiendo un grande e fiero tapas, gli uomini mi incontrano, e pure dèi, dānava e gandharva, piśāca, uraga, e rākṣasa, 15 questo è degno di voi o vacche, accettatemi qui ora, io non sono da disprezzare, e onorata sono nel trimondio da mobili e immobili.' 16 le vacche dissero: ' noi non ti disprezziamo o dea, non ti insultiamo, incerta e di mobile pensiero sei, noi ti evitiamo, 17 basta con tante parole, vai dove desideri, noi tutte abbiamo bei corpi, che possiamo avere da te ora?' 18 Śrī disse: ' disprezzata io sarò in tutti i mondi o creature onorevoli, per il vostro rifiuto, concedetemi la vostra grazia, 19 voi o gloriosissime, siete rifugio per quelli che lo chiedono, datemi la vostra protezione, io sono virtuosa, degna di avere, e voglio sempre mostrarvi rispetto o splendide, 20 anche in una sola parte la più disprezzabile io voglio risiedere, non mi appare nulla di disprezzabile nelle vostre membra o prive di macchia, 21 voi sante, purificatrici, prosperose, concedetemi un luogo, nelle vostre membra in cui io viva, questo mi dovete indicare.' ” 22 Bhīṣma disse: “ così apostrofate le vacche, splendide e piene di amore materno, consultandosi tutte insieme, dicevano a Śrī o signore di uomini: 23 'certamente non dobbiamo farti onore o virtuosa, entra nel nostro sterco e urina, sacre esse sono per noi o splendida.' 24 Śrī disse: ' per fortuna mi fate la grazia accogliendomi, e così dunque sia, fortuna sia a voi, io ne sono onorata o dispensatrici di felicità.' ” 25 Bhīṣma disse: “compiuto questo accordo con le vacche, Śrī o bhārata, davanti ai loro occhi da là scompariva, 26 e così la grandezza dello sterco di vacca o figliolo, ti ho spiegato, e ancora ascolta da me che te lo dico della grandezza delle vacche.” LXXXII 1 Bhīsma disse: “quelli che donano vacche e si nutrono del resto delle oblazioni, sempre possiedono sacrifici e altri riti o Yudhiṣṭhira, 2 senza cagliata e burro sacro non esiste il sacrificio, con questi avviene la sacralità del rito e se ne mostra la radice, 3 pure tra tutti i doni la donazione delle vacche è elogiata, le vacche sono le migliori purificazioni, e la suprema sacralità, 4 per la prosperità si venerino, e pure per la buona sorte, latte, cagliata e burro che loro danno libera da ogni male, 5 le vacche sono dette il supremo splendore, in questo mondo e nell'altro, non vi è nessuna purificazione che sia superiore alle vacche, 6 e anche qui raccontano un'antica storia, della conversazione del Grande-avo, e di Indra o Yudhiṣṭhira, 7 distrutti i daitya, essendo Śakra sovrano del terzo cielo, tutte le creature devote al vero dharma ne erano felici, 8 e i ṛṣi assieme ai gandharva, kiṃnara, uraga e rākṣasa, dèi, asura e uccelli, e i protettori dei viventi, attorniavano o kauravya, in quel tempo il Grande-avo, 9 Nārada e Parvata, Viśvāvasu, Hahā, e Huhū, cantando con divini suoni, sedevano attorno al Potente, 10 là spirava una brezza con divini fiori, e pure le stagioni portavano ciascuna il suo profumo, 11 in quell'assemblea di dèi, in cui erano giunti tutti gli esseri, che risuonava di divini strumenti, ed era piena di donne che cantavano, Indra salutando e inchinandosi al signore degli dèi gli chiedeva: 12 'perché o Beato, il mondo delle vacche o Grande-avo, è superiore a quello degli dèi signori dei mondi? questo voglio sapere, 13 quale tapas o casto studio hanno fatto le vacche qui o Signore, che prive di brame vivono una felicità superiore agli dèi.' 14 allora rispondeva Brahmā a Śakra uccisore di Bala: ' disprezzate da te sono sempre le vacche o uccisore di Bala, 15 e per questo tu non riconosci la loro grandezza, ascolta o potente, il supremo potere e grandezza delle vacche o toro fra i celesti, 16 le vacche sono considerate le membra del sacrificio e il sacrificio stesso o Vāsava, senza di loro il sacrificio non avviene in nessun modo, 17 esse supportano le creature col latte e il burro, e i loro figli pure sono intenti al giogo dell'aratro, 18 fanno nascere così grani e semi di vario genere, quindi si svolgono i sacrifici, interamente con oblazioni e offerte, 19 latte, cagliata e burro chiarificato, esse sono sacre o signore dei celesti, pur afflitte da fame e sete, esse portano vari pesi, 20 e col loro agire supportano qui, i muni e le creature, ed hanno retta condotta o Vāsava con le loro perfette azioni, quindi esse sempre risiedono sopra di noi, 21 questo è il motivo o Śakra che ora la residenza, delle vacche è dichiarata sopra quella degli dèi o Cento-riti, 22 esse sono datrici e fruitrici di doni, o Vāsava, le figlie di Surabhī dalle sante azioni, sono purificatrici e segni di fortuna, 23 per quale motivo le vacche figlie di Surabhī sono giunte o migliore dei celesti, ascolta ora da me, che te lo dico interamente o uccisore di Bala, 24 un tempo nel devayuga o caro, quando i re daitya grandi anime, governavano i tre mondi, avveniva la gravidanza per Viṣṇu, 25 quando Aditī praticava un terribile tapas arduo da compiersi, per avere un figlio o migliore degli immortali, stando sempre su un piede solo, 26 vedendo la grande dea impegnata in quel grande tapas, la divina figlia di Dakṣa chiamata di nome Surabhī, 27 si impegnava contenta e devota al dharma in un fiero tapas, sulle belle creste del monte kailāsa abitate da dèi e da gandharva, 28 stava dunque su un piede solo, concentrata nel supremo yoga, per dieci mila anni e per altri mille anni, 29 preoccupati per il suo tapas, gli dèi con ṛṣi e uraga, giunti là assieme a me, attorniarono quella splendida, 30 quindi io dissi là alla dea intenta in quel tapas, ' per quale motivo o dea, ti tormenti in queto tremendo tapas o irreprensibile? 31 contento io sono di te o gloriosissima, per questo tuo tapas o splendida, scegli dunque una grazia o dea, e te la darò.' così io o Distruggi-fortezze. 32 Surabhi disse: ' o Beato, non ho bisogno di alcun dono o Grande-avo del mondo, questo è il dono per me, che tu oggi sei contento di me o senza-macchia.' 33 Brahmā disse: ' alla dea Surabhī che così parlava o Signore dei trenta dèi, quanto io risposi o re degli dèi, ascolta dunque o Signore di Śacī: 34 'per il tuo sublime tapas senza desiderio di ottenere o dea, io sono soddisfatto, perciò io ti darò il dono dell'immortalità, 35 e pure risiederai sopra tutti i tre mondi, e per mia grazia, quel luogo sarà chiamato il mondo delle vacche, 36 e tra gli uomini compiendo le loro azioni, le creature nate da te, vivranno o gloriosissima, e tutte le tue figlie, 37 ogni bene divino e umano da te pensato colla mente, e quanto è la felicità paradisiaca o dea, tu la raggiungerai o splendida.' 38 i mondi di lei o Mille-occhi, sono dotati di ogni cosa desiderabile, là non giunge morte, né vecchiaia, né alcun fuoco, né là si trova malattia, o nessun male o Vāsava, 39 là vi sono divine foreste e divine dimore, e carri celesti coi loro tiri, che vanno dove vogliono o Vāsava, 40 coi vari santi voti, e colla residenza ai tīrtha, con grande tapas, e con azioni virtuose, si può raggiungere il mondo delle vacche o Occhi-di-loto, 41 tutto questo ti è stato rivelato da me o Śakra che lo chiedi, non devi dunque mai compiere offese alle vacche o uccisore di nemici.' ” 42 Bhīṣma disse: “udito ciò, il Mille-occhi, sempre venerava le vacche e sempre poneva loro rispetto o Yudhiṣṭhira, 43 interamente ti ho parlato della sacralita o splendidissimo, e della suprema purificazione e massima grandezza delle vacche, che celebrata o tigre fra gli uomini libera da ogni male. 44 chi concentrato la reciti sempre ai brahmani, nei sacrifici, nelle offerte e oblazioni, e nei riti per gli avi, concede ai suoi avi per sempre ogni desiderio, 45 l'uomo devoto alle vacche ottiene qualsiasi cosa vuole, e le donne che sono devote alle vacche ottengono i loro desideri, 46 chi vuole aver figli ottiene prole, e la fanciulla ottiene un marito, chi desidera ricchezza ottiene ricchezze, chi brama il dharma ottiene il dharma, 47 chi desidera sapienza ottiene la sapienza, chi desidera la felicità la ottiene, non vi è nulla di inottenibile per il devoto alle vacche o bhārata.” LXXXIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ho udito da te nonno, come è supremo il donar vacche, specialmente per i sovrani di uomini, che guardino al dharma, 2 il regno è sempre un dolore, le condizioni di vita sono ardue da conoscersi, perché coperto è arduo da sopportare il dolore per le anime incompiute, e per la maggior parte degli uomini non si ha una felice meta, 3 si purificano sempre quelli che donano della terra, così prima tu mi ha menzionato questi dharma o rampollo dei kuru, 4 e così mi hai parlato del dono delle vacche fatto da Nṛga, un tempo illustrato dal ṛṣi Nāciketa, 5 e nei veda e nelle upaniṣad fra tutte le azione le dakṣiṇa, in tutti i sacrifici sono stabilite come terra, vacche e oro, 6 e la tradizione dice che la suprema dakṣiṇa è l'oro, questo vorrei udire io secondo verità o nonno, 7 che cos'è l'oro? come è nato e in quale tempo? qual'è la sua natura? che dono è? qual'è il suo merito? e perché è detto il migliore? 8 perché il donar dell'oro è onorato dai saggi? perché come dakṣiṇa è elogiato nelle azioni sacrificali? 9 e perché l'oro è migliore purificatore della terra e delle vacche, ed è il migliore come dakṣiṇa? questo dimmi o nonno.” 10 Bhīṣma disse: “ ascolta attentamente o re, in dettaglio questi molti motivi, e la nascita dell'oro come io l'ho conosciuta, 11 mio padre Śaṃtanu dal grande splendore essendo giunto alla sua morte, desiderando celebrare il suo rito funebre, mi recai a gaṅgādvāra, 12 e là giunto o figlio, iniziavo a compiere il rito funebre per il padre, e mia madre la Jāhnavī mi dava la sua assitenza, 13 e invitando molti ṛṣi perfezionati nel tapas lì vicino, cominciando dal rito dell'acqua io iniziavo i riti sacri, 14 concluso come detto con attenzione la preparazione, io iniziavo a offrire rettamente secondo le regole, l'oblazione funebre, 15 e allora rompendo il mucchio di erba sacra, con splendidi bracciali, e con gioielli pendenti, sorgeva un braccio o signore di popoli, 16 vedendolo così sorto, io cadevo in suprema meraviglia, pensando:' mio padre in persona prende l'offerta.' così o toro dei bhārata, 17 quindi ancora mi venne l'opinione, pensando alle scritture, che nei veda non è stabilita la regola di dare l'offerta nella mano, o potente, ma la piṇḍa deve essere offerta qui dall'uomo; questa era la mia opinione, 18 e qui nel mondo umano gli avi sono spariti e non vi sono più in persona, per predere l'offerta, invece così si deve mettere sull'erba kuśa, 19 quindi io senza preoccuparmi dell'apparizione della mano del padre, ricordavo le sottili regole in accordo alle scritture o sovrano, 20 e quindi tutto quanto io ponevo sulle erbe sacre o toro dei bhārata, seguendo la via delle scritture, questo sappi o toro fra gli uomini, 21 e allora spariva il braccio di mio padre o signore di uomini, quindi in sogno gli antenati mi si mostrarono allora, 22 e con animo lieto mi dissero contenti o toro dei bhārata: ' con grande dottrina tu non hai mancato al dharma, 23 avendo qui tu compiuto quanto è in accordo cogli śāstra o principe, tu stesso, il dharma, la tradizione, i veda, e gli avi coi grandi ṛṣi, 24 Brahmā il Grande-avo in persona, i guru e Prajāpati, sono stati mantenuti nelle regole, e non ti sei smosso dalla fermezza, 25 rettamente questo tu hai compiuto oggi o toro dei bhārata, e al posto di terra e vacche dona dunque dell'oro, 26 così il dharma, e noi tutti e i nostri antenati, saranno purifificati, questo è il supremo purificatore, 27 dieci generazioni prima e dieci dopo, salvano quelli che offrono dell'oro.' così dissero i miei avi, 28 quindi io ero meravigliato svegliandomi o signore di popoli, e ponevo mente alle donazioni d'oro o migliore dei bharata, 29 e questa storia antica pure ascolta o re, riguardo il figlio di Jamadagni o illustre, e la sua fortunata lunga vita, 30 Rāma il figlio di Jamadagni preso da furente ira, per ventun volte rendeva la terra priva di kṣatriya, 31 quindi conquistata l'intera terra, Rāma dagli occhi di loto, celebrava un sacrificio quel valoroso, venerato da brahmani e kṣatriya, 32 il sacrificio del cavallo o grande re, dotato di ogni cosa desiderata, purificatore di tutti gli esseri, e che accresce di luce e splendore, 33 e si libera pure dai mali, quello splendido con merito del sacrificio, ma non otteneva la pace per sé il figlio di Jamadagni, 34 celebrato quel sacrificio pieno di dakṣiṇa, quel grand'anima, discendente di Bhṛgu, e chiedeva raggiungendoli a ṛṣi e dèi: 35 ' quale sia la suprema purificazione per gli uomini intenti in fiere imprese, questo ditemi o gloriosissimi.' cosi pieno di compassione diceva, 36 Vasiṣṭha disse: ' gli dèi donano oro, e quelli che donano l'oro per la sua natura, sono tutti gli dèi e Agni, 37 perciò tutti gli dèi donando e accettando l'oro, sempre sono o tigre tra gli uomini, e non conoscono nulla meglio di esso, 38 ma ascolta da me ancora della grandezza dell'oro, mentre io te lo dico o savio ṛṣi, e migliore di tutti gli armati, 39 io l'ho imparato un tempo nei purāṇa o discendente di Bhṛgu, lo raccontava Prajāpati, e Manu, e pure il Nato-da-sé, 40 e il Beato armato del tridente, il grand'anima Rudra, e anche del migliore dei monti, l'himavat, o continuatore di Bhṛgu, 41 la divina figlia compiendo il matrimonio, la moglie di Rudra o discendente di Bhṛgu, e unendosi il Beato grand'anima con quella dea, allora tutti erano agitati per la venuta del Beato, 42 essi inchinadosi con le teste al Mahādeva seduto e alla dea Umā fonte di doni, tutti dicevano a Rudra o continuatore di Bhṛgu: 43 ' questo tuo matrimonio o dio, con la dea o senza-macchia, tu che sei uno splendido asceta con quella splendida asceta, tu sei di sicuro splendore o dio, e pure la dea Umā, 44 e la prole di voi due o dio, sarà fortissima o potente, e non lascerà nulla di rimanente nei tre mondi, 45 dunque tu o grandi occhi, a questi dèi che stanno inchinati a te, concedi una grazia o signore del mondo, per compiere il bene del trimundio, per generare, trattieni questa tua suprema e accesa energia.' 46 a costoro che così parlavano, il Beato dal toro per insegna, 'così sia.' rispondeva o savio ṛṣi, agli dèi, 47 ciò detto tratteneva il suo seme il dio che ha il toro per veicolo, e da allora in poi rimaneva in castità, 48 ma la Rudrāṇī infuriata compiva la distruzione delle creature, e quindi per la natura delle donne diceva agli dèi parole offensive: 49 ' poiché mio marito che desiderava procreare è stato da voi fermato, allora tutti voi o dèi diverrete privi di prole, 50 poiché mi avete ditrutto la figliolanza, voi oggi, allora tutti voi o esseri celesti, non avrete figli.' 51 il fuoco però non era là, al momento della maledizione o continuatore di Bhṛgu, e gli dèi e le dee allora per la maledizione restarono senza figli, 52 Rudra invero, tratteneva la sua incomparabile energia allora, una certa perdida però da lui cadeva allora sulla terra, 53 questo cadeva allora e ingrossava in Agni, con grande portento, e l'energia combinata coll'energia divenne un'unica cosa, 54 in quel momento dunque gli dèi con Śakra in testa, erano violentemente preoccupati da un asura di nome Tāraka, 55 gli āditya, i vasu, i marut, e pure i due aśvin, e tutti i sādhya erano agitati dalla potenza di quel daitya, 56 le sedi delle divinità, i carri celesti e le città, e gli āśrama dei ṛṣi furono presi dagli asura, 57 e tutti gli dèi e i ṛṣi, coll'animo depresso, cercarono rifugio presso il potente e immutabile dio Brahmā. LXXXIV 1 gli dèi dissero: ' l'asura di nome Tāraka ha avuto un dono da te o potente, affligge celesti e ṛṣi, stabilisci la sua uccisione, 2 da lui è sorto un grande pericolo per noi o Grande-avo, proteggici o dio, per noi non vi è altro rifugio.' 3 Brahmā disse: ' uguale io sono verso tutti gli esseri, non voglio qui scegliere l'adharma, Tāraka oppressore delle schiere di dèi e ṛṣi sia rapidamente ucciso, 4 i veda e il dharma non andranno perduti o supremi celesti, così io anticamente ho stabilito, allontanate la vostra ansia.' 5 gli dèi dissero: ' per il dono avuto da te, il daitya è di arrogante forza, non può essere ucciso dagli dèi, come può egli trovare la morte? 6 egli non può essere ucciso né da dèi né da asura, né da rakṣasa, questo è il dono che ha preso da te o Grande-avo, 7 e gli dèi furono un tempo maledetti da Rudrāṇī, impedita ad ever prole: ' voi non avrete alcuna prole.' così ella o Signore dell'intero universo.' 8 Brahmā disse: ' il Divora-offerte non era là al momento della maledizione o supremi dèi, egli produrrà un figlio per la distruzione dei nemici dei trenta dèi, 9 egli tutti superando: dèi, dānava, rākṣasa, uomini, e gandharva, nāga ed esseri alati, 10 con un'arma che si abbatte senza fallo, con un lancia ucciderà, quello che vi fa paura, e tutti gli altri nemici degli dèi, 11 eterno è questo scopo, ed è chiamato Kāma, una parte del seme di Rudra è caduto su Agni, 12 questo grande splendore di Agni diverrà un secondo fuoco, per la distruzione dei nemici degli dèi, e nascerà dalla Gaṅgā, 13 il divora-offerta non ha avuto quella maledizione egli ne è immune, perciò il figlio del fuoco scaccerà o dèi, la paura che avete in cuore, 14 cercate dunque il fuoco, e unitevi a lui ora, io vi ho detto il mezzo per uccidere Tāraka o privi di macchia, 15 le maledizioni dei dotati di energia, non hanno effetto sulle energie, le forze incontrando un più forte, non sono più forze, 16 può uccidere pure gli inviolabili dèi che fanno le grazie e gli asceti, intento nel suo scopo, l'eterno fuoco chiamato Kāma, 17 è signore dell'universo, inesplicabile, che va ovunque, ed è origine di tutto, giace nel cuore di tutti gli esseri, il potente è migliore anche di Rudra, 18 cercate dunque rapidamente quella massa di splendore il Divora-offerte, ed egli esaudirà il desiderio che avete nell'anima o dèi.' 19 udite queste parole del grand'anima, allora gli dèi, andarono a cercare il fuoco ricco di splendore con speranze di trovarlo, 20 i ṛṣi però assieme ai celesti si dispersero per i tre mondi, desiderando tutti trovare il fuoco, con menti rivolte allo scopo, 21 concentrati in un supremo tapas, quei gloriosi, celebrati al mondo, tutti i suddha cercarono i mondi dunque o continuatore di Bhṛgu, ma non trovavano il Divora-offerte, invisibile che si era nascosto, 22 allora divenuti agitati per il desiderio di trovare Agni, un anfibio tormentato dall'energia di Agni agli dèi abbattuti, diceva quella rana sorgendo alla superfice dalle profondità: 23 'al fondo delle profondità o dèi risiede Agni.' così essa o potente, ' là io fui tormentato avvicinatomi alla potenza del fuoco, 24 è addormentato nell'acqua o dèi il beato veicolo dell'offerta, e l'acqua è colpita dalle sue energie, e noi ne siamo tormentati, 25 ma se voi desiderate vedere il fuoco ricco di splendore o dèi, recatevi dunque laggiù se voi dovete agire col fuoco, 26 andate dunque, noi partiamo per paura del fuoco o celesti.' avendo così parlato la rana rapida si tuffava nell'acqua, 27 ma il Divora-offerte si accorse della malignità di quella rana, e la malediva:' pur incontrando i sapori non li conoscerete.' 28 quindi lanciata la meledizione alla rana, il fuoco se ne andava, a risiedere in altro luogo, per non vedere gli dèi, 29 gli dèi però compirono un beneficio per le rane o continuatore di Bhṛgu, e quale fu questo o grandi-braccia ascolta da me che ti racconto tutto.' 30 gli dèi dissero: ' per la maledizione di Agni, prive di lingua e incapaci di sentire i gusti, voi sarete in grado di pronunciare molti tipi di discorsi, 31 risiendendo in buchi, senza cibo, privi di coscienza, magri e quasi morti, pure la terra vi sosterrà, e pure potrete muovervi nella notte più tenebrosa.' 32 così avendo parlato gli dèi di nuovo l'intera terra percorrevano in cerca del fiammeggiante, ma non trovavano il Divora-offerte, 33 quindi un elefante simile all'elefante del re degli dèi, diceva agli dèi che il fuoco era in un albero aśvattha, o continuatore di Bhṛgu, 34 preso dall'ira il fiammeggiante malediva tutti gli elefanti, ' la vostra lingua sarà rivolta indietro.' così egli o continuatore di Bhṛgu, 35 così avendo parlato Agni tradito dagli elefanti, abbandonato l'aśvattha, il fuoco entrava nel tronco di un albero śamī per riposare, 36 quale beneficio fecero gli dèi agli elefanti ascolta o potente, gli dèi dal sincero valore erano contenti o migliore della stirpe di Bhṛgu.' 37 gli dèi dissero: ' pure avendo le lingue rivoltate, mangerete ogni cibo, e lancerete forti urla con immanifesto significato.' così avendo parlato di nuovo inseguivano Agni gli abitanti celesti, 38 uscito dall'aśvattha, Agni riparato dentro un albero śamī, da un pappagallo denunciato o savio, gli dèi lo incalzavano, 39 e Agni malediva il pappagallo: ' privo di parola diverrai.' e il Divora-offerte, rivoltava allora la lingua dei pappagalli, 40 gli dèi però veduto il fiammeggiante, gli dissero pieni di compassione, ' non sarai tu o uccello, perennemente privo di parola, 41 pur essendo tu colla lingua rivoltata, avrai voce in gola, e sarà mervigliosa, sussurrata e indistinta come quella di bimbi e vecchi.' 42 così avendo parlato gli dèi veduto il fuoco dentro lo śamī, essi lo resero combustibile sacro per tutti i riti, 43 e da lì in avanti Agni appare nel legno di śamī, e per produrlo gli uomini seguono questo mezzo, 44 e l'acqua che fu creata sotto terra, da quello splendido di luce, scorrendo dalle montagne libera del calore o bhṛguide, perché mescolata col fuoco è scaldata dal suo calore, 45 quindi Agni vedute le divinità divenne allora agitato, ' perché siete venuti?' così chiedeva loro il fuoco, 46 e tutti i saggi dèi e i supremi ṛṣi dissero a lui: 'noi vogliamo impegnarti in un'impresa che tu devi compiere, e una volta compiuta, tu ne avrai grandissime qualità.' 47 Agni disse: ' ditemi quanto devo fare per voi, e tutto io compirò o celesti, a voi io sono unito, non abbiate alcun dubbio.' 48 gli dèi dissero: ' l'asura Tāraka di nome, orgoglioso del dono avuto da Brahmā, ci tormenta col suo valore, bisogna ucciderlo, 49 queste schiere di dèi o caro, e le schiere dei prajāpati, e i gloriosissimi ṛṣi tu devi proteggere o fuoco, 50 devi generare un figlio grande eroe pieno di energia o potente, che possa distruggere la nostra paura per quell'asura o Veicolo-dell'offerta, 51 noi fummo maledetti dalla Mahādevī, e non vi è altro rimedio, eccetto che il tuo valore, perciò dacci la tua protezione.' 52 così richiesto, rispondendo di si, il Beato che divora ogni offerta, quell'invincibile si recava verso la Gaṅgā Bhāgīrathī, 53 e si univa con essa, e in lei sorgeva un figlio allora, e cresceva allora quel bambino come il fuoco in una selva secca, 54 e per lo splendore di quel bimbo la Gaṅgā ne aveva l'animo agitato, e fieramente si riscaldava, che non era in grado di sopportarlo, 55 essendosi unita col fuoco, e piena dell'energia del figlio la Gaṅgā, un certo asura lanciava un terrificante urlo, 56 per quel grande urlo lanciato senza intenzione, la Gaṅgā col viso in alto agitato, cogli occhi stravolti, e svenuta, non era in grado di portare da sé quel figlio, 57 la Jāhnavī, tremante colle membra prese dal quel calore, queste parole diceva o savio, allora oberata dalla forza del bambino: ' non sono più in grado o Beato, di reggere la sua energia, 58 agitata sono resa da lui, e caduta in suprema afflizione, io sono tremante o Beato, questo splendore mi distrugge o senza-macchia, 59 non posso portare questo figlio o migliore dei riscaldanti, devo abbandonarlo, per il dolore non certo per desiderio, 60 non vi è contatto nella mia mente con lui o dio ricchezza di luce, anche la più piccola unione mi procura sventura o splendidissimo, 61 quant'altro vi è qui in ciò dotato di qualità o Divora-offerta, in te io credo sia questo interamente per dharma e adharma.' 62 allora il fuoco diceva a lei: ' lo devi reggere, lo devi reggere, questo bimbo dotato della mia energia produrrà grandi qualità e frutti, 63 tu sei in grado di sostenere e sopportare l'intera terra, nulla di inottenibile da te vi è salvo di portare il mio seme.' 64 pur proibita dal fuoco e dagli altri dèi, la migliore delle fiumane, abbandonava il bimbo sul meru che è il migliore dei monti 65 pur in grado di reggerlo, tormentata dall'energia di Rudra, non era in grado di sostenere quel bimbo con la sua forza, 66 ella dunque abbandonando per il dolore l'acceso splendore simile al fuoco, Agni si mostrava alla Gaṅgā allora o continuatore di Bhṛgu, e chiedeva alla migliore fiumana: 'spero stia bene il bimbo, 67 di quali colori o divina, e di quale aspetto appare? di quale splendore è dotato? tutto rivelami dunque.' 68 la Gaṅgā disse: ' bellissimo è il bimbo, con la tua stessa energia o fuoco, e acceso di lucente oro, illuminava la montagna, 69 il suo fresco profumo è simile a quello di moltitudini di laghi pieni di loti fioriti, o migliore dei riscaldanti, 70 per lo splendore di quel bimbo come per i raggi del sole, ogni sostanza è permeata sulla terra e sui monti, e ogni cosa appare ovunque come diventata d'oro, 71 circondava i monti, i fiumi e le cascate, e accendeva col suo splendore i tremondi con mobili e immobili, 72 di questa fatta è o Beato, il figlio tuo o Trasporta-offerte, simile al fuoco e al sole, per bellezza è una seconda luna.' così avendo parlato la dea, da là scompariva, 73 e lo splendente fuoco, compiuta la dovuta azione per gli abitanti celesti, si recava dove desiderava allora, o rampollo dei bhṛguidi, 74 e per la qualità di questa impresa, al mondo il nome di Agni è cantato come il dio dal seme d'oro, dai ṛṣi e dai saggi dèi, e la dea terra è da allora chiamata scrigno di ricchezza, 75 e quel figlio della Gaṅgā, dal grande splendore e nato dal fuoco, raggiunto un cespuglio di canne, cresceva meraviglioso a vedersi, 76 le pleiadi lo videro allora della stessa luce del sole nascente, e nato affetto in loro, quel bimbo nutrivano con fiumi di latte, 77 quindi acquistava il nome di Kārttikeya quel supremo splendore, e per la perdita del seme, quello di Skanda, e di Guha per essersi nascosto, 78 così sorgeva l'oro come prole del fuoco che tutto possiede, e quello della jāmbūnadī fu il migliore ornamento degli dèi, 79 da allora in poi, esso fu chiamato il brillante, l'oro che è il beato Agni, il signore Prajāpati, 80 purificatore dei purificatori, l'oro o migliore dei ri-nati, è chiamanto il brillante avendo la natura di Agni e di Soma, 81 è la gemma migliore delle gemme, e il migliore degli ornamenti, purificatore dei purificatori, e amuleto degli amuleti.' LXXXV 1 Vasiṣṭha disse: ' e pure la storia brahmadarśana io ho udito un tempo o Rāma, come fu condotta dal Grande-avo, da Brahmā anima suprema, 2 dal grande dio, che portava il corpo di Varuṇa, dal signore Rudra o Rāma, nel regno di Varuṇa o potente, 3 giunsero tutti i muni e gli dèi a compinciare da Agni, e tutte le parti del sacrificio, e il mantra vaṣaṭ fatto persona, 4 e i sāman e gli yajus nei loro corpi a migliaia, e venne il ṛgveda, adornato dai modi di recitarlo, 5 le caratterische, i suoni, le sacre espressioni, le spiegazioni, i suoni eufonici, la sillaba oṃ, il nigraha, e il pragraha erano giunti alla sua vista, 6 e i veda colle upaniṣad, la sapienza e pure la strofa sāvitrī, e passato, presente, e futuro erano tutti accolti dal Beato Śiva, che sacrificava in persona da sé e per sé allora o potente, 7 e le mogli degli dèi, e le figlie e le madri degli dèi, giunsero là tutte insieme allora o continuatore della stirpe di Bhṛgu, 8 gioiose, al sacrificio di Paśupati, di Varuṇa grand'anima, e il Nato-da-sé vedendole, eiaculava il seme sulla terra, 9 cadendo quel seme la terra avendone mescolate le particelle, Pūṣan con le mani lo gettava nel fuoco che divora le offerte, 10 quindi mentre procedeva quel sattra con fuoco acceso, e sacrificava Brahmā, e là faceva la sua apparizione, 11 e quel seme tutto emesso preso col cucchiaio sacrale, con un mantra come il burro sacro, lo sacrificava o discendente di Bhṛgu, 12 quindi generava quel grande valoroso la moltitudine degli esseri, allora dal rajas nacque nei mondi lo splendore, 13 dal tamas, le nature tamasiche, e il sattva in entrambe, come perenne qualità nel rajas, e come spazio nel tamas, 14 in tutti gli esseri vi sono quindi sattva, rajas e tamas, nell'offerta del seme in quel fuoco, nacquero questi tre o potente, 15 gli uomini dotati dei corpi, possiedono dunque le qualità innate, dal fuoco sorgeva un tempo Bhṛgu, e dal carbone Aṅgiras, 16 e in relazione al carbone un altro di nome Kavi nasceva, Bhṛgu era sorto insieme alle fiamme, e perciò è chiamato Bhṛgu, 17 e dai raggi di luce sorgeva Marīci, e Kaśyapa era figlio di Marīci, Aṅgiras dai carboni, e i vālakhilya dalle vette montane, da qui ed ora che è 'atra' dicono sia nato Atri, 18 e come le particelle della cenere, sono numerati le schiere dei ṛṣi brahmani, i vaikhānasa sono sorti per desiderio di qualità, sapienza e tapas, e dalle lacrime sono sorti i due aśvin pieni di bellezza, 19 e dalle sue aperture nacquero il resto dei signori delle creature, e i ṛṣi dai pori dei peli, e il canto sacro dal sudore imbrattandosi, 20 per questo motivo chiamano Agni, la totalità degli dèi, i ṛṣi dotati di sapienza, guardando all'autorità dei veda, 21 i bastoni accendi fuoco sono i mesi, e le quindicine ne sono i fluidi, giorni e notti e le ore, sono la bile, e la luce di Varuṇa, 22 di colore rosso Rudra dicono, e dal suo colore si riconosce l'oro, e si dice che Mitra, e i vasu sono sorti dal fumo, 23 e dalle fiamme i rudra e pure gli āditya dal grande splendore, e quelli che stanno in alto nel cielo sono i suoi carboni nei fuochi sacri, 24 il signore primigeno del mondo, lo disse il supremo brahman eterno, che dona ogni desiderio, e così dicono che trasporti l'oblazione, 25 allora il Mahādeva, Varuṇa suprema anima diceva: 'questo divino rito è il mio io qui sono il paterfamilias, 26 e i tre figli sorti per primi sono senza dubbio miei, così sappiate o esseri celesti, e mio è il frutto del sacrificio.' 27 Agni disse: ' dalle mie membra furono generati, di me si sono serviti, sono miei dunque questi figli, ne è un fautore involontario.' 28 e allora diceva il guru del mondo Brahmā il Grande-avo del mondo: miei sono i figli, il mio seme è stato offerto, 29 e io ho pronunciato il mantra sul seme da celebrante, chi ha il seme, ha pure il frutto della semina, se è giusta l'opinione.' 30 allora le schiere degli dèi raggiunto il Grande-avo gli dicevano tutti a manigiunte, e salutandolo colle teste: 31 'noi tutti o Beato, e l'universo dei mobili e immobili, e tutte le creature sono tue, perciò che Agni scrigno di luce, e il dio e signore Varuṇa, i due ottengano quanto desiderano, 32 e per grazia di Brahmā, Varuṇa è il signore delle creature dell'acqua, che prenda Bhṛgu, il primo dei figli dallo splendore del sole, 33 e il Signore ha stabilito per Agni, Aṅgiras come figlio, e tu Grande-avo come figlio prendi Kavi in verità.' 34 quindi Bhṛgu progenitore di creature è detto di Varuṇa, e di Agni è detto figlio lo splendido Aṅgiras, e il gloriosissimo Kavi lo è di Brahmā, i discendenti di Bhṛgu e di Aṅgiras appaiono ininterrotti al mondo, 35 questi tre sono tutti grandi savi, e sono signori delle creature, e l'intera successione appartiene a questi tre, così si ritiene, 36 i figli di Bhṛgu furono sette tutti simili a Bhṛgu per qualità, Cyavana, Vajraśīrṣa, Śuci, e pure Aurva, 37 Śukra, Vareṇya, e l'illustre Savana, questi sono i sette, figli di Bhṛgu, tutti questi sono detti di Varuṇa e pure sono nella sua stirpe, 38 otto sono i figli di Aṅgiras, e pure sono chiamati figli di Varuṇa, Bṛhaspati, Utatya, Vayasya, e anche Śānti, 39 Ghora, Virūpa, Saṃvarta e Sudhanvan è ricordato per ottavo, questi otto sono tutti figli di Agni, sapienti e privi di malattie, 40 i figli del brahmano Kavi sono pure chiamati figli di Varuṇa, sono otto dotati delle qualità naturali, sapienti del brahman, e splendidi, 41 Kavi, Kāvya, Viṣṇu, e l'intelligente Uśanas, e Bhṛgu, Virajas, Kāśin, e Ugra sapiente del dharma, 42 questi sono gli otto figli di Kavi, e da essi l'intero universo è dispiegato, questi sono i prajāpati delle cretaure da cui queste sono nate, 43 così con le successioni delle generazioni di Aṅgiras e di Kavi, e di Bhṛgu o tigre dei bhṛguidi, da queste stirpi è eternato l'universo, 44 Varuṇa per primo o savio, quel potente Signore adottò Kavi e Bhṛgu o caro, e perciò sono detti figli di Varuṇa, 45 e il dio fiammeggiante il Divora-offerta adottava Aṅgiras, perciò tutti i figli di Aṅgiras sono suoi discendenti, 46 Brahmā il Grande-avo, un tempo fu conciliato dalle divinità: 'questi signori dell'universo colle loro creature ci salveranno, 47 sono tutti signori delle creature, e tutti supremi asceti, per tua grazia proteggeranno eternamente questo mondo, 48 e saranno progenitori di stirpi, aumentando il tuo splendore, saranno tutti sapienti dei veda, e maestri della parola, 49 a fianco degli dèi, virtuosi, progenitori, grandi ṛṣi, adotteranno il tapas e il supremo studio in castità, 50 tutti questi e noi siamo della tua stirpe o potente, tu sei il creatore degli dèi dei brahmani o Grande-avo, 51 avendo tu creato per primo Marīci e pure tutti i bhṛguidi, scorgendo queste stirpi noi siamo tranquilli o Grande-avo, 52 queste creature in questo modo generanno, e stabiliranno loro stessi all'inizio e alla fine di ogni yuga.' 53 così un tempo tutto si svolse nel sacrificio del grand'anima, del migliore degli dèi, che all'inizio del mondo portava il corpo di Varuṇa, 54 Agni è Brahmā, Paśupati, Śarva, Rudra, Prajāpati, e l'oro è la progenie di Agni, così si ritiene, 55 mancando Agni, l'oro è usato sulle sedi del fuoco, o figlio di Jamadagni, da chi conosce bene guardando all'autorità dei veda, 56 sul mucchio di kuśa si sacrifichi ad Agni, mettendo là dell'oro, nell'offerta il Beato ritiene che là sia stato compiuto quanto gli aggrada, 57 perciò abbiamo udito come tutte le divinità siano devote ad Agni, Agni fu procreato da Brahmā, e di Agni è figlio l'oro, 58 perciò quelli che guardando al dharma offrono dell'oro, e offrono le divinità tutte riunite, così abbiamo udito, 59 e possiedono i mondi splendenti raggiungendo la suprema meta, nel mondo del paradiso, sono consacrati nel regno dei re o bhṛguide, 60 al sorgere del sole, avendo prima fatto i mantra secondo le regole, chi dona dell'oro, distrugge i cattivi sogni, 61 chi lo dona in pieno sole, distrugge ogni suo male, e donando dell'oro a mezzogiorno, distrugge i mali a venire, 62 chi dona dell'oro al finale tramonto, con saldi voti, raggiunge lo stesso mondo di Brahmā, di Vāyu, di Agni e di Soma, 63 e ottiene la prospera regione nei mondi di Indra, e quaggiù ottenendo la gloria, privo di mali si rallegra, 64 quindi questo senza eguali raggiunge sempre altri mondi, egli può andare dove vuole senza alcuna meta proibita, 65 e non decade da questi mondi, e sempre ottiene la grandezza, avendo donato l'immutabile oro, ottiene copiosi mondi, 66 chi accende un fuoco verso il sorgere del sole, e lo doni per mantenere un voto, ottiene tutti i suoi desideri, 67 come Agni dicono che sia questo dono sublime, e che produce ogni qualità desiderata, così si dice.' ” 68 Bhīṣma disse: “ così istruito da Vasiṣṭha, il potente figlio di Jamadagni, donava dell'oro ai savi, e si liberava da ogni colpa, 69 interamente ti ho raccontato del frutto o signore della terra, del donar oro, che è sorto nascendo da Agni l'incomparabile oro, 70 perciò anche tu dona molto oro ai brahmani, e donando dell'oro o sovrano ti libererai da ogni colpa.” LXXXVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ho udito da te nonno, i meriti stabiliti per il dono dell'oro, in dettaglio, come sono stabiliti dalle scritture, 2 e quale la causa dell'origine dell'oro mi hai raccontato, ora dimmi come Tāraka ha trovato la morte, 3 gli dèi dicevano che era inviolabile o principe, e non mi hai raccontato qui in dettaglio della sua morte, 4 questo vorrei udire da te o promotore della stirpe dei kuru, interamente dell'uccisione di Tāraka, ne ho grandissima curiosità.” 5 Bhīṣma disse: “ gli dèi o re dei re, e pure i ṛṣi ridotti in abbattimento, incitavano le pleiadi a mantenere quel figlio, 6 nessuna delle divinità era in grado di portare di propria forza, da sola quel figlio del fuoco che tutto possiede, 7 allora il fuoco era lieto che essendo loro in sei per reggere suo figlio, dotato della propria energia, e che emetteva il suo supremo valore, 8 le sei pleiadi nutrirono il figlio del fuoco che tutto possiede, e l'energia del fuoco rimase divisa in sei direzioni o potente, 9 quindi mentre cresceva quel bambino grand'anima, esse colle membra tormentate dal suo splendore non ottenevano pace, 10 quindi il tempo giusto giunse, e tutte colle membra tormentate dalla sua energia, le pleiadi partorirono il medesimo figlio o toro dei bhārata, 11 e allora pur stando in sei grembi riebbe la sua unità il bimbo, e la terra lo accoglieva nei pressi della città di kāntī, 12 quel bimbo di divino aspetto, acceso di luce, simile al fuoco, raggiunto un divino boschetto di canne, cresceva bello a vedersi, 13 e quel bimbo di splendore simile al fuoco, videro le pleiadi e nato in loro dell'affetto, con buon cuore lo nutrirono colle loro poppe, 14 e divenne Kārttikeya nel trimundio dei mobili e immobili, e per la caduta del seme fu Skanda, e Guha per essersi nascosto, 15 quindi i trentatre dèi, e le direzioni coi signori dei quarti del mondo Rudra, Dhātṛ, Viṣṇu, il Sacrificio, Pūsan, Aryaman, Bhaga, 16 Aṃśa, Mitra, i sādhya, i vasu col Vāsava e i due aśvin, l'acqua, Vāyu, il cielo, la luna, le costellazioni, i pianeti, il sole, 17 e ciascuno degli altri esseri che partecipano della divinità, vennero là a vedere Kumāra il figlio del fuoco, e i ṛṣi lo celebrarono, e i gandharva cantarono 18 il sei-facce Kumāra dai dodici occhi, caro ai ri-nati, dalle grandi spalle, dalle dodici braccia, splendido come sole e fuoco, 19 e vedendolo giacere nel boschetto di canne, gli dèi assieme ai ṛṣi, ne ebbero suprema gioia, e pensarono che l'asura fosse già morto, 20 quindi tutti gli dèi compivano ogni cosa piacevole per lui, gli offrirono dei giocattoli per giocare, e schiere di uccelli, 21 Suparṇa gli diede una penna di pavone bellissima e variegata, i rākṣasa gli diedero un bufalo e un cinghiale, 22 e Varuṇa in persona gli donava un galletto simile al fuoco, e Candramas gli donava un montone, e il sole il brillante splendore, 23 e la madre, la dea terra gli dava centomila vacche, Agni un ariete pieno di qualità, e la dea Ilā molti fiori e frutti, 24 Sudhanvan un carro con vagone dall'infinito timone, Varuṇa gli diede divini e bellissimo serpenti marini, e dei leoni e tigri gli dava il re dei celesti, e altri felini zannuti, 25 e molte belve da preda terribili, e vari tipi di parasoli, le schiere di rākṣasa e di asura che giunsero da quel Signore, 26 ma vedendolo crescere Tāraka lo attaccava, con molti mezzi, ma non era in grado di uccidere quello splendente, 27 gli dèi lo consacrarono come generale in capo in un luogo segreto, e raccontarono a lui delle offese compiute da Tāraka, 28 cresciuto quindi a grande valore, il potente generale degli dèi, Guha uccideva con una lancia infallibile, il dānava Tāraka, 29 ucciso dunque l'asura da Kumāra quasi giocando, il re dei celesti fu di nuovo ristabilito sul trono il Signore degli dèi, 30 e il potente Skanda, il comandante dell'esercito splendeva, Signore e protettore degli dèi compiendo quanto gradiva Śaṃkara, 31 il Beato figlio del fuoco nell'aspetto dell'oro, Kumāra sempre manteneva il ruolo di generale degli dèi, 32 perciò l'oro è la gemma santa, immutabile e suprema, nato assieme a Kārttikeya dall'energia del fuoco, questa la suprema opinione, 33 così Vasiṣṭha raccontava un tempo a Rāma o kauravya, perciò impegnati nel donar dell'oro o signore di uomini, 34 Rāma donando dell'oro si liberava da ogni colpa, e ottenne la grande regione in paradiso ardua da ottenersi dagli uomini.” LXXXVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ il dharma dei quattro varṇa tu mi hai riferito o senza-macchia, e dunque parlami interamente delle regole dello śrāddha o principe.” 2 Vaiśaṃpāyana disse: così richiesto da Yudhiṣṭhira, Bhīṣma il figlio di Śaṃtanu allora, cominciava a parlare interamente delle regole dello śrāddha. 3 Bhīṣma disse: “ ascolta con attenzione o re, della sublime sacralità dello śrāddha, del rito per gli avi che porta ricchezza e gloria ai figli, 4 da dèi, asura e uomini, da Gandharva, Uraga e rakṣas, da piśāca e kiṃnara, gli antenati sono sempre venerati, 5 prima si venerano gli avi, e poi si soddisfano gli dèi, perciò con ogni sforzo l'uomo deve sempre venerarli, 6 l'offerta funebre o grande re, si dice sia lo śrāddha per gli avi, questa cerimonia viene celebrata per prima con l'offerta stabilita, 7 quando in tutti i giorni sono compiuti gli śrāddha, gli antenati si rallegrano, io ti parlerò di tutti i meriti che si hanno in ciascun giorno lunare, 8 nei giorni in cui si celebrano gli śrāddha quale merito si ottiene o senza-macchia, di tutto questo ti parlerò secondo verità, ascoltami dunque, 9 venerando gli avi nel primo giorno si ottengono donne nella propria casa, che producono bellissimi figli, bellissime a vedersi e di molti figli, 10 delle donne genera chi lo fa nel secondo, e nel terzo ottiene dei cavalli, nel quarto, ottiene molti piccoli animali domestici nella sua casa, 11 nel quinto, molti figli nascono a chi compie il rito o sovrano, gli uomini che lo celebrano nel sesto sono baciati dalla fortuna, 12 benedetto nel coltivare diviene chi compie lo śrāddha nel settimo o sovrano, chi lo compie nell'ottavo ottiene profitto negli affari, 13 chi celebra lo śrāddha nel nono, ne ha molti animali con zoccoli, e prosperano le vacche a chi compie lo śrāddha nel decimo, 14 benedetto dai metalli diviene il mortale che lo compia nell'undicesimo o sovrano, e gli nascono figli vigorosi come Brahmā nella sua casa, 15 chi lo celebri nel dodicesimo, sempre si producono le cose desiderate, molto e vario argento e dell'oro che allieta la mente, 16 il capo dei parenti diviene chi compie lo śrāddha nel tredicesimo, e tutti gli uomini giovani nella sua casa ne avranno stima involontaria, 17 benedetto in battaglia diviene il mortale che compie lo śrāddha nel quattordicesimo, e offrendolo nel novilunio otterrà ogni desiderio, 18 nella quindicina scura, a cominciare dal decimo fino al quattordicesimo, questi giorni sono indicati per celebrare lo śrāddha, non gli altri, 19 e come la seconda quindicina è superiore alla prima, così la fine del giorno è migliore del suo inizio per lo śrāddha.” LXXXVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ qual'e il dono dato agli avi che sia imperituro o mio signore? quale oblazione dura a lungo? e quale vale in eterno?” 2 Bhīṣma disse: “ le oblazioni nel rito dello śrāddha che conoscono i sapienti dello śrāddha, ascolta da me quelli che sono indispensabili e il loro frutto o Yudhiṣṭhira, 3 con sesamo, riso e orzo, con legumi, acqua, tuberi e frutti, con questa offerta nello śrāddha gli avi sono contenti per un mese o sovrano, 4 Manu disse che lo śrāddha fatto con abbondante sesamo, è imperituro, di tutti i beni fruibili il sesamo è detto il migliore, 5 due mesi restano soddisfati le schiere degli avi coll'offerta di pesci, tre mesi con un ovino, e quattro mesi con un coniglio, 6 con una capra si soddisfano per cinque mesi gli avi o sovrano, con un maiale per sei mesi, e per sette con un uccello, 7 otto mesi con un'antilope, e nove con un cervide, con la carne di gavaya, sono soddisfatti per dieci mesi, 8 e per undici mesi hanno soddisfazione gli avi con un bufalo, con una mandria offerta nello śrāddha si dice per un anno intero, 9 e come è la carne così vale del latte mescolato con burro con la carne di un vādhrīṇa sono soddisfatti per dodici anni, 10 eterno è il dono di carne di rinoceronte nel regno dei morti, dell'erba kālaśāka, carne di capra rossa o un ariete si dicono offerte perenni, 11 e delle strofe qui si cantano dette canti degli avi o Yudhiṣṭhira, il venerabile Sanatkumāra un tempo me la trasmise, 12 ' chi nasca nella nostra stirpe, ci dia nel tredicesimo giorno, del mese maghā del latte unito a burro, nel percorso meridionale del sole, 13 e saldo nei voti con della carne di capra rossa nel mese di maghā, nelle stalle di elefante ventilato dalle loro orecchie secondo le regole, 14 molti figli desiderabili avrà anche, se uno si rechi a gayā, dove vi è l'albero sacro imperitura causa e fondamento di tutti i mondi, 15 acqua, radici, frutta, carne, o altro cibo al regno dei morti, e qualunque cibo mescolato con miele si offra, questo merita l'eternità.” LXXXIX 1 Bhīṣma disse: “ gli śrāddha che Yama rivelò a Śaśabindu, quali siano opportuni per ciascun nakṣatra, ascolta da me, 2 l'uomo che compia lo śrāddha sempre sotto il segno delle pleiadi, accendendo i fuochi e con sua moglie sacrifichi sarà privo di ansie, 3 chi desidera figli lo faccia sotto rohiṇī, e quando sorge mrgā chi vuole forza, l'uomo che compia lo śrāddha sotto āndrā diviene di fiere imprese, 4 benedetto nel coltivare diviene il mortale che faccia lo śrāddha nel punarvasu, l'uomo che desidera la prosperità qui compia lo śrāddha sotto puṣyā, 5 dando lo śrāddha sotto āśleṣā si generano figli valorosi, capo del parentado diviene chi compia lo śrāddha sotto maghā, 6 chi offra lo śrāddha sotto phalgunī fortunato ne diviene il suo datore, e pieno di figli sotto quelle superiori, e pieno di ogni frutto sotto hasta, 7 offrendo lo śrāddha sotto citrā, si ottengono figli dotati di bellezza, celebrando gli antenati sotto svāti, si vive di commerci, 8 sacrificando agli avi sotto viśākhā l'uomo diviene pieno di figli, chi lo compie sotto anurādhā vivrà da sovrano, 9 ottiene supremazia il mortale che lo offra sotto jyeṣṭhā, l'uomo che o migliore della stirpe kuru, si controlli prima dello śrāddha, 10 chi celebri sotto mūla ha buona salute, e gloria suprema sotto le aṣāḍhā, sotto le aṣāḍhā settentrionali, si vive sulla terra senza sofferenze, 11 compiendo lo śrāddha sotto abhijit, si ottiene la migliore sapienza, offrendo lo śrāddha sotto śravaṇa nell'aldilà si ottiene la meta suprema, 12 bendetto dal regno sotto dhaniṣṭhā l'uomo non ottiene sventure, compiendolo nel nakṣatra di Varuṇa si ottiene la perfezione nel curare, 13 compiendolo sotto la prima dei proṣṭapada, ottengono molte capre e pecore, e chi lo compie nella seconda ottiene vacche a migliaia, 14 si trova una ricchezza fatta di molto argento, intenti sotto ravatī, e cavalli sotto āśvayuj si trovano, e suprema lunga vita sotto le bharaṇī 15 udite queste istruzioni sullo śrāddha, così allora agiva Śaśabindu, e privo di affanni conquistava la terra e la governava.” XC 1 Yudhiṣṭhira disse: “ a quali generi di ri-nati si deve offrire lo śrāddha o nonno? questo tu mi devi dire o tigre fra gli uomini.” 2 Bhīṣma disse: “ lo kṣatriya esperto del dharma del dono non deve controllare i brahmani, nelle cerimonie per dèi e avi si dice che sia regola investigare, 3 le divinità sono venerate per il loro splendore divino, perciò l'uomo che incontra dei brahmani a loro deve donare, 4 nello śrāddha o grande re, il saggio controlla i brahmani, se hanno aspetto, vigore, condotta e buona stirpe, e sapienza e buoni avi, 5 alcuni di questi sono da evitare e altri invece son rispettabili, di quelli che sono da evitare o re, io ti parlerò, ascoltami, 6 l'imbroglione, l'uccisore di feti, il tisico, l'allevatore, il deforme, il servo di villaggio, l'usuraio, il cantante, ogni venditore, 7 l'incendiario, l'avvelenatore, il mantenuto, il venditore di soma, il marinaio, il dipendente reale, chi commercia l'olio, il falso testimonio, 8 chi ha litigato col padre, chi abbia in casa l'amante, l'infame, il ladro, chi vive di artigianato, 9 chi celebra a pagamento, la spia, chi tradisce l'amico, l'adultero, chi insegna a privi di voti, chi fabbrichi armi, 10 chi si muove con cani, e chi è stato morso da un cane, il fratello maggiore scapolo, chi sia lebbroso, chi seduce la moglie del guru, l'attore, chi vive su un idolo, e chi vive cogli oroscopi, 11 queste vergogne dei ri-nati da evitare si devono conoscere, e pure quegli sciocchi che danno istruzione agli śūdra, 12 il guercio rovina sessanta della propria stirpe, l'eunuco cento, e il lebbroso tutti quelli che guarda o sovrano, 13 quanto è mangiato con la testa coperta, e quanto si mangia rivolti a sud, e quanto si mangia indossando sandali, tutto questo si sappia è degli asura, 14 quanto si dona con dispiacere, e quanto con mancanza di fede, tutto questo Brahmā ha stabilito come parte del re degli asura, 15 cani e queste persone da evitare non devono mai essere presenti, perciò in luogo riparato si doni e si sparga del sesamo, 16 i carnivori e quelli che sono in preda dell'ira nell'offerta di sesamo, gli yātudhāna, e i piśāca rendono impura quell'oblazione, 17 per tanto che uno non appartente al gruppo, li veda mangiare in gruppo, per tanto il merito sfugge via da questo sciocco donatore, 18 si devono però conoscere o migliore dei bhārata quelli che sono rispettabili, di quelli io ora parlerò, tu devi esaminare questi brahmani, 19 tutti i brahmani che sono versati nei voti e nella conoscenza dei veda, questi rispettabili di cui io parlerò sappi che sono di pura compagnia, 20 il triṇāciketa, chi conosce i cinque fuochi, i tre suparṇa, e i sei aṅga, chi continua la conoscenza dei veda, il cantore d'inni, esperto del principale sāma, 21 chi obbedisce a madre e padre, l'istruito da dieci generazioni, chi copula a tempo debito, e chi sempre ha mogli secondo il dharma, il savio versato dei voti e nei veda, che purifica la linea, 22 il casto discepolo che studi l'atharvaśiras, con saldi voti, chi è di sincere parole, che segue il dharma, ed è soddisfatto del proprio agire, 23 e quelli che si impegnano a purificarsi nei sacri tīrtha, e quelli che si sono purificati con mantra nelle festività, 24 gli incrollabili lontani dall'ira, i pacifici, i controllati coi sensi vinti, i benefici per tutti gli esseri, questi si devono chiamare negli śrāddha, il dono dato a questi è imperituro, questi sono di lignaggio purificato, 25 questi altri puri di lignaggio devi conoscere o grande re, gli asceti, sapienti di dharma e mokṣa, gli yogin dai virtuosi voti, 26 quelli che devoti illustrano la tradizione ai migliori ri-nati, e altri che sono esperti commentatori, e quelli che devoti allo spiegare, 27 quelli che studiano i purāṇa e pure i dharmaśāstra, e avendoli studiani rettamente, secondo quelle regole agiscono, 28 chi vive nella famiglia del guru, di sincera parola, il donatore di mille vacche, il versato in tutti i veda, e in ogni interpretazione, 29 quante compagnie questi guardano, tanto ne purificano, quindi per il loro purificare le compagnie sono detti paṅktipāvana, 30 uno che si purifichi dall'ira in misura di cinque sesti, lo dicono sapiente dei veda, gli esperti del brahman, 31 se un non insegnate, e un non ṛtvij, ottiene il seggio d'onore, pur col permesso dei ṛtvij, si assume i mali della compagnia, 32 e se è un sapiente dei veda, sia liberato da tutti i mali della compagnia, e non sia decaduto o re, egli purifica la compagnia, 33 perciò con ogni cura esamina prima di invitare i ri-nati, che siano intenti al loro dovere, controllati, molto eruditi e nati da buona stirpe, 34 chi compie gli śrāddha guardando agli amici, e alle oblazioni, non soddisfa avi e dèi, non raggiunge il paradiso, 35 chi raduna gli amici solo nello śrāddha, non percorre la via degli dèi, e come un albero liberato dalle radici, cade dal mondo celeste questo amico nello śrāddha, 36 perciò non si onori l'amico solo nello śrāddha, si doni agli amici ricchezza per radunarli, chi non è nemico né amico, ma chi è indifferente sia servito con havya e kavya, 37 come il seme gettato su suolo salino non cresce, o un seme non seminato non ha frutto, così lo śrāddha consumato da non meritevoli, né qui né nell'aldilà da frutti, 38 il brahmano ignorante, come un fuoco d'erba si spegne, a costui non si deve offrire lo śrāddha, come non si sacrifica sulla cenere, 39 queste offerte sono fatte per i piśāca, non raggiungono né dèi né avi, quaggiù vagano privi di meriti, come una vacca che ha perduto il vitello in un recinto, 40 come il burro versato in un fuoco spento, non raggiunge né dèi né avi, così quello dato a ballerini e cantanti, e la dakṣiṇa data ad uno non meritevole, 41 entrambe vanno perduti, chi offre la dakṣiṇa e chi la consuma, essa è censurabile come caduta sul patibolo, i suoi morti cadono dalla sede divina, 42 quelli che agiscono sempre in comunanza coi ṛṣi o Yudhiṣṭhira, ben decisi e sapienti di ogni dharma, sono detti brahmani dagli dèi, 43 i ṛṣi saldi nei loro studi, e saldi nella conoscenza, e saldi nel tapas, nei loro doveri, si devono riconoscere o bhārata, 44 le oblazioni devono essere offerte a persone salde nella conoscenza o bhārata, i migliori brahmani sono quelli che non parlano male, 45 quelli che parlano male nelle preghiere, non devono godere degli śrāddha, i brahmani offesi o re, possono distruggere la stirpe per tre generazioni, 46 le parole dei ṛṣi asceti nella foresta si devono ascoltare o sovrano, e da distante si devono esaminare i brahmani seguaci dei veda, sia che li ami o li detesti deve dar loro lo śrāddha, 47 l'uomo che nutra mille migliaia di non meritevoli, da un solo sapiente dei mantra ha il merito di tutti loro o bhārata.” XCI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ da chi fu stabilito lo śrāddha? in quale tempo? qual'è le sua natura? da quale dei due muni al tempo di Bhṛgu e di Aṅgiras? 