Molto spesso, curiosando tra gli scaffali di un centro per il fai da te, ci si imbatte in gommalacca sotto forma di liquido, venduto a caro prezzo in bottigliette di capacità minima. Ciò che molti non sanno è che la gommalacca è normalmente immessa in commercio sotto forma di scaglie. Molti di noi, vuoi perchè abbastanza fortunati da imbattersi in un centro per il fai da te onesto, o perchè residenti in una città dove sopravvive quell'ultima mesticheria, si sono imbattuti in sacchetti di gommalacca in scaglie. Normalmente si tratta di scaglie di gommalacca comune, dal colore marrone con riflessi arancioni che, una volta applicata, dà al legno delle tonalità arancio-dorate; quelle stesse che fanno rimanere incantati dai riflessi che mobili di pregio così trattati sanno dare, specialmente quando nella stanza dove si trovano filtrano i raggi bassi del sole al tramonto. Si ottiene fondendo la gommalacca grezza e poi facendola solidificare in sottili strati su mattoni o su cilindri di maiolica.
Ma la gommalacca comune arancio-dorata non è che uno dei tanti tipi di gommalacca disponibili sul mercato professionale, e più difficilmente sul mercato per gli hobbisti. Le molte varietà di resina si differenziano essenzialmente per il colore, di meno per altre proprietà. Il tipo di pianta di cui l'insetto si è nutrito, le particolari condizioni climatiche, la regione dove la raccolta è avvenuta (ricordiamoci che la gommalacca è prodotta dal Pakistan all'Indonesia, quindi in un vasto territorio con climi sensibilmente diversi), tutto gioca un ruolo rilevante nel determinare il colore e la qualità della gommalacca.
Le varietà più costose sono le Kusmi e Bysacki, che sono raffinate chimicamente per estrarre le frazioni inquinanti presenti nella gommalacca grezza, come pece e cera; il risultato sono scaglie di colore oro pallido, che talvolta sono immesse in commercio con nomi quali Kusmi Superior o Bysacki Golden. Praticamente non hanno residui cerosi, comunque inferiori al 1%. Quando sciolte in etanolo, queste scaglie producono una vernice molto trasparente, con una leggera tonalità giallo-oro. All'altra parte dello spettro, la gommalacca grezza, o naturale, è ottenuta in India con semplici procedimenti manuali dallo sticklac. Altre varietà, che si possono considerare intermedie, le cosidette Lemon o Lemon-Orange, producono un colore giallo carico; queste ultime sono raffinate, ma ancora contengono cera naturale, al 3-5%. Così come le Buttonlac o Seedlac, gommalacche non raffinate che devono essere filtrate prima dell'uso per eliminarne i molti corpi estranei. La varietà Seedlac può essere ulteriormente raffinata attraverso candeggio e rimozione della frazione cerosa per produrre la gommalacca bianca, venduta sia in soluzione che ridotta in scaglie. Quest'ultima è normalmente usata laddove la naturale colorazione arancio sarebbe indesiderabile; l'industria cappelliera ne è un esempio, ma anche quando usata su essenze dal colore particolare che non si vuole alterare (ad esempio, l'amaranto, un legno viola del centro e sud America, nome scientifico Peltogyne spp).
La presenza di residui cerosi è da considerarsi attentamente. Le gommalacche senza cera sono assai più trasparenti e resistono meglio all'umidità, in quanto la cera, oltre ad essere opaca, riduce il peso molecolare della resina, rendendola meno resistente all'acqua. Ma è anche vero che le gommalacche senza cera durano meno a lungo dopo essere state dissciolte in alcool (meno di 6 mesi).
Se le scaglie di gommalacca che vi procurate hanno ancora un alto tenore di cera (questo è il caso, ad esempio, del Seedlac), us semplice procedimento domestico la può eliminare. Vedi
Curiosità: la gommanacca Kusmi prende il nome e le caratteristiche perchè proveniente da insetti cresciuti su di un albero specifico, il kusum (India).
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