
Giorgio Marcon: "Da Cape Town Sud Africa a New York/Conneticut"
Il nome della barca è Adrenaline: un catamarano di 38 piedi costruito in Sud Africa da Voyage yachts di Cape Town.
La barca era nuova di zecca e consegnata a noi nel porto di Cape Town.
Dopo avere approvigionato per un viaggio di circa 48 giorni finalmente lasciamo la costa sudafricana
il giorno 14 di Aprile 2001.
Siamo 4 a bordo: due con esperienza di circa 100.000 miglia ed una ragazza e ragazzo che cercano un passaggio fino a il Carribean.
La loro esperienza e limitata a una scuola velica di Durban.
Sono le ore 20 di sera e lasciamo le luci di Cape Town approfittando di una finestra nel tempo che ci deve spingere almeno
500 miglia dalla costa Africana. Per circa 4 giorni il mare e piatto come l'olio e procediamo a motore consumando gasolio prezioso.
Ne abbiamo 500 litri a bordo in un serbatoio e 20x20 in contenitori più 400 litri di aqua che ci permettono di usarla solo per cucinare.
Dopo il quarto giorno cominciano iTrade winds del Sud Atlantico dai 15 ai 20 nodi e cominciamo a fare percorsi di 180/190 miglia
ogni 24 ore. Usiamo solo una vela: un Jennaker di 80 mq. Nel nono giorno di navigazione cominciano i problemi.
La drizza del Jennaker si rompe e a momenti leva il dito della mano destra del mio amico.
A bordo abbiamo solo possibilità limitate di cura. Dopo 12 ore la sua mano si gonfia come un pallone e decidiamo di cambiare
rotta per l'isola di St Helena anche se ci costa un extra 200 miglia in navigazione.
Tentiamo del nostro meglio con il ghiaccio per fare andare giù il gonfiore ma la situazione peggiora ogni giorno, con le vene del
braccio che diventano sempre piu blu.
La mattina dell'undicesimo giorno finalmente vediamo l'isola in lontananza ed quel pomeriggio arriviamo a Jamestown.
Grazie a dio, con l'assistenza di un bravissimo medico, dopo un'operazione ed un grande dose di antibiotici il problema è risolto.
St Helena è un protettorato dell'Inghilterra con circa 5000 persone discendenti da marinai e schiavi dell'East India Company.
Ha una superficie di 316 km2 di origine vulcanica. Latitudine 15° 56' sud Longitudine 5° 43' ovest.
Napoleone fu imprigionato lì sino alla sua morte nel 1821.
L'isola e piena di storia e fu visitata da Slocum, Darwin, Cook. Negli anni della guerra Inglese contro i Sudafricani fu creato
un campo di prigionia per 600 boeri ed il re degli Zulu.
È un'isola molto remota ma da visitare. La pesca è incredibile: dai marlin ai tonni giganti, barracuda, dorado, ecc.
Nella foto mi vedete con un whale shark (penso in Italiano si chiami squalo balena), un gigante di 16 tonellate
che si lascia accarezzare.
Dopo avere approvigionato e riempito il serbatoio di nafta a una Sterlina al litro, circa sette volte il prezzo che si paga in Sud Africa,
si parte per St Maarten nel carribean.
Il vento e costante a 15/20 nodi e ci spinge verso il Sud America.
Il nostro catamarano, essendo leggero (9 tonnellate), vola a velocità massima e copriamo 230 miglia in 24 ore.
Il problema è che con queste velocità uno deve essere sempre sveglio se no un errore può costare la vela o l'albero.
Ed infatti malgrado le avvertenze ai due, durante un loro turno di notte, il Jennaker va a finire sotto la barca.
Con due di noi in acqua nel buio Nord Atlantico e la vela avvolta attorno l'elica, dopo tre ore di bestemmie siamo riusciti a
recuperare la vela senza nessun danno.
Dopo di questo il nosto equipaggio è stato castigato senza rhum per una settimana!
Nel pomeriggio dell'ottavo giorno in lontananza vediamo un ogetto che sembra un life raft d`emergenza di colore arancio.
Immediatamente cambiamo rotta ed nell'avvicinarsi vediamo che è un enorme contenitore di acciao con la scritta 20 Tons
probabilmente e una boa che si è staccata da un piattaforma petrolifera nel Sud West Africa ed è trascinato dalle correnti
verso il Sud America. Immaginate sbattere contro un ogetto cosi di notte con una barca a vela!
Mi son messo la maschera e le pinne ed non ho mai visto tanto pesce attorno ad un ogetto. Abbiamo subito messo fuori le lenze
che noi attachiamo ad elastici di fucile subaqueo e vedete nella foto il risultato: un frigo pieno di filetti di pesce fino a New York.
Dopo aver preso la posizione dell'oggetto e la direzione della corrente (in modo di avvertire le autorità al nostro prossimo approdo a St Maarten) partiamo per la nostra destinazione. Il nostro prossimo way point è un piccolo scoglio che appartiene al Brasile, 600 miglia dalla foce del Amazone, si chiama San Pedro.
Le giornate passano con i trade winds che ci spingono a velocità sostenute di 180/190 miglia ogni 24 ore. Il catamarano vola come sul delle ali in un oceano di un colore blu incredibile. Passiamo le giornate al sole con gli esercizi sul trampoliono di mattina le giocate di poker/ramino nel pomeriggio. Si mangia e beve bene con ognuno di noi che si alterna a preparare piatti dal sushi agli spagetti al peperoncino, al curry di pesce.
