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96. Mausalaparvan

( Il libro della battaglia colle mazze. XVI, 1-9)

                              I

   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	raggiunto però il trentaseiesimo anno, il rampollo dei kuru,
     	Yudhiṣṭhira scorgeva segni celesti infausti,

   2 	i venti soffiavano con uragani, ma secchi con piogge di pietre,
     	gli avvoltoi compivano cerchi da destra a sinistra,

   3 	indietro scorrevano i grandi fiumi, e i luoghi erano coperti di nebbie,
     	meteore che scaricavano carboni accesi, cadevano dal cielo sulla terra,

   4 	il sole o re, aveva il disco completamente coperto di polvere,
     	e non era radioso al sorgere, ma senpre appariva coperto di nuvole,

   5 	i dischi di sole e luna apparivano terribili,
     	e di tre colori, coi bordi pallidi e scuri, con le loro luci rosso-cenere,

   6 	questi e molti altri eventi che portavano paura,
     	apparivano ogni giorno o re, causando ansie nei cuori,

   7 	ma qualche tempo dopo, il re dei kuru Yudhiṣṭhira,
     	udiva dell'avvenuta distruzione con le mazze delle genti vṛṣṇi, 

   8 	e il pāṇḍava udito che erano scomparsi Vāsudeva e Rāma,
     	radunati i fralelli diceva loro: “ che possiamo dunque fare?”

   9 	così vicendevolmente assalendosi, colpiti dalla forza della punizione divina,
     	udendo che si erano uccisi i vṛṣṇi, i pāṇḍava divennero agitati,

  10 	la morte di Vāsudeva era incredibile come il disseccamento dell'oceano,
     	e quei valorosi non credevano che fosse morto l'armato dell'arco śārṅga,

  11 	e udendo dello scontro con le mazze, oppressi da dolore e sofferenza,
     	tristi erano i pāṇḍava e si sedettero con idee di morte.
     


                              II


   1 	Janamejaya disse:
     	“ in che modo o venerabile, si distrussero gli andhaka assieme ai vṛṣṇi,
     	e i bhoja, grandi guerrieri sotto lo sguardo di Vāsudeva?”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	proprio in quel trentaseiesimo anno vi fu la grande sventura dei vṛṣṇi,
     	essi vicendevolmente con le mazze si uccisero spinti dal destino.

   3 	Janamejaya disse:
     	“ per quale maledizione quei valorosi vṛṣṇi e andhaka andarono alla distruzione,
     	e anche i bhoja o migliore dei ri-nati? dimmelo in dettaglio.”

   4 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quei valorosi a cominciare da Sāraṇa videro un giorno arrivare 
     	a dvārakā Viśvāmitra, e Kaṇva, e Nārada,

   5 	essi mandato avanti Sāmba travestito come una donna,
     	dicevano incontrandoli, certo colpiti dal bastone del fato:

   6 	“questa è la donna di Babhru, che di grande splendore è in cerca di figli,
     	o ṛṣi, ben conoscete voi chi la farà generare.”

   7 	così apostrofati allora o re, i savi ne furono offesi,
     	e quanto i muni risposero a loro, ascolta ora o sovrano di uomini:

   8 	“per la distruzione di vṛṣṇi e andhaka, una terribile massa di ferro,
     	questo Sāmba figlio di Vāsudeva, partorirà,

   9 	con la quale voi o malvagi mentitori, caduti ubriachi, 
     	disttruggerete l'intera stirpe eccetto Rāma e Vāsudeva,

  10 	nell'oceano entrerà iil glorioso abbandonando il corpo dell'armato del vomere,
     	e Jaras trafiggerà il grand'anima Kṛṣṇa, giacente in terra.”

  11 	così parlarono o re, offesi da quei malvagi,
     	i muni, cogli occhi rossi di rabbia, squadrandosi vicendevolmente,

  12 	e così avendo parlato i muni, quindi si recavano da Kṛṣṇa,
	(...)

  13 	e l'uccisore di Madhu, così udendo diceva ai vṛṣṇi,
     	conoscendo quella fine, quel saggio: “così doveva essere.”

  14 	così avendo parlato il signore-dei-sensi, rientrava in casa,
     	non voleva agire altrimenti dallo stabilito, il signore dell'universo,

  15 	il giorno dopo quindi Sāmba allora partoriva quella mazza,
     	grande come un kiṃkara, per la distruzione di vṛṣṇi e andhaka,

  16 	e facevano sapere al re che era stata partorita la terribile, nata dalla maledizione,
     	preoccupato allora il re la faceva ridurre in minuti pezzi,

  17 	e la gettavano in mare, degli uomini per ordine del re,
     	e per ordine di Āhuka proclamavano in tutta la città:

  18 	da ora in avanti nelle case di vṛṣṇi e andhaka,
     	nessuno degli abitanti della città farà bevande alcoliche,

  19 	e l'uomo che di nascosto a noi faccia questa bevanda,
     	da vivo ascenderà al palo dopo averlo fatto ai suoi famigliari.” 

  20 	allora per timore del re, accettarono quella legge tutti
     	gli uomini, saputa la pena comminata dal re grand'anima.
     	