2 quali sono i giorni esclusi dagli śrāddha, e quali i meriti? quale genere di granaglie si devono escludere? questo dimmi o nonno.” 3 Bhīṣma disse: “ come lo śrāddha fu concepito, in quale tempo, e di quale natura, e da chi fu stabilito, questo ascolta da me o signore di genti, 4 figlio del Nato-da-sé, fu Atri o kauravya, potente e supremo ṛṣi, nella sua progenie o grande re è ricordato Dattātreya, 5 il figlio di Dattātreya aveva nome Nimi, ricco in tapas, e il figlio di Nimi era Śrīmat di nome, avvolto di prosperità, 6 alla fine di mille anni interi, avendo praticato un difficile tapas, afferrato dalla legge del tempo, andava alla morte, 7 Nimi compiute le purificazioni, con cerimonie secondo le regole, cadeva in un fiero tormento soverchiato dal dolore per il figlio, 8 quindi fatte le offerte nel quattordicesimo giorno quel grande intelletto, svegliatosi all'alba, con pensieri pieni di sofferenza, 9 quando si svegliò sopraffatto dalla sofferenza, e raccogliendo la mente in quel frangente, gli venne l'intera idea, 10 quindi concentrandosi concepiva la regola dello śrāddha, e quali erano per questo i beni edibili, radici e frutti, 11 e quant'altro era da dire e da fare per questo, tutti questi decideva colla mente quel ricco in tapas, 12 e alla luna nuova o grande saggio, chiamava dei savi degni di onore, e tutti i seggi sacri adatti alle dakṣiṇa faceva di persona, 13 radunava sette savi tutti insieme alla fruizione, ed escludendo del cibo salato il potente offriva del cibo di granaglie, 14 e posati, rivolti verso sud su cuscini d'erba sacra, i piedi di quei savi che consumavano quel cibo, 15 da puro e concentrato avendo posto quest'erbe verso sud, offriva la piṇḍa a Śrīmat, chiamandolo col suo nome e quello di famiglia, 16 compiuto ciò quel supremo muni, fu poi afflitto da un grande tormento pensando di aver stravolto il dharma: 17 ' perché dunque ho seguito una cosa mai fatta prima dai muni? non c'è il caso che i brahmani mi brucino con una maledizione? 18 quindi pensava intensamente al fondatore della sua stirpe, e per mezzo di quel pensiero, là giungeva Atri ricco in tapas, 19 e quindi Atri vedendolo tormentato dal dolore per il figlio, fortemente quell'immortale lo consolava con parole affettuose 20 quel ricco in tapas: ' o Nimi, tu hai stabilito la cerimonia per i morti, non aver timore prima fu visto questo dharma da Brahmā in persona, 21 questo dharma che tu hai compiuto fu stabilito dal Nato-da-sé, a parte il Nato-da-sé, chi altri poteva stabilire le regole dello śrāddha? 22 ancora ti parlerò delle supreme regole dello śrāddha, stabilita dal Nato-da-sé o figlio, ascoltami e così agisci, 23 per prima accendendo il fuoco, con dei mantra o ricco in tapas, quindi ad Aryaman, a Soma, e a Varuṇa, in eterno 24 e ai viśvadeva che sempre sono assieme agli avi, fu stabilita per essi l'offerta dal Nato-da-sé in persona, 25 e quaggiù si deve cantare la Terra che porta le cose da offrire, come Vaiṣṇavī e Kāśyapī e anche come l'imperitura, 26 e nel portare l'acqua si deve elogiare il signore Varuṇa, quindi Agni, Soma, entrambi si devono soddisfare o senza-macchia, 27 quindi gli dèi e i padri furono celebrati per nome dal Nato-da-sé, gli ūṣmapa, di grande gloria devono essere soddisfatti con la loro parte, 28 quelli che celebrano lo śrāddha liberano dalle colpe sette generazioni di avi, precedentemente apparsi al Nato-da-sé, 29 tutti gli dèi con Agni in testa devono essere prima nominati, di quelli che grandi anime meritano l'oblazione io ti dirò i nomi, 30 Saha, Kṛti, Vipāpman, Puṇyakṛt, e Pāvana, Grāmni, Kṣema, Samūha, e anche Divyasānu, 31 Vivasvat, Vīryavat, Hrīmat, Kīrtimat, e Kṛta, Vipūrva, Somapūrva, Sūryaśrī, così sono di nome, 32 Somapa, Sūryasāvitra, Dattātman, Puṣkarīyaka, Uṣṇīnābha, Nabhoda, Viśvāyus, e dunque Dīpti, 33 Camūhara, Suveṣa, Vyomāri, Śaṃkara, Bhava, Īśa, Kartṛ, Kṛti, Dakṣa Bhuvana, Diviakarmakṛt, 34 Gaṇita, Pañcavīrya, Āditya, e pure Raśmimat, Saptakṛt, Somavarcas, Viśvakṛt, e dunque Kavi, 35 Anugoptṛ, Sugoptṛ, Naptṛ, e Iśvara, Jitātman, Munivīrya, Dīptaloma, Bhayaṃkara, 36 Atikarman, Pratīta, Pradatṛ, e pure Aṃśumat, Śailābha, Paramakrodin, Dhīroṣṇin, Bhūpati, 37 Srajin, Vajrin, e Varin, sono gli eterni viśvedeva, celebrati sono i gloriosissimi, che percorrono ogni tempo, 38 le granaglie non adatte agli śrāddha sono kodrava e pulaka, l'hiṅgu tra le materie e tra le piante la cipolla e l'aglio, 39 la cipolla, la saubhañjanaka, con l'aglio in testa, kūṣmāṇḍa, jāti e alābu, sono tutti dell'aglio, 40 la carne del porco domestico, e quanto non è consacrato, la kṛṣṇājājī, la viḍa, e pure la śītapākī, e a cominciare dall'aṅkura si devono evitare le śr̥ṅgāṭaka, 41 si evitino interamente l'aglio e i frutti del jambū, e negli śrāddha si scarti ogni cosa sporcata di lacrime o di starnuti, 42 nell'offerta ogni oblazione deve essere protetta dallo sguardo dei cani, gli avi e gli dèi sono soddisfatti da tale offerta, 43 caṇḍala e śvapaca devono essere esclusi dalla vicinanza all'offerta, e anche chi veste un abito rosso, o un lebbroso, un degratato o un bramanicida, 44 il savio nato da donna impura, e chi è decaduto dalla parentela, i saggi li escludono dall'avvicinarsi all'offerta.' 45 così avendo parlato un tempo quel venerabile al ṛṣi della sua stirpe, Atri il grande asceta partiva verso la divina sede di Brahmā.” XCII 1 Bhīṣma disse: “ quindi stabilita la regola, tutti i grandi ṛṣi, praticavano le cerimonie per gli avi, con riti secondo le regole, 2 i ṛṣi seguaci del dharma, praticata l'offerta funebre, saldi nei voti li rendevano soddisfatti con le acque dei tīrtha, 3 e con le offerte nei riti funebri dei quattro varṇa o bhārata, saziati avi, e dèi non digerivano più il cibo, 4 e gli dèi assieme agli antenati erano colpiti da indigestione, e afflitti dalle cerimonie funebri si recarono da Soma, 5 e gli avi afflitti da indigestione raggiuntolo dicevano a Soma: ' afflitti siamo dalle offerte funebri, stabilisci un rimedio per noi.' 6 e a loro rispondeva Soma: ' se voi o celesti desiderate il rimedio, recatevi alla dimora del Nato-da-sé, egli vi stabilirà il rimedio.' 7 gli dèi assieme agli avi, dietro il consiglio di Soma o bhārata, si recavano dal Grande-avo assiso sulla vetta del meru. 8 gli avi dissero: ' dalle cerimonie funebri o Beato, non siamo fortemente afflitti, facci la grazia o dio, stabilisci un rimedio per noi.' 9 udite le loro parole, il Nato-da-sé questo diceva: ' il fuoco qui al mio fianco stabilirà il rimedio per voi.' 10 Agni disse: ' insieme consumiamo le offerte stabilite nei riti funebri, e il cibo assieme a me sarà da voi con certezza digerito.' 11 udito ciò gli avi allora furono sollevati dall'ansia, e per questa ragione si offre per primo ad Agni o sovrano, 12 e offrendo per primo ad Agni nel rito funebre o toro tra gli uomini, rākṣasa di casta brahmanica non rovinano l'offerta funebre, i rakṣas stanno lontani da dove sta il dio scrigno di splendore, 13 per primo si dia la piṇḍa al padre, quindi la si dia al nonno, e poi al bisnonno, così è tramandata la regole dello śrāddha, 14 e si pronunci questo mantra nello śrāddha per ogni piṇḍa offerta: ' per Soma.' e sia anche dichiarato: 'per gli avi.' 15 una donna che abbia il mestruo, o che abbia le orecchie in vista, non deve partecipare al rito funebre, né si deve tenere una di un'altra stirpe, 16 nell'attraversare l'acqua si invochino gli antenati, e nell'incontrare un fiume si rendano soddisfatti gli avi colla piṇḍa, 17 prima però colle acque data soddisfazione ai propri morti, poi si dia l'offerta dell'acqua coi palmi, alle schiere di amici e parenti, 18 nell'attraversare l'acqua con un carro aggiogato a variegati buoi, o saliti su una nave, gli antenati vogliono l'offerta, sempre sulla nave chi conosce ciò, con cura offre dell'acqua, 19 a metà mese nella quindicina scura si compiano i riti funebri, prosperità, lunga vita, valore e fortuna, ha chi onora gli avi, 20 il Grande-avo, Pulastya, Vasiṣṭha, e Pulaha, Aṅgiras, Kratu, e il grande ṛṣi Kaśyapa, questi o migliore della stirpe dei kuru sono ritenuti i grandi maestri di Yoga, 21 ed essi sono tra gli avi o re, questa è la suprema regola dello śrāddha, i morti per il piṇḍa dei parenti trovano la liberazione con questa azione, 22 così o migliore degli uomini l'origine dello śrādda passo a passo, è stata illustrata, e rivelata, ora ti parlerò ancora del donare.” XCIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ se i ri-nati che sono intenti al voto, consumano l'oblazione, perchè possono aver cibo secondo il desiderio? questo dimmi o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ quelli che non hanno fatto i voti vedici, officiano consumando, ma quelli che hanno fatto voti vedici, consumando rompono i voti o Yudhiṣṭhira.” 3 Yudhiṣṭhira disse: “ alcune persone dicono che il digiuno è tapas, è dunque vero che il digiuno è un tapas o il tapas è altro?” 4 Bhīṣma disse: “ il digiuno di un mese o di mezzo mese la gente non lo considera tapas, chi si danneggi da sé non è un asceta nè un sapiente del dharma, 5 la condotta del rinunciante rimane comunque il supremo tapas, sempre si pratichi il digiuno e si diventi un brahmacārin, 6 e un muni sia detto il savio che sempre sacrifica agli dèi, stando in casa, sempre volendo il dharma, e sempre non dormendo o bhārata, 7 sempre consumi l'amṛta, e sia sempre purificato, sempre parli il vero, e sempre sia controllato, 8 sempre si nutra del resto dell'oblazione e sempre sia amabile cogli ospiti, non mangi mai carne, e sempre sia purificato.” 9 Yudhiṣṭhira disse: “ come si può sempre digiunare e praticare la castità o principe? e come si è un consumatore dei resti, e come amabile per gli ospiti?” 10 Bhīṣma disse: “ chi si nutre durante il pasto serale e quello giornaliero, e non mangia anche negli intervalli, è uno che sempre digiuna, 11 chi va solo colla moglie, diviene un brahamacārin, e l'uomo che si applica sempre a donare è uno che dice il vero, 12 non mangiando carne a piacere, si diviene vegetariano, dando doni si è purificati, e il sempre sveglio è chi non dorme di giorno, 13 l'uomo che sempre si nutre dopo che gli ospiti hanno mangiato, costui si nutre della pura amṛta, questo sappi o Yudhiṣṭhira, 14 l'uomo che non si nutre finché non hanno mangiato i brahmani, con la sua astensione dal cibo diviene vincitore del paradiso, 15 avendo nutrito dèi, e gli antenati assieme agli ospiti, chi si nutre degli avanzi, costui è chiamato un mangiatore di vighasa, 16 è scritto che i mondi di costoro nella dimora di Brahmā sono senza fine, assistiti dalle apsaras, e dai gandharva o signore di genti, 17 essi mangiano assieme ad avi, dèi, e ospiti, e sono rallegrati da figli e nipoti, e hanno la suprema meta.” XCIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ si offrono svariati doni ai brahmani, ma qual'è la differenza tra il donatore e il ricevente o nonno?” 2 Bhīṣma disse: “ il brahmano che accetta da un virtuono e pure da uno non virtuoso, e costui è di qualità, la colpa è minima, ma se è senza qualità costui perisce, 3 e anche qui raccontano una antica storia, della conversazione di Vṛṣādarbhi coi sette ṛṣi o bhārata, 4 Kaśyapa, Atri, Vasiṣṭha, Bharadvāja, Gautama, Viśvāmitra, Jamadagni, e anche la virtuosa Arundhatī, 5 di tutti questi era Gaṇḍā che compiva ogni cosa, e lo śūdra Paśusakha era il marito di costei, 6 tutti loro praticando il tapas, percorrevano allora l'intera terra, in meditazione per ottenere l'eterno mondo di Brahmā, 7 e vi era allora un grandissima siccità o rampollo dei kuru, difficile da vivere era allora il mondo oppresso dalla sete, 8 in un certo sacrificio era allora impegnato il figlio di Śibi, che diede come dakṣiṇa ai celebranti il proprio figlio, 9 in quel tempo egli che era di breve vita trovava la sua morte o potente, tutti loro tormentati dalla fame, gli stavano intorno, 10 e allora quei supremi ṛṣi vedendo morto il figlio del sacrificante, lo cuocevano allora in una pentola afflitti dalla fame o bhārata, 11 essendo il mondo mortale privo di cibo, per preservare sé stessi, quegli asceti s'impegnarono in quel triste vitto per mangiare 12 vagando il sovrano sulla strada di quelli che cuocevano, il re figlio di Śibi, Vṛṣādarbhi, li scorgeva cosi deperiti. 13 Vṛṣādarbhi disse: ' la donazione conduce alla prosperità, accettate dunque quanto io ho di vitto, ascoltate quanto ho o ricchi in tapas, 14 sempre mi è caro il brahmano in questua, io vi darò mille mule, e a tutti per ciascuno una vacca col toro e il vitello, rapida di movimenti e bianca di pelo, 15 e mille buoi da traino, belli e abili a portare, a tutti voi io darò, grandi e capaci di portare il mondo, le migliori giovenche da latte di buona condotta, 16 e le migliori granaglie e gustoso riso, e vi darò un altra gemma difficile da ottenere, non ponete mente a del cibo immangiabile, cosa vi posso dare per sostenervi?' 17 i ṛṣi dissero: ' l'offerta di un sovrano o re, è dolce all'assaggio, ma simile al veleno, sapendo questo, perché tu ci fai questa seduzione? 18 il brahmano come una divinità ricorrendo agli kṣatriya, purificato dal tapas, contento soddisfa le divinità, 19 pure il tapas del giorno interamente guadagnato dal brahmano, come una foresta è bruciato, accettando l'offerta di un re, 20 la prosperità sia sempre con te o re, assieme al dono, e interamente sia dato a chi lo desidera.' ciò detto essi partirono, 21 la carne di quei saggi era ancora cruda, quindi abbandonandola, tutti si recarono nella foresta per nutrirsi, 22 quindi comandati dal re, i ministri raggiunta quella foresta, e raccolti dei frutti di fico, si avviarono a farne dono, 23 e prepararono altri fichi con dentro dell'oro, i ministri e corsero con questi per farli accettare, 24 ma sentendoli pesanti, non li accettarono, e Atri diceva: ' noi non siamo sciocchi ignoranti, né invero di scarso intelletto, vediamo che sono d'oro, e sapendolo non li accettiamo, 25 se quaggiù è accettato, nell'aldilà ci sarebbe un cattivo risultato, è perciò inaccettabile qui, da chi nell'aldilà vuole felicità.' 26 Vasiṣṭha disse: ' le monete contate a cento, cosrrispondono a mille, e quanti più se ne vuole tanto più si ottiene la peggior meta.' 27 Kaśyapa disse: ' quanto vi è sulla terra di riso, di oro, di animali e di donne, tutto questo non è sufficente ad uno solo, perciò il saggio va verso la pace.' 28 Bharadvāja disse: ' il corno nativo del ruru, crescendo cresce, tale è il desiderio dell'uomo, non ha mai fine.' 29 Gautama disse: ' non vi è al mondo ricchezza che possa riempire il mondo, ma l'uomo è come l'oceano nulla riesce a riempirlo.' 30 Viśvāmitra disse: 'quando il desiderio di chi brama i desideri è compiuto, un altro desidero lo prende, e la brama lo trafigge come una freccia.' 31 Jamadagni disse: ' trattenersi dall'accettare, sostiene certamente il tapas, questa è la ricchezza del brahmano, e si dissolve in chi ha brama.' 32 Arundhatī disse: ' vi è chi ritiene che l'accumolo delle ricchezze sia per il dharma, ma l'accumolo di tapas quaggiù è superiore a quello di ricchezza.' 33 Gaṇḍā disse: ' quando il mio più forte signore teme per questo fiero pericolo, io che sono più debole ne ho timore ancora di più.' 34 Paśusakha disse: ' i brahmani sanno che non vi è nulla superiore alla ricchezza nel dharma, io per buona condotta servo secondo le regole questa saggezza.' 35 i ṛṣi dissero: ' prosperità sia a lui che è re di genti, per il suo dono, tu che a noi offri così dei frutti pieni dentro.' “ 36 Bhīṣma disse: “ciò detto, abbandonati quei frutti coll'oro dentro, tutti quei ṛṣi dai saldi voti si recarono in altro luogo. 37 i ministri dissero: ' sospettando una frode, essi hanno abbandonato questi frutti, quindi sono partiti per altro luogo, questo devi sapere o sovrano.' 38 così informato dai ministri, Vṛṣādarbhi si incolleriva, e si recava nel suo palazzo per vendicarsi di tutti loro, 39 arrivatovi, saldo in fiero controllo, nel fuoco sacro domestico, sacrificava per ciascuno, con oblazioni consacrate da mantra il sovrano, 40 e dal quel fuoco sorgeva un spirito femminile spaventevole per il mondo, e Vṛṣādarbhi le dava il nome di Yātudhānī, 41 questa demonessa simile alla notte fatale, stava davanti a mani giunte, al sovrano Vṛṣādarbhi e diceva: ' che devo fare?' 42 Vṛṣādarbhi disse: “ recati dai sette ṛṣi, e da Arundhatī, dallo loro serva e dal marito della serva, e tieni a mente i loro nomi, 43 e saputi i nomi di tutti loro, distruggili, e dopo averli distrutti vai dove tu credi meglio.' 44 Yātudhāni nel suo aspetto avendo risposto di si, si recava alla foresta dove stavano i grandi ṛṣi.” XCV 1 Bhīṣma disse: “ allora i grandi ṛṣi con Atri in testa o re, in quella foresta vivevano nutrendosi di radici e frutti, 2 quindi essi videro un mendicante di ampie spalle, piedi, mani, viso e ventre, di grandi membra che si aggirava assieme ad un cane, 3 la bella Arundhatī però vedendolo grande in ogni membra, diceva ai ṛṣi: ' così voi non potete divenire.' 4 Vasiṣṭha disse: ' il suo agnihotra non è privo di offerte come il nostro, egli sacrifica giorno e notte e per questo è grasso assieme al suo cane.' 5 Atri disse: ' la sua fame non è come la nostra, la forza ne è colpita, e ne è distrutta caduta nella sventura, per questo è grasso col suo cane.' 6 Viśvāmitra disse: ' per lui l'eterno śāstra non è invecchiato come il nostro, debole, pieno di fame, e instupidito, per questo è grasso col suo cane.' 7 Jamadagni disse: ' lui non ha come noi solo erba da mangiare, pensando a qualche pioggia, per questo è grasso col suo cane.' 8 Kaśyapa disse: ' lui non ha come noi quattro fratelli minori, che mendicano dicendo:' dai, dai.' perciò è grasso col suo cane.' 9 Bharadvāja disse: ' lui non ha come noi la sofferenza dello sciocco brahmano nominale, per il rimprovero della moglie, perciò è grasso col suo cane.' 10 Gautama disse: ' lui non ha come noi un abito di pelle di antilope per ciascuno, vecchio di tre anni, perciò è grasso col suo cane.' “ 11 Bhīṣma disse: ' allora il mendicante col suo cane veduti quei grandi ṛṣi, avvicinandosi toccava loro le mani secondo le regole, 12 parlandosi vicendevolmente del vagare nella selva per supplire alla fame, tutti insieme si fermavano, 13 intenti in quel solo scopo essi vagarono per le foreste, in cerca di frutti e radici da raccogliere, 14 un giorno mentre vagavano essi videro un bel laghetto di loti, con acqua pura e limpida e circondato da densi boschetti, 15 e adornato da loti del colore del disco del sole nascente, e ricoperto di foglie di loto di colore simile alle gemme occhi di gatto, 16 con vari tipi di uccelli, che abitano nell'acqua, con un solo ingresso, con ottimi scalini, privi di fango, 17 mutata di aspetto, la demonessa comandata da Vṛṣādarbhi, chiamata Yātudhāni, custodiva quel laghetto di loti, 18 per raccoglierne gli steli i grandi ṛṣi con il compagno del cane, si avvicinarono tutti al laghetto custodito dalla demonessa, 19 scorgendo essi Yātudhāni con aspetto mutato, che stava sulla riva del laghetto, alla demonessa dicevano i grandi ṛṣi: 20 ' chi sei tu che stai qui da sola? a motivo di chi? per quale scopo? dicci tu assisa sulla riva del laghetto che desideri fare?' 21 Yātudhāni disse: ' non si deve fare alcuna domanda su chi io sono, sappiate voi tutti che io sono la custode del laghetto di loti.' 22 i ṛṣi dissero: ' tutti noi siamo afflitti dalla fame, non è rimasto null'altro per noi, tutti noi col tuo permesso, raccogleremo gli steli di loto.' 23 Yātudhāni disse: ' coll'accordo dei soli steli, raccogleteli a vostro piacere, ciascuno però avendomi detto il nome raccoglieteli senza indugio.' “ 24 Bhīṣma disse: “ sapendo che Yātudhāni era una demonessa che voleva uccidere i ṛṣi, Atri, pur sopraffatto dalla fame, allora diceva queste parole: 25 ' non vi è notte per Atri, non una notte io non ho studiato tre volte al giorno, non avendo notte io sono Atri di nome, questo sappi o bella.' 26 Yātudhāni disse: ' poiche mi hai dichiarato il nome o grande muni, pur difficile da rammentare, vai dentro il laghetto.' 27 Vasiṣṭha disse: ' Vasiṣṭha io sono e il migliore nell'abitare in casa, e per questo mio essere il migliore abitante sappi che io sono Vasiṣṭha.' 28 Yātudhāni disse: ' la spiegazione del tuo nome è un suono difficilmente pronunciabile, non sono in grado di capirlo, vai pure dentro il laghetto.' 29 Kaśyapa disse: ' ciascuna stirpe protegge il sole, io sono il ri-nato Kaśyapa, e per essere simile a Kāśa il re kāśi, da questo deriva il mio nome.' 30 Yātudhāni disse: ' giacché mi hai spiegato il tuo nome o grande muni, pur incomprensibile alla mia mente, vai dentro il laghetto.' 31 Bharadvāja disse: ' io supporto i figli, supporto i discepoli, supporto gli dèi e i ri-nati, supporto la moglie, per questo artificio io sono Bharadvāja o bella.' 32 Yātudhāni disse: 'la spiegazione dl nome ha un senso difficile da capire, io non sono in grado di capirla, vai pure dentro il laghetto.' 33 Gautama disse: ' terra e cielo ho vinto, col controllo, il controllato è un fuoco senza fumo, sappi che io sono Gautama o demonessa Yātudhāni, ascoltami.' 34 Yātudhāni disse: ' come mi hai spiegato il tuo nome o grande muni, io non sono in grado di comprenderlo, vai dentro al laghetto.' 35 Viśvamitra disse: ' i viśvedeva sono miei amici, e io sono amico delle vacche, quindi sono chiamato Viśvāmitra, sappilo o Yātudhāni.' 36 Yātudhāni disse: ' la spiegazione del tuo nome ha radice difficile da capire, non sono in grado di intenderla, vai dentro il laghetto.' 37 Jamadagni disse: ' la purezza nata dal consuma-sacrificio, mi chiama per nome se vuoi saperlo, Jamadagni sono chiamato, questo sappi di me o bella.' 38 Yātudhāni disse: ' come mi hai spiegato il tuo nome o grande muni, io non sono in grado di capirlo, vai dentro il laghetto.' 39 Arundhatī disse: ' sempre io sto a fianco del marito a sostenere la terra che tutto sostiene, colla mente devota al marito, sappi dunque che io sono Arundhatī.' 40 Yātudhāni disse: ' la spiegazione del tuo nome ha radice ardua da capire, io non sono in grado di comprenderla, vai dentro il laghetto.' 41 Gaṇḍā disse: ' andando di lato in lato, per ciascuna guancia sono nominata, e come da ciascuna guancia sappi che sono Gaṇḍā sorta dal mio viso.' 42 Yātudhāni disse: ' la spiegazione del tuo nome ha radice ardua da capire, non sono in grado di comprenderla, va dentro il laghetto.' 43 Paśusakha disse: ' amico è chi è amato dall'amico, e sempre sono amico degli animali, metaforicamente sappi che sono Paśusakha, o sorta dal fuoco.' 44 Yātudhāni disse: ' la spiegazione del tuo nome ha radice ardua da capire, non sono in grado di comprenderla, vai dentro il laghetto.' 45 Śunaḥsakha disse: ' come l'hanno detto loro il nome io non sono capace di dirlo, intendi dunque o Yātudhāni che io sono Śunaḥsakha.' 46 Yātudhāni disse: ' il nome che tu hai detto non sembra detto con discorso esplicativo, perciò ripetilo ora, dimmi qual'è il tuo nome o ri-nato.' 47 Śunaḥsakha disse: ' il mio nome detto una volta sola, poiché non l'hai inteso, allora con un colpo del mio triplo bastone vai subito in cenere.' “ 48 Bhīṣma disse: “ la demonessa colpita sulla testa da quel bastone simile a quello di Brahmā, cadeva a terra e e fu ridotta in cenere, 49 e Śunaḥsakha avendo uccisa la fortissima Yātudhāni, piantato il suo bastone in terra, si sedeva sull'erba, 50 quindi tutti i muni i loti e i loro steli, raccogliendo a loro piacere, si alzavano pieni di gioia, 51 quegli steli raccolti con grande fatica a mucchi, gettando sulla riva del laghetto, compirono l'offerta dell'acqua 52 quindi usciti dall'acqua, tutti si riunirono, ma non scorgevano più tutti quegli steli o toro tra gli uomini. 53 i ṛṣi dissero: ' siamo soverchiati dalla fame, per quale malvagia o crudele azione, noi che volevamo mangiare quegli steli che sono spariti?' 54 così pensando si chiedevano reciprocamente quegli ottimi ri-nati, ed essi dissero: ' tutti dobbiamo giurare.' così o tormenta-nemici, 55 tutti loro dicendo: 'certamente.' al potente Śunaḥsakha, pieni di fame e stanchissimi, iniziarono a giurare. 56 Atri disse: ' quello che ha compiuto il furto degli steli, che dia una pedata ad una vacca, faccia acqua verso il sole e studi nei momenti proibiti.' 57 Vasiṣṭha disse: ' chi ha compiuto il furto degli steli, non abbia studi, guidi dei cani, e divenga un mendico bramoso di vitto, 58 uccida l'amico giunto in rifugio, e viva sulla propria figlia, e chieda ricchezze ad un povero, chi ha rubato gli steli.' 59 Kaśyapa disse: ' scommetta tutto in ogni luogo, perda tutto il suo deposito, vada a fare falsa testimonianza, chi ha rubato gli steli, 60 mangi carne impropriamente, e faccia dei doni impropri, e vada colle donne di giorno, chi ha rubato gli steli.' 61 Bharadvāja disse: ' sia malvagio abbandonando il dharma, con donne, parenti e vacche, e vinca un brahmano chi ha rubato gli steli, 62 e trascurando il maestro studi il ṛg e lo yajūr, e sacrifichi in un incendio forestale, chi ha rubato gli steli.' 63 Jamadagni disse: ' scarichi feci nell'acqua, colpisca una mucca da latte, copuli nei momenti impropri, chi ha rubato gli steli, 64 sia odiato, viva sulla moglie, sia esiliato dai parenti, e viva ostilmente, e sia un ospite reciproco, chi ha rubato gli steli.' 65 Gautama disse: ' studiati i veda gli abbandoni, e trascuri i tre fuochi sacri, sia venditore di soma chi ha rubato gli steli, 66 sia un bramano marito di donna da poco in un villaggio senza pozzo, e di costui abbia gli stessi mondi, chi ha rubato gli steli.' 67 Viśvāmitra disse: ' lui vivo, i guru e i servi siano mantenuti da un altro, senza risorse abbia molti figli, chi ha rubato gli steli, 68 un impuro istruito brahmano sia geloso della propria ricchezza, sia un malvagio cha lavora la terra chi ha rubato gli steli, 69 sia a servizio nella stagioni piovose, e sia il purohita di un re, sia il celebrante di un degradato, chi ha rubato gli steli.' 70 Arundhatī disse: ' sempre offenda la suocera, e sia triste col marito, da sola mangi i dolci cibi chi ha rubato gli steli, 71 stando nella casa dei parenti mangi alla sera dell'orzo, sia madre di un uomo sfortunato chi ha rubato gli steli.' 72 Gaṇḍā disse: ' sempre dica il falso, e sia ripresa dai virtuosi, sia data sposa per denaro chi ha rubato gli steli, 73 preparando da sé si nutra, e viva in schiavitù, agisca frodando, chi ha rubato gli steli.' 74 Paśusakha disse: ' che rinasca da una schiava, sia senza alcun figlio, e non veneri mai gli dèi, chi ha rubato gli steli.' 75 Śunaḥsakha disse: ' dia la figlia ad un adhvaryu, o ad un cantore, o ad uno intento nella castità, sia un savio che studia l'ātharvaṇa veda, con le abluzioni, chi ha rubato gli steli.' 76 i ṛṣi dissero: ' è cosa desiderabile per i brahmani, la maledizione che hai lanciato, tu dunque hai fatto il furto dei nostri steli o Śunaḥsakha.' 77 Śunaḥsakha disse: ' sparito è il cibo mentre non guardavate intenti al rito, quento avete detto è vero non è una falsità che il furto degli steli l'ho fatto io, 78 guardate io ho fatto sparire da qui gli steli, per mettervi alla prova io ho fatto ciò o privi di macchia, io sono giunto per proteggere tutti voi, 79 la furiosissima demonessa Yātudhāni voleva uccidervi, ella comandata da Vṛṣādarbhi fu da me uccisa o ricchi in tapas, 80 quell'ingannevole malvagia, per uccidervi è sorta dal fuoco, perciò io sono giunto o savi, sappiate che io sono il Vāsava, 81 per l'assenza di avidità, voi guadagnate gli eterni mondi con tutti i desideri, alzatevi da qui rapidamente, e questi raggiungete o ri-nati.' ” 82 Bhīṣma disse: “ allora i grandi ṛṣi felici, ripondendo di si al Distruggi-fortezze, tutti assieme al re dei trenta dèi, volarono nel terzo cielo, 83 così queste grandi anime afflitte da suprema fame, furono deliziati con molti e vari cibi dalle divine grandi anime, non caddero nell'avidità e quindi ottennero il paradiso, 84 perciò in ogni situazione, l'uomo rigetti l'avidità, questo è il dharma supremo o re, chiamato assenza di avidità, 85 l'uomo che così agisce è onorato nelle assemblee, e pieno di felicità diviene e non cade nelle sventure, 86 sono soddisfatti i suoi avi, i ṛṣi e le divinità, e la sua parte di gloria, dharma e artha ottiene nell'aldilà quest'uomo.” XCVI 1 Bhīṣma disse: “ qui pure raccontano una storia antica, della maledizione che avvenne nel pellegrinaggio ai tīrtha, ascoltala, 2 un tempo un furto fu compiuto per i loti o migliore dei bhārata, da dei ṛṣi regali o grande re, e da quelli brahmanici, 3 i ṛṣi si riunirono al tramonto del sole, e incontratisi si consultarono: ' rechiamoci tutti ai sacri tīrtha della terra, andiamo dunque tutti a fare ciò.' 4 Śukra, Aṅgiras, e il saggio Kavi, e Agastya, e Nārada e Parvata, Bhṛgu, Vasiṣṭha, Kaśyapa, e Gautama, Viśvāmitra, e Jamadagni o re, 5 e il ṛṣi Gālava, e Aṣṭaka, Bharadvāja, e Arundhatī, e i vālakhilya, Śibi, Dilīpa, Nahuṣa, Ambarīṣa, il re Yayāti, Dhundhumāra, e Pūru, 6 si recarono con in testa il magnanimo Cento-riti, uccisore di Vṛtra o sovrano di uomini, visitando tutti i tīrtha, giungevano colla luna piena al sacro tīrtha kauśikī 7 in tutti i tīrtha lavatesi le colpe, si recarono al santissimo lago di Brahmā, essi simili a fuochi, entrati nell'acqua nel tīrtha del dio, consumavano gli steli dei loto, 8 là o re, scavarono alcuni steli, e altre fibre di questi scavarono là quei savi, quindi videro che i germogli raccolti dal lago da Agastya, erano stati rubati, 9 Agastya allora diceva a tutti quei grandi ṛṣi: ' chi ha preso il mio bel germoglio? io sospetto che da voi sia stato preso il mio fiore, non è degno di voi rubare il loto, 10 ho udito che il tempo rovina il vigore del dharma, ciò è giunto giacché prospera il malo dharma, e giacché l'antico dharma non vige qui, io in fretta me ne andrò nell'altro mondo, 11 prima che i brahmani in mezzo ai villaggi recitino i veda, a voce alta per gli śūdra, prima che il re veda punizioni contro il dharma, io me ne andrò all'altro mondo, 12 prima che tutti i giovani uomini non disprezzino i migliori, con i peggiori e i pessimi, finche ancora non vige la suprema tenebra, io in fretta andrò all'altro mondo, 13 prima che io veda i mortali più deboli abbattuti da uno più forte, io in fretta andrò all'altro mondo, non sono in grado di vedere simili cose nel mondo umano.' 14 a quel grande ṛṣi dicevano afflitti i ṛṣi: ' non abbiamo rubato noi quel fiore, non avere tu erronei sospetti, noi ti possiamo lanciare fiere maledizioni o grande ṛṣi.' 15 quindi si decisero allora là i grandi ṛṣi, pensando al dharma o signore di uomini, e allora si lanciarono l'un l'altro delle maledizioni assieme a figli e nipoti o sovrano. 16 Bhṛgu disse: ' possa vendicarsi qui se censurato, e se colpito possa controcolpire, e possa mangiare la carne della schiena, chi ha rubato il fiore.' 17 Vasiṣṭha disse: 'studi nei giorni proibiti, porti a guinzaglio dei cani, e mendichi in una città, chi ha rubato il fiore.' 18 Kaśyapa disse: ' venda ogni cosa in ogni luogo, ad accumulare abbia avidità, e porti falsa testimonianza chi ha rubato il fiore.' 19 Gautama disse: ' possa vivere nell'egoismo, e colla mente sia sempre nella viltà, e sia un cattivo coltivatore, chi ha rubato il fiore.' 20 Aṅgiras disse: ' sia un'istruito brahmano impuro, abbia dei cani a guinzaglio, e gli vadano perduti i veda, a chi ha rubato il fiore.' 21 Dhundhumāra disse: ' sia ingrato cogli amici, e nasca da una donna śūdra, mangi sempra da solo dolci cibi, chi ha rubato il fiore.' 22 Pūru disse: ' pratichi la medicina, e viva sulla moglie, e dal suocero sia mantenuto, chi ha rubato quel fiore.' 23 Dilīpa disse: 'sia un brahmano marito di una śūdra, in un villaggio con un pozzo transitorio, e ne ottenga gli stessi mondi, chi ha rubato quel fiore.' 24 Śukra disse: ' che mangi la carne della schiena, vada in copula di giorno, servo sia di un re, chi ti ha rubato quel fiore.' 25 Jamadagni disse: ' studi nei giorni proibiti, che possa mangiare al funerale di un amico, che mangi allo śrāddha di uno śūdra, chi ti ha rubato quel fiore.' 26 Śibi disse: ' che possa morire senza aver acceso un fuoco sacro, faccia impedimento al rito, che faccia opposizione agli asceti chi ti ha rubato quel fiore.' 27 Yayāti disse: ' sia un asceta che generi con una moglie fedele ma mestruata, che possa ripudiare i veda, chi ti ha rubato quel fiore.' 28 Nahuṣa disse: ' stando in casa respinga l'ospite, che sia consacrato mangiando licenziosamente, che offra i veda a pagamento, chi ti ha rubato quel fiore.' 29 Ambarīṣa disse: ' che sia crudele verso donne, parenti e vacche abbandonando il dharma, e che pure disprezzi i brahmani chi ti ha rubato quel fiore.' 30 Nārada disse: ' sia ingannatore ignorante fuori dagli śāstra, che male pronunci ogni passo, che offendi i migliori, chi ti ha rubato quel fiore.' 31 Nābhāga disse: ' che parli sempre falsamente, che sia allontanato dai virtuosi, per denaro che offra la figlia, chi ti ha rubato quel fiore.' 32 Kavi disse: ' colpisca col piede una vacca, che faccia acqua contro il sole, che abbandoni chi giunge in rifugio, chi ti ha rubato quel fiore.' 33 Viśvāmitra disse: ' che sia un servo che lavori in siccità, che sia il purohita del re, che sia il celebrante di un non sacrificante, chi ti ha rubato quel fiore.' 34 Parvata disse: 'che sia capo di un villaggio, che viaggi con un carro trainato da somari, che catturi i cani per vivere, chi ti ha rubato quel fiore.' 35 Bharadvāja disse: ' che riceva ogni male e quanto vi è di crudele e falso, e sempre abbia questo male, chi ti ha rubato quel fiore.' 36 Aṣṭaka disse: ' che sia un re di scarsa saggezza, licenzioso e mal agente, che contro il dharma governi la terra, chi ti ha rubato quel fiore.' 37 Gālava disse: ' che quest'uomo sia più infame dei peggiori, che sia intento al mal agire, che fatto un dono se ne vanti, chi ti ha rubato quel fiore.' 38 Arundhatī disse: ' che parli offensivamente con la suocera, che sia perversa col marito, che da sola mangi dolci cibi, quella che ti ha rubato quel fiore.' 39 i vālakhilya dissero: ' che su un solo piede per averne vitto resti sulla porta di un villaggio, che sapiente del dharma lo abbandoni, chi ti ha rubato quel fiore.' 40 Paśusakha disse: ' che senza rispetto per l'agnihotra quel ri-nato dorma bene, che sia un licenzioso mendicante, chi ti ha rubato quel fiore.' 41 Surabhī disse: che sia munta del latte in un vaso legata con una corda di balvaja, che sia munta da un vitello altrui, quella che ti ha rubato quel fiore.' ” 42 Bhīṣma disse: “ quindi maledendo con molte maledizioni di vario tipo o sovrano dei kaurava, il re degli dèi, il Mille-occhi, con grande gioia, vedendo quel grande savio infuriato, 43 allora parlava il dio nuvoloso, rivelando di averlo messo alla prova a quel ṛṣi infuriato, in mezzo a quei ṛṣi divini, brahmani e regali, con quali parole ascolta ora da me o re: 44 Śakra disse: ' che dia la figlia ad un adhvaryu, o ad un cantore, o ad uno intento nel casto studio, che sia un savio che studia l'ātharvaveda dopo le abluzioni chi ha rubato il fiore, 45 che sia saldo nel dharma di santa condotta, e studioso di tutti i veda, che raggiunga la dimora di Brahmā chi ti ha rubato quel fiore.' 46 Agastya disse: ' una maledizione di benedizioni tu hai pronunciato o uccisore di Bala, che mi sia dunque ridato il mio fiore, questo è il dharma eterno.' 47 Indra disse: ' io non ho preso il tuo fiore oggi per avidità o venerabile, per desiderio di udire parlare del dharma l'ho preso, non devi adirarti, 48 il dharma aderente alla śruti, è il più salubre limite del dharma, è quello dei ṛṣi, eterno, sempre immutabile, quello che ho udito, 49 riprenditi o saggio, questo fiore o migliore dei muni, questa mia trasgressione o venerabile tu devi perdonare o irreprensibile.' 50 così apostrofato dal grande Indra, quell'asceta violentemente adirato, quel saggio accettava il fiore, e ritornava tranquillo quel muni, 51 di nuovo quegli abitanti della selva, si recarono ai tīrtha, e immersero le proprie membra in quei santi tīrtha, 52 chi questa storia possedendo la reciti passo per passo, non genererà un figlio sciocco, né trascurerà la religione, 53 e nessuna sventura lo toccherà, né alcuna ansia né distruzione, privo di passioni, possiederà il meglio, e nell'aldilà otterrà il paradiso, 54 chi si dedichi a studiare gli śāstra custoditi dai ṛṣi, raggiungerà l'imperituro mondo di Brahmā o migliore degli uomini.” XCVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quando si donano secondo il dharma negli śrādda o toro dei bhārata, dei sandali e un parasole, da chi questo fu stabilito? come è cominciato, e per quale motivo si donano? 2 non solo nella regola dello śrāddha si donano, ma anche nei puṇyaka, questo completamente io vorrei udire o re, in verità.” 3 Bhīṣma disse: “ ascolta con attenzione o re, interamente del donar sandali e parasole, come fu divulgato al mondo, e da chi fu stabilito, 4 e come è divenuto imperituro, e come ha ottenuto la sacralità, tuttò questo interamente ti racconterò o signore di genti, 5 questa storia accaduta in antico ascolta o sovrano di uomini, della conversazione di Jamadagni, con Sūrya grand'anima, 6 un tempo quel venerabile bhṛguide, in persona o potente, si dilettava coll'arco incoccando e scagliando ciascuna freccia, 7 e Reṇukā tutte quelle frecce scagliate e accese di splendore, raccogliendo le riportava continuamente a lui o incrollabile, 8 e dal suono della corda sulla mano e della freccia, rallegrato, egli scagliava ed ella le raccoglieva, 9 allora essendo il sole asceso a mezzogiorno sul monte jyeṣṭhāmūla, il brahmano scagliate le frecce, questo diceva a Reṇuka: 10 ' vai a prendere o occhi-grandi, le frecce scagliate dall'arco, in modo che o belle-ciglia, io le scagli di nuovo.' così o signore di genti, 11 quella splendida, si recava dentro all'ombra di un albero per ripararsi, e si fermava là con la testa e i piedi doloranti, 12 rimasta un po' là, la bella per timore della maledizione del marito, andava di nuovo a raccogliere le frecce col viso imbiancato, e tornava indietro portanto quelle frecce la gloriosa, 13 con le belle membra coperte di sudore, fermandosi per il dolore ai piedi, tornava vicino al marito, tremando per timore del marito, 14 quel ṛṣi allora adirato diceva queste parole a quel bel visetto: ' o Reṇuka perche giungi in ritardo?' così ripetutamente. 15 Reṇukā disse: ' giacché la mia testa e i piedi erano accaldati o ricco in tapas, colpiti dallo splendore del sole, io mi sono riparata all'ombra di un albero, 16 per questo motivo o brahmano, ho fatto così tardi, saputo ciò o illustre non essere adirato con me o ricco in tapas.' 17 Jamadagni disse: ' ora il sole dai raggi accesi che ti recano dolore o Reṇukā, colle mie frecce abbatterò coll'energia infuocata delle mie armi.' ” 18 Bhīṣma disse: “ tendendo il suo divino arco, e afferrate molte frecce, stava di fronte a Sūrya guardandolo mentre era in moto, 19 allora avvicinatosi a lui che stava per scagliare, queste parole diceva Sūrya, nell'aspetto di un brahmano o kuntīde: ' che offesa ti ha fatto Sūrya? 20 coi suoi raggi Sūrya in cielo o saggio continuamente prende l'umidità, e la fa piovere colle piogge l'astro del giorno, 21 quindi ne nasce il cibo o savio, per portare felicità agli uomini, il cibo è la vita, come si recita nei veda, 22 anche nascosto tra le nubi è circondato dai suoi raggi, e con la pioggia innonda o brahmano, queste sette isole, 23 quindi nascono foglie e fiori da erbe e piante, e tutto il cibo alimentato dalla pioggia nasce o potente, 24 i riti della nascita, tutte le iniziazioni ai voti, i doni di vacche, i matrimoni, e il successo dei sacrifici, 25 le cerimonie e i doni, le unioni e l'accumolo di ricchezze, dal cibo hanno origine, come tu sai o bhṛguide, 26 quante sono le cose piecevoli, quante sono le origini, tutto ciò sorge dal cibo, io te lo dico per conoscenza, 27 tutto tu sai o savio, quanto io ti ho detto, calmati o savio, che ti ha fatto di male Sūrya?' ” XCVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ al sole che così gli chiedeva allora quel supremo muni, Jamadagni dal grande splendore quale azione rivolgeva?” 2 Bhīṣma disse: “ allora il muni dallo splendore simile al fuoco, Jamadagni, non si calmava o rampollo dei kuru, alle sue domande, 3 allora Sūrya con voce gentile questo gli diceva, a mani giunte inchinandosi a lui, nell'aspetto di savio, o signore di popoli: 4 ' sempre il sole muovendosi è un bersaglio mobile, come puoi colpire il sole che va muovendosi?' 5 Jamadagni disse: ' con l'occhio della saggezza, io ti so mobile ed immobile, certamente io oggi ti impartirò una lezione, 6 verso sera per mezzo istante tu ti fermi o astro del giorno, e là io ti troverò o Sūrya, non ho qui alcun dubbio.' 7 Sūrya disse: ' senza dubbio, tu mi troverai o migliore degli arcieri, ma sappi che se ho male agito o venerabile, ti chiedo rifugio.' ” 8 Bhīṣma disse: “ allora ridendo il venerabile Jamadagni gli diceva: ' non temere Sūrya, tu ti sei inchinato ai miei piedi, 9 l'onestà nei brahmani, la stabilità nel suolo della terra, e la benevolenza di Soma, la profondità di Varuṇa, 10 la fiamma di Agni, lo splendore del meru, il calore del sole, tutte queste cose può trasgredire, chi colpisca uno giunto a rifugiarsi, 11 può violare il letto del guru e uccidere un brahmano, e può ubriacarsi chi colpisca uno giunto a rifugiarsi, 12 pensando ad un rimedio per questa cattiva condotta, e come possa essere il cammino reso piacevole colpito dai tuoi raggi.'” 13 Bhīṣma disse: “ detto ciò, allora rimase in silenzio il continuatore di Bhṛgu, e Sūrya dava velocemente allora a lui un parasole e dei sandali. 14 Sūrya disse: ' o grande ṛṣi, il parasole è la protezione della testa e riparo dai miei raggi, accettalo assieme ai due sandali per proteggere i piedi, 15 da oggi in avanti, in questo mondo sarà stabilito, questo come il supremo e l'imperituro di tutti i doni.'” 16 Bhīṣma disse: “ il dono di sandali e parasole, qui fu stabilito dal sole, e sacro è considerato nei tre mondi o bhārata, 17 perciò dona ai savi il supremo dono di sandali e parasole, ed è dharma grandissimo e buono, non ho qui dubbi, 18 chi doni un parasole ad un brahmano, bello e con cento stecche, nell'aldilà diverrà felice, 19 egli risiede nel mondo di Śakra venerato dai ri-nati, e sempre dalle apsaras e dagli dèi o toro dei bhārata, 20 chi offre dei sandali ad un savio accaldato, che sia uno snātaka, un brahmano ben preparato o grandi-braccia, 21 costui pure ottiene i mondi venerati dalle divinità, e pieno di gioia nel mondo delle vacche abita nell'aldilà o bhārata, 22 io o migliore dei bhārata, ti ho interamente raccontato, del merito del donar sandali e parasole, o migliore dei bhārata.” XCIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ il frutto che si ha dai giardini e dalle riserve d'acqua o rampollo dei kuru, questo io voglio udire ora in verità da te o toro dei bhārata.” 2 Bhīṣma disse: “ bellissima a vedersi, piena di foreste, adornata da vari elementi, accompagnata da ogni seme, la terra è detta la miglior cosa, 3 essa ha varie specie di campi, e scavi di cisterne, di tutti queste cose dell'acqua io ti parlerò in successione, 4 e ti parlerò delle qualità che hanno le cisterne, ovunque nei tre mondi è onorato chi scava una cisterna, 5 o per amicizia per aiutare l'amico, nella casa di un amico, lo scavo di cisterne è il miglior modo di produrre la fama, 6 i saggi dicono che il frutto di kāma, dharma e artha, è invero una perfetta cisterna nel luogo e un campo molto dotato, 7 una cisterna ha valore per gli esseri dei quattro generi, tutte le riserve d'acqua producono la suprema prosperità, 8 dèi, uomini, gandharva, avi, uraga, e rākṣasa, e gli esseri immobili, cercano le riserve d'acqua, 9 perciò io ti parlerò delle qualità che sono ricordate nelle cisterne, e quali frutti si ottengono, come dichiarato dai ṛṣi, 10 chi mantiene acqua in una cisterna nella stagione piovosa, i saggi dicono che costui ha per frutto il frutto dell'agnihotra, 11 chi mantiene acqua nella cisterna durante l'autunno, costui ha mille vacche, e nell'aldilà ottiene il supremo frutto, 12 chi mantiene acqua nella cisterna durante l'inverno, costui ne ha molto oro, e ottiene il frutto dei suoi sacrifici, 13 chi mantiene l'acqua nella cisterna nella stagione fresca, ha il frutto del sacrifico agniṣṭoma, dicono i sapienti, 14 chi ha una ben fatta cisterna e molto ben dotata, in primavera, ottiene il frutto del sacrificio fatto di notte, 15 chi mantiene dell'acqua nella cisterna nella stagione calda, costui ha un frutto pari al rito del soma, dicono i muni, 16 protegge l'intera famiglia scavando una riserva d'acqua, le vacche ne bevono l'acqua e sempre gli uomini sono virtuosi, 17 colui nella cui cisterna, le vacche assetate bevono l'acqua, e pure uomini, bestie e uccelli, ottiene il frutto dell'aśvamedha, 18 l'acqua che bevono, in cui si bagnano e si riposano tutto questo è di chi scava la cisterna, e merita l'eternità nell'aldilà, 19 l'acqua è ardua da aversi o caro, specialmente nell'altro mondo, e per l'offerta dell'acqua vi è un eterno piacere, 20 donate sesami, donate acqua, e provvedete delle lampade, e coi parenti rallegratevi, questo è arduo da aversi da morti, 21 di tutti i doni è il più importante, ed è superiore a tutte le donazioni, quello dell'acqua o tigre fra gli uomini, perciò si deve compiere, 22 così dunque è conosciuto il frutto supremo che si ha dalle cisterne, da qui in avanti io ti parlerò anche del piantare alberi, 23 degli esseri immobili, si conoscono sei tipi, alberi, cespugli, rampicanti, e liane, bambù, ed erbe sono i tipi, 24 questi sono i tipi di alberi, e queste le qualità del piantarli, fama nel mondo umano, e nell'aldilà sublime merito, 25 ottiene di certo nel mondo, e dagli antenati è onorato, di chi raggiunge il mondo divino, non va distrutto il suo nome, 26 la stirpe dei suoi antenati, passata e futura, salva il piantatore di alberi, perciò si devon piantare degli alberi, 27 questi alberi diverranno dei figli, qui non vi è dubbio, egli andato all'altro mondo otterrà il mondi imperituri del paradiso, 28 gli alberi con fiori le schiere divine, e coi frutti gli avi, coll'ombra gli ospiti venerano o caro, le piante della terra, 29 kiṃnara, uraga, e rakṣas, dèi gandharva e uomini, e anche le schiere dei ṛṣi si rifugiano sotto gli alberi, 30 fioriti, e pieni di frutti, danno soddisfazione agli uomini, e gli alberi proteggono nell'altro mondo come un figlio chi li ha piantati, 31 perciò sempre il migliore esperto pianta gli alberi sulle riserve d'acqua, come un padre che protegge i figli, così si conosce secondo il dharma, 32 chi costruisce cisterne e chi pianta alberi, e il ri-nato che compie un sacrificio, questi e gli altri che sono di sincere parole sono onorati in paradiso, 33 perciò si costruiscano cisterne, e si piantino giardini, si celebrino vari sacrifici, e sempre si dica il vero.” C 1 Yudhiṣṭhira disse: “ parlami interamente del dharma adatto al capo-famiglia o toro dei bhārata, e come agendo un uomo può ottenere la prosperità quaggiù o principe.” 2 Bhīṣma disse: “ qui ti riferirò o signore di genti della conversazione fatta un tempo da Vāsudeva con la Terra o bhārata, 3 il potente Vāsudeva, celebrando la divina Terra, le domandava o migliore dei bhārata, quanto tu mi hai chiesto. 