La
valutazione dei rischi negli uffici amministrativi
Premessa
La valutazione del rischio, così come
prevista del dlgs 626/94, va intesa come l’insieme di tutte quelle operazioni,
conoscitive e operative, che devono essere attuate per addivenire a una stima
del rischio di esposizione ai fattori di pericolo per la sicurezza e la salute
del personale, in relazione allo svolgimento delle lavorazioni.
La valutazione del rischio è pertanto
un’operazione complessa che richiede, necessariamente, per ogni ambiente o
po-sto di lavoro considerato, una serie di operazioni, successive e conseguenti
tra loro, che dovranno prevedere:
• l’identificazione delle sorgenti di
rischio presenti nel ciclo lavorativo;
• l’individuazione dei conseguenti
potenziali rischi di esposizione in relazione allo svolgimento delle
lavorazioni;
• la stima dell’entità dei rischi di
esposizione connessi con le situazioni di interesse prevenzionistico
individuate.
Tale processo di valutazione può portare, per
ogni ambiente o posto di lavoro considerato, ai seguenti risultati:
• assenza di rischio di
esposizione;
• presenza di esposizione controllata entro
i limiti di accettabilità previsti dalla normativa;
• presenza di un rischio di
esposizione.
Nel primo caso non sussistono problemi
connessi con lo svolgimento delle lavorazioni. Nel secondo caso la situazione
deve essere mantenuta sotto controllo periodico. Nel terzo caso si dovranno
attuare i necessari interventi di prevenzione e prote-zione secondo la scala di
priorità prevista dall’art. 4 del decreto legislativo n. 626/94.
Per quanto detto, appare necessario che l’espletamento
dell’intervento finalizzato alla valutazione del rischio sia condotto secondo
linee guida che devono prevedere precisi criteri procedurali, tali da consentire
un omogeneo svolgimento delle varie fasi operative che costituiscono il processo
di valutazione del rischio.
Al riguardo, questa linea guida prevede:
• una preliminare e, per quanto possibile,
approfondita classificazione e definizione dei rischi lavorativi, secondo uno
schema riportato nel primo paragrafo;
• le indicazioni per lo svolgimento
uniforme delle tre fasi operative, che costituiscono il processo di
valutazione del rischio, secondo un articolato riportato nel primo paragrafo;
• una scheda di riepilogo delle fasi
operative del processo di valutazione del rischio, riportata nel terzo
paragrafo;
• ricognizione dei rischi negli uffici
della pubblica amministrazione (p.a.), nel quarto paragrafo;
• gli schemi delle schede con i
riferimenti concernenti la formulazione del documento della sicurezza,
riportati nel quinto pa-ragrafo.
In particolare:
- una scheda riepilogativa dei dati di
identificazione dell’ente della p.a. o dell’azienda e dei criteri seguiti
nella valutazione dei rischi;
- una scheda relativa ai rischi residui e al
conseguente programma di intervento prevenzionistico.
Sulla base delle indicazioni fornite dalla
presente linea guida, il datore di lavoro, con la collaborazione del servizio di
pre-venzione e protezione, del medico competente, se previsto, e il
coinvolgimento dei lavoratori tramite il rappresentante per la sicurezza,
procederà allo svolgimento delle varie fasi di rilevazione dei rischi e quindi
di compilazione delle schede riportate nel quinto paragrafo, che andranno a far
parte del documento.
Tali schede così come proposte permettono di
riportare:
• una relazione sulla valutazione dei
rischi effettuata nei vari ambienti o posti di lavoro, comprendente anche i
criteri adottati per la sua definizione;
• la descrizione delle misure di
prevenzione e di protezione attuate, in coerenza con i risultati della
valutazione del rischio;
• il programma di interventi integrati di
prevenzione e protezione (tecnica, organizzativa, sanitaria) che si intendono
even-tualmente attuare al fine di completare e/o ottimizzare la tutela della
sicurezza e della salute.
Quanto sopra in conformità con quanto
richiesto dal documento della sicurezza previsto dal dlgs 626/94.
In allegato si riportano:
- allegato n. 1: rischi per la sicurezza -
antinfortunistici;
- allegato n. 2: rischi per la salute -
igienico-ambientali;
- allegato n. 3: rischi trasversali -
organizzativi;
- allegato n. 4: esempi di identificazione
di sorgenti di rischio per la sicurezza (A) e la salute (B);
- allegato n. 5: esempi di interventi di
prevenzione e misure di sicurezza in caso di rischio chimico (A), fisico (B),
biologico (C);
- allegato n. 6: scheda riepilogativa dei
dati relativi alla ricognizione dei rischi associati ai vari ambienti di
lavoro della strut-tura in esame, in relazione alle attività operative
svolte.
Gli allegati riportati consentono un
riferimento ampio e diversificato circa le tipologie dei rischi lavorativi
(allegati 1-2-3).
Essi presentano altresì l’indicazione delle
sorgenti di rischio e delle relative misure di sicurezza e/o degli interventi di
pre-venzione e protezione (allegati 4-5) da riportare nella proposta scheda di
ricognizione in rapporto con i rischi effettivamente evidenziati (allegato 6).
Le ultime normative concernenti la tutela di
valori essenziali quali l’ambiente, la sanità, la salute, la sicurezza tendono
a dettare disposizioni complesse e diversificate sulle varie problematiche,
destinate a valere sia per la pubblica ammi-nistrazione che per le imprese e le
aziende private.
La stessa pubblica amministrazione viene
infatti considerata, in riferimento a tali normative e in considerazione del
quadro della nuova filosofia della privatizzazione, assimilabile agli operatori
privati secondo criteri di produttività, efficienza e adempimenti. D’altronde
queste normative hanno in comune una fase definitoria che fa da premessa al
successivo adem-pimento della legge, adempimento che viene definito in
conseguenza della prima fase e che viene affidato al datore di la-voro.
Il dlgs 626/94 segue ed esalta tale criterio,
anche se si evince nel contesto una chiara tendenza e uno spiccato riferimento
alle problematiche di sicurezza e di salute presenti nell’ambito delle
aziende private.
Ne deriva che la sua applicazione al settore
della pubblica amministrazione comporta grandi difficoltà in relazione a
peculiari aspetti burocratici della stessa, che non sono facilmente superabili.
Per dare una immediata esecuzione al disposto
di legge, la pubblica amministrazione dovrà infatti provvedere,
necessaria-mente, con atti di natura regolamentare dotati di valenza giuridica e
un assetto organizzativo valido per l’espletamento dei nuovi compiti.
Quanto sopra si collega, peraltro, all’autonomia
funzionale dei dirigenti pubblici prevista da dlgs 29/93.
In luogo di un unico organo con rappresentanza
esterna responsabile dell’attività dell’ente (ministro, rettore, presidente
ecc.) si hanno più soggetti titolari di poteri autonomi, di compiti propri, di
obblighi di risultato cui spetta, a ogni effetto, la rappre-sentanza e la
responsabilità di settore, ivi compresa la sicurezza. Il dlgs 626/24
pertanto diviene applicabile, sia nell’am-bito ricognitivo-conoscitivo della
valutazione dei rischi, sia in quello di regolamentazione della
programmazione del piano di attuazione delle conseguenti misure di prevenzione.