                              III


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così comportandosi i vṛṣṇi assieme agli andhaka, 
     	il fato continuamente entrava in tutte le loro case,

   2 	era un uomo terribile e mostruoso senza barba e giallo scuro si carnagione,
     	entrato nelle case dei vṛṣṇi nessuno lo vedeva,

   3 	e sorgevano ogni giorno grandi venti terribili,
     	in grande quantità da far rizzare i capelli per la distruzione di vṛṣṇi e andhaka,

   4 	e le strade si riempivano di topi che rompevano le brocche,
     	cinguettanti tordi cantavano nelle dimore dei vṛṣṇi,
     	e il loro suono non cessava mai né di giorno né di notte,

   5 	e pure le gru imitavano il verso delle civette,
     	e le capre imitavano le urla degli sciacalli o bhārata,

   6 	bianchi uccelli con le zampe rosse, che erano messaggeri di morte,
     	e i piccioni si aggiravano nelle case di vṛṣṇi e andhaka,

   7 	nacquero asini dalle vacche ed elefanti dalle mule,
     	e cani e gatti e persino topi dalle manguste,

   8 	non ripugnando ai vṛṣṇi di fare il male allora,
     	mostravano odio verso brahmani, avi e divinità,

   9 	e disprezzavano i guru, ma non però Rāma e Janārdana,
     	le mogli tradivano i mariti e anche i mariti le mogli,

  10 	il fiammeggiante fuoco rotolava verso sinistra,
     	e bluastre e rosse sorgevano tutte le sue fiamme, 

  11 	il creatore del giorno, al suo sorgere sempre su quella città,
     	di frequente appariva circondato da nuvole in forma di uomini,

  12 	nelle cucine i cibi venivano cotti in eccesso o bhārata,
     	e mentre erano pronti per il pranzo si vedevano dei vermi o sovrano di uomini,

  13 	nella preghiera per santificare il giorno e nelle recitazioni delle grandi anime,
     	nessuno partecipava né ad udirle né a vederle,

  14 	le costellazioni si eclissavano reciprocamente di continuo,
     	coi pianeti, e nessuno era in grado di vedere le proprie,

  15 	quando risuonava la conchiglia pāñcajanya nelle case di vṛṣṇi e andhaka,
     	ovunque urlavano gli asini con forti grida,

  16 	così allora il signore-dei-sensi capiva che era giunto il corso del fato,
     	e vedendo arrivato il tredicesimo giorno di luna nuova, questo annunciava:

  17 	“nel quattordicesimo e quindicicesimo giorno da Rāhu fu presa allora,
     	durante la guerra dei bhārata, e oggi è di nuovo giunta per la nostra distruzione.”

  18 	percependo che era giunto il tempo, meditando Janārdana,
     	l'uccisore di Keśin pensava che era arrivato il trentaseiesimo anno,

  19 	Gāndhārī dopo che furono uccisi i suoi parenti, oppressa dal dolore per i figli,
     	afflitta lanciava una maledizione, e questo si compiva,

  20 	“il momento è giunto.” così diceva Yudhiṣṭhira,
     	un tempo vedendo i terribili segni quando gli eserciti erano schierati,

  21 	e così avendo detto Vāsudeva, cercando di renderlo vero, 
     	ordinava allora un pellegrinaggio quell'uccisore di nemici,

  22 	e gli uomini annunciavano per ordine del lunghi-capelli:
     	“voi tutti o tori fra gli uomini, compite un pellegrinaggio al mare.”
     


                              IV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	una nera donna dai bianchi denti, che entrava ridendo di notte,
     	le donne nel sonno sognavano, e che correva per dvārakā,

   2 	gli stendardi adornati, il parasole e le armature,
     	apparivano essere rubate da terrificanti rākṣasa,

   3 	e il disco fatto di ferro, simile a folgore, che a Kṛşṇa fu dato
     	da Agni, volava in cielo sotto gli occhi dei vṛṣṇi,

   4 	e il carro divino, color del sole, aggiogato fu portato via dai cavalli in presenza di Dāruka,
     	quei quattro supremi cavalli veloci come il pensiero correvano sopra il mare, 

   5 	la palma e Suparṇa le due grandi insegne venerate da Rāma e da Janārdana,
     	in alto le portavano giorno e notte delle apsaras, e voci dicevano: “ andate in pellegrinaggio.” 

   6 	allora desiderosi di andare vṛṣṇi e andhaka, grandi guerrieri,
     	con le loro donne vollero allora andare al pellegrinaggio,

   7 	quindi andhaka e vṛṣṇi, di beni, cibi, e bevande
     	fecero una grande e varia raccolta e di vino e carne in gran numero,

   8 	poi portando dei liquori, si avviarono fuori città,
     	con carri, cavalli ed elefanti, quei prosperi dal fiero splendore,

   9 	quindi si stabilirono al tīrtha prabhāsa, secondo i luoghi e le dimore,
     	assieme alle mogli gli yādava pieni di cibi e bevande, 

  10 	quindi scorgendoli accampati sulla riva del mare, Uddhava,
     	sapiente di yoga ed esperto dell'artha, vi andava invitato da quei valorosi,

  11 	Hari salutando quel grand'anima che partiva a mani giunte,
     	non volle però evitare la distruzione delle genti dei vṛṣṇi,

  12 	quindi i grandi guerrieri vṛṣṇi e andhaka spinti dal fato,
     	vedevano giungere Uddhava soffuso di splendore sulla terra,

  13 	e il cibo puro per i brahmani che avevano quelle grandi anime,
     	mescolato a vini profumati, lo davano alle scimmie,

  14 	allora una confusione di danze e danzatori accompagnata da cento trombe, 
     	sorgeva a prabhāsa, tra quegli splendidi pieni di vini,

  15 	e vicino a Kṛṣṇa era Rāma assieme a Kṛtavarman,
     	e beveva Yuyudhāna, Gada e anche Babhru,

  16 	quindi in mezzo a quell'assemblea Yuyudhāna eccitato dal vino,
     	diceva a Kṛtavarman per deriderlo e offenderlo:

  17 	“ quale onorato kṣatriya può ucciderne altri addormentati come morti?
     	gli yādava non sopportano o figlio di Hṛdika quanto tu hai fatto.”

