Mauro Levrini: "L’hai voluta la barca? …" sary1.jpg Vi racconto di quando io e il mio socio, presi dalla balzana idea di lavorare sul mare, ci siamo messi a cercare una barca per fare charter. La ricerca era ovviamente rivolta verso una barca abbastanza grande da poter ospitare, oltre a noi almeno 6-8 persone con una certa comodità.
...Non è stato facile. Un po' per le magre finanze, un po' perché volevamo anche abbinare l'offerta di immersioni subacquee (per allargare un po' il target) e, si sa, vela e subacquea non vanno tanto d’accordo (per spazi, comodità di salita-discesa in acqua, stivaggio attrezzature...) Tant'è che, sull'orlo della disperazione, dopo aver visto barche di tutti i tipi, abbiamo persino valutato la scelta di una barca a motore :-o Fortunatamente, sul punto di prenderla davvero abbiamo scoperto che la barca in questione era stata allungata (!!!) aggiungendo 3 m di cabina di poppa. Naturalmente le eliche erano rimaste dov'erano in origine e vi lascio immaginare che fine possono aver fatto l'assetto della barca e le sue linee d'acqua (noi l'abbiamo vista solo in secca).

Rimessici in caccia approdiamo in quel di Chiavari dove un agenzia ci propone una barca "interessante". Si trattava di un ketch in ferrocemento di 16 m da 40 tonnellate!
Il primo impatto fu di perplessità. (alcuni "amici" in seguito la soprannomineranno "scatola da scarpe con vele"), però più ci pensavamo, più ci attirava. Sì, bella non si poteva definire, però era pur sempre una barca robusta; l'armo a ketch dava un minimo di eleganza, l'attrezzatura sovradimensionata, con il secondo strallo per la trinchetta e il cantiere di costruzione serio davano sicurezza, la tuga alta una gran vivibilità in quadrato... e si trattava comunque di 16 metri di barca, con 4 cabine (non "loculi", quella di poppa poi ... 4,30 x 4!!!) con 2 bagni (uno addirittura con vasca da bagno), 3000 litri d’acqua e 3000 di gasolio, generatore da 6 kW. No non prevedevamo grandi prestazioni veliche, però, tutto sommato...
Era di un egiziano che l'aveva comprata a Napoli da un armatore che voleva fare il giro del mondo, ma che aveva poi rinunciato. L'egiziano, a parte il trasferimento Napoli-Chiavari, non l'aveva mai più mossa dall'ormeggio (per 3 anni) e probabilmente voleva disfarsene, così, dopo qualche trattativa e aiutati dall'agente che probabilmente per quella barca non vedeva grosse prospettive di vendita, siamo riusciti a spuntare il prezzo che volevamo ed è stata nostra!
Ora si trattava di metterla in sesto, un affare mica da poco!

2° parte: "... adesso rema!!!"
sary2.jpgPreso possesso della mitica scatola da scarpe in ferrocemento, abbiamo dovuto rimboccarci le maniche (e i pantaloni, e i calzini, ecc).
Prima verifichiamo l'attrezzatura (sopra e sotto coperta). L'egiziano aveva da poco rifatto tuga e impianto elettrico. Per la tuga tutto bene ma l'impianto elettrico ce lo siamo rivisto pezzo per pezzo perché era rifatto da cani (la revisione del generatore era consistita nello spruzzare vernice su tutto il blocco, cinghie e quadranti compresi). La barca era dotata di autoclave (con qualche problema di taratura e dimensionamento, poi risolto) e di un incredibile numero di pompe elettriche che svuotavano un altro incredibile numero di vasche e vaschettine di raccolta, della cucina, dei lavandini, delle docce, del gavone dell'ancora e della sentina; più un serbatoio per le acque nere che, vista l'assenza assoluta in Italia di punti di raccolta, scaricavamo periodicamente in mare con l'unico (pregevole) vantaggio di non sporcare in rada. Al primo guasto della relativa pompa l'abbiamo pulito, sigillato ed eliminato! (non dalla barca ma dall'uso) così come la maggior parte delle pompe e delle vaschette, sostituendole con ricchi scarichi a mare.
Il motore è un "mostruoso" e indistruttibile DAF 6000cc da 120cv, in una sala macchina ad altezza d'uomo, che consuma meno di un Ape (in proporzione). Alla prima traversata stavamo arrivando a Calvi con un tempo di cacca. In prossimità di Punta Revellata cerchiamo di accendere il motore per le manovre di ingresso in porto... e il motore non ne vuol sapere di partire! Non gira nemmeno, non il minimo segno di vita! Dovevamo manovrare prima di finire a scogli, salvo continuare a fare bordi nella burrasca... ma questo non avrebbe comunque risolto il problema del motore.. È sempre increscioso chiedere il rimorchio a qualcuno che poi magari accampa diritti per il "salvataggio" e non sempre chi si offre è in condizioni di trainare senza danni (dal "salto della bitta" al perdere due barche invece di una perché il rimorchiante non ce la fà). Così col tenderino da 3m con 15 cv siamo riusciti a portare per quasi 1 mgl fino in rada 40 tonnellate di barca. Il problema, trainando con motori poco potenti è che il "rimorchiatore" comincia a scodinzolare come un pesce all'amo e, oltre a non riuscire a spostare il rimorchio, diventa ingovernabile. Il modo più sicuro in questi casi è trainare saldamente attaccati al fianco della barca in difficoltà. Con un gommone non si rischia di fare grossi danni alle fiancate (con due barche rigide lo sconsiglio perché i parabordi saltano subito e si spacca tutto). L'importante è che sia ben accostato e saldamente ancorato alla barca (cima a poppa, cima a prua e "spring" per evitare scostamenti. Poi si dà motore, prima pianissimo, poi gradatamente un po' di più ma mai molto ... e il tutto si muove, in barba al vento e al mare mosso. Il fuoribordo fornisce solo quel minimo di forza motrice e quello che manovra è il timone della barca.
Naturalmente noi velisti possiamo trovare prima un ridosso manovrando a vela, i "ferridastiro" no, se non gli funziona il frullino son dolori ;-))) (quando si dice la superiorità del mezzo!!).