4 Vāsudeva disse: ' stando saldo nel dharma del capo-famiglia, io o uno come me, che cosa inevitalmente deve fare o Terra, e compiutolo diventare felice?' 5 la Terra disse: ' i ṛṣi, gli antenati, gli dèi e anche gli uomini o mādhava, come debbano essere venerati e celebrati, ascolta da me, 6 sempre col sacrificio gli dèi e con l'ospitalità gli uomini, e con lodi sempre, siano coperti i meritevoli costatemente, da questo le schiere dei ṛṣi divengono soddisfatte o uccisore di Madhu, 7 sempre si appressi al fuoco offrendo oblazioni senza mangiare, e così agendo gli dèi saranno soddisfatti o uccisore di Madhu, 8 compia lo śrāddha giornaliero, col giusto cibo e l'acqua, oppure con radici, frutti e acqua, portando soddisfazione agli avi, 9 con cibi acconci, nel fuoco compia i riti dovuti ai viśvedeva, l'agnīṣoma per i viśvedeva, e per l'incomparabile Dhanvantari 10 e oblazione separatemente sia stabilita per il Signore delle creature, e quindi a tutti in successione si offrano oblazioni, 11 verso meridione a Yama, verso ovest a Varuṇa, verso nord a Soma, e in mezzo alla casa ad un brahmano, 12 e verso nord-est a Dhanvantari, e verso est a Śakra o mādhava, è di Manu dicono l'offerta fatta sulla porta di casa, e per le divinità marut, si porti l'offerta dentro la casa, 13 e per i viśvedeva l'offerta deve essere portata all'aria aperta, e per gli esseri notturni l'offerta si offra di notte, 14 così avendo rettamente compiuto le offerte, si dia la questua ai ri-nati, e non trovando un brahmano, nel fuoco si getti la prima offerta separandola, 15 quando un uomo voglia offrire lo śrāddha agli avi, allora tutto questo compia dopo aver compiuto il rito dello śrāddha, 16 dopo aver reso soddisfatti gli avi, faccia le offerte secondo le regole, quindi compia il rito per i viśvedeva e poi la benedizione religiosa, 17 quindi col resto del cibo faccia mangiare gli ospiti, compiuta prima la venerazione o grande re, allora soddisfi gli uomini, 18 chi vi risiede occasionalmente per quel tempo è detto un ospite, (...) 19 al maestro, al padre, all'amico e all'ospite meritevole, sempre egli dichiari: 'quello che c'è nella mia casa è tuo.' 20 e quanto essi dicono egli compia, così il dharma è stabilito, l'uomo che è capo-famiglia o Kṛṣṇa, sempre mangi quanto rimane, 21 e il celebrante del re, uno snātaka, il guru, e il suocero, onori con miele e latte, mentre risiedono per un anno intero, 22 a cani, a fuori casta, ad uccelli sempre si getti a terra il pasto serale, questo è stabilito col nome di rito per i veśvedeva, 23 queste sono le regole del capo-famiglia che deve compiere il virtuoso, ottenendone quaggiù la prosperità, e nell'aldilà è onorato in cielo.'” 24 Bhīṣma disse: “ udite così le parole della Terra, il potente Vāsudeva, così agiva sempre, e pure tu così comportati, 25 e così pensando tu al dharma del capo-famiglia o signore di uomini, ottenuta gloria nel mondo quaggiù, nell'aldilà raggiungerai il paradiso.” CI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ di quale genere è chiamato il dono della luce o toro dei bhārata? e come ne è cominciato il merito? questo dimmi.” 2 Bhīṣma disse: “ qui raccontano una storia antica, del discorso tra Manu signore delle creature e Suvarṇa o bhārata, 3 vi era un certo asceta chiamato di nome Suvarṇa, essendo del colore dell'oro, Suvarṇa dunque era chiamato, 4 dotato di qualità, condotta e buona stirpe e supremamente intento ai suoi studi, e per le sue qualità superava molti nati nella sua stirpe, 5 un giorno quel savio scorgeva Manu e lo avvicinava, e i due si chiedevano vicendevolmente della salute, 6 quindi i due simili a due siddha sul meru, montagna d'oro, sul fianco di quella bella montagna, si sedevano insieme, 7 là i due si raccontavano storie di svariati generi, di antichi ṛṣi brahmani, di dèi e daitya grandi anime, 8 Suvarṇa però diceva queste parole al potente Manu Svāyambhuva: ' tu devi rispondere alla mia questione sul bene di tutti gli esseri, 9 che le divinità siano venerate con dei fiori o signore delle creature, perché ciò? come è sorto ciò? e dimmi con quale frutto.' 10 Manu disse: ' qui raccontano una storia antica, sulla conversazione nell'incontro di Śukra e di Bali, 11 quando Bali il figlio di Virocana, governava il trimundio, Śukra continuatore della stirpe di Bhṛgu gli andava vicino, 12 il signore degli asura, onorando a cominciare con l'arghya, il bhṛguide, si sedeva in un seggio poi, secondo le regole quel re dalle molte dakṣiṇa, 13 e tra loro vi era una conversazione, come quella da te fatta, sul frutto dell'offerta di fiori, incenso e lampade, 14 quindi il re dei daiyta, poneva una suprema domanda al grande saggio: ' qual'e il merito di fiori, incenso e lampade o sapientissimo del brahman, quando si offrono, o migliore dei ri-nati? tu me lo devi dire.' 15 Śukra disse: ' il tapas per primo è sorto, e da questo il dharma eterno, e in quel frangente anche erbe e piante, 16 l'anima di Soma sorgeva in molti modi sulla faccia della terra, come amṛta e come veleno, e quante altre per nascita simili, 17 l'amṛta è la gioia dell'animo, e immediatamente dà felicità, il veleno causa fiero dolore all'animo interamente col suo effluvio, 18 l'amṛta è auspicabile sappi, e il veleno è molto inauspicabile, le erbe medicinali sono l'amṛta, e il forte veleno è nato dal fuoco, 19 i fiori danno sollievo al'animo, e da questo si ha il benessere, perciò sono chiamati 'benevoli' dagli uomini dalle ottime azioni, 20 l'uomo puro che offra dei fiori alle divinità, giacché sono detti 'benevoli', le divinità ne sono soddisfatte, 21 prendendo ciascuno di questi fiori siano dati al dio o potente, per buon auspicio, e da ciò egli diviene lieto o signore dei daitya, 22 delle principali piante si deve conoscere come ciascuna sia dotata di energia, le piante medicinali sono molto efficaci, e sono di vario aspetto, 23 quali siano le piante che si possono offrire in sacrificio e quelle no, ascolta da me, le ghirlande degli asura, sono adatte anche per le divinità, 24 quelle che sono care a rākṣasa, dèi, e yakṣa, e desiderate da uomini e antenati, sono queste in successione, 25 quelle selvatiche e quelle domestiche, nate coltivate, e quelle montane, quelle prive di spine e quelle che ne hanno, quelle dotate di bellezza e profumo, 26 il profumo dei fiori si conosce di due tipi, desiderabile e non, i fiori con profumi desiderabili siano offerti agli dèi, 27 i fiori colorati degli alberi senza spine sono per lo più bianchi, i fiori di questi sono sempre graditi agli dèi o potente, 28 le ghirlande di fiori acquatici a cominciare dai loti, il sapiente le offra a gandharva, nāga e yakṣa, 29 le piante con fiori rossi, aspre, e dotate di spine, siano date agli atharva per esorcizzare i nemici, 30 quelli di fiera energia, colle spine difficili da cogliere, per lo più di colore rosso, o scuro si devono offrire agli spiriti, 31 quelli che sono dolci nell'essenza portando gioia a mente e cuore, di belle forme, dagli uomini sono conosciuti come sumanasa o illustre, 32 né quelli che sorgono nei cimiteri, né quelli che crescono nei templi, si devono usare nei matrimoni, negli incontri segreti e nei riti di prosperità, 33 le piante che crescono sui monti si devono offrire agli dèi, queste piante si devono consacrare bagnandole, secondo tradizione e i modi, 34 col loro profumo gli dèi si soddisfano, yakṣa e rākṣasa colla loro vista, i nāga col loro contatto, e gli uomini con tutte e tre le cose, 35 immediatamente si propiziano gli dèi e li fa essere amabili, e ogni aspettativa dei mortali è compiuta con i desideri del proprio cuore, 36 gli dèi che sempre sono propizi, e onorati rendono onori, diprezzati e negletti, inceneriscono questi vili uomini. 37 da qui in avanti parlerò del frutto nel modi di offrire incenso, gli incensi sono di vario genere buoni e non buoni, ascoltami, 38 di tre tipi sono: resine essudate, estratti arborei e artificiali, e di come il loro profumo sia desiderabile o cattivo, ascolta interamente da me, 39 gli essudati, esclusi quelli del sallakī sono cari agli dèi, e la resina guggulu è la migliore di tutti questi, così è deciso, 40 l'aloe è il migliore delle piante da essenza, per yakṣa, rākṣasa e serpenti, quello della sallakī e di altre di quel genere, sono bramate dai daitya, 41 quindi coi profumi a cominciare dal sarjarasa, e dei legni della terra, fatti con infusi ed estratti si forniscono gli uomini, 42 e subito si rendono cari dèi, danava e spiriti, si dice, e degli altri si sa che sono usati dagli uomini per puro piacere, 43 e quelli che sono riferiti essere i meriti dell'offerta di fiori, anche negli incensi sono riconosciuti, questi infatti alimentano il piacere, 44 parlerò del supremo frutto connesso all'offerta di lampade, come, da chi, e quando si deve offrire e come appaia, 45 la luce è splendore, e brillantezza, e si estende in alto, perciò il dono delle cose splendide, aumenta lo splendore degli uomini, 46 oscurità, tenebra, e notti scure, si hanno nel corso meridionale del sole, da questo è elogiabile il dono della luce in quello settentrionale, 47 e fintanto che è nel corso settentrionale, è un rimedio per la tenebra, perciò si compiano doni nel corso settentrionale, così è stabilito, 48 gli dèi fintanto che sono pieni di luce, splendenti e brillanti, proteggono dalle tenebre, perciò si offrino lampade, 49 donando luci, l'uomo diviene pieno di splendore e di buona vista, e dopo averle date non le danneggi, non le rubi, né le spenga, 50 chi ruba le luci, diviene cieco, privo di splendore e si muove nelle tenebre, chi dona luci, splende nel mondo celeste inghirlandato di luce, 51 la prima regola è data dal burro acceso, la seconda dai succhi di piante, non deve fare luce con olio, grasso, ossa, e resine, chi vuole la prosperità, 52 nei sentieri montani, nei luoghi impervi, nei santuari, nei crocicchi, uno che voglia la propria prosperità, offra sempre delle luci, 53 chi ha anima pura, chi è luce della stirpe, raggiunge la celebrità, e lo stesso mondo delle stelle, l'uomo che offra sempre delle luci, 54 parlerò ora degli aspetti dei frutti che si danno nelle oblazioni generali, fatte a dèi, yakṣa, uraga, uomini, spiriti e rākṣasa, 55 quelli per cui né savi, né dèi, ospiti o bambini hanno precedenza nel cibo, sappi che sono dei rākṣasa privi di riti, e cerimonie, 56 perciò la prima parte onorifica si offra agli dèi, inchinandosi con la testa pure con cura si offra l'oblazione dovuta, 57 gli dèi sempre l'accettano, e sempre sono benedetti in casa, e gli altri ospiti che vengono da fuori, e pure yakṣa rākṣasa e serpenti, 58 di queste offerte vivono le divinità e gli avi, e questi propiziati li soddisferanno con gloria ricchezze e lunga vita, 59 oblazioni assieme con fiori si devono offrire agli dèi, unite con globi di cagliata, sante, profumatissime, e belle a vedersi, 60 e si devono fare offerte di abbondanti carni rosse a yakṣa e rakṣas, accompagnandole con vini, e adornate da granaglie fritte e condite, 61 ai nāga si devono sempre offrire loti mescolati a germogli, e sesamo ben cotto con zucchero si deve offrire agli spiriti, 62 chi dona le primizie sia dotato di forza e bellezza e si nutra per primo, perciò si offra la prima parte onorifica agli dèi, 63 splende giorno per giorno la casa di chi ha gli dèi in casa, che deve venerare, chi vuole properità, offrendo il meglio che è cresciuto.' 64 così il bhṛguide figlio di Kavi, diceva al re degli asura, Manu lo riferiva a Suvarṇa e Suvarṇa a Nārada, 65 e Nārada le rivelava a me, queste caratteristiche o splendidissimo, e tu avendo questo saputo, compilo interamente o figliolo.” CII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ ho udito o migliore dei bhārata, delle offerte di fiori e di incensi, e del frutto dell'offrire oblazioni ancora tu mi devi dire, 2 e il frutto dell'offerta dell'incenso, e quello del donare luci, e per quale motivo le oblazioni sono gettate da chi compie i riti domestici?” 3 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano l'antica parabola, della conversazione di Agastya e Bhṛgu riguardo Nahuṣa, 4 Nahuṣa o grande re, era un ṛṣi regale dal grandissimo tapas, che ottenne la sovranità sugli dèi, con grandissime imprese quaggiù, 5 e pure giunto là o re, Nahuṣa e risiedendo nel terzo cielo, compiva varie azioni sia divine che umane 6 e là tutti i riti di quella grande anima erano umani, e compiuti nel terzo cielo o re, erano eterni e divini, 7 i riti di Agni, i combustibili, l'erba kuśa e i fiori, le oblazioni di cibo e riso fritto, l'incenso e le luci erano là compiuti, 8 tutto nella casa del re grand'anima era preparato, ed egli pure compiva nel terzo cielo i riti di preghiera e di meditazione, 9 e da signore dei celesti venerava secondo le regole le divinità, tutte secondo le scritture nel giusto ordine o uccisore di nemici, 10 ma per aver avuto la posizione di Indra, fu pervaso dall'egocentrismo, e tutti quei suoi riti egli abbandonava o signore della terra, 11 pieno di arroganza per il dono avuto, si faceva trasportare dai ṛṣi, e abbandonati i riti, egli cadeva in grande debolezza, 12 facendosi trasportare per lungo tempo dai grandi muni ricchi in tapas, soverchiato dal proprio egoismo, tormentava quei grandissimi, 13 quindi contro le regole, faceva dei ṛṣi il suo veicolo, e questa offesa toccava pure ad Agastya o bhārata, 14 quindi giunse Bhṛgu splendidissimo, il migliore dei sapienti del brahman, e raggiunto Agastya che stava nel suo āśrama, questo gli diceva: 15 ' per quale motivo noi sopportiamo una tale offesa, dal malvagio Nahuṣa, signore degli dèi o grande muni?' 16 Agastya disse: ' come posso io maledire costui o grande muni? tu sai che questa grazia gli fu data dal dio benefattore, 17 che qualsiasi persona giunga nella sua vista sia in suo potere. e per questo col dono che gli fu concesso dal dio andava in cielo, 18 così né io né tu o signore possiamo bruciarlo, non vi è qui dubbio, e pure nessun altro grande ṛṣi può maledirlo e abbatterlo, 19 e pure l'amṛta gli fu data da bere a quel tempo o illustre, per il quale motivo noi non possiamo dar contro quel grand'anima, 20 il dio gli ha dato questa grazia per far tribolare le creature, quella vergogna degli uomini compie azioni ingiuste verso i ri-nati, 21 qui cosa sia opportuno fare, dillo a noi o migliore dei parlanti, e quanto tu possa dire, noi lo compiremo.' 22 Bhṛgu disse: ' io sono qui giunto per ordine del Grande-avo, per rimediare al forte Nahuṣa preso dall'orgoglio, 23 oggi il re degli dèi con grande stupidaggine ti aggiogherà al suo carro, e oggi io con violenza toglierò dal trono quell'arrogante 24 oggi rimetterò sul trono il Cento-riti sotto i tuoi occhi, rimuovendo quello sciocco malfattore dal trono di Indra, 25 oggi quel vile re degli dèi, sarà gettato ai tuoi piedi, distruggendosi da sé quel senza cervello, colla mente rapita dal fato, 26 io non sopporto più di vedere così violentemente trasgredito il dharma, io con ira maledirò quel malvagio nemico dei ri-nati:' diventa un serpente.' 27 allora quel malvagissimo, colpito dalla violenza del suono di vergogna, io abbatterò a terra davanti a te o grande muni, 28 contro Nahuṣa che male agisce confuso dalla forza della sovranità, come ti ho detto io agirò, così o grande muni.' 29 così apostrofato da Bhṛgu, l'imperituro figlio di Mitra e Varuṇa, Agastya supremamente lieto divenne e privo di ogni ansia.” CIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ come fu egli sconfitto, e come fu abbattuto a terra? e come perse la sovranità? questo mi devi dire.” 2 Bhīṣma disse: “ così parlando quei due, e tutti i riti quel grand'anima, sia quelli divini, che quelli umani si svolgevano, 3 e anche le donazioni di luci, e tutti gli altri benefici, e le offerte generali, e quanto altro di vario genere occorresse, tutte queste cose erano compiute dal re degli dèi grand'anima, 4 nel mondo divino e in quello umano, i saggi ricordavano i buoni riti, e se questi si facevano o re dei re, prosperavano quelli che celebravano in casa, con offerte di incenso con luci, e con altri omaggi, 5 e giacché la primizia del sacro cibo era dato ai ri-nati, e le oblazioni erano prescritte nelle case, allora gli dèi erano soddisfatti, 6 e poiché vi era gioia nel capofamiglia compiendo ogni offerta, allora moltiplicata per cento nasceva la gioia degli dèi, 7 così i virtuosi stimavano le offerte di incenso, e quelle delle luci unite a inchini, veicolo della propria prosperità, 8 a cominciare dalle abluzioni, i riti che compivano i virtuosi, accompagnati da inchini rallegravano gli dèi, e accettando le divinità così rettamente venerati, tutte erano favorevoli, 9 così dunque saldo nell'intelligenza stava Nahuṣa sovrano di uomini, e ottenuta la sovranità dei celesti, agiva ancora in questo modo meraviglioso, 10 ma passato qualche tempo in cui stava sotto la buona fortuna, tutto questo disprezzando non agiva più in tale modo, 11 quindi trascurato divenne il re degli dèi, nel compiere le oblazioni, e i riti dell'acqua, dell'incenso e delle luci, non compiva più secondo le regole, i suoi sacrifici caduti preda dei rakṣas venivano impediti, 12 e qui egli aggiogava al suo carro Agastya il migliore dei ṛṣi, quel fortissimo quasi ridendo velocemente sulla riva della Sarasvatī, 13 allora lo splendidissimo Bhṛgu, diceva al figlio di Mitra e di Varuṇa: ' chiudi gli occhi, finché io non entro nel tuo crocchio, 14 diventato un pezzo di legno allora entrava nel suo crocchio l'incrollabile Bhṛgu dalla suprema energia, per abbattere il sovrano, 15 quindi il re degli dèi, raggiunse il ṛṣi per farsi trasportare, allora Agastya queste parole diceva al signore dei celesti o signore di popoli: 16 ' aggiogami rapidamente, che io ti porterò in qualsiasi posto, laddove tu mi dirai, io ti ci condurrò o signore dei celesti.' 17 così da lui apostrofato Nahuṣa, aggiogava quel muni, e Bhṛgu dentro la sua crocchia divenne grandemente lieto, 18 Bhṛgu agiva in mondo da non cadere sotto la sua vista, conoscendo la natura del dono avuto da Nahuṣa grand'anima, 19 né si adirava Agastya pur aggiogato da Nahuṣa, e il re lo incitava colla sua frusta o bhārata, 20 e non si adirava ancora quell'anima pia, allora il re degli dèi col piede sinistro colpiva adirato la testa di Agastya, 21 avendolo colpito sulla testa, Bhṛgu dentro la sua crocchia, con forza malediva adirato Nahuṣa dall'animo malvagio. 22 Bhṛgu disse: ' giacché con ira hai colpito col piede la testa del grande muni, allora rapidamente cadi a terra diventato un serpente o sciocco.' 23 così dunque maledetto da lui, divenuto una serpe cadeva al suolo, senza poter vedere Bhṛgu, o toro dei bhārata, 24 se infatti Nahauṣa avesse visto Bhṛgu o sovrano della terra, non avrebbe potuto essere abbattuto dal suo vigore, 25 a causa di ciascuna delle sue offerte, del tapas e delle rinunce, pur caduto al suolo o grande re, egli continuava a ricordare, e cercava di propiziarsi Bhṛgu:' poni fine alla mia maledizione.' 26 allora Agastya pieno di pietà pregava allora Bhṛgu, di por fine alla maledizione o grande re, e lui pieno di pietà lo concesse. 27 Bhṛgu disse: ' un re Yudhiṣṭhira di nome discendente dei kuru apparirà, e costui ti libererà dalla maledizione.' e ciò detto scompariva. 28 e pure Agastya dal grande splendore compiuto un rito per il Cento-riti, ritornava al suo āśrama, venerato dai brahmani, 29 ma Nahuṣa da te o re, fu liberato da questa maledizione, e saliva alla dimora di Brahmā, davanti ai tuoi occhi o signore di genti, 30 allora Bhṛgu avendo abbattuto a terra Nahuṣa, saliva alla dimora di Brahmā, e ne informava Brahmā, 31 quindi il Grande-avo convocati gli dèi e Śakra, diceva: per mia grazia o celesti, Nahuṣa aveva ottenuto il regno, ma scalzato da Agastya infuriato, fu abbattuto a terra, 32 i celesti non possono mai vivere senza un re, perciò di nuovo Śakra sia consacrato sul trono degli dèi.' 33 gli dèi al Grande-avo che così aveva parlato o pṛthāde: ' così sia.' rispondevano contenti al Grande-avo, 34 il Vāsava consacrato sul trono degli dèi dal Beato Brahmā o tigre fra i re, come prima risplendeva, 35 così questa è l'antica storia della trasgressione di Nahuṣa, ma fu di nuovo ristorato Nahuṣa per le sue azioni, 36 perciò devono donare luci, alla sera i pii capifamiglia, un divina vista ottiene nell'aldilà chi fa dono di luci, simili alla luna piena diventano i donatori di luci, 37 e per tanti battitti d'occhi, altrentanti anni splende, e diviene bellissimo e ricco, l'uomo che dona luci.” CIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ i folli che rubano i beni dei brahmani o toro dei bhārata, gli sciocchi uomini che agiscono nell'inganno, dove vanno?” 2 Bhīṣma disse: anche qui raccontano un'antica storia, della conversazione di un caṇḍāla e di uno kṣatriya solo di nome o bhārata. 3 il principe disse: ' hai aspetto da vecchio o caṇḍāla e agisci ancora come un fanciullo, coperto dalla polvere di cani e muli, perché hai paura delle vacche? 4 questo agire proibito ai virtuosi è stabilito per i caṇḍāla? perché ti liberi dalla polvere di vacche, bagnandoti in un vaso d'acqua? 5 il caṇḍāla disse: ' essendo un tempo rubate delle vacche di un brahmano o re, cadeva del soma, e i ri-nati che bevvero quel soma, 6 e pure il re che era il sacrificante rapidamente cadevano all'inferno, essendo vissuto con tutti i celebranti di beni brahmanici, 7 e pure gli uomini che là bevvero il latte, il burro e la cagliata, tutti quei brahmani assieme ai principi, caddero nell'inferno, 8 ed esse agitandosi colpirono col latte figli e nipoti, sebbene i due coniugi guardassero agli animali con virtuosa condotta, 9 io là o re, abitavo da brahmacārin dai sensi vinti, e il liquido caduto da loro fu la mia questua o signore di uomini, 10 quindi io consumandolo, morto sono diventato un caṇḍāla o re, e il sovrano che rubò i beni brahmanici, andò incontro ad una triste fine. 11 perciò non si deve in alcun modo mai rubare i beni dei savi, la caduta del fluido dei beni brahmanici avendo mangiato, guarda come sono io, 12 perciò pure il soma non deve vendere l'uomo saggio, la vendita del soma quaggiù è censurata dai saggi, 13 le genti che lo comprano o re, e quelli che lo vendono, raggiunto il figlio di Vivasvat, procedono tutti all'inferno, 14 chi venda intenzionalmente il soma imbrattato di polvere, sia pure istruito, divenuto un usuraio, per lungo tempo va in perdizione, per trenta volte ottenuto l'inferno, vive di escrementi di cane, 15 se si mette sulla bilancia l'agire di un cane, e l'orgoglio di chi vìola le mogli degli amici, il comportamento arrogante pesa di più, 16 guarda questo malvagio cane, pallido, giallastro e magro, questa è la meta demoniaca avuta dall'orgoglioso, 17 io sono nato in una grande stirpe, piena di ricchezze, in un'altra vita o illustre, dotato di sapienza e conoscenza, 18 io ero consapevole di queste colpe da me fatte allora per follia, presa della carne della schiena di viventi io la divorai, 19 io per questo vitto, e per questo pasto, sono caduto in questo stato, guarda il mutar del tempo, 20 come col bordo della veste acccesa, e come tormentato dalle vespe, guarda come mi impegno a correre, coperto di polvere, 21 i celebranti domestici, coi loro studi superano il grande male, e anche con doni di vario genere, come dicono i saggi, 22 così un savio di mala condotta, che vive in un āśrama o signore della terra, libero da ogni attaccamento si riscatta dai suoi desideri, 23 io son nato da un cattivo grembo, o toro tra gli kṣatriya, non compio nessun studio, come posso liberarmi? 24 io ho ricordo della mia nascita per qualche azione compiuta prima, io che voglio raggiungere la liberazione o sovrano, con quale buona azione, 25 sciogli tu per tuo favore questo dubbio che ti chiedo, come posso io liberarmi dallo stato di caṇḍāla o supremo?' 26 il principe disse: ' o caṇḍala sappi dunque il mezzo con cui otterrai la liberazione, lasciando la vita in favore di un brahmano, otterrai la meta che desideri, 27 offrendo il tuo corpo nel fuoco della battaglia alla pira per beneficare i ri-nati, lasciata la vita sarai libero, in nessun altro modo avrai la liberazione.'” 28 Bhīṣma disse: “così apostrofato allora o re, per la protezione dei beni dei brahmani o potente, lasciata la vita in battaglia, ottenne la meta desiderata, 29 perciò tu o figliolo, proteggi i beni dei brahamani o toro dei bhārata, se desideri o grandi-braccia la suprema ed eterna meta.” CV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ un unico mondo hanno i virtuosi, così tutti dicono o nonno, ma se qui vi è qualche differenza parlami di ciò o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ per il loro agire o pṛthāde gli uomini vanno in molteplici mondi, chi agisce santamente va in quelli puri, e le genti di mala condotta nei cattivi, 3 anche qui raccontano un'antica parabola, della conversazione del muni Gautama col Vāsava, 4 il brahamano Gautama, gentile, controllato e coi sensi vinti, scorgeva un cucciolo di elefante triste e senza madre, 5 vedutolo, compassionevole e saldo nei voti lo nutriva, questo dunque dopo molto tempo divenne grande e di grande forza, 6 Śakra sotto l'aspetto di Dhṛtarāṣṭra afferrava quell'elefante, quel grande elefante infuriato e completamente in calore, 7 vedendolo portare via, Gautama dai saldi voti, quel grande asceta diceva al re Dhṛtarāṣṭra: 8 ' non prendere l'elefante che come un figlio ho nutrito con dolore o ingrato Dhṛtarāṣṭra, l'amicizia tra i buoni si ha con sette parole, che il tradire un amico non ti tocchi o re, 9 questo che mi porta acqua e legna, che protegge l'āśrama quando è vuoto, che è fedele al maestro, e intento a compierne le faccende, 10 è addestrato, disciplinato, modesto, e sempre mi è caro, non devi prendermi questo elefante o re, mentre ti imploro.' 11 Dhṛtarāṣṭra disse: ' ti darò mille vacche, cento schiave, cinquecento pezzi d'oro, o anche altre varie ricchezze o grande ṛṣi, che se ne fa un brahmano di un elefante?' 12 Gautama disse: ' tienti le tue vacche o re, le schiave coi pezzi d'oro e varie gemme, e ogni altra varia ricchezza o re dei re, che se ne fa della ricchezza un brahmano?' 13 Dhṛtarāṣṭra disse: ' per i brahmani non vi è uso degli elefanti, i branchi di elefanti sono dei principi, prendendolo per trasportarmi non sono nell'adharma, desisti dal grande elefante o gautama.' 14 Gautama disse: ' laddove gioisce nell'aldilà chi ha puro agire, là si tormenta chi male agisce, nella dimora del figlio di Vivasvat grand'anima, là io ti darò l'elefante.' 15 Dhṛtarāṣṭra disse: ' chi non compie riti, gli atei senza fede, i malfattori, intenti ai propri sensi, ottengono i tormenti di Yama, Dhṛtarāṣṭra andrà di sopra non là.' 16 Gautama disse: 'la città del figlio di Vivasvat si dice è dove la gente non ha menzogne, dove c'è la verità, dove i deboli superano il forte, là io ti darò l'elefante.' 17 Dhṛtarāṣṭra disse: 'come gli arroganti trattano la sorella maggiore, padre e madre e il guru, così di questa gente è quel mondo o grande ṛṣi, Dhṛtarāṣṭra andrà sopra non là.' 18 Gautama disse: ' la mandākinī del re figlio di Viśravaṇa, è luogo felice accssibile alla gente virtuosa, è frequentata da apsaras, gandharva e yakṣa, là io ti darò l'elefante.' 19 Dhṛtarāṣṭra disse: ' le persone dai fermi voti, che sono votate agli ospiti, danno rifugio ai brahmani, mangiando i resti, dopo che hanno mangiato i dipendenti, adornano la mandākinī.' 20 Gautama disse: ' sulla cima del monte meru splende una ridente selva, piena di fiori e dei canti dei kiṃnara, dove vi sono bellissimi e ampi jambu, là io ti darò l'elefante.' 21 Dhṛtarāṣṭra disse: ' i brahmani gentili, di sincera condotta, di molta istruzione, amabili con tutti gli esseri, che studiano le storie antiche, che con dolci cibi sacrificano coi brahmani, 22 di gente così è questo mondo o grande ṛṣi, Dhṛtarāṣṭra andrà sopra non là, dello stato che tu sai mi è stabilito parlami, e io rapido vi andrò.' 23 Gautama disse: ' vi è il giardino di Nārada, bosco caro e ben fiorito, frequentato dal re kiṃnara, sede di gandharva e di apsaras, là io ti daro l'elefante.' 24 Dhṛtarāṣṭra disse: 'le genti esperte di canti e danze, quelli che vivono senza chiedere, di tali genti è questo mondo o grande ṛṣi, Dhṛtarāṣṭra andrà più in alto, non lì.' 25 Gautama disse: ' dove i kuru settentrionali gioiosi splendono, rallegrandosi cogli dèi o sovrano di uomini, dove i savi nati dal fuoco, quelli non nati in grembi, e quelli nati dai monti vivono, 26 dove Śakra fa piovere ogni desiderio, dove le donne agiscono come credono, e dove non vi è gelosia tra donna e uomo, là io ti darò l'elefante.' 27 Dhṛtarāṣṭra disse: 'chi ha superato il desiderio per tutte le cose, i vegetariani, che vivono senza punire, che non colpiscono mobili e immobili, che sono divenuti l'anima di tutti e di tutto, 28 privi di desideri, di possesso, e di passioni, uguali nell'avere e non, e nell'elogio e biasimo, di tale genti è questo mondo o grande ṛṣi, Dhṛtarāṣṭra andrà più in alto, non lì.' 29 Gautama disse: ' quindi sopra splendono i mondi eterni, di purissimi profumi, puri, senza sofferenze, nella dimora del re Soma grand'anima, là io ti darò l'elefante.' 30 Dhṛtarāṣṭra disse: ' gli intenti a donare, che non ne accettano, che non vogliono le ricchezze altrui, che ogni cosa che hanno lo abbia un meritevole, le genti generose e ospitali con tutti, 31 quelli che perdonano, e non riprendono gli altri, divenuti amici sempre di pura condotta, di tale genti è questo mondo o grande ṛṣi, Dhṛtarāṣṭra andrà più in alto, non lì.' 32 Gautama disse: 'quindi sopra splendono i mondi eterni, privi di passioni, di tenebre, e di sofferenze, quelli grandi e virtuosi del sole, là io ti darò l'elefante.' 33 Dhṛtarāṣṭra disse: ' gli intenti negli studi, con gioia obbedienti al guru, gli asceti di saldi voti e sincerità, che non parlano al contrario dei maestri, sempre desti nelle cose del guru pur senza ordini, 34 di tale genti è questo mondo o grande ṛṣi, Dhṛtarāṣṭra andrà più in alto, non lì, è delle grandi anime sapienti dei veda saldi nel vero, Dhṛtarāṣṭra andrà più in alto, non lì.' 35 Gautama disse: 'quindi altri mondi eterni splendono, di purissimo profumo, privi di passioni e sofferenze, nel regno del re Varuṇa grand'anima, là io ti darò l'elefante.' 36 Dhṛtarāṣṭra disse: ' le genti che sacrificano coi cāturmāsya, e compiono mille cerimonie, i savi che celebrano l'agnihotra pieni di fede, per tre anni secondo le regole, 37 di queste grandi anime che si sostengono nella via del dharma, stabiliti in casa come d'uso, di queste anime pie che mantengono è questa meta, Dhṛtarāṣṭra andrà più in alto, non lì.' 38 Gautama disse: 'i mondi privi di passioni e di sofferenze di Indra, desiderati e ardui da aversi per gli uomini, io nella dimora del dio dai molti splendori o re, ti darò questo elefante.' 39 Dhṛtarāṣṭra disse: ' l'uomo prode che vive cent'anni, lo studioso dei veda, l'attento nei sacrifici, tutti questi vanno nel mondo di Śakra, Dhṛtarāṣṭra andrà più in alto, non lì.' 40 Gautama disse: ' vi sono i grandi mondi di Prajāpati, sulla volta del firmamento, molti e privi di dolori, desiderati dagli esseri di tutti i mondi, là io ti darò l'elefante.' 41 Dhṛtarāṣṭra disse: ' i re che sono consacrati nel rājasūya, di anima pia, che proteggono le creature, e quelli che si sono tutti purificati nell'aśvamedha, per loro sono questi mondi non per Dhṛtarāṣṭra.' 42 Gautama disse: 'quindi sopra vi splendono i mondi eterni, di purissimo profumo, privi di passioni e dolori, in questo mondo delle vacche arduo e inviolabile per te, ti darò l'elefante.' 43 Dhṛtarāṣṭra disse: ' chi ha mille vacche a centinaia ne dia anno per anno, e chi ha cento vacche dieci ne dia, quanto può, e chi ne ha dieci ne dia una e il generoso che ne ha cinque pure ne dia una, 44 i savi che vivono come casti studiosi, custodendo la parola del brahman, i saggi, intenti al pellegrinaggio ai tīrtha, là gioiscono nel santuario delle vacche, 45 a prabhāsa, al santo mānasa, al grande lago, ai tre puṣkara, al santo tīrtha naimiṣa, al bāhudā al karatoyinī, 46 al gayā e al gayaśiras, al vipāśā, allo sthūlavālukā, al tūṣṇīṃgaṅgā, al daśagaṅgā, e pure al mahāhrada, 47 al gautamī, al ksuśikī, al pākā, alla sarasvatī e al dṛṣadvatī, e alla yamunā, quelle grandi anime dai saldi voti che vi vanno, 48 là costoro dall'apparenza divina, con divine ghirlande, benevolenti vi si recano, pieni di puro profumo, Dhṛtarāṣṭra non va là.' 49 Gautama disse: ' là dove non c'è timore del freddo e neppure del caldo, dove non c'è né fame né sete, né fatica né dolore, e neppure gioia, 50 né odio, né amore, e nessun parente né nemico, e neppure vecchiaia e morte, né santità, né peccato, 51 nella santa dimora del Nato-da-sé, prospera, priva di passioni, fondata sulla saggezza e lo splendore, io ti darò l'elefante.' 52 Dhṛtarāṣṭra disse: ' i liberati da ogni attaccamento, dall'anima compiuta, saldi nei voti, intenti nello yoga dell'anima suprema, che hanno avuto la meta del paradiso, 53 questi pieni di sattva, ottengono la santa dimora di Brahmā, là non potrai vedere Dhṛtarāṣṭra o grande muni.' 54 Gautama disse: ' là dove si canta forte il rathantara, dove la vedī è cosparsa di loti. dove viaggia su fulvi cavalli il bevitore del soma, là io ti darò l'elefante, 55 io ti riconosco come il Cento-riti uccisore di Vṛtra, che attraversa i mondi in ogni parte, spero che con le parole non ti abbia recato offesa, per scarsità di mente.' 56 Śakra disse: ' giacché questo è il modo delle creature mondane, io ho seguito i passi dell'elefante, allora comanda a me inchinato a te, quanto mi dici io tutto compirò.' 57 Gautama disse: ' questo bianco elefante che come un figlio ho nutrito, egli è un cucciolo di dieci anni, che abitando con me nella foresta è divenuto un compagno, dammi l'elefante o re degli dèi.' 58 Śakra disse: ' questo elefante è un tuo figliolo che ti bacia appena ti vede, egli ti afferra i piedi col naso, pensa il meglio per me, io mi inchino a te.' 59 Gautama disse: ' sempre grato a te o re dei celesti, io penserò, e sempre ti offriro la mia venerazione, e pure a me o Śakra che tu sia benefico, e da te donato io accetto l'elefante.' 60 Śakra disse: 'di quei saggi, grandi anime piene di sattva, che hanno i veda fissi in cuore, di tutti questi tu solo grand'anima mi hai riconosciuto, perciò mi sei ora caro, 61 dunque vieni rapidamente o brahmano col tuo figliolo elefante, ottieni dunque i sublimi mondi immediatamente o più tardi.'” 62 Bhīṣma disse: “ egli dunque messo avanti Gautama col suo figliolo elefante, il dio folgorante, saliva al cielo arduo da ottenersi anche per i virtuosi.” CVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ hai parlato di vari tipi di doni, di pace, sincerità, e non violenza, di contentarsi della moglie, e del frutto del donare, 2 cos'altro ha stabilito il Grande-avo con la forza del suo tapas, e quanto vi è di superiore al tapas questo ora mi devi dire.” 3 Bhīṣma disse: “quanto è il tapas tanti sono detti i mondi o Yudhiṣṭhira, ma per mia opinione o kuntīde, il tapas non è superiore all'astenersi dal cibo, 4 anche qui raccontano un'antica storia, della conversazione tra Bhagīratha e Brahmā grand'anima, 5 superando il mondo dei celesti, e il mondo della vacche o bhārata, Bhagīratha raggiungeva il mondo dei ṛṣi, così si dice, 6 e Brahmā avendo visto Bhagīratha o re, gli diceva queste parole: ' in che modo o Bhagīratha tu sei giunto in questo luogo arduo da raggiungere? 7 né dèi, né gandharva né uomini o Bhagīratha, lo raggiungono senza praticare il tapas, come dunque tu sei giunto qui?' 8 Bhagīratha disse: ' senza esitare io donai cibo ai brahmani, e sempre diedi doni a centinaia e a migliaia, sempre stando saldo nei sacri voti, sappi che io giungo qui non per il merito di ciò, 9 dieci ekarātra, e dieci pañcarātra, e undici ekādaśaka cerimonie, e cento jyotiṣṭoma io ho celebrato, non per questo merito, io sono qui giunto, 10 io ho abitato sempre sulle rive della Jāhnavī, per cento anni praticando il tapas, e diedi mille mule e un gineceo, ma non per questo sono qui giunto, 11 miriadi di schiave e venti miriadi di cavalli, nei puṣkara tīrtha ai ri-nati io offrii, e vacche a migliaia, 12 e sessantamila di ottime fanciulle con ghirlande, e vesti con lune d'oro, tutte adornate con gioielli di oro fino, ma nemmeno per questo, 13 e diedi dieci arbuda di vacche dandone a ciascuno dieci o Signore del mondo, con i vitelli uguali a loro forniti di latte, con secchi da mungere d'oro, ma non per questo, 14 e nelle offerte di soma ho stabilito di dare a ciascuno dieci giovenche da latte, d pelo rosso, ma non per questo, 15 e pure dieci milioni di vacche facili a mungere, io offrivo per dieci volte o Brahmā, ma non per questo sono qui giunto, 16 io diedi dieci miriadi di destrieri di razza bāhli, bianchi e inghirlandati d'oro, ma non per questo sono qui giunto, 17 e io diedi otto koṭi di pezzi d'oro o Brahmā, e dieci, in ogni sacrificio, ma non per questo merito io sono giunto, 18 e di cavalli gialli colle orecchie scure o Grande-avo, e ghirlande d'oro io ne diedi diciassette koṭi o Brahmā, 19 e elefanti con lunghe zanne, giganteschi, ornati di ghirlande d'oro, con le loro femmine, ne diedi diciassettemila, 20 e di carri adornati con divini ornamenti d'oro o Signore degli dèi, con tutte le loro parti d'oro, ne diedi dieci mila, e altre sette mila aggiogati a cavalli ugualmente adornati, 21 alcune porzioni di dakṣiṇa come sono stabiliti dai veda, in dieci vājapeya, io diedi, ma non per questo io sono qui, 22 e con successivi sacrifici io diedi come dakṣiṇa mille ornamenti d'oro splendidi come quelli di Śakra, 23 sconfitti tutti i sovrani ho celebrato con oblazioni in otto rājasūya, ma non per questo io sono giunto qui, 24 fintanto che il letto della Gaṅgā ne era coperto o Signore dell'universo, dalle mie dakṣiṇa distribuite, ma non per questo fatto io sono giunto, 25 due mila destrieri splendenti di cento pezzi d'oro, e il dono di cento villaggi io a ciascuno davo per tre volte, e da asceta controllando il cibo, saldo nella pace, in silenzio, 26 per lungo tempo sull'himavat, dove il peso della Gaṅgā è arduo da sostenere, sulla testa, il Mahādeva sulla sua testa sopportava, ma non per questo merito io sono giunto o Grande-avo, 27 versando dai vasi sacrificali, io celebrai gli dèi, e con miriadi di sadyaska, di tredici o di dodici giorni o dio, e di undici, ma non per merito di questi, 28 ottomila bufali e tori bianchi io diedi ai brahmani, e ciascuno di essi con un corno d'oro, e diedi le loro femmine ornate d'oro, 29 mucchi di gemme e di oro diedi e montagne di pietre preziose, e centomila villaggi prosperi di ogni bene, 30 instancabile diedi cento centinaia di vacche ai brahmani, celebrando svariati grandi sacrifici, ma non per questo, 31 per undici giorno sacrificai con dakṣiṇa, e due volte per dodici giorni l'aśvamedha, e con sedici ārkāyaṇa o Brahmā, ma non per merito di ciò sono qui giunto, 32 io diedi a ciascuno una selva ampia uno yojana, piena di alberi d'oro, e di manghi, adornati con gemme, ma non per merito di ciò sono qui giunto, 33 il formidabile voto del turāyaṇa, privo di collera, io compivo per trent'anni, cento vacche e altre ottocento, giorno per giorno io diedi ai brahmani, 34 tutte da latte e di manto rosso, e pure altrettanti tori o Signore dei mondi, io davo sempre ai brahmani o Signore dei celesti, ma non per questo merito sono giunto, 35 io celebrai trenta fuochi o Brahmā, perennemente, con otto sarvamedha, e con sette naramedha, 36 con dieci viśvajit, aggiunti ad altri mille e ottocento, ma non per merito di ciò o Signore degli dèi io sono qui giunto, 37 nella surayu, nella bāhudā, nella gaṅgā e nella selva naimiṣa, cento miriadi di vacche io diedi, ma non per questo, 38 da Indra mantenuto segreto, quanto il bhṛguide conobbe col suo tapas, illuminato dallo splendore di Uśanas, questo grande dono fu da lui completato, 39 quindi i brahmani erano soddisfatti quando io ho compiuto questa azione, e pure i mille ṛṣi che colà si erano radunati, e mi fu detto:' vai dunque tu al mondo di Brahmā.' così o potente, 40 così affettuosamente apostrofato dai brahmani o potente, io ho raggiunto questo mondo, non aver qui perplessità, 41 il desiderio espresso rettamente dal creatore, alla domanda ha avuto la mia risposta, non vi è altro tapas che il digiuno, io credo, io mi inchino e sii benevolo o migliore dio.'” 42 Bhīṣma disse: “ Brahmā al re Bhagīratha che così aveva parlato, e che meritava venerazione, offriva la sua venerazione con retta azione.” CVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ centenario e di cento virtù è detto l'uomo nei veda, perché muoiono gli uomini pur da fanciulli o nonno? 2 per cosa diventa di lunga vita oppure di corta vita l'uomo? per cosa ottiene fama, e per cosa ottiene prosperità? 3 se col tapas, col casto studio, con preghiere e oblazioni e pure con farmaci, o se così avviene per nascita? questo dimmi o nonno.” 4 Bhīṣma disse: “ qui io ti dirò quanto tu mi hai chiesto, per quale motivo l'uomo ha lunga vita o corta, 5 in che modo ottiene fama, e in quale ottiene prosperità, come agisce l'uomo così è fornito di felicità, 6 col proprio agire si ottiene lunga vita, col proprio agire si ottiene prosperità, col proprio agire l'uomo ottiene fama, quaggiù e nell'aldilà, 7 l'uomo che male agisce, non trova qui vita lunga, da costui gli esseri sono spaventati e vanno in perdizione, 8 perciò agisca qui con buona condotta chi voglia la propria prosperità, la buona condotta distrugge i segni sfavorevoli anche di un cattivo corpo, 9 la buona condotta è buon dharma, i virtuosi si mostrano per la condotta, come è la condotta dei buoni così appare la buona condotta, 10 pure l'uomo che non conosce le scritture, ma agisce nel dharma, compiendo le azioni rituali, è fatto caro dalle genti, 11 gli atei, privi di riti, che trasgrediscono gli śāstra e i guru, gli adepti dell'adharma che male agiscono incorrono nella morte, 12 i male agenti, che superano sempre i limiti, che hanno impuri coiti, divengono di vita corta, questi uomini e vanno all'inferno, 13 pure gli uomini privi di buoni segni, che si sollevano, ricchi di fede, e privi di invidia, vivono cento anni, 14 il privo d'ire, di parola sincera, che non usa violenza agli esseri, privo di invidia, onesto, vive cento anni, 15 l'uomo che zappa la terra, che taglia l'erba, che si mangia le unghie, con sempre i frammenti in bocca, accidioso, non trova qui una lunga vita, 16 ci si svegli alla prima ora, e si pensi al dharma e all'artha, alzatisi ci si lavi, e si attenda primamente a mani giunte ai riti del mattino, 17 e così si pratichi devotamente senza parlare agli altri riti serali, non si guardi mai il sole che sorge, che tramonta e nel suo cammino, 18 i ṛṣi colla lunga pratica di questi riti, ottengono una lunga vita, perciò si stia sempre prima in piedi in silenzio verso ovest, 19 i ri-nati che praticano prima i riti solari verso ovest, tutti questi siano usati da un re giusto nei lavori degli śūdra, 20 non si deve andare mai colle mogli altrui, di qualsiasi varṇa, non vi è cosa tale che dia corta vita al mondo, come quella di andar dietro alle donne di un altro uomo, 21 pettinare i capelli, le unzioni, pulirsi i denti, di prima mattina si devono fare, e le cerimonie alle divinità, 22 non si guardino orina e feci, né mai si calpestino, e non si faccia mai discorsi con una donna mestruata, 23 non si scarichino le feci in un campo e vicino al villaggio, e mai si gettino feci e urina nell'acqua, 24 sempre si mangi rivolti ad est, in silenzio senza disprezzare il cibo, si compia l'oblazione e fattala con la mente si tocchi il fuoco, 25 lunga vita ha chi mangia rivolto ad est, e fama chi lo fa rivolto a sud, ricchezza chi mangia rivolto ad ovest, e rettitudine rivolgendosi a nord, 26 non si pesti mai del grano, dei capelli, cenere o teschi, e si passi lontano dall'abitazione di un altro, 27 si compiano i riti propiziatori, e si facciano fare i versi sāvitri, si mangi da seduto, e mai camminando, 28 non si orini in piedi, né su cenere o sterco di vacca, (...) 29 coi piedi lavati si deve mangiare, e non ci si corichi coi piedi bagnati, chi mangia coi piedi lavati vive cent'anni, 30 non si tocchi in alcun modo questi tre splendori da impuro: fuoco, vacca e brahmano, ne potrebbe soffrire la vita di costui, 31 questi tre splendori non si guardino mai da impuro: il sole, la luna e tutte le costellazioni, 32 la vita di un giovane aumenta quando viene un anziano, alzandosi e salutandoli di nuovo si devono accogliere, 33 si salutino con onore gli anziani, e si offra loro un seggio, si servano a mani giunte, e mentre vanno li si segua da dietro, 34 non ci si sieda su un seggio rotto, e si getti via un vaso rotto, non si deve mangiare con una sola veste, né si deve bagnarsi nudi, né nudi andare a dormire, né andare a letto impuri, 35 da impuro non si tocchi la testa, tutto il flusso vitale è lì rifugiato, le punte dei capelli tagliati sulla testa si gettino via, 36 non ci si gratti mai la testa con entrambe le mani, non ci si lavi ripetutamente la testa, la vita di costui ne risente, 37 con la testa bagnata non ci si spalmi il corpo di olio, né si mangi un dolce di sesamo, così si trova una lunga vita, 38 non si insegni da impuro, né si studi in nessun modo, né ci si pensi pur solo colla mente quando spira un'aria fetida, 39 qui delle strofe cantate da Yama ricordano i sapienti dell'antico: ' la sua vita distruggo, e mi prendo la sua progenie, 40 del rinato che parla da impuro, e che si appresta ai suoi studi, e che studia per errore nei momenti proibiti.' perciò il concentrato non studi mai nei momenti proibiti, 41 quelli che orinano contro il sole, o contro il fuoco, o contro una vacca, o contro i ri-nati sulla via, vanno incontro alla morte, 42 si facciano feci e urina di giorno rivolti a nord, e di notte rivolti a sud, e la vita di costui non ne risente, 43 questi tre seppur deboli non deve mai insultare chi vuole una lunga vita, un brahmano, uno kṣatriya e un serpente, tutti e tre sono velenosi, 44 la serpe velenosa infuriata può bruciare guardando collo sguardo, lo kṣatriya infuriato può bruciare usando la propria energia, 45 e il brahmano può distruggere la stirpe con il pensiero senza guardare, perciò il sapiente attenda con ogni sforzo a questi tre, 46 non si deve mai fare ostinato contrasto col guru, quando il guru è adirato si deve pacificare e onorare o Yudhiṣṭhira, 47 correttamente si deve agire qui verso il guru anche quando risulta sbagliato, censurare il guru brucia la vita degli uomini non vi è dubbio, 48 lontano dalle abitazioni l'orina, e lontano il risciaquio dei piedi, e lontano deve gettare il resto del cibo chi desidera il proprio bene, 49 né troppo presto, né troppo tardi, né a mezzogiorno, né con sconosciuti si viaggi, né da solo con cattivi soggetti, 50 strada si deve dare a brahmani, vacche e re, ad anziani, a carichi di pesi, a donne gravide, e deboli, 51 si compia la pradakṣiṇa agli asceti conosciuti, e si compia la pradakṣiṇa a tutti i quadrivi, 52 a mezzogiorno, di notte, e a mezzanotte in ogni modo non si onorino i quadrivi e pure durante i due crepuscoli, 53 non si indossino mai vesti, e sandali posseduti da altri, e si mantenga sempre il voto di castità, né si pesti il piede con l'altro, 54 colla luna nuova e con quella piena e nel quattordicesimo giorno, e nell'ottavo di tutte le qundicine, si mantenga lo stato di castità, 55 non si mangi la carne a piacere e mai la carne della schiena, male parole, offese e calunnie non si devono pronunciare, 56 non si batta, né si dicano ingiurie, non si parli con poco valore con un altro, le cui parole fanno molto agitare, non si parli del detestabile mondo infernale, 57 come frecce volano le parole dalla bocca, e da esse colpiti si duole giorno e notte, esse non volano senza ferire su un altro, il saggio non le getti sugli altri, 58 cicatrizza la ferita delle frecce, e ricresce la selva tagliata dalla scure, ma non cicatrizza la ferita delle parole fatta con offesa e crudeltà, 59 non si deridano i mutilati, i diversi, i privi di istruzione, e i più vecchi, quelli privi di bellezza e forza, e quelli privi di sattva, 60 si deve evitare il miscredente, privo dei veda, e chi offende le divinità, e chi ha odio, arroganza, orgoglio, e violenza, 61 non si alzi con furia il bastone su un altro, e non lo si abbatta, nessun altro che il figlio, e il discepolo per istruzione, di battere è permesso, 62 non accusi i brahmani, né indichi le costellazioni, né dica il giorno della quindicina, così la sua vita non andrà perduta, 63 fatte feci ed urina quando è passata la notte, si compia il lavaggio dei piedi lo studio e il pasto, 64 tre cose sono purificanti per gli dèi e adatte ai brahmani, la cosa non vista, la purificata coll'acqua, e quella resa auspicabile colle parole, 65 saṃyāva, kṛsara, carne, śaṣkulin, e pāyasa, non si devono preparare per sé ma si offrano per gli dèi, 66 sempre si attenda al fuoco, e si offra sempre la bhikṣā, in silenzio, sempre ci si appresti a purlirsi i denti, non si dorma col sole levato, e quindi se ne faccia espiazione, 67 appena alzato per prima cosa si saluti con venerazione madre e padre, e quindi il maestro, e così si trova una lunga vita, 68 si gettino sempre via gli stuzzicadenti usati, si mangi solo il cibo stabilito negli śāstra, e lo si eviti nelle festività, 69 rivolti a nord sempre si compiano concentrati le purificazioni, (...) 