  18 	così affermato da Yuyudhāna, applaudiva le sue parole,
     	Pradyumna il migliore sul carro, disprezzando il figlio di Hṛdika,

  19 	quindi Kṛtavarman supremamente infuriato gli diceva,
     	indicandolo allora minaccioso con la mano destra:

  20 	“ Bhūriśravas che aveva le braccia recise fu da te ucciso in battaglia,
     	come un valoroso puo essere ucciso in modo così crudele?”

  21 	il lunghi-capelli uccisore di nemici, udite queste sue parole,
     	pieno di furia guardandolo di sbieco gli lanciò un'occhiataccia,

  22 	“ e la gemma chiamata syamantaka, che possedeva Satrājit?” 
     	qusta storia rammentava allora Sātyaki all'uccisore di Madhu,

  23 	e questa udita, piangente si gettava sulle ginocchia del lunghi-capelli,
     	Satyabhāmā adirata, lamentandosi con Janārdana,

  24 	allora alzandosi con furia Sātyaki diceva queste parole:
     	“ il sentiero io seguo dei cinque figli di Draupadī di Dhṛṣṭadyumna e

  25 	e di Śikhaṇḍin, e cosi io in verità giuro
     	a quelli che addormentati furono uccisi da questo malvagio,

  26 	da Kṛtavarman assieme al malvagio figlio di Droṇa, 
     	la sua vita e la sua gloria è giunta alla fine o bellissima.”

  27 	ciò detto, con la spada sotto lo sguardo del lunghi-capelli,
     	attaccandolo furioso tagliava la testa a Kṛtavarman,

  28 	allora il signore-dei-sensi correva da Yuyudhāna che
     	stava uccidendo anche gli altri tutt'intorno, per fermarlo,

  29 	tutti insieme allora spinti dal corso del destino, 
     	i bhoja e gli andhaka, circondarono il nipote di Śini,

  30 	Janārdana vedendoli accorrere rapidamenteme infuriati,
     	non si irritava allora quello splendido conoscendo il corso del fato,

  31 	quindi spinti dalla follia essendo tutti presi dai fumi dell'alcol,
     	colpivano allora Yuyudhāna coi i vasi vuoti,

  32 	mentre era colpito il nipote di Śini, il figlio di Rukmiṇī
     	correva in mezzo per liberare il figlio di Śini,

  33 	Sātyaki che era impegnato dai Bhoja e dagli andhaka,
     	ed entrambi questi due finirono uccisi da molti sotto lo sguardo di Kṛṣṇa,

  34 	il rampollo degli yadu vedendo il proprio figlio e il nipote di Śini uccisi,
     	il lunghi-capelli afferrava per l'ira un ciuffo di erba erakā,

  35 	ed esso divenne una terribile mazza di ferro simile a folgore,
     	e con quella Kṛṣṇa colpiva quelli che gli stavano davanti,

  36 	allora Andhaka e bhoja, śini e vṛṣṇi,
     	spinti dal fato si colpivano vicendevolmente gridando con le mazze, 

  37 	ciascuno di loro che afferrava adirato dell'erakā o sovrano,
     	questa diventa come una folgore o re appariva allora o illustre,

  38 	e anche ogni erba là appariva allora mutata in una mazza,
     	tutta questa sappi o sovrano, era il bastone di Brahmā,

  39 	colpendosi continuamente si scagliavano quell'erba,
     	che appariva diventare una mazza dura come folgore,

  40 	il figlio uccideva il padre, e il padre il figlio o bhārata,
     	ubriachi correvano colpendosi vicendevolmente,

  41 	come falene nel fuoco volavano kukura e andhaka,
     	non poneva mente alla salvezza nessuno che veniva colpito,

  42 	il grandi-braccia che conosceva il corso del fato, guardando
     	quella mazza che era cresciuta, si fermava allora l'uccisore di Madhu,

  43 	e il mādhava vedendo uccisi Sāmba e Cārudeṣṇa, 
     	e Pradyumna e Aniruddha, allora si infuriava o bhārata,

  44 	scorgendo Gada giacere a terra fu preso violentemente dalla furia,
     	allora l'armato del disco dell'arco śārṅga e della mazza compiva allora la loro fine,

  45 	lo splendido Babhru vincitore di città nemiche e Dāruka, 
     	dicevano al dāśārha mentre che ancora uccideva, ascolta cosa:

  46 	“ o beato, hai compiuto la totale distruzione di molti o incrollabile,
     	segui le orme di Rāma, e recati dove lui si trova.”
     	


                              V


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora Dāruka, Babhru e il lunghi-capelli, andarono seguendo le orme di Rāma, 
     	e videro Rāma dall'infinito valore, meditare sotto un albero solitario,

   2 	allora avvicinatosi il potentissimo Kṛṣṇa ordinava a Dāruka:  
     	“raggiunti i kuru con la massima velocità, annuncia al pṛthāde la strage degli yadu,

   3 	Arjuna quindi qui venga rapido, saputo degli yādava morti per la maledizione dei brahmani.”
     	così apostrofato, Dāruka con cuore a pezzi, allora si recava col carro dai kuru,

   4 	quindi partito Dāruka, il lunghi-capelli vedendo Babhru vicino gli diceva queste parole:
     	“ impegnati a proteggere rapidamente le donne, che non le assalgano i nemici per rapirle.”

   5 	partito dunque egli comandato dal lunghi-capelli, innebriato, e oppresso dalla morte dei cari,
     	mentre ancora vicino al lunghi-capelli si affrettava da solo Babhru,
     	per la maledizione del brahmano la grande mazza di un cacciatore lo uccideva colpendolo,

   6 	Kṛṣṇa veduto Babhru ucciso diceva queste parole al fratello maggiore:
     	“ aspettami qui o Rāma, fin tanto che io metto in mano ai parenti le donne.”

