Oggiogno...l'uomo incontra la natura

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Intervista di Vito Iacono a Renato Diaceri.

Se pensiamo a quanti momenti della giornata riusciamo a vivere con coscienza reale di ciò che stiamo facendo, ci accorgiamo che molto del nostro tempo viene consumato con distrazione, con abitudine, con assenza di spirito. E' doloroso costatare ciò, perchè poi, in certi momenti di coscienza profonda, ci sentiamo come privati di qualcosa...sentiamo che qualcosa ci è sfuggito!
Sì, in effetti, qualcosa ci è sfuggito! Forse abbiamo inseguito dei fantasmi pensando che fossero l'immagine del nostro desiderio. Amaramente ci ripieghiamo su noi stessi, gonfiamo il petto per reagire ed infonderci coraggio, ripartiamo con un tuffo nell'incoscienza!
Amaro, amaro destino qualche volta! Poi cerchiamo gli alibi, perdendo anche l'occasione per scoprire le ragioni. Rinunciamo alla chiarezza e ci perdiamo nella nebbia dei nostri sentimenti.
Vi è tempesta e non s'intravede il sereno speriamo nel miracolo ...ma non ci crediamo. Spingiamo la nostra coscienza verso il nulla, sperando che il destino abbia pietà di noi. E noi...? Noi siamo come paralizzati...siamo bloccati dalle nostre stesse abitudini, dalla nostra cultura, dalla nostra povera storia, che non riesce a spingerci oltre gli stati dell'incoscienza. Spesso rinunciamo a capire, a pensare, a godere...rinunciamo a vivere! Siamo malati, malati di insensibilità e pensiamo, speriamo che qualcuno, più malato di noi, possa curarci.
Poi cerchiamo le cose forti, quelle che dovrebbero sostituire il grande assente: la coscienza dell'essere! Abbiamo bisogno di inventarci i valori, gli eroi ed i supereroi, dobbiamo credere nel mago e nell'artista, poi ci vuole il critico d'arte ed il fesso che paga fior di quattrini per possedere la cianfrusaglia o il nulla. E intanto... tutto il resto sfugge e l'esistenza si consuma nella foschia della coscienza. Leggiamo di meravigliosi tramonti o di appassionati abbracci d'amore, diamo un volto ai nostri fantasmi, ma non sentiamo nulla, non sappiamo vivere le nostre emozioni...preferiamo cercare di vivere quelle altrui. Si potrebbe parlare di dramma di una vita consumata per nulla.
Sono questi i pensieri che ho in mente mentre accompagno Renato, un amico che per me è un fratello, se fratello vale più che amico. Ci stiamo accompagnando perchè ho avuto l'incarico di fargli un'intervista. Siamo venuti qui perchè è di questo posto che bisogna parlare. Ma mi ha visto assorto...mi conosce bene...molto bene...sa che se non parlo sto vivendo qualcosa di profondo; lo vedo che con religioso e rispettoso silenzio non turba le mie riflessioni. Ogni tanto lo guardo e intuisco che anche lui è impegnato con la mente.
Noi abbiamo questa abitudine... di camminare qualche volta con passo calmo e mente serena...sappiamo non disturbarci! In questi luoghi sento che potrei stare indefinitamente, qui il tempo si ferma...resta il cielo, resta il lago, restano le pietre cariche di storia! Oggiogno è un paesino così. Se non si ha un pizzico di tendenza all'esplorazione si rischia di passarci sotto con l'auto, sopra con gli aerei o con gli elicotteri senza vedere nulla. Eppure...qui non c'è il nulla! Qui c'è il silenzio...quel silenzio che parla...quel silenzio che fa parlare la coscienza! Sembra di essere su un'isola. Sembra di vivere su un frammento di storia. Ora si spiega anche perchè chi viene qui resta come prigioniero, incapace di fuggire, condannato a godersi una serenità nuova, profonda. Ecco perchè qui domina l'armonia, il rispetto, la semplicità, potremmo dire l'unità: qui l'essere umano si è fuso con la natura! E non si può non sentirlo!
Se si ha il coraggio di passeggiarci come stiamo facendo noi...l'animo sente la prepotenza dello spirito che domina. Non uno spirito di questi giorni. E' qualcosa che viene dal passato, qualcosa che ha radici profonde, qualcosa che non può essere scacciato. Viverci ed innamorarsi è una cosa sola. L'amante, l'ardente amante è lo spirito del luogo, lo spirito che discende da una natura semplice. I muri, le strade, la geometria del paese raccontano una storia semplice, ma profonda, un momento nel quale l'infinito si diffonde nella natura. Vivere qui significa farsi contaminare da questo sentimento, farsi avvolgere. Ecco perchè era necessario venire qui...bisognava respirare quest'aria, bisognava calpestare questi sassi, bisognava sentire l'armonia creata dall'uomo attraverso il sentimento più puro della necessità...qui l'essere umano e la natura si sono amati...si sono profondamente amati!
