Mauro Levrini: "Sbarchiamoli!"

Estate '92, un'amica parla a Cristina, la mia compagna, di un gruppo che cerca uno skipper per andare 15 gg in Corsica ad Agosto su una barca che hanno noleggiato. Mi offro di portarli se non mi fanno pagare la quota di noleggio e se c'è posto anche per Cristina (pagante).
Primo incontro: 6 persone, 2 coppie + 2 di cui 5 subacquei. La barca è a Bandol (oltre Tolone), vogliono fare il giro della Corsica facendo "almeno" un'immersione al giorno. Esprimo alcune perplessità: un'immersione implica che qualcuno ricarichi le bombole e questo vuol dire trovare dei diving lungo il percorso e star fermi una giornata. Li riduco a più miti consigli e ci accordiamo su 5-6 immersioni e itinerario Calvì - Lavezzi (costa W). Ma rimango perplesso, due hanno anche la patente, spero che mi aiutino. Partiamo per Bandol.
La barca è un Beneteau di 12m con tutto il rollabile (fiocco e randa all'albero) ma con soli 40m di catena, una CQR striminzita e una specie di Danforth di rispetto (ma altrettanto leggerina), in porto trovo solo un bollettino del giorno prima con un generico avviso di peggioramento e nel casino dei preparativi non riesco a beccarne uno per radio. Partiamo alle 15 da Bandol, naturalmente non c'è un filo d'aria e si smotorazza. Una delle ragazze si spaparanza in "spiaggia" (la tuga) spargendo olio solare dappertutto. forza8.jpg Passate le Porquerolles si alza un bel venticello, ma naturalmente è dritto di prua, svolgiamo un po' di randa tanto per stabilizzare la barca e l'equipaggio, ansioso di provare, si alterna al timone. Così per qualche ora seguiamo una tipica rotta antisommergibili e mi viene il dubbio che la bussola sia considerata parte dell'arredo nautico. Intanto nubi minacciose si addensano dietro di noi e riceviamo un avviso di "coup de vent fort" da WNW, ormai siamo in ballo, e non è il caso di tornare indietro, purtroppo faccio l'errore di non tirare fuori le cinture che sono in fondo a un gavone a prua. Nel cuore della notte la burrasca ci raggiunge. Il vento gira di 180° e rinforza insieme al mare, ma è di poppa e non mi fa paura, siamo a metà strada e c'è tanto mare davanti. Srotolo un fazzoletto di fiocco e spengo il motore, la randa nessuno riesce più a riavvolgerla ma ce n'è poca a riva e filiamo a 7-8 nodi sotto raffiche di 30. I problemi sono altri: voglio andare in quadrato a fare il punto, così chiamo uno dei patentati, timono con lui per 10 min per fargli prendere la mano con l'onda di poppa, poi scendo. Tempo di aprire la carta e la barca si intraversa e mette le crocette in acqua. Mi catapulto fuori mentre lui strilla "Cosa faccioooo???" e giuro che il timone non lo mollo più.
Ma quello che mi preoccupa veramente è il temporale che si avvicina, con FULMINI che cadono dappertutto; ora si che ho paura, sono impressionanti questi fasci di elettricità che cascano così vicino! Rimollo il timone (questa volta a mia moglie, che è meglio, e vado a prua (senza cintura) per recuperare la catena dell'ancora, avvolgerla tra albero e sartie e spenzolarla in acqua. Magari non serve a niente, ma è l'unica cosa che mi viene in mente per cercare di scaricare a mare l'eventuale elettricità statica e non fare da parafulmine. Tenendomi con 6 mani e usando le altre 2 (si, le mie amiche mi chiamavano "polipo") riesco a compiere l'operazione, che non saprò mai se è servita, ma i fulmini sono caduti altrove e non ci tengo a ripeterla. Il temporale passa, la burrasca no, ma in qualche modo arriviamo a Calvì, 140 miglia, 25 ore. Dato il tempo ci saranno 3000 barche in rada e cerco un posto anch'io. L'equipaggio, serafico, chiede "Ma perché non andiamo in porto???" Li guardo come se vedessi un asino che vola, ma non c'è verso, dobbiamo fare due giri del porto e un incaglio in catena altrui tentando un ormeggio in un posto impossibile perché si convincano che "nessuno ci aspettava se no ci tenevano un posto!". Sono troppo stanco per discutere e vado a dormire, mentre loro, remando e brontolando, scendono a terra col tenderino. Calvi1.jpg
Il Mistral ci ha costretti a rimanere a Calvi per altri 2 gg, ma approfittando del ridosso di punta Revellata porto i 5 sub a fare un'immersione.