La fase di regolamentazione non può tuttavia
essere attuata se non si procede alla precedente fase di valutazione dei rischi,
nelle attività lavorative della pubblica amministrazione.
Al riguardo, in questa linea guida ci si è
impegnati a dare un vero e proprio quadro di ricognizione dei rischi
lavora-tivi e dei criteri procedurali necessari alla loro individuazione. In
particolare si è proceduto a una ricognizione dei rischi negli uffici
amministrativi della pubblica amministrazione che, peraltro, sono
sovrapponibili, in termini di tipologia di atti-vità e di rischi con quelli
delle imprese o delle aziende private.
Rassegna dei rischi lavorativi:
classificazione
e definizione dei rischi
I rischi lavorativi presenti negli ambienti di
lavoro, in conseguenza dello svolgimento delle attività lavorative, possono
es-sere divisi in due grandi categorie:
A) rischi per la sicurezza (rischi di natura
infortunistica) dovuti a:
• strutture
• macchine
• impianti elettrici
• sostanze pericolose
• incendio-esplosioni
B) rischi per la salute (rischi di natura
igienico-ambientale) dovuti a:
• agenti chimici
• agenti fisici
• agenti biologici
C) rischi per la sicurezza e la salute
(rischi di tipo cosiddetto trasversale) dovuti a:
• organizzazione del lavoro
• fattori psicologici
• fattori ergonomici
• condizioni di lavoro difficili
Rischi per la sicurezza
I rischi per la sicurezza, o rischi
di natura infortunistica, sono quelli responsabili del potenziale
verificarsi di incidenti o infortuni, ovvero di danni o menomazioni fisiche
(più o meno gravi) subite dalle persone addette alle varie attività
lavorative, in conseguenza di un impatto fisico-traumatico di diversa natura
(meccanica, elettrica, chimica, termica ecc.). Le cause di tali rischi sono da
ricercare almeno nella maggioranza dei casi, in un non idoneo assetto delle
caratteristiche di sicu-rezza inerenti: l’ambiente di lavoro; le macchine e/o
le apparecchiature utilizzate; le modalità operative; l’organizzazione del
lavoro ecc. Lo studio delle cause e dei relativi interventi di prevenzione e/o
protezione nei confronti di tali tipi di rischi deve mirare alla ricerca di un idoneo
equilibrio bio-meccanico tra uomo e struttura, macchina, impianto sulla
base dei più moderni concetti ergonomici.
In allegato 1 si riportano una serie di esempi
di rischi per la sicurezza.
Rischi per la salute
I rischi per la salute, o rischi
igienico-ambientali, sono quelli responsabili della potenziale
compromissione dell’equilibrio biologico del personale addetto a operazioni o
a lavorazioni che comportano l’emissione nell’ambiente di fat-tori
ambientali di rischio, di natura chimica, fisica e biologica, con seguente
esposizione del personale addetto.
Le cause di tali rischi sono da ricercare
nella insorgenza di non idonee condizioni igienico-ambientali dovute alla
presenza di fattori ambientali di rischio generati dalle lavorazioni
(caratteristiche del processo e/o delle apparecchiature) e da modalità
ope-rative.
Lo studio delle cause e dei relativi
interventi di prevenzione e/o di protezione nei confronti di tali tipi di
rischio deve mirare alla ricerca di un idoneo equilibrio bio-ambientale
tra uomo e ambiente di lavoro.
In allegato 2 si riportano una serie di esempi
di rischi per la salute.
Rischi trasversali od
organizzativi
Tali rischi sono individuabili all’interno
della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra l’operatore
e l’organizzazione del lavoro in cui è inserito. Il rapporto in
parola è peraltro immerso in un quadro di compatibilità e interazioni che è
di tipo oltre che ergonomico anche psicologico e organizzativo.
La coerenza di tale quadro, pertanto, può
essere analizzata anche all’interno di possibili trasversalità tra rischi per
la sicurezza e rischi per la salute.
In allegato 3 si riportano una serie di esempi
di rischi trasversali.
Criteri procedurali per la
valutazione del rischio
L’intervento operativo finalizzato alla
valutazione del rischio deve seguire linee guida che, come già detto, devono
portare alla identificazione delle sorgenti di rischio, all’individuazione dei
potenziali rischi di esposizione, in relazione alle modalità operative seguite,
e, infine, alla stima dei rischi di esposizione.
Al riguardo, vengono riportati, di seguito, le
indicazioni relative alla esecuzione delle varie fasi operative.
Prima fase: identificazione delle
sorgenti di rischio
Tale fase viene eseguita attraverso una breve,
ma accurata, descrizione del ciclo lavorativo che viene condotto nell’ambiente
di lavoro preso in esame.
A supporto della descrizione dell’attività
lavorativa svolta dovranno essere riportate:
• la finalità della lavorazione o dell’operazione,
con la descrizione del processo tecnologico, delle macchine, impianti e
appa-recchiature utilizzate, delle sostanze impiegate e/o prodotte e di
eventuali intermedi;
• nella descrizione del ciclo tecnologico
delle lavorazioni devono essere considerate le operazioni di pulizia,
manutenzione, trattamento e smaltimento rifiuti ed eventuali lavorazioni
concomitanti;
• la destinazione dell’ambiente di
lavoro (reparto di lavoro, laboratorio, studio ecc.);
• le caratteristiche strutturali dell’ambiente
di lavoro (superficie, volume, porte, finestre, rapporto tra superficie
pavimento e superficie finestre ecc.);
• il numero degli operatori addetti alle
lavorazioni e/o operazioni svolte in quell’ambiente di lavoro;
• le informazioni provenienti dalla
sorveglianza sanitaria se presente;
• la presenza di movimentazione manuale
dei carichi.
La descrizione del ciclo lavorativo o dell’attività
operativa permetterà di avere una visione d’insieme delle lavorazioni e delle
operazioni svolte nell’ambiente di lavoro preso in esame e, di conseguenza, di
poter eseguire un esame analitico per la ricerca della presenza di eventuali sorgenti
di rischio per la sicurezza e la salute del personale.
In tale fase rivestono particolare importanza
la partecipazione dei lavoratori e il loro coinvolgimento nella ricerca di tutte
le potenziali sorgenti di rischio eventualmente presenti nell’intero ciclo
lavorativo. Nell’identificazione delle sorgenti di ri-schio sarà
opportuno tener conto dei dati che emergono dalle rassegne statistiche di
settore e dalla bibliografia scientifica inerente la sicurezza e la salute nei
luoghi di lavoro.
Al termine della prima fase dovranno essere
identificate, ed evidenziate nello schema di rilevazione dei rischi (allegato n.
6), le sorgenti di rischio che nel loro impiego possono provocare,
obiettivamente (entità, modalità di funzionamento ecc.), un po-tenziale rischio
di esposizione sia esso di tipo infortunistico che igienico-ambientale, non
prendendo quindi in conside-razione quelle sorgenti di rischio che per loro
natura o per modalità di struttura, impianto e impiego non danno rischio di
espo-sizione.
Esempi di identificazione delle sorgenti di
rischio vengono riportati in allegato n. 4.
