"Bloodflowers" dei The Cure
Annunciato come l'ultimo lavoro della band,
"Bloodflowers" è stato lanciato in sordina, senza promozione, video o singoli.
Tutto ciò rientra in una scelta ben precisa, ovvero quella di disinteressarsi
dell'aspetto commerciale per presentare un disco che fosse di qualità e la durata
veramente notevole dei brani lo testimonia. Robert Smith ha deciso di dare l'addio alla
band cambiando radicalmente le sonorità rispetto agli ultimi, e non troppo apprezzati,
lavori dei Cure (tipo Wild Mood Swings), puntando la sua attenzione sulla ricerca della
melodia complessa e dell'atmosfera malinconica che può ricordare quella del capolavoro
"Disintegration" pur essendo molto meno cupa e meno aggressiva.
I testi sono per la prima volta molto espliciti e poco ermetici, la maggior parte di essi
traccia un bilancio della vita di Robert Smith, con il risultato di essere fra i più
belli e profondi mai realizzati. "Bloodflowers" è un disco che non scalerà le
classifiche ma è un must per i fan della band inglese che purtroppo ci saluta con questo
album-celebrazione, anche se come dice uno dei brani: "Maybe sSmeday"... |

Genere |
Rock / Pop |
Tracce |
9 |
Durata |
58'03'' |
Arrangiamenti |
7 |
Testi |
7 |
Recensito da |
Casti |
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