70 e senza aver prima venerato non si vada da nessun altro mai, eccettuato un guru, un anziano uno saldo nel dharma, e uno saggio, 71 gli intelligenti non devono mai guardarsi in uno specchio impolverato, non si vada mai con una donna sconosciuta o che sia gravida, 72 colla testa a nord o rivolta ad ovest non si deve dormire, ma si dorma colla testa ad est oppure rivolta a sud, 73 in un letto rotto o rovinato, non si deve mai dormire, non senza guardarlo, né con un altro, né di traverso, 74 non ci si bagni mai nudi, e mai di notte, e il saggio non si massagi mai le membra dopo lavato, 75 non ci si spalmi senza un bagno, e fatto il bagno non si scuota la veste, ma l'uomo deve indossare sempre da bagnato le vesti, non si tolga di dosso la ghirlanda, né la indossi di fuori, 76 non indossino ghirlande rosse, ma solo di bianche ne indossino i sapienti, dopo aver scartato loti e gigli d'acqua, 77 sulla testa si può portarne una rossa, e pure una di fiori selvatici, le ghirlande che sono d'oro, non si rovinano mai, e a chi si lava sempre si dia dell'umido unguento o signore di popoli, 78 lo scambio delle vesti non faccia mai l'uomo intelligente, quello portato da un altro non si può indossare né uno senza frange, 79 e si indossi un'altra veste andando a dormire o migliore degli uomini, un'altra nei viaggi, e un'altra per venerare gli dèi, 80 con priyaṅgu e sandalo, con bilva e con tagara, e con kesara, con uno di questi si spalmi il saggio, 81 il digiuno compia chi si lava, e purificato si adorni, e in tutti i giorni di luna nuova o piena si pratichi lo studio in castità, 82 non si mangi mai del cibo scartato da un altro o che l'abbia leccato, né di deve offrire cibo la cui essenza sia stata palesemente estratta, 83 il saggio non stia vicino, da impuro ai virtuosi, non si deve mangiare in segreto del cibo proibito dalle regole, 84 il pippala, il banano, la pianta di canapa, e l'udumbara, non mangi il virtuoso uomo per vivere, 85 la carne di capra, di vacca e quella di pavone si devono evitare, e si eviti la carne secca e quella passata, 86 il saggio non tocchi il sale colle mani, né mai di notte, mangi orzo e cagliata, ed eviti la carne in eccesso, 87 non si mangi cibo con dei capelli, e l'offerta funebre di un nemico, al mattino e alla sera si mangi concentrato e mai negli intervalli, 88 in silenzio con la sopraveste, mai da disteso, e mai a terra si mangi, e da seduto e senza rumore, 89 per primo si offra l'acqua e il cibo agli ospiti o signore di popoli, puoi l'uomo di saggezza mangi, e mai pensando ad altro, 90 il cibo mangiato da solo assieme ad un compagno seduto, diviene veleno e mangia un cibo velenoso chi non ne offre agli amici, 91 bevande, latte, burro chiarificato, e dolci di cagliata e orzo, gettando il resto di queste cose non le dia a nessuno, 92 nel mangiare o tigre fra gli uomini, non si deve avere alcuna agitazione, cagliata e farmaci deve prendere chi vuole la prosperità, 93 colla mano bisogna pulirsi e dopo aver bevuto, con dell'acqua ci si bagni l'alluce del piede destro, 94 portando la mano alla testa si tocchi il fuoco concentrati, la supremazia tra i parenti ottiene l'uomo esperto di queste regole, 95 tocchi con acqua le parti vitali, e l'ombelico colla palma della mano, e si impegni a toccarle, ma non colla mano umida, 96 tra l'interstizio del pollice si trova il tīrtha detto di Brahmā, e in quello del mignolo si dice ci sia il devatīrtha, 97 quanto sta in mezzo al pollice e all'indice o bhārata, con questo si deve compiere propriamente le purificazioni toccando acqua, 98 non si deve mai parlare male di altri, o dire qualcosa di sgradevole, né alcuna furia deve produrre l'uomo che vuole la prosperità, 99 non si voglia parlare coi decaduti, e pure si eviti di guardarli, né si vada a mescolarvisi, così si trova una lunga vita, 100 non si compia il coito di giorno, né con una vergine, né con una prostituta, né si vada con una non purificata, così si trova una lunga vita, 101 preso acqua da ciascun tīrtha, dopo aver compiuto i riti, l'uomo che beve tre volte l'acqua e due volte si bagna, diviene purificato, 102 toccati rettamente gli organi dei sensi, e per tre volte spruzzandoli, l'uomo compia allora le cerimonie stabilite dai veda per avi e dèi, 103 quanto è puro per un brahmano, ascolta da me o kaurava, dichiarando l'inizio e la preparazione e all'inizio e alla fine dei pasti 104 in tutte le purificazioni, col tīrthā di Brahmā ci si spruzzi, e sputando, e quindi starnutendo, e toccando acque si diviene puro, 105 un famigliare che diventi vecchio, o un amico che diventi povero, deve essere fatto abitare in casa, e ne avrai ricchezza e lunga vita, 106 dei piccioni in una casa sono causa di ricchezza e purezza e pure i tordi, questi uccelli nella case non danno alcun male, 107 uddīpaka e avvoltoi, colombi, e api, quando vi risiedano si deve celebrare un'espiazione, 108 e vi sono cattivi segni se le grandi anime ne hanno collera, mai si devono divulgare i segreti delle grandi anime, 109 non ci si unisca con donne proibite, colle regine e colle amiche, né con guaritrici, con fanciulle e vecchie, e con le serve o Yudhiṣṭhira, 110 colle parenti e colle brahmane, di chi viene a rifugiarsi, e colle proprie parenti o re dei re, così si ottiene una grande vita, 111 in una casa costruita da un architetto e stabilita da un brahmano, sempre abiti il saggio che desidera la prosperità o signore di uomini, 112 ai crepuscoli non dorma o re, né pratichi lo studio, e non mangi il saggio, così trova una lunga vita, 113 di notte non si compiano i riti per gli avi e dopo mangiato non ci si adorni, di notte non compia i riti dell'acqua chi desidera la prosperità, 114 sempre si devono evitare cereali tritati di notte o bhārata, e i resti consacrati, e le bevande nei pasti, 115 non si deve agire di notte, né mangiare a sazietà, non si uccida un uccello per mangiarlo, non si agisca così, 116 un grande saggio deve sposare una vergine giovane, nata da una grande famiglia, ed elogiata per le sue qualità, 117 prodotta una progenie, e quindi stabilita la stirpe, ai figli si devono dare le conoscenze secondo il dharma famigliare o bhārata, 118 e avuta una figlia si deve darla ad un figlio di buona stirpe e di intelletto, i figli devono abitare in casa mantenuti e provveduti dalla famiglia o bhārata, 119 con la testa lavata compia i riti per avi e dèi, l'uomo, ma non lo faccia mai sotto la costellazione di nascita, né si compia sotto i due proṣṭhapada e sotto kṛttikā o bhārata, 120 e sotto tutte le sfavorevoli si evitino i riti giornalieri, e si evitino anche tutti quelle stabilite dall'astrologia, 121 composti ci si faccia la barba rivolti ad est o rivolti a nord o re dei re, così si trova lunga vita, 122 non si pronuncino offese verso gli altri o verso sé stessi, l'offendere non è stabilito dal dharma o toro dei bhārata, 123 si eviti una donna mutilata anche se vergine o migliore di uomini, o una della propria stirpe o mutilata, o nata nella stirpe della madre, 124 una vecchia, o un'asceta, o una fedele al marito, o una troppo scura, o una di varṇa superiore sia evitata, 125 il saggio non si unisca con una di dubbia origine o di bassa origine, tu non devi sposare una donna gialla o lebbrosa, 126 si scarti quella nata in una stirpe malata, o vile, e quella nata in una famiglia di lebbrosi, per terza o signore di uomini, 127 una dotata di bei segni, e che sia lodata per le sue doti, affascinante, di bell'aspetto, questa tu devi sposare, 128 devi sposare una di grande stirpe o simile alla tua, una inferiore o decaduta non deve prendere chi desidera la prosperità, 129 si deve accendere il fuoco, e con cura praticare i riti, che sono stabiliti nei veda dai brahmani, tutti questi si compiano, 130 non si deve aver gelosia delle donne, e le mogli si devono sempre proteggere, la gelosia accorcia la vita, perciò si deve evitare la gelosia, 131 accorcia la vita il dormire di giorno, e coricarsi dopo il sorgere del sole, a quelli che vanno a dormire prima di notte, o essendo impuri, 132 andare con mogli altrui e da impuri dopo il barbiere accorcia la vita, nei crepuscoli non si deve impegnarsi negli studi o bhārata, 133 né consumare il pasto, né bagnarsi né espellere le feci, si mantenga puro in quel frangente, e non faccia alcunchè, 134 si devono venerare i brahmani, dopo aver fatto le abluzioni o sovrano di uomini, fatte le abluzioni ci si inchini agli dèi, e si salutino i maestri, 135 senza invito non si vada ai sacrifici, ma si vada solo per vedere, andare là senza invito accorcia la vita o bhārata, 136 non si deve andare da soli a mendicare di notte, prima che giunga il tramonto si deve andare a casa, 137 si deve sempre obbedire a madre, padre e guru, che sia bene o male, non vi è qui dubbio o toro tra gli uomini, 138 compi ogni sforzo nello studio dei veda e dell'arte dell'arco o signore di uomini, nel cavalcare elefanti e cavalli, e nell'uso del carro, sii pieno di impegno o re dei re, chi si impegna ottiene la felicità, 139 è invincibile coi nemici, e coi dipendenti e le proprie genti è impegnato sempre a proteggerli, e non cadrà mai nel male, 140 la scienza di mezzi utili, e quella della parola devi conoscere o bhārata, e la scienza dei gandharva, e quella pratica devi conoscere o sovrano, 141 e i purāṇa, e le storie e quelle che sono le leggende, e la condotta delle grandi anime tu devi sempre ascoltare, 142 non si deve mai congiungersi colla moglie nel suo mestruo o invitarla, il saggio vada da lei nel quarto giorno dopo il bagno purificatore, 143 nel quinto giorno nascerà una femmina, e nel sesto un maschio, con questa regola il sapiente si congiunga colla moglie, 144 parenti, famigliari e amici devono sempre essere onorati, si deve sacrificare quanto si può, dei riti con varie dakṣiṇa, e in seguito si deve risiedere nella foresta o signore di uomini, 145 ti ho illustrato in breve i mezzi per vivere a lungo, il resto dai sapienti dei tre veda ti sarà aggiunto o Yudhiṣṭhira, 146 la buona condotta è fonte di prosperità, e incrementa la fama, dalla buona condotta aumenta la vita, e si distruggono i cattivi segni, 147 di tutte le ricchezze la buona condotta è detta la migliore, il dharma sorge dalla condotta, e dal dharma la vita è accresciuta, 148 questa è la grande via di fortuna, paradiso, vita lunga e gloria, Brahmā compassionevole verso tutti i varṇa l'ha stabilita.” CVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ come si deve comportare il maggiore coi fratelli minori, e come si devono comportare i minori verso il maggiore, questo dimmi.” 2 Bhīṣma disse: “ come il maggiore agisci o figlio, tu sei sempre il maggiore, con la condotta più appropiata che ha il guru verso il discepolo o bhārata, 3 anche ad un guru di incompiuta saggezza, il discepolo non può disobbedire, e il discepolo ha la lunga visione che ha il guru, 4 il saggio sia cieco e sia pure passato per cieco, e con cautela dica quale sia la loro trasgressione, 5 apertamente gli uomini che amano le liti, col cuore ferito, sono afflitti per la loro prosperità, e i nemici o kuntīde, agiranno per dividerli, 6 il maggiore fa crescere la famiglia e pure la distrugge, laddove sia il vincitore il maggiore può distruggere l'intera famiglia, 7 il fratello maggiore che agisca male verso il più giovane, cessa di essere il maggiore, ed erede, e deve essere corretto dai re, 8 l'uomo disonesto, ottiene con certezza i cattivi mondi, e come il fiore della canna, si dice che sia un vano genitore, 9 dove nasce un uomo malvagio, in quella famiglia è del tutto inutile, ne nasce l'infamia, e la buona fama sparisce, 10 tutti i fratelli che agiscono male non meritano la loro parte, e il maggiore non dandola ai minori agisce nel giusto, 11 quella del padre si dia al fratello, ma quella avuta col lavoro viaggiando, il frutto della vita sul carro, non si deve dare senza volerlo, 12 se coi fratelli privi di divisione vi fosse una questione, il padre dia loro qualcosa ma non la parte del figlio che non è divisibile, 13 non si disprezzino i maggiori, se ben agisce o anche male agisce, la donna o il fratello minore, si guardi al meglio e così si agisca, il dharma è la cosa migliore, così dicono e così sanno i sapienti del dharma, 14 un precettore è dieci maestri, e il padre è dieci precettori, e la madre è dieci padri, o anche l'intera terra, 15 per importanza è superiore la madre, non vi è guru pari a lei, la madre è la più importante, perciò la gente la onora, 16 il fratello maggiore è pari al padre, quando il padre è morto o bhārata, egli fornisca loro il vitto, e li protegga, 17 tutti i minori, lo devono onorare e seguire i suoi desideri, sotto di lui devono vivere come prima sotto il padre, 18 il corpo è fornito da quei due da madre e padre o bhārata, ma la nascita stabilita dal maestro questa è la verità che è la imperitura, 19 pure la sorella maggiore è come la madre o toro dei bhārata, e la moglie del fratello al cui petto beve un fanciullo sia pure lei così.” CIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ per tutti i varṇa e per i popoli barbari o nonno, vi è la pratica del digiuno, e noi non ne conosciamo la causa, 2 i brahmani e gli kṣatriya devono praticare le restrizioni, così sappiamo, ma perché costoro devono praticare il digiuno o nonno? 3 parlami del controllo di tutti i tipi di digiuni o principe, quale meta ottiene chi si dedica al digiuno? 4 il digiuno è la suprema purificazione, il digiuno è la panacea, il digiunare qui o migliore degli uomini quale frutto ottiene? 5 da quale adharma ci si libera e quale dharma si ottiene? quale puro paradiso si ottiene o migliore dei bhārata? 6 e dopo aver digiunato che cosa si deve offrire o protettore di uomini, e dimmi con quali regole si ottiene felicità e ricchezza.” 7 Vaiśaṃpāyana disse: quel sapiente del vero dharma al kuntīde sapiente del dharma che così parlava, al figlio di Dharma, Bhīṣma il figlio di Śaṃtanu queste parole diceva: 8 “ questo insegnamento invero o grande re, vi fu in antico, sugli aspetti che sono i migliori nella pratica del digiuno o toro dei bhārata, 9 io chiesi ad Aṅgiras del digiuno prājāpatya o bhārata, come hai fatto tu io chiesi a quel ricco in tapas, 10 e da me richiesto con questa domanda il venerabile figlio di Agni, mi istruiva sulla santa pratica del digiuno o toro dei bhārata. 11 Aṅgiras disse: ' per brahmani e kṣatriya è stabilito di tre notti o rampollo dei kuru, e invero per loro è indicato di una notte, due o tre o toro fra gli uomini, 12 per vaiśya e śūdra che per errore compiono un digiuno di tre notti o di due notti, per costoro non vi è ottenimento, 13 il saltare tre pasti e mangiare il quarto è stabilito per vaiśya e śūdra, ma uno di tre notti non è stabilito dai religiosi esperti del dharma, 14 nel quinto e nel sesto giorno e in quello di luna piena o bhārata, chi con pazienza digiuna, diviene di bell'aspetto ed istruito, 15 non sarà senza prole, questo saggio, né mai povero, chi venerando gli dèi digiuna il quinto e sesto giorno e nutre i ri-nati, 16 e chi nell'ottavo e nel quattordicesino della quindicina chiara o kuntīde, digiuna diviene valoroso e pieno di salute, 17 chi nel mese mārgaśīrṣa, si trattiene con un solo pasto, e con devozione offre cibo ai ri-nati, si libera da colpe e malattie, 18 pieno di ogni fortuna, e fornito di ogni pianta, fortunato nel coltivare, molto ricco, e con molti figli diviene, 19 chi invece o kuntīde si mantiene con un solo pasto nel mese di pauṣa, fortunatissimo, e bello e pieno di gloria diviene, 20 chi devoto al padre si mantiene con un solo pasto nel mese di māgha, ottiene la grandezza in mezzo ai parenti in una prosperosa famiglia, 21 chi si mantiene con un solo pasto nel mese di phālguna, diviene amato dalle donne ed esse cadono in suo potere, 22 chi controllato si mantiene con un solo pasto nel mese caitra, rinasce in una grande famiglia ricca d'oro, di gemme e di perle, 23 l'uomo oppure la donna che coi sensi domati, si trattenga con un solo pasto nel mese vaiśākha diviene il migliore tra i parenti, 24 chi invece, nel mese jyaiṣṭha si astenga da un pasto, sia uomo che donna ottiene il meglio e inaguagliabile potere, 25 stando con cura con un solo pasto nel mese āṣāḍha, ricco di grano, di oro, e pure ricco di figli diviene, 26 chi si mantenga controllato con un solo pasto nel mese di śrāvaṇa, laddove sia unito alla consacrazione rende prosperi i parenti, 27 l'uomo che abbia un solo pasto al giorno nel mese di prauṣṭhapada, ottiene ricchezza in oro, prosperità, e incrollabile sovranità, 28 chi si trattenga con un solo pasto nel mese di āśvayuj, ricco di molti animali e carriaggi, e di molti figli diviene, 29 l'uomo che compia un solo pasto nel mese di kārttika, prode, con molti servi e glorioso diviene, 30 così il digiunare nei vari mesi è stabilito, e quelle che sono le obbligazioni nei vari giorni ascolta o sovrano, 31 chi alla fine di ogni quindicina mangi un pasto o bhārata, ricco di vacche e con molti figli e di lunga vita diviene, 32 digiunando tre notti per mese per dodici anni, diviene chiaramente un capo di schiere, senza rivali, 33 tutte queste obbligazioni si devono compiere per dieci anni, più altri due o migliore dei bhārata, seguendo questa condotta, 34 chi all'alba e al tramonto mangi e non beva negli intervalli, sempre saldo nella non violenza, sacrificando al fuoco che tutto possiede, 35 per sei anni o sovrano, ne ha successo non vi è qui dubbio, e quell'uomo ottiene il frutto del sacrificio agniṣṭoma, 36 nella dimora risuonante di canti e danze delle apsaras, sale su un carro divino di colore uguale all'oro fino, 37 per interi mille anni viene onorato nel mondo di Brahmā e immediatamente quaggiù tornato ottiene la grandezza, 38 l'uomo che per un intero anno, compia un solo pasto al giorno, ottiene il merito del sacrificio chiamato atirātra, 39 per diecimila anni viene onorato in paradiso, e subito dopo tornato quaggiù ottiene la grandezza, 40 chi per un intero anno mangi un pasto ogni quattro giorni, sempre saldo nella non violenza, con sincerità e coi sensi controllati, 41 ottiene il merito del sacrificio detto vājapeya, e costui viene onorato in paradiso per trentamila anni, 42 l'uomo che si nutra con un pasto ogni tre giorni per un anno o kuntīde, quest'uomo ottiene il merito del sacrificio aśvamedha, 43 egli viaggia su un carro divino trainato da cakravāka, e per quarantamila anni si rallegra in cielo, 44 chi invece viva con un pasto ogni otto giorni per un anno o sovrano, quest'uomo ottiene il merito del sacrificio gavāmaya, 45 egli viaggia su un carro divino trainato da gru e oche selvatiche, e gioisce in cielo per cinquantamila anni, 46 chi si nutra però solo alla fine di ciascuna quindicina per un anno, ha il merito di un digiuno di sei mesi, il venerabile Aṅgiras affermò, e costui risiede in cielo per sassantamila anni, 47 e coi dolci e piacevoli suoni di vīṇā, o signore di popoli, di liuti e di flauti si sveglia e si addormenta, 48 qui chi per un anno invece beva solo dell'acqua mese per mese, quest'uomo il merito del viśvajit o caro, ottiene o sovrano, 49 egli viaggia su un carro divino trainato da tigri e leoni, e per settantamila anni gioisce in cielo, 50 un digiuno di più di un mese o tigre fra gli uomini non è stabilito, questa dicono sia la regola del digiuno le persone sapienti del dharma o pṛthāde, 51 chi con sanità e privo di afflizione pratichi il digiuno, ottiene ogni volta il merito di un sacrificio, non vi è dubbio, 52 costui viaggia su un carro divino trainato da oche selvatiche, e cento apsaras vergini rallegrano quest'uomo, 53 ma pure chi con afflizione o malessere si appressi al digiuno, per centomila anni costui gioisce in cielo o potente, si addormenta e si sveglia al suono di cinture e braccialetti, 54 e su un carro splendido come la luna, trainato da mille oche selvatiche, e pieno di cento fanciulle procendendo si rallegra o toro dei bhārata, 55 veduta la guarigione di chi è afflitto, la chiusura di una ferita del ferito, le erbe medicinali del malato e la calma di uno adirato, 56 il restauro delle ricchezze di chi addolorato lo desidera, queste cose non rallegrano chi desidera la prosperità del paradiso, 57 quindi ottenuti i desideri, su un carro divino splendente d'oro, bellissimo e pieno di cento donne quest'uomo adornato si rallegra, 58 confortevole, ottenute le aspettative, felice, libero da ogni colpa, abbandonando il corpo digiunando, quell'uomo ne ottiene il merito, 59 su un carro splendido d'oro simile al sole nascente, intarsiato di gemme perle e lapislazzuli, risuonante di vīṇā e di tamburi, 60 pieno di bandiere e lampade, risuonante di divini canti, seguito da migliaia di donne, quest'uomo sale alla felicità, 61 quanti pori vi sono sulle sue membra o pāṇḍava, per altrettante migliaia di anni si rallegra in cielo, 62 non vi è śāstra superiore ai veda, non vi è guru superiore alla madre, non vi è acquisizione superiore al dharma né tapas superiore al digiuno, 63 non vi è qui né in cielo purificazione superiore ai brahmani, e non si trova una azione ascetica che sia pari ai digiuni, 64 rettamente digiunando gli dèi hanno raggiunto il terzo cielo, e i ṛṣi la suprema perfezione hanno ottenuto coi digiuni, 65 per mille anni il saggio Viśvāmitra ogni giorno, con pazienza avendo un solo pasto, ha ottenuto lo stato di brahmano, 66 Cyavana, Jamadagni, Vasiṣṭha, Gautama, Bhṛgu, tutti questi grandi ṛṣi hanno raggiunto il cielo con le loro sopportazioni, 67 questo fu un tempo insegnato da Aṅgiras ai grandi ṛṣi, e chi sempre questo insegna non cade mai nel dolore, 68 questa in successione la regola che fu stabilita dal grande ṛṣi Aṅgiras, chi la divulghi o la ascolti sempre, quest'uomo non avrà alcun male, 69 e si libera pure di ogni confusione, né la sua mente sarà sopraffatta dai peccati, questo grande uomo conosce i suoni degli animali e ottiene certa fama.” CX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ dal Grande-avo grand'anima, rettamente furono divulgati i sacrifici, e secondo verità pure i loro meriti, ovunque qui e nell'aldilà, 2 ma i sacrifici non possono essere compiuti da un povero o nonno, i sacrifici occorrono di molti strumenti, e di molte e varie ricchezze, 3 dai sovrani, o dai figli di re, si possono compiere o nonno, non dai privi di ricchezze, di qualità, e di aiuti, né dai deboli, 4 quale condotta può essere compiuta anche dai poveri, che sia pari ai meriti dei sacrifici, questo dimmi o nonno.” 5 Bhīṣma disse: “ la regola divulgata da Aṅgiras che produce il merito del digiuno, sappi che è pari ai frutti dei sacrifici o Yudhiṣṭhira, 6 chi all'alba e al tramonto solo si nutra, e non beva negli intervalli, sempre saldo nella non-violenza, sacrificando al fuoco che tutto possiede, 7 per interi sei anni, costui ha successo non vi è qui dubbio, quest'uomo ottiene un carro divino del colore dell'oro fino, 8 e abitato da divine donne e risuonante di canti e danze, per milioni di anni risiede nel mondo di Prajāpati, simile a fuoco, 9 chi per tre anni consumi sempre un solo pasto, sempre fedele alla sola moglie, ottiene il merito dell'agniṣṭoma, 10 chi invece in giorni alterni consumi un solo pasto, sempre per dodici anni, sacrificando al fuoco che tutto possiede, costui ha il merito di un sacrificio pieno d'oro e caro al Vāsava, 11 chi ha sincera parola, pratica il dono, è religioso e privo di invidia, paziente, controllato, e ha vinta la collera, raggiunge la suprema meta, 12 in un carro divino splendente com nubi bianche, pavesato da oche selvatiche, due volte raggiunto un padma, allora risiede colle apsaras, 13 chi si nutra di un solo pasto ogni tre giorni, sempre per dodici anni, sacrificando al fuoco che tutto possiede, 14 ottiene il supremo merito del sacrificio atirātra, e quest'uomo, ottiene un carro divino trainato da pavoni e oche selvatiche, 15 e costui sempre risiede nel mondo dei sette ṛṣi assieme alle apsaras, e dicono che da là ne tornerà dopo tre padma, 16 chi consumi un solo pasto ogni quattro giorni, sempre per dodici anni sacrificando al fuoco che tutto possiede, 17 ottiene il supremo merito del sacrificio vājapeya, e quest'uomo ottiene il carro divino con sopra le figlie di Indra, 18 risiede nel mondo dei vasu al confine del mare, e assiste per sempre ai giochi del re degli dèi, 19 chi consuma un solo pasto ogni cinque giorni, sempre sacrificando al fuoco che tutto possiede per dodici anni, 20 senza avidità, con sincera parola, religioso e senza alcuna violenza, privo di invidia, e di cattiveria, ottiene il merito del dvādaśāha, 21 e su un carro divino fatto di oro fino, impavesato di oche selvatiche, salirà e ne avrà una dimora bianca splendente di una collana di soli, 22 per quattro più dodici, più la misura di quindici per questi padma di anni egli vi risiede felice, 23 il muni che ogni sei giorni consumi il suo pasto, sempre sacrificando al fuoco che tutto possiede per dodici anni, 24 sempre compiendo le tre abluzioni, senza invidie e da casto studioso, ottiene il supremo merito del sacrificio gavāmaya, 25 e guida un supremo veicolo perfetto tutto di oro fino, splendente come le fiamme del fuoco, servito da pavoni e oche selvatiche, 26 dormendo sui fianchi delle apsaras, e svegliandosi al tintinnio dei bracciali, e collo scampannellio delle cinture, 27 e migliaia di miriadi di anni più altri trecento miriadi, e altri diciotto padma, più altri due patākā, 28 e altri cinquanta ayuta, e per quanti peli sulla pelle di cento orsi, si contano per tanti anni sarà onorato nel mondo di Brahmā 29 chi consumi un solo pasto ogni sette giorni, sempre sacrificando al fuoco che tutto possiede per dodici anni, 30 trattenendo la parola, e praticando il casto studio, e che rinunci a miele e carne, e ai piacevoli unguenti, 31 quest'uomo raggiunge il mondo dei marut e il mondo di Indra, e in ciascun luogo, passa il tempo in prosperità colle fanciulle divine, 32 e quest'uomo ottiene il frutto di un sacrificio con molto oro, e per tantissimi anni in quei mondi si rallegra, 33 l'uomo che per un anno, paziente mangi ogni otto giorni, sempre devoto ai riti per gli dèi sacrificando al fuoco che tutto possiede, 34 ottiene il supremo frutto del sacrificio pauṇḍarīka, e viaggia su un carro divino, del colore del loto, 35 e donne scure, o gialle, e altre nere, splendenti di bellezza e gioventù ottiene, non vi è qui dubbio, 36 chi invece per un anno si nutra ogni nove giorni, sempre sacrificando al fuoco che tutto possiede per dodici anni, 37 quest'uomo ottiene il merito del sacrificio aśvamedha, e inoltre l'uomo ottiene un carro divino splendente come loto, 38 viene perennemmente condotto nello spazio intermedio, dalle figlie dei rudra ornate di divine ghirlande splendenti come soli e fuochi accesi, 39 per diciotto mila anni e un kalpa, più altri centomila koṭi in quei mondi si rallegra, 40 chi per un anno si nutra ad ogni fine del decimo giorno, sempre sacrificando al fuoco che tutto possiede per dodici anni, 41 nella dimora della figlia di Brahmā, desiderata da tutti gli esseri, ottiene il supremo merito di mille aśvamedha, 42 e delle bellissime vergini sempre rallegrano quest'uomo, essendo alcune come loti blu, e altre come loti rossi, 43 e un carro divino che gira in tondo, coperto di rotondi ornamenti, questo carro supremo che appare come l'onda del mare guiderà, 44 risuonante di conchiglie da battaglia, inghirlandato di varie gemme, e con sedili ben fatti con colonne di cristalli come diamanti, su questo grande veicolo trainato da oche selvatiche e gru egli sale, 45 chi si nutre di burro raggiunto ogni undicesimo giorno, sempre sacrificando al fuoco che tutto possiede per dodici anni, 46 e non desidera le donne altrui, né con la mente né colle parole, e non parla falsamente, neppure per favorire madre e padre, 47 raggiungerà il fortissimo Mahādeva che sta nel suo carro divino, e vedrà il Nato-da-sé seduto sul suo carro divino, 48 e lo conduranno delle fanciulle bellissime e simili ad oro, in cielo alla divina e desiderabile dimora dei rudra, 49 e là risiederà per infiniti anni fino a fine yuga, per centomila koṭi e in più altri mille koṭi, 50 e sempre si inchinerà a Rudra venerato da dèi e dānava, e si mostrerà a lui di giorno in giorno 51 chi alla fine di dodici giorni si nutre di burro chiarificato, sempre per dodidi anni, ottiene il merito di tutti i sacrifici, 52 è condotto dai dodici āditya sul suo carro divino, adornato da preziosissimi coralli, gemme e perle, 53 circondato da ghirlande di oche selvatiche, e da schiere di nāga, abbellito dai suoni di pavoni, e di cakravāka, 54 e dotato di grandi torri, un palazzo nel mondo Brahmā sempre abiterà o re, circondato da uomini e donne, così parlò il glorioso ṛṣi, Aṅgiras sapiente del dharma, 55 chi alla fine di ogni tredici giorni consuma del burro sacro, sempre per dodici mesi, ottiene il frutto di un sattra per gli dèi, 56 e quest'uomo guida con certezza un carro divino simile ad un loto rosso, incrostato d'oro, e abbellito da mucchi di gemme, 57 pieno di fanciulle divine, adornate di divini ornamenti, e divinamente abbellito da brezze di puro profumo, 58 un śaṅku di patāka un fine yuga, un kalpa, miriadi di miriadi di padma uniti insieme là risiederà, 59 al suono dei canti gandharva, colle musiche di tamburelli e cimbali, sempre rallegrato da divine fanciulle sara celebrato, 60 chi alla fine del quattordicesimo giorno consuma del burro sacro, sempre per dodici mesi ottiene il merito di un grande sacrificio, 61 e delle divine fanciulle adornate di incomparabile bellezza e giovinezza, indossando graziosi bracciali, lo condurrano su carri divini, 62 coi cinguettii delle kalahaṃsa, e i suoni delle cinture da anca, e col tintinnio di braccialetti ogni volta là lo svegliano, 63 questo uomo risiede dunque nella dimora delle fanciulle divine, piena della sabbia della Jāhnavī, per un intero anno quest'uomo, 64 chi alla fine di una quindicina consuma un solo pasto coi sensi vinti, sempre per dodici mesi sacrificando al fuoco che tutto possiede, ottiene il supremo merito di mille rājasūya, 65 e sale sempre su un carro pieno di pavoni e oche selvatiche, bello per anelli di gemme, e coperto interamente di oro, 66 abbellito da eccellenti femmine, adornate da divini gioielli, bellissimo con una sola colonna, quattro porte, e sette piani, e addolcito da musiche e canti e da migliaia di ghirlande divine, 67 egli sale su un carro divino dotato di divine qualità, adornato da coralli, gemme e perle, simile alla luce del lampo, e trasportato da elefanti e rinoceronti vi riesiederà per mille yuga, 68 chi consuma un pasto di burro sacrificale alla fine di ogni sedicesimo giorno, sempre per dodici mesi, ottiene il merito del sacrificio del soma, 69 costui perennemente risiede nelle dimore delle figlie di Soma, e ottiene ogni desiderio spalmato di nobili unguenti profumati, 70 e stando sul quel carro viene venerato da bellissime e e dolcissime donne, e servito di ogni bene desiderabile, 71 e ottiene quest'uomo lo splendente frutto di cento padma, più dieci mahākalpa e altri quattro sāgara di anni, 72 chi alla fine di ogni diciasettesimo giorno consuma del burro sacrificale, sempre per dodici mesi sacrificando al fuoco che tutto possiede, 73 raggiunge la sede di Varuṇa, quella di Indra e quella di Rudra, e in quelle dei marut e di Uśanas, e raggiunge il mondo di Brahmā, 74 là su un seggio si asside con le fanciulle divine, e scorge pure il ṛṣi divino Bhūrbhuva dalla forma universale, 75 là lo rallegrano le figlie della divinità degli dèi tutte trentadue, bellissime, dolcissime e adornate, 76 e fintanto che sole e luna si muovono nel firmamento o potente, altrettanto vi risiede quel valoroso, nutrendosi di nettare e dell'amṛta, 77 chi consumi un solo pasto ogni diciotto giorni, sempre per dodici mesi, costui vedrà i sette mondi, 78 e sarà seguito da dietro da carri di piacevoli suoni, con sopra le fanciulle divine ben adornate di ogni splendore, 79 ed egli sarà sopra felicissimo su un supremo carro divino, aggiogato a tigri e leoni, che produce il frastuono di nubi tonanti, 80 là per migliaia di kalpa assieme alle amate si rallegrerà, e consumerà il gustoso nettare simile alla suprema amṛta, 81 chi consuma un solo pasto ogni diciannove giorno, sempre per dodici mesi, potrà vedere i sette mondi, 82 e ottiene la suprema sede abitata dalle schiere delle apsaras, risuonante dei canti dei gandharva, e un carro divino splendente come sole, 83 là privo di ogni ansia si rallegrerà con le migliori femmine immortali, indossando divini ornamenti prospero per cento ayuta di anni, 84 chi invece alla fine di ogni venti giorni si nutre di un solo pasto, sempre per dodici mesi, con sincera parola e saldo nei voti, 85 senza mangiare carne, da casto studioso, felice del bene di tutti gli esseri, ottiene i larghi e divini mondi degli āditya, 86 e viene seguito da dietro su carri divini fatti d'oro, da gandharva e da apsaras con unguenti e divine ghirlande, 87 chi invece consumi un solo pasto ogni ventun giorni, sempre per dodici mesi, sacrificando al fuoco che tutto possiede, 88 raggiunge il mondo di Uśanas e il divino mondo di Śakra, e quello degli aśvin e dei marut, sempre soddisfatto di ogni gioia, 89 senza conoscere dolore, e stando su un supremo carro divino, servito dalle migliori femmine, passa il tempo come un'immortale o potente, 90 chi alla fine di ogni ventiduesimo giorno consuma un solo pasto, sempre per dodici mesi, sacrificando al fuoco che tutto possiede, 91 con fermezza, saldo nella non-violenza, con sincera parola e privo di invidie, splendendo come il sole, ottiene i mondi dei vasu, 92 agendo a piacere, nutrendosi di nettare stando su quell'eccellente carro divino, si rallegra con le fanciulle divine adornate di divini ornamenti, 93 chi si nutra di un solo pasto ogni ventitre giorni, sempre per dodici mesi, misurando il cibo, coi sensi vinti, 94 raggiunge il mondo di Rudra, di Vāyu e di Uśanas, agisce e si muove a piacimento, venerato dalle schiere delle apsaras, 95 stando sul suo supremo carro divino dotato di innumerevoli qualità, si rallegra colle fanciulle divine adornate di divini ornamenti, 96 chi invece si nutra di un solo pasto ogni ventiquattro giorni, sempre per dodici mesi, sacrificando al fuoco che tutto possiede, 97 risiederà a lungo pieno di gioia nella residenza degli āditya, indossando divine ghirlande e vesti, con unguenti dal divino profumo, 98 su un carro divino d'oro, di grande fascino aggiogato da oche selvatiche, si rallegrerà, con migliaia di miriadi di divine fanciulle, 99 chi si nutra invece di un solo pasto ogni venticinque giorni, sempre per dodici mesi, salirà su un ricco veicolo, 100 e sarà seguito da dietro da carri con gioiosi suoni, aggiogati a tigri e leoni, e dal frastuono simili a nubi tonanti, 101 e con sopra divine fanciulle, splendide, con cinture d'argento, e stando su un supremo divino carro da rapir la mente, 102 là vi risiede circondato da centinaia di donne per mille kalpa, vivendo del dolce nettare simile alla suprema amṛta, 103 chi invece mangi un solo pasto ogni ventisei giorni, sempre per dodici mesi, controllato e moderato nel cibo, 104 con sensi vinti, privo di passioni, sacrificando al fuoco che tutto possiede, ottiene grande gloria venerato dalle schiere delle apsaras, 105 e raggiunge i mondi di sette marut e quelli dei vasu, essendo adornato di ogni gemma, su un divino carro di cristallo, 106 si rallegra venerato da gandharva e da apsaras, per due mila yuga divini con splendore divino, 107 chi invece si nutra di un solo pasto ogni ventisette giorni, sempre per dodici mesi sacrificando al fuoco che tutto possiede, 108 ottiene un grandissimo frutto, ed è onorato nel mondo degli dèi, là risiedendovi e nutrendosi di amṛta, e soddisfatto si rallegrerà, 109 nel luogo abitato dai ṛṣi divini o re, e da quelli regali, abiterà questa divina anima, stando su un supremo carro volante, 110 e deliziato e eccitato da femmine affascinanti, vi vivrà felice per tremila yuga e kalpa, 111 chi si nutra di un solo pasto ogni ventotto giorni, sempre per dodici mesi, vinto sé stesso e i suoi sensi, 112 otterrà il grandissimo frutto avuto dai ṛṣi divini, e pieno di beni, splenderà di energia cristallino come il Mille-occhi, 113 e delicatissime donne, splendenti rallegrandolo, con bei seni, coscie e natiche, adornate da divini ornamenti, 114 bellissime rallegreranno il suo animo su un carro volante splendido come il sole, divino, e in grado di andare ovunque, per cento ayuta e kalpa di anni, 115 chi si nutre di un solo pasto ogni ventinove giorni, sempre per dodici mesi, intento nei sinceri voti, 116 costui avrà i sublimi mondi venerati dai ṛṣi divini e regali, e raggiungerà un divino carro volante splendente come la luna, 117 fatto di oro fino, ben costruito e adornato di ogni gemma, pieno delle schiere delle apsaras, rallegrato dai gandharva, 118 là sublimi fanciulle adornate con divini ornamenti, affascinanti, dolcissime ed eccitate lo rallegreranno, 119 pieno di beni e di energia, splendido come il figlio di Viśvānara, splendendo divino con un corpo divino come un'immortale, 120 e andrà nei mondi dei vasu, dei marut, dei sādhya, degli aśvin, dei rudra e nel mondo di Brahmā, 121 chi con anima tranquilla consuma un sola pasto ad ogni mese, sempre per dodici mesi, ottiene il mondo di Brahmā, 122 nutrendosi del dolce nettare, bellissimo, con ogni fascino, col corpo splendente, e per bellezza splende come il sole, 123 indossando abiti e ghirlande divine, e con unguenti dal divino profumo, soddisfatto nelle gioie questo yogin non conoscerà dolori, 124 ma nel suo carro sarà onorato da donne splendenti da sé stesse, e dalle figlie dei rudra e dei ṛṣi divini sempre sarà venerato, 125 di vario e bellissimo aspetto, piene di ogni desiderio, con molte dolcissime parole, e piene di molto amore, 126 sul carro volante simile ad una città, splendente come sole, egli simile al sole, ne avrà dietro simili a luna, e davanti simili a nuvole, 127 a destra di colore rosso, e sotto un cerchio di blu, e sopra di variegati colori, egli da solo vi risiede venerato, 128 per quante migliaia di piogge piovono sulla jambūdvīpa, altrettanti anni sono stabiliti per quel saggio nel mondo di Brahmā, 129 e per quante gocce cadono dal cielo, colle piogge, altrettanti anni risiederà come un immortale, 130 chi digiuna per un mese, per dieci anni, il supremo paradiso col proprio corpo ottiene, dopo aver acquisito lo stato di grande ṛṣi, 131 questo muni, sempre disciplinato, vinta l'ira, il sesso e il ventre, sacrificando al fuoco, e controllato compiendo il servizio ai due crepuscoli, 132 con molte rinunce l'uomo che così si nutra nei mesi, agendo sotto il cielo di nubi, splenderà come la sua casa, 133 raggiunto il cielo col proprio corpo o re, come un immortale, a suo piacere godrà del puro paradiso, secondo le regole. 134 questa è la suprema regola dei sacrifici o migliore dei bhārata, che ti ho elencato nell'ordine come frutto del digiuno, 135 e come gli uomini poveri o pṛthāde ottengano il frutto dei sacrifici, e compiendo questi digiuni, possano andare alla suprema meta, saldo nel venerare dèi e brahmani, o migliore dei bhārata, 136 questa è la regola del digiunare che ti ho illustrato in dettaglio, essendosi le grandi anime purificate con attente rinunce, 137 lontane da frodi e inganni, con pensiero compiuto o bhārata, incrollabili, e senza tremare, non aver qui dubbio alcuno.” CXI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ qual'è il migliore di tutti i tīrtha, questo dimmi o nonno, laddove vi sia la suprema purificazione, questo mi devi dire.” 2 Bhīṣma disse: “ tutti i tīrtha sono di ottima qualità per gli uomini, ma quale che sia il tīrtha più purificatore, ascolta da me con attenzione, 3 nel profondo e ampio e puro tīrtha mānasa, che ha verità per acqua, e fermezza nel suo lago, bagnandosi si ottiene l'eterno sattva, 4 questo tīrtha purificatore dà pochezza di desideri, sincerità, e onestà, non-violenza e assenza di crudeltà verso tutti gli esseri, controllo, e pace interiore, 5 assenza di possesso, e di egoismo, lontananza dagli opposti, e dal possedere, e purificati sono gli esseri che consumano la questua in quel tīrtha, 6 il vero sapiente privo di ogni pensiero di ego, si dice sia il supremo tīrtha, a questo simbolo di purezza, tu devi ovunque guardare, 7 coloro che hanno lavato sé stessi da rajas, tamas e sattva nella purezza e impurezza non possono inseguire il proprio agire, 8 felici di tutto abbandonare, sapienti di tutto, tutto scorgendo, per la purezza del loro puro vitto, sono i più puri tīrtha, 9 non è lavato chi ha solamente le membra umide d'acqua, così si dice, ma è lavato chi con controllo bagnandosi, si purifica dentro e fuori, 10 quelli che indifferenti alle ricchezze avute in passato, sono privi di possesso, hanno suprema purezza, quelli che non sono sopraffatti dal desiderio, 11 la saggezza, è quaggiù la purezza specialmente del corpo, e la povertà, e anche la tranquillità dell'animo, 12 la pura condotta, la pura mente, sono il puro tīrtha, il bene supremo, l'origine della conoscenza, che è purezza, e la purezza è il supremo pensiero, 13 con la mente per lanterna, con la forza della conoscenza del brahman, quelli che si bagnano nel tīrtha della mente sono sapienti che conoscono il campo, 14 ascendono sempre alla purezza, intenti alla meditazione, l'uomo che è interamente dotato di qualità è sempre puro, 15 ti ho parlato dei tīrtha che stanno nel corpo o bhārata, ascolta ora pure quei tīrtha santi che stanno sulla terra, 16 come nel corpo vi sono luoghi stabiliti puri, così in terra vi sono parti e acque sante, 17 riccorrendo ai tīrtha e bagnandosi, e favorendo gli avi, ci si libera dal male nei tīrtha, e purificati si va nel gioioso cielo, 18 attendendo ai virtuosi, e per la potenza della terra, vi sono molte parti sacre, dovute all'energia dell'acqua, 19 vi sono tīrtha della mente e altri sacri tīrtha della terra, chi si bagna in entrambi rapidamente ottiene la perfezione, 20 come la forza senza l'agire, e l'agire privo di forza, non ottiene quaggiù successo ma la loro unione ha successo, 21 così la purezza del corpo unita alla purezza dei tīrtha, ottiene la perfezione e la suprema purezza dei due generi.” CXII 1 Yudhiṣṭhira disse: “o nonno, grandi-braccia, o esperto di tutti gli śāstra, io vorrei ascoltare della suprema regola del saṃsāra dei mortali, 2 con quale condotta o re dei re, gli uomini si devono portare in battaglia? e come ottengono il supremo paradiso e l'inferno o sovrano? 3 abbandonando il corpo mortale, come fosse un pezzo di legno, le genti vanno nell'altro mondo, e chi da questo le segue?” 4 Bhīṣma disse: “ sta giungendo il beato Bṛhaspati dalla grande intelligenza, chiedi a a questo gloriosissimo questo eterno segreto, 5 nessun altro può oggi dirti qualcosa su ciò, non si trova nessun altro che possa parlare come Bṛhaspati.” 6 Vaiśaṃpāyana disse: mentre quei due parlavano, il pṛthāde e il figlio di Gaṅgā, giungeva il beato Bṛhaspati dal'anima purificata, 7 allora il re alzandosi messo avanti Dhṛtarāṣṭra, gli faceva una suprema venerazione, assieme a tutti i presenti, 8 quindi il re figlio di Dharma al beato Bṛhaspati avvicinandosi secondo le regole, piamente gli poneva questa domanda. 9 Yudhiṣṭhira disse: “ o beato, sapiente di ogni dharma, esperto di ogni śāstra, qual'è l'amico di chi muore, madre, padre o guru?, 10 lasciato come un pezzo di legno il corpo morto, le persone vanno nell'altro mondo, chi dunque le seguono?” 11 Bṛhaspati disse: “ da soli si nasce o re dei re, e da solo il nato perisce, da solo supera le sventure, e da solo cade in difficoltà, 12 non ha alcun compagno, padre, madre, fratello, figlio, guru, la schiera di parenti e famigliari, e quella degli amici, 13 queste genti lasciano il suo corpo morto come un pezzo di legno, per un po' gli stanno davanti, quindi se ne vanno girandogli le spalle, e abbandonato il corpo da costoro, solo il dharma lo segue, 14 perciò il dharma come un amico gli uomini devono sempre onorare, il vivente unito al dharma raggiunge la suprema meta del paradiso, e chi è unito all'adharma precipita nell'inferno, 15 perciò con mezzi leciti il sapiente onora il dharma, solo il dharma è compagno nell'altro mondo degli uomini, 16 per avidità, per errore, per compassione, per paura, o anche per ignoranza, l'uomo compie quanto non si deve, confuso dalla brama per gli altrui beni, 17 dharma, artha e kāma son i tre frutti del vivente, e questi tre si devono ottenere scartando l'adharma.” 18 Yudhiṣṭhira disse: “ ho udito o beato le parole di supremo beneficio unite al dharma, ma un pensiero mi nasce in mente di conoscere quanto succede al morto 19 senza il corpo morto resta cosa sottile e non visibile, come può il corpo seguirla senza averla sotto lo sguardo? ” 20 Bṛhaspati disse: “ terra, vento, etere, acqua e luce per quinta, intelletto, e anima tutte insieme sempre scorgono il dharma, 21 di tutti i viventi questi sono sempre i testimoni, e per mezzo di questi il dharma segue quel vivente, 22 pelle, carne e ossa, sperma e sangue o grande intelletto, abbandonano il corpo privato della vita, 23 quindi il vivente unito al dharma raggiunge la felicità, quaggiù e nell'altro mondo, che altro ancora devo dirti?” 24 Yudhiṣṭhira disse: “ tu o beato mi hai illustrato come il dharma segue il vivente, io ora voglio sapere come il seme vitale è messo in funzione.” 25 Bṛhaspati disse: “ gli dèi che consumano il cibo stando nel corpo o signore di uomini, essi sono terra, aria, etere, acqua, luce e mente, 26 quando questi cinque elementi sono soddisfatti o re dei re, colla mente per sesta o anima pura, sorge il grande seme vitale, 27 quindi sorge un embrione dall'unione di femmina e maschio o pṛthāde, questo interamente ti ho illustrato, che altro ancora vuoi sapere? ” 28 Yudhiṣṭhira disse: “ tu o beato, mi hai detto come l'embrione sorge, ma come nato l'uomo proceda, dimmi ora.” 29 Bṛhaspati disse: “ non appena si forma sempre viene preso da quegli elementi, e liberato da questi elementi di nuovo raggiunge l'altra meta, e così egli unito agli elementi ottiene la vita, 30 quindi le divinità che stanno nei cinque elementi, osservano le sue azioni sia belle che brutte; che altro vuoi sapere.?” 31 Yudhiṣṭhira disse: “ persa pelle, ossa e carne, e privato di quegli elementi, il vivente o beato, dove risiede, per usufruire di gioie e dolori?” 