Seconda fase: individuazione dei
rischi di esposizione
L’individuazione dei rischi di
esposizione costituisce una operazione, generalmente non semplice, che deve
portare a definire se la presenza di sorgenti di rischio e/o di pericolo,
identificata nella fase precedente, possa comportare nello svolgi-mento della
specifica attività un reale rischio di esposizione per quanto attiene la
sicurezza e la salute del personale addetto.
Al riguardo si dovranno esaminare:
• le modalità operative seguite nell’espletamento
dell’attività (es. manuale, automatica, strumentale) ovvero dell’operazione
(a ciclo chiuso, in modo segregato o comunque protetto);
• l’entità delle lavorazioni in
funzione dei tempi impiegati e delle quantità di materiali utilizzati nell’arco
della giornata lavo-rativa;
• l’organizzazione dell’attività:
tempi di permanenza nell’ambiente di lavoro; contemporanea presenza di altre
lavorazioni;
• la presenza di misure di sicurezza e/o
di sistemi di prevenzione-protezione, previste per lo svolgimento delle
lavorazioni.
Si sottolinea il concetto che vanno
individuati i rischi che derivano non tanto dalle intrinseche potenzialità di rischio
delle sorgenti (macchine, impianti, sostanze chimiche ecc.) quanto i
potenziali rischi residui che permangono tenuto conto delle modalità
operative seguite, delle caratteristiche dell’esposizione, delle protezioni e
misure di sicurezza esistenti (schermatura, segregazione, protezioni
intrinseche, cappe di aspirazione, ventilazione, isolamento, segnaletica di
pericolo) nonché dagli ulteriori interventi di protezione.
In conclusione si deve individuare ogni rischio
di esposizione per il quale le modalità operative non ne consentano una gestione
controllata: rischi residui.
Esempi di interventi di prevenzione e misure
di sicurezza nel caso di rischi igienico-ambientali sono riportati in
alle-gato n. 5.
È evidente che esempi inerenti la prevenzione
dei rischi per la sicurezza sono connessi alla relativa normativa di sicurezza.
Terza fase: stima dei rischi di
esposizione
La stima del rischio di esposizione ai
fattori di pericolo residui ovvero ai rischi che permangono dall’esame delle
fasi precedenti (fase I, fase II) può essere eseguita attraverso:
• una verifica del rispetto dell’applicazione
delle norme di sicurezza alle macchine durante il loro funzionamento;
• una verifica dell’accettabilità delle
condizioni di lavoro, in relazione a esame oggettivo dell’entità dei rischi
e della durata delle lavorazioni, delle modalità operative svolte e di tutti
i fattori che influenzano le modalità e l’entità dell’esposi-zione, in
analogia con i dati di condizioni di esposizione similari riscontrati nello
stesso settore operativo, in considera-zione di consolidate esperienze.
A quest’ultimo riguardo si potrà operare
tenendo conto dei dati desunti da indagini su larga scala, effettuate in
realtà lavora-tive similari e di riconosciuta validità scientifica.
Va sottolineato che, laddove esistono
situazioni lavorative omogenee, sarà possibile definire un elenco orientativo
unitario dei fattori di rischio da considerare e, quindi, procedere su tali
valutazioni, ai relativi interventi integrati secondo specifiche misure di
tutela connesse con le diversificazioni eventualmente riscontrabili caso per
caso;
• una verifica delle condizioni di
sicurezza e igiene anche mediante acquisizione di documentazioni e
certifica-zioni esistenti agli atti dell’azienda;
• una vera e propria misura dei
parametri di rischio (fattori ambientali di rischio) che porti a una loro
quantifica-zione oggettiva e alla conseguente valutazione attraverso il
confronto con indici di riferimento (per esempio: indici di rife-rimento
igienico-ambientale e norme di buona tecnica). Tale misura è indispensabile
nei casi previsti dalle specifiche nor-mative (es.: rumore, amianto, piombo,
radiazioni ionizzanti, cancerogeni, agenti biologici ecc.).
Al termine di questa terza fase di stima del
rischio di esposizione, sulla base dei dati ottenuti, desunti o misurati, si
potrà pro-cedere alla definizione del programma di prevenzione integrata
(tecnica-organizzativa-procedurale), secondo le priorità indicate dall’art. 3
del dlgs 626/94 e tali da non comportare rischi per la salute della popolazione
o il deterioramento dell’ambiente esterno.
Riepilogo delle fasi della
valutazione dei rischi
Identificazione delle sorgenti di
rischio (prima fase)
Descrizione dell’attività
lavorativa
(ciclo lavorativo, parametri di processo, macchine e impianti, modelli
organizzativi e operativi)
+
Analisi delle fasi operative per
rilevamento di fattori di rischio
Rischi per la sicurezza: |
Rischi per la salute: |
Rischi trasversali od
organizzativi: |
• strutture |
• agenti chimici |
• organizzazione del
lavoro |
• macchine |
• agenti fisici |
• fattori psicologici |
• uso di energia
elettrica |
• agenti biologici |
• fattori ergonomici |
• impiego di sostanze
pericolose |
|
• condizioni di lavoro
difficili |
• incendio - esplosione |
|
|
Individuazione dei rischi di
esposizione (seconda fase)
Quadro delle sorgenti di
potenziali fattori di rischio
+
Misure di sicurezza attuate:
protezione macchine, processo a ciclo chiuso, impianti aspiranti
(cappe aspiranti o aspiratori localizzati), schermature, piani di lavoro,
automazione,
dispositivi pers. di protezione, protezione sanitaria, formazione, informazione
Rischi residui di interesse
prevenzionistico
Stima dei rischi di esposizione o
residui (terza fase)
a) verifica del rispetto delle
norme di legge e/o di buona tecnica prevenzionistica durante il funzionamento
delle mac-chine;
b) verifica dell’accettabilità
delle condizioni igienico-ambientali per esame obiettivo e/o analogia con altri
settori similari di cui sono noti i parametri di rischio;
c) misura dei parametri di
rischio e loro quantificazione nel caso di specifiche norme di legge o di
obiettive situazioni di elevato rischio potenziale. Acquisizione di
documentazione e certificazioni agli atti della azienda.
Risultati della valutazione dei
rischi residui
Sulla base dei rischi di
esposizione definiti:
programma integrato delle misure
di sicurezza
Documento della sicurezza
Ricognizione dei rischi
La ricognizione dei rischi proposta nel
presente paragrafo si riferisce all’attività svolta dal personale operante
presso gli uffici amministrativi della pubblica amministrazione, delle imprese e
delle aziende private. Al riguardo il lavoro svolto ne-gli uffici amministrativi
è stato suddiviso in una serie di attività operative specifiche
caratteristiche e peculiari della stessa ti-pologia lavorativa che qui si prende
in esame Vengono pertanto studiati:
• il lavoro d’ufficio;
• il lavoro di sportello; il lavoro d’archivio;
• il lavoro di magazzino;
• i servizi tecnologici per la
manutenzione;
• i servizi elaborazione dati;
• gli appalti d’opera e di servizio.
Per ciascuna delle attività e degli ambienti
vengono evidenziati i rischi per la sicurezza (rischi infortunistici) e
rischi per la salute (rischi igienico-ambientali e organizzativi). Per
ognuno di essi vengono riportati i corrispondenti in-terventi di prevenzione e/o
protezione o la eventuale misura di sicurezza più adeguata alla risoluzione
della problematica emersa.