A Calvi c'era un unico meccanico, inseguito da un codazzo di armatori in panne, ciascuno a implorare soccorso. Il meccanico applicava una procedura standard: al primo approccio scuoteva la testa sconsolato, brontolando "foutù". Poi cominciava a cercare una soluzione che a quel punto aveva l'apparenza del miracolo
Nel nostro caso si trattava della girante del circuito di raffreddamento che, consumata, lasciava trafilare acqua, attraverso lo scarico dei gas, fin dentro al motore. Smontati gli iniettori e fatto girare col motorino d'avviamento ha sputato fuori tutta l'acqua, poi, cambiato l'olio, è ripartito al primo colpo!

Passiamo all'attrezzatura di coperta, le vele erano buone (praticamente mai usate) il genova era rimasto 3 anni chiuso nel suo sacco ma ancora ingarrocciato allo strallo, il sacco si è sbriciolato appena toccato, ma la vela aveva solo delle brutte macchie di ossido (tolte con acido ossalico). Il sartiame in ottime condizioni, ma rimontato in modo perlomeno "strano" dal cantiere che aveva spennato l'egiziano. Rifatto tutto il collegamento alle lande e sistemato l'albero di maestra, abbiamo smontato e pulito i winch, aggiunto un po' di stopper, controllato le drizze, l'antenna le luci e i bozzelli in testa d'albero, montato riflettore radar sull'albero di mezzana, controllata e misurata la catena (70m) e le ancore, sistemate le guarnizioni dei gavoni e dell'osteriggio di prua, aggiunti dei tientibene sui bordi della tuga e sul soffitto del quadrato, ispezionate tutte le scotte e le cime di ormeggio, aggiunto cime, scotte e drizze di rispetto … ma eravamo solo all'inizio!
sary3.jpgGli interni, già dalla prima visita ci avevano inorriditi. Tutte le cabine erano rivestite di pellicola adesiva fintolegno (in cucina invece fintomarmo), i pavimenti coperti da moquette (ma erano stati usati i quadrotti dei campionari, affiancati, ancora tutti col loro buchino su un angolo!), più tendine damascate e copriletti stile arabo. Strappato via tutto abbiamo pazientemente rivestito le tramezze con VERO compensato marino (lavoraccio infame, ma risultato confortante) e rifatto il pavimento del quadrato con veri listelli di iroko (il teck è caro!) gommati a regola d'arte (almeno per i nostri standard). Nelle cabine, moquette un po' più seria, materassi e tendine nuovi, modifica nella cabina di poppa per ricavare una cuccetta per bambino al posto di una mensola-scrivania.
Le utenze elettriche di bordo ci hanno un po' preoccupati per la sovrabbondanza; una cosa è stare attaccati alla presa in banchina, un'altra reggere in navigazione e in rada 2 frigoriferi, l'autoclave e tutta la luminaria di quadrato e cabine!!! Il generatore serve a non rimanere a piedi ma è fastidioso farlo girare nel silenzio di un ancoraggio in una caletta tranquilla.
Poi una decina di immersioni per pulire un po' la carena (accidenti quanto è grande la carena di un 16 m a chiglia lunga!) e sostituire gli anodi vicino a elica e timone. Nel frattempo ricerca e installazione delle attrezzature subacquee (compressore e bombole) costruzione e montaggio di una robusta scaletta in acciaio inox sul fianco della poppa. Poi le pratiche in Capitaneria per le autorizzazioni al charter (non faccio commenti, ma è stata una dura lotta con la burocrazia!).
Dopo più di 2 mesi eravamo distrutti ma potevamo partire!
Questo non vuol dire che tutto funzionasse senza intoppi! Un'oretta al giorno era dedicata a piccole ma continue riparazioni, soprattutto elettriche. I guasti imprevisti non sono mancati e le migliorie e le modifiche erano frenate solo dalle scarse finanze e dal sano principio del "fin-che-funziona-non-tocchiamolo".
Uno dei primi interventi radicali è stato la sostituzione del genova ingarrocciato con il rollafiocco. Non si poteva sempre contare sull’aiuto dei clienti e un genova di un 16 m comincia a essere pesante. Una veleria di Genova ce l'ha adattato facendo un ottimo lavoro, con un angolo di scotta un po' alto per limitare lo sfregamento contro le draglie e per usarlo tipo yankee con la trinchetta sul secondo strallo. I garrocci (stupendi, di ottone, da 2 hg l'uno, li abbiamo trasformati in portachiavi da regalare agli amici e ai clienti più simpatici.
L’anno dopo abbiamo fatto carena e l’abbiamo riverniciata in blu, era bianca, il blu snellisce! Intanto ci eravamo snelliti anche noi, sarà stato per merito dell’aria di mare?
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