   7 	quindi entrato nella città di dvāravatī, Janārdana diceva queste parole al padre:
     	“ tutte le nostre donne siano da te protette, in attesa dell'arrivo del conquista-ricchezze,
     	all'inizio della selva siede Rāma aspettandomi, e io ora lo raggiungerò,

   8 	io ho visto la strage degli yadu, e prima quella dei re tori tra i kuru,
     	non posso guardare questa città degli yādava ora priva di loro,

   9 	praticherò il tapas, acoltami, recandomi nella foresta assieme a Rāma.”
     	ciò detto, toccando i suoi piedi con la testa Kṛṣṇa rapido partiva,

  10 	allora un grande mormorio si manifestò, di donne e bambini della città,
     	e il lunghi-capelli capelli tornando indietro, udendo il suono delle donne piangenti:

  11 	“ in città giungerà l'ambidestro, quel grand'uomo vi libererà dal dolore.”
     	quindi il lunghi-capelli raggiunto Rāma lo vedeva da solo fermo sotto l'arbero solitario,

  12 	e lo vedeva immerso nello yoga, e uscire dalla sua bocca un enorme nāga,
     	di colore bianco, e quindi andava rivolto verso il grande mare, quel potentissimo,

  13 	com mille teste, il corpo serpentino come un monte, e occhi rossi, lasciato il suo corpo,
     	e rettamente lo ricevevano il mare, i nāda divini, e le sante fiumane,

  14 	Karkoṭaka, Vāsuki, Takṣaka, Pṛthuśravas, Varuṇa, e Kuñjara,
     	Miśrin, Śaṅkha, Kumuda, Puṇḍarīka, e il nāga Dhṛtarāṣṭra grand'anima,

  15 	Hrāda, Krātha, Śitikaṇṭha, di grande splendore, e i due nāga Cakramanda e Atiṣaṇḍa,
     	il migliore dei nāga Durmukha, e Ambarīṣa e anche il re Varuṇa in persona o re, 
     	avvicinatosi, lo accolsero con benvenuto, e lo onoravano con l'acqua per piedi e riti,

  16 	quindi partito il fratello, Vāsudeva, conoscendo con divina vista la fine di ogni cosa,
     	aggirandosi nella selva solitaria pensando, a terra quindi si sedeva quello splendidissimo,

  17 	tutto era stato compiuto come un tempo furono pronunciate le parole di Gāndhārī,
     	e quelle di Durvāsas quando si spalmò di pāyasa, tutte queste rammentò Kṛṣṇa,

  18 	e meditando sulla fine di andhaka e vṛṣṇi, e sulla strage dei kuru, quel potentissimo,
     	pensava allora fosse il momento di morire, e compiva il ritiro dei sensi,

  19 	quindi con mente e sensi ritirati, Kṛṣṇa giaceva immerso in un grande yoga,
     	il feroce cacciatore Jaras, giungeva in quel luogo, a caccia di animali,

  20 	il cacciatore con una freccia il lunghi-capelli che giaceva nello yoga credendolo una preda
     	rapidamente Jaras trafiggeva al tallone, e vicino correva per prendere la preda,
     	allora il cacciatore vedeva un uomo immerso nello yoga, con vesti gialle, molte braccia,

  21 	pensando di essere un criminale, si gettava ai sui piedi con la testa con aspetto dolente,
     	il grand'anima lo confortava immediatamente, salendo in alto e riempiendo il cielo di luce,

  22 	raggiunto il cielo, Indra e i due aśvin, i rudra, gli āditya, i vasu e i viśvedeva,
     	i muni e i siddha, e i principali gandharva, assieme alle apsaras, gli andarono incontro,

  23 	quindi o re, il beato e splendidissimo Nārāyaṇa, l'eterno creatore,
     	maestro di yoga, innondando il cielo di luce, quel grand'anima trovava la sua eterna sede,

  24 	allora Kṛṣṇa unitosi a dèi, a ṛṣi e cāraṇa o re, e venerato
     	dai principali gandharva e dalle migliori apsaras, dai siddha, e sādhya prostrati,

  25 	e gli dèi si rallegravano o re, e i migliori muni celebrarono il signore con le parole,
     	e pure i gandharva lo elogiavano in piedi, e con gioia Indra il molto-invocato lo salutava.
     


                              VI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Dāruka però raggiunti i kuru, e visto i pṛthādi grandi guerrieri,
     	raccontava che i vṛṣṇi si erano uccisi vicendevolmente nello scontro di clave,

   2 	e udendo che erano periti i vṛṣṇi con i bhoja, i kukura e gli andhaka,
     	i pāṇḍava pieni di dolore, erano coi cuori affranti,

   3 	quindi Arjuna il caro amico del lunghi-capelli, salutandoli,
     	andava a trovare lo zio materno e gli disse: “ non può esser così.”