32 Bṛhaspati disse: “ il flusso vitale unito al dharma, rapidamente entra nel seme vitale, e raggiunto il fiore delle donne, a tempo viene partorito o bhārata, 33 per gli uomini vi è la rinascita da Yama e da Yama vi è la morte, e l'uomo sperimenta l'afflizione e la dolorosa ruota delle rinascite, 34 qui nel mondo, fin dalla nascita il vivente o sovrano, gode delle azioni compiute, e ottiene il frutto del dharma, 35 se lui fin dalla nascita quanto può, persegue il dharma, allora divenuto uomo, sempre rimane nella felicità, 36 e se al contrario del dharma persegue l'adharma, al posto della felicità quest'anima raggiunge il dolore, 37 chi persegue l'adharma giunto nel regno di Yama, cadendo in grande dolore, rinasce in un grembo animale, 38 per ciascun karma, nasce nell'apposito grembo l'anima che è unita all'errore, ascolta quali da me, che te li dico, 39 il mondo che viene stabilito negli śāstra, nella tradizione, e nei versi, il mortale raggiunge nel terribile regno di Yama, 40 il ri-nato che pur avendo studiato i quattro veda sia preso dall'errore, accettando doni da un decaduto, rinasce in un grembo animale, 41 e vive da asino quindici anni o bhārata, morto l'asino, per sette anni vive da bufalo, 42 morto il bufalo egli rinasce come brahmarākṣasa, vive allora tre mesi da brahmarākṣasa, quindi rinasce brahmano, 43 avendo sacrificato per un decaduto, egli rinasce in grembo di insetto, e là vive per quindici anni o bhārata, 44 liberato della natura di insetto, allora rinasce asino, e da asino per cinque anni, e cinque anni pure da maiale, per un anno diviene un cane, e quindi rinasce uomo, 45 lo sciocco discepolo che faccia del male all'insegnante, quest'anima quaggiù deve avere tre rinascite, non vi è dubbio, 46 prima diviene un cane o re dei re, quindi da un carnivoro diviene un mulo, quindi da morto è tormentato, e poi rinasce brahmano, 47 il discepolo che anche colla mente faccia del male alla moglie del guru, costui procede in vili rinascite quaggiù per il suo pensiero ingiusto, 48 nato in un grembo di cane, vi vive per tre anni, quindi ottenuta la morte, rinasce in forma di verme, 49 e ottenuta la natura di verme vi vive per un anno, quindi ottenuta la morte rinasce in un grembo di brahmana, 50 se il guru uccide senza ragione il discepolo che è come un figlio, per questa sua inclinazione, egli rinasce oca selvatica, 51 ma il figlio che maltratta madre e padre, anche questa creatura dopo morto rinasce prima come asino, 52 come mulo vive dieci mesi, e come cane quattordici, da gatto altri sette mesi, e quindi rinasce uomo, 53 minacciando padre e madre rinasce come tordo, e colpendo quei due, rinasce come tortora o sovrano, 54 e da tortora vive dieci anni, e tre anni da porcospino, e divenuto una belva per sei mesi, rinasce quindi uomo, 55 chi mangia l'offerta del suo signore, si unisce ai nemici del re, costui soverchiato dal suo errore dopo morto rinasce scimmia, 56 e per dieci anni sarà scimmia, e per tre anni topo, e divenuto un cane per sei mesi, rinasce quindi uomo, 57 l'uomo che rubi un deposito, giunto al regno di Yama, avute cento rinascite, rinasce come verme, 58 e in questo modo vive quindici anni o bhārata, e raggiunta la fine dei suoi demeriti, rinasce quindi uomo, 59 e pure l'uomo invidioso dopo morto rinasce śārṅgaka, il malevolo uomo traditore della fiducia rinasce pesce, 60 divenuto pesce per otto anni, rinasce antilope o bhārata, e da antilope per quattro mesi, quindi rinasce capra, 61 e come capra giunto alla morte, poi per un intero anno, quest'anima rinasce insetto, e quindi nasce come uomo, 62 chi ruba grano, orzo, sesamo, lenticchie, legumi, senape, ceci, kalāya, fagioli, granaglie, e semi di lino, 63 e altri tipi di granaglie, quest'anima resa insensibile dall'errore, rinasce o grande re, come un impudente topo, 64 quindi dopo morto o grande re, rinasce ancora maiale, e appena nato maiale, per malattia muore o sovrano, 65 quindi nasce cane, quello sciocco per il suo karma o principe, divetuto cane per cinque anni, poi rinasce uomo, 66 chi ha contatti colle mogli altrui, rinasce lupo, cane, sciacallo, quindi avvoltoio, belva, airone, e gru, 67 il mal consigliato che confuso violi la moglie del fratello, acquista la forma di un cuculo, per un intero anno o sovrano, 68 e chi, la moglie di un amico, quella del guru, o quella del re, per desiderio abbia violato, dopo morto rinasce maiale, 69 per cinque anni sarà maiale, e per cinque anni porcospino, e una formica nera per sei mesi, e sarà un insetto per un mese, avute queste rinascite, rinascerà come un verme, 70 allora vive tredici mesi in forma di verme, quindi raggiunta la fine dei demeriti, di nuovo rinasce uomo, 71 dallo star saldo nel matrimonio, nel dono e nei sacrifici o potente, chi per confusione si allontana, dopo morto rinasce verme, 72 da verme vive per quindici anni o bhārata, e raggiunta la fine dei demeriti, rinasce poi uomo, 73 chi avendo data prima la figlia, la offre ad un secondo, pure quest'anima dopo morto o re, rinasce in forma di verme, 74 e là deve vivere tredici anni o Yudhiṣṭhira, e raggiunta la fine dei demeriti, quindi rinasce uomo, 75 attendendo ai riti per gli dèi e anche a quelli per gli avi, chi se ne nutre senza offrirne, rinasce allora corvo, 76 e dopo dieci anni da corvo rinasce poi gallo selvatico, e quindi rinasce quaglia per un mese e poi uomo, 77 chi maltratta il fratello maggiore che è come il padre, andato alla morte rinasce in forma di chiurlo, 78 vive dodici mesi più altre dodici da chiurlo quinti trovata la morte riottiene la forma umana, 79 il bassa casta andando con una brahmana rinasce in forma di verme, quindi avendo fatto della progenie, allora nasce topo, 80 chi muore da ingrato o re, giunto al regno di Yama, cade in terribili punizioni da parte dei crudeli servi nel regno di Yama, 81 tridenti, martelli, spiedi, e terribili vasi di fuoco, e la tremenda asipatravana, e la sabbia del kūṭaśāmalī, 82 queste e altre molte cose egli trova nel regno di Yama, e caduto in terribili tormenti, alla fine è distrutto o bhārata, 83 e tornato nel corso delle rinascite nasce in forma di verme, e rimane verme per quindici anni o bhārata, quindi entra in un embrione e appena nato muore, 84 poi quest'anima rinasce in molte centinaia di grembi, e avute molte rinascite, poi nasce come animale, 85 e morto dopo aver avuto dolore per molte schiere di anni, non ritorna alla sua prima natura, e quindi rinasce come tartaruga, 86 l'uomo vergognoso che colle armi uccide un uomo disarmato, sia per aver ricchezza sia per inimicizia, dopo morto nasce mulo, 87 da mulo vive due anni, e poi è ucciso da un'arma, morto rinasce in forma di antilope sempre tremante, 88 e da antilope viene ucciso con un'arma dopo un anno, e ucciso da antilope, in forma di pesce si unisce all'acqua, 89 e raggiunto il quarto mese rinasce come carnivoro, da carnivoro per dieci anni, e altri cinque anni da felino, 90 quindi avuta la morte spinto dal moto del fato, giunta la fine dei suoi demeriti, allora rinasce uomo, 91 l'idiota che uccisa una donna giunge al regno di Yama, cade in molti tormenti, e in venti rinascite, 92 quindi poi o grande re, nasce in forma di verme, e rimasto verme per venti anni, rinasce uomo, 93 avendo rubato il pasto un uomo invece nasce ape, e dentro un favo di api, vive per molti mesi, quindi esaurito la mala azione, riottiene la forma umana, 94 l'uomo che ruba uno strumento musicale, rinasce zanzara, e l'uomo che rubi del cibo mescolato con olio, quest'uomo rinasce come un fiero topo simile a mangusta, 95 avendo rubato del sale invece si rinasce grillo, e avendo rubato della cagliata, una gru che pesca pesci non sacri, 96 avendo rubato del latte, si rinasce gru, chi ruba del sesamo rinasce come tailapāyin, il malconsigliato che ruba del miele, rinasce vespa, 97 l'uomo di scarso cervello che ruba del ferro, rinasce corvo, ma avendo rubato del pāyasa prende lo stato di pernice, 98 rubando paiṣṭa e pane, si rinasce come gufo, rubando frutta o radici, o pane, come formica, 99 l'uomo di scarso cervello che rubi un vaso d'ottone nasce piccione, rubando un vaso d'argento si rinasce colombo, 100 ma rubando un vaso d'oro si rinasce in forma di verme, e da chiurlo rubando del cotone, rinasce l'uomo dopo morto, 101 l'uomo che ha rubato un turbante, oppure una coperta di lana o bhārata, o ha preso una veste di lino, come una lepre quest'anima rinasce, 102 l'uomo che rubi dei mantelli, dopo morto rinasce pavone, e rubando vestiti rossi, si rinasce fagiano, 103 invece l'uomo che abbia rubato dei profumi a cominciare dal sandalo, diventa un topo muschiato o re, pieno di avidità, 104 l'uomo che chieda perdono per aver comunicato un segreto, un tale uomo dopo morto rinasce in forma di pesce, 105 e divenuto in forma di pesce dopo morto rinasce uomo, e diventato uomo egli diviene di breve vita, 106 l'uomo che ha compiuto dei mali rinasce in malo modo o bhārata, né conosce mai il dharma avendo sé stesso per autorità, 107 gli uomini che compiuti dei crimini, cerchino sempre di cancellarli coi voti, avendo insieme gioie e dolori, divengono malati, 108 e rinascono senza dubbio dei barbari infrequentabili, quegli uomini che in preda ad avidità e confusione praticano il peccato, 109 gli uomini che fin dalla nascita evitano i peccati, diventano uomini sani, belli e ricchi, 110 anche le donne che agiscano in questi modi, ottengono il male, e queste diventano mogli di quelle anime, 111 tutte le colpe del furto di cose altrui come sono stabilite, in succinto io ti ho raccontato o senza-macchia, in altri contesti tu ancora ne udrai o bhārata, 112 questo io ho udito o grande re, un tempo dalla bocca di Brahmā, mentro ero in mezzo ai ṛṣi divini, avendolo richiesto precisamente, 113 e da me a te interamente propriamente ho descritto, avendo udito ciò o grande re, poni mente perennemente al dharma.” CXIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ tu o brahmano, mi hai raccontato quale sia la fine dell'ingiusto, io vorrei udire pure la meta del giusto o migliore dei parlanti, avendo compiuto azioni cattive, come si va alla sublime meta?” 2 Bṛhaspati disse: “avendo compiuto azioni cattive, caduto in preda dell'adharma, con animo perverso, uno cade nell'inferno, 3 chi compiuta per confusione un'ingiustizia, poi se ne duole, con grande concentrazione d'animo, non persegue più il male agire, 4 ogni qual volta quest'uomo rettamente confessi il peccato, con mente controllata, di altrettante se ne libera, come un serpente dalla pelle invecchiata che prima aveva, 5 pur non dando svariati doni se è controllato, con grande concentrazione d'animo, ottiene una buona meta, 6 io però ti parlerò di quei doni che dando o Yudhiṣṭhira, un uomo pur avendo infranto i doveri si possa unire al dharma, 7 di tutte le donazioni il cibo è dichiarato il migliore, per prima cosa deve donare il cibo chi voglia rettamente il dharma, 8 il cibo è la vita degli uomini, da questo nasce il vivente, sul cibo sono fondati i mondi, perciò il cibo è rinomato, 9 i ṛṣi divini gli avi e gli uomini elogiano il cibo, col donare del cibo ottenne il paradiso il figlio di Kuśika, 10 il miglior cibo ottenuto legalmente si deve donare ai ri-nati, intenti nei loro studi, con anima piena di gioia, 11 chi, il cui cibo mangiano mille brahmani, che sia donato con gioioso animo, non ottiene una meta malvagia, 12 nutrendo dieci mila brahmani o toro fra gli uomini, un uomo si libera dall'adharma, pur sempre intento nei mali, 13 raccogliendo il cibo colla questua, il savio intento nei veda, che lo doni ad una savio intento negli studi, quaggiù prospera felice, 14 senza violenza, sempre proteggendo legalmente un brahmano, lo kṣatriya che rapido dona il cibo preparato 15 devotamente e piamente a dei brahmani esperti nei veda, con questo quest'anima pia si libera dalle azioni cattive o pāṇḍava, 16 togliendo una sesta parte ricavata dal raccolto, il vaiśya che la dia ai ri-nati, si libera da ogni peccato, 17 lo śūdra che cadendo in pericolo di vita, dia del cibo ottenuto con fatica ai ri-nati, si libera dal male, 18 chi acquisendo del cibo colla forza del suo petto senza fare violenza, lo doni ai brahmani, non incorre nelle disgrazie, 19 l'uomo invece che libero da avidità il cibo avuto legalmente, l'abbia donato ai brahmani esperti nei veda, si libera dal male, 20 diviene potente l'uomo che doni al mondo del cibo che dà forza, rifugiandosi sul sentiero dei virtuosi si libera da ogni male, 21 il sentiero per cui vanno i saggi è fatto da chi compie i doni, quelli che danno la vita, per costoro vi è il dharma eterno, 22 il cibo acquistato legalmente da un uomo sotto ogni circostanza, il cibo sempre preparato da una persona degna è il supremo mezzo, 23 l'uomo con donare del cibo non incontra difficoltà, perciò il cibo si deve donare escludendo quello illegale, 24 il capofamiglia mangi il cibo sempre dopo averne dato ai brahmani, quest'uomo col dono del cibo non rende infruttuoso il giorno, 25 l'uomo che avendo nutrito mille sapienti dei veda o sovrano, sapienti dell'appropriato dharma ed espeti della tradizione, 26 non cade nel terribile inferno, e non ricade nel saṃsāra, ma fornito di ogni desiderio, ne ottiene il merito nell'aldilà, 27 così, pieno di felicità, privo di ogni ansia, arriva ad ottenere bellezza, fama, e ricchezze, 28 interamente ti ho illustrato i grandi meriti del donar cibo, questa è la radice di ogni dharma e donazione o bhārata.” CXIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ non-violenza, agire vedico, meditazione, controllo dei sensi, tapas, obbedienza al guru, quale di queste è meglio per l'uomo?” 2 Bṛhaspati disse: “ ciascuno di tutti questi è universalmente una porta del dharma, ascolta come questi sei sono considerati o toro dei bhārata, 3 quindi io ti illustrerò quale sia il supremo bene per il nato, l'uomo che si impegna nel dharma rifugiandosi nella non-violenza, 4 l'uomo che sempre lascia andare i tre peccati di tutti gli esseri, controllando desiderio e ira, costui raggiunge la perfezione, 5 chi colpisce col bastone punitivo gli esseri non violenti, cercando il proprio bene, non sarà felice nell'aldilà, 6 l'uomo che agisce verso i viventi come verso sé stesso, gettando ogni violenza, vinta l'ira, prospera felice nell'aldilà, 7 di chi divenuto anima di tutti gli esseri, guarda tutti gli esseri, anche gli dèi si stupiscono cercando le sue tracce sulla via senza tracce, 8 non si deve dare all'altro quanto è sgradevole per sé, questo è in breve il dharma, l'altro sorge dal desiderio, 9 nella ripulsa e nel dono, nella gioia e nel dolore, nel buono e cattivo, l'uomo come verso sé stesso, deve prendere la decisione, 10 come uno procede verso gli altri, così gli altri procedono verso costui, questa sia la tua misura nel mondo dei viventi, come è stabilito interamente dal dharma.” 11 Vaiśaṃpāyana disse: così avendo parlato il guru dei celesti al dharmarāja Yudhiṣṭhira, quel saggio saliva al cielo sotto i nostri occhi. CXV 1 Vaiśaṃpāyana disse: allora il re Yudhiṣṭhira al nonno sul letto di frecce, al migliore dei parlanti, di nuovo quello splendidissimo chiedeva: 2 “ i ṛṣi, i brahmani, e gli dèi o grande intelletto, elogiano come dharma il segno della non-violenza, guardando all'autorità dei vedà, 3 col suo agire l'uomo praticando la violenza o migliore dei principi, con le parole e con la mente, come si può liberare dal dolore?” 4 Bhīṣma disse: “ di quattro tipi la non-violenza è indicata dai parlanti il brahman, anche se una sola non è seguita, essa non esiste, 5 come tutti i quadrupedi, non stanno retti su tre piedi, così o protettore della terra, essa si dice se con tre soli modi, 6 come nella traccia dell'elefante, le tracce degli altri che seguono, queste tracce dall'elefante tutte sono distrutte, così nei mondi la non-violenza è stabilita essere il supremo dei dharma, 7 il vivente è legato alle sue azioni, parole e pensieri, (...) 8 avendo abbandonato prima colla mente, e poi con parola ed azione, questi tre stabiliti modi si imparano dai sapienti del brahman, 9 colla mente e colla parola e nel mangiare queste sono le colpe stabilite, i saggi quindi intenti al tapas, non mangiano la carne, 10 ascolta ora da me i peccati o re, del mangiar carne quaggiù, lo stupido che la mangia pur sapendo che la carne è uguale a quella del figlio, 11 come nasce il figlio dall'unione di padre e madre, così nasce il riconoscimento con la lingua sui sapori, così pure negli śāstra si dice che dall'assaggio nasce il desiderio, 12 non cotta o cotta, salata o non salata, non appena i viventi la conoscono, allora la mente ne è attratta, 13 come potranno questi sciocchi uomini che si nutrono della carne, godere dei molti suoni dei liuti, di tamburi, conchiglie, e tamburelli? 14 impensabile, indescrivibile, indeterminabile, è il suo gusto dicono quelli sopraffatti dal desiderio, che ne cercano il frutto, ma l'elogio della carne è pieno del demerito delle cattive azioni, 15 molte persone virtuose, offrendo la vita, proteggendo con le proprie carni quelle altrui, sono giunti in cielo, 16 così o grande re, la non-violenza è fatta di quattro maniere, la non-violenza è considerata connessa con ogni dharma e artha.” CXVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ la non-violenza è il supremo dharma, così hai detto molte volte, e tu hai detto che negli śrāddha, i padri desiderano la carne, 2 tu hai affermato prima che il rito degli śrāddha è con molte carni, e non uccidendo, con questo la carne è esclusa, 3 ci è nato un dubbio sul dharma riguardo all'escludere la carne, qual'è la colpa di chi la mangia, e quale il merito di chi si astiene? 4 e quella di chi la mangia uccidendo, di quello che la procura per un altro, cioè l'uomo che uccide per un altro, o la compri per nutrirlo, 5 questo io voglio che tu mi illustri in verità o senza-macchia, con convinzione io cerco perennemente il dharma, 6 come si ottiene lunga vita? come si diviene pieno di energia? come si evita la mutilazione, e come nasce la buona salute?” 7 Bhīṣma disse: “ di chi contro il dharma o re, mangia la carne o toro dei kuru, di costui ascolta da me in verità, quale sia la suprema regola, 8 bellezza, integrità fisica, lunga vita, intelletto, vigore, forza e memoria, cercando di avere gli uomini dall'anima compiuta, devono astenersi dalla violenza, 9 qui vi sono molteplici discorsi dei ṛṣi o toro dei kuru, quale fu la loro opinione, ascolta da me o Yudhiṣṭhira, 10 il saldo nei voti che di mese in mese celebri l'aśvamedha, e chi eviti miele e carne, hanno lo stesso merito o Yudhiṣṭhira, 11 i sette ṛṣi, i vālakhilya, e anche i māricipa, questi saggi o re, elogiano il non mangiar carne, 12 chi non mangia carne, non uccida, né faccia uccidere, Manu lo svāyaṁbhuva disse che costui è amico di tutti gli esseri, 13 chi è invincibile per tutti gli esseri, chi è fiducioso verso tutti i viventi, è sempre approvato dai virtuosi, astenendosi dalla carne, 14 chi vuole accrescere le proprie carni con la carne altrui, Nārada anima giusta affermò che costui perennemente sprofonda, 15 uno diventa un donatore, un sacrificatore e un asceta, astenendosi da carne e da miele, così affermò Bṛhaspati, 16 chi celebri ogni mese l'aśvamedha per cento anni, non è pari a chi non mangia carne, questa è la mia opinione, 17 uno che sempre celebra dei sattra, uno che sempre offre donazioni, e uno che pratica l'ascesi, così diviene chi si astiene da miele e carne, 18 tutti i veda, e tutti i riti non compiono o bhārata, quanto si compie nel mangiare evitando la carne, 19 arduo è astenersi dopo aver assaggiato la carne, ma questo è il miglior voto da praticare per la sicurezza di ogni vivente, 20 il saggio che dà ad ogni essere protezione dal pericolo, è uno che al mondo dà la vita, non vi è qui dubbio, 21 così i sapienti elogiano il supremo dharma, per cui uno desidera per i viventi quanto vuole per sé, 22 come per sé stessi devono agire le grandi anime di intelletto, anche i sapienti che cercano la felicità, hanno paura della morte, 23 come dunque si possono uccidere rapidamente quelli che vogliono vivere, che sono sani e privi di malvagità, da parte dei malvagi che vivono di carne? 24 perciò sappi o grande re, che la rinuncia alla carne è il miglior supporto al dharma, al paradiso e alla felicità, 25 la non-violenza è il supremo dharma, e il supremo tapas, la non-violenza è la suprema verità, da cui sorge il dharma, 26 la carne con nasce dall'erba, dalla legna o dalla roccia, ma uccidendo un vivente vi è la carne, perciò è una colpa mangiarne, 27 gli dèi che si nutrono di amṛta di svāhā e oblazioni, hanno caro verità e onestà, sappi che i cannibali rākṣasa seguono falsità e inganni, 28 nelle tremende foreste, nei dirupi inaccettabili, di giorno e di notte, nelle piazze e nelle assemblee, se non si mangia carne o re, non si ha paura della morte, 29 se non ci fosse un mangiacarne, non ci sarebbe allora nessun uccisore, l'uomo che uccide, uccide per mangiare carne, 30 non se ne mangi allora non sorgerà la violenza per margiare carne, da ciò sorge la violenza sugli animali, 31 giacché la vita viene divorata dai carnivori o illustrissimo, allora deve evitare la carne chi voglia la propria prosperità, 32 i crudeli uccisori di vite evitano chi le protegge, come le timide antilopi, hanno paura degli esseri, 33 per avidità, o per confusa mente, o per averne forza e valore, oppure per associazione con uomini malvagi, cadono nell'adharma, 34 chi vuole accrescere la propria carne colle carni altrui, vive in preda al tremore, e rinasce in un posto qualunque, 35 porta ricchezza, gloria, lunga vita, è grande via di fortuna e paradiso, l'astenersi dal mangiare carne, così dicono sempre i supremi ṛṣi, 36 questo invero o kuntīde, fu un tempo udito da me, dalla bocca di Mārkaṇḍeya, su quali sono le colpe del mangiar carne, 37 chi mangia le carni dei viventi per vivere, o quella degli uccisi o dei morti, è come ne fosse l'uccisore, 38 chi la compra col denaro, chi la uccide per il piacere di mangiarla, e uno che uccide con armi o con lacci, questi sono i tre assassini, 39 l'uomo che pur non mangiandola, ha la stessa colpa di chi se ne sazia, quando ne permetta l'uccisione, è immerso nella stessa colpa, 40 invincibile per tutti gli esseri, di lunga vita, in salute e felice, diviene chi non mangia carne, pietoso quaggiù verso i viventi, 41 delle donazioni d'oro, di quelle di vacche, e interamente di quelle di terra, il dharma di non mangiare carne sia superiore, così sta scritto, 42 non si deve mangiare a piacere la carne non sacralizzata e senza riti, mangiandola si precipita all'inferno, non vi è qui dubbio, 43 la carne divenuta consacrata e quella a beneficio dei brahmani, è riconosciuta quaggiù come piccola colpa, che al contrario non si attacca, 44 è una vergogna degli uomini chi uccida un vivente per darlo da mangiare, ma chi lo mangia compie la grande colpa, non chi lo uccide, 45 la persona sciocca che per seguire la via indicata dai veda per i sacrifici, uccida un vivente per prenderne la carne, quest'uomo è pronto per l'inferno, 46 chi avendo mangiato della carne poi se ne penta, ne ha un grandissimo dharma, lui che si è allontanato dal male, 47 chi la prende, chi lo permette, chi la taglia, chi la compra e la vende, chi la cuoce, e chi la mangia, tutti questi sono degli assassini, 48 ma ti dirò quest'altra autorità stabilita dalla legge, in antico, amata dai ṛṣi, e stabilita nei veda, 49 il dharma che si ha coll'azione, è seguito da chi ne cerca il frutto, come si dice o tigre fra i re, ma non da chi desidera la liberazione, 50 l'offerta che perfezionata dai mantra è consacrata, e spruzzata è resa pura, nelle cerimonie per gli avi, secondo l'autorità stabilita dai veda, e Manu disse, che fuori da questo non si deve mangiare la carne a piacere, 51 ciò allontana dal paradiso e dalla gloria, come un rakṣas o toro dei bhārata, gli uomini che non mangino la carne o re, prima stabilita, 52 l'uomo che voglia grandemente non incorrere nelle avversità, si astenga interamente dalle carni dei viventi quaggiù, 53 abbiamo udito che nel precedente kalpa, gli uomini facevano un animale di riso, con cui sacrificavano i celebranti guardando ai mondi puri, 54 questo dubbio fu chiesto dai ṛṣi a Vasu il sovrano dei cedi un tempo: e lui disse che la carne era mangiabile anche se non si poteva o potente, 55 e così quel sovrano della terra dal cielo cadeva al suolo, e poiché di nuovo lo affermava sprofondava dentro la faccia della terra, 56 da Agastya grand'anima, per amore dei viventi, col suo tapas tutti gli animali selvaggi furono consacrati alle divinità, 57 e i sacrifici per gli dèi e gli avi così non venivano abbandonati, e ne furono compiaciuti gli avi, soddisfatti della carne secondo la legge, 58 ascolta dunque o re dei re, quanto ti illustro o senza-macchia, nell'astenersi dal mangiar carne vi è l'intera felicità o signore di uomini, 59 chi per cento anni completamente pratichi un tapas tremendo, e chi si astenga solo dalla carne, sono uguali per me, 60 nel mese di kaumuda, e specialmente nella quindicina chiara o signore di uomini, si deve astenersi da tutte le carni, così il dharma stabilisce, 61 chi si astenga dalla carne nei quattro mesi di pioggia, ottiene le quattro nebedizioni: fama, lunga vita, gloria e forza, 62 o pure non mangiando nessuna carne per un solo mese, superando ogni dolore si vive felici e in salute, 63 quelli che si astengono dalle carni anche per metà mese, per costoro che si astengono dalla violenza è stabilito il mondo di Brahmā, 64 dei re o pṛthāde si astennero dalla carne per metà del mese kaumuda, che erano come anime di tutti gli esseri, vicini e lontani da ricchezza e sapienza, 65 erano Nābhāga, Ambarīṣa, e Gaya grand'anima, Āyus, e Anaraṇya, Dilīpa, Raghu e Pūru, 66 Kārtavīrya, e Anuruddha, Nahuṣa e Yayāti, Nṛga, Viṣvagaśva, e pure Śaśabindu, e Yuvanāśva, e Śibi e Auśinara, 67 e Śyenacitra o re dei re, e Somaka e Vṛka, Raivata, Rantideva, Vasu, e Sṛñjaya, 68 Duḥṣanta, Karūṣa, e Rāma, Alarka e Nala, Virūpāśva, Nimi, e il saggio Janaka, 69 Sila, e Pṛthu, e inoltre Vīrasena, Ikṣvāku, Śambhu, Śveta e Sagara, 70 questi e altri o re dei re, un tempo non mangiarono carne, nel mese autunnale di kaumuda, e allora ottennero il paradiso, 71 e stanno ora nel mondo di Brahmā, splendendo coperti di bellezza, serviti da gandharva, e assieme a migliaia di donne, 72 le grandi anime che praticano il supremo e sublime dharma della non-violenza risiedono nel cielo più alto, 73 i giusti che sempre si astengono quaggiù da miele e carne, e dall'alcol fin dalla nascita, sono tutti chiamati muni, e ottengono la supremazia tra i parenti, non vi è qui dubbio, 74 e se sfortunato, si libera dalla sventura, e se legato si libera dai legami, se sofferente si libera della malattia, se addolorato si libera dal dolore, 75 non cade in una nascita infame, e diviene bello l'uomo, e di intelligenza o migliore di kuru, e acquista grande gloria, 76 ti ho illustrato o re, dell'astensione dalla carne, efficacia e difetti, come disposti e stabiliti dai ṛṣi.” CXVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quegli uomini che al mondo fortemente bramano la carne, scartando gli altri cibi, così come schiere di rakṣas, 2 farinate fatte in vario modo, e vari tipi di vegetali, e dolci saporiti non vogliono come desiderano la carne, 3 e qui invero la mia mente si confonde su questo motivo, non penso che vi sia qualcosa che sia quaggiù gustosa come la carne, 4 e voglio udire ancora i meriti dell'astenersi dalla carne, e quali colpe vi siano nel mangiarla o toro fra gli uomini, 5 tutto secondo verità o anima giusta, secondo le regole e il dharma quaggiù, cosa c'è nel mangiarla o nel non mangiarla? interamente dimmi ciò.” 6 Bhīṣma disse: “ così è ciò o grandi-braccia come hai detto o bhārata, non vi è null'altro sulla terra che sia più gustoso della carne, 7 per gli afflitti da ferite e debolezze e quelli che sono intenti nei rapporti sessuali, e per quelli stanchi per i viaggi, non vi è cosa superiore alla carne, 8 immediatamente risolleva la vita, e dà la migliore salute, nessun altro cibo è superiore alla carne o tormenta-nemici, 9 ma nell'astenersene vi sono molti meriti o rampollo dei kaurava, e quali siano questi per i gli uomini ascolta dalla mia bocca, 10 di chi vuole accrescere le proprie carni con quelle altrui, non vi è uomo più vile né più crudele di costui, 11 non si trova al mondo cosa più cara della vita, perciò l'uomo agisca con compassione verso gli altri come verso sé stesso, 12 dal seme vitale o caro, sorge la carne senza dubbio, ma nel mangiarla si trova la grande colpa dell'uccidere, 13 il dharma è caratterizzato dalla non-violenza, così sanno i sapienti dei veda, l'agire che sia privo di violenza pratichi l'uomo di animo, 14 nei riti per avi e dèi si dice che l'offerta è resa sacra, secondo le regole stabilite dai veda, e mangiarla non è qui peccato, 15 gli animali furono creati per il sacrificio, così pure ci dicono le scritture, ma al di fuori di queste regole, si dice che sia condotta dei rakṣas, 16 e quale che sia la condotta stabilita per gli kṣatriya ascolta da me, il procurarsi la carne con proprio valore come poi mangiarla non è peccato, 17 tutti gli animali selvatici sono consacrati alle divinità, Agastya ha un tempo o re, celebrato la caccia, 18 non vi è certamente caccia senza rischiare sé stessi, vi è parità di situazione per chi è ucciso e chi non o sovrano, 19 quindi tutti i ṛṣi tra i re, praticano la caccia, non si cade nella colpa e non vi è peccato, così dicono, 20 non vi è nulla che sia superiore in questo mondo e nell'altro, e in tutti gli altri mondi, alla compassione o rampollo dei kuru, 21 non vi è mai paura quaggiù per l'uomo pietoso, questi mondi sono dei pietosi, e gli altri degli asceti, 22 chi saldo nella compassione, dà sicurezza a tutti gli esseri, a lui sicurezza danno pure gli esseri, così abbiamo udito, 23 se ferito, impedito, caduto, ingiuriato e colpito, tutti gli esseri lo difendono in tutte le avversità, 24 non lo colpiscono i predatori, né i piśāca, né i rākṣasa, chi libera gli altri nei momenti di pericolo libera anche sé, 25 non vi fu né vi sarà un dono superiore al dono della vita, né qualcosa più caro per sé vi è con certezza, 26 indesiderata per tutti gli esseri è certo la morte o bhārata, immediatamente a tutti gli esseri sorge il tremore al nomento della morte, 27 fin dalla nascita alla vecchiaia sempre nel doloroso mare delle rinascite, i viventi si dibattono e si agitano per la morte, 28 dentro i grembi sono cotti con liquidi salati, pungenti e acidi, con feci, muco e orine, e da tocchi violenti e terribili, 29 e pure nati, senza volerlo sono continuamente tagliati, e fatti a pezzi appaiono involontariamente, i bramosi di carne, 30 e nell'inferno kumbhīpāka sono cotti entrando in ciascuna nascita, e nascendo e morendo vagano continuamente, 31 con vi è cosa più cara di sé stessi sulla terra da conseguire, perciò l'uomo di anima fatta deve essere pietoso verso tutte le vite, 32 chi per tutta la vita non mangi nessuna carne, ottiene un'ampia sede in paradiso, non vi è qui dubbio, 33 quelli che mangiano le carni degli esseri che desiderano vivere, sono pure mangiati da quegli esseri, io non ho qui dubbio, 34 tu mangi me, perciò io mangerò pure te, questo intendi è il detto: carne per carne o bhārata, 35 l'uccisore è sempre ucciso, e così viene ucciso il catturatore, l'abusatore è abusato o re, l'odiatore acquista solo odio, 36 chi in ciascun corpo la medesima azione compie, con ciascuno dei corpi ne ottiene il frutto, 37 la non-violenza è il supremo dharma, e la non-violenza è il supremo autocontrollo, la non-violenza è il supremo dono, la non-violenza è il supremo tapas, 38 la non-violenza è il supremo sacrificio, e la non-violenza è la suprema forza, la non-violenza è il supremo amico, la non-violenza è la suprema felicità, la non-violenza è la suprema verità, la non-violenza è il supremo insegnamento, 39 le donazioni in tutti i sacrifici, le abluzioni in tutti i tīrtha, e pure il merito di tutti i doni, non è pari alla non-violenza, 40 il tapas del non violento è inesauribile, il non violento sacrifica sempre, il non violento è come madre e padre di tutti gli esseri, 41 il merito della non-violenza prosegue o toro dei kuru, non si può quaggiù elencarne i meriti in centinaia di anni.” CXVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ volenti o nolenti quelli che sono uccisi nella grande battaglia, quale nascita ottengono? questo dimmi o nonno, 2 è doloroso per gli uomini lasciare la vita sul campo di battaglia, io so o anima giusta, che difficile a farsi è abbandonare la vita, 3 sia nella sfortuna che nella fortuna, e sia nel bene che nel male, dimmi dunque la ragione di ciò, tu conosci ogni cosa io penso.” 4 Bhīṣma disse: “ nella fortuna o nella sfortuna, nel bene o nel male, i viventi nascono nel saṃsāra o signore della terra, 5 dotati di quale natura ascolta dunque da me il motivo, rettamente tu mi hai rivolto questa questione o Yudhiṣṭhira, 6 e qui io ti racconterò l'antica vicenda o sovrano, della conversazione tra il dvaipāyana e un verme o Yudhiṣṭhira, 7 un tempo essendo assorbito nel brahman, il savio Kṛṣṇa dvaipāyana, scorgeva un verme, che correva veloce nel solco di un carro, 8 conoscendo la fine di tutti gli esseri e la lingua degli esseri viventi, quel sapiente di tutto veduto il verme gli diceva queste parole: 9 ' o verme, tu appari affrettarti con aspetto tremante, dove corri? questo dimmi e da dove sorge la tua paura.' 10 il verme disse: ' udendo il grande frastuono del carro, mi venne grande paura o grande intelletto, questo rumore terribile si ode, e affinché non mi uccida io corro via, 11 io odo il suono di buoi che soffiano forte, incitati, che stanno portando un grande peso, qui vicino o potente, si odono i vari suoni delgli uomini che li fanno trainare, 12 un verme come noi siamo, non è in grado di sopportarlo, perciò mi allontano da questo terribile pericolo, 13 dolorosa è la morte per i viventi, e ardua è la vita, per cui timoroso mi proteggo, non voglio giungere al male dal bene.' “ 14 Bhīṣma disse: “ così apostrofato, egli diceva: ' dov'è il tuo bene o verme, io credo che il tuo bene sia la morte, tu vivi in una forma animale, 15 i molti beni grandi e piccoli, profumi, gusti, suoni e contatti, tu non li conosci o verme, è meglio la morte per te.' 16 il verme disse: ' il vivente in ogni caso è attaccato alla vita, e io pure al mio bene attendo o grande saggio, perciò voglio vivere, 17 e quaggiù nel corpo in cui si è per l'intera vita, si procede, gli uomini e pure gli animali, ciascuno coi propri piaceri, 18 io un tempo ero un uomo, uno śūdra molto ricco, empio e crudele, e avaro vivevo di usura, 19 di pungenti parole, disonesto, completamente ladro di ogni cosa, sempre in disputa per prendere, bramoso di rubare agli altri, 20 e anche i servi o le genti ospiti che risiedevano nella mia casa, per invidia io li trattavo con falso desiderio di favorirli, 21 e pure preparando il cibo per lo śraddha e i riti per dèi e avi, non lo offrivo con desiderio, e non purificavo il cibo da offrire, 22 quelli giunti in rifugio dai pericoli, cercando un rifugio sicuro, subito furono da noi lasciati in pericolo e non aiutati mentre cercavano salvezza, 23 ricchezze, grano, le amate mogli, carri e case e la straordinaria prosperità degli uomini scorgendo me ne dispiacevo, volendoli poveri, 24 invidioso vedendo l'altrui gioia, mi impegnavo a renderli infelici, i tre beni degli altri io distruggevo, inseguendo le mie proprie brame, 25 un tempo io ho compiuto le azioni crudeli al massimo grado, e ricordandolo io me ne dolgo, come per aver perso l'amato figlio, 26 e pure riconosco anche il frutto delle azioni buone compiute da me, io ho onorato la madre e venerato anziani e brahmani, 27 una volta un ospite dotato di nascita e qualità, per caso è giunto a casa mia, e quest'ospite fu da me onorato o brahmano, per questo non ho perso la memoria, 28 e per quella azione, io vedo quaggiù una speranza di felicità, quale sia il meglio per me io vorrei udire da te o ricco in tapas.' CXIX 1 Vyāsa disse: ' per quella buona azione pure nella forma animale non sei confuso, è per mio agire o verme, il fatto per cui tu non sei confuso, 2 io guardandoti, per la forza del mio tapas ti libererò, nessun'altra forza si trova che sia forte come la forza del tapas, 3 io so che tu sei caduto o verme, nello stato di verme per le tue malvagità, e otterrai il supremo dharma se ritieni di esser saldo nel dharma, 4 gli dèi e quelli che volano in aria si nutrono dei riti compiuti sulla terra, e anche tra gli uomini dal dharma e dalle loro qualità sorgono kāma e artha, 5 essendo l'uomo dotato di parola, intelletto, mani e piedi, sia che viva da saggio che da sciocco, perché rinunciarvi? 6 il miglior savio compie da vivo la venerazione di sole e luna, recitando sante parole, là o verme, tu andrai, 7 e là godrai degli elementi dotati di qualità, e là io ti insegnerò la via del brahman dove tu vuoi.' 8 avendo risporto di si, il verme restava sul carraccio, e venne a vedere il ṛṣi dopo aver passato tutte le altre nascite, 9 da porcospino, da iguana, e cinghiale, e pure da antilopi e uccelli, da fuori casta, da śūdra e da vaiśya e pure da kṣatriya, 10 tu sei quel verme, così dicendogli il ṛṣi dalla sincera parola, e lui allora ricordando, a mani giunte toccava i suoi piedi con la testa. 11 il verme disse: ' è largamente desiderato attraverso dieci modi, questo stato che io ho ottenuto passando dall'essere un verme a figlio di re, 12 mi trasportano fortissimi elefanti inghirlandati d'oro, e su carri dei supremi e abili destrieri di kāmboja, 13 e veicoli aggiogati a cammelli e muli mi conducono, e con parenti e ministri io mangio del riso ben cotto, 14 in case piacevoli su letti, e tappeti, preziosi, o gloriosissimo, io dormo quaggiù ben servito, 15 e tutte le mattine e sere, dei sūta, menestrelli e bardi, mi elogiano con piacevoli parole come fossi il grande dio Indra, 16 per grazia della promessa fatta da te che sei di infinito splendore, io essendo stato un verme sono divenuto figlio di re, 17 onore sia a te o grande saggio, che posso fare per te? comanda, stabilita da te con la forza del tapas, è quanto ho ottenuto.' 18 Vyāsa disse: ' oggi io sono stato spontaneamente venerato da te o re, con le tue parole, quando tu sei diventato un verme, hai abborrito i ricordi della precedente nascita, 19 non hai distrutto il male da te fatto un tempo, da śūdra ladro di ricchezze, e intento alla crudeltà, 20 ma tu hai ottenuto un tempo di vedermi, e questa fu una pura azione, quando eri rinato in forma animale, e pure per avermi venerato, 21 da ciò tu da figlio di re, diverrai un brahmano, sacrificando la tua vita sul campo di battaglia in favore di vacche o brahmani, 22 avuta il felice stato di figlio di re, e fatti giusti sacrifici con donazioni, ne avrai quindi gioia, felice in paradiso divenuto l'eterno brahman, 23 da vite inferiori sei divenuto śūdra, da śūdra vaiśya, e da vaiśya uno kṣatriya, e da kṣatriya di virtuosa condotta, brahmano e da brahmano di buono agire il puro cielo.'” CXX 1 Bhīṣma disse: “ raggiunto il dharma kṣatriya, quel valoroso e ricordando di esser stato un verme o re, praticava un lungo tapas, 2 e vedendo quel suo ampio tapas, giungeva Kṛṣṇa il dvaipāyana, quel migliore dei ri-nati, sapiente di artha e dharma. 3 Vyāsa disse: ' saldo nel voto kṣatriya o verme, di proteggere i viventi, e nel voto kṣatriya della meditazione, allora diverrai un brahmano, 4 proteggi dunque rettamente tutte le creature da pietoso sapiente di bene e male, distribuendo i beni desiderati, e purificando i mali, 5 sii composto e gentile, intento nella pratica del tuo dharma, e abbandonato il corpa di kṣatriya, allora diverrai brahmano.'” 6 Bhīṣma disse: “ quindi raggiunta di nuovo la foresta o Yudhiṣṭhira, dopo aver udito le parole del grande ṛṣi, proteggendo le creature nel dharma, 7 in breve tempo quel verme o migliore dei principi, proteggendo le creature nel dharma, morto diveniva un brahmano, 8 quindi vedendolo brahmano di nuovo giungeva lo splendidissimo, il grande saggio, Kṛṣṇa il dvaipāyana allora. 9 Vyāsa disse: ' oh toro dei savi, o splendido, non tremare in alcun modo, agendo bene buone nascite, e agendo male cattive nascite, si ottengono o sapiente del dharma, secondo il dharma e le scritture, 10 perciò non agitarti per paura della morte o verme, abbi paura della perdita del dharma e perciò pratica il supremo dharma.' 11 il verme disse: ' per tua grazia io o venerabile ho ottenuto di felicità maggiore felicità, ottenuta quindi la prosperità radice del dharma, ogni male è cessato in me.'” 12 Bhīṣma, “ per le parole del venerabile, quel verme divenuto brahmano arduo stato, rendeva la terra o re, piena di centinaia di pali sacrificali, quindi quel brahmano sapientissimo del brahman raggiungeva la beatitudine, 13 e quel verme otteneva o pṛthāde il supremo ed eterno brahman, avendo avuto il frutto delle proprie azioni, per ordine di Vyāsa, 14 e giacché pure quei tori tra gli kṣatriya che per loro natura sono uccisi, ottengono la meta più pura, perciò non dolerti o figlio mio.” CXXI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ sapienza, tapas e donazione, quale di queste e superiore? questo io ti chiedo o migliore dei virtuosi, e dimmelo dunque o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ anche qui raccontano un antica storia, sulla conversazione di Maitreya con Kṛṣṇa dvaipāyana, 3 Kṛṣṇa dvaipāyana o re, vagando in incognito, a vārāṇasī andava a trovare Maitreya che stava nella casa di una prostituta, 4 riconosciuto quel supremo muni sopraggiunto fattolo sedere, e avendolo onorato, Maitreya lo nutriva con ottimi cibi, 5 e avendo mangiato quell'ottimo cibo, di qualità e di ogni gradimento, saziato, sorrideva contento Kṛṣṇa dal grande intelletto, 6 e Maitreya vedendo Kṛṣṇa sorridere gli diceva: dimmi o anima pia, il motivo per cui tu stai sorridendo, essendo tu un asceta dotato di fermezza, sei diventato così gioioso, 7 questo io ti chiedo o sapiente, inchinandomi e riverendoti, per il tuo meritevole tapas e la tua grande gloria, 8 diversamente noi agiamo o caro, e diversamente siamo noi due, molto minore io mi credo e tu di certo superiore.' 9 Vyāsa disse: ' per una contradditoria offesa mi è accaduto di sorridere, falsa appare la parola dei veda, e da cosa i veda dicono il falso? 10 dicono che vi sono tre modi per il supremo voto dell'uomo, non si usi violenza, si offra, e si dica sempre la suprema verità, e ora noi lo dobbiamo fare avendolo prima imparato 11 anche un piccolo dono diviene di grande merito, quando è donato a chi ne ha bisogno con cuore privo di invidia, 12 tu pure affamato dando questo cibo a me che ne avevo bisogno, conquisterai i grandi mondi come compiendo grandi sacrifici o potente, e per questo puro dono io sono felice come per il tapas, 13 il tuo profumo è quello di un puro, e di un puro è il tuo aspetto, puro aleggia il tuo profumo io penso per l'azione che hai compiuto, 14 superiore alle abluzioni, e pure allo spalmarsi unguenti, il sublime donare è superiore a tutte le purificazioni, 15 tutte quelle ottime cose dichiarate dai veda che tu elogi, di tutte queste il dono è la migliore, qui io non ho dubbi, 16 il sentiero costruito da chi dona, è quello su cui procedono i saggi, e su quelli che donano la vita, e stabilito il dharma, 17 come i veda e gli studi, e come la padronanza dei sensi, e come l'abbandonare tutto, è quaggiù insuperabile il donare, 18 tu o caro dalla felicità andrai ad una felicità superiore, l'uomo intelligente dalla felicità raggiunge una maggiore felicità, 19 e questo ottenimento è senza dubbio, davanti a noi, le ricchezze ottengono la prosperità, e doni e sacrifici la felicità, 20 il dolore segue alla gioia, e un'altra gioia segue al dolore, questo sempre appare o grande saggio, naturale, 21 i sapienti dicono che l'uomo ha tre modi di condursi quaggiù, uno è buono, un'altro è cattivo, e l'altro non è né buono né cattivo, 22 nessun bene si pensa di uno, né alcun male si pensa di un altro, quindi pratica il proprio agire senza bene né male, 23 rallegrati, gioisci e prospera, dai e sacrifica, e non ti batteranno né i sapienti né gli asceti.” CXXII 1 Bhīṣma disse: “ così apostrofato, rispondeva Maitreya dalle azioni religiose, nato in una famiglia di grande prosperità, saggio e molto istruito: 2 ' senza dubbio o grande saggio, ciò è come hai detto, ma col tuo permesso qualche cosa io direi o illustre.' 3 Vyāsa disse: ' qualunque cosa tu vuoi o Maitreya quando e come vuoi, dimmi o grande saggio, io ascolterò le tue parole.' 4 Maitreya disse: ' privo di colpa e puro è il discorso riguardo al donare, e tu non vi è dubbio sei anima purificata in sapienza e tapas, 5 per questa tua anima purificata, questo dono per me è grandissimo, e ancora io col mio cuore io lo vedo come fosse il più grande tapas, 6 e pure il vederti è per me grande felicità, io penso che sia per tua grazia che questa azione sia naturale, 7 tapas, istruzione, e pure nascita sono causa di religiosità, e di queste tre qualità il ri-nato è dotato, 8 e quando lui è soddisfatto, sono soddisfatti avi e divinità, nessuna persona istruita è superiore al brahmano, 9 come in un ben coltivato campo l'uomo trova frutti, così donando ad un istruito il donatore ne ottiene il frutto, 10 se non vi è un brahmano dotato di istruzione e condotta, che possa accettare il dono, la ricchezza dei ricchi sarebbe vana, 11 mangiando l'ignorante distrugge il cibo, e ditrugge chi lo mangia, e viene distrutto chi ha il cibo, e ucciso costui, viene ucciso l'ignorante, 12 il potente sapiente mangiando il cibo ne diviene il padrone, dal cibo nasce dunque ogni sottigliezza e violazione, 13 quanto è il merito del donatore, tanto è quello di chi lo accetta, non su una sola ruota si può viaggiare, così sanno i ṛṣi, 14 dove vi sono dei brahmani dotati di istruzione e condotta, là si ottiene il puro frutto del dono quaggiù e nell'aldilà, 15 quelli che di chiara nascita, sono sempre intenti al fiero tapas, e dotati di studi e di atti di donazione, sono sempre venerati, 16 la ragionevole strada compiuta dai virtuosi non confonde, quelli che eternamente conducono i sacrifici, sono guide per il paradiso.'” CXXIII 1 Bhīṣma disse: “ così apostrofato il venerabile rispondeva a Maitreya: ' per fortuna tu lo sai, per fortuna hai una tale certezza, questo mondo applaude per lo più queste qualità, 2 e pure bellezza, energia e properità, senza dubbio, per fortuna non ti sovrastano, questo è un beneficio divino, ascolta ora che io ti illustrerò di quanto è ancora più forte del dono: 3 alcuni modi di agire che quaggiù provengono dagli śāstra, e quelle condotte che concernono i veda nel giusto ordine, 4 io elogio il donare, come anche il tapas e lo studio, il tapas è purificazione, il tapas conduce ai veda e al paradiso, 5 col tapas e colla sapienza si ottiene il massimo, così abbiamo udito, e col tapas si può ottenere quanto altro c'è pur se arduo da ottenersi, 6 a qualsiasi cosa miri, l'uomo che pratica il tapas, tutto questo ottiene, se è un brahmano padrone dei veda, 7 l'impensabile, l'inviolabile, l'inaccessibile, l'insormontabile, tutto questo si raggiunge col tapas, il tapas è il più forte, 8 chi si ubriaca, chi prende senza consenso, l'infanticida, chi viola il letto del guru, col tapas supera tutto questo e se ne libera, 9 ma pure il sapiente che tutto vede, è tale e quale all'asceta. i due si dicono entrambi asceti e sempre si deve inchinarsi a loro due, 10 tutti i ricchi in sapienza sono onorati e pure gli asceti, chi fa donazioni ottiene quaggiù la prosperità e nell'aldilà la felicità, 11 il mondo di Brahmā, e il mondo dei più forti, ottiene chi bene agisce mentre è al mondo, con doni di cibo, 12 i venerati danno venerazione, gli onorati danno onore, e chi non dona, in qualsiasi luogo viene scacciato, 13 chi così non agisce e chi agisce ottiene quanto gli spetta, se vai in alto o in basso quel mondo otterrai, 14 ma otterrai cibi e bevande nella misura che hai dato, tu sei saggio, nato di buona famiglia, istruito e privo di crudeltà, 15 sei fedele alla giovane moglie o Maitreya, stai controllato, accetta i primi insegnamenti per chi è un capo-famiglia, 16 quando il marito che convive è soddisfatto, e la donna felice di abitare col marito, in una tale famiglia tutto procede in modo auspicabile, 17 come la polvere dal corpo con l'acqua, e come la tenebra dalla luce del fuoco, dal donare e dal tapas tutti i mali sono asportati, 18 ottieni buona fortuna nella tua casa o Maitreya, io parto, pensa a quanto si debba fare, e così ne sarà la miglior cosa.' 19 quindi Maitreya inchinadosi a lui e compiuta la pradakṣiṇa, così diceva a mani giunte: 'che la fortuna sia con te o venerabile.'” CXXIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “la giusta condotta delle donne virtuose o migliore dei sostenitori del dharma, vorrei conoscere io in verità, questo dimmi o nonno.” 2 Bhīṣma disse: “ alla saggia Śāṇḍilī, nel mondo divino onniscente e sapiente di ogni dharma una kaikeya di nome Sumanā chiedeva: 3 ' per quale condotta o nobilissima, o per quale agire, liberandoti da tutti i mali, hai raggiunto il mondo divino? 4 tu sei come la fiamma del fuoco, brillando col tuo splendore, come la figlia del signore delle stelle giunta in cielo col suo splendore, 5 indossi abiti lindi, e sei priva di ogni fatica, stando sul tuo carro divino splendi mille volte di energia, 6 non certo per scarso tapas, donare o autocontrollo, sei giunta in questo mondo, perciò dimmi la verità.' 7 così richiesta gentilmente da Sumanā, Śāṇḍilī dal bel sorriso, queste veritiere parole diceva a Sumanā: 8 ' non indossando la veste ocra e neppure quella di corteccia, non radendomi la testa né facendomi la crocchia sono giunta alla divinità, 9 ma parole sgradevoli o qualsiasi offesa, io con attenzione non ho mai detto a mio marito, 10 alla venerazione di dèi, antenati e brahmani, con attenzione sempre fui intenta, obbedendo a suocero e suocera, 11 non ho mai pronunciato calunnie né le ho solo pensate, non sono stata in luoghi proibiti né a lungo ho parlato, 12 nel ridere svergognatamente, o con azione impropria, di nascosto o apertamente mai mi sono trovata, 13 e quando il marito era giunto a casa tornato dai suoi affari, io controllata lo veneravo fornendogli un seggio, 14 un cibo che lui non conoscesse o non approvasse, sia che fosse mangiabile o addirittura come nettare io l'ho evitato, 15 intenta ai lavori di casa e nel fare quanto occorre, alzatami all'alba tutto questo facevo e facevo fare, 16 se mio marito se ne andava da casa per qualche affare, io me ne restavo sempre controllata intenta in molte cose auspicabili, 17 del trucco per gli occhi, del bagno, di ghirlande o unguenti. o di altri abbellimenti mentre era lontano il marito, non ho mai goduto, 18 non svegliai mai il marito mentre felicemente dormiva, e pure nelle malattie e nei lavori per lui si rallegrava la mia mente, 19 non ho mai fatto lavorare il marito nelle faccende di casa, io sempre mantenni i segreti e la casa ben pulita, 20 questa via del dharma seguendo la donna controllata, come Arundhatī sarà onorata nel paradiso delle donne.'” 21 Bhīṣma disse: “ rivelando a Sumanā quella ascetica dea, questo dharma verso il marito, quella virtuosa allora andava a scomparire, 22 chi questo racconto ripete passo per passo o pāṇḍava, raggiunto il mondo degli dèi, nel giardino divino vive felice.” CXXV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quale pensi sia superiore la conciliazione o il donare? dimmi o migliore dei bhārata quale cosa qui sia superiore.” 2 Bhīṣma disse: “qualcuno elogia la conciliazione, e qualche altro il donare, l'uomo che ha conosciuto la natura dei due, preferisce l'uno o l'altro, 3 ascolta dunque da me le qualità o re, della conciliazione o toro dei bhārata, come con la conciliazione si possano rendere favorevoli pure gli esseri più tremendi, 4 anche qui raccontano una antica storia, di come un brahmano catturato da un rakṣas in una foresta si è liberato, 5 un brahmano dotato di intelligenza in una solitaria foresta, cadde nella sventura di essere catturato da un rakṣas in cerca di cibo, 6 egli dotato di intelligenza e sapienza vedendo quell'essere terrificante, si impegnava nella conciliazione senza confondersi né tremare, 7 il rakṣas ascoltando le sue parole faceva questa domanda al ri-nato: ' tu sarai libero, ma rispondi alla domanda: per quale motivo sono magro e fulvo?' 8 il brahmano pensandoci un po' alla domanda di quel rakṣas, senza confusione rispondeva con queste strofe: 9 ' vivendo fuori sede, e solitario, senza alcuna persona amica, tu ti nutri di cose senza peso, per ciò sei giallastro e magro, 10 di certo i tuoi amici o rakṣas, che si comportano virtuosamente, per i tuoi peccati non ti sono favorevoli, perciò sei giallastro e magro, 11 quelli orgogliosi di ricchezza e sovranità, che ti sono di molto inferiori per qualità, certo non ti stimano perciò sei giallastro e magro, 12 e pur pieno di qualità guardi gli altri prosperare pur essendone privi, e da saggio e di anima compiuta vedi gli insavi, perciò sei giallastro e magro, 13 pur tormentato dall'assenza di sostentamento disprezzando quelli che ce l'hanno, sei disturbato dal tuo orgoglio, certo perciò sei giallastro e magro, 14 avendolo tu tormentanto qualcuno fornito di nobile condotta pensa di vincerti o virtuoso, perciò sei giallastro e magro, 15 io credo che tu stia pensando alle persone soverchiate da ira e brama, che sono tormentate sulla cattiva strada, perciò sei giallastro e magro, 16 pur dotato di saggezze non sei preso in considerazione dai saggi, né dai malvagi essendo modesto e tollerante, perciò sei giallastro e magro, 17 certo un nemico con bocca di amico, agendo come un nobile, giunto a te ti ha ingannato, perciò sei giallastro e magro, 18 tu sei brillante e sensato, intelligente ed esperto di misteri, ma quelli che lo sanno non ti onorano, perciò sei giallastro e magro, 19 avendo tu detto come liberarsi a chi era caduto nei mali, costoro non vedono le tue qualità perciò sei giallastro e magro, 20 pur privo di istruzione intelletto e ricchezze tu che sei solo dotato di energia, speri in grande cose, perciò sei giallastro e magro, 21 io penso che tu cercando la foresta per applicarti nel tapas, i tuoi parenti non l'abbiano accettato, perciò sei giallastro e magro, 22 le supreme parole che tu hai detto in mezzo a gente ricca, non appaiono dette a tempo debito, perciò sei giallastro e magro, 23 uno sciocco caro al tuo cuore che ha fatto fieri studi irritato non sei riuscito a conciliarti, perciò sei giallastro e magro, 24 forse avendo tu vinto in qualche azione qualche cosa che tu desideravi, qualcuno la desidera grandemente, perciò sei giallastro e magro, 25 certo un amico vedendoti onorato per i tuoi meriti, pensa che sia merito suo, perciò sei giallastro e magro, 26 capitato in una certa disputa per vergogna non ne vuoi parlare caduto nell'accidia, per questo sei giallastro e magro, 27 tu vuoi prendere colle tue qualità tutti gli uomini, che al mondo sono dotati di molte intelligenze, per questo sei pallido e magro, 28 ignorante, vile, di poca ricchezza, tu speri nella gloria, nata da sapienza, coraggio e dono, per questo sei pallido ed emaciato, 29 non hai ottenuto qualche frutto a lungo desiderato, o fatto da altri ti fu preso, per questo sei pallido ed emaciato, 30 forse senza vedere in te una qualche colpa commessa, sei stato accusato senza ragione, per questo sei pallido ed emaciato, 31 non riuscendo a liberare dal dolore della perdita di ricchezza degli amici devoti, privato sei delle qualità della ricchezza, per questo sei pallido ed emaciato, 32 vedendo virtuosi stare in famiglia, e non virtuosi vagare per le selve, e dei liberati che stanno in casa, per questo sei pallido ed emaciato, 33 le parole giuste e appropriate, pronunciate a tempo e a luogo, non ti hanno raggiunto, per questo sei pallido ed emaciato, 34 pur saggio tu desideri vivere di ricchezze date da genti non buone, e ottenutele ne godi, forse per questo sei pallido ed emaciato, 35 vedendo dei malvagi prosperi, e dei nobili sprofondare, tu ne cerchi certo il motivo, per questo sei pallido ed emaciato, 36 forse hai cercato di beneficare degli amici reciprodamente ostili senza riuscirci, per questo sei pallido ed emaciato, 37 io credo che tu ti crucci per le persone, sagge, coraggiose e istruite che non hanno vinto i sensi, per questo tu sei pallido ed emaciato.' 