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Suore della Provvidenza Le Suore della Provvidenza, ascoltano il
grido dei poveri, si fanno presenti in Bolivia affinché coloro
che non hanno voce si sentano ascoltati e accolti dalla paterna
Provvidenza di Dio.
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Paese tipico andino nel
comprensorio della missione di Chivimarca L’aridità del paesaggio fa ben comprendere quali
possono essere i problemi delle popolazioni che abitano in questi luoghi
UNA GIORNATA NELLA MISSIONE
DI CHIVIMARCA
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Hermanas de la Providencia Casilla 4478 COCHABAMBA tel. 00591/4/236871 fax 00591/4/238960 Comunità di Cochabamba Centro di salute con annessa
mensa per bambini e Internato per adolescenti e
giovani Animazione liturgico-pastorale, catechetica… E Comunità di Formazione |
Hermanas de la Providencia Paroquia San Carlos Casilla 463 SANTA
CRUZ tel.
00591/323/1104 Comunità di San Carlos Centro di riabilitazione
nutrizionale e promozione della salute e della
pastorale della carità; animazione liturgico-pastorale |
Hermanas de la Providencia Calle
Coro Coro, 124 Casilla 25075 EL ALTO (la Paz) tel.
00591/2/806200 Comunità di El
Alto Animazione liturgico-pastorale, catechetica,
familiare… |
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Hermanas
de la Providencia Chivimarca Casilla 4478 COCHABAMBA Comunità di Chivimarca Centro di promozione educativa e pastorale |
S. Luigi
Scrosoppi |
Nell’angolo più remoto del dipartimento di Cochabamba in provincia di Tapacari, sulla Cordigliera delle Ande, a 3600 metri sul
livello del mare, si trova il villaggio di Chivimarca, una delle 26 comunità di campesinos del
Cantone Leque. Qui siamo arrivate anche noi, suore della Provvidenza di S. Luigi
Scrosoppi. Ci siamo provvedute di una piccola casa per abitazione, e,
accanto, abbiamo aperto un ambulatorio, un centro per la promozione umana, e un
convitto per quegli adolescenti di ambo i sessi che
vogliono continuare a studiare. Siamo tre
suore in tutto e prestiamo servizio
pastorale e sociale non solo a Chivimarca, ma a
tutte le 26 comunità del Cantone, che complessivamente comprendono
circa 4000 persone e sono sparse su un territorio di 280 Km2.
La nostra
giornata è
colma d’impegni, e si svolge precisamente così:
Alzata di buon mattino
e... preghiera. Senza di quella sarebbe impossibile vedere nel prossimo il
volto di Cristo, impossibile sopportare contrattempi, stanchezza, contrarietà,
impossibile essere le figlie di padre Luigi Scrosoppi, che ci ha lasciato
questo testamento: “Carità, carità, salvare le anime e salvarle con la carità”.
Ma presto, è l’ora della sveglia per i ragazzi. Devono prepararsi per andare a scuola. Per fortuna sono tanto servizievoli e ubbidienti. Dopo la colazione e il riordino di tutti gli ambienti del collegio, sono pronti per la catechesi del mattino. Oh, no, la suora non fa fatica a riunirli. Essi stessi desiderano conoscere Dio nostro Padre, e il vangelo di Gesù nostro Salvatore. Sentono che la conoscenza di queste verità e la preghiera sono necessarie per vivere bene la loro giornata. Sono ragazzi responsabili e riconoscenti a Dio, che concede loro cibo e scuola.
