EDITORIALE

 

 

EDITORIALE:

 BUONE VACANZE ???

 

Nell'Anno Santo 2000, durante una celebrazione giubilare, il Vescovo di una Diocesi dell'Italia Nord-Occidentale si rivolgeva alle sue Confraternite in questo modo:

"Sono contento della vostra presenza e, all'inizio del periodo estivo, auguro buone processioni a tutti voi, che vi impegnate a condecorare le varie feste religiose delle comunità locali".

Per commentare questo poco felice intervento, occorre forse premettere qualcosa:

- è chiaro che le Confraternite che sopravvivono senza rinnovare la loro antica esperienza hanno fatto il loro tempo, e resta una preoccupazione costante metterle in guardia da questo declino sempre possibile, sempre in agguato;

- è altrettanto lampante che le Confraternite che si limitano ad essere reliquie del passato sono dei "morti viventi", perché Cristo è vita, non museo;

- sono, infine, anche legalmente inadempienti (e perseguibili) le Confraternite che non esercitano gli scopi di culto e carità ad esse propri (ed anche questa non è una novità, visto che le leggi, sia canoniche che civili, sono molto nette in proposito).

Tuttavia, anche con queste premesse, pure la più disastrata (ma autentica) Confraternita esistente nel mondo cattolico sa di NON essere stata fondata per condecorare processioni NE' di essere stata costituita allo scopo di ravvivare qualsivoglia manifestazione religiosa.

Ecco perché è avvilente che un successore degli Apostoli consideri in maniera così "folcloristica" le associazioni più antiche della Chiesa ...

Non dimentichiamo (ma se lo ricorderanno anche certi presuli?) che le autorità della Chiesa hanno dato alle Confraternite un mandato (vedi il Canone 313 del Codice di Diritto Canonico), esse hanno cioè una specifica missione da compiere ufficialmente: è possibile, allora, metterle in grado di compiere questa missione?

Il primo passo da fare per mettere nuovamente in grado le nostre associazioni di poter operare con cognizione di causa è chiarire la loro identità e la loro fisionomia. Tuttavia poco resterebbe di questa operazione se dopo aver chiarito questi elementi teoricamente (anche solo come accrescimento culturale individuale), non venissero forniti gli strumenti per attuare e mantenere operativi tutti questi aspetti. Non si possono infervorare (e basta) le persone e le situazioni con pii auspici. E' emblematico, come esempio, il confronto tra la Confraternita di Gesù Onnipotente di Siviglia e quella del Santissimo Sacramento di Torrazza Coste (PV), entrambe aggregate all'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento (per intenderci: alla Confraternita della Basilica di San Giovanni in Laterano, ossia la Cattedrale di Roma), quindi appartenenti alla stessa "famiglia spirituale". La comparazione che segue è stata dedotta da documenti che sono apparsi su Internet.

La prima (Siviglia) si è recentemente posta il problema se la sua fisionomia sia veramente quella di associazione pubblica di fedeli nella Chiesa Cattolica (il che le darebbe le prerogative richiamate sopra) perché è ben conscia dell'importanza che tale qualifica comporta (e cioè dei diritti e dei doveri relativi, che quindi voleva verificare se era veramente in grado di adempiere).

La seconda (Torrazza) è cosciente di essere un'associazione pubblica e, forse proprio perché lo sa, si è data recentissimamente nuove regole, le quali, però (questa è l'impressione che lasciano) tracciano, in sostanza, una vita confraternale esigua e minimalista quanto a caratteri ad essa propri, ed impostata prevalentemente su quel che è sufficiente fare a livello individuale, anche restando al proprio paese ... con buona pace della Confraternita come aiuto per vivere meglio la propria fede in maniera comunitaria, mettendo in atto una precisa missione!

Di chi è la colpa? Del Priore? Del Vescovo? Dell'ambiente in cui queste realtà operano? Del fatto che non si può fare un paragone tra una grande città ed una località di provincia?