Ora mi sento pronto! So che posso uscire da questo stato di profondo sentire senza spezzare l'incanto di ciò che sto vivendo. Ora posso fare le prime domande a Renato. Devo spezzare questo silenzio ma...so che quanto diremo completerà l'armonia! Non vi è urto, nè contrasto...nè violenza! Continuare è facile...è bello!
d-Renato, ho notato in alcuni momenti come guardavi le strade, i muri e le case di questo paese. Conoscendoti immagino che i tuoi sentimenti non debbano essere molto dissimili dai miei. Vorrei farti qualche domanda. So che sei interessato a dare un'occhiata dal punto di vista urbanistico ad Oggiogno. Così...a prima vista...che impressione ti fa questo paesino?
r-E' un pò difficile risponderti, perchè a questo punto l'impressione di prima vista è proprio svanita. A forza di camminarci dentro, di dare occhiate a destra e manca, di respirare quest'aria, devo dire la verità: la prima impressione quasi non esiste più! Voglio, comunque, fare uno sforzo. Diciamo che salendo fin quassù hai la sensazione di andare a trovare uno dei tanti paesini presenti nella zona, un pò arroccati fra il cielo ed il lago...e cerchi di capire come potessero per secoli accontentarsi di un gruppo di case che sicuramente raggiungevano a fatica, salendo da lago, dal momento che - non dimentichiamolo - le auto, l'asfalto e tutto il resto è roba piuttosto recente. Oggi uno che viene dalla grande città, o anche solo dalla città, probabilmente si sentirebbe prigioniero, isolato dal mondo, quasi un eremita! Sembra incredibile che l'essere umano possa accontentarsi di tanto poco!
d-Mi stai dicendo che qui la vita doveva essere poco interessante e forse un pò monotona?
r-Si, intendo dire che potrebbe, alle prime considerazioni, sembrare così. Ed invece poi, come sempre in questi casi, ti rendi conto che non lo era per niente. In paesini del genere, normalmente, avevano quasi tutto. La gente era tanto organizzata da potere condurre una vita normale, tranquilla, senza farsi mancare nulla di ciò che era necessario: il forno, l'acqua, le bestie, i frutti della terra, per non parlare della chiesetta, del circolo; pensa, vi era anche l'asilo. Il che mi fa anche venire un pò di tristezza, se penso con quanta rapidità tanti asili vengono oggi chiusi...è un pò triste vedere che in questi paesi per vedere i bambini devi aspettare l'estate...la vita cambia, la gente corre in città...! E certi posti vengono usati solo per passarci qualche settimana di vacanza. Forse stiamo sacrificando un pò troppo al progresso. Ma...meglio non pensarci! La vita deve scorrere, e così la storia!
d-Vuoi dire che lo vedi come un paese morto o, forse meglio, addormentato?
r-No, questo assolutamente no! Mi dà invece, la sensazione di un paese che riposa.
d-Quali sono le caratteristiche che trovi come costanti in questi paesini, di solito?
r-Sono i fattori che rappresentano le coordinate della vita; mi sento strano io stesso ad esprimermi così. Ma si può parlare proprio di "coordinate della vita": sono i pilastri dell'esistenza, sia individuale sia sociale. Penso, per esempio, al forno, al circolo, alla scuola, alla chiesa, alla bottega del fabbro, o dell'artigiano tutto fare, ...Quando arrivo, infatti, corro subito a cercare la fontana, che normalmente trovi al centro del paese. Sai...la fontana era una specie di baricentro della vita; doveva servire tutti. Se il paese è piccolo tante volte ne trovi una sola. Poi una cosa che mi affascina sempre è la ricerca del lavatoio. Lì, in effetti un pò mi commuovo; penso alle povere donne che vi andavano a lavare i panni in acqua fredda, quando non gelida. Eppure, vedi...immagino che per loro doveva essere anche un momento d'incontro, di socialità. La donna ha sempre svolto un ruolo determinante e faticoso nella famiglia. Penso che il momento del lavatoio fosse quasi un momento di riposo! Tu capisci in che senso...vero?
d-Si, certo! Quindi, quando entri in queste realtà tu riesci a trovare tutte queste cose?
r-Per la verità non sempre tutte. Anche perchè alcune cose nel tempo si sono modificate, o sono state eliminate; altre, invece, si conservano. Ed il più delle volte sembra che ti aspettino per raccontarti la loro storia.
d-In che senso?