Suore e laiche in
abiti locali Il lavoro di alfabetizzazione con donne e
ragazze boliviane Bambini nella
missione Bambini
denutriti al Centro S. Luigi Scrosoppi
(adozioni a distanza) Bambini denutriti
adottati a distanza: al momento dell’accoglienza al Centro di
ricupero nutrizionale, e dopo. |
Ogni tanto qualcuno chiama: accorre una suora in ambulatorio. E’ questo uno dei servizi più importanti che offriamo alla popolazione. La gente vi può accedere a tutte le ore del giorno e, per le urgenze, siamo disponibili sempre, anche la notte e la domenica. Non c’è medico. Dovrebbe venire una volta la settimana, ma non si vede mai. Le motivazioni sono varie: le strade inagibili, le piogge frequenti, ecc. Così dobbiamo fungere ora da infermiere, ora da medico, ora da chirurgo e da specialiste in tutto. Facciamo del nostro meglio coi medicinali
offerti dalla carità. Curiamo tutti,
ma specialmente i bambini, le cui
malattie sono quasi sempre dovute a mancanza di
igiene (infezioni) e a denutrizione ( il 75% dei bambini nasce denutrito). La denutrizione tuttavia è comune a
tutti, e ne soffrono in particolare bambini e
anziani. Una malattia difficile, cui dobbiamo far
fronte, è un’infezione che viene contratta dagli uomini nelle regioni calde
dei tropici, dove vanno a lavorare. Abituati ai climi freddi non sopportano
la puntura di certi insetti e ritornano pieni di piaghe infette e purulente. Ma quell’ambulatorio ha altre mansioni, del tutto particolari. E’ il pronto soccorso per mille urgenze: si è arenato un camion e serve
un cacciavite per aggiustarlo: si va di corsa all’ambulatorio; si rompe un
tubo di acqua: vengono a chiedere la chiave inglese;
cercano da noi corde, cavi, pompe per bicicletta, ecc.ecc. Cerchiamo di essere sempre lì, sempre disponibili ad ogni richiamo.. Partiti i
ragazzi, bisogna provvedere al pranzo.
La sera precedente, dopo il gioco e il sollievo, tutti ci eravamo
dati da fare, ragazzi e suore, per preparare gli ingredienti necessari, e il
lavoro è così alleggerito. Con l’aiuto di due donne, viene
preparato un menu prelibato: minestrone come prima portata, poi pastasciutta
o risotto con carne o pesce, come secondo. Il tutto accompagnato con verdure
(cerchiamo di convincerli a nutrirsi di esse anche
se non sono abituati) e patate. La sera avranno ancora minestrone e berranno
una tazza di latte con le patate. Il pane è riservato per la colazione. Com’è
bello vederli a tavola! Tutto è buono, i capricci sono impensabili per chi sa
che le proprie famiglie non possono avere tanto...e ringraziano Dio di quell’abbondanza. Un altro lavoro che c’impegna saltuariamente, ma
a fondo.
è l’adozione
a distanza. Una volta al mese, la casa è piena
di famiglie con i loro bambini. Da tener presente che quando arrivano da
lontano sia gli ammalati per una visita in ambulatorio, sia le famiglie con
tutti i bambini per l’incontro mensile, bisogna provvedere, oltre il cibo,
anche l’ospitalità durante la notte. Adoperiamo in un modo tutto particolare l’iniziativa per l’adozione a distanza. Lì tutti i bambini sono adottati allo stesso modo, perché tutti i bambini sono fratelli, essendo figli di Dio. Gli aiuti che arrivano, vengono dispensati in parti uguali, e in generi alimentari o altro, a tutte le famiglie, secondo il numero dei figli. Approfittiamo di quell’incontro, per dare indicazioni igieniche, di prevenzione contro le malattie e alcune nozioni di pedagogia. Pesiamo i bambini, per renderci conto se quanto è stato dato è stato sufficiente ed è servito per loro. Organizziamo anche momenti di formazione religiosa e di preghiera. Tutti ripartono felici. Peccato che quanto diamo sia insufficiente per sopperire a tutti i loro bisogni, e per questo chiediamo, per amor di Dio, a quanti possono, di diventare famiglie adottive dei nostri bambini. Dio ricompenserà in maniera mille volte più vasta. Il pomeriggio, dopo il pranzo, i nostri