Arriviamo a San Pedro di mattina presto un posto desolato con un piccolo faro ed una casa prefabricata senza un segno di vita. Il mare è mosso e non vogliamo prendere il rischio di sbattere sugli scogli prendiamo delle foto e procediamo per St Martin. Arriviamo di notte e vediamo le luci di Antigua, Barbuda e St Baarts.
Il mare è piatto come l`olio, con un vento di 15 nodi passiamo tra Antigua e Barbuda. Si scivola sull'acqua sotto un cielo pieno di stelle con un branco di delfini che sembrano comete nel mare pieno di plankton.
Arriviamo a St Martin la mattina presto ed non sappiamo dove andare; vediamo un pescatore e ci dice che la cosa migliore è andare e Groot bay (Simpsons bay) una grande baia nella parte olandese dell'isola.
Si deve entrare sotto un ponte mobile che si apre solo due volte al giorno al 9 di mattina ed all 5 di sera. Questo ponte collega l`isola all`aeroporto... negozi e casino.
St Maaten o St Martin e circondata da piccole isole (Anguilla, Pinel, Tintamar, St. Eustacius, St Kitts, Nevis e in prossimità St Baarts co il suo antico modo di vivere Francese).
St Maartin è divisa in due: una parte olandese ed una francese. La parte olandese è caotica e senza controlli di immigrazione piena di droge, night clubs e donne di piacere. La parte francese è cotrollata, costosa, ordinata e pulita. C'è gente nella parte olandese che è lì da anni senza documenti di immigrazione.
Entriamo nella laguna dopo aver aspettato un via vai di yachts grandi e piccoli. La laguna ha un sacco di porticcioli ma uno può ancorare dove vuole senza domande. Gettiamo l`ancora a fianco ad un altro catamarano sudafricano chiamato "Zulu" un 65 piedi costruito interamente di legno "Balou" in modo tradizionale, un capolavoro artigianale. Due giorni di festa e baldoria con vecchi amici.
Approvigioniamo (i prezzi a St Martin sono i migliori del Carribian duty free) si trova qualunque cosa per uno yacht, infatti ci sono un sacco di yacht che vengono solo per shopping.
Mattina presto e partiamo direzione Bermuda, solo due a bordo, il passaggio sarà piu faticoso adesso.
Mare piatto senza vento; passiamo un'isola chiamata Sombrero "inglese", in lontananza sembra proprio come
un capello messicano, la ragione è che è piattissima con una torre conica di ferro che si vede da miglia di distanza.
Prendiamo un bel Dorado alla traina, con un'esca di latex simile a una seppia.
Arriviamo a Bermuda alle 10 di notte con una bufera di vento, tuoni, lampi e pioggia torrenziale. Il vento soffia a 40 nodi. Tiriamo giù tutte le vele e aspettiamo la mattina, non si puo rischiare ad entrare a St George di notte!
Mattina presto, mare calmo, chiamiamo la torre di controllo sul 16 e ci dirigono dentro la laguna.
Un posto bellissimo ma pieno zeppo di turisti e navi di crociera. È la sosta favorita per gli yacht che vanno e vengono dal Meditteraneo. Prezzi astronomici: gasolio a $1 al litro. Compriamo il minimo, facciamo il pieno di acqua e partiamo subito diretti per New York, circa 5 giorni di navigazione.
Come al solito niente vento per tre giorni. Ci passa un sommergibile americano enorme, pensiamo sia atomico. La mattina del quarto giorno riceviamo un avviso sulla radio che dobbiamo cambiare rotta; è la marina americana che ci avvisa di esercitazioni. Ho appena messo giù il microfono che me la faccio adosso: due F16 ci sorvolano così bassi sopra di noi che si vedono le fiamme dei motori.
Ci stiamo avvicinando alla corrente del Gulf Stream che corre a 2 nodi e mezzo e ci sta spingendo a Nord dalla nostra rotta. Il cielo è coperto con lampi e tuoni, il mio amico dorme e non ho vele ridotte. Lo sveglio, ma e troppo tardi il vento arriva a 60 nodi ed abbiamo ancora il genoa fuori, si sente come un colpo di cannone alla guida della genoa: 12 bulloni di 10 mm partono come delle pallottole.
Riusciamo ad avvolgere una cima, leviamo la pressione dalla vela ed evitiamo ulteriori danni.
Arriviamo a New York il pomeriggio del sesto giorno. Si vede la grande ruota di Coney Island passiamo sotto il ponte Verrazzano con ancora 3 ore di luce. Decidiamo di ancorarci vicino ad Ellis Island e la Statua di Libertà.
Abbiamo l`anfitertro di Manhattan con le sue luci davanti a noi. Una stazione di jazz che suona e stiamo fuori con la bottiglia di champagne. Abbiamo il privilegio di godere uno spettacolo unico. Sfortunatamente le due torri non ci sono più nelle luci di Manhattan. Si vedono le luci di aerei che atterrano ogni minuto al JFK e a La Guardia.
È veramente la capitale del mondo.
La mattina dopo, alle 5, ci alziamo per prendere la corrente a favore dell'Hudson river (7/8 nodi) uno Yacht a vela non ce la fa ad andare contro questa corrente. Passiamo lungo Manhattan vediamo joggers, ciclisti e i ferry che portano la gente al lavoro. Arriviamo ad un incrocio chiamato "Devils bend" nel fiume Hudson dove c'è un mulinello di aqua come una lavatrice, mettiamo i motori a pieni giri e ci infiliamo nell'East river. Passiamo una zona con pontili derelitti e vecchie fabbriche in disuso.
Ci dirigiamo verso il Connecticut e il marina di "Centreport", approdando nel pomeriggio al Centreport Yacht club dopo aver fatto 8.300 miglia da Cape Town.
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