Il titolo dell'opera non deve meravigliare: abbiamo messo le località, secondo il criterio affiorato dalla nostra ricostruzione storica: Induno è vissuto con Malvaglio; Padregnano è cresciuto a Robecchetto. Il comune di Robecchetto con Induno (d'ora in poi RcI) è formato dalle località di Malvaglio, Induno, Guado, Padregnano, Padregnana, ma nei tempi passati la maggior parte di queste località ebbe una propria autonomia e divenne comune rurale. Per quanto riguarda la toponomastica locale - lo studio dei nomi di luoghi - ci è stato d'aiuto per ricondurci alla remota matrice celtica degli abitatori di queste contrade. Diverse sono anche le parole rimaste in uso nel mondo contadino locale che rimandano al substrato celtico: brugh (erica), magiustra (fragola), brenta. Al toponimo Robecchetto alcuni autori attribuiscono il carattere celtico, indicando in tale lingua una grande strada rotabile (raud), mentre chiarissima e la derivazione del toponimo Induno dal suffisso celtico -dunon, che nell'antica lingua nordica significa "luogo fortificato".
Per Padregnano la lettura del toponimo è più complessa: oltre al classico Paternianum (fondo avuto in eredità dal padre) di derivazione romana, va tenuta presenta anche una curiosa corrispondenza rilevata da Oleg Zastrow a Bellano dove una strada che conduceva alla chiesa di S. Nicolao era denominata Pradegiano. Questo toponimo appare denso di suggestioni pagane richiamando alla memoria il culto di Giano bifronte.
Per Malvaglio la tradizione racconta di tre coppie di giovani sposi che, in un radioso mattino di un lontano aprile, si giurarono eterno amore sull'altare dell'antichissima chiesa di S. Vittore. Compiuto il rito sacro si recarono nella parte del territorio dove il suolo degrada dolcemente verso il fiume Ticino, le cui acque scorrevano dolci e cristalline nei giorni di magra, spumeggianti e minacciose in quelli di piena. Trillavano gli uccelli delle più svariate specie così da formare una vera musica nella valle alberata e verde. Le coppie, felici, alzando i loro sguardi e girandoli per l'ampio spazio che si apriva dinanzi a loro videro lunghi lati di meli in fiore e proruppero nella esclamazione: Malum vallis, la valle dei meli. Lo sposo della prima coppia contava nella sua famiglia diciotto fratelli e numerose sorelle e quasi lo stesso le altre due coppie. Nella terra che da secoli e Malvaglio fissarono la loro dimora e vissero felici e contenti. Così dice la leggenda che si tramanda di generazione in generazione.
Abbiamo voluto dedicare molte pagine ai morti ed agli emigranti perchè pensiamo che la storia di un "paese" debba raccogliere la memoria di tutti coloro che vissero sentendo quello che scrisse Cesare Pavese: <<Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti>>.