Mario Fontanelli: "Pesca alla traina"
Quando navigo a vela, o a motore, a meno che non ci siano condizioni di vento e di mare estremamente proibitivi, cerco di filare sempre una o due lenze, con esca artificiale, secondo me le più efficaci sono le piumette con testa metallica e i due occhietti disegnati, o le piccole piumette in carta oleata e palline fluorescenti, magari anche messe in fila in un’unica lenza, facendo attenzione ai numerosi ami se per caso il pesce abbocca.
L'estate scorsa, dopo circa una settimana passata a veleggiare su un Glenans 7,60 nelle bocche di Bonifacio, solo un piccolo pescetto, oramai le mie doti di pescatore, e la mia tecnica di pesca stavano perdendo di credibilità. Una sera, passando davanti a quel gruppo di isolotti, di cui non ricordo il nome di fronte a Porto Vecchio, Corsica Sudest, verso le 18, sentiamo la lenza strattonare, l'emozione è grande, urla da stadio, gioia, estrazione di ricette e pentole, cominciamo a recuperare a mano la lenza, lo portiamo fino a vederlo a pochi metri dalla poppa, e forse per il troppo tripudio, fra le nostre urla di delusione, il pesce si slama (almeno penso che si dica così) lasciandoci in una rissa fra chi dice che dovevamo andare più forte, e chi più piano, il tutto viene interrotto da un’altra allamata, stessa identica scena, pesce quasi toccato con mano e perso, ancora rissa, al terzo pesce perso ci siamo organizzati, abbiamo frenato l'entusiasmo e abbiamo affinato una tecnica di recupero soddisfacente, due a poppa coi piedi in acqua, recupero molto veloce degli ultimi metri di lenza, tirando più abbassati sul livello dell'acqua possibile, mentre l'altro con un secchio cercava di prendere il pesce finché era ancora al pelo dell'acqua, velocità a motore costante, sempre sui 4 nodi. È stata una vera mattanza, un tramonto fantastico, seguiti da una scia di gabbiani che cercavano di prendere i pesci delle nostre lenze come affioravano, e a nostra volta noi a seguire i gabbiani con grida d'eccitazione.
Bottino circa una quindicina di sgombri o simili intorno al chilo. Abbiamo perso il senso del tempo, e della carta, tanto, che verso le 10, quando oramai non c'era più luce, ed eravamo appagati dal pingue bottino, e vogliosi di arrivare a Portovecchio, sbagliamo ad interpretare le boe che segnano il canale navigabile, facciamo un po’ di confusione con i fari (non abbiamo GPS), e ci troviamo con la brutta sensazione di sentire la chiglia che viene bruscamente frenata, per fortuna erano solo alghe, e nell'incertezza andavamo pianissimo, a quel punto abbiamo deciso di ancorarci, prima di andarci ad incagliare veramente, abbiamo rilevato parecchi fari, finche abbiamo avuto la certezza di dove fossimo e di dove dovevamo andare, e siamo potuti tornare nella zona navigabile, ed a notte inoltrata siamo rientrati all'agognato porto, per fortuna senza alcun danno all'imbarcazione.
Che pescata, abbondantemente ripagati di tutte quelle volte che rientrando all'ormeggio la sera risalpavamo le lenze desolatamente molli.
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