   4 	quel potente poi raggiunta con Dāruka la città dei vṛṣṇi,
     	quel valoroso scorgeva la citta simile ad una donna appena morto il marito,

   5 	e quelle che prima erano maritate col signore dell'universo, 
     	e ora senza marito, vedendo il pṛthāde come protettore, gridavano,

   6 	erano sedicimila le donne che aveva preso Vāsudeva,
     	e da queste sorgeva un grande frastuono vedendo l'arrivo di Arjuna,

   7 	vedendole il kaurava Arjuna nascondendo le lacrime,
     	non era in grado di guardarle private com'erano di Kṛṣṇa e dei figli,

   8 	quel fiume con vṛṣṇi e andhaka per acque, i cavalli per pesci, carri per zattere,
     	suoni dei carri e dei musici per onde, palazzi per guadi e coccodrilli,

   9 	gemme e carpenterie per alghe, le dura mura per ghirlande, 
     	con le strade divenute canali, e le piazze tranquilli laghi,

  10 	con Rāma e Kṛṣṇa grandi coccodrilli, questo fiume era dvārakā,
     	afferrata dal laccio del fato, simile al fiume infernale vaitaraṇī,

  11 	il saggio Arjuna la guardava privata dei tori dei vṛṣṇi,
     	persa la bellezza, triste come un loto d'inverno,

  12 	il pṛthāde avendo visto dvārakā, e le donne di Kṛṣṇa,
     	emettendo un pianto sonoro, cadeva a terra,

  13 	allora la figlia di Satrājit, Satyā e Rukminī o signore di popoli,
     	accorsero in fretta attorno al conquista-ricchezze,

  14 	e sollevatolo lo facevavo sedere su un seggio d'oro,
     	e parlando al grand'anima ne avevano cura intorno a lui,

  15 	allora elogiando Govinda e parlando con loro,
     	dopo aver consolato le donne si recava a trovare lo zio materno.
     


                              VII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il toro dei kuru scorgeva il valoroso e grand'anima 
     	il figlio di Anakadundubha, soverchiato dal dolore per i figli,

   2 	con gli occhi pieni di lacrime quel grandi-braccia dall'ampio torace,
     	il pṛthāde addolorato afferrava i piedi di lui sofferente o bhārata,

   3 	e l'anziano grandi-braccia, stringendo Arjuna con le braccia,
     	piangendo ricordando tutti i figli, si lamentava in grande afflizione, 
     	per i fratelli, i figli, i nipoti, e le nipoti e anche per gli amici.

   4 	Vasudeva disse:
     	“ quelli che vincere sovrani e daitya a centinaia
     	furono visti, qui io non vedo più o Arjuna e vivo ancora attaccato alla vita,

   5 	e i due che furono tuoi discepoli, amati e stimati sempre da te,
     	per la cattiva condotta di costoro, o pṛthade i vṛṣṇi han trovato la morte,

   6 	questi supremi sul carro che sono considerati i due principali eroi tra i vṛṣṇi, 
     	Pradyumna e Yuyudhāna, di cui tu parlando li hai elogiati

   7 	sempre o tigre fra i kuru, e anche il mio figliolo Kṛṣṇa,
     	questi due sono stati l'inizio della distruzione dei vṛṣṇi o conquista-ricchezze,

   8 	io non rimprovero il nipote di Śini, e il figlio di Hṛdika o Arjuna,
     	né Akrūra o il figlio di Rukminī, la causa qui fu certo la maledizione,

   9 	il signore dell'universo che muovendo contro Keśin e Kaṃsa,
     	li privò della vita, o pṛthade e Caidya orgoglioso della sua forza,

  10 	e il re dei niṣāda Ekalavya, e lo stesso fece con kāliṅga e māgadha,
     	e coi gāndhāra col re dei kāśi, e coi sovrani del marubhūmi,

  11 	e con gli abitanti orientali, e meridionali e coi sovrani delle montagne,
     	dunque l'uccisore di Madhu ha permesso questa sventura,

  12 	quindi dopo aver visto figli e nipoti e fratelli e anche gli amici,
     	giacere uccisi, allora mi disse questo:

  13 	'si è compiuta oggi la fine di questa stirpe o toro fra gli uomini,
     	e Bībhatsu giungerà alla citta di dvāravatī,

  14 	gli è stato raccontato come è avvenuta la grande distruzione dei vṛṣṇi,
     	quello splendido avendo udita la sventura degli yadu o illustre,
     	verrà velocemente qui, io non ho qui alcun dubbio,

  15 	come io sono, sappi che così è Arjuna, e come gli è così io stesso,
     	quanto lui dica si deve fare, così sappi o mādhava,

  16 	quanto è opportuno per le donne e i bambini per voi il pāṇḍava
     	Bībhatsu si affretterà a fare, e anche per i vostri morti,

  17 	in questa città giunto il conquista-ricchezze, nello stesso giorno, 
     	l'oceano la sommergerà con tutte le mura e le sue torri,

  18 	io stando in meditazione in un luogo puro,
     	oggi stesso andrò alla morte assieme al saggio Rāma.'

  19 	ciò dettomi il signore-dei-sensi, dall'impareggiabile ardimento,
     	lasciandomi assieme ai fanciulli, quel potente in qualche luogo si recava,

  20 	e io pensando a quei due tuoi fratelli grandi anime,
     	e alla terribile strage dei famigliari, io digiuno sommerso dal dolore,

  21 	e non mi nutrirò né vivrò più, per fortuna tu sei giunto o pāṇḍava,
     	quanto fu stabilito o pṛthāde interamente tu devi compiere,

  22 	tuo è questo regno, le donne e le ricchezze,
     	l'amata vita io abbandonerò o uccisore di nemici”
     


                              VIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato il tormenta-nemici Bībhatsu, dallo zio materno,
     	triste con l'animo abbattuto, diceva a Vasudeva:

   2 	“io questa terra priva del principe vṛṣṇi e dei mādhava o zio,
     	non posso guardare ancora a lungo o potente,

   3 	il re e Bhīmasena, e Sahadeva figlio di Pāṇḍu,
     	Nakula e la figlia di Yajñasena tutti noi sei, siamo dello stesso parere,

   4 	e anche il tempo della morte del re certamente si avvicina,
     	sappi che è giunto ormai quel momento o migliore dei sapienti del fato,

   5 	tutti insieme prendendo le donne vṛṣṇi e i vecchi coi bambini,
     	io condurrò alla città di indraprastha, o uccisore di nemici.”

