Certe considerazioni si fanno sempre con molta amarezza nel cuore. Si vorrebbe non doverle mai fare! Così come si parla malvolentieri di una malattia che si sa essere incurabile! Dobbiamo, però, avere anche il coraggio di essere logici, se non vogliamo aggiungere alla gravità del male anche quello dell'incoscienza. Non parlare di un male, lo dice la logica, non basta certo a farlo sparire! Al contrario, prendendone coscienza si può anche sperare di trovare un rimedio.
I danni prodotti da una carente organizzazione e da scelte errate in certi interventi possono essere molto gravi. Essi ricadono inevitabilmente sui diretti interessati, che sono:
*l'immobile
*il committente
*la ditta esecutrice
*il professionista.
Probabilmente il danno maggiore lo riceve proprio il più indifeso: l'immobile, che non ha nessuna possibilità di lamentarsi.
Un immobile danneggiato perde il suo valore, viene deturpato, perde la sua identità, spesso viene cancellato, con tutti i suoi pregi, i suoi contenuti, ecc.
E' una terribile legge di natura: dove manca la civiltà chi paga per gli errori di tutti è sempre il più debole!
Non dimentichiamo, però, che la violenza subita da un immobile viene spesso testimoniata dalla realtà circostante, dai documenti che esistono, dai segni che l'immobile stesso porta su di sè.
Molti mostrano di avere attenzione nei confronti del patrimonio edilizio per pura demagogia; per far crescere, cioè, il consenso popolare intorno alla propria persona. Ciò implica atteggiamenti e scelte puramente egoistiche ed illogiche dal punto di vista sociale; l'obiettivo diventa il proprio potere, da ottenere a qualsiasi costo; spesso con la complicità di chi dovrebbe vigilare. Ha colpa chi calpesta le leggi a danno dell'etica e della collettività, ma ha colpa anche chi non denuncia il fatto; purtroppo, la mancanza di una coscienza sociale e di un senso civico porta molti individui ad essere "assenti", spettatori inerti e passivi, non motivati da nessuna passione; al contrario, spesso disponibili al compromesso, se questo può produrre qualche vantaggio, anche minimo, alla propria persona.
Intervenire con critiche e con giudizi talvolta comporta il porsi in cattiva luce nei confronti di certi potenti; il cittadino che teme delle ritorsioni, di vario tipo, chiaramente viene scoraggiato e non capisce perchè dovrebbe rischiare in prima persona quando tutti gli altri si pongono "al sicuro"; inimicarsi "i potenti" può essere pericoloso; il bonsenso suggerisce di non interferire.
Per comprendere la meccanica di tutto ciò occorre analizzare le caratteristiche politiche, economiche, culturali, civiche del paese.
Molti cittadini sono già contenti perchè si sentono "liberi di mugugnare"; il cittadino sa che se sbaglia deve pagare, mentre se sbagliano gli altri egli può "mugugnare"!
Tutto ciò è legato alla coscienza che l'individuo ha della propria realtà; della proprietà; del proprio ambiente; della società; del mondo che lo circonda. In altre parole, è fondamentale la coscienza che l'individuo ha del proprio essere, dei propri confini, dell'universo che ha intorno.
Qualcuno pensa che tutto ciò che è fuori di casa sua non gli appartiene; qualcun altro non ha addirittura una casa e pensa che nulla gli appartenga, e così via...
D'altra parte, come si può pretendere qualcosa in termini di civiltà da chi ha la consapevolezza di non possedere assolutamente nulla?
Abbiamo fin qui analizzato come un immobile può subire danni sotto gli occhi di tutti senza che nessuno si senta offeso nei suoi valori personali. Ma un intervento edilizio errato arreca danni anche al committente; egli può trovarsi per motivi vari a fare scelte sbagliate per il proprio immobile.
Le cause più frequenti sono: il professionista incompetente o disonesto, il progetto inadeguato all'immobile, la carenza culturale generale o relativa all'immobile in questione, il tentativo esasperato di risparmiare, l'impresa esecutrice inesperta o disonesta, la volontà di fare operazioni fortemente speculative, i materiali incompatibili con le esigenze dell'immobile.
Alla fine, l'intervento può risultare distruttivo nei confronti dell'immobile, e caratterizzato da grande spreco di denaro. Chi subisce danni di questo genere è tentato poi di rifarsi in qualche modo, di recuperare quanto possibile, trasferendo su qualcun altro il peso negativo della sua esperienza.
In altre parole, si innesca un processo per il quale "il male" di origine "individuale" comincia a diffondersi nel sociale, sviluppandosi e dilagando.
La coscienza di ciascuno si giustifica pensando alla "legittima difesa"; non importa la vera origine del male; la cosa grave è che il male avanza, devastando!
Ancora una volta, si vede che il recupero edilizio è legato al recupero della coscienza civica, dell'etica, della verità.
Interventi eseguiti con negligenza producono danni anche all'impresa esecutrice; essa danneggia in tal modo la sua reputazione, diffonde un'immagine negativa di se stessa, viene evitata metodicamente da chi pretende delle buone esecuzioni; alla fine si trova ad operare solo in ambienti squalificati. Incomincia per essa la crisi di lavoro, la crisi economica, il degrado organizzativo, l'instabilità aziendale; si può evidentemente giungere al crollo. Per evitare ciò, spesso si accettano compromessi umilianti e degradanti.
E' evidente, quindi, che un'impresa dovrebbe avere tutto l'interesse a cercare di operare nel migliore dei modi.
Infine, lo stesso professionista può danneggiare gravemente la propria immagine, se non s'impegna a realizzare lavori nel rispetto delle "regole d'arte". La sua preparazione deve essere sufficiente ad affrontare i vari problemi; altrimenti, è bene che continui umilmente i suoi studi, completandola e perfezionandola.
Egli non può illudersi del fatto che tutti i suoi lavori passino sotto gli occhi di osservatori incapaci di giudicare; al contrario, qualcuno è addirittura in grado di risalire alla sua personalità solo guardando le sue opere! "Dimmi come lavori e che cosa hai fatto...ti dirò chi sei!".
Lavorare male, metodicamente male, può costringerlo ad operare ai margini della qualità, con clienti ed imprese che possono solo ostacolare anzichè favorire la sua crescita e la sua stabilità professionale.