 

E' chiaro che se nessuno, per lungo tempo, ha ricevuto notizie e stimoli (o questi sono stati introdotti o recepiti male od in maniera precaria) in buona fede verrebbe immediatamente da pensare che chiunque si sia trovato ad operare una qualche forma di "innovazione" di fronte all'evolversi della società, abbia fatto comunque bene il suo mestiere, perché animato da retta intenzione e giustificato nelle sue mancanze dalla carenza di documentazione e/o formazione più adeguate, ecc.-. Non bisogna però correre il rischio di autogiustificarsi. Non avere disponibilità di maggior formazione e/o informazione non esime dal procurarsela.

Non a caso, proprio in queste situazioni si riesce benissimo ad attivare iniziative a volte addirittura sorprendenti dal punto di vista dell'impatto immediato verso la gente, iniziative che però non ricevono uguale consenso quando viene proposto di farle seguire da cose più "sostanziose" quanto alla crescita nella preparazione e nella motivazione dei Confratelli e Consorelle, attuali o potenziali, ed al diritto-dovere di un'adeguata assistenza da parte di chi ha "cura d'anime".

 

Non bisogna assolutamente pensare che gli adeguamenti pastorali, liturgici, normativi siano fatti per mortificare qualcuno o qualcosa, il loro scopo, almeno in via di principio, è sempre quello di evitare "incrostazioni" per riportare le cose alla loro autenticità ed alla loro originaria bellezza: però quante iniziative esistenti sono state, "sic et simpliciter", ridimensionate per disposizione dell'autorità ecclesiastica oppure abbandonate dagli stessi interessati perché (così ci si autogiustificava) non più rispondenti al tempo ed al luogo ... senza una approfondita riflessione "a monte" per verificare determinate scelte e/o decisioni, sia che fossero di fare che di non fare !?

Volendo fare un discorso limitato ai soli aspetti storici (fermo restando che chi vuol ridurre il cristianesimo a solo fatto storico è un cristiano ateo), non c'è da stupirsi se i periodi più ricchi di studi e di attenzione alle Confraternite abbiano spesso coinciso con i momenti in cui alcune nostre associazioni toccavano il minimo numero di iscritti o si estinguevano. Difatti questi lavori erano fatti per buona parte dall'esterno dell'ambiente confraternale. Qualche osservatore dei fenomeni di costume rilevò che negli Oratori avevano messo piede tutti (storici, documentaristi, etnomusicologi, cultori di cose d'arte, ecc.) ... meno che i Confratelli ed i sacerdoti che avrebbero dovuto assisterli. Di conseguenza non c'è altrettanto da sorprendersi se alcune (a volte discutibili) operazioni di ripresa confraternale sono state l'espressione di quel che soggettivamente si voleva realizzare ma non certamente di ciò che oggettivamente è una Confraternita.

Ancor oggi, ad esempio, in alcune località dell'appennino ligure-piemontese o delle riviere liguri si continua a parlare della processione o della festa dei "cristi" (addirittura, se non c'è, la si organizza, poco importa in occasione di che cosa) come se questa fosse la fondante ragion d'essere di questa forma di associazionismo. C'è da sperare che non ci si sia rivitalizzati solo per questo! E' ben vero che nel gergo locale il "cristo" é la grossa croce processionale, riccamente ornata, e spesso di artistica fattura ... ma è inaccettabile che le nostre Confraternite, nell'idea persino di alcuni Vescovi, appaiano come dei gruppi folcloristici da processione (tanto più riuscita quanto maggiore è il numero dei gruppi partecipanti; l'operazione è poi un ancor più riuscito spettacolo se viene "esportata" in altre regioni che non hanno questa tradizione, portatavi magari da meravigliati bagnanti che hanno conosciuto le Confraternite per la prima volta solo perché imbattutisi in una processione, e nulla più, mentre si trovavano in ferie).