Mentre sono sotto prepariamo una ricca insalatona di riso, così, pensiamo, quando risalgono trovano il pranzo pronto e sono contenti! Giammai: uno non mangia le uova (perlomeno sotto forma di uovo, perché in versione frittata le avrebbe mangiate), l'altra non mangia il tonno perché è amica dei delfini, gli altri non ricordo perché ma comunque non gradivano; morale della favola un'insalata per 8 ce la mangiamo in 3 e gli altri sbocconcellano porcherie assortite. Bella soddisfazione!
Come Eolo vuole ce ne andiamo da Calvi verso Sud. Gargalo, nottata alla Girolata. Deve chiamarsi così perché si gira in tondo tutta la notte, tant'è che nonostante le due ancore appennellate alle 4 di mattina cominciamo ad arare e devo rifare l'ancoraggio.
Proseguiamo e cominciano i mugugni: "Ma passiamo sempre al largo e non vediamo niente della costa!" Entriamo nei golfi e: "Abbiamo preso una barca a vela ma andiamo sempre a motore!" Faccio notare che o non c'è vento o è contrario (rollafiocco e rollaranda non aiutano a risalirlo) e che sono anche disponibile a fare qualche mezza giornata di bordi piatti, ma se vogliono arrivare a Lavezzi ...(qui i "quando arriviamo?" si sprecano).
C'è poi la grana degli ormeggi. Quando si trova un posto in banchina non riesco in nessuna maniera a far capire che chi sta all'ancora a prua è fondamentale per tenere dritta la barca. O mollano direttamente 30m di catena in un mucchietto sul fondo, o la bloccano prima che agguanti, risultato: ormeggi da schifo, barca sempre intraversata, altri brontolii (perché è ovvio che IO non sono capace ad ormeggiare!). Provo a lasciare il timone al più saccente e vado io a prua, così, quando la barca si intraversa e leggo il panico nei suoi occhi, recupero qualche metro di catena e gliela raddrizzo. Spero che abbia capito, invece no! Tutto tronfio si pavoneggia per l'ormeggio perfetto e mi guarda come per dire "Visto come si fa" (se l'avesse detto gli facevo fare 2 giri di chiglia).
Per loro poi l'ormeggio è poco diverso dal parcheggio, significa solo cazzare a corda di violino le cime in banchina, fregandosene di ancore o corpi morti. Che poi i parabordi vadano legati con un parlato è solo una fissa mia! Così, o cascano in acqua o si passano minuti preziosi a slegare i groppi che hanno fatto su quelli da spostare.
