Che cosa Dio pensa di me?
Non per tutti, ma per molti è importante il giudizio dalla gente. Si fanno spesso, infatti, la domanda: "Che cosa la gente pensa di me?". Vogliamo essere accettati, vogliamo essere onorati, rispettati e, se possibile, amati. Non vogliamo essere criticati a causa di nostri eventuali comportamenti socialmente non accettabili. Vogliamo pure che, dopo la nostra morte, la gente abbia "un buon ricordo di noi". E importante avere una buona reputazione e, se non riusciamo ad ottenerla, lo consideriamo una disgrazia. Sulla base di quali criteri la società misura la nostra accettabilità e buona reputazione? Dipende dal luogo e dal tempo in cui viviamo, e questi criteri possono essere più o meno discutibili, ma questa è unaltra questione. Esistono comunque dei criteri di accettabilità che la società stabilisce più o meno tacitamente e ai quali per molti è importante conformarsi.
Cè però unaltra domanda che pure dovremmo farci. Una domanda altrettanto importante, se non ancora più importante: Che cosa Dio pensa di me? Forse non vi siete mai fatti questa domanda, forse avete preso per scontato che "tanto" Dio perdoni ogni vostra eventuale mancanza. Forse quello che voi pensavate di Dio sembrava essere più importante. Se considerate, però che Dio è il Reggitore e il Giudice delluniverso (1), e che ciascuno di noi dovrà un giorno presentarsi di fronte a Lui per rendere conto della nostra propria vita, non è forse importante chiedersi: "Che cosa Dio pensa di me?".
"Beh," potreste dire, "Dio deve certamente pensare bene di me perché le cose, in fondo, sono andate abbastanza bene nella mia vita". In un certo senso avete ragione, perché nella Bibbia è scritto che Dio è benigno verso tutti (2). Di fatti, ogni pasto che mangiamo, tutto ciò che possediamo, ed ogni respiro che facciamo, viene da Dio. Si, Dio è benigno, ma lo stesso versetto in cui viene affermato questo dice che Dio "è benigno verso gli ingrati e i malvagi". Assassini, ladri, ed altra gente malvagia mangia e respira per la benignità di Dio. Perché Dio è così benigno? Perché Egli vorrebbe che tutte le creature umane si volgessero verso di Lui con fiducia ed ubbidienza, comè giusto. Così nella domanda: "Che cosa pensa Dio di me?" cè, per forza, molto di più di quello che appare.
Mentre pensate a questa domanda, considerate questo: Dio è santo. Santo significa che Egli è moralmente puro e perfettamente buono. Egli ama il bene ed odia il male. Santo significa che Egli si compiace di cose come lamore, la veracità, la purezza sessuale, le buone motivazioni, un parlare pulito, rispetto per le autorità, ed una vita devota verso di Lui (amare Dio, rispettare Dio, rendere a Dio il culto che Gli è dovuto, osservare i Suoi comandamenti). Santo significa che Egli odia cose come: la menzogna, il furto, limmoralità sessuale, il parlare sporco, larroganza, ed una vita non devota verso di Lui (non amare Dio, non rendere a Dio il culto che Gli è dovuto, disubbidire ai Suoi comandamenti). Tutto questo la Bibbia lo chiama peccato (4).
Ora considerate questo: Dio è giusto (5). Questo significa che non solo Dio odia il peccato, ma che, proprio perché è giusto, Egli deve punire il peccato. Egli dice: " L'anima che pecca morirà" (Ez. 18:20). Dio mantiene sempre la Sua Parola. Così, chiunque fa le cose che il Dio santo odia, da Lui sarà punito. Il castigo è la morte. Morte significa privazione della vita, privazione della vita vera e completa alla quale eravamo destinati sin dalla creazione, e questo include non solo la privazione della vita fisica, ma anche della vita eterna in comunione con Dio. Leterna privazione della comunione con Dio corrisponde agli orrori di quello che la Bibbia e Gesù stesso chiama "inferno" (6). Faremmo bene a prenderlo sul serio, come Gesù lo prendeva sul serio!
Facciamoci così la domanda: "Faccio io le cose che Dio considera peccato?". Se la risposta e sì, allora io mi trovo in un gravissimo pericolo, perché Dio è giusto, e non può non punire severamente con la privazione della vita il mio peccato. Se faccio ciò che Dio odia (e lo ha rivelato chiaramente) io sono destinato al peggio: è meglio non illudersi. Nessuno di noi potrà giustificarsi e dire: "Io non sapevo, io non me ne rendevo conto, io non ero poi così male ". I criteri di accettabilità non li possiamo stabilire noi: li stabilisce Dio. E certamente anche la pazienza di Dio ha un limite!
Ora considerate qualche buona notizia: Dio è amore. E proprio quel Dio santo ed amorevole fa a noi unofferta incredibile. Egli ci offre di perdonarci tutti i peccati ciascuno di essi e di non destinarci più agli orrori della privazione eterna della vita vera. Potreste però dire: "Ma Lui non può far questo, perché se ci perdonasse in questo modo, dimenticandosi semplicemente delle nostre trasgressioni, Egli non sarebbe davvero giusto verso la legge che Egli stesso ha stabilito, la sottovaluterebbe, la minimizzerebbe, e quella legge prevede la condanna del peccatore". Forse che la condanna del peccatore è solo "per finta", "per modo di dire", "uno scherzo"? Sarebbe come mandare libero un criminale sulla base di un questione legale tecnica. E una buona osservazione, ma questo non è il modo in cui Dio opera. In realtà quello che Dio offre, è di accettare che qualcun altro subisca per noi la giusta pena che noi dovremmo subire, qualcuno che non commise mai peccato alcuno e che volontariamente diede la Sua vita in favore di peccatori degni di essere condannati Il Suo Figlio Gesù Cristo.