Lavoro d’ufficio
Rischi per la sicurezza,
rischi antinfortunistici
e misure di prevenzione |
Rischi per la salute,
rischi igienico-ambientali
e organizzativi |
Misure di sicurezza,
interventi di prevenzione
e protezione |
Strutture:
- altezza (h) soffitti
- numero porte e uscite |
Microclima:
- temperatura, U.R.,
ventilazione. |
- Controllo e intervento
sui parametri. |
- rapporto superf./finestre
- ingombro e ostacoli
- soppalchi (h, uso e
stabilità)
- luce emergenza
- pareti attrezzate
(ingombri e urti)
Impianti elettrici:
- normative di impiego e
utilizzo (norme Cei, dlgs 46/90) |
Condizionamento aria:
- temperatura, U.R.,
ventilazione;
- quantità di aria e
ricambi orari;
- aumento di CO2 e di
v.o.c. per scarso numero di ricambi orari o ec-cesso di riciclo
- inquinamento microbico
(es. legionella) |
- Preferibilmente a totale
ricambio d’aria, o comunque massimo riciclo 30%.
- Controllo: CO2 < 0,1%
= 1000 ppm.
- Ventilazione: v = 0,1 -
0,2 m/sec., portata: Q = 10 - 15 l/sec/pers.: Q = 20 m3/h/pers.
|
|
Qualità dell’aria:
- inquinamento in door |
- Ambiente ampio, ventilato
e manu-tenzione:
• efficienza e
sostituzione periodica dei filtri.
|
|
Fotocopiatrice:
- ozono O3 (lampade)
- formaldeide (carta
patinata)
- polvere di toner
- idrocarburi volatili
(v.o.c.).
|
- Cambio e smaltimento del
toner (appalto d’opera tramite ditta auto-rizzata).
- Ventilazione. |
|
Mobili d’ufficio in
truciolato:
- formaldeide (monomeri
isocianici)
|
- Utilizzo di prodotti non
irritanti. |
|
Liquidi e prodotti per
pulizia mobili:
- emissione nel tempo di:
• alcoli - cellosolve
• fenoli - v.o.c.
|
- Uso moderato.
- Specifica di appalto d’opera.
- Pulizia idonea. |
|
Rivestimenti e moquette:
- formaldeide
- acrilati
- v.o.c.
|
- Idoneo numero di ricambi
d’aria. |
|
Coibentanti:
- fibre di lana di vetro
- lana di roccia
- fibre di amianto (in caso
di ambienti con protezione incendio)
|
- Controllo emissione
polvere e fibre per usura o per interventi tecnici (perforazione, tagli
ecc.). |
|
Carte autocopianti:
- uffici copia e centri
meccanografici
|
- Tipologia priva di P.C.B. |
|
Videoterminali (Vdt):
- problematiche ergonomiche
e oftalmologiche (postura e schermi) |
- Sedile a cinque appoggi
con spal-liera e sedili regolabili.
- Posizionamento
antiriflesso da luce artificiale o naturale (il-luminotecni-ca).
- U.R. < 40%.
- Assenza di inquinanti
chimici.
- Ventilazione ambiente
< 0,1 m/sec. |
Lavoro di sportello
Rischi per la sicurezza,
rischi antinfortunistici
e misure di prevenzione |
Rischi per la salute,
rischi igienico-ambientali
e organizzativi |
Misure di sicurezza,
interventi di prevenzione
e protezione |
Strutture:
- altezza (h) soffitti
- numero porte e uscite |
Illuminazione |
- Oltre 1000 lux (tenendo
conto del Vdt). |
- rapporto superf./finestre
- ingombro e ostacoli
- soppalchi (h, uso e
stabilità)
- luce emergenza
- pareti attrezzate
(ingombri e urti) |
Lavoro usurante e
ripetitivo:
- stress da pubblico
- rischi di patologia
infettiva |
- Turnazione e procedure
standardiz-zate e non complesse.
- Protezione mediante
separazione con lastre antirapina e anticontagio (microfoni, griglie).
|
Impianti elettrici:
- normative di impiego e
utilizzo (norme Cei, dlgs 46/90) |
Videoterminali (Vdt):
- problematiche ergonomiche
e oftalmologiche (postura e schermi) |
- Sedile a cinque appoggi
con spal-liera e sedili regolabili.
- Posizionamento
antiriflesso da luce artificiale o naturale (illuminotecnica).
- U.R. < 40%.
- Assenza di inquinanti
chimici.
- Ventilazione ambiente
< 0,1 m/sec.
|
|
Microclima:
- temperatura, U. R.,
ventilazione
|
- Controllo e intervento
sui parametri. |
|
Condizionamento aria:
- temperatura, U.R.,
ventilazione;
- quantità di aria e
ricambi orari;
- aumento di CO2 e di
v.o.c. per scarso numero di ricambi orari o ec-cesso di riciclo
- inquinamento microbico
(es. legionella).
|
- Preferibilmente a totale
ricambio d’aria, o comunque massimo riciclo 30%.
- Controllo: CO2 < 0,1%
= 1000 ppm.
- Ventilazione: v = 0,1 -
0,2 m/sec., portata Q = 10 - 15 l/sec./pers. : Q = 20 m3/h/pers. |
|
Carte autocopianti:
- uffici copia e centri
meccanografici
|
- Tipologia priva di P.C.B. |
Lavoro d’archivio
Rischi per la sicurezza,
rischi antinfortunistici
e misure di prevenzione |
Rischi per la salute,
rischi igienico-ambientali
e organizzativi |
Misure di sicurezza,
interventi di prevenzione
e protezione |
Strutture:
- altezza (h) soffitti
- numero porte e uscite |
Illuminazione |
- Controllo posizionamento
numero dei corpi illuminanti.
|
- rapporto superf./finestre
- ingombro e ostacoli
- soppalchi (h, uso e
stabilità) |
Microclima:
- temperatura, U.R.,
ventilazione
|
- Controllo e intervento
sui parametri. |
- luce emergenza
- pareti attrezzate
(ingombri e urti) |
Qualità dell’aria
- polveri e bioaerosol
|
- Ricambi d’aria: 40
m3/h/pers. |
Scaffalature:
- stabilità e
posizionamento carico
Pavimenti:
- stabilità e
antisdrucciolo
Passaggi:
- agevoli |
Condizionamento aria:
- temperatura, U.R.,
ventilazione
- quantità di aria e
ricambi orari
- aumento di CO2 e di
v.o.c. per scarso numero di ricambi orari o ec-cesso di riciclo
- inquinamento microbico
(es. legionella)
|
- Preferibilmente a totale
ricambio d’aria, o comunque massimo riciclo 30%.
- Controllo: CO2 < 0,1%
= 1000 ppm.
- Ventilazione: v = 0,1 -
0,2 m/sec., portata Q = 10 - l/sec./pers.: Q = 20 m3/h/pers. |
Impianto elettrico:
- normative di impiego e
utilizzo (norme Cei, dlgs 46/90) |
Carte autocopianti:
- uffici copia e centri
meccanografici
|
- Tipologia priva di P.C.B. |
Sistema antincendio:
- rilevatori e impianto
antincendio |
Videoterminali (Vdt):
- problematiche ergonomiche
e oftalmologiche (postura e schermi) |
- Sedile a cinque appoggi
con spal-liera e sedili regolabili.
