Piccola, tigrina, furastica e intelligentissima, costituiva il regalo per le mie nozze da parte di mia sorella. Fu amore a prima vista. Poichè era impossibile tenerla tutto il giorno in casa, e disponendo io allora di un grande giardino, Patatina scorrazzava per il prato in continuazione, costituendo, piccola come era, il terrore di tutti i malcapitati gatti che finivano sul suo territorio. Poi, ogni sera, esattamente alla stessa ora, bussava alla stessa finestra di casa, per mangiare e poi dormire accoccolata a me. Io l'accoglievo sempre con grande gioia. Patatina non amava le porte chiuse, e , per quel poco che stava a casa, con un semplice precisissimo balzetto sulla maniglia interessata, entrava ovunque volesse. Patatina, sorprendentemente svelta in tutto, rimase incinta ancora molto piccola. Sospettai il misfatto, una sera che rientrò dalla porta-finestra, e non dalla solita finestra dopo aver bussato, seguita da una manciata di gatti sporchi di basso bordo. Allora sembrò calmarsi un pochino, ma la poverina abortì pochi giorni dopo con mio grande dispiacere. Si riprese subito, e tornò l'adorabile diavoletto a righe che io amavo. Un giorno di agosto mi dovetti allontanare da casa per un breve periodo, lasciando la casa e la tigrina, o meglio le sviscerate abitudini della tigrina, in balia della donna che allora una volta a settimana veniva a darmi una mano nelle pulizie. Le due, gatta e donna, si odiavano al punto che la prima tendeva un agguato alla seconda, dall'alto della libreria, ogniqualvolta ne intuiva l'arrivo: la donna allora mi chiamava terrorizzata affinchè io la salvassi dall'assalto. Quel che succedeva in mia assenza, non mi è dato sapere. Fatto sta che in quei giorni di quel torrido agosto, Patatina, probabilmente sentitasi tradita e delusa dalla mia dipartita e dal mancato rispetto delle sue proverbiali abitudini, scelse la libertà scomparendo per sempre. O almeno così, ancora oggi che sono passati tanti anni, amo credere.