r-Se sai ascoltare, se le osservi, se dimentichi che sei uno di città cominci a riflettere e tutti questi oggetti si rivelano a te, progressivamente. Hai mai sentito il rumore di una fontana che continua a dare acqua ininterrottamente? Può sembrare monotona...ma poi ti rendi conto, ascoltandola attentamente, che sembra musica, scandisce dei ritmi, ai quali non raramente si associa il canto degli uccelli. Pensa proprio qui, ad Oggiogno, la fontana che abbiamo visto poco fa dà acqua ininterrottamente da quasi cento anni.
d-Beh, detto così...mi hai incuriosito. Non mi dire che sei stato qui a guardarla per cento anni di seguito! Farei fatica a crederti!
r-Questo certo no! Ma lo so di sicuro. Vedi, in questi paesi ho imparato un'altra cosa. C'è sempre, dico "sempre", qualcuno che ti sa raccontare la vera storia del paese. Questa è un'altra delle cose che mi affascinano incredibilmente.
Qui, per esempio, ad un certo punto mentre mi guardavo in giro mi ha avvicinato un signore anziano, lo sguardo dolce, direi mite, ma con un grosso punto interrogativo nel cuore. Ha sicuramente percepito che stavo gustando con gli occhi le linee, la luce, l'armonia di ciò che avevo intorno...! Non ho fatto in tempo a salutarlo che già mi chiedeva come mai fossi lì, per quale motivo fossi con l'attenzione così rapita!
d-Avrai detto che ti occupi di urbanistica e che stavi studiando la situazione!
r-Beh, certo! Ma quello che mi ha sorpreso è che mi scrutava con attenzione, quasi con un pizzico di diffidenza. Sai che cosa gli ho colto nel cuore?
d-No! Dimmi!
r-La conferma l'ho avuta dopo quando, superata la diffidenza, ha cominciato ad esprimersi. Aveva nel cuore il timore che si potesse manomettere il "suo" paese. Si! Ugo Piazza, il signore del quale ti parlo, aveva paura - quasi terrore, credimi...quasi terrore! - che qualcosa di estraneo, un intervento di non so che, potesse turbare l'armonia del suo paese, quella che lui aveva imparato a conoscere e della quale, incredibile a dirsi, si sentiva quasi custode.
E tutte le volte è così. Tutte le volte trovi qualcuno che, maturo nell'età, vissuto sempre in paese, ne ha assimilato la storia, fin da bambino, se ne è innamorato, ne è impregnato...fino a trabbocare dagli occhi amore per esso! Si scioglie il gelo del primo momento, si dilegua la diffidenza, ed eccoci tutti e due tuffati a parlare in modo emozionato di storia, di ricordi, di avvenimenti accaduti nel corso di molti decenni. Poi si esauriscono i ricordi personali, perchè si vuole andare ancora indietro nel tempo, e si parla di racconti. Insomma, il paese ricomincia a vivere la sua storia davanti ai miei occhi.
d-Senti. Io vorrei farti qualche domanda un pò più tecnica. Per esempio, come hai trovato Oggiogno? Si è conservato bene? Come ti appare il suo centro storico? E' diverso da altri paesi del genere?...
r-Basta! Per favore,...basta! Non farmi più domande...altrimenti non finisco più di rispondere! Comincio proprio dal fondo.
Si, Oggiogno è diverso dagli altri paesi, anche perchè non vi può mai essere un paese "uguale" ad un altro. Pensa agli esseri umani! Siamo oltre cinque miliardi, eppure...eppure non vi sono due persone "uguali". Lo stesso avviene per i paesi: per quanto si somiglino non potranno mai essere uguali. E ti dico subito la ragione. L'uomo moderno fa le ville a schiera, fa un progetto che può utilizzare mille volte, ecc. In passato, nei paesini non avveniva nulla del genere. Prendi Oggiogno! Lo sai che non c'è praticamente nessuna casa che non sia in parte costruita sulla roccia? Questo ti dimostra che l'uomo è riuscito ad "innestare" la propria esistenza nella natura. L'essere umano e la natura sono arrivati ad un compromesso; ecco, a questo punto io sostengo che si sono compresi ed amati. Un paese non può avere tanta armonia se non vi è una base di amore. So che puoi capirmi! Allora, quando mai potrai trovare una situazione identica per dire che un paese è uguale ad Oggiogno?
Mi hai anche chiesto del centro storico. Ma Oggiogno non ha un centro storico, Oggiogno è tutto storico; alla sua periferia non trovi i grattacieli, o le palazzine; qui trovi sentieri, alberi, boschi interi.