   6 	ciò detto allora il conquista-ricchezze diceva queste parole a Dāruka:
     	“voglio vedere subito i ministri dei valorosi vṛṣṇi.”

   7 	così avendo pronunciato queste giuste parole, nella sala degli yadu,
     	entrava il prode Arjuna, pieno di sofferenza per quei grandi guerrieri,

   8 	e lui che si era seduto fu circondato là da tutti i ministri,
     	e dai brahmani interpreti dei veda, che là entrarono,

   9 	il pṛthāde lui stesso più triste diceva queste parole 
     	a tutti loro che erano abbattuti, immobili privi quasi di sensi:

  10 	“ a śakraprastha io condurrò le vostre genti dei vṛṣṇi e degli andhaka,
     	l'oceano sommergerà tutta questa città,

  11 	aggiogate i carri con tutte le varie ricchezze,
     	Vajra diverrà il vostro re a śakraprastha,

  12 	al settimo giorno quando il sole sarà interamente sorto,
     	usciremo tutti fuori, preparatevi in fretta.”

  13 	così apostrofati i cittadini, dal pṛthāde dalle instancabili imprese,
     	si prepararono in fretta ansiosi di completare il proprio viatico,

  14 	di notte il pṛthāde dimorava nel palazzo del lunghi-capelli,
     	violentemente soverchiato dall'ansia di quel grande dolore,

  15 	e il giorno dopo il figlio di Śūra, il potente Vasudeva,
     	concentrando sé stesso, quello splendido raggiungeva la suprema meta,

  16 	allora nella dimora di Vasudeva, un grande frastuono sorgeva,
     	terribile dalle donne che piangevano e si lamentavano,

  17 	coi capelli in disordine tutte, gettati i gioielli e le ghirlande,
     	battendosi il petto coi pugni miserevolmente si lamentavano le donne,

  18 	Devakī, e Bhadrā, e Rohinī e anche Madirā, 
     	tutte quell virtuose donne erano determinate a seguire il marito,

  19 	quindi con un grande carro tirato da uomini, e con molte ghirlande o bhārata,
     	il pṛthāde faceva condurre fuori il corpo del figlio di Śūra,

  20 	e lo seguivano qua e là soverchiati da dolore e sofferenza,
     	tutti i cittadini che abitavano dvārakā o toro tra gli uomini,

  21 	e il parasole del suo aśvamedha, e fiaccole accese,
     	dopo aver messo davanti al carro, i celebranti si avviarono, 

  22 	e seguivano quel valoroso, le regine adornate,
     	circondate da migliaia di donne e da migliaia di nuore,

  23 	e al luogo che da vivo era più caro al grand'anima,
     	là conducendolo, celebrarono il sacrificio per i morti,

  24 	piazzato sulla pira il valoroso figlio di Śūra, le bellissime
     	quattro mogli lo seguivano salendovi, per andare al mondo del marito,

  25 	su di lui accompagnato dalle quattro donne, il figlio di Pāṇḍu,
     	accendeva il fuoco, con vari profumi e aromi di sandalo,

  26 	quindi un suono si produceva dal fuoco acceso,
     	e anche il rumore delle donne piangenti lì riunite,

  27 	quindi i ministri di Vajra, e i figli dei valorosi vṛṣṇi,
     	e tutte le donne celebrarono il rito funebre di quel grand'anima,

  28 	Phalguna senza staccarsi dal dharma a lui avendo compiuto il giusto,
     	si recava laddove i vṛṣṇi si erano uccisi o toro dei bhārata,

  29 	e avendoli visti caduti nella distruzione, violentemente addolorato
     	divenne il kaurava, e comunque fece il necessario, 

  30 	fece in accordo coi ministri tutte le cerimonie,
     	di quelli uccisi per la maledizione dei brahmani, dalla clave sorte dall'erba,

  31 	quindi entrambi i corpi di Rāma e di Vāsudeva,
     	fatti cercare, da uomini di fiducia li bruciava,

  32 	il pāṇḍava quindi compiute secondo le regole i loro riti funebri,
     	nel settimo giorno, quel migliore dei virtuosi partiva salendo sul carro,
     	e con carri aggiogati a cavalli e anche a buoi, somari e cammelli,

  33 	le donne dei valorosi vṛṣṇi, piangendo piene di dolore,
     	seguivano il figlio di Pāṇḍu, il grand'anima conquista-ricchezze,

  34 	e il cibo per quelli che erano a cavallo e sui carri di andhaka e vṛṣṇi,
     	gli abitanti di città e contado, i vecchi, i bambini e le vedove,
     	partirono tutti mettendosi in coda per ordine del pṛthāde,

  35 	le guide degli elefanti sui pachidermi simili a montagne, 
     	uniti alle guardie supremamente armate, partirono

  36 	e tutti i figli di andhaka e vṛṣṇi di seguito al pṛthāde,
     	poi i brahmani, gli kṣatriya, i vaiśya e gli śūdra con grandi ricchezze,

  37 	e le sedici mila del serraglio di Vāsudeva,
     	con Vajra in testa il nipote del saggio Kṛṣṇa, partirono,

  38 	e le molte migliaia di miriadi e milioni delle
     	donne di bhoja, andhaka e vṛṣṇi, vedove dei mariti seguivano,

  39 	questa schiera di vṛṣni ampia come il mare, quel potente,
     	conduceva, il pṛthāde il migliore sul carro, vincitore di città nemiche,

  40 	e partite quelle genti, allora l'oceano dimora di grandi pesci,
     	rapidamente sommergeva dvārakā piena di gioielli,

  41 	e vedendo quel portento le genti che abitavano dvārakā,
     	più rapidamente procedevano mormorando: “oh crudele fato!”

