Sicilia
ciancie siciliane
Ciascun'uomo
dotto, ha per cosa chiara, che si trovano alcune regioni,
le quali producono gli ingegni acuti, come son quelle che
c'hanno l'aria sottile, e pura, alcune altre gli fanno
grossi e rintuzzati: come sono quelle, c'hanno l'aria
grossa, e densa. Così medesimamente quelli c'hanno osservato i moti, e le virtù delle stelle hanno lasciato scritto, che gli uomini dal nascimento sono inchinati a una virtù, più che ad un'altra dalla temperatura del cielo, secondo ch'ella è benigna o maligna . La qual cosa noi possiamo quasi per prova dire esser vera ne' i Siciliani, perochè egli sono quasi tutti d'acuto, e desto ingegno, come afferma Cicerone contra Verre e lo testifica Giulio Firmico. Laonde avviene ch'eglino sono eccellentissimi nell'inventioni, e quasi per natura sono oratori, e tanto veloci nel dire, ch'Apuleio, nel secondo libro gli chiama trilingui. Sono pronti di lingua, secondo cje dice Silio nel lib. 14, vaghi nel dire, faceti, sententiosi, et arguti, e Cicerone, gli chiama chiacchieroni. Onde s'è fatto quel proverbio, Ciancie Siciliane, che dagli antichi fu trovato, et anche havuto in uso, secondo che narrano Ausonio, e Plauto . Il lor linguaggio non è il medesimo, ch'essi già favellano, perché da principio il loro parlare era barbaro, di poi Greco, et ultimamente diventò Italiano, benchè sia poco ornato, et alquanto spiacevole. Il vestire, le fogge, e l'altre così fatte cose l'hanno communi con gli Italiani. ( Fazello 1628; 25-6 ). |
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Dopo un tre quarti
d'ora che avevano pigliato la strata che da Montelusa
portava a Palermo, e l'autista cacciava forte, il
commissario principiò a taliare quella parte di
paesaggio della sua isola che più gli faceva
garbo. «Ti piace davvero?» aveva domandato sbalordita Livia quando, qualche anno avanti, l'aveva portata in quei paraggi. Aride colline, quasi tumoli giganteschi, coperte solo di stoppie gialle d'erba secca, abbandonate dalla mano dell'uomo per sopravvenute sconfitte dovute alla siccità all'arsura o più semplicemente alla stanchezza di un combattimento perso in partenza, di tanto in tanto interrotte dal grigio di rocce a pinnacolo, assurdamente nate dal nulla o forse piovute dall'alto, stalattiti o stalagmiti di quella fonda grotta a cielo aperto ch'era la Sicilia. Le rare case, tutte di solo pianoterra, dammùsi, cubi di pietre a secco, erano messe di sghembo, quasi che avessero fortunosamente resistito a una violenta sgroppata della terra che non voleva sentirsele sopra. C'era sì qualche rara macchia di verde, ma non d'alberi o di colture, bensì d'agavi, di spinasanta, di saggina, d'erba-spada, stenta, impolverata, prossima anch'essa alla resa. (da Il cane di terracotta di Andrea Camilleri) |
mario gori
Io sono un saraceno di Sicilia da secoli scontento, un antico ramingo che ha pace solo se va. Ma il cielo è alto. è altissimo. e la mano dell'uomo non arriva a rubare una stella. Così vado in cerca d'un fiore da appuntarmi sul cuore. |
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