 

Tutto questo svilisce almeno otto secoli di storia, dimostra la poca attenzione che gli interessati hanno verso le proprie radici, manifesta l'insensibilità verso l'eredità di buone opere che deve essere continuata (quindi è un segno di poca buona volontà) e soprattutto è una controtestimonianza, specie verso tutti quegli ambienti dove si deve introdurre o reintrodurre il lievito del Vangelo (vedi l'omelia di Giovanni Paolo II alle Confraternite, 1/4/1984) o dove gli atteggiamenti estemporanei rischiano di allontanare maggiormente chi non ha più o non ha mai sentito parlare di Gesù Cristo.

 

Eppure si trovano parecchie realtà in cui si chiede alle Confraternite di intervenire a condecorare una festa od una processione perché altrimenti queste andrebbero deserte, cosa che

- dimostra proprio quanto le comunità cristiane siano deboli se per far festa (che è un carattere tipicamente cristiano) debbono richiedere la presenza di altri "festanti" e

- provoca alle Confraternite invitate un aumento di impegni derivanti da un compito NON istituzionale.

 

E' il discorso di sempre: la spia d'allarme di un sistema è l'aumento delle pratiche formali per sclerotizzare l'autenticità della vita e dei suoi atti. In questo modo anche la religione fatta di celebrazioni senza proiezione nella vita, fagocita la fede.

 

Ma le Confraternite, se genuinamente intese, presenziano volentieri, innalzano orgogliosamente i loro vessilli, perché in fondo vogliono continuare a recare il Signore tra le case degli uomini. E' in questo senso che sono anche capaci di autoconvocarsi per farsi reciprocamente forza. Bisogna solo offrirgli la possibilità di portare Cristo prima e piuttosto che il "cristo". Allora non sarà più questione di sole processioni estive.

Gian Paolo Vigo

 

 

... e tanto per dimostrare le capacità di introspezione, riflessione e propositività delle Confraternite, riportiamo come appendice un superbo articolo apparso sul foglio di collegamento dell'Arciconfraternita di Sant'Antonio in Padova

 

APPENDICE:  ATTUALITÀ DELLE CONFRATERNITE

 

All'inizio del terzo millennio, in una società a forzosa dimensione multirazziale e cultura sovra-nazionale; nell'era della tecnologia sempre più sofisticata, della posta elettronica, della realtà virtuale, della globalizzazione generalizzata, ha ancora senso approfondire e promuovere il sentire religioso e, soprattutto, hanno attualità e futuro le Confraternite?

La risposta non è semplice, se appena consideriamo che il tessuto confraternale moderno, a causa della crescente secolarizzazione, dell'esasperato individualismo, del diffuso decadimento dei valori, ha perso molto dell'antico carismatico smalto devozionale e della capacità di influenzare le vicende politiche, economiche e culturali di uomini ed istituzioni. Non di rado la Confraternita ha ristretto il suo campo d'azione al culto esteriore del santo titolare, alla cura ripetitiva delle processioni della Settimana Santa, alla gestione corporativa dei loculi.

 

Sì, la Confraternita può risultare ancora attuale ed utile, purché in ideale continuità con i tanti meriti della sua storia, ridisegni il suo impegno in funzione di una realtà socio-culturale, che ha subìto capovolgimenti planetari in tema di relazioni umane di tensione etica orientata al senso del bene comune.

 

Malgrado l'aumentata informazione culturale, il crescente benessere economico e lo sviluppo degli scambi tra i popoli, "l'uomo moderno tecnologico e robotizzato, vive una realtà personale e comunitaria fatta di paura, incertezze e fuga dalle responsabilità. Una umanità secolarizzata che dichiara con sicurezza la superiorità dell'uomo e l'indifferenza per il trascendente ma che, anche per questo, si trascina nell'inquietudine per l'incapacità di colmare il bisogno di Assoluto, che con quotidiana prepotenza riemerge, in riferimento all'ossessione del trapasso e ai grandi interrogativi esistenziali: chi siamo? perché la vita? dove andiamo?