38 così onorato quel rakṣas, quel savio contro onorava, e faceva amicizia con lui, e dandogli ricchezze lo liberava.” CXXVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ o nonno, grande saggio, o esperto di ogni śāstra, dotato di molte dottrine tu sei il sostegno della nostra stirpe, 2 da te viene la gioia salda in dharma e artha delle generazioni future, delle cose meravigliose del mondo io vorrei udire o uccisore di nemici, 3 è giunto un momento difficile per parenti e famigliari, noi non abbiamo alcun insegnante a parte te o toro dei bhārata, 4 se io sono favorito da te assieme ai miei fratelli o senza-macchia, devi rispondere alle nostre domande che io ti chiedo o principe, 5 il glorioso Nārāyaṇa, celebrato da tutti i sovrani, ti venera con grande onore e rispetto, 6 in sua presenza e in quella di tutti i principi, tu per l'affetto per me e i miei fratelli, devi parlare per il nostro bene.” 7 Vaiśaṃpāyana disse: udite le sue parole divenuto eccitato per l'affetto, Bhīṣma il figlio della Bhāgīrathī diceva queste parole: 8 “ dunque io ti racconterò una storia molto affascinante, che un tempo o re, io ho udito sulla potenza di Viṣṇu, 9 e ascolta pure della potenza del dio che ha un toro per insegna, e ascolta il dubbio che aveva la paredra di Rudra, e suo marito, 10 Kṛṣṇa anima giusta compiva un voto per dodici anni, e vennero a vederlo consacrarsi, entrambi Nārada e Parvata, 11 e Kṛṣṇa il dvaipāyana, e Dhaumya il migliore degli oranti, Devala il kaśyapide, e anche Hastikāśyapa, 12 e altri virtuosi ṛṣi, dotati di devozione e autocontrollo, tutti seguiti dai discepoli, asceti simili agli dèi, 13 a questi, gli onori ospitali dovuti ad un nobile, o ad un dio, felice il figlio di Devakī approntava, 14 su seggi gialli color dell'oro e su nuovi fasci d'erbe, questi grandi ṛṣi si sedettero contenti, 15 e fecero discorsi gentili e dotati di dharma, su dei re e ṛṣi e sui celesti, quegli asceti che là stavano, 16 allora l'energia di Nārāyaṇa sorta dalla legna dei voti e del ben agire, come un fuoco usciva dalla bocca di Kṛṣṇa dal meraviglioso agire, 17 quel fuoco bruciava quel monte coi suoi alberi e i cespugli di rampicanti, con i branchi di uccelli e animali, con predatori e serpenti, 18 animali di vario tipo lanciarono grida insensate, scorgendo agitata dal fuoco il picco della montagna, 19 quel fuoco però di grande vigore avendo incendiato tutto interamente, tornava vicino a Viṣṇu toccandogli i piedi come un discepolo, 20 allora Viṣṇu il tormenta-nemici, veduta la foresta bruciata, col suo sguardo benigno di nuovo la conduceva alla sua natura, 21 e allora la montagna di nuovo fu con alberi e rampicanti in pieno fiore, e risuonante delle schiere di uccelli, coi suoi predatori e serpenti, 22 veduto quell'impensabile portento allora la schiera dei muni, stupita e ad occhi spalancati e coi capelli ritti divenne, 23 quindi Nārāyaṇa, veduti quei ṛṣi in preda alla meraviglia, con modestia, gentilezza e affetto quel migliore dei parlanti chiedeva: 24 ' perché questa schiera di ṛṣi che sempre abbandona l'attaccamento, e sempre è lontana dal possesso è caduta in questo stupore? 25 a questo mio dubbio interamente secondo verità o irreprensibili, voi ṛṣi dovete rispondere con decisione o ricchi in tapas.' 26 i ṛṣi dissero: ' tu signore crei i mondi e di nuovo li porti via, tu sei il freddo e tu sei il caldo, e tu fai piovere, 27 degli esseri immobili e mobili che stanno sulla terra, tu sei padre e madre, il signore e l'origine, 28 questa è la nostra meraviglia, perdonaci o uccisore di Madhu, tu sei in grado o nobilissimo, di dire al fuoco di uscire, 29 ora liberati dall'agitazione siamo noi o tormenta-nemici, e quanto abbiamo udito e visto noi ti diremo o Hari.' 30 Vāsudeva disse: ' l'energia di Viṣṇu è uscita dalla mia bocca, simile al fuoco di fine yuga, e da quella il monte fu colpito, 31 voi ṛṣi pur avendo vinto l'ira e i sensi e pur essendo asceti simili gli dèi, foste agitati e pieni di dolore, 32 chi è dotato di voti e condotta, perché segue il voto degli asceti, non deve tremare, per il fuoco sorto da me, 33 impegnato a compiere il mio voto, io sono su questa bella montagna, venuto per creare col tapas un figlio simile a me per valore, 34 quindi il mio spirito che è nel corpo, è divenuto il fuoco che è uscito, ed è andato a trovare il munifico Grande-avo di tutti i mondi, 35 e lui mi istrui sull'aver un figlio o ottimi muni: ' tuo figlio avrà metà dell'energia del dio dal toro per insegna.' 36 quel fuoco tornando vicino a me, ai miei piedi, come un discepolo servendo, la terra è tornata in sollievo, 37 questo segreto del dio saggio sorto dal loto a voi, io per gentilezza ho rivelato, non abbiate timore o ricchi in tapas, 38 senza impedimenti voi andate ovunque, avete ampia visione, fiammeggianti dei voti ascetici, adornati di sapienza e saggezza, 39 qualsiasi cosa avete udito, o visto sia in cielo che in terra, di supremamente miracoloso, rivelatemi dunque voi, 40 io ho desiderio di queste dolci parole simili all'amṛta, che voi abitanti delle ascetiche selve qui mi direte, 41 seppure io, ogni segreto divino e meraviglioso portento, sia in cielo che in terra io vedo o puri a vedersi, 42 la mia suprema natura non può essere colpita, nessun miracolo mi sfugge giunto alla mia potenza, 43 ogni cosa detta con fede, e giunta all'ascolto dei virtuosi, a lungo rimane sulla terra come lettere scritte sulla pietra, 44 io dunque in questa assemblea quanto è uscito dalla bocca dei virtuosi che possa illuminare giorno per giorno l'intelligenza degli uomini racconterò.' 45 allora tutte le schiere dei muni, inchinandosi vicino a Kṛṣṇa, con occhi simili a petali di loto guardavano Janārdana, 46 alcuni lo innalzavano, e altri lo veneravano, e con parole appropriate e ben pronunciate celebravano l'uccisore di Madhu, 47 quindi tutte le schiere dei muni allora spingevano per parlare Nārada dal divino aspetto ed esperto oratore: 48 ' quale fu il miracolo impensabile sul monte himavat o potente, veduto dalle schiere dei muni devoti al pellegrinaggio nei tīrtha, 49 questo tu da tutti invitato per il bene di questa assemblea di ṛṣi, come fu da te visto al Signore-dei-sensi, devi tutto raccontare.' 50 così richiesto dai muni, Nārada il venerabile ṛṣi, raccontava quel divino ṛṣi, quella sublime storia un tempo accaduta.” CXXVII 1 Bhiṣma disse: “ allora Nārada quel venerabile ṛṣi amico di Nārāyaṇa, raccontava della conversazione di Śaṃkara con Umā: 2 ' praticava il tapas l'anima giusta, il Signore dei celesti dal toro per insegna, sul santo monte himavat frequentato da siddha e da cāraṇa, 3 dotato di varie piante, gradevole e pieno di vari fiori, affollato di schiere di apsaras, e abitato da mucchi di spiriti, 4 e là il dio pieno di gioia, attorniato da cento schiere di esseri, di vario aspetto, orribili e divini, e meravigliosi a vedersi, 5 simili a tigri, leoni ed elefanti, e dotati di ogni tipo di natura, con musi di sciacallo e di felino, con visi di orso e di toro, 6 con faccie da gufo, da aquile e da avvoltoi, paurosi, simili ad antilopi di vario colore, per conseguenza di ogni loro natura, e da kiṃnara, da dèi e gandharva, e anche da schiere di yakṣa e altri esseri, 7 il luogo era pieno di divini fiori, e adornato di divine ghirlande, pieno di divino sandalo e profumato da divini incensi, e sempre risuonava di divini strumenti, il luogo del dio dal toro per insegna, 8 con musiche di cimbali e tamburi, e suoni di conchiglie e timpani, e in ogni parte con schiere di esseri e di pavoni danzanti, 9 abitato da schiere di divine donne, a da divine apsaras danzanti, bello a vedersi, divino, indescrivibile e meraviglioso, 10 quel monte splendeva per il tapas del signore dei bhūta (...) 11 e risuonava delle pie recitazioni dei savi intenti ai loro studi, coi canti degli insetti, quel monte divenne inomparabile o Mādhava, 12 e vedendolo sembrare una festa, e ancora avendo un aspetto terribile, una grande gioia prendeva quella schiera di muni o Janārdana, 13 i muni gloriosissimi, e i siddha, che trattengono il seme, i marut, i vasu, i sādhya, i viśvedeva eterni, 14 gli yakṣa, i nāga, i piśāca e i lokāpala e i fuochi sacri, e tutti gli esseri fattisi modesti erano là riuniti, 15 le stagioni spargevano ogni fiore di più grande meraviglia, e le erbe medicinali splendenti illuminavano quella foresta, 16 uccelli pieni di gioia danzavano e rumoreggiavano, cantando sui graziosi fianchi della montagna per la gioia della gente, 17 là sul declivio del monte adornato da divine sostanze, il dio dal grande intelletto, appariva come seduto su un sofà, 18 indossando un pelle di tigre, e con una di leone per mantello, un serpente per cordone sacro, adornato di rossi bracciali, 19 con barba e capelli fulvi, terribile, e pauroso per i nemici dei celesti innocuo per tutti gli esseri devoti è il dio dal toro per insegna, 20 e vedutolo tutti quei ṛṣi si gettarono a terra colle teste, liberi da ogni male, tranquilli, e privi di peccati, 21 la sede del Signore dei bhūta appariva con un aspetto terribile, la più invincibile e piena di grandi uraga, 22 e in un istante tutto diveniva portentoso o uccisore di Madhu, quel luogo sempre del dio dal toro per insegna splendeva di terribile aspetto, 23 e a lui si avvicinò la figlia della montagna, circondata da schiere di bhūta femmine, portando gioielli simili a quelli di Hara, e praticando lo stesso voto, 24 portando un vaso d'oro con l'acqua di tutti i tīrtha, quella splendida era seguita da tutti i sacri fiumi della montagna, 25 spargendo piogge di fiori dai molti e vari profumi, e percorrendo il fianco dell'himavat raggiunse il fianco di Hara, 26 quindi sorridendo per gioco quella dea bella a vedersi, con le mani, copriva all'improvviso i bei due occhi di Hara, 27 cogli occhi coperti tutto cieco e ridotto al buio, privo di oblazioni, privo di feste divenne quella sede immediatamente, 28 tutta la gente divenne agitata presa da timore e tremore, avendo gli occhi chiusi il Signore dei bhūta, era come se il sole fosse distrutto, 29 allora il mondo, oscuro in un attimo diventava, e una grande luce accesa dalla sua fronte usciva, 30 e un terzo occhio gli nasceva simile ad un sole fiammeggiante come quello di fine yuga, e da quello fu sconvolta la montagna, 31 allora la figlia della montagna, vedendola accesa di tale fuoco, inchinadosi con la testa ad Hara, lo guardava ad occhi spalancati, 32 essendo bruciata quella foresta con i suoi alberi śāla e sarasa, quella piacevole foresta di sandali, splendente di divine erbe, 33 e essendo giunti a fianco di Hara branchi di antilopi che fuggivano spaventati, non trovando altro rifugio, e quel luogo ne divenne pieno, 34 quindi vi fu una fiamma simile a nube, splendente della luce del fulmine, simile a dodici soli, come un secondo fuoco di fine yuga, 35 in un istante da quella fu bruciato il monte himavat, con tutti i suoi picchi e minerali, e bruciate le sue foreste ed erbe, 36 vedendo quella montagna distrutta allora la figlia del re dei monti, si inchinava al Beato, stando ferma a mani giunte, 37 e Śarva vedendo Umā ridotta come una debole donna, non volendo la sofferenza del padre, guardava allora il monte con amore, 38 e allora tutto tornava bellissimo come era prima, con gli uccelli gioiosi, e cogli alberi delle foreste in pieno fiore, 39 vedendo il monte come era prima, felice la dea al Maheśvara al signore di tutti gli esseri, al marito diceva quell'irrepresibile: 40 ' o Beato, signore di tutti gli esseri dal tridente in pugno, o grande nei voti, il grande dubbio nato in me, tu me lo devi sciogliere, 41 per quale motivo sulla fronte ti è nato un terzo occhio? per quale motivo il monte fu bruciato colle sue foreste e schiere di uccelli? 42 per quale motivo di nuovo in un istante l'hai fatto tornato come era prima, completamente coperto di alberi o Maheśvara?' 43 il Maheśvara disse: ' tu mi hai coperto gli occhi per fanciullaggine o irreprensibile, e il mondo in un istante ha perduto ogni luce, 44 e senza sole essendo il mondo e immerso nelle tenebre o figlia del monte, un terzo occhio acceso io ho creato per proteggere le creature, 45 ed è la grande energia di questo occhio da cui fu distrutto il monte, e per compiacerti o dea, da me fu in un istante ripristinato.' 46 Umā disse: ' o Beato, perché la tua faccia bella a vedersi come luna, che è rivolta ad est, e quelle rivolte a nord ed a ovest sono belle e amabili? 47 e perché la faccia rivolta a sud è feroce con la crocchia in alto rossa? e perché la tua gola è diventata blu, come la coda di un pavone? 48 e perché sempre il pināka si trova nella tua mano? e per quale motivo sei sempre un brahmacārin colla crocchia in testa? 49 questo mio dubbio interamente rivelami o signore dei bhūta senza-macchia, io sempre agisco nel dharma, e sono tua devota o dio dal toro per insegna.' 50 così richiesto dalla figlia del monte, il Beato armato di tridente, per la sua condotta e intenzione divenne lieto il potente, 51 e quindi le diceva il dio: ' ascolta o splendida, per quali motivi io ho questi aspetti o bel viso.' CXXVIII 1 il Maheśvara disse: ' un tempo una suprema donna di nome Tilottamā da Brahmā usando ogni particella di gemme, fu creata quella splendida, 2 si avvicinava a me o dea, quella di incomparabile bellezza sulla terra, nella pradakṣiṇa affascinandomi o splendida, col suo viso bellissimo, 3 e da ogni parte lei col suo bel sorriso, passava vicino a me, da quella parte una bella faccia a me o dea, sorgeva, 4 per desiderio di guardarla io divenni per il mio yoga, con quattro facce, e mostravo il mio yoga fornendomi di quattro facce, 5 con la faccia rivolta ad est io esercitavo la sovranità, con quella rivolta a nord assieme a te io mi rallegravo o irreprensibile, 6 la mia faccia rivolta ad ovest è gentilmente intenta a portare gioia a tutti i viventi, e quella rivolta a sud apparendo terribile e crudele distrugge le creature, 7 io sono un brahamacārin colla crocchia, per il bene dei mondi, e per compiere il bene degli dèi io tengo in mano il pināka 8 un tempo Indra scagliava la folgore desiderando la mia prosperità, e volando mi ha bruciato la gola, per questo io sono lo śrīkaṇṭha.' 9 Umā disse: ' fra gli animali da tiro, ve ne sono molti altri belli e virtuosi, come mai o dio il toro è diventato il tuo veicolo?' 10 il Maheśvara disse: 'Brahmā ha creato Surabhī produttrice di latte simile all'amṛta, una volta creata produceva molte figlie dal latte come amṛta, 11 la schiuma uscita dalla bocca di un suo vitello cadde sulle mie membra, e allora bruciavo ogni vacca di qualsiasi colore fosse, 12 quindi fui ricondotto alla calma dal guru dei mondi, che conosce ogni mezzo, e questo toro mi diede come veicolo e come vessillo.' 13 Umā disse: ' molte residenze di vari aspetti, dotate di ogni qualità e bellezza, perché queste abbandonando o Beato, ti piace stare nei crematori, 14 coperti di capelli e ossa, terribili, e pieni di mucchi di crani, coperti da avvoltoi e sciacalli, e pieni di mucchi di fuochi a centinaia, 15 impuri, coperti di carni, infangati da grasso e sangue, pieni di mucchi di carni, e risuonanti dei versi degli sciacalli?' 16 il Maheśvara disse: ' l'intera terra io percorro di notte in cerca di luoghi sacrificali, e non ho trovato quaggiù un luogo più sacrificale del crematorio, 17 per questo tra tutte le residenze la mia mente si allieta nei crematori, nascosti dai rami di banano, e adornati da ghirlande ritorte, 18 e là si rallegrando le schiere dei miei bhūta o bel viso, e io non posso stare o dea, senza le schiere dei bhūta, 19 quindi io penso che questa residenza sia sacra e che porti al paradiso, sia pura e la più eccellente, e sia elogiata da chi vuole compiere i riti.' 20 Umā disse: ' o Beato, Signore di tutti i bhūta, o migliore di tutti i sostenitori del dharma, o armato del pināka, benefattore, io ho un grande dubbio, 21 questa schiera di muni, pratica ogni tapas o potente, e cercando il loro tapas vagano al mondo sotto vari aspetti, 22 per il mio desiderio di beneficare questa schiera di muni, questo mio dubbio tu mi devi risolvere o uccisore di nemici, 23 qual'è il segno certo stabilito del dharma? o come possono agire gli uomini che non conoscono il dharma o sapiente del dharma? questo dimmi.' 24 Nārada disse: 'allora l'intera schiera dei muni venerava quella dea, con parole appropriate e ben pronunciate e con elogi o migliore dei sapienti.' 25 il Maheśvara disse: ' non-violenza, sincera parola, compassione per tutti gli esseri, pace interiore, donazioni come si può, questo è il supremo dharma famigliare, 26 non cercare le mogli altrui, protezione della ricchezza e delle donne, astenersi da prendere il non dato, e astensione da carne e miele, 27 questo è il dharma nelle cinque parti, dai molti rami che porta felicità, i viventi devoti al dharma, devono compiere questa collezione di dharma.' 28 Umā disse: ' o Beato, il dubbio che ti chiedo tu devi risolvermi, su qual'è il dharma appropriato per ciascuno dei quattro varṇa, 29 quale sia il dharma per i brahmani, e quale quello per gli kṣatriya? e quale sia il dharma che distingue i vaiśya, e quello che distingue gli śūdra?' 30 il Maheśvara disse: ' propriamente o gloriosissima, ti è sorto questo dubbio, sempre al mondo i brahmani sono i gloriosissimi dèi in terra, 31 l'astinenza è sempre il dharma del brahmano non vi è dubbio, quando egli si impegna nel suo dharma diviene assorbito nel brahman, 32 il suo dovere nel dharma o dea, è propriamente esser saldo nei voti, e compiere l'iniziazione brahmanica e divenire così un ri-nato, 33 applicandosi nei suoi studi per onorare il guru e gli dèi, dai viventi devoti al dharma si deve agire conforme al dharma.' 34 Umā disse: ' o Beato questo mio dubbio tu devi risolvere, illustrami interamente il dharma dei quattro varṇa.' 35 il Maheśvara disse: ' il dharma è imparare i segreti, praticare i voti dei veda, il dharma è la devozione alle pratiche religiose, è servire ai piedi del guru, 36 il dharma è devozione alla questua, il dharma è perenne astinenza, il dharma è lo studio perenne, nella vita da brahamacārin, 37 e dunque col permesso del guru il ri-nato può ritornare a casa, e trovare in seguito una moglie adatta secondo le regole, 38 il dharma è evitare il cibo degli śūdra e seguire la via dei virtuosi, il dharma è la perenne astinenza e il casto studio, 39 attendere al fuoco, studiare, sacrificare con sensi controllati, nutrirsi dei resti sacri, e con moderazione, stare in casa puri e sinceri, 40 il dharma è il voto verso l'ospite, il dharma è mantenere i tre fuochi sacri, si devono praticare secondo la tradizione i sacrifici e gli animali consacrati, 41 il sacrificio è il supremo dharma, e quindi la non-violenza verso i viventi, il dharma è non mangiare per primi, e nutrirsi dei resti del cibo sacro, 42 il dharma si dice sia mangiare dopo che hanno mangiato i dipendenti, specialmente per il brahmano istruito che vive in casa, 43 il dharma per i due coniugi è la stessa condotta nei riti domestici, sempre devono compiere i riti di offerte e di fiori agli dèi domestici, 44 il dharma è sempre spalmarsi, e perenne astinenza, essendo ben pulita e spalmata la casa e fumigata dal burro sacro, 45 questo è il dharma domestico dei ri-nati, che supporta il mondo, esso sempre e perennemente vale per i brahmani virtuosi, 46 qual'è però il dharma per gli kṣatriya che tu hai chiesto, io te lo illustrerò, ascoltami con attenzione, 47 il primo dharma stabilito per lo kṣatriya è proteggere le creature, il re che gode dei frutti dei suoi ordini si adegui al dharma, 48 il sovrano di uomini che secondo il dharma protegge le creature, acquista col dharma i mondi stabiliti per i i protettori delle creature, 49 qui il supremo dharma del re, è l'autocontrollo, e gli studi vedici, la pratica dell'agnihotra, il dono e lo studiare i veda, 50 il portare il sacro cordone, e il sacrificio compiuto secondo il dharma, il dharma è il sostenere i dipendenti, e l'efficacia nelle azione intraprese, 51 il dharma è la giusta fermezza nel punire, il dharma e compiere i sacrifici vedici, il dharma è la fermezza nei propri affari, e la devozione alla sincera parola, 52 e dando una mano agli afflitti il re viene onorato quaggiù e nell'aldilà, il valoroso che in battaglia trova la morte per vacche e brahmani, ottiene i mondi vinti coll'aśvamendha nella dimora del terzo cielo, 53 il dharma eterno del Vaiśya è l'agricoltura e l'allevamento, il compiere l'agnihotra, il donare e lo studiare i veda, 54 commercio, saldezza nella via virtuosa, ospitalità, pace interiore e controllo, il benvenuto ai savi, liberalità, questo è l'eterno dharma vaiśya, 55 non deve mai commerciare sesamo, profumi e liquori, il vaiśya che è saldo sulla via della virtù e attende al commercio, 56 ospitalità a tutti dei tre varṇa, come può e come meritano, questo è sempre il supremo dharma dello śūdra, e obbedienza ai ri-nati, 57 lo śūdra dal controllato tapas, saldo nella sincerità, coi sensi vinti, servendo l'ospite sopraggiunto, accumula un grande tapas, 58 abbandonata la violenza, bene agendo, venerando dèi e ri-nati, lo śūdra intelligente si accompagna ai frutti desiderabili del dharma, 59 ti ho illustrato interamente o splendida, quanto attiene ai quattro varṇa, quaggiù per ciascuno di essi, che altro vuoi sapere o splendida?' CXXIX 1 Umā disse: ' mi hai detto dei buoni dharma stabiliti per ciascuno dei quattro varṇa, ma del dharma che è universale o Beato, ora dimmi.' 2 il Maheśvara disse: ' i brahmani furono creati dal creatore pieno di qualità per la saldezza del mondo, per salvaguardare tutti i mondi, tra i mortali sono dèi in terra, 3 quanto sorge come frutto delle loro giuste azioni io ti illustrerò, il dharma che appartiene ai brahmani, io penso sia il supremo dharma, 4 tre furono creati dal Nato-da-sé per la giustizia del mondo, sempre alla creazione della terra furono creati, quali sono ascolta da me, 5 il supremo dharma è stabilito dai veda, un altro è nei śāstra e nella tradizione, e un altro è praticato dai sapienti, questi i tre eterni dharma, 6 il brahmano sapiente, esperto dei tre, che non vive sui suoi studi, che agisce nei tre modi, che procede nei tre modi è detto un ri-nato amichevole, 7 questi sei comportamenti furono rivelati dal Signore del mondo, per il comportamento dei brahmani, ascolta attenta quali sono: 8 sacrificare e celebrare per altri, donare e ricevere, insegnamento e studio, questi le sei azioni del ri-nato devoto al dharma, 9 il dharma è il perenne impegno nello studio, il dharma è l'eterno sacrificio, il donare come uno può secondo le regole è raccomandato, 10 questo è il supremo dharma che sempre vige tra i virtuosi, lo stare in casa di purificati, è un grande accumulo di dharma, 11 chi si purifica coi cinque sacrifici, ha sincera parola e assenza di invidia, fa donazioni, fa il bene dei brahmani, con una casa ben pulita, 12 è modesto, e sempre onesto, e offre gentili parole, è devoto all'ospite giunto, e si nutre del cibo rimasto, 13 offre l'acqua per i piedi, l'offerta ospitale, seggio e letto secondo le regole, luce e rifugio, chi questo da è un uomo probo, 14 alzandosi all'alba, purificandosi, recitando i mantra sul cibo, chi si impegna nei riti dei virtuosi, costui ha il dharma eterno, 15 ospitalità a tutti i tre varṇa come si può, giorno e notte, questo è il dharma dello śūdra, e attendere a quanto ordinato dai tre varṇa, 16 questo è stabilito essere l'efficace segno del dharma per i capi-famiglia, io te lo dichiarerò come il bene di tutti gli esseri, 17 deve donare spesso quanto egli può, deve sovente sacrificare, e deve sempre praticare atti salutari, chi desidera la prosperità, 18 procurata la ricchezza nel dharma, in tre parti la ricchezza così avuta, deve fare l'uomo che è impegnato nel supremo dharma, 19 con una parte deve compiere gli scopi del dharma che vuole la prosperità, con un'altra parte quelli del kāma e coll'altra parte si deve prosperare, 20 il praticare la rinuncia è però un altro dharma chiamato liberazione, di questa condotta io parlerò in verità, ascoltami o dea, 21 il dharma è compassione per tutti gli esseri, e il non abitare nello stesso villaggio, e il liberarsi dai lacci delle brame, è approvata da chi cerca la liberazione, 22 chi non è attaccato al vaso dell'acqua, né alle vesti, né al seggio, né al triplo controllo, né al letto, né a fuoco né alla casa sicura, 23 col pensiero rivolto all'adhyAtman, chi è a questo devoto con l'animo, concentrato nello yoga, sempre con tranquillità interiore, 24 che si nutre di radici di alberi, sempre risiedendo in solitarie foreste, giacendo sulla riva di un fiume, chi è felice della sponda del fiume, 25 il ri-nato che abbandonato ogni attaccamento, e ogni legame di affetto, rimane con la sua natura attaccato a sé, quel ri-nato, 26 divenuto come una colonna, moderato nel cibo, con azioni rivolti alla liberazione, chi vaga concentrato, costui possiede il dharma eterno, 27 il non stare a lungo nello stesso posto, né nello stesso villaggio o casa, e concentrato vagare liberato, senza restare sulla stessa riva, 28 è il dharma dei sapienti della mokṣa, è la buona via dei virtuosi stabilita dai veda, chi segue questa via, non lascia traccia di sé, 29 tali asceti sono di quattro tipi, kuṭīcara, kṛtodaka, haṃsa e paramahaṃsa, ciascuno superiore al precedente, 30 non vi è nulla di superiore né di inferiore, né davanti o di fianco, esso è senza dolore né gioia, è auspicabile, eterno senza vecchiaia né morte.' 31 Umā disse: ' il dharma domestico, quello della liberazione, e la condotta dei virtuosi tu hai illustrato, e la grande via che conduce al meglio nel mondo dei mortali, 32 io vorrei udire del supremo dharma dei ṛṣi o sapiente del dharma, ho sempre avuto curiosità verso chi abita le selve ascetiche, 33 il profumo che sale dal fumo del burro sacro, ricopre la selva ascetica, e vedendo questo o Maheśvara, sempre il mio animo diviene lieto, 34 ma io ho un dubbio o dio, riguardo al dharma dei muni o illustrissimo, tu o dio degli dèi, che conosci in verità ogni dharma e artha, illustramelo interamente e secondo verità, a me che te lo chiedo Mahādeva.' 35 il Maheśvara disse: ' dunque io ti illustrerò il supremo dharma dei muni, compiendo il quale, i muni col loro tapas ottengono la perfezione o splendida, 36 qual'è il dharma dei ṛṣi sapienti del dharma che sempre si nutrono di schiuma, questo dharma per primo ascolta da me o gloriosissima, o esperta del dharma, 37 raccogliendo sempre la splendida sostanza di Brahmā sorta dalla schiuma, la dolce amṛta da Brahmā bevuta e portata in cielo, 38 essendo costoro da questo purificati sono detti i phenapa o ricca in tapas, ascolta ora la via del dharma compiuta dalle schiere dei vālakhilya, 39 i vālakhilya sono muni perfezionati nel tapas, che stanno nel disco del sole, questi sapienti del dharma raccolgono semi, saldi nella condotta degli uccelli, 40 vestono di pelle di antilope, e con abiti fatti di corteccia, lontani dagli opposti, hanno raggiunta la via dei virtuosi i vālakhilya ricchi in tapas, 41 essi hanno la misura di un pollice, stabilita in tutte le loro membra, e alla fine della loro pratica ascetica hanno avuto qui, il grande frutto del dharma, 42 essi sono uguali ai celesti, in perfezione, mezzi e riti divini, bruciate le colpe essi illuminato tutte le direzioni col loro tapas, 43 vi sono altri dall'animo puro, devoti al dharma della compassione, i virtuosi e puri cakracara, e che vivono nel mondo di Soma, 44 stando vicino al mondo degli avi, spigolano secondo le regole, i samprakṣāla, gli aśmakuṭṭa, e i dantolūkhalin, 45 agli dèi che bevono il soma e agli ūṣmapa, stando vicino spigolano, coi sensi controllati nella propria natura, 46 costoro praticano la venerazioni di dèi e avi, mantenendo il fuoco dei cinque sacrifici, il dharma è detto il sacrificare, 47 questo è il dharma dei cakracara o dea, dei ri-nati che vivono nei mondi divini, quale altro dharma è praticato dai ṛṣi ascolta da me, 48 in tutti i dharma dei ṛṣi, si deve vincere sé stessi vincendo i sensi, e poi si deve vincere desiderio e ira, questo io ritengo, 49 praticando l'agnihotra, sedendo al rito dharmarātri, e del sacrificio del soma, averne il permesso, e per quinto le sacre dakṣiṇa, 50 sempre praticare i riti è il dharma, e la saldezzza nel venerare avi e dèi, si deve praticare l'ospitalità a tutti, con il cibo procurato spigolando, 51 l'astensione dei godimenti, e piacere nei prodotti vaccini, il dormire sulla nuda terra, lo yoga, vivere su erbe e foglie, 52 mangiare radici e frutti, e nutrirsi di vento, acqua e muschio, queste sono pratiche dei ṛṣi, con le quali conquistano l'invincibile meta, 53 finito il fumo, lasciato il pestello, finito il combustibile, sazie le persone, al momento di lavare le stoviglie dell'ospite, finita la questua, 54 chi desidera l'ospite per nutrirsi del resto del cibo, felice nel sincero dharma, e tranquillo, pratica il dharma dei muni, 55 chi è senza arroganza né orgoglio, né bramoso, né perplesso, chi è amichevole verso l'amico e il nemico, è il supremo sapiente del dharma.' CXXX 1 Umā disse: ' nei piacevoli posti e alle cascate delle montagne, e sulle rive boscose dei fiumi, e nei giardini delle montagne, 2 in vari altri luoghi fruttuosi radunandosi, quelli che con fermi voti risiedono in questi luoghi alberati, 3 di costoro voglio udire la santa condotta o Śaṃkara, mentre stanno nell'ascesi o Signore degli dèi, dipendendo dai loro corpi.' 4 il Maheśvara disse: ' il dharma tra gli asceti delle foreste ascolta attentamente da me, e uditolo con attenzione o dea, poni mente al dharma, 5 quale agire, i virtuosi controllati, e saldamente impegnati, questi asceti venuti nella foresta debbano compiere ascolta qual'è, 6 tre volte al giorno devono compiere le abluzioni e la venerazione a dèi ed avi, impegnarsi nell'agnihotra, e nelle offerte e oblazioni prescritte, 7 nella raccolta del riso, nell'uso di frutti e radici, e vivere di iṅguda, e di muschio e sesamo per ungersi, 8 perfezionandosi praticando lo yoga evitando brame e ira, sedendo nella postura vīraśayya, e devoti a quella vīrasthāna, 9 concentrandosi i virtuosi si impegnino d'estate nel tapas dei cinque fuochi, saldi nello yoga maṇḍūka, e impegnandosi secondo le regole, 10 saldi nella postura vīrāsana, e sempre dormendo sulla nuda terra, con la mente rivolta al dharma devono praticare lo yoga del gelo e del fuoco, 11 nutrendosi di acqua e di vento, e mangiando i frutti del śaivāla, macinandoli a pietra, e altri asceti facendolo coi denti, 12 avvolti in vesti di corteccia, o vestendo pelli di antilope, praticare i riti a tempo e luogo debito, secondo il dharma e le regole, 13 sempre nelle selve, vivendovi, proteggendole, all'interno delle selve, trovando la selva come un guru, vi devono risiedere vivendo della selva, 14 costoro praticano le offerte, il dharma e la devozione ai cinque sacrifici, mantenere il sacrificio nāgapañcamī stabilito dai veda, 15 devozione al sacrificio dell'ottavo giorno, e praticare quello del quarto giorno, e il sacrifico della luna piena, e sempre gli altri sacrifici, 16 liberi da impegni matrimoniali, liberi da ogni confusione, liberi da tutti i mali, questi muni vivono nella foresta, 17 sempre devoti al cucchiaio e al vaso sacro, sempre proteggendo i tre fuochi, i virtuosi, che sono sempre sulla via dei buoni, ottengono la suprema meta, 18 il mondo purissimo di Brahmā, l'eterno mondo di Soma, raggiungono i muni perfezionatisi colla devozione al dharma dei ṛṣi, 19 questo sublime dharma o dea, della vita degli asceti nella foresta, dotato dei giusti mezzi, io in dettaglio e in succinto di ho esposto.' 20 Umā disse: ' o Beato, dio degli dèi, che sei omaggiato da tutti gli esseri, parlami del dharma delle schiere di muni che si perfezionano con le parole, 21 questi perfettissimi con le parole perfette, abitanti delle selve, sia indipendenti che colle mogli, come è stabilito il loro dharma?' 22 il Maheśvara disse: 'questi sono tutti asceti senza legami o dea, quelli che godono della moglie, hanno la testa pelata, gli unguenti, e devono passare la notte a casa, 23 consacrandosi tre volte al giorno nei sacrifici, questo è quanto fanno i ṛṣi, concentrazione, saldezza sulla via dei virtuosi, e la pratica prima detta, 24 se le regole prima illustrate che appartengono ai residenti nella foresta, perseguono il dharma ottengono e il frutto del tapas, 25 quelli che seguono il dharma dei coniugi, con la moglie trattenendo i sensi, e praticano quanto stabilito dalle regole congiungendosi nei giusti momenti, 26 saldi nel dharma, posseggono il dharma compiuto dai ṛṣi, non devono seguire la brama dell'eros né altri desideri, guardando al dharma, 27 chi rettamente a tutti gli esseri offre il dono della sicurezza, con l'anima libera da violenze e passioni, si unisce al dharma, 28 chi simpatizza con tutti gli esseri, con onesti voti verso tutti gli esseri, divenuto l'anima di tutti gli esseri, si unisce al dharma, 29 le abluzioni in tutti i veda, e l'onestà verso tutti gli esseri, queste due cose sono pari, oppure l'onestà è superiore, 30 l'onestà dicono sia il dharma, e l'adharma è detta la falsità, l'uomo che quaggiù possiede l'onestà si unisce al dharma, 31 l'onestà sempre risiede sulla terra e nella residenza degl'immortali, perciò sia sempre onesto chi desidera per sé il dharma, 32 tranquillo, controllato, vinta l'ira, privo di violenza, diviene il dharma stesso, l'uomo che sempre ha l'animo saldo nel dharma, e si unisce al dharma, 33 gettata l'indolenza, l'anima pia, che quanto può si rifugia nella via virtuosa, devoto alla virtù, questo saggio merita l'assorbimento nel brahman.' 34 Uma disse: 'quegli asceti ricchi in tapas o dio, che sono contenti dell'āśrama, con quale condotta essi divento pieni di splendore? 35 i re, e i figli di re, oppure i poveri o i grandi ricchi, con quale azioni o Beato, ottengono i grandi frutti? 36 o l'eterna sede ottenendo, divengono spalmati di divino sandalo, con quali azioni o dio, questi abitanti della foresta? 37 questo mio dubbio della sublime condotta del tapas, interamente senza resti scioglimi o Tre-occhi, distruttore di tripura.' 38 il Maheśvara disse: ' disciplinati nei voti delle astensioni, privi di violenza, con sincera parola, purificati, nell'aldilà in salute si rallegrano coi gandharva, 39 seduto nel maṇḍūkayoga, nel proprio posto, secondo le regole, l'anima pia che pratica la dīkṣā si rallegra assieme ai nāga, 40 chi vive assieme alle antilopi nutrendoi dell'erba caduta dalla loro bocca, ed è consacrato, pieno di gioia esso raggiunge amarāvatī, 41 oppure chi vive col voto di nutrirsi delle foglie cadute dal śaivāla, sempre intento allo yoga del freddo, raggiunge la suprema meta, 42 chi pure si nutre d'aria, chi si nutre d'acqua, o chi si nutre di frutti e radici, raggiunta la sovranità fra gli yakṣa si rallegra con le schiere delle apsaras, 43 l'intento allo yoga del fuoco d'estate con le azioni prestabilite, che vi agisce per dodici anni diviene un re sovrano, 44 il muni che ha compiuto le astinenze dal cibo per dodici anni, compiendo con sforzo l'astinenza del bere, diviene un re sovrano, 45 chi sul nudo suolo circondato ovunque da puro cielo, si siede pieno di gioia in una consacrazione di dodici anni, 46 di dice che i frutti che cosi ottiene siano veicolo e seggi, e dimore preziose, e splendide come la luna o bellissima, 47 chi controllato e moderato nel cibo faccia vivere sé stesso, o lasci il corpo digiunando, costui raggiunge il paradiso, 48 chi faccia vivere sé stesso in una dīkṣā di dodici anni, lasciando il corpo in battaglia raggiunge il mondo di Varuṇa, 49 chi faccia vivere sé stesso in una dīkṣā di dodici anni, e perfori i due piedi con una pietra si rallegra tra i guhyaka, 50 perfezionado sé stesso da sé, lontano dagli opposti, privo di proprietà, praticando per dodici anni avendo in mente questa sola dīkṣā, ottiene il mondo celeste, e si rallegra assieme agli dèi, 51 chi vincendo sé stesso, questa dīkṣā per dodici anni fa, lasciato il corpo dopo aver offerto al fuoco viene onorato nel mondo di Agni, 52 il ri-nato che concentrato o dea, si consacra secondo le regole, offrendo sé stesso a sé stesso, lontano dagli opposti, e privo di beni, 53 agendo per dodici mesi con questa sola dīkṣā in mente, allacciando gli araṇi sulla schiena viaggia senza vestiti, 54 sempre pensando alla morte eroica, e felice sul campo di battaglia, mantenendosi sempre eroico, raggiunge la meta degli eroi, 55 egli sempre va al mondo di Śakra, con davanti ogni desiderio, pieno di divini fiori, e adornato di divino sandalo, quell'anima pia risiede felice in cielo con le schiere divine, 56 il valoroso giunto al mondo degli eroi, saldo nello yoga dei valorosi, pieno di luce, consacrato, controllato e puro lasciata ogni cosa, chi cade in una eroica morte possiede i monti eterni, 57 procede come vuole sul carro divino che viaggia ovunque, e giunto al mondo di Śakra, si rallegra in piena salute.' CXXXI 1 Umā disse: ' o Beato, distruttore degli occhi di Bhaga, e dei denti di Pūṣan, o distruttore del sacrificio di Dakṣa, o Tre-occhi io ho un grande dubbio, 2 i quattro varṇa furono un tempo creati dal Beato Nato-da-sé, per quale azione disgraziata il vaiśya diviene uno śūdra? 3 e per quale lo kṣatriya diviene un vaiśya, o il brahmano uno kṣatriya? in questa inversione o dio, come si può seguire il dharma? 4 per quale azione il savio rinasce in un grembo di śūdra? e per quale azione lo kṣatriya diviene uno śūdra o illustre? 5 questo mio dubbio sciogli o dio, o signore dei bhūta, o senza-macchia, e gli altri tre varṇa come possono quaggiù ottenere la natura di brahmano?' 6 il Maheśvara disse: ' dallo stato naturale è difficile ottenere lo stato di brahmano o splendida, dallo stato naturale di kṣatriya, o di vaiśya e śūdra, così io credo, 7 con azioni malvage il brahmano può quaggiù decadere dal suo stato, perciò il ri-nato ottenuto il miglior varṇa, lo deve custodire, 8 saldo nel dharma brahmanico, deve vivere da brahmano, e lo kṣatriya o anche il vaiśya che è così, raggiunge lo stato di brahmano, 9 chi rinunciando al dharma dei savi segue quello degli kṣatriya, decadendo da brahmano, rinasce in un grembo di kṣatriya, 10 il savio che afflitto da avidità ed errore pratica l'agire dei vaiśya, avendo ottenuto il difficile stato di brahmano, agisce come uno sciocco, 11 questo ri-nato diviene un vaiśya e da vaiśya diventa uno śūdra, il savio che si allontana dal proprio dharma alla fine diviene uno śūdra, 12 costui raggiunto l'inferno, decaduto dal suo varṇa e rimosso, caduto dal mondo di Brahmā rinasce come śūdra, 13 lo kṣatriya o gloriosissima, oppure il vaiśya o ben-agente, che abbandonando il proprio agire praticano le azioni da śūdra, 14 decaduti dal loro stato, finiti nella confusione dei varṇa, il brahmano, lo kṣatriya e il vaiśya sono tali da divenire śūdra, 15 chi si perfeziona nel suo dharma, puro, e dotato di scienza e conoscenza, sapiente del dharma felice nel dharma, ottiene il frutto del dharma, 16 quest'altra cosa o dea, fu dichiarata da Brahmā, che i virtuosi che vogliono il dharma devono attendere al completo adhyātman, 17 il cibo dei crudeli è proibito o dea, e quello comune e quello impuro dei funerali, il cibo dato proclamandolo non si deve mangiare, né mai il cibo degli śūdra, 18 il cibo degli śūdra è proibito o dea, per gli dèi degli dèi grandi anime, questa la regola uscita dalla bocca del Grande-avo, così io penso, 19 chi mescola nello stomaco il cibo śūdra con i resti sacri, e il celebrante che lo sacrifica diviene pronto per essere śūdra, 20 coi resti del cibo śūdra decaduto dallo stato di brahmano, il brahmano diviene uno śūdra, non vi è qui dubbio, 21 chi mescoli nello stomaco il cibo di qualsiasi coi resti sacri, quel savio ottiene la stessa nascita di chi aveva il cibo che ha mangiato, 22 chi avendo ottenuto il sublime stato di brahmano arduo da aversi, lo disprezza, e mangia del cibo proibito, decade dallo stato di ri-nato, 23 chi beve liquori, il vile brahmanicida, il ladro, l'impuro che rompe i voti, il malvagio che abbandona gli studi, l'avido, il disonesto, l'imbroglione, 24 il non religioso, il marito di una śūdra, l'adultero, il venditore di soma, il savio che frequenti i vili decade dalla nascita brahmanica, 25 chi viola il letto del guru, chi è nemico del guru, chi è felice ad offenderlo, anche se sapiente dei veda, questo brahmano decade dalla nascita brahmana, 26 con sublimi e virtuose azioni o dea, lo śūdra può divenire un brahmano, e il vaiśya uno kṣatriya, 27 tutte le azioni degli śūdra secondo giustizia e in accordo con le regole, è obbedire e servire con ogni sforzo il miglior varṇa, lo śūdra che con attenzione questo sempre compia è saldo sulla via virtuosa, 28 chi onora dèi e brahmani, votato ad ogni ospite, che si accoppia nei tempi stabiliti, concentrato e controllato nel cibo, 29 il puro, che cerchi la gente pura, che mangia i resti del cibo, che non mangia carne a piacere, questo śūdra diviene un vaiśya, 30 chi parla rettamente, senza presunzione, lontano dagli opposti, esperto di pace, questo puro che celebra sempre sacrifici, intento ai propri studi, 31 controllato, che onora i brahmani, che vuole il benessere di tutti i varṇa, votandosi a stare in famiglia, facendo i suoi pasti due volte al giorno, 32 che mangia i resti, che domina gli appetiti, privo di desideri, e di presunzione, che celebra l'agnihotra, e i digiuni secondo le regole, 33 che si dedica a tutti gli ospiti, che mangia i resti del cibo, il vaiśya che diviene intento ai mantra e ai tre fuochi sacri, questo vaiśya rinasce in una grande e pura famiglia kṣatriya, 34 questo vaiśya rinato kṣatriya, fin dalla nascita perfezionandosi, ben iniziato, saldo nei voti, diviene un virtuoso brahmano, 35 che dona, che celebra con ottimi sacrifici dotati di molte dakṣiṇa, che studia, sempre cercando il paradiso, intento nei tre fuochi sacri, 36 dando una mano agli afflitti, sempre proteggendo le creature nel dharma, che sempre sincero agisce nel vero, mostrandosi virtuoso, 37 punendo nel dharma, non evitando di punire, per istruire nel compiere il dharma, impegnato nel compiere i propri doveri, tenendosi una sesta parte dei meriti, 38 non deve perseguire a piacere i rapporti sessuali, questo esperto dei mezzi, nei momenti concessi quest'anima pia, sempre frequenti la moglie, 39 controllato in tutti i digiuni, puro, intento nei suoi studi, sempre dentro l'erba sacra dorma, sempre vicino al fuoco domestico, 40 deve sempre benevolmente agire verso di ospiti dei tre varṇa, e agli śūdra che desiderano cibo dire sempre:' è pronto.' 41 non deve guardare mai alle proprie ricchezze e desideri, chi compie ogni mezzo per favorire avi, dèi e ospiti, 42 nella propria dimora secondo le regole serva la questua, celebrando tre volte al giorno l'agnihotra, secondo le scitture, 43 e ucciso di fronte in battaglia per il bene di vacche e brahmani, o entrando nei fuochi santificati con mantra, diverrà un brahmano, 44 un savio perfezionato, dotato di scienza e conoscenza, seguace dei veda, diviene lo kṣatriya quest'anima giusta con le proprie azioni, 45 per il frutto delle sue azioni, o dea pure lo śūdra nato in una vile famiglia, diviene un ottimo ri-nato dotato di conoscenza 46 e pure il brahmano di cattiva condotta, godendo di ogni cosa confusa, abbandonato il puro stato di brahmano, uno così diviene uno śūdra, 47 con azioni pure o dea, uno di anima pura, vinti i sensi, anche se uno śūdra si deve onorare come un ri-nato, così disse Brahmā in persona, 48 laddove uno śūdra stia splendidamente intendo nel proprio agire, deve essere conosciuto come un virtuoso ri-nato, così io penso, 49 né nascita, né educazione, né erudizione, né umiltà, sono causa dello stato di brahmano, ma la causa è la sua condotta, 50 ogni brahmano al mondo è così inteso solo per la condotta, chi è saldo nella buona condotta o belle-natiche, ottiene lo stato di brahmano, 51 la natura di brahmano o virtuosa, è uguale ovunque sia, io penso, dove sta il puro brahman privo di attributi, là vi è il brahmano, 52 questi sono i frutti delle nascite o dea, guardando alla distribuzione degli stati, rivelati dal benefico Brahmā in persona che ha creato le creature, 53 il brahmano al mondo agisce come un grande campo dotato di piedi, dove il seme piantato dà raccolto nell'altro mondo, 54 sempre deve essere moderato nel cibo, e sempre stare sulla via dei virtuosi, chi desidera il proprio bene deve vivere percorrendo la via dei brahmani, 55 deve studiare concentrato, e compiere in casa i riti domestici, sempre immerso negli studi, vivendo di donazioni e non dei suoi studi, 56 chi così è divenuto un savio sempre saldo sulla via dei virtuosi, intendo ad Agni, e agli studi, merita lo stato di brahmano, 57 e ottenuto lo stato di brahmano, lo deve custodire con ogni sforzo, con l'agire senza accettare doni da varṇa inferiori o bel-sorriso, 58 ti ho dunque interamente illustrato come lo śūdra può divenire brahmano, e come il brahmano che si allontana dal dharma diviene uno śūdra.' CXXXII 1 Umā disse: ' o Beato, signore di tutti gli esseri, o adorato da dèi e asura, il dharma e l'adharma degli uomini illustrami, io sono dubbiosa o illustre, 2 l'uomo sempre in tre modi con parole, pensieri e azioni, viene legato dai legami, e pure si può liberare dai lacci, 3 con quale condotta o dio, o con quale tipo di azioni, coll'agire, colle qualità o con le parole, gli uomini vanno il paradiso?' 4 il Maheśvara disse: ' o dea, o sapiente di artha e dharma, o sempre sincera, controllata e amorosa, benefica per tutti è la domanda e alimenta l'intelligenza di chi l'ascolta, 5 i virtuosi, felici nel sincero dharma, liberati da ogni desiderio, tagliati i dubbi, non sono legati né dal dharma né dall'adharma, 6 i veri sapienti di nascita e morte, gli onniscienti, che guardano imparziali, che sono privi di passioni, questi uomini si liberano da ogni legame, 7 quelli che non fanno mai violenza con parole, pensieri o azioni, che non si attaccano a nulla, non sono legati dal proprio agire, 8 liberati da vita e da morte, i compassionevoli che bene agiscono, uguali nel bene e nel male, disciplinati, si liberano dai lacci del karma, 9 i pietosi verso tutti gli esseri, i confidenti in tutti i nati, gli uomini che agiscono senza violenza, vanno in paradiso, 10 i disinteressati agli altrui beni, che sempre evitano i contatti colle mogli altrui, gli uomini che godono di mezzi ottenuti nel dharma, vanno in paradiso, 11 quelli che, sempre come con la madre, la sorella o la figlia, si comportano colle mogli altrui, questi uomini vanno in paradiso, 12 quelli che sempre si astengono dal furto, contenti dei propri averi, che vivono di quanto tocca loro, questi uomini vanno in paradiso, 13 quelli che fedeli alla propria moglie, si accoppiano nei tempi permessi, senza godere dei piaceri sessuali, questi uomini vanno in paradiso, 14 quelli che sempre si conducono chiudendo gli occhi sulle spose altrui, trattenendo i sensi, saldi nella buona condotta, questi uomini vanno in paradiso, 15 questa è la via stabilita dagli dèi che gli uomini devono seguire, questa la via senza peccato, che devono seguire i saggi, 16 legata a tapas, dharma e donazioni, che porta a pietà, e alla pura condotta, per morale condotta o per il dharma, sempre devono seguirla gli uomini che desiderano risiedere in paradiso, non devono seguirne un'altra.' 17 Umā disse: ' con quali parole ci si incatena e con quali di nuovo ci si liberi, queste cose rivelami o dio, o signore dei bhūta, o senza-macchia.' 18 il Maheśvara disse: ' per sé stessi o per gli altri, per sport, per gioco o inclinazione, quelli che non parlano falsamente, questi uomini vanno in paradiso, 19 quelli che per il vitto o il dharma, oppure per proprio desiderio, non dicono mai il falso, questi uomini vanno in paradiso, 20 quelli che naturalmente parlano a voce bassa, dolcemente, privi di malizia, di danno, questi uomini vanno in paradiso, 21 quelli che non dicono discorsi acidi, offensivi, o crudeli, felici di non calunniare, questi uomini sono destinati al paradiso, 22 quelli che non dicono discorsi maligni, da far rompere l'amicizia, ma ne pronunciano di amichevoli e giusti, questi uomini vanno in paradiso, 23 gli uomini che sempre evitano quanto sia ingiurioso per gli altri, controllati, uguali verso tutti gli esseri, questi uomini vanno in paradiso, 24 quelli che si astengono da discorsi maligni, evitando inimicizie, ma che sempre parlano di pace, questi uomini vanno in paradiso, 25 quelli che per ira non pronunciano parole da spezzare i cuori, ma ne dicono di calme anche adirati, questi uomini vanno in paradiso, 26 questo è il dharma delle parole o dea, che sempre devono seguire gli uomini, sublime, dotato di verità, sempre i saggi devono evitare il falso.' 27 Umā disse: ' e con quali pensieri e azioni sempre l'uomo si incateni, questo dimmi o gloriosissimo, o dio degli dèi, armato del pināka.' 