- Posizionamento
antiriflesso da luce artificiale o naturale (illuminotecnica).
- U.R. < 40%.
- Assenza di inquinanti
chimici.
- Ventilazione ambiente
< 0,1 m. sec.
|
|
Trasporto manuale dei
carichi |
- 30 Kg agevolmente
trasportabili di-sposti in modo equilibrato. |
Lavoro di magazzino
Rischi per la sicurezza,
rischi antinfortunistici
e misure di prevenzione |
Rischi per la salute,
rischi igienico-ambientali
e organizzativi |
Misure di sicurezza,
interventi di prevenzione
e protezione |
Strutture:
- altezza (h) soffitti
- numero porte e uscite |
Illuminazione |
- Controllo posizionamento
numero dei corpi illuminanti.
|
- rapporto superf./finestre
- ingombro e ostacoli
- soppalchi (h, uso e
stabilità) |
Microclima:
- temperatura, U.R.,
ventilazione
|
- Controllo e intervento
sui parametri. |
- luce emergenza
- pareti attrezzate
(ingombri e urti) |
Qualità dell’aria
- polveri e bioaerosol
|
- Ricambi d’aria: 40
m3/h/pers. |
Scaffalature:
- stabilità e
posizionamento carico
Pavimenti:
- stabilità e
antisdrucciolo
Passaggi:
- agevoli |
Condizionamento aria:
- temperatura, U.R.,
ventilazione;
- quantità di aria e
ricambi orari;
- aumento di CO2 e di
v.o.c. per scarso numero di ricambi orari o ec-cesso di riciclo
- inquinamento microbico
(es. legionella)
|
- Preferibilmente a totale
ricambio d’aria, o comunque massimo riciclo 30%.
- Controllo: CO2 < 0,1%
= 1000 ppm.
- Ventilazione: v = 0,1 -
0,2 m/sec., portata Q = 10 - 15 l/sec./pers.: Q = 20 m3/h/pers. |
Impianto elettrico:
- normative di impiego e
utilizzo (norme Cei, dlgs 46/90). |
Carte autocopianti:
- uffici copia e centri
meccanografici
|
- Tipologia priva di P.C.B. |
Sistema antincendio:
- rilevatori e impianto
antincendio |
Videoterminali (Vdt):
- problematiche ergonomiche
e oftalmologiche (postura e schermi) |
- Sedile a cinque appoggi
con spal-liera e sedili regolabili.
- Posizionamento
antiriflesso da luce artificiale o naturale (illuminotecni-ca).
- U.R. < 40%.
- Assenza di inquinanti
chimici.
- Ventilazione ambiente
< 0,1 m. sec.
|
|
Trasporto manuale dei
carichi |
- 30 Kg agevolmente
trasportabili di-sposti in modo equilibrato.
|
Servizi tecnologici per manutenzione:
tipografia, officina, falegnameria
Rischi per la sicurezza,
rischi antinfortunistici
e misure di prevenzione |
Rischi per la salute,
rischi igienico-ambientali
e organizzativi |
Misure di sicurezza,
interventi di prevenzione
e protezione |
Strutture:
- a norma con sistemi di
depurazione aria, acqua e smaltimento rifiuti
Macchine: |
Rumore da macchine e da
im-pianto |
- Coibentazione, D.I.P.,
protezioni alle macchine e interventi sull’am-biente (schermi
fonoassorbenti o fonoisolanti)
|
- a norma con adempimenti
ammini-strativi
Impianto elettrico:
- normative di impiego e
utilizzo (norme Cei, dlgs 46/90)
- rilevatori e impianto
antincendio
|
Inquinamento chimico:
- polveri di legno
- aerosol da oli minerali
- vapori di solventi
organici
- contatto con sostanze
irritanti, tossiche e nocive
|
- Aspirazione localizzata
- Ventilazione
- D.I.P. |
Servizi di elaborazione dati
Rischi per la sicurezza,
rischi antinfortunistici
e misure di prevenzione |
Rischi per la salute,
rischi igienico-ambientali
e organizzativi |
Misure di sicurezza,
interventi di prevenzione
e protezione |
Strutture
- rispondenti alle
destinazioni d’uso
- pavimentazione
sopraelevata (trasmissione di energia elettrica e impianto di ventilazione
per raffreddamento delle apparecchia-ture informatiche)
- pavimentazione
sopraelevata (trasmissione di energia elettrica e impianto di ventilazione
per raffreddamento delle apparecchiature informatiche) |
Condizionamento aria:
- temperatura, U.R.,
ventilazione;
- quantità di aria e
ricambi orari;
- aumento di CO2 e di
v.o.c. per scarso numero di ricambi orari o ec-cesso di riciclo
- inquinamento microbico
(es. legionella).
|
- Preferibilmente a totale
ricambio d’aria, o comunque massimo riciclo 30%.
- Controllo: CO2 < 0,1%
= 1000 ppm.
- Ventilazione: v = 0,1 -
0,2 m/sec., portata Q = 10 - 15 l/sec./pers: Q = 20 m3/h/pers.
|
Impianto elettrico:
- normative di impiego e
utilizzo (norme Cei, dlgs 46/90)
- a sicurezza ridondante
Sistema antincendio:
- rilevatori e impianto
antincendio
|
Qualità dell’aria |
- Ricambi d’aria: 40
m3/h/pers.
- In particolare in questi
casi va esercitata una specifica attenzione alla compatibilità dell’aria
prelevata dal sottopavimento (inquinamento chimico, microbico ecc.).
|
Appalti
- Appalto d’opera |
Es.: imprese di pulizia |
Appaltatore: capitolato d’appalto
con rischi associati all’ambiente interessato
Ditta appaltatrice: piano
di lavoro che tiene conto di rischi di cui al capitolato |
Ambedue concordano le
modalità di esecuzione del piano e ne aggiornano in-sieme le modalità di
esecu-zione |
- Appalto di servizio |
Es.: impresa di vigilanza |
Appaltatore: capitolato d’appalto
con rischi associati all’ambiente interessato
Ditta appaltatrice: piano
di lavoro che tiene conto dei rischi di cui al capitolato, se ce ne sono |
Ambedue concordano le
modalità di esecuzione del piano e ne aggiornano in-sieme le modalità di
esecu-zione |
I rischi connessi con la
specifica attività della ditta appaltatrice sono di responsabilità della
stessa ditta che peraltro deve provvedere alla informazione, formazione, scelta
e addestramento nell’uso di idonei mezzi personali di protezione
N.B.: per quanto attiene al personale esposto
al Vdt o che effettua la movimentazione manuale dei carichi o che è altresì
esposto per tempi prolungati a fattori ambientali di rischio previsti dalla
tabella delle malattie professionali è richiesta la visita medica periodica,
secondo le modalità e i protocolli sanitari messi a punto dal medico competente
sulla base della valutazione dei rischi.
