Una breve intervista di Renato Diaceri a Vito Iacono, sulla situazione urbanistica di Omegna
Sto percorrendo la statale che da Pettenasco porta ad Omegna: il più grande Comune sulle rive del lago d'Orta. Mi sento strano. Di solito, la mente è occupata da mille cose: il lavoro, gli appuntamenti...tutto di corsa. Quasi mai riesco ad assaporare questi meravigliosi scorci sul lago. Oggi dev'essere proprio un giorno particolare, perchè sento il bisogno di fermarmi, di guardare.
Sto considerando questi luoghi a me così familiari e colgo le differenze con le mie memorie più antiche, mi lascio prendere dai ricordi. Ecco Omegna, la mia Omegna. Qui sono nato; è il paese dei miei genitori, dei miei amici più cari.
Non è poi così brutta. Riesco ad intravedere il "largo Cobianchi", il municipio; dietro, il campanile. Lungo il lago si sviluppa Bagnella. Cireggio s'intravede appena.
Però, ossservando attentamente, bisogna dire che è uno spettacolo infelice lo scenario che mi si presenta. La collina che porta al piano di Cireggio è un coacervo di costruzioni: case ammassate, condomini disseminati qua e là senza assetto urbanistico; senza nessuna logica di spazi, di altezze, di stile.
E Bagnella? E' ancora peggio.
Condomini, nati nel periodo "tutto va bene", posizionati proprio davanti a case e ville già esistenti, in uno scriteriato sviluppo edilizio che troneggia sul lungolago della città.
Insomma - penso amareggiato - anche se non sono riusciti completamente, hanno fatto di tutto per rovinare la mia Omegna. Vengo distolto da questi pensieri da un saluto. E' Vito Iacono, l'amico esperto di recupero edilizio. d-Sono proprio contento di vederti, Vito. Come ti va?
r-Diciamo che va. Si lavora, ma devo confessare che non è proprio il momento ideale per un'attività come la mia.
d-A proposito, sei arrivato nel momento giusto. Stavo facendo alcune considerazioni su Omegna, Vista da Qui. Siccome conosco la tua competenza soprattutto in materia di recupero edilizio, dimmi che cosa ne pensi.
r-Devo dirti che la prima sensazione che provo guardando questo panorama e quella di una grossa stonatura. Hai presente quelle "steccate" che mai vorrebbero fare i tenori famosi?
d-Beh - certo! Ma più concretamente?
r-Tu conosci la passione che mi anima quando si parla di recupero edilizio! Vedere paesaggi come questo è come se mi toccassero un nervo scoperto. Mi spiego meglio: in questo luogo hanno abbattuto sia il "vecchio" brutto sia l'"antico bello".
d-Puoi fare qualche esempio tangibile su quanto hai detto?
r-Tu sei un urbanista. Sai, quindi, bene di che cosa parlo. Voglio dire che il paesaggio di Omegna è costituito da vari elementi. Credo che l'obbligo professionale - oserei dire morale - fosse quello di rispettarli. Ma non è certamente andata così. Porto un esempio: i materiali da costruzione usati nelle diverse epoche non hanno descritto in modo completo la vita di questa città. La cultura estetica di Omegna non è riuscita ad evolversi armoniosamente in quella mescola dosata di materiali e di stili che ne avrebbe offerto una piacevole visione e ne avrebbe definito l'intera identità. Questo paesaggio, tranne una ridottissima parte, non è ben conservato, perchè se lo fosse basterebbe guardarlo per leggere la sua storia, la sua cultura, il suo passato; esso, infatti, dovrebbe essere come il viso di una persona che porta i segni e le tracce leggibili della sua esistenza.
d-Quindi - Omegna - secondo te ha perso armonia. Ha fatto parecchie "stecche". Insomma, potrà ancora essere recuperata?
r-E' dura. In diverse zone il degrado è notevole. Sappiamo come certi interventi in materia edilizia abbiano creato effetti veramente disastrosi. E va anche detto che in molti casi a questo degrado hanno contribuito anche le scelte di privati, a causa di carenza culturale, disinformazione, scorrettezza professionale, speculazione. Purtroppo, oggi ne vediamo le conseguenze.
d-Certo - per un professionista serio, che non è disposto a tradire i propri ideali - è dura combattere un mondo impegnato a fare ben altro. Ma scusami, ti ho interrotto...
r-Niente. Avrei potuto dire la stessa cosa. Qui ti riempiono di amarezza e ti fanno venire la voglia di "buttare la spugna", complici le leggi della sopravvivenza, che tendono a schiacciarti.
d-E' proprio per questo che certi tecnici "disinvolti" preferiscono il guadagno facile. Raccontano quattro "frescacce" e convincono il cliente, approfittando della sua incompetenza e disinformazione. E' fatale che il risultato tecnico del lavoro sia scadente...
r-Ecco - bravo - prendi questo esempio; aggiungi gli scempi pubblici portati avanti con estrema "coerenza" per decenni ed è spiegato il paesaggio omegnese che stiamo vedendo.
d-Siamo d'accordo. La diagnosi è tremenda. C'è qualcosa che si può ancora fare per "curare" questa città? Per "recuperarla" almeno in parte?
r-Sì, qualcosa si può fare. Innanzitutto è urgente creare la condizioni minime perchè non si debba più "intervenire per rimediare" in futuro. E' indispensabile impedire che si facciano ulteriori interventi errati, perchè sono quelli che sottraggono valore al tessuto edilizio. Non dimentichiamo che alcuni interventi sono di tipo irreversibile e rischiano di cancellare per sempre un patrimonio. Solo dopo essere riusciti a fissare e rispettare le intenzioni e le regole per evitare l'ulteriore degrado, Omegna potrà cominciare ad essere "curata", riportata - anche se lentamente e solo in parte - al suo aspetto naturale. Spero di incontrarti presto ancora qui e poter ammirare un'Omegna un pò più in "in salute".
d-Vito, è tardissimo! Io devo andare. Tra qualche giorno ti telefono per altre cose che oggi non sono riuscito a dirti.
r-Anch'io ti devo ancora parlare. Ciao. Arrivederci.