  42 	e il conquista-ricchezze in belle foreste, su monti e fiumi,
     	risiedendo conduceva le mogli dei vṛṣṇi,

  43 	e quel saggio pieno di risorse, raggiunta la regione dei cinque fiumi,
     	in un luogo ricco di grano, di vacche e altri animali, il potente si accampava,

  44 	allora sorgeva una brama per quelle vedove a dei ladroni,
     	e vedendo le donne condotte dal solo pṛthāde o bhārata,

  45 	allora quei malfattori, con i cuori rapiti dalla brama,
     	gli ābhīra, si consultarono riunendosi tutti orribili a vedersi:

  46 	“ il solo Arjuna da guerriero, vedove, vecchi e bambini,
     	conduce attraversando il nostro territorio, gli altri guerrieri son privi di forze.”

  47 	quindi quei ladroni a migliaia, armati di clave,
     	assalivano le genti dei vṛṣṇi per fare bottino,

  48 	con grandi urla leonine correvano verso la folla,
     	e attaccavano per fare bottino, spinti dal corso del destino, 

  49 	quindi giratosi il kuntīde in fretta col suo seguito,
     	il grandi-braccia Arjuna dceva loro quasi ridendo:

  50 	“tornate indietro o malfattori, se non volete morire,
     	ora dovrete soffrire colpiti dalle mie frecce e uccisi da me.”

  51 	così apostrofati da quel valoroso, ignorando quelle parole,
     	i folli assalivano le genti, pur continuamente respinti,

  52 	allora Arjuna il divino arco il grande gāṇḍīva indistruttibile,
     	cercava di allacciare con una certa fatica,

  53 	e con difficoltà allacciava la corda, mentre vi era il tumultuoso scontro,
     	e pensava allora alle sue armi, ma non le riscordava,

  54 	questo grande peggioramento del valore del suo braccio in battaglia vedendo,
     	si vergognava quindi per la perdita delle sue armi divine,

  55 	e tutti i combattenti dei vṛṣṇi sui carri, su cavalli ed elefanti,
     	non erano in grado di recuperare quella gente era portata via,

  56 	per la grande quantità di donne, che si muovevano qua e là,
     	e il pṛthāde compiva un grande sforzo per proteggere quella gente,

  57 	sotto gli occhi di tutti i combattenti allora alcune molto vogliose
     	da ogni parte venivano portate via, e altre fuggivano,

  58 	allora il pṛthāde, il conquista-ricchezze, con le sue frecce scagliate dal gāṇḍīva, 
     	uccideva i ladroni, molto agitato quel potente assieme ai servi dei vṛṣṇi,

  59 	e in breve le sue frecce andarono esaurite, 
     	un tempo essendo state inesauribili, ora erano esaurite quelle frecce mortali,

  60 	giunta la fine delle sue frecce, soverchiato da dolore e sofferenza,
     	con l'estremità dell'arco allora colpiva i ladroni il figlio del punitore di Pāka,

  61 	e sotto gli occhi del pṛthāde quei barbari afferrate
     	le donne vṛṣṇi e andhaka da ogni parte fuggivano, o Janamejaya,

  62 	il conquista-ricchezze quel potente pensando nel cuore al quel fato,
     	divenne sopraffatto da dolore e sofferenza con grandi sospiri,

  63 	per la perdita delle sue armi, e il decadimento del valore del suo braccio,
     	e per l'inefficacia del suo arco, e la fine delle sue frecce,

  64 	divenne depresso il pṛthāde, pensando:” questo è il fato!”
     	e tornava indietro o re, e diceva:” questo non può essere.”

  65 	quindi quel grande intelletto, raccolto il resto delle donne, 
     	e delle ricchezze portate, attraversava kurukṣetra,

  66 	così conducendo il resto delle donne dei vṛṣṇi rimaste,
     	il kaurava il conquista-ricchezze le faceva risiedere qua e là,

  67 	il pṛthāde lasciava il bimbo del figlio di Hṛdika nella città di mārtikāvata,
     	con le restanti mogli del re dei bhoja, quel migliore degli uomini,

  68 	quindi il pāṇḍava conducendo vecchi, donne e bambini,
     	tutte quelle vedove dei valorosi, le faceva risiedere a śakraprastha,

  69 	la prole di Yuyudhāna, il caro figlio di Sātyaki, lo faceva risiedere
     	lundo la Sarasvatī, quell'anima giusta, con bimbi e vecchi per primi,

  70 	e a Indraprastha quel uccisore di eroi nemici diede il regno a Vajra,
     	le mogli di Akrūra pur trattenute da Vajra si recarono nella foresta,

  71 	Rukmiṇī però, Gāndhārī, Śaibya, e anche Haimavatī
     	e la regina Jāmabavatī, entrarono nel fuoco che tutto possiede,

  72 	Satyabhāmā, e le altre celebrate regine di Kṛṣṇa,
     	entrarono nella foresta o re, intenzionate all'ascesi,

  73 	e gli uomini che abitavano dvārakā seguirono il pṛthāde,
     	e avendoli divisi secondo il merito il conquistatore li consegnava a Vajra,

  74 	Arjuna compiuto il necessario, pieno di lacrime,
     	andava a trovare Kṛṣṇa il dvaipāyana che risiedeva nel suo āśrama.
     


                              IX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	entrando Arjuna o re, nell'āśrama di quel sincero-parlante,
     	scorgeva quel muni figlio di Satyavatī seduto da solo,

   2 	e raggiunto quel sapiente del dharma si prostrava al grande nei voti,
     	“sono Arjuna.” salutandolo gli faceva sapere allora, 

   3 	“benvenuto sia a te.” rispondeva il muni filio di Satyavatī
     	e quel grande muni dall'anima pacificata gli diceva: “siediti.”