ragazzi rientrano a scuola. Tra le
materie d’obbligo ci sono anche attività
professionali come falegnameria, meccanica, ecc. Noi offriamo alla scuola
pubblica i nostri laboratori, per cui, durante la
giornata, si susseguono all’aperto e sotto una tettoia ( per ora i capannoni
sono solo in progetto) le varie classi, accompagnate dagli insegnanti. I
ragazzi sono molto impegnati: hanno un gran desiderio di imparare e sono
ricchi d’interessi, le ragazze un po’ meno. La sera, dopo la cena, i ragazzi giocano in cortile e nel campo di
palla canestro. Quindi c’è l’adunata per i piccoli
servizi per il giorno dopo. E quanti canti, quanta
allegria! E’ un aspetto caratteristico
degli Aimara la gioia del canto e della danza. Avessimo strumenti musicali! I maestri di musica non
servono, essi sono capaci di essere autodidatti in
questo campo! La notte ci trova tutti
stanchi, ma felici. Ci resta, prima del riposo, solo di ringraziare il
Signore per quella giornata, e di chiedergli di poter essere buoni cristiani,
come vuole Lui. Ma la notte sarà tranquilla per tutti? Lo speriamo,
anche se noi suore rimaniamo disponibili per le urgenze, e ci assegniamo i
turni per un eventuale servizio. Proprio com’è successo tempo fa. E’ andata così: alle 3.45 del mattino, qualcuno bussa con violenza
alla porta. C’è sicuramente qualcosa d’insolito e di grave. Alcuni uomini avvisano che, a quattro chilometri di distanza, c’è
un grave incidente: un camion è in
bilico su un burrone, si è capovolto, travolgendo sotto i sacchi di patate, che
sono precipitati; un passeggero è morto; gli altri sono feriti e
terrorizzati. Corriamo con la jeep e i primi medicamenti. Prestiamo i
primi soccorsi, chiamiamo con la radio trasmittente l’autoambulanza del
centro medico più vicino, per trasportare una donna, la moglie del defunto,
che sembra più colpita degli altri. Mentre
aspettiamo, ci guardiamo attorno: ci sono delle donne accovacciate a terra e
avvolte nel loro aguaio (mantello) che le copre
completamente e le fanno sembrare, nella penombra, dei coni dalla punta
arrotondata. Sono venute in segno di solidarietà a far compagnia a quelli che
soffrono. L’autista è disperato: anche la sua vita è rovinata. Ha perso il
camion e dovrà lavorare per anni per pagare il danno alla famiglia del morto.
Invitiamo tutti a pregare per il defunto. Ripartita l’autoambulanza,
accompagniamo in paese la gente, cerchiamo di
confortare come possiamo, e la gente ci dimostra tanta gratitudine. Ma è già mattino, e le occupazioni della giornata
urgono. Con nel cuore ancora l’angoscia di quella
disgrazia, ci affrettiamo ad occuparci dei ragazzi. La vita riprende. Il
Signore provveda a tutti, ma specialmente a quelli
che sono nel dolore. S. Carlos: Centro di riabilitazione nutrizionale Una suore della Provvidenza che documenta il lavoro che
prosegue al Centro, così si esprime: “Tante famiglie già
da anni animano e sostengono il progetto dell’adozione a distanza di questi
bambini, progetto che continuamente
alimenta quella…”cassaforte” preziosa che ci permette di essere Provvidenza per tanti bambini bisognosi di amore
e di solidarietà”. Il Centro di riabilitazione
nutrizionale, che è intitolato a S. Luigi Scrosoppi, è un servizio
in favore della vita, in tanti casi si tratta proprio di intervenire per la
sopravvivenza dei bambini accolti. Dal lontano 12/4/1989, il Centro ha ospitato più di 1600 bambini, senza contare quelli che hanno
avuto bisogno di rientro. La suora racconta: “La situazione
economica, anche se si sono avvicendate tante persone sulla scena