28 il Maheśvara disse: ' gli uomini che sempre aderiscono al dharma colla mente, raggiungono il paradiso o virtuosa, ascolta quanto ti dico, 29 ad una mente di mala condotta, è legato un aspetto dell'uomo ancora più malvagio, quale sia ascolta o bel-viso, 30 gli uomini che vedendo gli altrui beni abbandonati in una solitaria foresta, neppure con la mente li vogliono, questi uomini vanno in paradiso, 31 quali ricchezze altrui vi sono in un villaggio o casa priva di persone, quelli che non si rallegrano mai, questi uomini vanno in paradiso, 32 quelli che le mogli altrui in preda al desiderio, in un luogo nascosto, neppure colla mente violano, questi uomini vanno in paradiso, 33 gli uomini che sempre con la mente sono uguali verso nemico e amico, e li servono amichevoli raggiungendoli, questi uomini vanno in paradiso, 34 i puri e compassionevoli eruditi, che sono saldi nella sincerità, e si accontentano dei propri mezzi, questi uomini vanno in paradiso, 35 quelli che senza inimicizia, facilmente hanno sempre il pensiero all'amicizia, compassionevoli verso tutti gli esseri, questi uomini vanno in paradiso, 36 i pietosi pieni di fiducia, i puri che sono cari alle genti pure, che sempre conoscono dharma e adharma, questi uomini vanno in paradiso, 37 quelli che conoscono il maturare del cumulo dei frutti delle azioni buone e cattive o dea, questi uomini vanno in paradiso, 38 i dotati di ragione e di qualità, che sempre sono devoti a dèi e brahmani, raggiungendo la benevolenza, questi uomini vanno in paradiso, 39 io ti ho riferito o dea quali sono i frutti delle buone azioni, con cui si percorre la via del paradiso, che altro vuoi sapere?' 40 Umā disse: ' un grande dubbio io ho riguardo i mortali o Maheśvara, perciò tu ora totalmente me lo devi sciogliere, 41 con quali azioni l'uomo ottiene una lunga vita o potente? e con quale tapas o Signore degli dèi, ottiene una grande vita? 42 e per quali azioni sulla terra l'uomo diviene di breve vita? il risultato di queste azioni o dio, tu mi devi dire o irreprensibile, 43 alcuni sono di grande fortuna, e altri invece sfortunati, alcuni sono di nobile stirpe e altri non lo sono, 44 alcuni uomini appaiono brutti, come se fatti di legno, e altri uomini sono di caro aspetto a vedersi, 45 alcuni appaiono ignoranti e altri appaiono sapienti, altri ancora sono di grande saggezza, sapienti di scienza e conoscenza, 46 alcuni uomini si mostrano dannosi e altri di poco danno, questo o dio, tu mi devi spiegare.' 47 il Maheśvara disse: ' dunque io ti parlerò o dea, dell'apparire dei frutti del karma, di cui tutti gli uomini nel mondo dei mortali, godono il frutto, 48 l'uomo crudele, che col bastone levato in mano prende la vita, che sempre col bastone alzato colpisce le schiere degli esseri, 49 che senza pietà, sempre arreca terrore a tutti gli esseri, crudelissimo e senza aiuto pure verso vermi e formiche, 50 un uomo di tal fatta o dea, precipita nell'inferno, ma al contrario l'anima pia, rinasce dotato di bellezza, 51 va all'inferno l'anima violenta e va in paradiso il non violento, l'uomo ottiene nell'inferno una crudele e sventurata punizione, 52 se pure in qualche momento risorge dall'inferno, e ritorna uomo, pure di breve vita rinasce, 53 l'uomo che pratica la violenza o dea, è legato al proprio cattivo karma, e sgradevole per tutti gli esseri rinasce di corta vita, 54 chi ha pura nascita, che si astiene dall'uccidere i viventi, gettando le armi, e disarmato non vuole uccidere mai, 55 che non fa uccidere, e non uccide, e non approva l'assassinio, con affetto verso tutti gli esseri, come verso di sé verso l'altro, 56 un tale uomo superiore o dea, raggiunge lo stato divino, e pieno di gioia gode dei puri beni ottenuti, 57 e quando nel mondo umano ritorna, là quest'uomo dotato di lunga vita prospera felice, 58 così la via di quelli di lunga vita, che sono di buona condotta e agire, nell'evitare la violenza sui viventi, fu dichiarata da Brahmā.' CXXXIII 1 Umā disse: ' di quale condotta e comportamento sono gli uomini che col loro agire, raggiungono il paradiso? o attraverso quali donazioni?' 2 il Maheśvara disse: ' chi dona, chi onora i brahmani, chi a poveri, ciechi e ad altri miserevoli, fa donazioni di vestimenti, di cibi e bevande e altri articoli da consumare, 3 rifugi, padiglioni, pozzi, fontanili, laghetti, e tutte le cose che più sono desiderabili, 4 seggi, giacigli, carri, ricchezze, gemme, e case, e tutte le cose nate dai semi, vacche, campi e donne, 5 l'uomo che tutto ciò dona sempre con grande risoluzione d'animo, un tale uomo dopo morto o dea, conquista il mondo degli dèi, 6 e lì risiedendo lunghissimo tempo, godendo di incomparabili beni, lieto assieme alle apsaras rallegrandosi a cominciare nel nandana, 7 dal mondo del paradiso caduto, rinasce tra gli uomini, in una gloriosissima famiglia o dea, piena di ricchezze e di grano, 8 e là pieno di gioia, fornito di tutte le qualità desiderabili, quest'uomo diviene di grandi gioie e ricco di grandi tesori, 9 questi sono o dea, i viventi dediti al dono, che sono di grande fortuna, e di piacevole aspetto in tutto, come un tempo Brahmā li ha enunciati, 10 altri uomini o dea, che sono avari nei doni e pur richiesti dai ri-nati non donano pure possedendo, sono degli sciocchi, 11 vedendo dei poveri, dei ciechi e dei miserevoli e pure degli ospiti questuanti, essendone richiesti si rifiutano, soverchiati dall'avidità della loro lingua, 12 né ricchezze, né vesti, né beni e né oro, né vacche, né qualsivoglia cibo mai questi offrono, 13 quelli che indolenti o avari, che non credono, che rifiutano di donare, questi uomini di tal fatta o dea, da sciocchi precipitano all'inferno, 14 e quando ritornato uomini, per la ruota del tempo, questi sciocchi ottengono la nascita in una famiglia priva di ricchezze, 15 e afflitti da fame e sete, privati di ogni bene, senza speranze di goder di beni, vivono una miserevole vita, 16 questi uomini nati in una famiglia di pochi mezzi, godendo di scarsi mezzi, per le loro azioni o dea, diventano uomini poveri, 17 altri che sono sempre arroganti, orgogliosi, e dediti al male, insensati che non danno un seggio a chi lo merita, 18 gli insensati che non danno strada a chi merita strada, gli insensati che non offrono l'acqua lustrale a chi la merita, 19 che non rispettano secondo le regole chi merita l'offerta ospitale con onori, questi insensati che non offrono l'acqua lustrale e l'ospitalità, 20 e non fanno onore come spetta al guru, al proprio guru arrivato, stando immobili per avidità e devoti al proprio orgoglio, 21 e che disprezzano chi merita onore, e insultano gli anziani, tutti gli uomini di tal fatta o dea, cadono all'inferno, 22 e se questi uomini risalgono dall'inferno, allora dopo una successione di anni ottengono una nascita in una vile famiglia, 23 in famiglie di insensati, e vili fuoricasta e meticci, per cominciare, in queste nascono quelli che non rispettano guru e anziani, 24 non l'arrogante, non l'orgoglioso ma chi venera dèi e ri-nati, chi merita l'onore del mondo, chi si prostra modesto, dicendo dolci parole, 25 chi è caro a tutti i varṇa, sempre benefico per tutti gli esseri, che non odia, ben disposto, gentile, sempre con amabili discorsi, 26 dando il benvenuto a tutti gli esseri, privo di violenza, che attende agli ospiti come meritano, onorandoli per primo, 27 che dà strada a chi lo merita, venerando il guru come si deve al guru, felice di accogliere l'ospite, e lo onora quando arriva, 28 l'uomo di tal fatta o dea, raggiunge la meta del paradiso, quindi ridiventato uomo, diviene della migliore stirpe, 29 e lì egli gode di ampi beni, dotato di ogni gioiello, e dona secondo il merito ai meritevoli, saldo nel compiere il dharma, 30 approvato da tutti gli esseri, onorato da tutto il mondo, ottiene il frutto delle sue azioni, da sé stesso sempre quest'uomo, 31 nascendo sempre in famiglie superiori, con alto lignaggio, questo dharma di cui ti parlo, fu proclamato dal creatore in persona, 32 chi però agisce crudelmente, recando paura a tutti i viventi, sia con le mani, sia coi piedi, o ancora col cappio o col bastone, 33 chi con proiettili, con pali o con altri mezzi, tormenti i viventi o splendida, e li opprima per ucciderli, è uno di natura malvagia, 34 che sempre attacca i viventi, recando loro agitazione, e agendo in tale condotta, precipita all'inferno, 35 e quando per il passare del tempo ritorni uomo, egli rinasce in una famiglia vergognosa, afflitta da molti dolori, 36 l'avversione del mondo, e il disonore degli uomini ha come frutto delle sue azioni, e costui o dea, si deve riconoscere tra gli uomini e tra i parenti, 37 un altro che guardi a tutti gli esseri con misericordia, con occhio amichevole, come un padre, pacifico, con sensi domati, 38 che non tormenti gli esseri, né voglia ucciderli, con mani o piedi ben controllati, costui conquista tutti gli esseri, 39 né col cappio, né col bastone, né con proiettili e armi, tormenta gli esseri, saldo nella pietà, agendo gentilmente, 40 chi con tal condotta si comporta conquista il paradiso, e là in una divina residenza con gioia risiede come un dio, 41 e quando per la fine dei meriti, rinasce mortale tra gli uomini, nato con pochi tormenti e privo di sventure, prospera felice, 42 con buona fortuna, senza fatica, e sempre tranquillo è quest'uomo. questa o dea, è la via dei buoni, dove non si trova tormento.' 43 Umā disse: ' alcuni uomini si mostrano esperti di agomentazioni e conclusioni, dotati di scienza e conoscenza, pieni di saggezza ed esperti nell'artha, e altri sono ignoranti o dio, privi di scienza e conoscenza, 44 per quali azioni precedenti un uomo diviene sapiente? e in che modo o Virūpākṣa, un uomo diviene poco sapiente, questo mio dubbio taglia o migliore dei sapienti del dharma, 45 alcuni sono ciechi alla nascita o dio, e altri afflitti da malattie, e degli uomini appaiono impotenti, rivelami la causa di ciò.' 46 il Maheśvara disse: ' quelli che chiedono giorno per giorno il proprio e l'improprio, a brahmani sapienti dei veda, e a siddha sapienti del dharma, 47 che evitano le azioni indegne, perseguendo il bene, ottengono la meta del paradiso, e sempre qui al mondo la felicità, 48 e quando uno ritorna uomo, rinasce allora come un sapiente, e a lui sopraggiunge nobiltà, erudizione e corrispondente saggezza, 49 gli sciocchi che pongono il loro occhio corrotto sulle altrui mogli, per questa corrotta natura, diventano ciechi dalla nascita, 50 quelli invece che con animo corrotto guardano una donna nuda, questi uomini dalle cattive azioni divengono pieni di malattie, 51 gli sciocchi di cattiva condotta che si impegnano in amplessi contro natura, verso gli uomini, questi ignoranti ne ottengono l'impotenza, 52 quelli che fanno uccidere gli animali, e quelli che violano il letto del guru, e gli uomini che si accoppiano promiscuamente, nascono impotenti.' 53 Umā disse: ' quale atto è biasimevole, e qual'è senza biasimo che facendolo un uomo ne ottenga il meglio o migliore degli dèi?' 54 il Maheśvara disse: ' chi interroga sempre i ri-nati, stando sulla via migliore, desiderando il dharma, e cercando le qualità, ottiene il paradiso, 55 e quando in un certo tempo o dea, costui ritorna uomo, sapiente, dotato di memoria, saggio allora rinasce, 56 questo o dea è il dharma dei virtuosi a cui deve pensare chi vuole prosperità, che io ti ho illustrato per il bene degli uomini.' 57 Umā disse: ' alcuni uomini sono di scarsissima sapienza, e avversari del dharma, e non vogliono cercare dei brahmani sapienti dei veda, 58 alcuni uomini sono dotati di voti, intenti alla fede e all'autocontrollo, e altri sono privi di voti, senza controllo, simili a rākṣasa, 59 e alcuni sacrificano, e altri non fanno offerte, per quali passate azioni così diventano? rivelamelo.' 60 il Maheśvara disse: ' quelli che i limiti stabiliti dai precetti per il dharma nel mondo, seguono secondo le scritture, si mostrano di saldi voti, 61 quelli che caduti in preda all'errore confondono il dharma coll'adharma, rompendo i limiti, e sono privi di voti, sono chiamati brahmarākṣasa, 62 e quando questi per ordine del fato rinascono quaggiù uomini, privi di offerte sacre, senza celebranti, divengono questi ignobili uomini, 63 tutto quanto ti ho illustrato o dea, per recidere il tuo dubbio, sull'oceano del dharma proprio, e improprio degli uomini.' CXXXIV 1 il Maheśvara disse: ' o sapiente del prima e dopo e del dharma, o asceta residente nella selva, o virtuosa, o belle-ciglia, o bei capelli, o figlia del monte himavat, 2 o forte, fornita di pace e controllo, o priva di egoismo, che pratichi il dharma, io ti chiedo o bel-culetto, che richiesta tu risponda al mio desiderio, 3 Sāvitrī è la casta moglie di Brahmā, e Śacī è la virtuosa di Indra, Dhūmorṇā di Yama figlio del sole, Ṛddhi del figlio di Viśravaṇa, 4 quindi Gaurī di Varuṇa, e Suvarcalā di Sūrya, Rohiṇī la virtuosa del dio luna, e Svāhā del fuoco, 5 e Aditi lo è di Kaśyapa, tutte queste hanno dèi per mariti, queste sono sempre consultate e onorate da te o dea, 6 perciò io ti chiedo o sapiente del dharma, che discorri del dharma, io vorrei udire del dharma femminile, da te per prima cosa illustrato, 7 tu nel mio stesso dharma agisci, con la stessa condotta e gli stessi voti, sei di uguale forza e valore, tu hai compiuto un fiero tapas, la cosa da te detta ottiene interamente la perfezione, 8 le donne certamente sono il rifugio della stirpe femminile, la vacca va dalla vacca o belle-natiche, questo è sempre stabilito nei mondi, 9 tu sei la metà del mio corpo, sorta dalla mia metà, tu compi il bene dei celesti, compiendo la continua successione dei mondi 10 l'intero dharma eterno delle donne tu lo conosci bene o splendida, perciò interamente illustrami in dettaglio il dharma delle donne.' 11 Umā disse: ' o Beato, signore di tutti gli esseri, origine di passato, presente e futuro, è per tua grazia che queste parole appaiono in me, 12 le fiumane o dio degli dèi, unite a tutte le acque dei tīrtha, per toccarti standoti vicino ti servono, 13 consultadomi con queste, io ti dirò tutto nell'ordine, chi appare lontato da egoismi, è chiamato un uomo, 14 e la donna o signore dei bhūta, sempre segue la donna, e da me saranno onorate queste ottime fiumane, 15 questa è la sacra Sarasvatī, fiumana suprema tra le fiumane, la principale di tutti i corsi d'acqua, questa fiumana che corre verso il mare, 16 e la Vipāśa, la Vitastā, la Candrabhāgā, la Irāvatī, la Śatandru, la Devikā, il sindhu, la Kauśikī, e la Gomatī, 17 e la divina fiumana accompagnata da tutti i tīrtha, dal firmamento caduta a terra, la dea Gaṅgā la suprema di tutte le fiumane.' 18 ciò detto, la moglie del dio degli dèi, la migliore dei sostenitori del dharma, sorridendo, rivolgendosi a tutte quelle fiumane, 19 la divina regina devota al dharma, domandava del dharma delle donne, alle esperte del dharma femminile, a quelle ottime fiumane con la Gaṅgā in testa: 20 ' il Beato mi ha posto la domanda riguardo al dharma femminile, e consultandomi con voi lo voglio illustrare a Śaṃkara, 21 non vedo conoscenza, che sia perfettibile da uono solo sulla terra, o in cielo, per questo io mi consulto con voi fiumane verso l'oceano.'” 22 Bhīṣma disse: “ quelle supreme fiumane, benigne e santissime, così richieste, allora la divina fiumana Gaṅgā fu scelta per onorare la dea, 23 sorridendo ella dotata di molte intelligenze, e sapiente del dharma femminile, e santa, alla divina figlia del re dei monti, benigna e ditruttrice dei mali, 24 dotata di intelligenza ed educazione, esperta di ogni sapienza, la Gaṅgā ricca di molta intelligenza, diceva con un sorriso queste parole: 25 ' o dea, tu sei virtuosa, e favorevole, devota al dharma, tu che onorata dall'intero universo, e io una fiumana mi onori o senza-macchia, 26 chi essendo potente chiede, e anche onora un'altra persona, questa anima virtuosa, acquista la nomea di sapiente, 27 chi ad altri, dotati di scienza e conoscenza, pratici di ragionamenti, a dei maestri chiede, non cade mai nella sventura, 28 al contrario uno ricco di molta intelligenza, che prende parola in assemblea, pieno di orgoglio dice parole deboli e contrarie, 29 o divina sapiente, o migliore in cielo, santa e divina che sempre avanzi, tu o dea, meriti di parlarci del dharma femminile.'” 30 Bhīṣma disse: “ quindi, sollicitata dalla Gaṅgā dalle molte qualità, la dea, quella splendida tra i celesti, parlava dell'intero dharma femminile: 31 ' il dharma femminile come si mostra a me secondo le regole, io illustrerò e affinché sia così conosciuto, 32 il dharma femminile nel matrimonio, un tempo stabilito dai parenti, è di praticare lo stesso dharma del marito, vicino al fuoco, 33 di buona natura, di buone parole, di buona condotta, di aspetto felice, di uguale pensiero, di bel viso, agendo nel dharma verso il marito, 34 essa sia devota al dharma, essa sia benedetta dal dharma, una virtuosa che sempre guardi al marito come a un dio, 35 che agisca nell'obbedienza e nel servirlo come un dio, con uguale natura, senza distrazione, con fermi voti, mostrandosi felice, 36 ch guardi sempre al viso del marito come a quello del figlio, chi sia casta, e di ferma condotta, costei è una che agisce nel dharma, 37 ascoltando il dharma del marito, e compiendolo bene seguendolo, senza pensieri diversi, con bel viso, costei agisce nel dharma verso il marito, 38 chi viene apostrofata con male parole o guardata con occhi feroci dal marito, rimanga con viso sereno, questa donna è fedele al marito, 39 chi non guardi né sole né luna né un albero di nome maschile, ad esclusione del marito, costei dal bel-culetto pratica il dharma, 40 la donna che lungo la via soccorre come un figlio il marito, povero, afflitto, misero in difficoltà, costei è benedetta dal dharma, 41 la donna che è attenta, con pia disposisizione, la donna che fa dei figli, la donna che ama il marito come la sua vita, costei è benedetta dal dharma, 42 e chi sempre obbedisce e lo serve con attenzione, con grande piacere, e modestia, questa donna è benedetta dal dharma, 43 chi né nei desideri, né nei cibi, né nel potere o nella felicità abbia desideri come quelli verso il marito, questa donna è benedetta dal dharma, 44 chi è salda nell'alzarsi all'alba, sempre lieta di obbedire al marito, con la casa ben pulita, e ben spalmata di sterco di vacca, 45 sempre devota a mantenere il fuoco, e sempre con offerte di fiori, distribuendo assieme al marito a dèi, ospiti e dipendenti, 46 nutrendosi del resto dei cibi, rettamente secondo le regole, e che lieta sempre sfami la gente, questa donna è unita al dharma, 47 chi piena di virtù, gratificando i piedi di suocero e suocera, sempre sia devota a madre e padre, questa donna è ricca in tapas, 48 chi, i brahmani, i deboli senza protezione, poveri, ciechi e miserevoli, supporta di cibo, questa donna è piena di devozione per il marito, 49 chi compie sempre il suo voto arduo da farsi, con pronta energia, col pensiero al marito, benefica per il marito, merita la devozione del marito, 50 questo è il suo merito, il suo tapas e il suo eterno paradiso, per la donna che sia fedele al marito, benefica e devota, 51 il marito è un dio fra le donne, il marito è il parente, il marito è il rifugio, non vi è rifugio pari al marito, o divinità come il marito, 52 paradiso è il favore del marito, nulla vi è di uguale per la donna, io non vorrei il paradiso, se tu sei scontento o Maheśvara, 53 seppur proibito o contro il dharma, distruttivo per la vita, quanto il marito dice, pur essendo povero o ammalato, 54 sfortunato o in mano al nemico, oppure maledetto da un brahmano, guardando al dharma nelle sventure, lei deve compierlo senza esitazione, 55 questo o dio, è il dharma femminile da me illustrato per tuo ordine, la donna che sia dunque di tale natura, è benedetta dal dharma.'” 56 Bhīṣma disse: “ così apostrofato dunque il signore degli dèi, applaudita la figlia del monte, licenziava i mondi con tutto il loro seguito, 57 allora le schiere di bhūta e le fiumane se ne andarono donde erano giunte, e apsaras e gandharva si inchinarono con la testa a Bhava.” CXXXV 1 Vaiśaṃpāyana disse: avendo udito in dettaglio ogni cosa dei puri dharma, Yudhiṣṭhira di nuovo si rivolgeva al figlio di Śaṃtanu: 2 “ qual'è la sola divinità al mondo? o quale il solo rifugio? quale di questi venerando e pregando gli uomini ottengono il bene? 3 quale dharma nella tua opinione è il supremo di tutti i dharma? perché il vivente pregando si libera dai lacci del continuo rinascere?” 4 Bhīṣma disse: “ l'uomo eccellente che sempre elogi coi suoi mille nomi il signore dell'universo, il dio degli dèi, l'infinito, il supremo puruṣa, 5 e venerando sempre con devozione il puruṣa imperituro, meditando, celebrando onorando e sacrificando a lui, 6 Viṣṇu che non ha inizio né fine, il grande signore di tutti i mondi, questo signore dei mondi sempre celebrando diviene libero da ogni dolore, 7 lui che conosce il brahman, e ogni dharma, che aumenta la fama dei mondi, il protettore del mondo, il grande essere, origine di tutti gli esseri, 8 questo io penso sia il dharma supremo di tutti i dharma, che l'uomo sempre veneri con fede e con elogi il dio Occhi-di-loto, 9 che è la grande energia suprema, che è il grande tapas supremo, che è il grande brahman supremo, che è il rifugio supremo, 10 che è il più puro dei purificatori, la beatitudine delle beatitudini, la divinità delle divinità, che è l'imperituro padre degli esseri, 11 da cui sorgono tutti gli esseri all'avvento dello yuga, e in cui vanno di nuovo alla distruzione al termine dello yuga, 12 di questa origine del mondo, del protettore dell'universo o signore della terra, di Viṣṇu ascolta da me i suoi mille nomi che liberano dalla paura del male, 13 i nomi del grand'anima che come metafore sono ripetuti, e cantati dai ṛṣi, questi io ti dirò per la tua prosperità, 14 Viśva, Viṣṇu, Vaṣaṭkāra, Bhūtabhavyabhavatprabhu, Bhūtakṛt, Bhūtabhṛt, Bhāva, Bhūtātman, Bhūtabhāvana, 15 Pūtātman, Paramātman, il supremo rifugio dei liberati, l'imperituro Puruṣa, Sākṣin, Kṣetrajña, Akṣara, 16 Yoga, guida degli yogin, Pradhānapuruṣeśvara, Nārasiṃhavapus, Śrīmat, Keśava, Puruṣottama, 17 Sarva, Śarva, Śiva, Sthāṇu, Bhūtādi, Nidhi l'imperituro, Saṃbhava, Bhāvana, Bhartṛ, Prabhava, Prabhu, Īśvara, 18 Svayaṃbhū, Śaṃbhu, Āditya, Puṣkarakṣa, Mahāsvana, Anādinidhana, Dhatṛ, Vidhātṛ, Dhātu, Uttama, 19 Aprameya, Hṛṣīkeśa, Padmanābha, Amaraprabhu, Viśvakarman, Manu, Tvaṣṭṛ, Sthaviṣṭha, Sthavira, Dhruva, 20 Agrāhya, Śāśvata, Kṛṣṇa, Lohitākṣa, Pratardana, Prabhūta, Trikakubdhāna, Pavitra, Maṅgala, Paraṃ, 21 Īśāna, Prāṇada, Prāṇa, Jyeṣṭha, Śreṣṭha, Prajāpati, Hiraṇyagarbha, Bhūgarbha, Mādhava, Madhusūdana, 22 Īśvara, Vikramin, Dhanvin, Medhavin, Vikrama, Krama, Anuttama, Durādharṣa, Kṛtajña, Kṛti, Ātmavat, 23 Sureśa, Śaraṇa, Śarman, Viśvaretas, Prajābhava, Ahar, Saṃvatsara, Vyāla, Pratyaya, Sarvadarśana, 24 Aja, Sarveśvara, Siddha, Siddhi, Sarvādi, Acyuta, Vṛṣākapi, Ameyātman, Sarvayogaviniḥsṛta, 25 Vasu, Vasumanas, Satya, Samātman, Sammita, Sama, Amogha, Puṇḍarīkākṣa, Vṛṣakarman, Vṛṣakṛti, 26 Rudra, Bahuśiras, Babhru, Viśvayoni, Śuciśravas, Amṛta, Śāśvata, Sthānu, Varāroha, Mahātapas, 27 Sarvaga, Sarvavid, Bhānu, Viṣvaksena, Janārdana, Veda, Vedavid, Avyaṅga, Vedāṅga, Kavi il sapiente dei veda, 28 Lokādhyakṣa, Surādhyakṣa, Dharmādhyakṣa, Kṛtākṛta, Caturātman, Caturvyūha, Caturdaṃṣṭra, Caturbhuja, 29 Bhrājiṣṇu, Bhojana, Bhoktṛ, Sahiṣṇu, Jagadādija, Anagha, Vijaya, Jetṛ, Viśvayoni, Punarvasu, 30 Upendra, Vāmana, Prāṃśu, Amogha, Śuci, Ūrjita, Atīndra, Saṃgraha, Sarga, Dhṛtātman, Niyama, Yama, 31 Vedya, Vaidya, Sadāyogin, Vīrahan, Mādhava, Madhu, Atīndriya, Mahāmāya, Mahotsāha, Mahābala, 32 Mahābuddhi, Mahāvīrya, Mahāśakti, Mahādyuti, Anirdeśyavapus, Śrīmat, Ameyātman, Mahādridhṛt, 33 Maheṣvāsa, Mahībhartṛ, Śrīnivāsa, Rifugio dei virtuosi, Aniruddha, Surānanda, Govinda, Signore dei mandriani, 34 Marīci, Damana, Haṃsa, Suparṇa, Bhujagottama, Hiraṇyanābha, Sutapas, Padmanābha, Prajāpati, 35 Amṛtyu, Sarvadṛś, Siṃha, Saṃdhātṛ, Saṃdhimat, Shtira, Aja, Durrmarṣaṇa, Śāstṛ, Viśrutātman, Surārihan, 36 Guru, Gurutama, Dhāma, Satya, Satyaparākrama, Nimiṣa, Animiṣa, Sragvin, Vācaspati, Udāradhī, 37 Agraṇi, Grāmaṇī, Śrīmat, Nyāya, Netṛ, Samīraṇa, Sahasramūrdha, Viśvātman, Sahasrākṣa, Sahasrapad, 38 Āvartana, Nivṛttātman, Saṃvṛta, Sampramardana, Ahar, Saṃvartaka, Vahni, Anila, Dharaṇīdhara, 39 Suprasāda, Prasannātman, Viśvadhṛt, Viśvabhuj, Vibhu, Satkartṛ, Satkṛta, Sādhu, Jahnu, Nārāyaṇa, Nara, 40 Asaṃkhyeya, Aprameyātman, Viśiṣṭa, Śiṣṭkṛt, Śuci, Siddhārtha, Siddhasaṃkalpa, Siddhida, Siddhisādhana, 41 Vṛṣāhin, Vṛṣabha, Viṣṇu, Vṛṣaparvan, Vṛṣodara, Vardhana, Vardhamāna, Vivikta, Śrutisāgara, 42 Subhuja, Durdhara, Vāgnin, Mahendra, Vasuda, Vasu, Naikarūpa, Bṛhadrūpa, Śpiviṣṭa, Prakāśana, 43 Ojas, Tejas, Dyutidhara, Prakāśātman, Pratāpana, Ṛddha, Spaṣṭākṣara, Mantra, Candrāṇśu, Bhāskaradyuti, 44 Amṛtāṃśudbhava, Bhānu, Śaśabindu, Sureśvara, Auṣadha, Limite dell'universo, Satyadharmaparākrama, 45 Bhūtabhavyabhavannātha, Pavana, Pāvana, Anila, Kāmahan, Kāmakṛt, Kānta, Kāma, Kāmaprada, Prabhu, 46 Yugādikṛt, Yugāvarta, Naikamāya, Mahāśana, Adṛśya, Vyaktarūpa, Sahasrajit, Anantajit, 47 Iṣṭa, Viśiṣṭa, Śiṣṭeṣṭa, Śikhaṇḍin, Nahuṣa, Vṛṣa, Krodhahan, Krodakṛt, Kartṛ, Viśvabāhu, Mahīdhara, 48 Acyuta, Prathita, Prāṇa, Prāṇada, Vāsavānuja, Tesoro di acque, Adhiṣṭhāna, Apramatta, Pratiṣṭhita, 49 Skanda, Skandadhara, Dhurya, Varada, Vāyuvāhana, Vāsudeva, Bṛhadbhānu, Ādideva, Puraṃdara, 50 Aśoka, Tāraṇa, Tāra, Śūra, Śauri, Janeśvara, Anukūla, Śatāvarta, Padmin, Padmanibhekṣaṇa, 51 Padmanābha, Aravindākṣa, Padmagarbha, Śarīrabhṛt, Maharddhi, Ṛddha, Vṛddhātman, Mahākṣa, Garuḍadhvaja, 52 Atula, Śarabha, Bhīma, Samayajña, Havi, Hari, Sarvalakṣaṇalakṣaṇya, Lakṣmīvat, Samitiṃjaya, 53 Vikṣara, Rohita, Mārga, Hetu, Dāmodara, Saha, Mahīdhara, Mahābhāga, Vegavat, Amitāśana, 54 Udbhava, Kṣobhaṇa, Deva, Śrīgarbha, Parameśvara, Kāraṇa, Kāraṇa, Kartṛ, Vikartṛ, Gahana, Guha, 55 Vyavasāya, Vyavasthāna, Saṃsthāna, Stānada, Dhruva, Pararddhi, Parama, Spaṣṭa, Tuṣṭa, Puṣṭa, Śubhekṣaṇa, 56 Rāma, Virāma, Virata, Mārga, Neya, Naya, Anaya, Vīra, Migliore dei potenti, Dharma, supremo Dharmavid, 57 Vaikuṇṭha, Puruṣa, Prāṇa, Prāṇada, Praṇava, Pṛthu, Hiraṇyagarbha, Śatrughna, Vyāpa, Vāyu, Adhokṣaja, 58 Ṛtu, Sudarśana, Kāla, Parameṣṭhin, Parigraha, Ugra, Saṃvatsara, Dakṣa, Viśrāma, Viśvadakṣiṇa, 59 Vistāra, Sthāvara, Sthānu, supremo e imperituro Seme, Artha, Anartha, Mahākośa, Mahābhoga, Mahādhana, 60 Anirviṇṇa, Sthaviṣṭha, Bhū, Dharmayūpa, Mahāmakha, Nakṣatranemi, Nakṣatrin, Kṣama, Kṣāma, Samīhana, 61 Yajña, Ijya, Mahejya, Kratu, Sattra, Meta dei virtuosi, Sarvadarśin, Vimuktātman, Sarvajña, supremo Jñāna, 62 Suvrata, Sumukha, Sūkṣma, Sughoṣa, Sukhada, Suhṛd, Mahohara, Jitakrodha, Vīrabāhu, Vidāraṇa, 63 Svāpana, Svavaśa, Vyāpin, Naikātman, Naikakarmakṛt, Vatsara, Vatsala, Vatsin, Ratnagarbha, Dheneśvara, 64 Dharmagup, Dharmakṛt, Dharmin, Sat, Asat, Kṣara, Akṣara, Avijñātṛ, Sahasrāṃśu, Vidhatṛ, Kṛtalakṣaṇa, 65 Gabhastinemi, Sattvastha, Siṃha, Bhūtamaheśvara, Ādideva, Mahādeva, Deveśa, Devabhṛt, Guru, 66 Uttara, Gopati, Goptṛ, Jñānagamya, Purātana, Śarīrabhūtabhṛt, Bhoktṛ, Kapīndra, Bhūridakṣiṇa, 67 Somapa, Amrtapa, Soma, Purujit, Puruṣottama, Vinaya, Jaya, Satyasaṃdha, Dāśārha, Signore dei sātvat, 68 Jīva, Vinayitṛ, Sākṣin, Mukunda, Amitavikrama, Ambhonidhi, Anantātman, Mahodadhiśaya, Antaka, 69 Aja, Mahārha, Svābhāvya, Jitāmitra, Pramodana, Ānanda, Nandana, Nanda, Satyadharman, Trivikrama, 70 Maharṣi, Kapilācārya, Kṛtajña, Medinīpati, Tripada, Tridaśādhyakṣa, Mahāśṛṅga, Kṛtāntakṛt, 71 Mahāvarāha, Govinda, Suṣeṇa, Kanakāṅgadin, Guhya, Gabhīra, Gahana, Gupta, Cakragādadhara, 72 Vedhas, Svāṅga, Ajita, Kṛṣṇa, Dṛḍha, Samkarṣaṇa, Acyuta, Varuṇa, Vāruṇa, Vṛkṣa, Puṣkarākṣa, Mahāmanas, 73 Bhagavat, Bhagahan, Namdin, Vanamālin, Halāyudha, l'āditya Jyoti, l'āditya Sahiṣṇu, Gatisattama, 74 Sudhanvan, Khaṇḍaparaśu, Dāruṇa, Draviṇaprada, Divaspṛś, Sarvadṛś, Vyāsa, Vācaspati, Ayonija, 75 Trisāma, Sāmaga, Sāma, Nirvāṇa, Bheṣaja, Bhiṣaj, Saṃnyāsakṛt, Śama, Śanta, Niṣṭhā, Śānti, Parāyaṇa, 76 Śubhāṅga, Śāntida, Sraṣṭṛ, Kumuda, Kuvaleśaya, Gohita, Gopati, Goptṛ, Vṛṣabhākṣa, Vṛṣapriya, 77 Anivartin, Nivṛttātman, Saṃkṣeptṛ, Kṣemakṛt, Śiva, Śrīvatsavakṣavakṣas, Śrīvāsa, Śrīpati, il Migliore dei gloriosi, 78 Śrīda, Śrīśa, Śrīnivāsa, Śrīnidhi, Śrīvibhāvana, Śrīdhara, Śrīkara, Śreya, Śrīmat, Lokatrayāśraya, 79 Svakṣa, Svaṅga, Śatānanda, Nandi, Jyoti, Gaṇeśvara, Vijitātman, Vidheyātman, Satkīrti, Chinnasaṃśaya, 80 Udīrṇa, Sarvataścakṣus, Anīśa, Śāśvata, Sthira, Bhūśaya, Bhūṣaṇa, Bhūti, Viśoka, Śokanāśana, 81 Arciṣmat, Arcita, Kumbha, Viśuddhātman, Viśodhana, Aniruddha, Apratiratha, Pradyumna, Amitavikrama, 82 Kālaneminihan, Vīra, Śūra, Śauri, Janeśvara, Trilokātman, Trilokeśa, Keśava, Keśihan, Hari, 83 Kāmadeva, Kāmapāla, Kāmin, Kānta, Kṛtāgama, Anirdeśyavapus, Viṣṇu, Vīra, Ananta, Dhanaṃjaya, 84 Brahmaṇya, Brahmakṛt, Brahmā, Brahman, Brahmavivardhana, Brahmavid, Brāhmaṇa, Brahmin, Brahmajña, Brāhmaṇapriya, 85 Mahākrama, Mahākarman, Mahātejas, Mahoraga, Mahākratu, Mahāyajvan, Mahāyajña, Mahāhavi, 86 Stavya, Stavapriya, Stotra, Stuti, Stotṛ, Raṇapriya, Pūrṇa, Pūrayitṛ, Puṇya, Puṇyakīrti, Anāmaya, 87 Manojava, Tīrthakara, Vasuretas, Vasuprada, Vasuprada, Vādudeva, Vasu, Vasumanas, Havi, 88 Sadgati, Satkṛti, Sattṛ, Sadbhūti, Satparāyaṇa, Śūrasena, Yaduśreṣṭha, Sannivāsa, Suyāmuna, 89 Bhūtāvāsa, Vāsudeva, Sarvāsunilaya, Anala, Darpahan, Darpada, Dṛpta, e Durdhara, Aparājita, 90 Viśvamūrti, Mahāmūrti, Dīptamūrti, Amūrtimat, Anekamūrti, Avyakta, Śatamūrti, Śatānana, 91 Eka, Naika, Sava, Ka, Kiṃ, quanto è il supremo Pada, Lokabandhu, Lokanātha, Mādhava, Bhaktavatsala, 92 Suvarṇavarṇa, Hemāṅga, Varāṅga, Candanāṅgadin, Vīrahan, Viśama, Śunya, Ghṛtāśi, Acala, Cala, 93 Amānin, Mānada, Mānya, Lokasvāmin, Trilokadhṛt, Sumedhas, Medhaja, Dhanya, Satyamedhas, Dharādhara, 94 Tejas, Vṛṣa, Dyutidhara, il Migliore di tutti gli armati, Pragraha, Nigraha, Avyagra, Naikaśṛṅga, Gadāgraja, 95 Caturmūrti, Caturbāhu, Caturvyūha, Caturgati, Caturātman, Caturbhāva, Caturvedavid, Ekapad, 96 Samāvarta, Nivṛttātman, Durjaya, Duratikrama, Durlabha, Durgama, Durga, Durāvāsa, Durārihan, 97 Śubhāṅga, Lokasāraṅga, Sutantu, Tantuvardhana, Indrakarman, Mahākarman, Kṛtakarman, Kṛtagama, 98 Udbhava, Sundara, Sunda, Ratnanābha, Sulocana, Arka, Vājasana, Śṛṅgin, Jayanta, Sarvavid, Jayin, 99 Suvarṇabindu, Akṣobhya, Sarvavāk, Īśvareśvara, Mahāhrada, Mahāgarta, Mahābhūtta, Mahānidhi, 100 Kumuda, Kuṃdara, Kunda, Parjanya, Pavana, Anila, Amṛtāṃśa, Amṛtavapus, Sarvajña, Sarvatomukha, 101 Sulabha, Suvrata, Siddha, Śatrujit, Śatrutāpana, Nyagrodha, Udumbara, Aśvattha, Cāṇūrāndhranisūdana, 102 Sahasrārci, Saptajihva, Saptaidhas, Saptavāhana, Amūrti, Anaga, Acintya, Bhayakṛt, Bhayanāśana, 103 Aṇus, Bṛhat, Kṛśa, Sthūla, Guṇabhṛt, Nirguṇa, Mahat, Adhṛta, Svadhṛta, Svāsya, Prāgvaṃśa, Vaṃśavardhana, 104 Bhārabhṛt, Kathita, Yogin, Yogiśa, Sarvakāmada, Āśrama, Śramaṇa, Kṣāma, Suparṇa, Vāyuvāhana, 105 Dhanurdhara, Dhanurveda, Daṇḍa, Damayitṛ, Dama, Aparājita, Sarvasaha, Niyantṛ, Niyama, Yama, 106 Sattvavat, Sāttvika, Satya, Satyadharmaparāyaṇa, Abhiprrāya, Priyārha, Arha, Priyakṛt, Prītivardhana, 107 Vihāyasagati, Jyoti, Suruci, Hutabhuj, Vibhu, Ravi, Virocana, Sūrya, Savitṛ, Ravilocana, 108 Ananta, Hurabhuj, Bhoktṛ, Sukhada, Naikada, Agraja, Anirviṇṇa, Sadāmarṣin, Lokādhiṣṭhāna, Adbhuta, 109 Sanāt, Sanātanatama, Kapila, Kapi, Avyaya, Svastida, Svastikṛt, Svasti, Svastibhuj, Svastidakṣiṇa, 110 Araudra, Kuṇḍalin, Cakrin, Vikramin, Urjitaśasana, Śabdāgati, Śabdasaha, Śiśira, Śarvarīkara, 111 Akrūra, Peśala, Dakṣa, Dhakṣiṇa, il Migliore dei pazienti, Vidvattama. Vītabhaya, Puṇyaśravaṇakīrtana, 112 Uttāraṇa, Duṣkṛtihan, Puṇya, Duḥsvapnanāśana, Vīrahan, Rakṣaṇa, Santa, Jīvana, Paryavasthita, 113 Anantarūpa, Anantaśrī, Jitamanyu, Bhayāpaha, Catursra, Gabhīrātman, Vidiśa, Vyādiśa, Diśa, 114 Anādi, Bhū, Bhuva, Lakṣmī, Suvīra, Rucirāṅgada, Janana, Janajanmādi, Bhīma, Bhīmaparākrama, 115 Ādhāranilaya, Dhatṛ, Puṣpahāsa, Prajāgara, Urdhvaga, Satpathācāra, Prāṇada, Pranạva, Paṇa, 116 Pramāṇa, Prāṇanilaya, Prāṇakṛt, Prāṇajīvana, Tattva, Tattvavid, Ekātman, Janmamṛtyujarāgati, 117 Bhū, Bhuva, Sva, Tarus, Tāra, Savitṛ, Prapitāmaha, Yajña, Yajñapati, Yajvas, Yajñāṅga, Yajñavāhana, 118 Yajñabhṛt, Yajñakṛt, Yajñin, Yajñabhuj, Yajñasādhana, Yajñāntakṛt, Yajñaguhya, Anna, e Annada, 119 Ātmayoni, Svayaṃjāta, Vaikhāna, Sāmagāyana, Devakīnandana, Sraṣṭṛ, Kṣitīśa, Papanāśana, 120 Śaṅkhabhṛt, Nandakin, Cakrin, Śarṅgadhanvan, Gadādhara, Rathāṅgapāṇi, Akṣobhya, Sarvapraharaṇāyudha. 121 questo sono i mille nomi divini celebrati del Keśava, grand'anima, illustrati senza esclusione alcuna, 122 quelli che deve sempre ascoltare e che deve celebrare, l'uomo che non voglia avere nessun male qui e nell'adilà, 123 il brahmano sarà erudito dei veda, e lo kṣatriya sarà vittorioso, il vaiśya sarà ben fornito di ricchezze, e lo śūdra otterrà la felicità, 124 chi cerca il dharma, troverà il dharma, e troverà ricchezza chi la cerca, gli amori troverà chi li cerca, e figli otterrà chi li vuole, 125 chi pieno di devozione, sempre si sforza, puro coll'animo rivolto a lui, pronunci questi mille nomi di Vāsudeva, 126 ottiene ampia gloria, e la supremazia sui famigliari, ottiene immutabile prosperità, e ottiene il supremo bene, 127 non cade in nessuna paura, e trova valore ed energia, diviene in salute, splendito, e dotato di qualita, di bellezza e forza, 128 se afflitto da malattie, se ne libera, se legato si libera dai vincoli, se spaventato si libera dalla paura, se in disgrazia si libera della sventura, 129 supera rapido ogni difficoltà, l'uomo celebrando pieno di devozione il Puruṣottama, sempre coi suoi mille nomi, 130 il mortale che si rifugia in Vāsudeva, che è devoto a Vāsudeva, giunge all'eterno brahman, liberato da ogni male, 131 non vi è mai alcun male per i devoti di Vāsudeva, né a loro nasce mai paura di nascita, morte o vecchiaia, 132 chi studi questo elogio, compreso di fede e devozione, si unirà a felicità, pace, prosperità, fermezza erudizione e fama, 133 non avranno ira, né invidia, né avidità, né cattive opinioni, i suoi devoti divenuti puri, o migliore degli uomini, 134 il cielo, con luna, sole e stelle, l'etere, le direzioni, la terra e il mare, sono preservati dal valore di Vāsudeva grand'anima, 135 l'universo con dèi, asura e gandharva, con yakṣa, uraga, e rākṣasa, con mobili e immobili, si muove sotto il dominio di Kṛṣṇa, 136 sensi, mente, intelletto, vitalità, energia, forza, e fermezza, dicono siano nel dominio di Vāsudeva come il campo del conoscitore del campo, 137 la buona condotta di tutti i precetti è stabilita la migliore, il dharma è la sorgente della condotta, e l'incrollabile è il signore del dharma, 138 i ṛṣi, gli antenati, gli dèi, gli elementi elementari, le sostanze, l'universo con mobili e immobili, hanno origine da Nārāyaṇa, 139 yoga, conoscenza, discriminazione, sapienza, arti e azioni, veda, śāstra, scienze, tutto questo viene da Janārdana, 140 Viṣṇu è l'unico grande elemento, da cui i molteplici esseri, anima universale che pervadendo i tre mondi, imperituro ne gode, tutto possedendo, 141 questo elogio del Beato, fu tramandato da Vyāsa, l'uomo che voglia ottenere il meglio e le gioie sublimi lo deve ripetere, 142 quelli che coltivano il Signore di tutto, il dio non nato, origine e fine dell'universo, dagli occhi di loto non cadono nella distruzione.” CXXXVI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ chi merita venerazione? chi prostrazione? come si deve agire e con chi? quale modo di agire e verso chi o nonno, non porta fallo?” 2 Bhīṣma disse: “ l'offesa ai brahamani può affliggere pure gli dèi, chi si inchina ai brahmani o Yudhiṣṭhira non sbaglia, 3 essi sono da venerare, da inchinarsi a loro, agisci verso di loro come un figlio, questi sapienti sostengono tutti i mondi, 4 i brahmani sono le grandi dighe del dharma per tutti i mondi, che si compiacciono di trascurar ricchezze e lieti nel controllare le parole, 5 sono piacevolo per gli esseri e loro tesoro, sono fermi nei voti, sono le guide dei mondi, e le glorie degli śāstra, 6 che hanno il tapas per ricchezza, e sempre la parola come grande forza, e sono pure l'origine dei dharma, sapienti del dharma, di acuto discernimento, 7 amanti del dharma, saldi nel dharma, sono le dighe del dharma per i virtuosi, affidandosi ai quali vivono tutte le creature dei quattro generi, 8 sono i sentieri e le guide di tutto, e gli eterni veicoli del sacrificio, essi trasportano sempre il duro peso di padri e antenati, 9 loro che non sprofondano sotto il peso, come i tori nei passaggi difficili, consumano offerte e oblazioni, dopo avi, dèi e ospiti, 10 e che per questo pasto, salvano i mondi dal grande pericolo, sono le lampade di tutto il mondo, e l'occhio di quelli che vedono, 11 tesori di ogni cerimoniale, sapienti, di acuto discernimento, sapienti della meta di tutti gli esseri, che meditano sulla via dell'adhyātman, 12 che conoscono inizio, durante e fine, scioglitori di dubbi, che sanno la differenza tra alto e basso, e che andranno alla suprema meta, 13 liberati, purificati dal male, lontani dagli opposti, privi di proprietà, in quanto meritano onore, sempre onorati dai sapienti grandi anime, 14 uguali nell'unguento e nella polvere, nel pasto e senza il pasto, per i quali è uguale una veste di seta, di canapa, di lino o di pelle, 15 essi possono stare senza mangiare anche per molti giorni, e tormentano le loro membra con gli studi e controllando i sensi, 16 essi rendono divino il non divino, e non divino il divino, infuriati possono creare altri mondi e altri lokapāla, 17 per le maledizioni di queste grandi anime, anche il mare è reso imbevibile, il fuoco della loro ira, non si estingue neppur oggi nella selva di daṇḍaka, 18 loro che sono gli dèi degli dèi e la causa delle cause, e la misura delle misure, quale saggio dunque potrebbe umiliarli? 19 di loro anche il vecchio e il fanciullo merita ogni onore, per le differenze in tapas e sapienza, si onorano reciprocamente, 20 anche un brahmano ignorante è un dio, un grande e adatto purificatore, quello sapiente è il miglior dio, simile all'oceano in piena, 21 erudito o non erudito il brahmano è una grande divinità, come Agni consacrato o inconsacrato è una grande divinità, 22 e pure nel crematorio, lo splendore del fuoco non viene meno, e trasportando l'oblazione nei sacrifici, di nuovo risplende, 23 così pure se pratica in ogni azione sbagliata, il brahmano in ogni modo è da onorare, sappi che è la suprema divinità.” CXXXVII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quale merito hai visto nella venerazione dei brahmani o signore di uomini? e quale conseguenza del tuo agire hai trovato, che li veneri o grande intelletto?” 2 Bhīṣma disse: “ pure qui raccontano un'antica storia, della conversazione tra il fuoco e Arjuna o bhārata, 3 lo splendido Kārtavīrya, dalle mille braccia, divenne il signore di tutto il mondo quel fortissimo risiedendo a māhiṣmatī 4 e governava l'intera terra attorniata dal mare con gemme e miniere, colle sue isole, quell'haihaya dal sincero coraggio, 5 per qualche motivo della sua ricchezza fu da lui donata a Dattātreya, mettendo avanti il dharma kṣatriya, la buona educazione e i veda, 6 quel figlio di Kṛtavīrya si ingraziava quel muni, e quel ri-nato lietissimo gli offriva tre grazie, 7 da lui gratificato delle grazie, il sovrano diceva queste parole: ' che io abbia mille braccia in mezzo agli eserciti, ma non in casa, 8 gli eserciti in battaglia che vedano le mie mille braccia, e io col mio coraggio vincerò l'intera terra o grande nei voti, e ottenutala secondo il dharma la proteggerò con ogni cura, 9 vi è un quarto dono che ti chiedo o supremo ri-nato, tu o irreprensibile, mi devi fare questa grazia, che i virtuosi mi istruiscano quando mi trovo in una situazione sbagliata.' 10 così apostrofato il ri-nato, disse al sovrano: ' va bene.' così originavano i doni di quell'acceso di splendore, 11 quindi stando sul suo carro, splendido come fuoco o sole, diceva confuso dal suo valore: ' chi vi è simile a me per valore, intelligenza, gloria e purezza o coraggio e vigore?' 12 alla fine di queste parole una voce incorporea nell'aria diceva: ' non capisci o sciocco, che il brahmano è superiore allo kṣatriya? assieme al brahmano quaggiù lo kṣatriya protegge le creature.' 13 Arjuna disse: ' da lieto io posso fare gli esseri, e da irato condurli alla distruzione, per agire, per pensieri, e parole, il ri-nato non è migliore di me, 14 la prima tesi è che il brahmano è superiore, la seconda che lo è lo kṣatriya, tu hai detto che entrambi sono causa, e che qui non si vede distinzione, 15 i brahmani si rifugiano dallo kṣatriya che non si rifugia dal brahmano, i savi col pretesto del brahman, si nutrono rifugandosi dagli kṣatriya sulla terra, 16 il dharma della protezione delle creature è affidato agli kṣatriya, gli kṣatriya danno il vitto ai brahmani, in che modo il brahmano è migliore di loro? 17 costoro superiori a tutti gli esseri, che vivono di questua, io sempre questi savi di così alto onore, riduco in mio potere, 18 ha detto una falsa verità la fanciulla Gāyatrī in cielo, io vincerò tutti questi brahmani indipendenti vestiti di pelli, 19 nessuno nei tre mondi mi può rimuovere dal trono, dio oppure uomo che sia, perciò io sono migliore dei brahmani, 20 oggi io farò il mondo dei brahmani superiori, quello degli kṣatriya superiori, nessuno in battaglia può reggere la mia forza.' 21 udite le parole di Arjuna, agitata divenne quella voce oscura, e allora Vāyu stando nell'aria gli diceva: 22 ' abbandona questa folle natura, inchinati ai brahmani, facendo loro male tu sarai scalzato dal trono, 23 o i brahmani ti ucciderando o protettore della terra, oppure ti rimuoveranno dal trono togliendoti il potere questi fortissimi.' 24 il re disse:' chi sei tu?' e allora rispondeva il vento: ' Vāyu io sono messaggero divino, per il tuo bene io parlo.' 25 Arjuna disse: ' tu hai mostrato ora verso i savi amore e devozione, dimmi quale genere di essere terrestre è il brahmano, 26 dimmi se il superiore brahmano è in qualcosa simile a Vāyu, oppure dimmi se è simile all'aqua, a Sūrya, oppure al cielo.' CXXXVIII 1 Vāyu disse: ' ascolta o sciocco, alcune qualità dei brahmani grandi anime, di quelli che tu hai menzionato, anche di questi il brahmano è migliore, 2 abbandonato il suo aspetto la terra competeva col re degli aṅga, giungeva per la sua distruzione il savio Kaśyapa e la paralizzava, 3 indistruttibili sono sempre i brahmani o re, in cielo e in terra, un tempo Aṅgiras in persona col suo vigore, beveva le acque, 4 e quel grande asceta come bevendo del latte non ne divenne sazio, e riempiva l'intera terra con una grande corrente d'acqua o sovrano, 5 e quando lui era adirato, io abbandonando il mondo, andavo a lungo a stare nell'agnihotra, per paura di Aṅgiras, 6 il beato Distruggi-fortezze fu maledetto da Gautama, avendo desiderato Ahalyā, e non fu ucciso per rispetto del dharma, 7 e l'oceano o sovrano, che un tempo fu pieno di acque dolci, essendo maledetto dai brahmani, divenne di acque salate o illustre, 8 e Agni, che ha il colore dell'oro, ed è accompagnato da alte fiamme, senza fumo, maledetto dall'incollerito Aṅgiras, perdeva queste sue qualità, 9 guarda i marut che derisero il mare, come furono polverizzati, maledetti da un brahmano splendido come oro, 10 tu non sei uguale ai brahmani, sappi che loro sono il meglio o sovrano, il sovrano si deve inchinare rettamente ai brahmani anche se ancora in grembo, 11 il grande regno dei daṇḍaka fu distrutto da un brahmano, il grande guerriero Tālajaṅgha fu distrutto dal solo Aurva, 12 tu hai ottenuto il largo regno, forza, dharma e sapienza, tutto arduo da ottenersi, per grazia di Dattātreya, 13 perché tu sempre sacrifichi ad Agni che è un brahmano o Arjuna? egli è il veicolo dell'oblazione per tutto il mondo, com'è che non lo sai? 14 il superiore brahmano è il protettore delle creature, che produce il mondo dei viventi, perché sapendo ciò sei confuso? 15 e vi è l'imperituro Brahmā signore delle creature, origine e fine, dal quale l'intero universo con mobili e immobili è nato, 16 alcuni ignoranti vogliono Brahmā nato dall'uovo, da quell'uovo rotto sorsero monti, direzioni, acqua, terra e cielo, 17 questo non fu visto da nessuno, come può essere il più grande egli? dicono che l'uovo è lo spazio sottile, e da questo è nato il Grande-avo, 18 dimmi come può essere, allora nessuna cosa può esistere, il potente signore che è dentro ogni energia è autocoscienza, 19 non c'è l'uovo, ma c'è Brahmā egli o re, è l'origine del mondo.' così apostrofato egli rimase silenzioso, e Vāyu gli diceva: CXXXIX 1 Vāyu disse: ' un tempo volendo dare la Terra come dakṣiṇa ai brahmani, un sovrano di nome Aṅga o re, la Terra andava in pensieri: 2 ' io che supporto tutti gli esseri, avendomi ottenuto in dono il sovrano, perché vuole darmi ai brahmani, io che sono figlia di Brahmā? 3 io abbandonando l'aspetto di terra andrò ai piedi di Brahmā, che questo sovrano col suo regno vada in estinzione.' così concludeva, 4 quindi Kaśyapa vedendo la terra andar via allora, concentrato entrava immediatamente nella terra lasciando sé stesso, 5 ella così posseduta diveniva coperta di erbe e piante, e persa ogni paura la Terra era allora piena di dharma o sovrano, 6 così per trecentomila anni divini, Kaśyapa dal grandi voti o re, stava attento alla terra, 7 quindi tornata o grande re, e inchinatasi a Kaśyapa, la Terra divenne Kāśyapī, la figlia di quel grande intelletto, 8 tale era o re, il brahmano Kaśyapa, oppure dimmi un altro kṣatriya che sia migliore di Kaśyapa.' 9 Silenzioso restava il sovrano, e il vento di nuovo diceva: ' ascolta o re, nella famiglia di Aṅgiras essendo nato Utathya, 10 Bhadrā la figlia di Soma, era considerata suprema per bellezza, e Soma vedeva in Utathya un marito adatto a lei, 11 quella virtuosissima e gloriosa praticava un fiero tapas, per il gloriosissimo Utathya che aveva allora scelto, 12 quindi invitando Utathya il padre gli diede quella gloriosa, per moglie, e lui la accettava secondo le regole o re, di molte dakṣiṇa, 13 lo splendido Varuṇa l'aveva desiderata per primo, e giunto alla selva del ritiro, la rapiva dentro la Yamunā, 14 e avendola presa il signore delle acque la conduceva alla propria città, simile ad una suprema meraviglia, con seicentomila laghi, 15 nessun'altra suprema città era più gradevole di essa, che era adornata da palazzi e da apsaras, e da ogni divino desiderio, e là il dio, il signore delle acque assieme a lei si rallegrava o re, 16 quindi fu detto a Utathya del tormento della moglie, 17 avendo udito tutto da Nārada, Utathya allora diceva a Nārada: ' vai e parla a Varuṇa con queste dure parole: ' per mio ordine libera mia moglie o preferisci esserne distrutto? 18 tu sei un lokapāla dei mondi e non un ladro del mondo, da Soma mi fu data in moglie, e tu me l'hai rapita.' 19 così ingiunto da Nārada per suo ordine, il signore delle acque, di liberare la moglie di Utathya, Varuṇa allora gli rispondeva: ' questa moglie mi è molto cara, non posso liberarmene.' 20 così avendogli risposto Varuṇa, Nārada diceva queste parole al muni Utathya, senza troppa gioia in cuore: 21 'prendendomi per la gola Varuṇa mi ha cacciato o grande muni, non ti darà tua moglie, agisci per quanto devi fare.' 22 udite le parole di Nārada, fiammeggiava infuriato Aṅgiras, e quel grandissimo asceta saldo nella sua potenza bevve le acque, 23 quando tutte le acque furono bevute, il signore del mare, coi suoi amici divenne abbattuto, ma neanche allora la liberava, 24 allora Utathya supremo brahmano diceva alla terra: ' o splendida, fai apparire mucchi di terra in quei seicentomila laghi, 25 allora nacque un'inospitale luogo, e l'oceano si ritirava da quel luogo, e il supremo brahmano diceva alla fiumana: 26 ' invisibile procedi tu o timida, attraverso un deserto o Sarasvatī, impura diventino i luoghi da te abbandonati o splendida, 27 ridotta in sabbia la regione, il signore delle acque prendendo Bhadrā, e cercando rifugio, ridava la moglie al figlio di Aṅgiras, 28 ripresa la moglie dunque, Utathya divenne benevolo, e lIberava il mondo e Varuṇa dal dolore o haihaya, 29 quindi ottenuta la moglie, parlava a Varuṇa quel sapiente del dharma, Utathya dal grandissimo splendore, ascolta che cosa o sovrano di uomini: 30 ' col mio tapas l'ho riottenuta mentre tu te ne dolevi o signore delle acque.' ciò detto, prendendola si recava alla sua dimora, 31 tale fu o re, Utathya toro fra i brahmani, io ti chiedo, dimmi tu quale kṣatriya è migliore di Utathya.'” CXL 1 Bhīṣma disse: “ così apostrofato egli rimase in silenzio, e allora Vāyu disse: ' ascolta o re, la grandezza del brahmano Agastya, 2 gli dèi sconfitti dagli asura erano ridotti senza forze, erano stati presi tutti i loro sacrifici e le oblazioni agli avi, 3 e pure le cerimonie rituali degli uomini, dai dānava o toro degli haihaya, scalzati dal potere allora gli dèi vagavano sulla terra, così si sa, 4 quindi un giorno essi o re, videro Agastya dai grandi voti, acceso di luce come il sole, e pieno di splendore, 5 salutandolo riverenti allora gli dèi vedutolo soffuso di gloria, queste parole dicevano al grand'anima in quel frangente o signore di genti: 6 ' sconfitti in battaglia dai dānava, siamo stati scalzati dal potere, da questo fiero pericolo salvaci tu o toro dei muni.' 7 così richiesto allora dagli dèi, Agastya divenne furioso, e quello splendido fiammeggiava come il fuoco finale della distruzione, 8 da quel fiume di raggi accesi furono bruciati allora i dānava, e a migliaia cadevano dall'aria o grande re, 9 bruciati dunque i daitya per l'energia di Agastya, lasciando entrambi i mondi partirono per la regione meridionale, 10 Bali però celebrava il sacrificio aśvamedha stando sulla terra, e gli altri grandi asura che stavano sulla terra in pace non furono bruciati, 11 allora i celesti ripresi i mondi, la tranquillità e i cieli, ancora gli dèi dicevano a lui: ' uccidi gli asura che stanno sulla terra.' 12 così richiesto, diceva agli dèi: ' non posso bruciare quelli che stanno sulla terra, il mio tapas ne soffrirebbe e lo brucerei.' così o re, 13 così furono bruciati i dānava dal venerabile col suo splendore, da Agastya anima compiuta o re, col suo tapas, 14 tale era Agastya come ti ho illustrato o senza-macchia, io ti chiedo dimmi di uno kṣatriya che sia superiore ad Agastya.' 