Ecco che cosè alla fin fine la croce. Gesù vi morì per pagare Egli stesso in questo modo la pena di coloro che Gli si affidano, accogliendolo come loro sostituto. Ora, chiunque si affidi a Cristo come proprio Salvatore, Dio lo considera come se Gesù fosse morto al suo posto. E Gesù che prese su Sé stesso, volontariamente, tutto lorrore delle privazioni che giustamente il peccatore merita, soffrendo in modo atroce sulla croce. Ecco così che Gesù viene punito e il peccatore perdonato. Gesù è condannato e il peccatore perdonato. Iddio ora guarda al peccatore come se non avesse mai trasgredito alla giuste e sante Sue leggi. Dio dichiara giusto il peccatore sulla base di ciò che Cristo per lui ha compiuto (9), così la giustizia di Dio è rispettata, ed Egli può compiacersi di quella persona e dargli vita eterna. Quella persona così vivrà per sempre in comunione con Dio, facendo esperienza completa di ciò per cui era stata creata, avrà gioia e perfetta felicità. Quella persona è "a posto" con Dio.
Possiamo così farci la domanda: "Siamo a posto davanti a Dio?", non secondo i nostri criteri, ma secondo i Suoi criteri, non secondo quello che ne pensa la società o "il buon senso comune", ma secondo quello che Dio ha autorevolmente stabilito nella Sua Parola? Quando Dio pensa a noi, forse ci vede come persone che trasgrediscono la Sua volontà rivelata e che quindi sono passibili della condanna ultima? Oppure ci vede come persone che, riconoscendo questa loro situazione, e rinunciando a qualsiasi illusione o giustificazione, si sono affidate allopera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, e così sono state lavate da ogni peccato? Che cosa pensa Dio di me?
Forse, a questo punto vorreste chiedere: "Come possiamo metterci a posto con Dio?" La risposta è duplice: in primo luogo siamo chiamati a ravvederci. Ravvedersi significa distogliere la nostra vita da tutto ciò che in essa non è gradito a Dio e ci causerebbe la nostra condanna. Smettere con questo. Non farlo più. Non pensare nemmeno di farlo ancora. In secondo luogo credere, affidare noi stessi completamente a Gesù Cristo come nostro Salvatore. Questo significa molto più che avere unalta opinione su di Lui. Significa confidare in Lui, abbracciarlo, riporre in Lui la nostra fede come unica nostra speranza di salvezza. Egli offre salvezza, perdono e vita eterna a tutti coloro che vengono a Lui con fede. Se sinceramente andiamo a Lui, Egli non ci respingerà. Quando qualcuno va in questo modo a Cristo, tutti i suoi peccati vengono lavati, ed ora diventa giusto agli occhi di Dio. Allora potremo immaginare quello che Dio pensa di Lui. Lo chiamerà: "Mio amato, mio figliolo, mio santo, la pupilla del mio occhio". E gli darà uneternità in comunione con Lui nel paradiso.
Riflettete allora su questa importante questione Che cosa Dio pensa di noi personalmente? Indubbiamente tutta la nostra eternità si basa su come risponderemo a questa domanda. Paradiso o inferno, accettazione da parte di Dio o repulsione, perdono o condanna tutto dipende dallopinione che il Giudice ha di noi. Per questo io esorto tutti a prendere seriamente la propria eternità, ad andare con fede a Gesù Cristo, ad affidarsi completamente a Lui, e saranno salvati.
Può essere dunque relativamente importante quello che la società, gli altri, pensano di noi. Uno potrebbe anche "fregarsene", ma guai a sottovalutare la questione fondamentale se siamo o non siamo davvero "a posto" con Dio. Che il Signore dia a ciascuno di noi di considerare molto attentamente questa questione.
(Paolo Castellina, venerdì 30 ottobre 1998. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991).
Note
(1) Genesi 18:25; Atti 17:30; Isaia 45:18-22.
(2) Luca 6:35.
(3) Isaia 6:3; Apocalisse 15:4; 1 Pietro 1:15-16.
(4) 1 Giovanni 3:4; Romani 1:18-32; Galati 5:19-21.
(5) 1 Pietro 1:17; Romani 2:5-11; Romani 1:32.
(6) Matteo 18:8-9; Matteo 25:46; 2 Tessalonicesi 1:6-10; Apocalisse 14:11.
(7) 1 Giovanni 4:8; 1 Giovanni 4:16; Esodo 34:6-7; Giovanni 3:16.
(8) 2 Corinti 5:21; Romani 5:10; Galati 3:10-14.
(9) Romani 3:19-26; Galati 2:16; Romani 5:18.
(10) Atti 2:37-39; Atti 17:30-31; Luca 24:45-48.
(11) Atti 16:30-34; Giovanni 3:14-21; Efesini 2:8-10.
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