Ferrari 360 Modena F1
La berlinetta di maranello si rivela straordinaria su tutto il fronte delle qualità dinamiche.
 E permette di viverle anche su strada, senza imporre particolari sacrifici.

 

Quanto fa da 0 a 100 ? La domanda è sulla bocca di tutti, quando si parla di Gran turismo, Ferrari in testa. Ma la risposta, se permette , è scontato: avete visto mai una Ferrari lenta in accelerazione , o carente in velocità massima o essere superata da un Mulo ?  Cero qualche decimo lo si può sempre limare, così come c’è sempre la possibilità di migliorare il tempo sul giro a Fiorano, o dove vi pare. 
Ma anche questo se permettete è nella logica delle cose: ci sarebbe da vero da preoccuparsi, se con un motore più potente e cinque anni di evoluzione tecnica alle spalle, la 360 Modena offrisse performance inferiori a quelle della F355, che pure aveva tutte le qualità delle migliori purosangue Ferrari. Certo, bisogna tener presenti le dimensioni più generose, che hanno portato la “bedinetta” ad avvicinarsi non poca alle “grandi” di Maranello. Ma soprattutto bisogna fare i conti con una legislazione che impone vincoli sempre più stretti, in termini di rumore, emissioni, rigidità (e dunque, almeno in prima analisi, peso) della struttura. Ma la naturale aspettativa degli appassionati è che il lavora di tecnici e collaudatori sia comunque capace di scavalcare ogni barriera. E di andar oltre. 
Naturalmente a Maranello ci sono riusciti, e bene. Al punto che occorre veramente reprimersi, per parlare della 360 Modena senza sconfinare nell’esaltazione verbale. E non solo per le sue prestazioni, cui comunque spetta un ruolo di primo piano. Ma la stessa immagine, che alle prime uscite aveva lasciato un po’ tutti perplessi, non ci mette molto a conquistarti, per equilibrio e per grinta. Per rendersene conto non basta osservarla in foto, e neppure in vetrina: occorre guardarla mentre sfila per strada, che galoppi veloce o che si muova al passo in mezzo al traffico. Solo in quel momento, dal confronto con le banali lamiere che le stanno attorno, ci si rende conto della qualità del lavoro stilistico condotto dalla Pininfarina. Anche nel tanto discusso frontale. Tutto ok per prestazioni e stile, insomma, oltre che per tecnologia e, per quanto fuori luogo possa sembrare, per il confort .Aspetto con il quale è inevitabile confrontarsi quando si misura un’auto non solo per quello che può offrire nel giro di pista tirato alla morte, le o stradale, turistico o “cattivo” che sia. Ed è proprio sotto questa voce che va annoverata la maggiore sorpresa offerta dalla 360 Modena. 
Chi scrive ha avuto la fortuna (nel senso letterale del termine) di guidarla per 900 km filati. E può garantire di esserne sceso senza che la schiena, i muscoli o qualsiasi altra articolazione avessero motivo di lamentarsi. Dopo ore trascorse ad ascoltare la musica dell’otto cilindri, a gustarsi tutte le altre emozioni che la vettura ti mette fra le mani, a cominciare da quel vero gioiello che è il cambio sequenziale elettroidraulico F1. Emozioni apprezzate in pieno anche perché vissute senza dover combattere con una posizione di guida in felice (anzi) senza soffrire per le afflizioni (sotto forma di vibrazioni, scuotirmenlti, rimbalzi a ogni sconnessione) cui spesso ti costringono le vetture estreme, con la scusa della “sportività pura".  Eh no, signori: qui la sportività c’è tutta, sul dritto, nel misto, sui curvoni, in frenata.
 Ce n’è tanta che si corre pure il rischio di sconfinare, tale è la confidenza, la sensazione di naturalezza che la vettura in fonde in chine tiene il volante. Ma c’è anche la possibilità di convivervi, di assaporarne appieno le emozioni (rumore compreso, ci mancherebbe) senza doversi per forza di cose sentire dei duri.
E vero, sembra di trovarsi di fronte a una sorta di quadratura del cerchio. Ma anche mettendosi d’impegno, non è affatto facile stendere un elenco di difetti. Sì, la scalatura dei rapporti è proprio “da pista"  con una sesta “piena”(da velocità massima al limitatore) che non è proprio l’ideale per i trasferimenti.
 Il corredo tecnico, notevolissimo, comprende l’irrinunciabile (e frequentemente chiamato in causa) controllo della trazione ma lascia al momento in sospeso il discorso sull’ESP, garante della stabilità, la cui presenza sarebbe altrettanto auspicabile (tanto, quand’è il momento di divertirsi, c’è sempre un pulsante da schiacciare). Sì, nell’abitacolo qualche elemento di finitura non è prorio in linea con la classe de la vettura e soprattutto con la sua quotazione. Ma quando si stringe il volante fra l’unico motivo di apprensione viene da una visibilita (posteriore e verso tre quarto spesso critica. Tutto qui? Sì, tutto qui. Per quanto riguarda i meriti della 360, invece, le otto pagine che seguono non riescono a contenerne che un sincero (e con tutta probabilità parziale) riassunto.

 


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BELLA E CATTIVA
Miscelando elementi classici, quali i gruppi ottici
di coda, circolari e soluzioni innovative, come le feritoie
simmetriche nei paraurti, davanti e dietro, l'immagine disegnata
da Pininfarina offre grinta ed eleganza insieme

   
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