 

La Confraternita potrebbe risultare elemento determinante nella guerra contro le numerose nuove povertà e le droghe che assediano la nostra modernità: ingiustizia, assenteismo, indifferenza, sopraffazione, edonismo. Rinviando a più tematiche riflessioni il compito di tracciare un nuovo e più funzionale ruolo istituzionale e sociale per le Confraternite del terzo millennio, rileviamo doverosamente la bella realtà di tanti sodalizi particolarmente sensibili, che si sono rigenerati ponendosi al passo dei tempi, rileggendo voglia di fede e pratiche devozionali, riaprendosi al dovere dell'accoglienza ed alla cultura della gratuità.

 

Una citazione tra le tante, la Confraternita dei Romei della via Francigena. Da anni persegue con tenacia e profusione di mezzi, l'obiettivo religioso, culturale, storico, ambientale, di ridare attualità all'itinerario della via del pellegrino, sulle orme del viaggio affrontato dal vescovo Sigerio intorno all'anno mille, da Canterbury a Roma ...

 

Anche nei nostri ambiti territoriali, alcune Confraternite tra le più avvertite (avendo rivisitato responsabilmente le proprie radici) si sono disegnate opportunità prospettiche di impegni spirituali e materiali, all'insegna delle innovazioni del Concilio Vaticano II.

 

Hanno così esteso la sfera del servizio a tutte le complesse e turbinose emergenze di una società sempre più problematica e alla deriva, scegliendo la strada evangelica, tutta in salita, della continua formazione e della efficiente operatività. Di qui, l'assunzione piena della manutenzione della propria Chiesa, risorta a nuovo splendore liturgico-monumentale; la puntuale attenzione ai Confratelli bisognosi, ma anche alle tante nuove emergenze che attraversano tutti gli strati della popolazione (*); il raccordo organizzativo, devozionale e caritativo con le altre Confraternite; il sostegno economico e spirituale alla edificazione di nuove Parrocchie e, più in generale, alle varie necessità della chiesa locale; la condivisione motivazionale delle più significative espressioni di volontariato attive sul territorio; la perpetuazione e diffusione intelligenti delle sane tradizioni di pietà popolare; l'azione di stimolo nei confronti dell'opinione pubblica, a favore dell'impegno solidarista allargato; la sollecitazione e promozione di iniziative culturali a tutto campo, propositive di sentimenti e valori contro tanta banalità, diffuso conformismo, dilagante materialità.

 

Queste stupende realtà, consegnano al mondo Confraternale della società post-industriale, il laborioso itinerario educativo di una presenza carica di profetici contenuti e di illuminata operatività. La lunga e gloriosa vicenda consegnata alla lezione della storia, saprà fornire ai fratres gli opportuni stimoli, perché risultino ancora decisivi protagonisti all'alba di un terzo millennio, orfano di bontà e prodigo di confusione e aleatorietà.

 

Al tramonto di un secolo tormentato e contraddittorio, che ha sì garantito sicuro progresso ma anche partorito tragedie epocali, la Confraternita vorrà e saprà offrire all'intera comunità, ma soprattutto all'emarginata condizione degli ultimi, la legittima riparazione del benessere negato; l'etico riscatto della dignità offesa, la dismessa abitudine dei pellegrinaggi di riflessione interiore, per riabituarci al gusto dell'incontro con se stessi e con gli altri.

 

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(*) n.d.r.

non dimentichiamo (senza esagerarne la portata) che sono state proprio le Confraternite:

- ad avviare la svolta del concetto di assistenza da soccorso nelle necessità ad affronto a monte delle situazioni che creano necessità, in vista della loro rimozione [Convegno Mondiale Confraternite di Misericordia, Firenze 11-14 novembre 1992]

- a presentare uno dei primi appelli per l'azzeramento del debito dei Paesi in via di sviluppo [1° Congresso Internazionale delle Confraternite, Siviglia 26-31 Ottobre 1999]