Documento della sicurezza
Il documento della sicurezza o la relazione
sui rischi può essere svolta seguendo le indicazioni riportate su due schede
che se-guono e che ne caratterizzano l’articolazione. La prima riguarda l’identificazione
dell’azienda o della unità produttiva, con particolare riferimento alla
quantificazione degli ambienti di lavoro e alla descrizione dell’intervento
realizzato e dei criteri seguiti nel processo di valutazione dei rischi. La
seconda riporta, in base ai criteri visti precedentemente, i risultati della
valutazione di rischi residui dedotti o misurati, e il conseguente programma
integrato di interventi prevenzionistici.
In particolare il programma integrato dovrà
prevedere:
• le misure di sicurezza e protezione da
porre in atto;
• le azioni di formazione e informazione
da realizzare;
• un piano per la revisione periodica del
processo di valutazione del rischio in relazione alla variazione dei cicli
lavorativi o all’azione di controllo.
Al fine di facilitare il compito dei
rilevatori e la successiva fase di stima, i dati relativi alle prime due fasi
operative, descritte nel capitolo precedente e relative alla identificazione
delle sorgenti di rischio e alla individuazione dei rischi di esposizione,
possono essere riportati su una scheda di rilevamento già predisposta (allegato
n. 6).
Tale scheda riporta una prima parte (generale)
in cui viene identificato l’ambiente di lavoro in esame e definita la sua
destina-zione d’uso e una seconda parte, in cui viene riportata la descrizione
del ciclo lavorativo e il numero degli addetti alle lavora-zioni svolte nell’ambiente
di lavoro esaminato. Una terza parte, la registrazione dei risultati, in cui
sono predisposti i vari tipi di rischi, di natura infortunistica o di natura
igienico-ambientale o trasversale, in cui indicare le eventuali sorgenti di
rischio rinvenute e le conseguenti misure di sicurezza adottate, nonché, in
base ai criteri visti precedentemente, la stima dell’eventuale rischio di
esposizione dedotto o misurato.
Documento della sicurezza
(decreto legislativo 19 settembre
1994 n. 626 art. 4)
Ditta (1)
Sede sociale (2) Tel.
Città Prov. ( )
Sede operativa Tel.
Città Prov. ( )
Attività svolta dalla ditta:
Numero dei dipendenti:
.................
Datore di lavoro (3)
Ambienti di lavoro (4) n.
................
All. 1
All. 2
All. 3
All. 4 Planimetria generale dell’azienda
e planimetria di ciascun ambiente analizzato.
Usl territoriale di appartenenza
della ditta (sede operativa)
Descrizione del ciclo lavorativo
dell’intera azienda e dei criteri seguiti nella valutazione dei rischi:
Il documento della sicurezza è
stato elaborato con la previa consultazione del rappresentante dei lavoratori
per la sicu-rezza (*) e da:
Il responsabile del servizio
prevenzione e protezione:
.........................................................................................................................................
(Cognome e Nome) (Firma)
Il Medico competente (**):
.........................................................................................................................................
(Cognome e Nome) (Firma)
Data
.................................................... Il Datore di lavoro
.............................................................
Per presa visione del
rappresentante della sicurezza:
...............................................................
(Firma)
(1) Denominazione esatta della
ditta.
(2) Ove coincidano, citare solo
la sede operativa.
(3) Titolare della ditta.
(4) Per ogni ambiente di lavoro
corrisponde una scheda allegata, riguardante l’analisi dei rischi effettuata.
(*) Ove già designato o eletto
(**) Ove previsto
Programma di intervento
conseguente ai risultati
della valutazione dei rischi
residui
Ambiente di lavoro (eventuali
note esplicative al programma di intervento):
Data
............................................
Rischi infortunistici
Carenze Meccanici Elettrici
Esplosioni Sostanze
strutturali incendi pericolose
Rischi residui:
Misure di sicurezza da porre in
atto:
Azioni di formazione e
informazione da realizzare:
Piano di monitoraggio del rischio
in relazione alla variazione dei cicli lavorativi e al controllo:
Rischi igienico-ambientali
Agenti chimici Agenti fisici
Agenti biologici
Rischi residui:
Misure di sicurezza da porre in
atto:
Azioni di formazione e
informazione da realizzare:
Piano di monitoraggio del rischio
in relazione alla variazione dei cicli la-vorativi e al controllo:
Rischi trasversali od
organizzativi
Organizzazione Fattori Fattori
Condizioni
del lavoro psicologici ergonomici di lavoro difficili
Rischi residui:
Misure di sicurezza da porre in
atto:
Azioni di formazione e
informazione da realizzare:
Piano di monitoraggio del rischio
in relazione alla variazione dei cicli lavorativi e al controllo:
Allegato 1 - Rischi per la
sicurezza
I rischi per la sicurezza si possono
suddividere in diverse categorie:
1. Rischi da carenze strutturali dell’ambiente
di lavoro relativamente a:
- Altezza dell’ambiente
- Superficie dell’ambiente
- Volume dell’ambiente
- Illuminazione (normale e in emergenza)
- Pavimenti (lisci o sconnessi)
- Pareti (semplici o attrezzate:
scaffalatura, apparecchiatura)
- Solai (tenuta)
- Soppalchi (destinazione, praticabilità,
tenuta, portata)
- Botole (visibili e con chiusura a
sicurezza)
- Uscite (in numero sufficiente in funzione
del personale)
- Porte (in numero sufficiente in funzione
del personale)
- Locali sotterranei (dimensioni, ricambi d’aria)
2. Rischi da carenze di sicurezza su
macchine e apparecchiature re-lativamente a:
- Protezione degli organi di avviamento
- Protezione degli organi di trasmissione
- Protezione degli organi di lavoro
- Protezione degli organi di comando
- Macchine con marchio Ce (riferimento
direttiva macchine 89/392 Cee emendata)
- Macchine prive di marchio Ce (riferimento
al dpr 547/55)
- Protezione nell’uso di apparecchi di
sollevamento
- Protezione nell’uso di ascensori e
montacarichi
- Protezione nell’uso di apparecchi a
pressione (bombole e circuiti)
- Protezione nell’accesso a vasche,
serbatoi, piscine e simili
3. Rischi da manipolazione di sostanze
pericolose:
- Sostanze infiammabili
- Sostanze corrosive
- Sostanze comburenti
- Sostanze esplosive
4. Rischi da carenza di sicurezza elettrica
connessa a:
- Idoneità del progetto
- Idoneità d’uso
- Impianti a sicurezza intrinseca in
atmosfere a rischio di incendio e/o esplosione
- Impianti speciali a caratteristiche di
ridondanza
5. Rischi da incendio e/o esplosione per:
- Presenza di materiali infiammabili d’uso
- Presenza di armadi di conservazione
(caratteristiche strutturali e di aerazione)
- Presenza di depositi di materiali
infiammabili (caratteristiche strutturali di ventilazione e di ricambi d’aria)
- Carenza di sistemi antincendio
- Carenza di segnaletica di sicurezza
Allegato 2 - Rischi per la salute
e igienico-ambientali
I rischi-igienico ambientali si possono
suddividere in rischi derivanti da:
1. Agenti chimici
Rischi di esposizione connessi con l’impiego
di sostanze chimiche, tossiche o nocive in relazione a:
- ingestione;
- contatto cutaneo;
- inalazione per presenza di inquinanti
aerodispersi sotto forma di:
• polveri;
• fumi;
• nebbie;
• gas;
• vapori.