Naturalmente quello che indispone, non è l'ignoranza (nessuno nasce "imparato"), ma il rifiuto di capire e di accettare qualsiasi spiegazione e qualsiasi insegnamento.
placri.jpg Ridendo e scherzando (si fa per dire) arriviamo a Lavezzi dove fanno un'immersione (la quarta) e in serata entriamo a Bonifacio. Per chi non lo conosce, si tratta di un piccolo fiordo che entra nell'imponente costa rocciosa e in fondo al quale si trova il porto con il paese. Per la sua struttura, in caso di libeccio o forte maestrale il vento tende ad incanalarsi e "ammucchiare" le barche in fondo. Tutti quindi buttano l'ancora il direzione dell'imboccatura e avvicinandosi alla banchina in diagonale, per orientare la linea di ancoraggio al vento di traversia. Quindi è praticamente impossibile, soprattutto per chi ha poca catena, non incrociare le catene altrui, senza che nessuno si crei grossi problemi, pur dando le indicazioni del caso a chi arriva. Noi invece facciamo il solito ancoraggio da schifo, beccandoci gli insulti di una coppia di gay svizzeri stizzosi, ormeggiati tre barche più in la. Quindi, scaricata a terra la ciurma, io e Cristina (incinta di 2 mesi) rifacciamo tutto da capo da soli, beccandoci i complimenti del vicino di barca. Il giorno dopo fanno un'altra immersione con un diving locale e in serata, quando comunico che il mattino dopo saremmo partiti per il ritorno si litiga nuovamente, perché avevano già lasciato le bombole alla ricarica per fare l'immersione il giorno dopo. Questa volta mi impunto (mancano "solo" 5 giorni alla data della consegna a Bandol e se si dovesse alzare il mistral sarebbe pericoloso se non impossibile tentare di risalirlo).
Alla fine, tra musi lunghi e mugugni, con la minaccia di lasciarli a terra e la promessa che, se possibile, li avrei ancora portati ad immergersi sul bombardiere sotto la rocca di Calvi, partiamo. Al passaggio delle isole Sanguinarie il ritrovare il tavolo da carteggio coperto del tabacco che usavano per arrotolarsi i loro fetidi spinelli risveglia i miei istinti omicidi (sarà per il nome) e mi piacerebbe abbandonarli su quegli scogli battuti dal mare.
piantarella.jpg Dopo tre giorni, in vicinanza di Calvi, riesco a beccare sul vhf il mio ex socio (sulla mia ex barca con dei clienti) e accosto per salutarlo, altre rimostranze "...ecco, prima tanta fretta e adesso perdiamo tempo per salutare gli amici!". Quella che parla è sempre l'oliatrice di tughe, che per tutta la crociera non si è degnata neanche di raccogliere una cima dal pozzetto; l'avrei incenerita con uno sguardo e sparso le ceneri in mare (attraverso il wc marino), ma non ho ancora questi poteri. Comunque "persa" questa mezz'ora per rivedere la "mia" barca ;.-(( eccoci a Calvi, notte in porto, immersione come da contratto (avrei voluto vederlo anch'io quel bombardiere, ma non mi fidavo a lasciare la barca, visto che è appena a fianco dell'imboccatura del porto), ...e poi di nuovo via col vento (ma quale vento, smotorazza smotorazza!) verso Bandol. Traversata lunga ma senza storia, sosta venerdì pomeriggio a Porquerolles per l'ultimo bagnetto e ultima scena pietosa. Non avevamo neanche finito di calare l'ancora che si erano buttatti tutti a mare. Pazienza, io e Cristina finiamo l'ancoraggio e ci buttiamo anche noi (dopo aver calato la scaletta!), la solita str... si avvicina a Cris e le dice con malgarbo "Beh!? lasciate la barca incustodita? Risali almeno tu!" non so che cosa mi abbia trattenuto dall'affogarla sul posto, ma non ci ho più visto e le ho strillato che la barca era sotto la mia responsabilità e lei non doveva permettersi di dare ordini A NESSUNO!. In serata eravamo finalmente a Bandol; il mattino di sabato, riconsegnata regolarmente la barca, siamo rientrati a Torino e non li ho più rivisti ne' per mare, ne' per terra.
Il meno saccente dei due patentati mi ha però chiesto se pensavo che l'anno prossimo avrebbero potuto farcela da soli. Gli ho risposto che, finché non succedeva niente tutto sarebbe andato bene! A buon intenditor poche parole.
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