15 così apostrofato rimase in silenzio, e allora Vāyu disse: 'ascolta o re le pricipali imprese del gloriosissimo Vasiṣṭha, 16 gli āditya erano intenti ad un sattra verso il lago mānasa, e posero in mente Vasiṣṭha avendo saputo della sua attitudine, 17 ma vedendo quelli che sacrificavano intenti, e indeboliti dalla consacrazione, dei dānava della genìa khalin, simili a montagne volevano ucciderli, 18 non distante da loro vi era il lago dotato di un dono di Brahmā, e ciascun dānava che veniva ucciso, là immergendosi riviveva, 19 essi afferrate delle terribili montagne e barre di ferro e alberi, agitando l'acqua e alzandola per cento yojana, 20 in dieci mila essi assalivano gli dèi, quindi da loro colpiti gli dèi, cercarono rifugio dal Vāsava, 21 e Śakra da essi afflitto, cercava rifugio da Vasiṣṭha. allora il venerabile ṛṣi Vasiṣṭha dava a loro la salvezza, 22 quel muni devoto alla benevolenza sapendo che loro erano afflitti, senza sforzo bruciava tutti i khalin colla propria energia, 23 quel grande asceta conduceva la fiumana Gaṅgā, sorta dal monte kailāsa verso il divino lago, e il lago da lei fu rotto, 24 il lago rotto dalla fiumana divenne allora il fiume sarayū, e il luogo dove furono uccisi i khalin divenne il khalina, 25 così i celesti assieme a Indra furono protetti da Vasiṣṭha, e uccisi i dāitya garndi anime che avevano ottenuto una grazia da Brahmā, 26 ti ho raccontato di questa impresa di Vasiṣṭha o senza-macchia, io ti chiedo, dimmi tu se vi è uno kṣatriya migliore di Vasiṣṭha.'” CXLI 1 Bhīṣma disse: “ così apostrofato Arjuna rimase silente, e Vāyu gli diceva: ' ascolta o migliore degli haihaya, l'impresa di Atri dalla grandissima anima, 2 in una fiera tenebra scontrandosi combattevano dèi e dānava, e Svarbhānu trafiggeva colle frecce luna e sole, 3 quindi eclissandoli colle tenebre, gli dèi erano colpiti allora dai dānava accompagnati da Bali, o tigre fra i sovrani, 4 colpiti dagli asura gli abitanti del cielo indeboliti nelle forze, scorgevano nella grande foresta il savio Atri intento nel tapas, 5 e gli dèi dicevano a lui che aveva vinto i sensi e pacificato l'ira: ' luna e sole sono entrambi trafitti dalle frecce degli asura, 6 e pure noi siamo colpiti dai nemici in questa cappa di tenebra, e non troviamo pace, salvaci da questo pericolo o potente.' 7 ' come posso proteggervi.' ed essi gli dicevano: ' diventa la luna e pure diventa per noi il sole ditruttore di tenebre e uccisore di nemici.' 8 così richiesto allora Atri, divenne la luna che disperde il buio, e partecipava nella natura di Soma con l'apparenza di Sūrya, 9 e vedendo che Soma e Sūrya non illuminavano troppo o principe, Atri faceva luce col proprio tapas sul campo di battaglia, 10 e rendeva luminoso l'universo e privo di tenebre, e vinceva le schiere dei nemici degli dèi col proprio vigore, 11 gli dèi vedendo i grandi asura bruciati da Atri, col loro ardimento pure loro, protetti da Atri li combattevano, 12 fu fatto apparire il sole, salvati gli dèi e uccisi gli asura, da parte di Atri dal supremo splendore, divenuto Soma, 13 così quell'unico muni, vestito di pelli, che prega, e si nutre di frutti o ṛṣi regale, guarda che impresa ha compiuto Atri, 14 ti ho raccontato interamente l'impresa di Atri dalla grandissima anima, e ti chiedo: dimmi tu se vi è uno kṣatriya migliore di Atri.' 15 così apostrofato Arjuna però rimase in silenzio, e Vāyu gli disse: ' ascolta o re, la grande impresa di Cyavana grand'anima, 16 Cyavana avendolo promesso agli aśvin, diceva a Indra, il punitore di Pāka e agli dèi:' fa che gli aśvin bevano il soma.' 17 Indra disse: ' da noi furono esclusi i due, come possono bere il soma? quei due non sono uguali agli dèi, perciò non parlarci così, 18 assieme agli aśvin noi non vogliamo bere il soma o grande nei voti, che altri lo bevano come credono, io non posso berlo.' 19 Cyavana disse: ' se non farai quanto ti ho detto o uccisore di Bala, spremuto da me proprio ora vedrai il soma nel sacrificio.' 20 quindi preparata rapidamente la cerimonia in favore degli aśvin, con i mantra Cyavana, e i celesti ne divennero umiliati, 21 Indra però vedendo che iniziava questa azione, preso da collera, alzava una grande roccia, e attaccava Cyavana, il Beato dio, gli occhi spalancati per la furia, colla sua folgore, 22 Cyavana dotato del suo tapas, vedendolo attaccare, spuzzandolo di acqua lo paralizzava assieme a folgore e montagna, 23 quindi creava allora un terribile nemico di Indra, dalla bocca spalancata di nome Mada, fatto di mantra e oblazioni, il grande muni, 24 egli aveva dunque migliaia di denti di cento yojana, con delle zanne di duecento yojana di grande terrore, una sua gota toccava la terra e l'altra toccava il cielo, 25 tutti gli dèi assieme al Vāsava stavano alla radice della sua lingua, come dei pesci nel grande mare davanti alla bocca di una balena, 26 consultandosi allora gli dèi, dentro la bocca di Mada, dicevano insieme a Śakra: ' inchinati a quel brahmano, assieme agli aśvin berremo il soma senza problemi.' 27 allora Śakra faceva un inchino rivolto a Cyavana, e Cyavana realizzava che gli aśvin bevessero il soma, 28 quindi il muni richiamava Mada, e ne distribuiva l'azione nei dadi, nella caccia, nei liquori e nelle donne, quel valente, 29 e con questi mali l'uomo o re, va senza dubbio alla rovina, perciò l'uomo sempre li tenga a distanza da sé, 30 ti ho raccontato o re, pure l'impresa di Cyavana, e ti chiedo: dimmi tu se vi è uno kṣatriya migliore di Cyavana.'” CXLII 1 Bhīṣma disse: “ Arjuna dunque rimase silente, e il vento di nuovo gli diceva: ' ascolta da me questa primaria impresa tra i brahmani o signore di genti, 2 i celesti assieme ad Indra giunti alla bocca di Mada, furono allora da Cyavana privati della terra, 3 e pensando che fossero presi entrambi i mondi gli dèi ne erano addolorati, e afflitti andarono a rifugiarsi dal grand'anima Brahmā. 4 gli dèi dissero: ' mentre noi eravano innondati da Mada o venerato dal mondo, la terra ci fu presa da Cyavana e anche il cielo dai kapa o potente.' 5 Brahmā disse: ' cercate rapidi rifugio presso i savi assieme a Indra o abitanti del cielo, e ingraziandoveli, entrambi i mondi otterrete come prima.' 6 essi andarono a rifugiarsi dai savi, e questi dissero: ' chi dobbiamo vincere?' così richiesti essi dissero ai ri-nati: 'sconfiggete i kapa.' ' noi sconfiggeremo costoro dentro la terra.' così essi o sovrano, 7 quindi i brahmani iniziarono una cerimonia per la distruzione dei kapa, saputo ciò, i kapa spedirono il messaggero Dhanin dai brahmani, 8 e Dhanin diceva ai brahmani le parole avute dai kapa: ' tutti i kapa sono simili a voi, perché agite così quaggiù? 9 tutti sono sapienti dei veda, tutti saggi, e intenti ai sacrifici, tutti di sinceri voti, e tutti pari a grandi ṛṣi, 10 Śrī si rallegra con loro, e loro sostengono Śrī, non si uniscono alle mogli per piacere, né a piacere mangiano carne, 11 sacrificano al fuoco acceso, saldi alle parole dei guru, tutti sono di anima controllata, e dividono il cibo coi bambini, 12 viaggiano usando dei carri, e non frequentano le donne mestruate, tra gente affamata non mangiano, e non dormono di giorno, 13 perché dunque i kapa che sono dotati di queste e altre qualità, voi volete vincere? recedete da ciò, e recedendo ne avrete un bene.' 14 i brahmani dissero: ' noi sconfiggeremo i kapa, noi e gli dèi siamo in accordo, perciò i kapa devono essere uccisi da noi, tu o Dhanin torna donde sei giunto.' 15 Dhanin raggiunti i kapa diceva: ' i savi non faranno il vostro bene.' quindi tutti i kapa afferrate le armi attaccavano, 16 tutti i brahmani veduti i kapa colle bandiere di guerra, scagliavano fuochi accesi per ditruggere i kapa, 17 quei fuochi eterni scagliati dai brahmani, consumando i kapa, splendevano come nuvole in cielo o signore di uomini, e furono appaluditi i ri-nati e il gloriosissimo Brahmā, 18 crebbe allora il loro splendore e il vigore degli dèi, e ottennero l'immortalità e la venerazione dei tre mondi.' 19 udite queste parole, Arjuna si rivolgeva a Vāyu, dopo essersi inchinato o grandi-braccia, ascolta quanto disse o signore di uomini, 20 ' io vivo sempre e comunque in favore dei brahmani o potente, e perennemente mi inchino a Brahmā e ai brahmani, 21 per grazia di Dattātreya, io ho ottenuto questa gloria, e suprema fama al mondo, e praticato il grande dharma, 22 dunque le imprese dei brahmani come tu o vento, in verità mi hai interamente raccontato, io con grande devozione ho ascoltato.' 23 Vāyu disse: ' proteggi secondo il dharma kṣatriya i brahmani come i tuoi sensi, un terribile pericolo ti verrà dai bhṛguidi, ma passerà del tempo.'” CXLIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ tu o re, sempre veneri i brahmani dai saldi voti, quale merito di questa azione hai visto che li veneri o signore di uomini? 2 e vedendo qual'è la conseguenza del venerare i brahmani o grande nei voti, tu li veneri o grandi-braccia? tutto questo rivelami.” 3 Bhīṣma disse: “ il Lunghi-capelli grande intelletto ti dirà tutto sulle conseguenze del venerare i brahmani, quel grande nei voti è sapiente delle conseguenze, 4 la mia forza, orecchie, voce, mente, e vista, e la mia conoscenza non sono perfette ora, l'abbandono del corpo non è molto distante, il sole ora io credo, non procede molto veloce, 5 udendo quelle grandi condotte antiche di brahmani, kṣatriya e vaiśya, che reggevano gli antichi regni, il resto imparalo da Kṛṣṇa o pṛthāde, 6 io conosco bene Kṛṣṇa, chi è, e quale sia la sua antica forza, anima incommensurabile è il Lunghi-capelli o re dei kuru, lui parlerà dei dubbi del dharma, 7 Kṛṣṇa ha creato terra, spazio e cielo, egli è l'antico cinghiale di terribile forza, sotto di lui vi è lo spazio intermedio, il cielo, le quattro direzioni e le quattro sottodirezioni, questa creazione fu da lui prodotta, lui ha creato l'intero universo, 8 dal suo ombelico è nato un loto, da dove è sorto il dio di infinito splendore in persona, dal quale fu dispersa la terribile tenebra, che sta sopra il mare agitato, 9 nel kṛtayuga era il dharma intero, nel tretākala era composto di conoscenza, Kṛṣṇa era la forza nel dvāpara o pṛthāde, e nel kali l'adharma venne sulla terra, 10 quel primevo dio uccise i daitya, quel primevo dio divenne il re supremo, egli è l'origine degli esseri, e il futuro degli esseri, e il protettore dell'intero universo, 11 quando si indebolisce il dharma degli dèi, allora Kṛṣṇa nasce tra gli uomini, saldando il dharma quell'anima compiuta si muove tra i mondi alti e bassi, 12 risparmiando chi lo merita, per uccidere gli asura, causa di quanto si deve fare e non o pṛthāde, il dio ha fatto, fa e farà, sappi che egli è costantemente Soma e Śakra, 13 egli è Viśvakarman di tutte le forme, tutto supporta, tutto crea, e tutto vince, egli porta il tridente, ha sangue umano, è terribile, conoscendolo per i suoi atti lo cantano 14 sempre gandharva e apṣaras, e centinaia di saggi attendono a lui, i rākṣasa lo conducono intorno, egli accresce le ricchezze ed è il solo vittorioso, 15 gli oranti lo inneggiano nel sacrificio, i cantori lo cantano negli inni sāman, i brahmani lo elogiano con i loro mantra, per lui dispongono l'offerta gli officianti, 16 egli penetrata l'antica caverna di Brahmā, vi scorgeva dentro l'asilo della terra o bhārata, tirava fuori la terra, quell'abile nell'azione, facendo tremare daitya, uraga, e dānava, 17 gli dedicarono vari tipi di cibi, e gli dedicarono i carri in battaglia, e tutto resta in potere di quell'eterno, terra, cielo e spazio intermedio, 18 egli emetteva il seme nel vaso anticamente, dove dicono nacque il ṛṣi Vasiṣṭha, lui è il vento, lui l'illustre stallone, lui il sole pieno di raggi, lui è il primo dio, 19 da lui tutti gli asura furono vinti, coi suoi tre passi furono comquistati i mondi, lui è il sacrificio dei sapienti dei sacrifici per dèi, uomini e avi, così lo dicono, 20 è lui che sorge misurando il tempo, e lui ha i due percorsi a nord e a sud, e i suoi raggi muovendosi sopra, sotto, e di lato scaldano la terra, 21 a lui sacrificano i brahmani sapienti dei veda, da lui unito alla luce il sole splende, egli mese per mese stabilisce i riti, lui invocano nei sacrifici i sapienti dei veda, 22 è l'unico asse, e la ruota dai tre ombelichi, tirata da sette cavalli che trasporta il trimundio, di grande energia, va dappertutto, è il leone di tutto, Kṛṣṇa supporta i mondi, lui è il saggio che mangia e non mangia, vai dunque dal creatore Kṛṣṇa o pṛthāde, 23 un giorno il grand'anima stando nella foresta di khaṇḍava, il luminoso fuoco fu soddisfatto, l'onnipresente vincendo rākṣasa, e uraga, tutto offriva al fuoco, 24 lui è il cavallo che offriva bianchi cavalli, lui ha creato tutti i cavalli, il suo carro ha tre sedili e tre ruote, tre teste e quattro angoli, 25 egli è il potente che supporta i cinque elementi, lui ha prodotto terra, cielo e spazio, così ha creato le belle montagne, lui è il Signore-dei-sensi dall'infinito splendore, 26 egli attraversava i fiumi per colpire la folgore che lo attaccava per distruggerlo, egli è il solo grande Indra invocato nei grandi sacrifici, dai savi con antichi inni, 27 nessun altro o re, poteva ospitare in casa Durvāsas dal grande vigore, lui dicono sia il solo antico ṛṣi, creatore universale ha creato gli esseri da sé, 28 lui è il supremo dio che ha rivelato i veda, e che aderisce agli antichi precetti, sappi che tutto è in Viṣvakṣena, e dei veda, dei desideri, delle attività mondane è il frutto, 29 egli è le pure luci di tutto il mondo, egli è i tre mondi e i tre lokapāla, egli è i tre fuochi, e i le tre vyāhṛti, il figlio di Devakī è tutti gli dèi, 30 egli è l'anno, le stagioni, le quindicine, il giorno e la notte, i kala e i kāṣṭha, le misure e le ore, le sezioni, gli istanti, tutto sappi è in Viṣvaksena, 31 egli è sole e luna, pianeti costellazioni e stelle, tutte le lune nuove e quelle piene, le congiunzioni dei nakṣatra, e le stagioni o pṛthāde, tutto è prodotto da Viṣvakṣena, 32 lui è i rudra, gli āditya, i vasu e gli aśvin, i sādhya, i viśvedeva, e le schiere dei marut, è Prajāpati e Aditi la madre degli dèi, tutti i sette ṛṣi vengono da Kṛṣṇa, 33 divenuto Vāyu disperde l'universo, divenuto Agni lo brucia, lui ha tutte le forme, divenuto l'Acqua sommerge ogni cosa, divenuto Brahmā crea le schiere dell'universo, 34 si sappia che ha rivelato i veda, lui è la legge che da rifugio a chi la segue nel dharma, nei veda e nella forza, recati dunque dal Lunghi-capelli che è tutto, mobile e non, 35 egli è il supremo essere luminoso che diventa visibile per la sua luce, egli ha ogni forma, create le acque, il Nato-da-sé, di sé grembo, un tempo faceva tutto l'universo, 36 le stagioni, i portenti di varie meraviglie, le nuvole, il lampo e ogni arcobaleno, l'intero universo mobile e immobile da Kṛṣṇa fu rivelato, confida dunque in Viṣṇu, 37 dicono che Vāsudeva è ricettacolo universale indefinibile, è Saṃkarṣaṇa da vivente, quindi Pradyumna e Aniruddha per quarto, così mostra la sua natura il grand'anima, 38 si divide in cinque per produrre i cinque viventi, per crearlo comanda all'universo, quindi ha creato fiumi e venti, etere, luce e acque o pṛthāde, 39 avendo creato l'universo mobile e immobile, questo mondo ha fatto diviso in quattro, creava la terra con i cinque semi, e il cielo che desse abbondanti acque sulla terra, lui ha creato l'universo o re, egli è tra i viventi essendo nato da sé, 40 poi creò dèi, asura, uomini, i mondi, i ṛṣi e gli avi e tutte le creature, e in succinto tutti i vari mondi dei viventi, volle sempre creare il Signore degli esseri, 41 i mobili e gli immobili il bene e il male tutto viene da Viṣvaksena, questo devi sapere, quanto vi è e quanto vi sarà tutto questo sappi è il Lunghi-capelli, 42 è la morte dei viventi al tempo della fine, l'eterno Kṛṣṇa in persona è il veicolo del dharma, quanto è passato e quanto conosciamo, tutto sappi viene da Viṣvaksena, 43 quanto di puro e di auspicio vi è nei mondi, e di bello o brutto, tutto questo l'immaginabile Lunghi-capelli può rendere al contrario, 44 di tal fatta è il Lunghi-capelli nato da sé, Nārāyana supremo e imperituro, stando in mezzo all'universo egli è origine e distruzione di tutti gli esseri.” CXLIV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ parlami delle conseguenza del venerare i brahmani o uccisore di Madhu, tu sei sapiente di questo argomento, il nonno ben ti conosce.” 2 Vāsudeva disse: “ ascolta con attenzione o re, le qualità dei brahmani o toro dei bhārata, che io sto per dirti secondo verità o migliore dei kuru, 3 Pradyumna mi chiedeva con grande furia verso i brahmani: ' che merito vi è nell'onorare i brahmani o uccisore di Madhu? come viene questa signorìa quaggiù e nell'aldilà? 4 sempre venerando i ri-nati quale merito vi è qui o onorevole? tutto questo dimmi padre, io ne ho un grandissimo dubbio.' 5 udite dunque le parole di Pradyumna, allora io, quanto gli risposi o grande re, ascolta attentamente, 6 ascolta da me o figlio di Rukmiṇī il merito dell'onorare i brahmani, essi sono i re del soma, i signori di gioia e dolore, 7 in questo mondo o figlio di Rukmiṇī, e pure nell'altro o figliolo, il benessere proviene dai brahmani io non alcuna esitazione, 8 dai brahmani proviene valore, lunga vita, fama, gloria e forza, tutti i mondi e i signori del mondo sono stati fatti dai brahmani, 9 io sono il signore come possono non averne cura dunque o figlio? non aver furia o grandi-braccia, qui verso i brahmani, 10 il brahmano è un grande essere in questo mondo e nell'altro, essi con un'occhiata possono ridurre in cenere l'universo se infuriati, 11 essi potrebbero pure creare altri mondi e altri signori dei mondi, come uno splendente di conoscenza può non agire rettamente con loro? 12 risiedeva nella mia casa o caro un brahmano giallastro, vestito di stracci, con un bastone di bilva, lunga barba e unghie e di statura era superiore ai più alti uomini sulla terra, 13 egli vagava per i mondi sia divini che umani, e queste erano le strofe che cantava nei crocicchi e nelle piazze: 14 'chi farà risiedere nella sua casa onorandolo il brahmano Durvāsas?' avendo udita quella richiesta, chi non gli darebbe rifugio, ma uno che mi ospitasse, non deve qui adirarsi con me.' 15 poiché nessuno si curava di lui, allora io gli davo ospitalità, (...) 16 egli divorava un giorno cibo per molte migliaia persone, e un giorno ne mangiava pochissimo, e non tornava a casa, 17 senza ragione rideva e senza ragione piangeva, nessuno era a lui pari per energia sulla terra allora, 18 entrato nella nostra dimora, i sofà e i tappeti, e le fanciulle adornate bruciando, se ne andava da solo, 19 quindi mi disse quel muni dai fermi voti: ' o Kṛṣṇa io voglio mangiare del riso e latte.' così avendo fretta, 20 sempre io conosco il pensiero della gente in casa mia, e ogni bevanda e cibo pronto da mangiare piccolo o grande, io avevo prima ordinato che fosse preparato, 21 allora io gli offrivo del riso e latte bollente, ma mangiatolo, rapido mi diceva allora queste parole: ' rapidamente spalmati le membra col riso e latte.' 22 senza esitare allora io feci tutto questo, e con resto di quello io mi spalmai membra e testa, 23 egli scorgeva vicino tua madre dallo splendido viso, e sorridendole la cospargeva di riso e latte, 24 e il muni la aggiogava rapido al carro mentre era spalmata di riso e latte, e dunque salito sul carro usciva da casa mia, 25 quel saggio ri-nato splendeva col colore del fuoco come un guerriero, e colpiva colla frusta la fanciulla Rukmiṇī, sotto i miei occhi, 26 e io non avevo il minimo dolore per quella malizia fatta, quindi usciva fuori sulla grande strada reale, 27 e ai dāśārha vedendo quel grande portento sorgeva la furia, e alcuni si mormoravano reciprocamente e si parlavano gli uni cogli altri, 28 ' i brahmani possono essere vincitori, nessun altro varṇa lo può, quale altro uomo qui può vivere ancora stando su quel carro? 29 potente è il veleno delle serpi velenose, ma lui è un veleno più potente, non vi è un medico che possa eliminare il veleno dei brahmani.' 30 Rukmiṇī in quella difficoltà procedeva e trottava sulla via, e non lo sopportava quello splendido e rapido la incitava, 31 quindi con suprena collera il ri-nato scendendo dal carro, a piedi correva via verso sud su una pessima strada, 32 io inseguivo quel supremo brahmano che correva sulla pessima via, e ancora spalmato di riso e latte dicevo: ' perdona o venerabile.' 33 allora guardandomi lo splendido brahmano mi diceva: ' tu o Kṛṣa hai vinto l'ira colla tua natura o grandi-braccia, 34 io non ho visto in te qui alcuna offesa o saldo nei voti, contento io sono di te o Govinda, scegli un desiderio come credi, guarda dunque o caro, qual'è la conseguenza del mio favore, 35 finché la natura degli uomini sarà rivolta al cibo, come è la loro natura rivolta al cibo così sarà verso di te, 36 finché vi sarà purezza nei mondi, la tua fama rimarrà, altrettanto nei tre mondi, e tu ne otterrai la preminenza, e il più caro diverrai in tutto il mondo o Janārdana, 37 qualunque cosa che ti sia stata rotta, bruciata o distrutta, tutto questo tu rivedrai perfetto o Janārdana, 38 giacché sulle tue membra sei stato spalmato o uccisore di Madhu, allora non avrai timore della morte finché lo vorrai o incrollabile, 39 ma perché non hai spalmato ora anche le piante dei piedi o figliolo? questo mi dispiace.' così egli contento mi diceva allora, e così apostrofato, io scorgevo il suo corpo ammantato di splendore, 40 e lui diceva contento a Rukmiṇī, alla migliore di tutte le donne: 'gloria e suprema fama al mondo otterrai o splendida, 41 vecchiaia, malattia o anche brutta cera o splendida, non ti toccheranno mai e col tuo puro profumo ti ingrazierai Kṛṣṇa, 42 delle sedicimila spose del Lunghi-capelli, dunque tu sarai la più importante, e otterrai gli stessi mondi del Lunghi-capelli.' 43 così avendo parlato a tua madre, allora di nuovo mi diceva, partendo Durvāsas dal grandissimo splendore, brillando come un fuoco: 44 ' che tu abbia sempre questa intenzione verso i brahmani o Lunghi-capelli.' ciò detto, allora o figlio, da là scompariva, 45 e lui scomparso io mi imposi il voto segreto, che qualunque cosa dicesse un brahmano io l'avrei fatta, così o potente, 46 e dopo aver fatto questo voto assieme a tua madre o figliolo, allora con animo lietissimo rientrai in casa, 47 e appena entrato in casa, tutto io vedevo come nuovo, quanto era stato rotto o bruciato da quel savio o figliolo, 48 quindi io con grande meraviglia vedendo tutto riparato a nuovo, con la mente veneravo allora quel ri-nato o figlio di Rukmiṇī.' 49 così mi fu domandato allora dal figlio di Rukmiṇī o toro dei bhārata, ed io interamente gli illustrai la grandezza di quel supremo brahmano, 50 e tu pure o kuntīde, sempre devi venerare o potente, i brahmani gloriosi, con parole e sempre con doni, 51 così io ho ottenuto la prosperità nata col favore dei brahmani, e quanto Bhīṣma ha detto di me è tutto vero o toro dei bhārata.” CXLV 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quanto allora per grazia di Durvāsas, tu o uccisore di Madhu, hai ottenuto di conoscenza, qui mi devi rivelare, 2 e anche quanto vi è di benedizione e pure i nomi di quel grand'anima, in verità io vorrei conoscere interamente o migliore degli intelligenti.” 3 Vāsudeva disse: “ dunque ti illustrerò inchiandomi prima a Kapardin, quanto di bene ho ricevuto o grande re, e quanto di gloria ho acquisito, 4 quanto io devotamente alzandomi al mattino reco in mente o signore di popoli, a mani giunte, i cento nomi di Rudra ascolta da me che te li dico, 5 Prajāpati dalla grande ascesi, lo creò alla fine del suo tapas, e Śaṃkara quindi creava o caro, le creature mobili e immobili, 6 non vi è nessun essere superiore al Mahādeva o signore di popoli, quaggiù e nei tre mondi, egli è l'origine degli esseri, 7 e nessuno può resistere di fronte al grand'anima, non si trova nessun essere pari a lui nei tre mondi, 8 i nemici solo a sentire l'odore di lui infuriato in battaglia, per la maggior parte sono uccisi e cadono lamentandosi, 9 udendo il terribile suo rumore simile a rombo di tuono, fa a pezzi pure il cuore degli dèi in battaglia, 10 chiunque, l'armato del pināka guardi infuriato con terribile aspetto, che sia dio o asura o gandharva o serpente al mondo, quando lui è adirato, costui non trova ristoro neppure nascondendosi, 11 mentre si celebrava il sacrificio di Dakṣa signore delle creature, adirato Bhava senza timori allora trafiggeva quel sacrificio, scagliando coll'arco una freccia, e lanciava un grande urlo, 12 i celesti non trovavano conforto e pace, e cadevano depressi, fuggiva rapido il sacrificio essendo infuriato il Maheśvara, 13 tutti i mondi tremavano al suono della corda del suo arco, e celesti e asura divennero fuori di sé e si disperarono, 14 si agitavano le acque e tremava la terra, fuggirono le montagne, e il cielo andava ovunque in pezzi, 15 i mondi coperti da scure tenebre, non splendevano, cessava la luce degli astri assieme a quella del sole o bhārata, 16 fortemente spaventati allora i riti di auspicio per la pace compirono i ṛṣi cercando il bene per sé e per tutti gli esseri, 17 quindi con feroce ardimento egli attaccava furioso gli dèi, e infuriato distruggeva con un colpo gli occhi di Bhaga, 18 e attaccava Pūṣan essendosi dotato di un altro corpo, e ditruggeva i suoi denti mentre stava consumando l'oblazione, 19 quindi gli dèi tremanti si inchinarono a Śaṃkara, e di nuovo Rudra incoccava una freccia ardente e ben appuntita, 20 vedendo l'ardimento di Rudra, gli dèi ne erano spaventati assieme ai ṛṣi, quindi quei grandi dèi si ingraziarono Śarva, 21 e recitarono i cento nomi di Rudra mettendosi a mani giunte, celebrato dai trenta dèi, si calmava il Maheśvara, 22 essi assegnavano la miglior parte del sacrificio a Rudra, e i trenta dèi per la paura o re, vi cercavano rifugio, 23 e mentre lui era adirato, il sacrificio divenne suo alleato, e ciascuna cosa che aveva colpito là allora veniva riparata, 24 tre città vi erano in cielo dei valorosi asura, una di ferro, una di argento, e l'altra d'oro, 25 e il Dio-nuvoloso non era in grado di espugnarle con tutte le sue armi, allora tutti gli immortali afflitti si recarono da Rudra, 26 e gli dicevano tutti gli dèi grandi anime riuniti: ' o Rudra, di Rudra diverrano le vittime di tutte le cerimonie, uccidi i daitya colle loro città, e salva i mondi o onorevole.' 27 così richiesto avendo risposto di si, reso Viṣṇu una suprema freccia, fatto di Agni la punta, e fatto di Yama figlio di Vivasvat la cocca fatto un arco di tutti i veda, e di Sāvitri la sua eccellente corda, 28 e fatto un ottimo carro degli dèi, compiuto tutto ciò, con quella freccia di tre nodi e tre misure, del colore del sole, 29 dello stesso splendore del fuoco finale, egli li colpiva, e questi asura colle loro città furono bruciati da Rudra o bhārata, 30 vedendo un fanciullo dai cinque ciuffi posato sul suo grembo, Umā volendo conoscerlo diceva allora:' chi è costui?' 31 essendone dispiaciuto Śakra e attaccandolo con la folgore, egli ne paralizzava il braccio simile a barra di ferro, assieme alla sua folgore, 32 gli dèi non capivano che lui era il signore dell'universo, e tutti loro con Prajāpati erano inconsci che lui era il signore, 33 quindi il Beato Brahmā pensandoci, l'incomparabile energico, riconoscendo che era il migliore diceva che era il signore di Umā, 34 allora i celesti si ingraziavano Rudra e Umā, e allora il braccio dell'uccisore di Bala tornava come prima, 35 ed il valoroso pure divenuto un brahmano di nome Durvāsas, a dvāravatī nella mia casa, lungo tempo risiedeva, 36 nella mia dimora egli compiva molti atti irrispettosi, e io con liberalità li sopportavo, sebbene fosse difficile a farsi, 37 egli è il re degli dèi, è Vāyu, è gli aśvin, e i lampi, egli è la luna, è il Signore, è Sūrya, egli è Varuṇa, 38 egli è il Fato, il Distruttore, la Morte, la tenebra, il giorno e la notte, è i mesi e le quindicine, le stagioni, albe e tramonti, egli è l'anno, 39 egli è Dhātṛ e Vidhātṛ, egli è Viśvakarman, egli tutto conosce, è le costellazioni, le direzioni, e le sottodirezioni, egli è i pianeti, ha forma universale, anima incommensurabile, il Beato dall'infinito splendore, 40 egli è l'unità, egli è la dualità, egli è la pluralità, in cento parti, in mille parti, e in centomila parti, 41 tale è il Mahādeva, e ancora egli è perciò il Beato, non è possibile dire le sue qualità neppure in centinaia di anni.” CXLVI 1 Vāsudeva disse: “ o Yudhiṣṭhira, grandi-braccia, l'eccellenza del grand'anima, e i molti nomi di Rudra dai molti aspetti ascolta da me, 2 lo dicono Agni, Mahādeva, e Sthānu, Maheśvara, Ekākṣa, e Tryambaka, Viśvarūpa e Śiva, 3 i brahmani sapienti dei veda dicono che il dio ha due aspetti, uno è terribile e l'altro è benigno, e molti altri aspetti ha ancora, 4 gli aspetti che ha fieri e terribili, sono Agni, luce, sole, quelli che ha benigni e gentili sono dharma, acqua e luna, 5 si dice che metà di lui sia Agni o toro dei bhārata, e quando ha l'aspetto benigno egli pratica la brahmacarya, 6 con quello che il suo aspetto più terribile egli distrugge l'universo, e per la sua sovranità e grandezza è chiamato il Maheśvara, 7 e quando brucia, quando è fiero e crudele, quando è potente, quando si nutre di carne, sangue e grasso si chiama Rudra, 8 giacché è il più grande degli dèi e il suo dominio è immenso, giacché protegge il grande universo, allora è chiamato Mahādeva, 9 e giacché sempre fa prosperare tutti gli scopi, con tutti gli atti, volendo il bene degli uomini, perciò è chiamato Śiva, 10 giacché stando in alto egli brucia le vite, ed è l'origine e lo stato delle creature, giacché ha il liṅga sempre eretto, perciò è chiamato Sthāṇu, 11 giacché lui ha molti aspetti, ed è passato, presente e futuro, e il mobile e l'immobile, allora è chiamato Bahurūpa, 12 giacché ha scuro aspetto da ciò è detto Dhūrjaṭi, i viśvedeva sono in lui, perciò è chiamato Viśvarūpa, 13 egli ha mille occhi oppure miriadi di occhi, o interamente è fatto di occhi, la sua energia nasce dagli occhi non vi è fine ai suoi occhi, 14 giacché sempre protegge gli animali, e con essi pure si rallegra, e di loro è il custode, da ciò è chiamato Paśupati, 15 giacché il suo liṅga è sempre saldo nella brahmacarya, e i mondi lo glorificano allora è chiamato Maheśvara, 16 chi ne veneri la figura o anche il liṅga del grand'anima, sempre venerando il suo liṅga, ottiene il più grande bene, 17 i ṛṣi, gli dèi, i gandharva e pure le apsaras, venerano il suo liṅga, che sta eretto in alto, 18 e di questa venerazione si rallegra il Maheśvara, e con animo lieto, e con amore per i devoti dona gioia ai suoi devoti, 19 egli sempre risiede nei luoghi di cremazione, e le genti lo celebrano là dove sta sulla vīrasthāna, 20 egli è la morte dei viventi che male sta nei loro corpi, egli è Vāyu nei corpi, e prāṇa e apāna dei viventi, 21 lui ha molti terribili fiammeggianti aspetti, che vengono venerati al mondo dai savi, dai saggi che li conoscono, 22 molti sono i suoi appellativi nei veda secondo lo scopo, menzionati, dalla sua grandezza, potenza e per le sue azioni, 23 i savi conoscono nei veda i supremi cento nomi di Rudra, e di seguito quelli composti da Vyāsa grand'anima, 24 lui ha donato tutti mondi, e perciò è chiamato il grande universo, i brahmani e altri ṛṣi lo chiamano il maggiore degli esseri, 25 egli è il principale degli dèi, dalla sua bocca è nato Agni, e lui pure libera le vite ostruite da molti generi di demoni, 26 egli gratifica offrendo protezione con anima pura, quelli che la richiedono, lunga vita, salute, potere, sussistenza, e numerosi desideri, 27 egli dona agli uomini, e anche li rifiuta, di lui si dice che abbia la sovranità tra gli dèi con Śakra in testa, 28 egli sovrintende sempre al bene e al male del trimundio, e per la supremazia sui desideri, ancora è chiamato Īśvara, 29 egli è il Maheśvara dei mondi, e il Signore dei potenti, dalle sue molte e varie forme, è permeato l'intero universo, la faccia del dio è la faccia del vaḍavāmukha sull'oceano.” CXLVII 1 Vaiśaṃpāyana disse: queste parole avendo pronunciato Kṛṣṇa, il rampollo di Devakī, Yudhiṣṭhira chiedeva ancora a Bhīṣma il figlio di Śaṃtanu: 2 "per aver conclusione, o grande intelletto, o migliore dei sostenitori del dharma, quale dei due ha maggior causa: la diretta visione o la tradizione?” 3 Bhīṣma disse: “ non ho nella mia mente alcun dubbio riguardo a ciò, ascolta io ti dirò o saggio, rettamente quanto mi chiedi, 4 il dubbio è facile da avere o re, ma la soluzione qui è ardua, infiniti sono i casi visti nelle scritture dove si veda un dubbio, 5 i logici che si ritengono saggi vedono la ragione nel discernimento, essi sostengono che nulla vi è di vero se non il dubbio, questa cosa ingiusta affermano questi fanciulli che si ritengono sapienti, 6 e se tu pensi a quale sia l'unica ragione, è possibile conoscere in lungo tempo di attenta concentrazione, e con la giusta via per molte vite o bhārata, 7 in nessun altro modo che questo si può conoscere questa ragione, raggiunta la fine delle cause, vi è la suprema grande conoscenza, e un'ampia luce illumina tutto il mondo, 8 quanto non viene dalla verità ed è fuori dalla fine delle ragioni, non deve essere accettato, è una parola incoerente che si deve scartare.” 9 Yudhiṣṭhira disse: “ diretta evidenza, successo mondano, e i mondi stabiliti dalle scritture, la buona condotta ha molti aspetti, questo dimmi o nonno.” 10 Bhīṣma disse: “ quando il dharma è portato via da dei forti e malvagi, l'ordine compiuto con sforzo a lungo, si distrugge, 11 gli adharma si coprono coll'aspetto del dharma come un buco dalle erbe, quindi la buona condotta da essi è distrutta, ascolta come Yudhiṣṭhira, 12 quelli che la distruggono con mala condotta seguendo l'abbandono delle scritture, sono detti folli odiatori del dharma, e il dubbio vive in loro, 13 quelli mai sazi dei buoni che pongono mente alla tradizione, sono la cosa suprema, avvicina dunque questi soddifatti e chiedi loro. 14 scartando kāma e artha, che vengono da brama e confusione, del dharma chiedi, avvicinandoti a questi intelligenti, 15 la loro condotta non è rotta, per i loro sacrifici, studi, e azioni, questi tre sono la loro condotta, strumento e dharma.” 16 Yudhiṣṭhira disse: “ ancora qui il mio pensiero è confuso dal dubbio, su una riva stando a cercare l'altra riva senza vederla, 17 se i veda, diretta evidenza e condotta sono le tre autorità, si vede separazione in esse, ma il dharma è unico, come può essere trino?” 18 Bhīṣma disse: “ quando il dharma è portato via dai forti che sono malvagi, se tu credi o re, che il dharma è distinto in tre parti, 19 sappi che è uno solo, ma si mostra in tre parti, e separatamente li ho esposti però questi tre, 20 e udita la via di questi tre, in tal modo agisci, non si deve investigare, sulla considerazione del dharma, 21 non aver mai dubbio alcuno qui o migliore dei bhārata, come gli sciocchi accecati, senza timore agisci come ti dico, 22 non-violenza, sincerità, assenza d'ira, e il donare per quarto, o privo di avversari, segui, questo è il dharma eterno, 23 qual'è la condotta verso i brahmani stabilita da padri e avi, tu devi seguire o grandi-braccia, essa è la guida per il paradiso, 24 l'uomo sciocco che renda il corretto incorretto, non è degno di autorità nelle dispute della gente, 25 abbi cura dei brahmani ben trattandoli con molti onori, su di essi sono fondati gli interi mondi, sappilo.” CXLVIII 1 Yudhiṣṭhira disse: “ quelli che disprezzano il dharma e quelli che lo curano, dimmi questo o venerabile, dove vanno quelli di tal fatta?” 2 Bhīṣma disse: “ quelli che hanno i pensieri pieni di rajas e tamas, questi uomini avversari del dharma precipitano all'inferno, 3 quelli che o grande re, hanno sempre cura del dharma, devoti alla verità, questi uomini virtuosi godono del paradiso, 4 il dharma è il loro piacere, coll'essere istruiti dal maestro, quelli che hanno cura del dharma raggiungono il mondo divino, 5 sia uomini che dèi tormentando il corpo nell'ascesi, liberi da brama e odio nel dharma prosperano felici, 6 i sapienti dicono che Dharma fu il primo figlio di Brahmā, e chi agisce nel dharma ne ottiene il frutto come lo stomaco il cibo cotto.” 7 Yudhiṣṭhira disse: “ quale aspetto hanno i non virtuosi, e come agiscono i buoni? dimmi questo o signore, come sono i buoni e i non virtuosi? 8 Bhīṣma disse: “ i non virtuosi che male agiscono privi di freni hanno brutte facce, i buoni intenti nel ben agire, hanno il segno di questa buona condotta, 9 sulla via maestra, in mezzo alle vacche o dentro una stalla chi è nel dharma, non usa o re dei re, di scaricare feci e urine, 10 i buoni dato il cibo in cinque parti si nutrono del resto, non parlano mentre mangiano e non dormono con le mani umide, 11 al fuoco sacro, al bue, al dio, a ricoveri di vacche e crocicchi, ad un brahmano saldo nel dharma e ai santuari, praticano la pradakṣiṇa, 12 ad anziani, a quelli che portano pesi, alle donne, e a bimbi malati, ai brahmani, alle vacche e ai re, cedono sempre il passo, 13 a ospiti, a tutti i servi, alle proprie genti, a quelli che abbisognano di rifugio, danno protezione e benvenuto, 14 al mattino e alla sera fu dagli dèi stabilito il mangiare per gli uomini, e non si mangi negli intervalli, questa è la regola del digiuno, 15 come il fuoco aspetta il tempo giusto dell'offerta, così aspetti il tempo giusto per accoppiarsi con la donna, né si congiunga con un'altra, questo è chiamato castità, 16 amṛta, brahmani e vacche, questi tre sono un'unica cosa, perciò sempre si devono venerare secondo le regole vacche e brahmani, 17 mangiando la carne consacrata dalle formule non è peccato, le carni dorsali, quelle proibite sono uguali alle carni del figlio, 18 sia nella propria regione che in un altra, non si deve far digiunare l'ospite, compiuti lo studio con profitto si deve fare l'offerta ai guru, 19 ai guru si deve dare da sedere, inchinandosi e onorandoli, venerando i guru, crescono vita, gloria e prosperità, 20 cogli anziani non si deve mai alzare la voce, né mandarli via, né sedersi quando stanno in piedi, così la sua vita non ne soffre, 21 il saggio non guardi una donna nuda, e neppure gli uomini, l'accoppiamento e il mangiare si compia sempre in privato, 22 i guru sono il tīrtha dei tīrtha, e il cuore è la purezza delle purezze, la sapienza è la suprema delle conoscenze, e la contentezza la suprema felicità, 23 mattino e sera ascolti i molti discorsi degli anziani, l'uomo sempre ottiene conoscenza frequentando gli anziani, 24 nello studio e nel mangiare si deve usare la mano destra, si trattengano sempre parole e pensieri, e l'agitazione dei sensi, 25 sempre con ben cotto pāyasa, yavāgū, kṛsara e burro chiarificato, nei riti dell'ottavo giorno per avi e dèi si onorino gli anziani, 26 nel farsi la barba si usino benedizioni, e si salutino quelli che starnutiscono, a tutti quelli che sono malati si auguri lunga vita, 27 col tu non si parli mai con uno più grande anche se in difficoltà, la parola tu o l'uccidere è la stessa cosa nei sapienti, ma si usi verso gli inferiori, gli uguali e verso i discepoli, 28 il cuore di compie il male sempre ne rivela il male, rivelato il malfatto, perisce anche chi si nasconde tra le gente, 29 i malvagi nascondono le malefatte a che si sappiano: ' gli uomini non mi vedono, gli dèi non mi vedono.' colpito dai suoi peccati, il malvagio rinasce in malo stato, 30 come un usuraio si aspetta una crescita fino alla morte, il male coperto dal dharma fa crescere il dharma, 31 come il sale immerso nell'acqua si scioglie, così il male colpito da espiazione immediatamente si distrugge, 32 perciò non si deve nascondere il male, se nascosto esso cresce, invece dopo averlo rivelato ai virtuosi, essi lo distruggeranno, 33 la cosa che uno ha raccolto con speranza se non ne gode a tempo, altri la otterranno, quando costui sarà morto, 34 i sapienti dicono che il dharma è nell'animo di tutti gli esseri, perciò tutti gli esseri osservano il dharma, 35 uno deve praticare il dharma da solo, per non essere un ipocrita, quelli che traggono profitto dal dharma, non godono del dharma, 36 si venerino gli dèi senza inganni, e si servano senza fallo i guru, si accumoli tesori per l'altro mondo, impartendo doni a chi li merita.” CXLIX 1 Yudhiṣṭhira disse: “ lo sfortunato non ottiene ricchezze anche se fortissimo, e chi è dotato di fortuna trova ricchezze anche se debole fanciullo, 2 nulla si ottiene contro il fato anche con grande sforzo, a tempo debito si ottengono ampie ricchezze anche senza sforzo, centinaia di uomini non hanno avuto frutto dai loro sforzi, 3 se lo sforzo fosse una persona, otterrebbe ogni frutto, ma ciò che non è ottenibile non lo ottengono gli uomini o migliore dei bhārata, 4 quando l'uomo che ha compiuto uno sforzo appare privo di frutti, pur cercando ricchezze con cento mezzi, mentre un altro è felice senza cercarlo, 5 degli uomini appaioni ricchi avendo fatto spesso quanto non si deve, e altre persone che si mostrano perseguire l'adharma sono ricche, 6 uno che studia la buona condotta, si mostra privo di carica politica, e l'ignorante con qualche mezzo diventa ministro, sia il sapiente che l'ignorante possono essere ricchi e sfortunati, 7 se l'uomo che si applica nella conoscenza ne ottenesse la felicità, il sapiente non si rifugerebbe per il proprio vitto presso uno privo di sapienza, 8 come l'uomo vince la sete raggiungendo l'acqua, così l'uomo che sa, con la sapienza dovrebbe eliminare l'ignoranza, 9 al tempo non destinato, uno non muore anche se trafitto da cento frecce, ma a tempo debito anche toccato da un filo d'erba, più non vive.” 10 Bhīṣma disse: “ se uno desiderandola, pur sforzandosi non ottiene ricchezza, si deve applicare ad un fiero tapas, senza seminare nulla cresce, 11 si diviene devoti col donare, e saggi frequentando gli anziani, e con la non-violenza una lunga vita si ha, dicono i sapienti, 12 perciò si deve dare senza chiedere, e onorare pure chi pratica il dharma, parlando bene, facendo il bene, essendo puro, e senza ferire alcun vivente, 13 quando nel bene e nel male la propria natura è causa di rinascita in zanzare, vermi e formiche, tu resta saldo o Yudhiṣṭhira.” CL 1 Bhīṣma disse: “ se si compie il ben agire e si fa compiere, ci si consola compiendo il bene, e non ci si consola facendo il male, 2 il tempo dona qui a tempo opportuno, sfavore e favore, ed entrando nell'animo degli esseri agisce su dharma e artha, 3 quando il proprio pensiero è rivolto al dharma, si rivolge anche all'artha, e allora si consola l'anima pia, ma chi non è fermo di pensiero non si consola, 4 di tal fatta è dunque il segno della saggezza degli esseri, a tempo debito il sapiente di entrambi, agisce nello scopo o lo scarta, 5 come gli uomini che governando rispettano gli uomini, così gli uomini che agiscono nel dharma si rispettano da sé, 6 il tempo non può mai dare il dharma con l'adharma, perciò riconosca sé stesso puro praticando il dharma, 7 come un fuoco fiammeggiante non si può toccare, così l'adharma non tocca il dharma che sempre è protetto dal tempo, 8 queste due cose sono fatte dal tempo, il dharma è veicolo di vittoria, e diviene fautore di luce per i tre mondi, 9 un saggio non conduca l'uomo a trattenersi dal fare, egli è condotto dal dharma a compiere il dharma falsamente, solo per paura.” CLI 1 Yudhiṣṭhira disse: “ qual'è quaggiù il meglio per l'uomo? come agendo può prosperare felice? in che modo può liberarsi dai mali? o come può distruggere le colpe?” 2 Bhīṣma disse: “ la genealogia degli dèi, che possiedono le stirpi dei ṛṣi, recitata all'alba e al tramonto o figlio, è la suprema purificazione delle colpe, 3 il dio guru di dèi e asura, venerato da tutti gli esseri, impensabile, indescrivibile, il non partorito che è la vita di tutti, 4 il Grande-avo, protettore dell'universo, e Sāvitrī la virtuosa sposa di Brahmā, e l'origine dei veda, il creatore Viṣṇu, il potente Nārāyaṇa, 5 e il signore di Umā, dai diversi occhi, e Skanda il generale dell'esercito, Viśākha, il fuoco che divora l'offerta, Vāyu, luna e sole, i due luminari, 6 Śakra, il dio signore di Śacī, Yama assieme a Dhūmorṇā, e Varuṇa assieme a Gaurī, e il Signore delle ricchezze con Ṛddhi, 7 la divina e nobile vacca Surabhi, e il grande ṛṣi Viśravas, le sei stagioni, l'oceano la Gaṅgā, e i fiumi, le schiere dei marut, 8 i vālakhilya perfezionati nel tapas, e Kṛṣṇa il dvaipāyana, Nārada, e Parvata, Viśvāvasu, Hahā e Huhu, 9 Tumabaru, Citrasena, conosciuto come messaggero degli dèi, le gloriosissime fanciulle divine, e le divine schiere delle apsaras, 10 Urvaśī, Menakā, Rambhā, Miśrakeśī, Alambuṣā, Viśvācī, Ghṛtācī, Pañcacūḍā, Tilottamā, 11 gli āditya, i vasu, i rudra cogli aśvin e gli antenati, Dharma, Satya, Tapas, Dikṣā, Vyavasāya, e il Grande-avo, 12 le notti e i giorni, e Kaśyapa figlio di Marīci, Śukra, Bṛhaspati, il figlio della Terra, Budha, Rāhu, Śanaiścara, 13 le costellazioni, le stagioni, i mesi, albe e tramonti, cogli anni, i figli di Vinatā, i mari, e i serpenti figli di Kadrū, 14 Śatadru, Vipāśā, Candrabhāga, Sarasvatī, Sindhu, Devikā, e il tīrtha puṣkara, 15 Gaṅgā, Mahānadī, e Kapilā, e Narmadā, Kampunā, Viśalyā, Karatoyā, Ambuvāhinī, 16 Sarayū, e Gaṇḍakī, e la grande fiumana Lohitya, Tāmrā e Aruṇā, Vetravatī, Parṇāśā, e la Gautamī, 17 Godāvarī, e Veṇṇa, Kṛṣṇaveṇā, e Adrijā, Dṛṣadvatī, Kāverī, Vaṅkṣu, e Mandākinī, 18 prayaga, prabhāsa, e la sacra Naimiṣa, la sede di Viśveśvara dove sta quell'ampio lago, 19 e il famoso kurukṣetra coperto di santi tīrtha, il sindhūttama ricco in tapas, e pure il jambūmārga, 20 Hiraṇvatī, Vitastā, e la fiumana Ivekṣumatī, Vedasmṛti, Vaidasinī, e pure la fiumana Malavāsas, 21 e i luoghi sacri, come pure gaṅgādvāra, e i sacri inni, le cerimonie, e la fiumana Citrapathā, 22 Kauśikī, Yamunā, Sītā, e la fiumana Carmaṇvatī, la fiumana Bhīmarathī, Bāhudā, e Mahānadī, Mahendravāṇī, Tridivā, e Nīlika, e Sarasvatī, 23 Nandā e l'altra Nandā, e quindi il tīrtha mahāhrada, e gayā, il tīrtha phalgu, e la dharmāraṇya piena di dèi, 24 quindi la santa divina fiumana e il lago creato da Brahmā, santo e celebrato nei tre mondi, propizio che toglie i mali, 25 la montagna himavat, coperta di divine erbe medicinali, il vindhya formato da vari minerali, pieni di tīrtha e di erbe medicinali, 26 meru, mahendra, malaya, e lo śveta pieno di argento, śṛṅgavat, mandara, nīla, niṣadha, e dardura 27 citrakūṭa, añjanābha, e il monte gandhamādana, il sacro monte soma, e altre montagne, le direzioni e quelle intermedie, la Terra, e gli alberi, 28 i viśvedeva, il firmamento, le costellazioni e i pianeti, queste divinità nominate o non da me che vi proteggano sempre, 29 l'uomo che li nomini si libera da ogni colpa, e celebrandoli e salutandoli si libera da ogni pericolo, e da ogni male e confusione, chi è felice di celebrare le divinità, 30 e dopo le divinità io ti parlerò dei savi, perfezionati nel tapas, e dei ricchi in tapas, famosi che si sono completamente liberati da ogni male, 31 Yavakrīta, Raibhya, e anche Kakṣīvat lo zelante, Bhṛgu e Aṅgiras, Kaṇva, e il potente Medhātithi, e Barhin pieno di qualità, questi stanno nella regione orientale, 32 e dei gloriosi nella regione propizia, sono Ulmucu, e Pramucu, e Mumucu di grande benedizione, e il valoroso Svastyātreya, 33 quindi Agastya il potente figlio di Mitra e Varuṇa, Dṛḍhāyus, e Urdhvabāhu, due supremi e celebrati ṛṣi, 34 quelli che prosperano nella regione occidentale ascolta da me: Uṣadgu, coi suoi fratelli, e il valente Parivyādha, 35 il ṛṣi Dīrghatamas, e Gautama e Kaśyapa, e Ekata, Dvita, e Trita tutti grandi ṛṣi, e l'anima pia il figlio di Atri, il potente Sārasvata, 36 quelli che prosperano nella regione settentrionale ascolta da me: Atri, Vasiṣṭha, Śakti, e il valente figlio di Parāśara, 37 Viśvāmitra, Bharadvāja, e inoltre Jamadagni, e il nipote di Ṛcīka Rāma, e il ṛṣi Auddālaki, 38 Śvetaketu, Kohala, Vipula e Devala, Devaśarman, Dhaumya, e anche Hastikāśyapa, 39 Lomaśa, Nāciketa, e anche Lomaharṣaṇa, il ṛṣi Ugraśravas, e Cyavana figlio di Bhṛgu, 40 questa è la schiera intera di quei ṛṣi divini, che per prima nominata o re, libera da ogni male, 41 Nṛga, Yayāti, Nahuṣa, Yadu, e il valoroso Pūru, Dhundhumāra, Dilīpa, e il possente Sagara, 42 Kṛśāśva, Yauvanāśva, Citrāśva, e Satyavat, Duḥṣanta, e Bharata imperatore di grande gloria, 43 Yavana, Janaka, e pure il sovrano Dṛḍharatha, Raghu, e Naravara, e anche il sovrano Daśaratha, 44 Rāma il valoroso uccisore di rākṣasa, Śaśabindu, e Bhagīratha, Hariścandra, Marutta, Jahnu, che venera la Jāhnavi, 45 Mahodaya, e Alarka, e il sovrano Aila, Karaṃdhama il migliore degli uomini, e il sovrano Kadhmora, 46 Dakṣa, Amabarīṣa, Kukura, e Ravata di grande gloria, e il re ṛṣi Mucukunda, Mitrabhānu e Priyaṃkara, 47 e il re Trasadasyu, e il supremo re ṛṣi Śveta, il celebrato Mahābhiṣa, il re Nimi, e Aṣṭaka, 48 Āyu, e il re ṛṣi Kṣupa, e il sovrano Kakṣeyu, e Śibi filgio di Uśīnara, e il sovrano di uomini Gaya, 49 Pratardana, Divodāsa, Saudāsa signore dei kosala, Aila, e il re ṛṣi Nala, e Manu signore delle creature, 50 Havidhra, Pṛṣadhra, Pratīpa e Śaṃtanu, e il re ṛṣi Kakṣasena e altri che non sono menzionati, 51 che io non abbia ostacoli o mali, che io non abbia avversari, che sempre la certa vittoria io abbia, e la suprema meta nell'aldilà.” CLII 1 Vaiśaṃpāyana disse: divenuto silenzioso allora Bhīṣma, come una pittura sulla tela, avendo meditato un momento, Vyāsa il figlio di Satyavatī, al sovrano figlio di Gaṅgā che lì giaceva diceva queste parole: 2 “ o re, il re dei kuru Yudhiṣṭhira ha riscquistato la propria natura, assieme ai fratelli e a tutti i sovrano che lo seguono, 3 egli ti sta accanto o tigre fra gli uomini assieme al saggio Kṛṣṇa, tu devi dar loro il permesso di tornare in città.” 4 così apostrofato dal venerabile Vyāsa, quel principe della terra, il figlio della fiumana diede iil permesso a Yudhiṣṭhira col suo seguito, 5 e il sovrano figlio di Śaṃtanu gli diceva allora gentilmente: “ ritorna in città o re, allontana ogni ansia dal tuo animo, 6 celebra svariati sacrifici, pieni di molti cibi, e con abbondanti dakṣiṇa, come fece Yayāti o re dei re, pieno di fede e di disciplina, 7 saldo nel dharma kṣatriya o pṛthāde, ingraziati avi e dèi, ne otterrai il meglio, allontana ogni ansia dal tuo animo, 8 rendi felici tutte le creature, e conciliati i sudditi, e onora gli amici secondo il merito con frutti onorevoli, 9 e che amici e compagni vivano al tuo seguito o figlio, come gli uccelli stando su un albero da frutto in un santuario, 10 devi tornare tu al momento della mia dipartita o principe, quando il sole tornerà a percorrere la via settentrionale.” 11 avendo risposto di si, il kuntīde salutando il nonno, partiva col suo seguito per la città che ha nome dagli elefanti, 12 dietro a Dhṛtarāṣṭra e a Gāndhārī sua devota moglie, e assieme a tutti i ṛṣi, ai fratelli e al Lunghi-capelli, 13 e con cittadini e campagnoli, e con anziani e consiglieri, quel sovrano entrava o migliore dei kuru nella città che ha nome dagli elefanti.