2. Agenti fisici
Rischi da esposizione e grandezze fisiche
che interagiscono in vari modi con l’organismo umano:
2.1. Rumore
Presenza di apparecchiatura rumorosa
durante il ciclo operativo e di funzionamento) con propagazione dell’energia
sonora nell’ambiente di lavoro.
• Ultrasuoni
(freq. > 10 Khz; P > 300 Watt)
2.2. Vibrazioni
Presenza di apparecchiatura e strumenti
vibranti) con propagazione delle vibrazioni a trasmissione diretta o
indiretta
2.3. Radiazioni non ionizzanti
Presenza di apparecchiature che impiegano
radiofrequenze, micro-onde, radiazioni infrarosse ecc.
• sorgenti di radio frequenze
(l
104 ÷ 0,3 m)
• sorgenti di microonde
(l
0,3 + 103 m)
• radiazioni infrarosse
(l
7,8 . 10-7 ÷ 3,8 . 10-7 m)
• radiazioni ultraviolette
315nm ÷ 280nm Uvb
(l{
------------------ })
280nm ÷ 100 nm Uvc
• luce laser
(visibile e ultravioletto)
2.4. Microclima
Carenze nella climatizzazione dell’ambiente
per quanto attiene alla:
- temperatura
- umidità relativa
- ventilazione
- calore radiante
- condizionamento
2.5. Illuminazione
Carenze nei livelli di illuminamento
ambientale e dei posti di lavoro (in relazione alla tipologia della
lavorazione fine, finissima ecc.).
Non osservanza delle indicazioni tecniche
previste in presenza di videoterminali.
- Presenza di videoterminali:
• posizionamento;
• illuminotecnica;
• postura;
• microclima.
3. Agenti biologici
Rischi connessi con l’esposizione
(ingestione, contatto cutaneo, inalazione) a organismi e microrganismi
patogeni o non, colture cellulari, endoparassiti umani, presenti nell’ambiente
a seguito di emissione e/o trattamento e manipolazione:
- emissione involontaria (impianto
condizionamento, emissioni di polveri organiche ecc.);
- emissione incontrollata (impianti di
depurazione delle acque, manipolazione di materiali infetti in ambiente
ospedaliero, impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti ospedalieri
ecc.);
- trattamento o manipolazione volontaria, a
seguito di impiego per ricerca sperimentale in vitro o in vivo o in sede di
vera e propria attività produttiva (biotecnologie).
3.1 Sperimentazione in vitro:
- Impiego di microrganismi:
• batteri e organismi simili;
• virus;
• rickettsie;
• alghe;
• funghi e miceti;
• protozoi
- Colture cellulari per sperimentazione e
produzione
- Conservazione dei ceppi
- Campioni biologici infetti
manipolazione/ conservazione
- Dna ricombinante: Dna clonato (clonaggio
e impiego Dna-clonato) per sperimentazione e produzione
3.2 Sperimentazione in vivo:
- Impiego di agenti:
• infettanti
• infestanti
Allegato 3 - Rischi trasversali
od organizzativi
Tali rischi sono essenzialmente dovuti a:
1. Organizzazione del lavoro:
- processi di lavoro usuranti: per es.
lavori in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno;
- pianificazione degli aspetti attinenti
alla sicurezza e la salute: programmi di controllo e monitoraggio;
- manutenzione degli impianti, comprese le
attrezzature di sicurezza;
- procedure adeguate per far fronte agli
incidenti e a situazioni di emergenza;
- movimentazione manuale dei carichi;
- lavoro ai Vdt (es. data entry).
2. Fattori psicologici:
- intensità, monotonia, solitudine,
ripetitività del lavoro;
- carenze di contributo al processo
decisionale e situazioni di conflittualità;
- complessità delle mansioni e carenza di
controllo;
- reattività anomala a condizioni di
emergenza.
3. Fattori ergonomici:
- sistemi di sicurezza e affidabilità delle
informazioni;
- conoscenze e capacità del personale;
- norme di comportamento;
- soddisfacente comunicazione e istruzioni
corrette in condizioni variabili;
4. Condizioni di lavoro difficili:
- lavoro con animali;
- lavoro in atmosfere a pressione superiore
o inferiore al normale;
- condizioni climatiche esasperate;
- lavoro in acqua: in superficie (es.
piattaforme) e in immersione;
- conseguenze di variazioni ragionevolmente
prevedibili dalle procedure di lavoro in condizioni di sicurezza;
- ergonomia delle attrezzature di protezione
personale e del posto di lavoro;
- carenza di motivazione alle esigenze di
sicurezza.
Allegato 4 - Esempi di
identificazione delle sorgenti di rischio
Rischi per la sicurezza
Rischi da strutture
Altezze: < 3,00 m
Corridoi: ingombri da ostacoli fissi o mobili
Pavimenti: sconnessi
Scale: senza protezione.
Rischi da macchine
Assenza di protezione su organi in movimento o
parti elettriche.
Rischi elettrici
Possibilità di contatto con conduttori;
presenza di impianti inidonei all’uso o inidonei alle atmosfere presenti dell’ambiente
(corrosive, infiammabili, esplosive).
Rischi da sostanze pericolose
Sostanze indicate come pericolose dai simboli
dell’etichettatura (vedi scheda sostanze chimiche pericolose) e conservati in
quantità superiori a una confezione commerciale per ogni sostanza pericolosa
usata.
Rischi da apparecchiature a pressione o sotto
vuoto
Presenza di bombole di gas compressi, in
assenza di bombolario e/o sistemi a pressione o sotto vuoto
Scheda informativa sulle sostanze chimiche.
Simboli e indicazioni di pericolo
(Legge 29.5.1974 - n. 256)
Pericoli di natura fisica
Esplosivo (E)
Che può esplodere per effetto della fiamma o che è sensibile agli urti e
agli attriti più dei dinitrobenzene.
Comburente (O)
Che a contatto con altre
sostanze, soprattutto se infiammabili, provoca una forte reazione esotermica.
Facilmente infiammabile (F)
Che a contatto con l’aria, a
temperatura normale e senza ulteriore apporto di energia, può riscaldarsi e
infiammarsi, ovvero: che allo
stato solido può facilmente infiammarsi per la rapida azione di una sorgente di
accensione e che continua a bruciare o a consumarsi anche dopo l’allontanamento
della sorgente di accensione, ovvero che allo stato liquido ha il punto di
infiammabilità inferiore ai 21°C, ovvero che allo stato gassoso si infiamma a
contatto con l’aria a pressione normale, ovvero che a contatto con l’acqua
umida, sprigiona gas facilmente infiammabile in quantità pericolose.
Pericoli di natura biologica
Corrosivo (C)
Che a contatto con i tessuti
vivi, può esercitare su di essi un’azione distruttiva.
Irritante (Xi)
Che, pur non essendo corrosivo,
può produrre al contatto immediato, prolungato o ripetuto con la pelle e le
mucose una reazione infiammatoria.
Tossico (T)
Che, per inalazione, ingestione o
penetrazione cutanea, può comportare rischi gravi, acuti o cronici, e anche la
morte.
Nocivo (Xn)
Che, per inalazione, ingestione o
penetrazione cutanea, può comportare rischi di gravità limitata.