politica, non è molto cambiata da quando si individuò
in San Carlos , Santa Cruz
de la Sierra, nostro primo luogo di servizio in Bolivia, la piaga della
denutrizione che colpisce una delle fasce più fragili della popolazione: i
bambini entro i due primi anni di vita. Le statistiche attuali ci
dicono che in Bolivia, Paese con una popolazione di circa 8 milioni di abitanti, 33 bambini muoiono ogni giorno per
denutrizione ( da “Opiniòn” Quotidiano di Cochabamba
del 10/10/2002). Di questo
però, della denutrizione , se ne parla molto poco e
solo in alcune occasioni. Si dice che fra i Paesi del Centro America e
America Latina, la Bolivia sia al 2° posto per tale problematica. Il sistema previsto per
l’organizzazione della salute nazionale parla molto di prevenzione, però
ancora non ci siamo e viviamo la necessità di fare qualcosa per l’emergente,
per l’urgente, per quella che noi chiamiamo ancora “ V I T A”, sebbene le
creature che alcune volte arrivano da noi sembra proprio che di vita ne abbiano ben poca. E per recuperare la vita di un bimbo
denutrito i costi rimangono ancora molto alti e il tempo richiesto è anche
lungo, fattori spesso scoraggianti perchè
l’ambiente è povero per cui è facile… lasciar
morire. Un bimbo con MARASMA ( magrezza estrema, ci sono creature che ad un
anno, un anno e mezzo pesano 5-6 Kg.) richiede un tempo minimo di cure di 3 mesi, mentre il ricovero di un bimbo
con KWASHIORKOR (il bimbo si presente molto gonfio, non gli manca peso ma spesso
sembra un grande ustionato) pur avendo un tempo iniziale molto grave, si
riprende in tempi più brevi. Fra i primi, molti soni i
candidati alla tubercolosi. La Prefettura dipartimentale di Santa Cruz assegna un quota
giornaliera di 4 Boliviani ( poco più di I/2 $) per 40 bambini. ( Un
Kg. di riso o di pasta costa 4 boliviani, un litro di latte costa 2b o
2,50). Il costo del recupero di un
bambino è di circa 5-600 euro poiché dobbiamo
collaborare anche alle spese ospedaliere previe al ricovero nel Centro. Alle
famiglie di origine dei bambini accolti si richiede
un po’ di collaborazione che è sempre
faticosa poiché sono in genere numerose o comunque di scarse possibilità
economiche. Una famiglia non conta un reddito superiore ai 50-70$ mensili. Possiamo accogliere fino a 50
bambini; attualmente rimane qualche lettino
vuoto però, nell’anno passato, s’è dovuto creare nuovo posto per nuovi arrivati; si è
raggiunta una punta di 64 bambini ospitati! Come abbiamo fatto? Come P. Luigi
che faceva mettere l’ultima arrivata nella cesta della biancheria! In questo momento si sta
cercando di riorganizzare il personale che lavora con noi al Centro
anche dal punto di vista assicurativo e siamo sicure che la Provvidenza ci
accompagnerà, attraverso l’aiuto delle associazioni che volontariamente vorranno darci una mano a pagare queste persone. I laici
che ci aiutano a portare avanti questo servizio
è gente bisognosa di guadagnare e
assicurare pane e dignità alla propria famiglia. Una nota che può
interessare: fra il personale, 34-36 persone assunte, tutte sono donne (tale numero è necessario
per coprire le 24 ore per tutti i servizi necessari); inoltre 4-5 all’anno restano a casa per maternità. E’ anche questo un
aspetto della vita da amare e
salvaguardare. La Provvidenza, che sempre ha
“avvolto“ questa nostra presenza in mezzo alla nostra gente, continuerà a
farlo e questa esperienza di Provvidenza amorosa e costante la auguriamo a tutti quelli che hanno contribuito e seguono
la nostra attività e, assieme a noi, continuano a donare Vita! Padre Luigi,
che ha animato tanta carità, sostenga l’impegno di
tutti noi”.
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