Come lo trovo? Voglio risponderti proprio come farebbe in certi casi un medico. Lo trovo in buono stato di salute, si vede che ha i suoi anni - quelli non glieli toglie nessuno, e questo mi rende felice - ma è in buono stato di salute. I suoi tre secoli li porta magnificamente e se lo trattiamo bene sopravviverà a noi!
d-Ti concedo la battuta! Però, vorrei capire un pò meglio se ritieni che abbia subito deformazioni, assalti di speculazione, e cose di questo genere.
r-No, posso dirlo con certezza. Proprio no! Anzi, devo sottolineare che anche gli stranieri arrivati qui, e tu lo sa che ce ne sono parecchi, sono entrati tanto bene nello spirito del paese che si sono inseriti armoniosamente, in punta di piedi, con garbo e "senza disturbare"; hanno saputo cogliere, lasciamelo dire così, la "dimensione esistenziale" di Oggiogno, e l'hanno rispettata. Per questo dobbiamo certamente esser loro grati!
d-Che cosa non faresti mai ad Oggiogno?
r-Non cederei alla tentazione di riempire gli spazi vuoti, di costruire sulle terrazze panoramiche, di fare qualche stupido albergo per ospitare turisti che in quell'albego non andrebbero mai!
d-Non saresti potuto essere più chiaro, alla faccia dei nostri grattacieli di città! Ed invece...che cosa faresti, intendo, sempre, urbanisticamente parlando? Hai un tuo metodo nell'affrontare queste situazioni?
r-Chiamarlo metodo forse è troppo. Diciamo che seguo una indicazione elementare. Permettimi il paragone con un ritrattista. Il bravo ritrattista, quello veramente bravo, è capace con quattro segni di matita di rappresentarti un viso in modo completo e pieno; egli sa cogliere una fisionomia e renderla sulla carta con soli quattro segni! Beh, io cerco, anche se non sempre è facile, di fare la stessa cosa col paese. Devo studiarlo per determinarne i caratteri salienti, quelli che ne descrivono la fisionomia, e poi manovrare in modo da non alterarli assolutamente. Qui, per esempio, ad Oggiogno, trovo meravigliose le linee delle stradine, i sentieri di ciottolato, i muri di pietra, le piccole piazzuole sulle quali sfociano le tre quattro casette, i balconi di legno ed i tetti di piode. Sì, forse qualche tetto si può modificare, ma si tratta di piccole cose, che comunque non sconvolgono nè la geometria del paese, nè la sua luce, nè le caratteristiche estetiche generali.
Certo, per essere più completo, voglio aggiungere che non riesco ad immaginare il circolo se non in piena attività, ancora punto di incontro e di vita. Così come vedo bene valorizzare quel meraviglioso torchio, l'hai visto anche tu, così maestoso e così fortemente accentratore...
d-Accentratore?! Scusa ti interrompo...questa me la devi proprio spiegare! Che cosa vuol dire?
r-Vuol dire che quel torchio è uno degli elementi più forti del paese, non vale meno della chiesa. Direi che vale anche più del circolo, vale quanto la fontana e forse più del lavatoio. Esso ha una struttura immane...ma hai visto i tronchi di legno? Hai visto le loro dimensioni? Hai un'idea di che cosa volesse dire per quei tempi tirare giù un albero di quelle dimensioni e lavorarne il tronco a quel modo?...e quei massi? C'è da pensare che abbiano prima costruito il torchio e poi fatto le mura ed il tetto. Anzi...penso proprio che abbiano fatto così. Oggi i nostri mobili li puoi far passare dal finestrino del bagno!
d-Beh, adesso non esagerare! Io in casa mia farei fatica! Forse io ho il finestrino del bagno troppo piccolo! Ma torniamo al torchio...è una faccenda che mi interessa.
r-Ah, non c'è molto da aggiungere. Dico che tutta la vita del paese ci girava intorno. Immagino che riunirsi intorno al torchio significasse fare festa, essere allegri, forse dimenticare rancori, riunirsi nell'umanità. Permettimi un confronto: se la chiesa univa sotto l'aspetto religioso, il torchio ad Oggiogno lo faceva sotto l'aspetto laico! La chiesa ti univa con Dio, il torchio ti univa con la natura. Più "accentratore" di così...! E poi...non senti, entrando, il sapore del sacro naturale, il sapore dei secoli? Neanche in certi musei provi quella sensazione!
d-Devo dire la verità: sei stato convincente! Un'ultima domanda. Supponiamo che tu debba intervenire su questo paese. Hai finito il tuo lavoro e stai andando via...come deve essere il tuo animo per sentirti soddisfatto?
r-Ti rispondo brevemente: non solo mi sentirei soddisfatto, ma addirittura felice se chiunque, passando di qui, non si accorgesse del fatto che io ci sono passato anch'io!




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