Nota: per sostanze infiammabili
non esiste alcun simbolo. La corretta indicazione per le sostanze infiammabili
è la frase R 10, che non deve essere mai trattata come un simbolo.
Rischi igienico-ambientale
Rischi da agenti chimici
Il rischio da possibile esposizione a sostanze
chimiche sussiste quando nell’ambiente si manipola o si lavorano sostanze che
sono indicate nell’etichettatura come tossiche o nocive (vedi scheda allegata)
in quantità d’uso e con modalità tali da favorire l’esposizione al
contatto cutaneo o l’emissione in aria (polveri, fumi, nebbie, gas e vapori)
con conseguente rischio di inala-zione. Il rischio è funzione di vari parametri
quali:
• quantità d’uso;
• scorta d’uso;
• depositi annessi all’ambiente di
lavoro;
• carenze di informazione;
• carenze di formazione sulle modalità di
impiego;
• carenze significati etichettatura;
• carenze significati schede di sicurezza.
Rischi da agenti fisici:
Il rumore va valutato secondo i criteri
previsti dal dlgs 277/91. Il microclima va considerato nel caso di effettivo
disagio (es. mancanza di riscaldamento, ambiente troppo umido, anomalo
funzionamento dell’impianto di condizionamento con obiettiva sensazione di
disconfort o di malessere associato al suo funzionamento).
Radiazioni non ionizzanti
Le sorgenti di radiazioni non ionizzanti vanno
considerate solo se emettono in ambienti confinati fasci di energia non
schermati. La schermatura deve blindare il fascio mediante strutture atte a
impedire la loro diffusione nell’ambiente e deve essere dotata di dispositivi
di interdizione della erogazione del fascio, in caso di mancata chiusura della
struttura.
In particolare:
• nel caso della radiazione Uv si devono
considerare solo le sorgenti di Uvb e Uvc continue o pulsate con durata di
impulso su-periore a 0,1 µsec., non protette da schermi fissi;
• nel caso di sorgenti di radiofrequenza o
di micro-onde, si dovranno considerare solo le sorgenti di potenza elevata,
superiore alla decina di kWatt;
• nel caso di laser si considerano
sorgenti di rischio solo i laser di classe 3, sia che lavorino nel visibile
sia nell’Uv;
• le sorgenti di ultrasuoni si considerano
sorgenti di rischio solo se di potenza superiore a 300 W con frequenza dell’ordine
delle decine di Khz.
Rischi da agenti biologici
Il rischio di possibile esposizione a questi
agenti deriva dall’impiego di micro-organismi, colture cellulari o
endoparassiti umani. Va distinto l’impiego volontario, che consente il
confronto con strutture e ambienti a ciò dedicati, dall’esposizione
in-volontaria a sorgenti di emissione incontrollate.
Allegato 5 - Interventi di
prevenzione e misure di sicurezza
In caso di rischio chimico
a) Interventi di protezione dell’ambiente
- cappe aspiranti;
- ventilazione amb. (R/h);
- aspirazioni localizzate;
- lavorazioni a ciclo chiuso;
- automazione - robot;
- sistemi di allarme;
- corretto impiego di sistemi di produzione.
b) Interventi di protezione personale
- guanti;
- maschere;
- cappe di aspirazione;
- corretto impiego delle apparecchiature e
strumentazioni di laboratorio;
- propipette;
- pipettatrici automatiche;
- materiali a perdere;
- disponibilità di recipienti per deposito
provvisorio dei rifiuti.
c) Misure di sicurezza e organizzazione del
lavoro
- divieto di fumare;
- operazioni lontano da fiamme, da sorgenti
di calore, da scintille;
- formazione - informazione;
- etichettatura;
- scheda di sicurezza;
- segnaletica di sicurezza;
- servizi di sicurezza (docce di emergenza,
lavaocchi, note di intervento di primo soccorso per le sostanze adoperate).
In caso di rischio fisico
a) Interventi di protezione dell’ambiente
- controllo del microclima;
- corretto funzionamento del sistema di
condizionamento;
- corretto funzionamento del sistema di
insonorizzazione;
- schermatura macchine;
- controllo condizioni di emissione;
- corretto funzionamento dell’avvisatore di
miscele infiammabili (se necessario);
- corretto funzionamento dell’impianto
antincendio.
b) Interventi di protezione personale
- occhiali;
- schermi protettivi;
- maschere per polveri;
- cuffie insonorizzanti;
- guanti;
- caschi.
In caso di rischio biologico
a) Interventi di protezione dell’ambiente
- disinfezione (es. Uv, ossido di etilene,
formaldeide ecc.);
- disinfestazione;
- corretto funzionamento del sistema di
filtrazione dell’aria;
- corretto impiego dei sistemi di produzione.
b) Interventi di protezione personale
- mascherine;
- guanti;
- cabine;
- indumenti monouso;
- cappe a flusso laminare;
- docce e altri sistemi di lavaggio e
disinfezione;
- corretto impiego delle apparecchiature e
strumentazioni di laboratorio;
- propipette;
- pipettatrici automatiche.
c) Misure di sicurezza
- organizzazione del lavoro;
- segnaletica di sicurezza;
- formazione-informazione;
- ambienti in depressione;
- aria filtrata su filtri ad alta efficienza
di decontaminazione e ricambio;
- sterilizzazione delle gabbie nel caso di
sperimentazione in vivo;
- trattamento dei rifiuti.
Allegato 6 - Scheda riepilogativa
della ricognizione dei rischi associati ai vari ambienti di lavoro della
struttura in esame
Scheda di rilevamento dei rischi
Ambiente di lavoro
(identificazione e destinazione):
Caratteristiche strutturali
[Superficie (S); Altezza (h); Superficie finestra: R=SF/SP]:
Attività svolta:
Numero degli addetti:
..................
Rischi infortunistici
Strutturali, Meccanici, Elettrici,
Esplosioni, Incendi Sostanze pericolose (1)
Pavimenti Macchina Impianto
Miscele Corrosive
Pareti Apparecchiatura Utenza
Utenza Irritanti
Uscite Impianto Sic. Intr. Atm.
INF/ESPL Caustiche
Porte Necrotizz.
Misure di sicurezza D.I.P.
(1) Per tali categorie
si dovranno analizzare le sorgenti di pericolo che potranno presentare, ognuno
per proprio conto più rischi. a tale proposito sarà necessario tenere presente
che tali rischi (es. elettrico, meccanico, termico, montaggio,
disin-formazione-avvertimento ecc.) potranno caratterizzarsi, per l’ambiente
in cui si opera, anche a causa di una possibile cor-relazione e interdipendenza
tra le categorie indicate.
Rischi igienico-ambientali
Agenti chimici Agenti fisici
Agenti biologici
Polveri Rumore Batteri
Fumi Vibrazioni Funghi
Nebbie Microclima Muffe
Gas R.N Virus
Vapori M.W. Rickettsia
U.S.
Misure di sicurezza
Int. prev.
Int. protez.
Rischi trasversali od
organizzativi (1)
Organizzazione Fattori Fattori
Condizioni
del lavoro ergonomici psicologici di lavoro difficili
1) Sono comprese le
misure di sicurezza.
(da Italia Oggi)
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