   4 	e Vyāsa vedendo il pṛthāde, triste e che sospirava continuamente,
     	con animo depresso, gli diceva questo:

   5 	“ ti sei unito ad una donna impura, o hai ucciso un brahmano,
     	oppure sei stato sconfitto in battaglia? tu appari privo di splendore,

   6 	non ti riconosco in alcun modo o migliore dei bhārata,
     	se posso udirlo o pṛthāde tu velocemente mi devi erudire.”

   7 	Arjuna disse:
     	“ il bellissimo, dal corpo di nuvola dai larghi occhi di loto,
     	Kṛṣṇa assieme a Rāma, lasciando il suo corpo è salito in cielo,

   8 	una distruzione dei valorosi vṛṣṇi con le clave, nata da malezione brahmanica,
     	da far rizzare i capelli vi è stata a prabhāsa, che ha sterminato quei valorosi,

   9 	quei prodi, grandi anime, fortissimi, dall'orgoglio leonino, che furono
     	bhoja, vṛṣṇi e andhaka o brahmano, reciprocamente in lotta si uccisero,

  10 	con le loro braccia d'acciaio, capaci si resistere a mazze di ferro e lance,
     	si sono uccisi con dei fili d'erba, guarda il corso del destino,

  11 	cinquecentomila di quei larghi-braccia sono morti,
     	sopraggiunta la loro fine, scontrandosi reciprocamente,

  12 	e ancora non riesco a sopportare la morte di costoro dall'infinito splendore,
     	quando penso agli yadu e al gloriosissimo Kṛṣṇa,

  13 	come il seccarsi del mare, o come il muoversi dei monti,
     	o come la caduta del firmamento, o come il gelarsi del fuoco,

  14 	è incredibile, io ritengo la distruzione del possessore dell'arco śārṅga,
     	io non voglio rimanere qui in un mondo privo di Kṛṣṇa,

  15 	e inoltre un altro fatto più grave ascolta o ricco in tapas,
     	il mio cuore va in pezzi a pensare anche un momento solo,

  16 	che sotto i miei occhi, le mogli dei vṛṣṇi a migliaia o brahmano,
     	sono state rapite dagli ābhīra abitanti i cinque-fiumi, scendendo in battaglia,

  17 	preso l'arco là io non ero in grado di tenderlo
     	come un tempo, non vi era più la stessa forza nelle mie braccia,

  18 	e le mie varie armi sono sparite o grande muni,
     	e le frecce sono al fine terminate in un lampo completamente.

  19 	e l'uomo dall'anima incomparabile, armato di conchiglia, disco, e mazza,
     	con le sue quattro braccia e la veste gialla, scuro, coi suoi occhi di loto,

  20 	dal grandissimo splendore che un tempo conduceva il mio carro, 
     	che bruciava gli eserciti nemici, costui io ora non lo vedo più,

  21 	per la sua energia un tempo gli eserciti nemici furono bruciati,
     	ed io in seguito li finivo con le frecce scagliate dal gāṇḍīva,

  22 	non vedendolo più io sprofondo e mi agito o virtuoso,
     	con la mente depressa, e non trovo pace,

  23 	senza il valoroso Janārdana io non posso vivere,
     	udendo che Viṣṇu è morto, anche i luoghi si confondono,

  24 	avendo perduto il valoroso parente io mi aggiro nel vuoto,
     	tu sei in grado o signore di mostrarmi il meglio o virtuoso.”

  25 	Vyāsa disse:
     	“ i grandi guerrieri vṛṣṇi e andhaka bruciati dalla maledizione brahmanica,
     	sono andati distrutti o tigre dei kuru, tu non devi dolertene,

  26 	così doveva essere, questo era il destino delle grandi anime,
     	e riguarda anche il dipartire dell'amico Kṛṣṇa, 

  27 	anche se Kṛṣṇa sostiene l'intero trimundio con mobili e immobili,
     	che altro si può fare di fronte alla maledizione dei saggi?

  28 	lui dalla mazza e disco, che un tempo guidava il tuo carro, 
     	per affetto verso di te, Vāsudeva è l'antico ṛṣi dalle quattro braccia,

  29 	fatta la sua sparizione dalla terra quel larghi-occhi,
     	liberandosi dal mondo ha raggiunto la sua suprema sede,

  30 	tu quaggiù hai compiuto la grande impresa degli dèi o toro fra gli uomini,
     	compiuta con l'aiuto di Bhīma e dei gemelli o grandi-braccia,

  31 	io credo che voi avete concluso quanto si doveva compiere o toro dei kuru,
     	è giunto il momento della partenza, questo è il meglio io ritengo,

  32 	forza, intelligenza, energia e conoscenza o bhārata,
     	esistono nei tempi del proprio inizio, e decadono in seguito,

  33 	il tempo è la radice di tutto, è il seme dell'universo o conquista-ricchezze, 
     	e il tempo di nuovo tutto porta via di sua iniziativa,

  34 	e chi era forte di nuovo diviene debole,
     	e fattosi signore quaggiù da altri ancora è comandato,

  35 	compiuto il loro scopo le armi sono ora tornate donde sono venute,
     	e di nuovo torneranno in tua mano quanto il momento verrà,

  36 	il tempo di raggiungere la meta è davanti a voi o bhārata,
     	questo io ritengo il supremo bene per voi o toro dei bhārata.”

  37 	assentendo alle parole di Vyāsa dall'infinito splendore, 
     	col suo permesso il pṛthāde partiva verso la città degli elefanti,

  38 	ed entrato in città il valoroso, e avendo raggiunto Yudhiṣṭhira,
     	gli riferiva quanto era accaduto alle genti vṛṣṇi e andhaka.